#generale libico
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pier-carlo-universe · 24 hours ago
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Panama, le minacce di Trump e la controversa scarcerazione del generale libico in Italia
Il caso del generale Najeem Osama Almasri solleva interrogativi sulla giustizia internazionale. Il generale libico Najeem Osama Almasri, accusato di crimini di guerra e contro l'umanità, è stato recentemente al centro di una vicenda che ha sollevato polem
Il caso del generale Najeem Osama Almasri solleva interrogativi sulla giustizia internazionale.Il generale libico Najeem Osama Almasri, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, è stato recentemente al centro di una vicenda che ha sollevato polemiche internazionali. Arrestato a Torino domenica scorsa su mandato della Corte Penale Internazionale (CPI), il generale è stato successivamente…
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matzmerkelroleplay · 2 years ago
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Jacopo Levi (20 aprile 2005) è un soldato dell'unità Oketz nell'IDF (Israel Defense Force) e di origini italkim.
È attualmente single
Breve biografia
Jacopo Levi nasce il 20 aprile 2005 a Tel Aviv in Israele da una famiglia ebraica italiana sfuggita dall'evento dell'olocausto e collaborato temporaneamente con l'Italia di Mussolini e la Germania di Hitler tramite l'accordo Haavara e la milizia Irgun ostile alla Gran Bretagna pur di ottenere uno stato ebraico fuori dai territori europei.
Nel 2022, Jacopo viene reclutato nell'esercito dell'IDF (Israel Defense Force) nell'unità Oketz iniziando l'addestramento anche con il suo cane Marco.
Nel 2023, Jacopo fece una breve visita a New York e fece amicizia con Felix Foster con il quale condivide l'idea che gli ebrei che vivono all'estero odiano Israele e che i palestinesi non sono affidabili per la pace in Medioriente.
Il 27 gennaio, Jacopo chiude l'amicizia con Felix Foster perché quest'ultimo si è alleato con un musulmano antisionista, Marwan Ibn Youssef che guarda negativamente il sionismo e i sionisti in generale e questo contraddice quello che aveva concordato in precedenza Felix Foster nei giorni passati notando che quest'ultimo è disonesto.
Il 29 gennaio, Jacopo rimane sconvolto nel sapere non solo che sua cugina Margherita Sforno era ossessionata con Felix Foster al tal punto che non voleva accettare che la loro relazione era finita da molto tempo e che quest'ultimo ha voluto segretare in Tunisia sua cugina e il figlio avuto da lei in modo illegittimo e comprende che Felix Foster ora è diventato più violento del solito e che il partito GOP è sempre stato antisemita e fascista nei suoi atteggiamenti al tal punto di supportare gli ebrei sionisti più estremisti con le retoriche che lo terrorrizzano.
Nonostante la retorica del partito repubblicano del GOP oppure l'evento che sua cugina Margherita Sforno è stata messa in segretazione in un edificio in Tunisia con suo figlio Felix Sforno, Jacopo scelse di votare il partito Likud lasciando vincere un partito di destra e fece inviare una lettera a Felix Foster per fare una riconciliazione sul sionismo,supportare i discedenti degli ebrei che supportavano Irgun e organizzazioni simili e ostilità verso Iran.
Il 30 gennaio, Jacopo ottiene una risposta positiva da Felix Foster che tuttavia cerca di non farsi notare dal suo alleato Marwan Ibn Youssef o dal presidente libico Fayez el-Badri sulle intenzioni sioniste di ala destra e anti palestinese.
Il 9 febbraio, Jacopo continua a offendere e discriminare il suo collega Amir Menashe per il suo colore della pelle, perché sembra fisicamente un arabo e perché vota per il partito arabo israeliano The Joint List.
Il 14 febbraio, Jacopo rimane sconvolto dopo aver saputo in seguito la morte del suo alleato neo fascista Felix Foster per mano dei ribelli libici di Muhammad al-Husseini tuttavia continuò a sfrattare i palestinesi dalle loro case e trattarli con razzismo e xenofobia essendo un ebreo bianco supremacista che supporta il Likud ed è l'opposto del suo collega Amir Menashe di origini libiche.
Personalità:
La risolutezza e l’impulsività dell’Ariete sono addolcite dal tatto della diplomazia e da un maggiore rispetto per la sensibilità altrui, tipici della Bilancia. Può manifestare sensibilità estetica e inclinazioni creative e artistiche che vanno assolutamente incoraggiate.
Informazioni:
Luogo di nascita: Tel Aviv, Israele
Luogo di residenza: Tel Aviv, Israele
Etnia: Italkim
Nazionalità: Israeliano
Professione: Soldato
Animali: Marco (cane)
Segno zodiacale: Ariete ascendente bilancia
Partito politico che vota: Likud (origini fasciste e terroristiche attraverso il suo antenato Irgun)
Orientamento sessuale: Eterosessuale
Religione: Ebraismo ortodosso
Lingue: Italiano,Inglese,Ebraico e Yiddish
Parenti:
Fabio Levi (padre,deceduto)
Clara Sforno (madre)
Paola Levi (sorella)
Fabio Levi Jr (fratellastro da parte del padre)
Angela Levi (sorella)
Omar Levi (fratello,deceduto)
Edoardo Levi (fratello,deceduto)
Augusto Levi (fratello,deceduto)
Ida Levi (sorella)
Margherita Sforno (cugina materna,deceduta)
Felix Sforno (cugino di II grado, figlio di Margherita,deceduto)
Prestavolto:
Golan Rom
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adelsayyidroleplay · 2 years ago
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Adel Sayyid (16 novembre 1990) è un militante dello Stato Islamico, un attentatore che ha provato a uccidere il politico libico Felix Foster,un sicario di nazionalità afghana e un poliziotto presso Polizei Berlin mentre in precedenza era un agente speciale del FBI.
È attualmente sposato con Aafia Khorasani
Breve biografia
Adel Sayyid nasce il 16 novembre 1990 da genitori afghani musulmani sunniti di origini somale nella città di Kandahar.
Nel 2014, al seguito della propaganda del califfo Ibrahim al-Badri si unisce alla organizzazione terroristica Stato Islamico e venne addestrato come militante e sicario.
Nel 2019, Adel si sposa con Aafia Khorasani con la quale ebbe un figlio nel 2020 il giorno 7 settembre con il nome Ramzi Sayyid.
Nel 2023, si infiltra in Libia dove fa un attacco terroristico contro il politico libico Felix Foster per ordini del califfo Juma al-Badri e il generale Omar Soudani ferendolo all'adome e riuscì a sfuggire dalla polizia libica.
Il 7 marzo, Adel si rifugia nella città di Waymart in Pennsylvania e si infiltra nel FBI iniziando a lavorare come agente speciale facendo attenzione a non farsi scoprire che è un criminale e nel frattempo sta iniziando ad avere attrazione anche per il genere maschile diventando bisessuale.
Il 12 marzo, Adel si trasferisce a Berlino in Germania seguendo il suo collega Amir al-Mawli rimanendo tuttavia un agente speciale del FBI.
Il 16 marzo, Adel lascia il FBI senza farsi scoprire e si infiltra nella polizia di Berlino per rubare le informazioni.
Nello stesso giorno, Adel festeggia la vittoria dello Stato Islamico nel nord Iraq.
Significato del nome:
Variante di Adil il cui significato è "comportasi in modo giusto", "giustizia". Ha origine dalla parola araba adala.
Personalità:
Attraente, raffinato e intraprendente lo Scorpione con ascendente Vergine possiede una mente lucida, acuta ed eclettica. Buone le capacità artistiche e artigianali. La vita affettiva può risultare più complicata invece a causa dell’estrema suscettibilità e scontrosità e alla tendenza a vivere situazioni complicate. Vi è una grande forza interiore che permette di gestire situazioni complesse. Per quanto riguarda la salute, invece gli eccessi emotivi possono ripercuotersi sullo stomaco o con frequenti cistiti.
Informazioni:
Data di nascita: 16 novembre 1990
Luogo di nascita: Kandahar,Afghanistan
Luogo di residenza: Berlino,Germania
Nazionalità: Afghano
Etnia: Africano
Occupazione: Poliziotto presso Polizei Berlin
Orientamento sessuale: Bisessuale
Segno zodiacale: Scorpione
Moglie: Aafia Khorasani
Figli: Ramzi Sayyid
Parenti:
Malik Sayyid (padre)
Shahla Siddique (madre)
Aafia Khorasani (moglie)
Ramzi Sayyid (figlio)
Prestavolti:
-Omar Mateen
-Abu Hamza al-Belgiki
-Akayed Ullah
-Abdirahman Sheik Mohamud (pv attuale)
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ibrahimalbadriroleplay71 · 2 years ago
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Cast news: Adel Sayyid entra nel cast principale che è un attentatore dello Stato Islamico che lavora per il califfo Juma al-Badri e il generale Omar Soudani, di recente nella trama ha attaccato Felix Foster, alleato del presidente libico Muhammad al-Husseini nella riconciliazione nazionale libica ed è fuggito per non farsi catturare dalla polizia libica tuttavia avrà altre trame mentre Ibrahim,Samir,Haitham e Yassin stanno vivendo in prigione federale di ADX Florence.
Adel Sayyid è ispirato al terrorista Omar Mateen ma avrà alcune differenze, vivrà da qualche parte negli Stati Uniti e a differenza del criminale reale sarà bisessuale al posto di essere gay.
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rfgtimes · 4 years ago
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LINK, UNIVERSITA’ DI ROMA PER “007”: Usata da CIA e Di Maio, fondata dall’ex Ministro dei fondi neri SISDE. Sotto inchiesta per lauree facili ai poliziotti e affari loschi
Alti ufficiali dell’esercito, funzionari di intelligence nazionale, analisti CIA e persino Cyber esperti israeliani. Sono questi i docenti che formano gli studenti nella Link Campus University di Roma. Soprattutto nell’esclusivo Master in Intelligence and Security destinato sulla carta a futuri manager di authorities e agenzie nazionali, addetti all’industria degli armamenti, studiosi di geopolitica e affari strategici ma nei fatti una vera fucina di 007 pronti ad essere reclutati dai servizi segreti italiani, da quelli militari della Nato o dal controspionaggio americano Central Intelligence Agency per un inserimento nel suo famigerato National Clandestine Service, l’autorità di coordinamento dell’HUMINT (human intelligence).
Chi ha sentito parlare del libro “Spy Schools: How the CIA, FBI and Foreign Intelligence Secretly Exploit America’s Universities (Henry Holt and Company)” del giornalista investigativo Daniel Golden su come CIA & co. sfruttano gli atenei USA in particolare nella Kennedy School della prestigiosa Harward University non si meraviglierà di sapere che anche in Italia è nato un centro di formazione per spie sotto il paravento di un ateneo.
Peccato che la Link Campus University, con la sede principale romana in via del Casale di San Pio V e circa 1800 studenti iscritti (dato 2017), frequentata pure dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle (link a fondo pagina), negli ultimi mesi è finita sotto inchiesta per molteplici presunti malaffari che confermano il vecchio adagio per cui il lupo perde il pelo ma non il vizio e vanno ben oltre la nota vicenda del professore maltese Joseph Mifsud.
Questo docente della Link è svanito nel nulla dopo essere stato indicato come una pedina del RussiaGate contro il presidente americano Donald Trump (il cui comitato fu sospettato di legami col Cremlino nella diffusione delle email compromettenti contro la rivale Hillary Clinton) ed essere finito al centro della successiva contro-inchiesta condotta dal procuratore generale William Barr e del magistrato incaricato John Durham, venuti anche in Italia per fare chiarezza sullo SpyGate (maggiori dettagli nel finale dell’articolo).
Negli ultimi mesi è stato ribattezzato ObamaGate per la presunta cospirazione ordita dai Democratici americani all’origine degli scandali grazie a informatori CIA, come nel caso dell’UkraineGate per il quale un ex direttore dell’intelligence ha pubblicamente lodato l’azione occulta del “Deep State” contro l’inquilino Repubblicano della Casa Bianca.
Questo reportage, però, vuole scavare più a fondo. E’ il preambolo di un intrigo internazionale che si aggroviglia intorno ai recente scandali nella magistratura italiana culminati col PalamaraGate e al ruolo della nostra penisola mediterranea nell’ambito della lobby delle armi Italo-Britannica, legata a doppio filo coi Fratelli Musulmani di Qatar e Turchia come già evidenziato in un precedente reportage, ma anche ai servizi segreti e alla massoneria come vedremo prossimamente (se non ci faranno sparire prima…).
Questioni che implicano anche le operazioni militari imbarazzanti come quella che ha visto la NATO legittimare implicitamente e occultamente l’invio di jihadisti tagliagole ISIS in Libia quali mercenari della Turchia a sostegno del Governo di Accordo Nazionale di Tripoli del presidente Fayez Al-Serraj (supportato diplomaticamente anche dalla società americana di lobbying Mercury) nella guerra civile contro l’Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar, ora sospesa in una fragile tregua.
In virtù della beata impunità garantita ai potenti del Deep International State – l’apparato finanziario, massonico, militare e spionistico che controlla o influenza politici e governi in quasi tutti i paesi occidentali – un ex ministro graziato dalla prescrizione per lo scandalo dei fondi neri SISDE (i servizi segreti interni oggi divenuti AISI) può vantarsi in pubbliche interviste del fatto che la «Link è stata la prima università ad includere nei suoi programmi graduate e post graduate gli studi di intelligence e sicurezza destinati anche agli appartenenti all’esercito, alle forze dell’ordine». Infatti lì ha insegnato pure l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, voluto dal M5S nel primo governo Conte (2018-2019).
Il Master di intelligence & Security, fiore all’occhiello dell’ateneo, è riservato ad un élite altamente selezionata o a figli di nababbi visto che nell’anno accademico 2019-2020 la retta ammontava a 10mila euro, scontata al 50 % per gli operatori del Comparto Difesa e Sicurezza ma gratis per 18 fortunati vincitori di borse di studio, di cui 8 riservate a personale civile e militare impegnato in missioni internazionali.
Ciò basterebbe già a farci sussultare avendo scoperto, come spiegheremo, che l’università è divenuta famosa proprio grazie ad una conferenza organizzata dalla CIA: perché significa che questi funzionari di missioni estere potrebbero essere selezionati durante le lezioni e “reclutati” dalla più potente intelligence del mondo all’insaputa di coloro per cui stanno operando in contesti magari assai delicati, come quello libico o siriano dove i jihadisti hanno ricevuto i potenti missili anticarro TOW proprio da Langley, quartier generale del controspionaggio USA'
Ma è il profilo giudiziario del fondatore e presidente della Link Campus University di Roma ad accentuare i sospetti che i presunti loschi affari scoperti dalla magistratura siano soltanto la punta dell’iceberg di un’attività intelligence spregiudicata e senza regole perché inserita in un piano strategico e funzionale a quei servizi segreti che la fanno quasi sempre franca anche dopo scellerate azioni criminali.
Rachel Orner
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m2024a · 6 months ago
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Libia, sale la tensione: Usa e Ue temono un'escalation e scontri violenti Il Medio Oriente non sembra conoscere tregua in queste ore. Stati Uniti e Unione Europea temono i movimenti militari nel sudovest della Libia, invitando alla moderazione. "Le ambasciate di Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti condividono le preoccupazioni della comunità internazionale riguardo ai movimenti militari in corso nella regione sud-occidentale - si legge in una dichiarazione congiunta - Alla luce dell'attuale stallo del processo politico. Tali movimenti potrebbero portare a un'escalation e a scontri violenti. Date le reali preoccupazioni relative alla sicurezza dei confini lungo il confine meridionale della Libia, incoraggiamo le forze di sicurezza a est e a ovest a cogliere questa opportunità per approfondire la consultazione e la cooperazione al fine di attuare misure efficaci per proteggere il confine e proteggere la sovranità della Libia". Anche la delegazione dell'Unione a Tripoli, nel dirsi "profondamente preoccupata" per la recente mobilitazione militare, sottolinea che "l'uso della forza danneggerebbe la stabilità in Libia e dovrebbe essere evitato ad ogni costo. Invitiamo tutte le parti a impegnarsi nel dialogo per prevenire ulteriori divisioni, preservare la stabilità e l'accordo di cessate il fuoco del 2020 e perseguire l'interesse del popolo libico come obiettivo finale". per questa ragione esorta tutti gli attori libici e i gruppi armati a dar prova di moderazione e a smorzare sul nascere questa ulteriore escalation. Nelle ultime ore le forze fedeli al Governo di unità nazionale hanno alzato il livello di allerta in previsione di un possibile attacco da parte delle forze dell'Esercito nazionale libico, fedele a Khalifa Haftar, sulla città di Ghadames per controllare il valico di frontiera che collega Libia e Algeria, a sud-ovest del Paese. Ne dà notizia il media saudita Al Arabiya. La Joint Operations Force e lo Stato Maggiore dell'Esercito Libico della Regione Occidentale hanno ultimato i preparativi per respingere ogni possibile attacco. La mossa è arrivata dopo il monitoraggio dei movimenti delle forze dell'Esercito Nazionale Libico verso la città di Shwerf, nel sud-ovest, nell'area controllata dalle forze di Abdul Hamid Dabaiba. Due giorni fa, le forze del Comando Generale dell'Esercito Nazionale Libico avevano annunciato in una dichiarazione il trasferimento di unità militari ad esse affiliate in varie città e regioni del sud-ovest, sotto le direttive di Haftar, e sotto il diretto controllo del figlio, Saddam. Il media saudita ha avvertito che questa tensione e l'improvvisa escalation potrebbero portare a un ritorno al conflitto armato in Libia, minacciando l'accordo di cessate-il-fuoco. Secondo fonti militari, la maggior parte del contingente è composto da mercenari russi del Gruppo Wagner, il cui obiettivo è la garanzia di movimento in queste zone per sostenere i combattenti nel nord del Mali, dove negli ultimi giorni ci sono stati scontri sanguinosi con i ribelli tuareg. Ieri il governo di Tripoli ha innalzato il livello di allerta dell'Esercito nel mezzo dei timori per la mobilitazione delle forze di Haftar. Secondo fonti del Libya Observer, la forza di operazioni congiunte ha richiamato tutte le unità per presentarsi "immediatamente" nei rispettivi quartier generali per respingere "qualsiasi possibile attacco". Lo Stato Maggiore delle autorità dell'est della Libia ha riferito di truppe dirette verso il confine sudoccidentale per una missione di sicurezza nel deserto e per la sorveglianza delle frontiere. Una operazione che "non ha nessuno come obiettivo", secondo la tv libica Al Wasat. Intanto, sono già nove le persone uccise negli scontri tra due gruppi armati nella periferia orientale di Tripoli, secondo i servizi di emergenza. "Il bilancio delle vittime degli scontri è di nove morti", ha dichiarato in un comunicato il servizio di ambulanza e soccorso della capitale, accompagnato da foto dei suoi membri che recuperano corpi in diversi luoghi del sobborgo di Tajoura. Il comunicato stampa non specifica se tra le vittime vi siano civili. Secondo i testimoni, gli scontri sono scoppiati a metà giornata e sono continuati per ore tra due gruppi armati "dopo scaramucce e una discussione sfociata in uno scontro a fuoco e nell'uso di armi di medio calibro". Secondo un testimone, gli scontri sono ora cessati ed entrambe le parti si sono ritirate dalla scena. I due gruppi armati sono affiliati al governo di unità nazionale che non ha ancora commentato i combattimenti.
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giancarlonicoli · 1 year ago
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7 set 2023 07:56
USTICA, GHEDDAFI DEVE MORIRE (COSÌ IMPARA A ESPROPRIARE IL PETROLIO TOTAL) - IL RACCONTO DEL SUPERTESTIMONE A PURGATORI, NEL 2013: DUE MIRAGE FRANCESI VIOLANO LO SPAZIO AEREO ITALIANO, SONO ALL’INSEGUIMENTO DEL MIG LIBICO (MA GHEDDAFI NON C’ERA, ERA STATO AVVISATO DAI NOSTRI SERVIZI). UN CACCIA ITALIANO SI ALZA IN VOLO E LI INTERCETTA. QUANDO PARTE IL MISSILE FRANCESE IL MIG SI NASCONDE SOTTO LA PANCIA DEL DC9 ITAVIA, ED È STRAGE – SUL DUELLO AEREO TRA DUE PAESI DELLA NATO, SCENDE IL SILENZIO - I DUE PILOTI DEL CACCIA SONO MORTI NELL’INCIDENTE DELLE FRECCE TRICOLORI A RAMSTEIN NEL 1986…
1 - STRAGE USTICA, IL SUPERTESTIMONE NELLA SALA OPERATIVA: "ECCO COSA SUCCESSE CON IL MIG LIBICO, I DUE MIRAGE E IL TOMCAT"
Andrea Purgatori per www.huffingtonpost.it - articolo del 23 ottobre 2013
“Fu all’inizio degli anni Ottanta. Una domenica in cui giocava l’Italia. Partii da Roma armato, con una scorta armata, e questo documento classificato segretissimo nella cartella.
Una relazione completa sulla strage di Ustica che doveva essere controfirmata dal ministro della Difesa Giovanni Spadolini e trasmessa urgentemente al presidente del Consiglio Bettino Craxi. Arrivai alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze, da lì una gazzella dei carabinieri mi portò nella sua residenza a Pian dei Giullari.
Spadolini mi ricevette in biblioteca, indossava una vestaglia da camera rossa. Mi conosceva bene, lavoravo già da qualche anno nella sua segretaria particolare, mi chiamava per nome. Gli consegnai il documento. Lui si sedette, cominciò a leggere.
Erano sette o otto pagine: il resoconto dettagliato di ciò che era accaduto quella sera, con allegate alcune carte del Sismi, il servizio segreto militare. Si parlava di due Mirage, di un Tomcat, si parlava del Mig. Mi resi subito conto che quello che c’era scritto non gli piaceva, scuoteva la testa. Finché a un certo punto sbattè un pugno sulla scrivania. Era infuriato. Ricordati, Giuseppe - mi disse - non c’è cosa più schifosa di quando i generali si mettono a fare i politici. Ma alla fine, controvoglia, firmò”.
Il maresciallo Giuseppe Dioguardi oggi ha 53 anni, ha prestato servizio in Aeronautica fino al 2008. Alla scadenza del suo nullaosta di segretezza, il Cosmic, che è il livello più alto, è stato ascoltato da Maria Monteleone ed Erminio Amelio, i due magistrati della Procura di Roma che indagano sulla strage di Ustica. Parte dell’interrogatorio è ancora secretato, ma il maresciallo ha accettato lo stesso di raccontare quello che sa. E sa molto.
Nei 33 anni che ha trascorso nell’arma azzurra e alla Difesa, in posizioni di estrema responsabilità e delicatezza, un filo rosso lo ha tenuto sempre agganciato, spesso da supertestimone, a questa storia. Fin da quella sera del 27 giugno 1980, quando si trovò nella sala operativa della Prima regione aerea a Milano. Esattamente negli istanti in cui il DC9 Itavia veniva abbattuto nel cielo di Ustica.
Come mai quella sera lei era nella sala operativa della Prima Regione aerea?
“Per puro caso, ero andato a trovare un collega di turno”.
Quindi, seguì tutto in diretta?
“Sì, fin dalla prima comunicazione della base radar di Monte Venda”.
Che cosa sentì?
“Rimbalzavano notizie confuse. Non si capiva cosa era successo, dicevano che un aereo era stato abbattuto. C’era molta tensione. E appena l’ufficiale di servizio comunicò quello che stava succedendo al comandante della Regione aerea, che all’epoca era il generale Mura, il Centro operativo dello Stato Maggiore da Roma alzò il livello d’allarme al grado più alto in tutte le basi italiane”.
Cosa che non accade per un semplice incidente aereo.
“No. Quel tipo d’allarme scatta solo se c’è un pericolo concreto per la sicurezza del Paese. Che so, un attacco a una base o una minaccia dall’esterno al nostro spazio aereo. Per capirci, lo stesso allarme del giorno dei missili libici su Lampedusa o della notte di Sigonella”.
Dalla prima comunicazione all’allarme quanto tempo trascorse?
“In quella situazione, la sala operativa della Regione aerea aveva un tempo massimo di cinque minuti per avvertire Roma. Faccia lei i conti”.
Che altro fece il generale Mura?
“Chiese a chi non era in servizio di uscire subito dalla sala. Poi la mattina dopo, al circolo, mi chiamò e mi disse che bisognava stare sereni e tranquilli, che purtroppo erano situazioni che potevano capitare e che stavano cercando di capire chi aveva provocato cosa”.
Le comunicazioni che ascoltò erano telefoniche?
“Certo. Ma dallo Stato Maggiore di Roma arrivarono anche messaggi classificati che vennero decrittati e letti”.
Cerchi di essere più preciso.
“Non posso, i dettagli sono nelle parti dell’interrogatorio secretate dai magistrati. Diciamo che la confusione era provocata dal fatto che si sapeva che c’erano dei caccia in volo ma non la nazionalità, né la provenienza o la direzione. E comunque, un allarme c’era già prima dell’abbattimento…”.
Chi lo aveva lanciato?
“I due piloti che poi sono morti nell’incidente delle Frecce tricolori a Ramstein nel 1986, Nutarelli e Naldini. Loro hanno incrociato il DC9 tra Bologna e Firenze e hanno visto quello che si muoveva intorno al velivolo civile… loro sono rientrati alla base di Grosseto segnalando il pericolo con la formula da manuale, attivando il microfono senza parlare. E tutte le sale operative delle tre regioni aeree, che sono collegate da una linea diretta, stavano cercando di capire. La fase più concitata è andata avanti per circa un’ora e mezza e l’allarme massimo è stato tolto solo dopo sette, otto ore”.
I radaristi militari di Ciampino hanno dichiarato negli interrogatori di aver visto dei caccia americani, hanno addirittura chiamato l’ambasciata per sapere qualcosa da loro.
“Nella relazione del Sismi controfirmata da Spadolini si parlava di due Mirage, e all’epoca quei caccia li avevano solo i francesi, e di un Tomcat, che era un caccia imbarcato sulle portaerei americane”.
Possibile che nessuno dei nostri radar, ad eccezione di Ciampino, li avesse visti e identificati?
“Mettiamola in questo modo. Quella sera c’erano dei siti radar aperti, che nel giro di due o tre anni da quell’evento sono stati chiusi, ufficialmente per un riordino interno. Uno addirittura dopo sei mesi. E chi ha indagato nella prima fase di questa inchiesta, o non ha saputo cercare i nastri radar giusti o non li ha voluti trovare”.
Ma quella notte, dopo la confusione, si capì come erano andate le cose.
“Le dico di più. La mattina dopo, al circolo ufficiali, parlavano tutti dell’abbattimento. E siccome era un sabato, chi stava lì c’era perché aveva lavorato tutta la notte nella sala operativa o nei centri dove passavano le comunicazioni classificate”.
Si parlava di aerei italiani coinvolti, a parte l’F-104 di Nutarelli e Naldini?
“No. E il loro coinvolgimento fu molto preciso. Vedere un caccia militare sotto la pancia di un aereo civile non è una cosa normale”.
Se per giunta non è italiano…
“Il modello non era italiano. E quando non ci sono nemmeno coccarde che lo identifichino, fai fatica a non sganciare il pulsante d’allarme”.
Si fa fatica anche a non credere che almeno una base radar lo abbia visto entrare nel nostro spazio aereo.
“Probabilmente, lo hanno visto”.
E cancellato…
“Probabilmente”.
Ma nessuno lo ha mai confessato.
“Gliel’ho detto. Se eri un militare e avevi a che fare con un documento o un’informazione a qualunque livello di segretezza, da riservato a segretissimo a top secret che sia per quelli Nato, e le rivelavi rischiavi fino a venti anni di reclusione. Ora la norma è cambiata. Ma allora era così. E guardi, non sono state le minacce o gli ordini dei superiori, che pure ci sono stati, a tappare la bocca ai militari. Era la paura di andare in galera. Ma la gente sapeva, e le carte c’erano”.
E sono sparite per sempre, queste carte?
“Io ho spiegato ai giudici che ogni documento ha una vita. Molti sono stati distrutti ma molti esistono ancora. Bisogna saperli cercare. Prenda il giudice Priore. E’ arrivato a cinque centimetri dalla verità, ma non ha trovato la pistola fumante. I suoi finanzieri non sono potuti entrare nelle segreterie speciali o nelle stanze o nei depositi dove c’erano le carte classificate, perché ci vogliono dei permessi che un magistrato non può dare.
E se ci fossero entrati, non avrebbero saputo cosa cercare e come. Un registro di protocollo classificato non si distrugge mai nella vita. Ma bisogna trovarlo e poi saperlo leggere. E adesso prenda me. Dopo Milano sono stato otto anni a Roma nella segreteria particolare di sei ministri della Difesa, poi a Bari alla Terza regione aerea, sempre col nullaosta di sicurezza Cosmic che al mio livello in Italia avevamo solo in ventiquattro. Priore ha chiesto di interrogare i componenti della segreteria speciale ma il mio nome non è mai stato inserito nell’elenco che gli ha fornito l’Aeronautica. Sarà un caso?”.
Torniamo a Spadolini, a quella relazione segreta e alla sua sfuriata.
“Era fuori di sé. Prima di firmare fece anche una telefonata, a cui però io non ho assistito”.
Ce l’aveva coi generali perché cercavano di giustificare politicamente quello che era successo?
“C’era un tentativo di girare le carte. D’altra parte anche De Michelis parlò di carte sopra il tavolo e carte sotto il tavolo. All’epoca i generali di squadra aerea erano solo tredici e ciascuno di loro aveva una linea telefonica diretta con un apparecchio cripitato che comunicava con le altre dodici, una specie di teleconferenza via Skype ante litteram. Qualunque decisione dovevano prendere e presero, lo fecero insieme, in tempo reale”.
Mai nessuno fuori dal coro?
“Il generale Moneta Caglio. Era un giorno di Pasqua. Vado a Roma a discutere questa faccenda, mi disse. Prese la macchina, andò a casa del capo di stato maggiore, ci fu una lite violentissima e lo misero in pensione con un anno d’anticipo”.
Non condivideva la linea sulla strage di Ustica?
“Esatto. Chi ha gestito questa storia, chi era in determinati posti di comando e controllo, ha fatto carriere inimmaginabili. Generali che sono diventati capi di stato maggiore e sottufficiali che hanno avuto trasferimenti lampo in sedi dove c’era una lista d’attesa di quindici anni. Chi ha imbrogliato non è stata l’Aeronautica. È stato un numero ben preciso e ristretto di persone dentro l’Aeronautica. Gli altri ci hanno solo rimesso”.
Oppure sono morti.
“Oppure. L’ultimo in ordine di tempo è stato il generale Scarpa. Tre anni fa”.
Trovato nella sua casa di Bari con la faccia tumefatta e una ferita alla testa.
“Esatto”.
Aveva avuto a che fare con questa storia?
“Diciamo che ci si era trovato vicino”.
Quando i piloti Nutarelli e Naldini sono morti nell’incidente di Ramstein, nessuno di voi si è fatto qualche domanda?
“Come devo risponderle?”.
Non lo so. Ha fatto un sospiro.
“Ecco. Ma mica è l’unico fatto strano”.
Per esempio?
“Nessuno si chiede mai nulla sul povero generale Giorgieri”.
È stato ucciso dalle Brigate Rosse.
“Era uno dei tredici generali di squadra, che erano tutti collegati fra loro. Era anche uno dei pochi che non aveva la scorta”.
In quelle pagine che hanno fatto infuriare Spadolini si parlava anche del Mig.
“Era collegato”.
Perché anni dopo, terminata la sua audizione in Commissione stragi, disse: “Scoprite il giallo del Mig e troverete la verità su Ustica”.
“E’ così. Glielo confermo al cento per cento”.
Di quella relazione non si è saputo mai nulla. Sparita.
“Finchè sono rimasto al ministero della Difesa a Palazzo Baracchini, una copia di quella relazione c’è sempre stata. E so da amici comuni che fu conservata per molto tempo anche dopo il 1988. Quando fui trasferito alla segreteria del comandante della Terza regione aerea a Bari e poi alla segreteria speciale del comandante di regione, anche nelle loro casseforti c’erano documenti su Ustica. Noi potevamo vederli, leggerli, avevamo il nullaosta giusto”.
Noi chi, scusi?
“Noi della segreteria speciale, eravamo in otto e non dipendevamo da nessuno. La sera del 27 giugno, due di noi si trovavano a Monte Scuro, sulla Sila. Dove poi furono rimandati il 18 luglio a vedere ufficialmente i resti del Mig che avevano già visto segretamente il 27 giugno”.
Quella sera in cielo il Mig se l’erano perso o no?
(pausa) “Non lo so”.
Però seppero subito dove era caduto.
(pausa) “Non lo so”.
I magistrati le hanno chiesto perché ha aspettato tutti questi anni per raccontare quello che sa?
“Certo. Lo dico anche a lei. Primo. Perché nel 2010 è scaduto il mio nullaosta di sicurezza e mi sono sentito finalmente una persona libera. Secondo. Perché in tutti questi anni, ogni volta che mi parlavano di Ustica mi sono sentito una merda”.
2 -L’INCIDENTE DI RAMSTEIN
Estratto dell’articolo di Giuseppe Asta e Antonio Bonanata per www.rainews.it – articolo del 2 settembre 2023
[…] Mario Naldini e Ivo Nutarelli erano due piloti dell’Aeronautica, in servizio presso la base di Grosseto e in volo la sera del 27 giugno 1980. Lanciarono l’allarme di emergenza generale. La loro testimonianza, prevista dall’inchiesta di Priore, avrebbe quindi fornito utili elementi per far luce su quello che accadde nei cieli del Tirreno la sera del disastro.
Oltretutto, i due piloti – che viaggiavano insieme su un F-104 Lockheed – avrebbero potuto offrire un’utile testimonianza in relazione alle dichiarazioni del loro allievo e collega, Algo Giannelli, in volo la sera del 27 giugno su un altro F-104 e apparso, a detta di Priore, “sempre terrorizzato”. Nutarelli e Naldini restarono vittime di un tragico incidente nella base aerea militare di Ramstein, in Germania, scontrandosi in volo a bordo dei rispettivi velivoli. […]
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Barmou, il generale golpista che ha tradito gli americani
Per quasi trent’anni il generale nigerino Moussa Barmou ha lavorato, si è addestrato e ha studiato assieme a ufficiali del Pentagono, una di quelle lunghe amicizie internazionali che la Difesa americana incoraggia per avere ufficiali influenti nei posti che contano in Paesi turbolenti — un altro esempio è il generale libico Khalifa Haftar, che ha vissuto negli Stati Uniti così tanto da prendere…
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kritere · 2 years ago
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Meloni incontra il generale Haftar a Chigi: migranti, elezioni in Libia e Sudan al centro dei colloqui
DIRETTA TV 4 Maggio 2023 Flussi migratori senza precedenti verso l’Italia, processo democratico e stabilizzazione della Libia e la situazione in Sudan: sono questi i temi di cui hanno parlato Giorgia Meloni e il generale Khalifa Haftar, ricevuto oggi per oltre due ore a Palazzo Chigi. 0 CONDIVISIONI Giorgia Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi il generale libico Khalifa Haftar, dove i due…
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corallorosso · 3 years ago
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Nel silenzio generale la Libia sta abbandonando i migranti nel deserto senz’acqua Mentre l'opinione pubblica italiana ed europea si concentra da una parte sulle elezioni per il Quirinale e dall'altra sulle tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina ai confini del Vecchio Continente, la Libia sta abbandonando i migranti nel deserto senz'acqua: a dirlo è l'Ufficio dell'Alto commissariato dell'Onu per i diritti umani (Ohchr). Secondo l'agenzia internazionale decine di persone verrebbero espulse dai centri di detenzione e obbligate a superare i confini terrestri del Paese, in zone aride e caldissime. Tutto questo senza che venga fornito loro nemmeno qualcosa da bere. L'azione, secondo il funzionario Benjamin Lewis, «sembra legata all'impegno per rafforzare la protezione delle frontiere esterne della Libia in modo da impedire ai migranti di arrivare in Europa». Per Lewis le espulsioni sarebbero state decise dal dipartimento libico per la lotta all'immigrazione illegale. Si tratta della stessa istituzione che gestisce anche i centri di detenzione, tristemente noti per gli abusi sui migranti. L'operazione, secondo diverse testimonianze raccolte dall'Onu, sarebbe rapidissima. Si parla di espulsioni di persone con "una velocità impressionante". Lo stesso dipartimento, poi, indica che tra il 2019 e il 2020 sono state espulse dalla Libia 7.500 persone. La maggior parte di loro è arrivata in Sudan o in Ciad. Il governo Draghi non ha mai preso una posizione netta sulla questione migratoria e sui cosiddetti "lager" libici. Il premier ha provato alcune volte a convincere i colleghi europei a rivedere le politiche comunitarie sull'integrazione, con più solidarietà nei confronti dei Paesi più esposti come l'Italia. L'atteggiamento, però, è stato timido e nulla è ancora cambiato. L'ultima visita a Tripoli risale allo scorso aprile, quando l'ex numero uno della Bce parlò di "problemi umanitari", ma allo stesso tempo ringraziò i libici per i salvataggi realizzati. Dichiarazioni allora contestate dal centrosinistra. (...) di Giacomo Andreoli
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florenciogonzalezrp · 4 years ago
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Un portavoce delle forze speciali del generale libico Khalifa Haftar, questi in pensione dopo la clamorosa sconfitta nel conflitto, ha annunciato l’uccisione del comandante militare Mahmoud al-Warfalli a seguito di un attacco all’auto su cui viaggiava.
Il fatto è avvenuto oggi pomeriggio a Bengasi, nella Libia orientale.
Miloud al-Zwi, portavoce delle forze di Haftar, ha scritto sulla sua pagina Facebook che “Confermiamo la notizia dell’assassinio del tenente colonnello Mahmoud al-Warfali, uno dei simboli delle forze speciali”.
I media locali hanno riportato che uomini armati sconosciuti hanno preso di mira al-Werfalli e il fratello Ayman che era con lui sul mezzo mentre transitavano lungo una delle principali vie della città: quando l’auto è giunta all’altezza della “Arab Medical University” di Bengasi, uomini armati hanno aperto il fuoco contro il veicolo crivellando di colpi. Ayman al-Warfalli è stato portato d’urgenza i ospedale dove viene presidiato in terapia intensiva, mentre Mahmoud al-Warfalli è rimasto ucciso.
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matzmerkelroleplay · 2 years ago
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Jacopo Levi (20 aprile 2005) è un soldato dell'unità Oketz nell'IDF (Israel Defense Force) e di origini italkim.
È attualmente single
Breve biografia
Jacopo Levi nasce il 20 aprile 2005 a Tel Aviv in Israele da una famiglia ebraica italiana sfuggita dall'evento dell'olocausto e collaborato temporaneamente con l'Italia di Mussolini e la Germania di Hitler tramite l'accordo Haavara e la milizia Irgun ostile alla Gran Bretagna pur di ottenere uno stato ebraico fuori dai territori europei.
Nel 2022, Jacopo viene reclutato nell'esercito dell'IDF (Israel Defense Force) nell'unità Oketz iniziando l'addestramento anche con il suo cane Marco.
Nel 2023, Jacopo fece una breve visita a New York e fece amicizia con Felix Foster con il quale condivide l'idea che gli ebrei che vivono all'estero odiano Israele e che i palestinesi non sono affidabili per la pace in Medioriente.
Il 27 gennaio, Jacopo chiude l'amicizia con Felix Foster perché quest'ultimo si è alleato con un musulmano antisionista, Marwan Ibn Youssef che guarda negativamente il sionismo e i sionisti in generale e questo contraddice quello che aveva concordato in precedenza Felix Foster nei giorni passati notando che quest'ultimo è disonesto.
Il 29 gennaio, Jacopo rimane sconvolto nel sapere non solo che sua cugina Margherita Sforno era ossessionata con Felix Foster al tal punto che non voleva accettare che la loro relazione era finita da molto tempo e che quest'ultimo ha voluto segretare in Tunisia sua cugina e il figlio avuto da lei in modo illegittimo e comprende che Felix Foster ora è diventato più violento del solito e che il partito GOP è sempre stato antisemita e fascista nei suoi atteggiamenti al tal punto di supportare gli ebrei sionisti più estremisti con le retoriche che lo terrorrizzano.
Nonostante la retorica del partito repubblicano del GOP oppure l'evento che sua cugina Margherita Sforno è stata messa in segretazione in un edificio in Tunisia con suo figlio Felix Sforno, Jacopo scelse di votare il partito Likud lasciando vincere un partito di destra e fece inviare una lettera a Felix Foster per fare una riconciliazione sul sionismo,supportare i discedenti degli ebrei che supportavano Irgun e organizzazioni simili e ostilità verso Iran.
Il 30 gennaio, Jacopo ottiene una risposta positiva da Felix Foster che tuttavia cerca di non farsi notare dal suo alleato Marwan Ibn Youssef o dal presidente libico Fayez el-Badri sulle intenzioni sioniste di ala destra e anti palestinese.
Il 9 febbraio, Jacopo continua a offendere e discriminare il suo collega Amir Menashe per il suo colore della pelle, perché sembra fisicamente un arabo e perché vota per il partito arabo israeliano The Joint List.
Personalità:
La risolutezza e l’impulsività dell’Ariete sono addolcite dal tatto della diplomazia e da un maggiore rispetto per la sensibilità altrui, tipici della Bilancia. Può manifestare sensibilità estetica e inclinazioni creative e artistiche che vanno assolutamente incoraggiate.
Informazioni:
Luogo di nascita: Tel Aviv, Israele
Luogo di residenza: Tel Aviv, Israele
Etnia: Italkim
Nazionalità: Israeliano
Professione: Soldato
Animali: Marco (cane)
Segno zodiacale: Ariete ascendente bilancia
Amici: Felix Foster
Partito politico che vota: Likud (origini fasciste e terroristiche attraverso il suo antenato Irgun)
Orientamento sessuale: Eterosessuale
Religione: Ebraismo ortodosso
Lingue: Italiano,Inglese,Ebraico e Yiddish
Parenti:
Fabio Levi (padre,deceduto)
Clara Sforno (madre)
Paola Levi (sorella)
Fabio Levi Jr (fratellastro da parte del padre)
Angela Levi (sorella)
Omar Levi (fratello,deceduto)
Edoardo Levi (fratello,deceduto)
Augusto Levi (fratello,deceduto)
Ida Levi (sorella)
Margherita Sforno (cugina materna)
Felix Sforno (cugino di II grado, figlio di Margherita)
Prestavolto:
Golan Rom
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adelsayyidroleplay · 2 years ago
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Adel Sayyid (16 novembre 1990) è un militante dello Stato Islamico, un attentatore che ha provato a uccidere il politico libico Felix Foster,un sicario di nazionalità afghana e un poliziotto presso Polizei Berlin mentre in precedenza era un agente speciale del FBI.
È attualmente sposato con Aafia Khorasani
Breve biografia
Adel Sayyid nasce il 16 novembre 1990 da genitori afghani musulmani sunniti nella città di Kandahar.
Nel 2014, al seguito della propaganda del califfo Ibrahim al-Badri si unisce alla organizzazione terroristica Stato Islamico e venne addestrato come militante e sicario.
Nel 2019, Adel si sposa con Aafia Khorasani con la quale ebbe un figlio nel 2020 il giorno 7 settembre con il nome Ramzi Sayyid.
Nel 2023, si infiltra in Libia dove fa un attacco terroristico contro il politico libico Felix Foster per ordini del califfo Juma al-Badri e il generale Omar Soudani ferendolo all'adome e riuscì a sfuggire dalla polizia libica.
Il 7 marzo, Adel si rifugia nella città di Waymart in Pennsylvania e si infiltra nel FBI iniziando a lavorare come agente speciale facendo attenzione a non farsi scoprire che è un criminale e nel frattempo sta iniziando ad avere attrazione anche per il genere maschile diventando bisessuale.
Il 12 marzo, Adel si trasferisce a Berlino in Germania seguendo il suo collega Amir al-Mawli rimanendo tuttavia un agente speciale del FBI.
Il 16 marzo, Adel lascia il FBI senza farsi scoprire e si infiltra nella polizia di Berlino per rubare le informazioni.
Significato del nome:
Variante di Adil il cui significato è "comportasi in modo giusto", "giustizia". Ha origine dalla parola araba adala.
Personalità:
Attraente, raffinato e intraprendente lo Scorpione con ascendente Vergine possiede una mente lucida, acuta ed eclettica. Buone le capacità artistiche e artigianali. La vita affettiva può risultare più complicata invece a causa dell’estrema suscettibilità e scontrosità e alla tendenza a vivere situazioni complicate. Vi è una grande forza interiore che permette di gestire situazioni complesse. Per quanto riguarda la salute, invece gli eccessi emotivi possono ripercuotersi sullo stomaco o con frequenti cistiti.
Informazioni:
Data di nascita: 16 novembre 1990
Luogo di nascita: Kandahar,Afghanistan
Luogo di residenza: Berlino,Germania
Nazionalità: Afghano
Occupazione: Poliziotto presso Polizei Berlin
Orientamento sessuale: Bisessuale
Segno zodiacale: Scorpione
Moglie: Aafia Khorasani
Figli: Ramzi Sayyid
Parenti:
Malik Sayyid (padre)
Shahla Siddique (madre)
Aafia Khorasani (moglie)
Ramzi Sayyid (figlio)
Prestavolti:
-Omar Mateen
-Abu Hamza al-Belgiki
-Akayed Ullah (pv attuale)
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ibrahimalbadriroleplay71 · 2 years ago
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*Ibrahim diventa molto arrabbiato,depresso,beve l'alcool perché insoddisfatto dai risultati e ha attacchi di ansia essendo particolarmente arrabbiato perché ha perso le città libiche Sirte e Benghazi a causa di quando Felix Foster era ancora in vita usando l'intervento militare e poi perché il nuovo presidente libico Muhammad al-Husseini non cede ai suoi ricatti di ridargli le due città quindi si incontra con il generale Omar Soudani e gli dice:
I:
"Da quando abbiamo perso le due città libiche Sirte e Benghazi, io dò la colpa agli Stati Uniti per aver lasciato Felix Foster giorni prima di morire di intervenire negli affari che non gli riguardavano e Muhammad al-Husseini rifiuta di cedere quelle due città"
O:
"Quindi cosa dovrei fare?"
I: "di inviare alcuni militanti addestrati e di fare loro esplodere un centro commerciale di Los Angeles, qualsiasi numero di vittime americane è accettabile"
O:
"Lo farò"
Dopo la discussione, Omar sceglie militanti avendo anche ottenuto una foto da Ibrahim quale centro commerciale di Los Angeles colpire.
Una volta arrivati a Los Angeles i militanti prendono gli esplosivi e fanno esplodere l'edificio uccidendo 100 vittime, dopo l'esplosione intervengono i vigili per aiutare le vittime sopravvissute per spegnere il fuoco e la polizia e il FBI per catturare i criminali sopravvisuti a loro volta.
L'agente del FBI Omar Zidan insieme ai suoi colleghi riesce a fare catturare i militanti che hanno fatto esplodere l'edificio che vengono arrestati e mandati in interrogatorio.
Dopo aver raccolto le prove, Omar Zidan invia un documento al presidente dove è scritto che l'opera è stata dello Stato Islamico e che Ibrahim ha violato definitivamente il patto di non aggressione ancora una volta tuttavia non c'è nessuna indicazione dove è nascosto al momento.
Alla fine il presidente James Sawyer vedendo che Ibrahim ha violato il patto di non aggressione giorni dopo di aver ricatturato Walid Bin Attash che aveva attaccato un soldato americano in Afghanistan con la granata, rimette Ibrahim nella lista di ricercati dal FBI da catturare o uccidere con il premio al momento di 10 milioni di dollari*
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abr · 4 years ago
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Il 1° settembre, Di Maio, dopo aver visitato Tripoli, si recava in Cirenaica snobbando Haftar per vedere Saleh. Poco dopo le motovedette di Bengasi erano al largo del Golfo della Sirte ad attendere i pescherecci di Mazara del Vallo.
DILETTANTI ALLO SBARAGLIO da LaStampa via https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/metodo-politico-putin-crea-problemi-interviene-risolverli-256425.htm
Dopodiché dopo 108 giorni han dovuto intervenire francesi, americani e infine Putin in person. Conclusione, Haftar, azzoppato per il blitz su Tripoli miseramente fallito, viene salameccato da un presidente del consiglio e un ministro degli esteri europei.  
“Una passerella con la quale il generale ha certificato il suo ritorno in auge. La vicenda dei pescatori italiani si inserisce in una situazione di stallo sostanziale del dialogo intra-libico, con l'Onu che ha portato avanti senza successo il ticket Saleh (presidente del parlamento di Tobruk) e Bashaga (ministro degli interni di Tripoli appoggiato dalla Fratellanza Islamica) per rilanciare il processo di pacificazione” (sulla quale s’è passivamente allineata e appiattita l’Italia).
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paoloxl · 6 years ago
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L’OCHA, l’Office for the Coordination of Humanitarian Affairs dell’ONU, ritiene che l’escalation di violenze a Tripoli e dintorni abbia finora provocato la fuga di oltre 9.500 persone, precisando che 3.500 sono gli sfollati solo nelle ultime 24 ore.
È questa la situazione che si prospetta a poco più di una settimana da quando il generale Khalifa Haftar ha annunciato, tramite una registrazione audio pubblicata sulla pagina Facebook dell’Esercito nazionale libico, e subito riportata da Al Jazeera (vedi qui), di essere pronto a conquistare Tripoli, sede del governo di accordo nazionale guidato da Fayez Al Sarraj.
La situazione è ancor più grave, se possibile, nei centri di detenzione in cui sono rinchiusi i migranti, dove le condizioni erano pessime già prima dell’inizio della nuova fase di conflitto (vedi, tra le altre qui e qui). In particolare nei Centri di Ain Zara e Qasr bin Gashir, che si trovano al centro degli scontri, le forniture mediche e alimentari si stanno rapidamente esaurendo e i detenuti sono sempre più preoccupati per la loro sicurezza.
Data l’attuale situazione l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha  ricollocato oltre 150 rifugiati dal Centro di detenzione di Ain Zaraal Centro di raccolta e partenza della stessa Agenzia, situato in un’area ritenuta più sicura (vedi qui).
Alcuni migranti che si trovano nel centro di Qasr Bin Ghashir, pur temendo fortemente per la propria incolumità, hanno invece rifiutato un simile trasferimento, chiedendo di essere evacuati al di fuori della Libia, verso un “Paese di pace” (vedi il video del progetto Exodus – fuga dalla Libia).
Alcune persone si trovano in questi Centri in ragione di accordi internazionali (tra tutti gli accordi Italia-Libia) firmati con l’obiettivo di ridurre il traffico illegale e contrasto all’immigrazione clandestina. Questo nonostante l’UNHCR abbia sempre ritenuto che la Libia non possa in alcun modo considerarsi “Paese terzo sicuro”, anche prima dell’inizio dell’attuale conflitto, in “considerazione dell’assenza di un sistema d’asilo funzionante e delle difficoltà ampiamente segnalate” (vedi qui).
Intanto l’Agenzia ONU, in attesa di mettere in protezione i migranti che si trovano intrappolati nei centri di detenzione, ha rafforzato la propria presenza a Tripoli e Misurata, assicurando la continuità dei propri servizi di assistenza telefonica in altre zone dove è forte la presenza di migranti e sfollati. È stato inoltre fatto appello agli attori internazionali affinché venga posta una soluzione al conflitto e che venga quantomeno assicurato l’accesso sicuro degli aiuti umanitari alle aree colpite.
Allo stesso modo, l’OMS, Organizzazione mondiale della Sanità, preoccupata per l’aumento del numero di feriti, l’alto rischio di contagio e il peggioramento delle già precarie condizioni delle infrastrutture sanitarie sul territorio libico, ha avviato una collaborazione con le altre realtà già presenti sul territorio, per sostenere le operazioni di assistenza sanitaria  (vedi qui).  
Intanto l’Italia e l’Europa si affrontano sul piano politico.
Al centro del dibattito è infatti la posizione della Francia che, secondo l’agenzia Reuters (vedi qui) avrebbe bocciato un documento dell’Unione Europea nel quale si chiedeva ad Haftar di bloccare immediatamente l’offensiva. Pronta è stata la smentita francese attraverso la portavoce del ministero degli Esteri, Agnes von der Muhll, la quale ha spiegato che le uniche obiezioni avanzate dalla Francia riguardavano il rafforzamento di alcuni punti del documento, in particolare rispetto alla situazione dei migranti e alle iniziative per una conclusione politica del conflitto, grazie all’intervento coordinato dall’ONU.
In una recente dichiarazione Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, pur non nominando mai direttamente il generale Haftar, ha invitato, a nome dell’Unione europea, “tutte le parti a cessare immediatamente tutte le operazioni militari”, richiamandole al rispetto delle norme di diritto internazionale, compreso il diritto umanitario internazionale. “Coloro che lo violano” ha detto al Mogherini “saranno ritenuti responsabili”.
Il Ministro dell’Interno italiano, lungi dall’interessarsi alla crisi umanitaria libica, si è detto piuttosto preoccupato per gli interessi economici italiani in Libia.
“Non sono onestamente tanto preoccupato sul tema immigrazione perché mi sembra che si sia capito che l’Italia ha finalmente cominciato a difendere i suoi confini via terra e via mare, sono preoccupato perché ci sono tanti italiani che stanno lavorando lì, perché c’è l’Eni che significa una delle principali aziende italiane che sta lavorando lì e perché vorremmo riprendere dei rapporti commerciali con un Paese stabile. Speriamo che si fermino” (vedi video qui).
Il Premier Giuseppe Conte ha invece evidenziato la gravità della situazione umanitaria, che potrebbe, a suo avviso, avere conseguenze sui flussi migratori, così come sull’insorgenza della componente terroristica in Libia.
Nel frattempo l’ONU, per il tramite di Ghassan Salamé, Rappresentante speciale del Segretario generale, ha rinviato a data da destinarsi il prossimo appuntamento della Conferenza Nazionale libica, in programma per i giorni del 14-15 e 16 aprile a Ghadames, in Libia.
L’incontro era stato previsto nell’ottica del più ampio piano internazionale, con il supporto della Missione di Supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL), per favorire la riunificazione nazionale in Libia e portare il Paese alle elezioni generali, auspicabilmente entro il 2019. Il precedente vertice si era tenuto proprio in Italia, a Palermo nei giorni del 12 e 13 novembre scorso, e aveva portato alla definizione di una roadmap condivisa per la risoluzione della crisi libica
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