#DOBLE TEMPO
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Non vedo mai l'ora di averti qui nuda. E tu poi, anche se vai di fretta, molto spesso mi sorprendi. Per te infatti non esiste il sesso rapido da "una botta e via." Fare l'amore è un nostro tango, un paso doble, un rito lento, intimo. Sempre pieno di bellezza e forma da rispettare. Mi toglie il respiro, capire quanto ti amo.
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Baciarti le labbra poi, per me vuol dire proiettare noi due in una dimensione più alta e nobile. Assaporiamo insieme lo spazio che divide le stelle. E se siamo lontani, misuriamo di continuo il tempo che ci separa dal prossimo bacio. Anche un periodo di poche ore ci sembrerà sempre troppo lungo da sopportare.
Aliantis
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C'è ancora domani 1° in classifica al Box Office
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:: Trama C'è ancora domani ::
Delia è "una brava donna di casa" nella Roma del dopoguerra: tiene il suo sottoscala pulito, prepara i pasti al marito Ivano e ai tre figli, accudisce il suocero scorbutico e guadagna qualche soldo rammendando biancheria, riparando ombrelli e facendo iniezioni a domicilio. Secondo il suocero però "ha il difetto che risponde", in un'epoca in cui alle donne toccava tenere la bocca ben chiusa. E Ivano ritiene sacrosanto riempirla di botte e umiliarla per ogni sua "mancanza". La figlia Marcella sta per fidanzarsi con il figlio del proprietario della pasticceria del quartiere, il che le darebbe la possibilità di migliorare il suo status e allontanarsi dalla condizione arretrata in cui vive la sua famiglia, nonché da quella madre sempre in grembiule e sempre soggetta alle angherie del marito. Per fortuna fuori casa Delia ha qualche alleato: un meccanico che le vuole bene, un'amica spiritosa che la incoraggia, un soldato afroamericano che vorrebbe darle una mano. E soprattutto, ha un sogno nel cassetto, sbocciato da una lettera ricevuta a sorpresa.
C'è ancora domani è l'esordio alla regia di Paola Cortellesi, ed è una pura emanazione della sua persona.
Il tono è divulgativo, pensato per raggiungere il più ampio pubblico possibile, ma questo non va a scapito della sua vocazione autoriale, che è manifesta in scelte molto precise di colore (il film è girato nel bianco e nero della cinematografia d'epoca con grande attenzione filologica del direttore della fotografia Davide Leone), di formato (che cambia lungo il corso della narrazione), di commento musicale (che in aggiunta alle composizioni originali di Lele Marchitelli alterna brani retrò di Fiorella Bini e Achille Togliani con titoli italiani molto più recenti - di Dalla, Nada, Silvestri, Concato -- e innesti internazionali di hip hop, elettronica e rock alternativo, in maniera non dissimile da quanto fa nel suo cinema Susanna Nicchiarelli).
La sceneggiatura, della stessa Cortellesi insieme ai sodali Giulia Calenda e Furio Andreotti, è intenzionalmente didascalica nell'obiettivo esplicito di parlare al grande pubblico, soprattutto - ma non solo - femminile, e concentra nei personaggi di Ivano e Delia l'ingiustizia di un sistema patriarcale di cui anche Ivano è in qualche modo vittima (oltre che perpetuatore), e Valerio Mastandrea riesce a inserire nella sua caratterizzazione quel tanto di umano e di fragile da non farcelo liquidare completamente come un orco d'antan (ma non abbastanza da farcelo perdonare).
Tuttavia la sceneggiatura è astuta nel distribuire anche a tutti gli altri personaggi una misura dello stesso veleno culturale, e dunque le donne di ogni condizione (tranne la venditrice al mercato interpretata da Emanuela Fanelli) vengono messe a tacere dai loro mariti, e anche gli uomini più gentili possono (devono?) cadere preda del loro imprinting socialmente approvato.
Le botte di Ivano inferte a tempo di musica in una danza macabra e un paso doble del terrore (intuizione cinematografica straziante ed efficacissima) non hanno nulla a che vedere con quelle testosteroniche importate nel cinema da Martin Scorsese, e molto con quelle inferte da Zampanò a Gelsomina, così come la preparazione della famiglia nelle scene iniziali di C'è ancora domani deve tutto all'incipt di Una giornata particolare.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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There's Still Tomorrow non è ancora presente
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Delia è "una brava donna di casa" nella Roma del dopoguerra: tiene il suo sottoscala pulito, prepara i pasti al marito Ivano e ai tre figli, accudisce il suocero scorbutico e guadagna qualche soldo rammendando biancheria, riparando ombrelli e facendo iniezioni a domicilio. Secondo il suocero però "ha il difetto che risponde", in un'epoca in cui alle donne toccava tenere la bocca ben chiusa. E Ivano ritiene sacrosanto riempirla di botte e umiliarla per ogni sua "mancanza". La figlia Marcella sta per fidanzarsi con il figlio del proprietario della pasticceria del quartiere, il che le darebbe la possibilità di migliorare il suo status e allontanarsi dalla condizione arretrata in cui vive la sua famiglia, nonché da quella madre sempre in grembiule e sempre soggetta alle angherie del marito. Per fortuna fuori casa Delia ha qualche alleato: un meccanico che le vuole bene, un'amica spiritosa che la incoraggia, un soldato afroamericano che vorrebbe darle una mano. E soprattutto, ha un sogno nel cassetto, sbocciato da una lettera ricevuta a sorpresa.
C'è ancora domani è l'esordio alla regia di Paola Cortellesi, ed è una pura emanazione della sua persona.
Il tono è divulgativo, pensato per raggiungere il più ampio pubblico possibile, ma questo non va a scapito della sua vocazione autoriale, che è manifesta in scelte molto precise di colore (il film è girato nel bianco e nero della cinematografia d'epoca con grande attenzione filologica del direttore della fotografia Davide Leone), di formato (che cambia lungo il corso della narrazione), di commento musicale (che in aggiunta alle composizioni originali di Lele Marchitelli alterna brani retrò di Fiorella Bini e Achille Togliani con titoli italiani molto più recenti - di Dalla, Nada, Silvestri, Concato -- e innesti internazionali di hip hop, elettronica e rock alternativo, in maniera non dissimile da quanto fa nel suo cinema Susanna Nicchiarelli).
La sceneggiatura, della stessa Cortellesi insieme ai sodali Giulia Calenda e Furio Andreotti, è intenzionalmente didascalica nell'obiettivo esplicito di parlare al grande pubblico, soprattutto - ma non solo - femminile, e concentra nei personaggi di Ivano e Delia l'ingiustizia di un sistema patriarcale di cui anche Ivano è in qualche modo vittima (oltre che perpetuatore), e Valerio Mastandrea riesce a inserire nella sua caratterizzazione quel tanto di umano e di fragile da non farcelo liquidare completamente come un orco d'antan (ma non abbastanza da farcelo perdonare).
Tuttavia la sceneggiatura è astuta nel distribuire anche a tutti gli altri personaggi una misura dello stesso veleno culturale, e dunque le donne di ogni condizione (tranne la venditrice al mercato interpretata da Emanuela Fanelli) vengono messe a tacere dai loro mariti, e anche gli uomini più gentili possono (devono?) cadere preda del loro imprinting socialmente approvato.
Le botte di Ivano inferte a tempo di musica in una danza macabra e un paso doble del terrore (intuizione cinematografica straziante ed efficacissima) non hanno nulla a che vedere con quelle testosteroniche importate nel cinema da Martin Scorsese, e molto con quelle inferte da Zampanò a Gelsomina, così come la preparazione della famiglia nelle scene iniziali di C'è ancora domani deve tutto all'incipt di Una giornata particolare.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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“ Ai giardini eravamo tra donne, sedute tranquille sulle panchine, o a ciondolare svagate tra i vialetti in pieno pomeriggio. Perdere tempo, aspettare che il bambino cresca. Mi chiedevano l’età del mio, lo paragonavano ai loro, i denti, i primi passi, il vasino. Più avanti, quando ormai il Picio camminava e giocava con gli altri bambini, li sorvegliavamo, facilmente astiose, ci coalizzavamo contro i cani schifosi che fanno i bisogni lì vicino, contro i grandi di dodici anni che scorrazzano in bici tra i vialetti, dovrebbe essere vietato. Nient’alto, o quasi, nei nostri discorsi. Ricordavo ancora quelli fra amiche, non così lontani, neanche tre anni prima, pieni di storie d’amore eccitanti, tanto diversi da quelle scialbe considerazioni sui figli. Ma c’era poi tanta differenza tra «stasera esco con Tizio, che vestito mi metto?» e «ora andiamo, su, in fretta, che tra poco torna papà», frase che pronunciavo anch’io? Ciascuna di noi era isolata dal noto alone della donna sposata, nelle conversazioni si ripiegava sui bambini, un territorio sicuro, perché nessuna aveva il coraggio di lasciarsi andare, raccontare, come se l’ombra dei mariti fosse sempre presente. Tutt’attorno, il paesaggio era sublime, il lago, le montagne grigio-azzurre. A giugno l’orchestra del casinò ha iniziato a suonare all’aperto per i turisti, le note di un blues o di un paso doble giungevano fino al nostro recinto della sabbia. La vita, la bellezza del mondo. Tutto era fuori, non dentro di me. Non c’era più nulla da scoprire. Tornare a casa, preparare la cena, lavare i piatti, due ore di studio incerto, dormire, ricominciare. Magari fare l’amore, ma anche quella era diventata una vicenda domestica, senza aspettative né novità. Per rincasare passavo dalle strade del centro, perché i marciapiedi erano più larghi. Nei bar entravano ragazze sole, uomini. Io mi infilavo nell’unico posto della città in cui non sarei stata fuori luogo con un bambino piccolo, uno spazio tutto al femminile, dalla cassiera alle clienti, con carrelli in cui si poteva trasportare contemporaneamente cena e figlio senza stancarsi. Il supermercato, la ricompensa delle mie uscite. “
Annie Ernaux, La donna gelata, traduzione di Lorenzo Flabbi, Roma, L'Orma editore (collana Kreuzville Aleph), 2021¹; pp. 164-165.
[1ª Edizione originale: La Femme gelée, Paris, Éditions Gallimard, 1981]
#Annie Ernaux#La donna gelata#letture#leggere#maternità#letteratura francese contemporanea#autobiografie#XX secolo#Annie Thérèse Blanche Ernaux#Annie Duchesne#femminismo#letteratura europea del '900#citazioni letterarie#scrittrici#libri#racconto di formazione#Lorenzo Flabbi#genitori#madri e figli#autodeterminazione#indipendenza#emancipazione#famiglia#anticonformismo#femminilità#Francia#estate#bellezza#romanzi autobiografici#monologo interiore
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Caption: Latin tempo sets pace for Brasilia swing waltz.
Booklet Description: BRASILIA The Ice Follies of 1970 strikes a Latin note in "Brasilia," a glamorous number featuring the famed Swing Ensemble. This group comprises eight, colorfully-costumed couples skating to a tantalizing Latin tempo, backed up by the Folliettes in fantastic copper-and-coffee costumes, and the equally skillful Ice Follies Boys in Brazilian fiesta garb. In front of stage sets typical of contemporary Brazilian architecture and lit with tiny twinkle bulbs, the troupe takes its audience on a musical trip with icy adaptations of the Bossa-Nova, Samba, Tango, and Paso-Doble rhythms.
Brand: View-Master Packet Title: Shipstads & Johnson Ice Follies Reel Title: Shipstads and Johnson Ice Follies Reel Subtitle: N/A Reel Number: B 7762, Reel 2 Reel Edition: A Image Number: 4 Date: 1970
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hi! back when the PSt was a thing in the short/rhythm dances what was the difference between that and a regular step sequence like MiSt? did it just need to be skated to the tempo of the pattern or were there other requirements like having to skate in hold or something?
Q #195:
Hi anon,
The biggest differences between a normal step sequence and a pattern step sequence are:
Pattern across the ice: in a normal step sequence there are 4 possible patterns across the ice (midline, d iagonal, circular, serpentine, see my Step Sequence 101 for my totally amazing artwork) in a pattern step, almost always the ISU prescribed that the PSt fill the half of the ice that would’ve been taken up by the second sequence of the pattern. In 2016 it was the full oval. Now it’s just kinda vibes.
The normal step (MiSt/DiSt) is normally skated at a different tempo than the pattern and PSt which have a mandated tempo. This year they just need to skate at different rhythms because there’s no mandatory tempo.
In the PSt partners need to touch at all times, that’s why you see skaters place their hand kind of on their partner’s torso while their partner does a double twizzle. In the PSt there is now no requirements for changes of hold or needing foxtrot/killian/waltz etc. In 2015 there was the incorporation of parts of the paso doble as opposed to difficult turns but that was very brief. In the old non-touch obviously you couldn’t touch the entire time and then now there’s no restrictions on touching or holds.
Hope that makes sense!
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Entrevista: Giorgio Locchi y el mito superhumanista
Por Eyquem Pons
Traducción de Juan Gabriel Caro Rivera
Filósofo, periodista y ensayista, Giorgio Locchi (1923-1992) fue una de las figuras tutelares de la Nueva Derecha, tutelar pero distante por el efecto del tiempo. Por eso había que recuperarlo. Este es el objetivo de los dos libros que publica ahora La Nouvelle Librairie en la colección Ágora del Instituto Iliade: Wagner, Nietzsche et le mythe surhumaniste y Définitions. Es la ocasión de volver a conocer a un autor fascinante, maestro del pensamiento. Su hijo, Pierluigi Locchi, responde a todas nuestras preguntas.
ÉLÉMENTS: Muchos lectores ni siquiera saben que Giorgio Locchi existió. ¿Puede contarnos quién fue? ¿Su vida, sus luchas, sus pasiones?
PIERLUIGI LOCCHI: Responderé a su pregunta mencionando algunas etapas clave de su vida.
Nacido en Roma el 15 de abril de 1923, mi padre ingresó por oposición en el colegio Nazareno a los diez años. Cuatro años más tarde, el día de su decimocuarto cumpleaños, su profesor de italiano y latín, el padre Vannucci, le regaló un libro con estas palabras: «Este libro está en el índice, pero como algún día llegarás de todos modos, quiero ser yo quien te lo regale». El libro era El nacimiento de la tragedia del espíritu de la música de Friedrich Nietzsche. Mi padre lo recordó el resto de su vida: «Gracias a él», me dijo un día, «descubrí que otras personas sentían lo mismo que yo».
Al final de la guerra, con sólo 22 años, mi padre tuvo que renunciar a los largos estudios de filosofía que le hubiera gustado seguir, ya que tenía que mantener rápidamente a sus padres. Habiendo optado por un doctorado más rápido en filosofía del derecho, había sido sin embargo elegido por su profesor para sucederle en la cátedra de filosofía del derecho de la Universidad La Sapienza de Roma. Desgraciadamente, por razones económicas, no pudo permitirse esperar los años necesarios y emprendió la carrera de periodista. En 1957 se trasladó a París como corresponsal del diario romano Il Tempo, donde permaneció el resto de su vida.
Mientras que en 1940, 1950 y principios de 1960 trabajó en la clandestinidad de su despacho, Giorgio Locchi acabó encontrando el público que la Universidad de Roma no había podido darle, inicialmente en el círculo de jóvenes intelectuales franceses que frecuentaban la Librairie de l'Amitié y se reunían en torno a la revista Europe-Action de Dominique Venner y Jean Mabire, siendo uno de los cofundadores del GRECE (Groupement de recherche et d'études pour la civilisation européenne). Aunque mi padre también era miembro del consejo de redacción de la revista Nouvelle École, en la que colaboró regularmente hasta 1979, su papel era incluso diferente. Como principal pensador de este nuevo movimiento, Locchi era más que un filósofo, periodista, ensayista y pensador: era, como escribió acertadamente Guillaume Faye, «un despertador y un dinamitador», siguiendo el espíritu de Friedrich Nietzsche.
Y fue a esta fuente magistral a la que bebió toda una generación de intelectuales, que evolucionaron en el seno o en torno al GRECE y luego se extendieron y que todavía hoy encabezan el pensamiento inconformista, empezando por Alain de Benoist, hoy líder indiscutible de la Nueva Derecha. Como profesor «a la antigua», mi padre transmitía muchos de sus conocimientos oralmente. Recuerdo en particular los dos años en que, los martes por la noche, recibía en nuestra casa de Saint-Cloud, cerca de París, a toda una asamblea de estudiantes y jóvenes profesionales, ávidos de conocimientos, que se reunían en particular para dos cursos de formación, uno dedicado a Richard Wagner y el otro a Friedrich Nietzsche. ¿Quién lo hubiera imaginado? Sobre esta doble filiación descansa buena parte de la formación intelectual de quienes desempeñaron y desempeñan en parte un papel preponderante en la cultura inconformista europea, lo que nos remite directamente a una de las dos obras publicadas por el Institut Iliade y la Nouvelle Librairie.
Otra de las grandes pasiones de mi padre era la música, y quizás sobre todo las obras de Richard Wagner. Le estaré eternamente agradecido por haberme descubierto a los Maestros Cantores de Núremberg en Bayreuth cuando yo tenía once años. Entre sus otros intereses, algunos, como la historia, la lingüística y nuestro pasado indoeuropeo, son bien conocidos, mientras que otros, como la física cuántica y la lógica, lo son menos. Todos sus conocimientos y todas sus pasiones, sin embargo, se pusieron siempre al servicio de una obra de desvelamiento, siendo Giorgio Locchi especialmente aficionado a su papel de historiador. Aunque la historia de la que nos habla se inscribe claramente en una perspectiva suprahumanista de la que hablaré más adelante, siempre ha insistido en el papel que debe desempeñar todo historiador, que es el de llevar a cabo un análisis sine ira et studio, sin odio ni pasión, como decía Spinoza, es decir, sin dejar que sus propias posiciones obligatoriamente partidistas influyan en la forma en que se presenta este análisis, es decir, sin tomar partido en la exposición de los hechos o, más exactamente, precisando cada vez en qué perspectiva, desde qué punto de vista, se presentan los hechos. A partir de ese momento, el trabajo de su vida ha consistido en intentar comprender qué es el mito suprahumanista, cuáles han sido las diferentes formas que ha adoptado a lo largo del último siglo y medio y de qué manera representa la renovación de nuestra herencia civilizatoria. Es una obra de historiador y de filósofo, en la que el mismo mito adopta cada vez una forma nueva – de Wagner a Nietzsche, de Heidegger a Locchi, por citar sólo algunos – en la persona que lo lleva dentro en virtud de las leyes del devenir.
ÉLÉMENTS: ¿Cuál es su aportación a nuestra familia de pensamiento?
PIERLUIGI LOCCHI: Siempre desconfío del entusiasmo exagerado y de las declaraciones grandilocuentes, pero debo repetir las palabras utilizadas por Guillaume Faye en sus «Réflexions archéofuturistes inspirées par la pensée de Giorgio Locchi»: «Sopeso cuidadosamente mis palabras: sin Giorgio Locchi y su obra, que puede medirse por su intensidad y no por su cantidad, y que además se basó en un paciente trabajo de formación oral, probablemente se rompería la verdadera cadena de defensa de la identidad europea».
Es, por lo tanto, una contribución capital. Es una contribución vital, tanto si miramos al pasado como el presente o el futuro. Hacia el pasado próximo, por la labor que realizó en la formación de las nuevas generaciones de los años 1970 y 1980, generaciones que en Francia y en Europa son hoy los pensadores más radicalmente alternativos e innovadores frente al sistema vigente, un verdadero sistema «diseñado para matar a la gente», como escribió acertadamente Guillaume Faye. Hacia el pasado lejano, teniendo en cuenta la centralidad que fue el primero en conceder en la posguerra a la significación del hecho indoeuropeo. En cuanto al presente, hay que agradecerle que haya puesto de relieve el conflicto epocal entre las tendencias históricas opuestas, irreconciliables e irreductibles – la tendencia igualitaria bimilenaria y la tendencia superhumanista de reciente aparición –: se trata de una clave de comprensión especialmente valiosa, ya que la perspectiva suprahumanista permite también definir lo que es común a las distintas sensibilidades y organizaciones que la componen, más allá de las visiones y especificidades individuales o partidistas. En cuanto al futuro, es a través de esta misma perspectiva suprahumanista como Locchi nos permite pensar en la alternativa a la decadencia antropológica que vive Europa y aspirar a un renacimiento de Europa que sólo puede concebirse a través de la regeneración de nuestra historia.
ÉLÉMENTS: ¿Por qué se reeditan en 2022 estos dos textos de Giorgio Locchi?
PIERLUIGI LOCCHI: En primer lugar, una aclaración. Los únicos ensayos que se «reeditan» son los que aparecieron en Nouvelle École hace unos cincuenta años y el hecho de que haya pasado medio siglo es en sí mismo la respuesta a su pregunta. Wagner, Nietzsche y el mito suprahumanista es inédito. Aunque retoma el tema de la Nouvelle École nº 31, está totalmente reformulado desde la perspectiva de la teoría abierta de la historia del autor, que constituye una clave de interpretación apenas esbozada en uno o dos escritos publicados en Francia en 1960 y expuesta aquí por primera vez. Se trata de su primera presentación ante un público francés.
La obra de Giorgio Locchi ocupa un lugar central en toda reflexión sobre el nuevo renacimiento europeo. De hecho, la obra de Locchi constituye un verdadero desvelamiento, que nos permite comprender cómo y por qué, tras pasar por la antigüedad pagana y el ciclo cristiano occidental, la identidad europea se encuentra hoy, en un mundo en profundo cambio, en pleno olvido de sí misma, para unos, y en pleno descubrimiento de sí misma, para otros.
Aunque su obra sigue inacabada, creo que es una piedra angular de nuestra visión del mundo, a la altura de las obras de Wagner, Nietzsche y Heidegger, por lo que me alegro de que el Institut Iliade publique en los próximos años los textos completos escritos por el filósofo romano.
ÉLÉMENTS: ¿Cuál es el lugar del suprahumanismo en la actualidad? ¿Y cuál es la diferencia entre antiigualitarismo y transhumanismo?
PIERLUIGI LOCCHI: Podría responder en una o dos frases, en primer lugar, diciendo que el suprahumanismo corresponde al hombre europeo y a la civilización europea que dan un nuevo paso adelante y que, por lo tanto, se encuentra en un estadio de conciencia superior al del igualitarismo, lo que no es el caso del simple antiigualitarismo, que se contentaría con invertir la escala de valores de todo lo que no le gusta del igualitarismo. También podría limitarme a decir que el transhumanismo es la forma igualitaria de enfrentarse a la mutación antropológica que vivimos hoy, una mutación cuyas nefastas consecuencias sólo puede combatir la visión suprahumanista.
ÉLÉMENTS: Nos gustaría que profundizara en lo anterior...
PIERLUIGI LOCCHI: Estoy llegando a eso. Soy muy consciente del aspecto innovador de la «clave suprahumanista», por lo que es necesario, aquí más que nunca, definir los términos que utilizamos.
El suprahumanismo es esta nueva tendencia histórica cuyo mito fundador apareció casi simultáneamente en los dramas y representaciones escénicas sagradas wagnerianas y en la filosofía y la poética nietzscheanas. La corriente suprahumanista se extendió como un reguero de pólvora por toda Europa, que en la segunda mitad del siglo XIX estaba en gran medida dispuesta a acogerla, en todos los círculos artísticos, culturales y políticos. El mito fundacional que impulsa esta corriente conlleva una nueva visión del tiempo histórico, que Heidegger definiría como «auténtica temporalidad» en la que el hombre expresa su historicidad, su ser-para-la-historia, y que mi padre denomina «concepción tridimensional del tiempo histórico», una visión esférica del espacio-tiempo histórico. Esta concepción es consustancial a la obra de los autores de la Revolución conservadora alemana, Gabriele d'Annunzio e incluso Charles Maurras. Cito a Giorgio Locchi: «La concepción suprahumanista del tiempo ya no es lineal, sino que afirma la tridimensionalidad del tiempo de la historia, tiempo indisolublemente ligado al espacio unidimensional que es la conciencia misma de todo ser humano. Este presente es tridimensional y sus tres dimensiones, dadas todas juntas del mismo modo que se dan juntas las tres dimensiones del espacio físico, son la actualidad, lo que ha llegado a ser y lo que está por venir. Esto puede parecer abstruso, pero es sólo porque hemos estado acostumbrados a un lenguaje diferente durante dos mil años. De hecho, el descubrimiento de la tridimensionalidad del tiempo, una vez hecho, resulta ser una especie de huevo de Colón. ¿Qué es en realidad la conciencia humana, como locus de un tiempo inmediatamente dado a cada uno de nosotros? En la dimensión del devenir personal, es la memoria, es decir, la presencia del pasado; en la dimensión de la actualidad, es la presencia de la mente en acción; en la dimensión del futuro, es la presencia del proyecto y de la meta perseguida, proyecto y meta que, almacenados y presentes en la mente, determinan la acción en curso».
La primera aportación de Giorgio Locchi consiste precisamente en poner de relieve este parentesco más allá de las fuertes especificidades de cada uno, esta visión común de la historia, esta manera de experimentar al hombre como ser históricamente libre, que constituye una novedad absoluta: «Lo que hasta ahora hemos llamado pasado, el pasado histórico, sólo existe de hecho a condición de que esté de algún modo presente en la conciencia. En sí mismo, como pasado, es insignificante, o más exactamente, ambiguo: puede significar cosas opuestas, tener valores opuestos: y es cada uno de nosotros, sobre la base de su «presente» personal, quien decide lo que debe significar en relación con el futuro previsto.
Del mismo modo, señala Locchi, los autores suprahumanistas «vinculan siempre la idea de “mito” a la de “revolución”, en el marco de una concepción de la historia en la que la linealidad del devenir histórico ya no es más que una apariencia, en la que el “origen” retorna en cada “presente”, nace de cada “presente” y se eleva desde cada “presente” hacia el futuro en un proyecto».
El suprahumanismo, tal y como lo define mi padre, no es, por lo tanto, una expresión o una tendencia entre muchas, sino la matriz común de todas las expresiones artísticas, literarias, culturales, políticas o metapolíticas encaminadas al renacimiento de nuestra civilización europea, siempre que se considere que ésta ha llegado al final de un ciclo y está condenada a «renacer o morir». Otra especie de definición, el término «suprahumanismo» ha sido elegido por Locchi en homenaje al mito zaratustriano de Friedrich Nietzsche.
ÉLÉMENTS: Esto está muy lejos del antiigualitarismo...
PIERLUIGI LOCCHI: Si todo suprahumanista está, por definición, en el campo opuesto a la tendencia igualitarista, todo antiigualitarista no pertenece necesariamente al campo superhumanista, ya que existe también un antiigualitarismo que pretende basarse en valores igualitarios simplemente invertidos, como el satanismo, por ejemplo.
Hay que señalar sobre todo que la aparición de la nueva corriente histórica suprahumanista ha permitido a la corriente igualitaria bimilenaria tomar conciencia de sí misma y de su unidad más allá de las diferencias de las corrientes religiosas, filosóficas y políticas que la componen. Esto explica el creciente número de alianzas «antinaturales» entre la Iglesia y los sindicatos comunistas, entre las oligarquías financieras y los movimientos anarquistas o revolucionarios «ecologistas», etc.
Queda la cuestión del transhumanismo. Independientemente de la proximidad léxica con el término suprahumanismo, que a veces ya crea confusión, lo que hace que la cuestión sea especialmente compleja es que hay partidarios y detractores del transhumanismo tanto en el campo igualitarista como en el suprahumanista, cada uno con su propia definición, favoreciendo tal o cual aspecto e ignorando otros.
Así que intentemos ver las cosas con más claridad.
También en este caso la obra de Giorgio Locchi es de gran ayuda, pero debo desplazar de nuevo el cursor y referirme en primer lugar esta vez a su descripción de las tres grandes etapas por las que ha pasado el hombre a lo largo de su historia y que corresponden a tres tipos de organización social. No es cuestión de entrar aquí en detalles sobre la hominización, la revolución neolítica y la revolución tecnológica contemporánea. Para las dos primeras en particular, les remito a la segunda parte del estudio sobre «Lévi-Strauss et l'anthropologie structurelle», también en Définitions. Sin embargo, hay una observación esencial que extraigo de él: allí donde el hombre transforma su entorno, se transforma a sí mismo. El primer hombre se creó a sí mismo utilizando la cultura para darse los medios de vivir a pesar de su condición biológica incompleta: mientras que los animales forman parte del entorno específico dado a cada especie, beneficiándose de instrucciones inscritas en su código genético, el hombre nace incompleto e indefenso, expuesto a la hostilidad del mundo. No tenemos pelaje para protegernos del frío, ni garras para defendernos, etc. En otras palabras, mientras que el animal lo ha recibido todo a través de su propia herencia y nace acabado, el hombre, además de su propia herencia biológica que lo deja incompleto, necesita un periodo de gestación extrauterina y luego un largo periodo de educación, para apropiarse de la herencia cultural, empezando por el lenguaje, que hará de él un hombre. Si, como mamífero incompleto, el hombre ha sobrevivido, es porque se ha forjado su propia cultura, es decir, las armas que le permiten crear su propio entorno, adaptado a sus necesidades en función de los objetivos que se fije. Evidentemente, estos objetivos pueden diferir de un tipo de hombre a otro y de una latitud a otra, pero una constante es común a este primer cazador-recolector: es a la vez sujeto y objeto de su propia domesticación.
ÉLÉMENTS: Tras la revolución neolítica...
PIERLUIGI LOCCHI: Las cosas cambiaron radicalmente con la revolución neolítica, cuando el hombre añadió una nueva cuerda a su arco: la domesticación de la naturaleza viva. La domesticación de la naturaleza viva implicó la sedentarización y la especialización y, por lo tanto, un cambio radical en la organización social. En una serie de ensayos breves, concisos y cristalinos, Locchi muestra cómo nuestros antepasados indoeuropeos afrontaron esta revolución, haciendo suyo este nuevo tipo de hombre, asumiendo esta división del hombre originalmente único en distintos tipos de hombre y resolviendo el problema mediante lazos comunitarios y la asunción de un destino común. Proyectaron así un panteón en el que los dioses, humanos y demasiado humanos, encarnaban el ideal de un mundo en el que el hombre se había vuelto múltiple, al tiempo que reflejaban en su trilogía funcional – Júpiter, Marte, Quirino, por decirlo en términos romanos – las tres funciones sociales (sacerdotal, guerrera y productiva) de la sociedad neolítica, que los indoeuropeos concebían como una comunidad de destino, elegida e incluso deseada con sus incertidumbres. La aceptación de este futuro, en el que el hombre dividido reencuentra su unidad original, es lo que llamamos el sentido trágico de la historia. Pero Locchi también muestra cómo, para otra parte de la humanidad, esta revolución es, por el contrario, una maldición, una pérdida amargamente lamentada de la unidad original del primer hombre, una unidad metafísica que debe ser recuperada. Para esta parte de la humanidad, la historia es sufrida, es la consecuencia de una transgresión, un mal que debe deshacerse para volver a conectar con la unidad, para redescubrir la unicidad del primer hombre. Esta otra humanidad se ve a sí misma idealmente como Una y lo expresa en el monoteísmo. Podemos ver aquí cómo, al volver a dibujar el cuadro de esta revolución anterior, ya nos vemos llevados a hablar del significado de la historia y de visiones opuestas de la historia.
Lo que nos lleva de nuevo al transhumanismo, que es quizás el símbolo más llamativo de la tercera gran etapa que el hombre acaba de alcanzar, la de la domesticación de la materia-energía y en la que el hombre se transforma una vez más transformando su entorno.
Por supuesto, tenemos que empezar por ponernos de acuerdo sobre el término. Puede entenderse (al menos) de dos maneras. O bien entendemos por transhumanismo todas las nuevas técnicas de apropiación, incluso del hombre mismo por el hombre, que la domesticación de la materia-energía hace ahora posibles – las biotecnologías, la manipulación genética, pero también la inteligencia artificial y las técnicas de influencia, por ejemplo – y en este caso el transhumanismo es un hecho objetivo, un concepto que permite resumir en una palabra el nuevo orden humano; o bien vemos el transhumanismo como los objetivos que algunas personas piensan que pueden alcanzarse utilizando estas nuevas técnicas y en este caso el transhumanismo se define en términos de los datos subjetivos propios de quienes lo consideran «inmoral», porque transgrede o incluso pretende abolir las leyes «naturales» y «eternas». La clave de la domesticación de la materia-energía es comprender que no tenemos más remedio que «vivir con» sus consecuencias y la clave del conflicto epocal entre tendencias opuestas es comprender que nos enfrentamos a la misma alternativa que durante la revolución neolítica: aceptar la transformación del hombre o rechazarla por nostalgia del estado anterior. Nuestros antepasados indoeuropeos aceptaron el reto y abrazaron esta transformación: esto es exactamente lo que pretenden hacer los suprahumanistas, enfrentados al desafío de la modernidad.
ÉLÉMENTS: ¿Qué puede encontrar un joven lector en los exigentes textos de Locchi?
PIERLUIGI LOCCHI: Recuerdo cómo, al leer estos textos, diversos elementos de mi visión del mundo, de mi modo de sentir las cosas, de mi análisis de los acontecimientos pasados y recientes encontraron una clave de interpretación que satisfizo tanto a mi intelecto como a mi corazón y cómo me permitieron estructurar mi pensamiento y guiar mis acciones a lo largo de mi vida.
Sólo puedo esperar que los jóvenes lectores experimenten la misma sensación de desvelamiento que yo experimenté, en mi caso, hace muchos años. Como me dijo un joven auditor del Instituto Iliad, el pensamiento de Locchi es «radicalmente moderno, de vanguardia y arma intelectualmente para cualquiera que lo haga suyo, sea cual sea su campo de talento: artístico, literario, cultural, político o metapolítico».
ÉLÉMENTS: Giorgio Locchi ha desarrollado la idea de «interregno», una fase de transición en nuestra historia. ¿Qué significa esto?
PIERLUIGI LOCCHI: Como se ha dicho, asistimos a la aparición de un tercer hombre, aún más especializado y dividido socialmente y, por lo tanto, desde nuestro punto de vista europeo, aún más obligado, so pena de desaparición pura y simple, a encontrar su unidad, su realización en una comunidad de destino fundada en un nuevo origen, al igual que hubo un nuevo origen para el segundo hombre, un nuevo origen expresado con Homero, con la tragedia griega, la Edda germánica, la mitología indoeuropea en sus diversas formas...
Este nuevo origen reivindica naturalmente la continuidad, la apropiación de nuestra herencia europea, pero también nos exige ir más allá. Este nuevo origen – y la enseñanza locchiana adquiere aquí todo su sentido – aparece bajo la forma de un nuevo mito. Y así como las obras de Homero, de la Edda o del Rig-Veda encarnan la cosmovisión europea del Segundo Hombre, el mito suprahumanista, representado por Richard Wagner y formulado por Friedrich Nietzsche, encarna la cosmovisión del Tercer Hombre europeo. Este es el tema del segundo libro publicado por el Instituto Iliad, Wagner, Nietzsche y el mito suprahumanista.
ÉLÉMENTS: El Interregno que hoy vivimos corresponde al periodo en que se enfrentan las dos tendencias epocales mencionadas, sin que una u otra hayan prevalecido realmente...
PIERLUIGI LOCCHI: El interregno durará mientras no se resuelva este conflicto entre la tendencia igualitaria, ciertamente mayoritaria pero tambaleante, y la tendencia suprahumanista, minoritaria pero más decidida que nunca. También podría decirse que el interregno durará mientras los partidarios de una respuesta europea a los retos de la modernidad se enfrenten a los mismos que utilizan las técnicas transhumanistas para hacer retroceder a los pueblos a un estadio comparable al de la especie, encerrándolos en un eterno presente materialista y hedonista que no es otra cosa que el fin o el final de la historia. El interregno sólo cesará en caso de victoria total de la corriente suprahumanista o la erradicación completa de sus representantes.
A diferencia de Dominique Venner que, aunque no sabía cuándo ocurriría, no dudaba de que los europeos despertarían, Giorgio Locchi no se pronuncia sobre un desenlace final y se limitó a señalar que la elección siempre es posible mientras haya personas que lleven dentro el mito suprahumanista. Ahí está en la misma longitud de onda que Nietzsche, que nos dio una primera visión de este interregno al describir al hombre como el puente tendido entre la Bestia – el último hombre – y el Superhombre.
ÉLÉMENTS: Dado que una de las dos obras es una recopilación de definiciones, ¿hay alguna cita que pueda resumir o presentar a Locchi?
PIERLUIGI LOCCHI: Sólo uno parece difícil de encontrar. Por eso me atrevo a remitirles al excelente portal Citatio del Instituto de la Ilíada, que está recopilando los pasajes más emblemáticos de la obra de mi padre para añadirlos a los que ya están allí.
ÉLÉMENTS: A pesar de su mutuo afecto, Nietzsche escribió un panfleto contra Wagner, ¿no es problemático presentarlos a ambos como los padres del suprahumanismo?
PIERLUIGI LOCCHI: Sobre el valor de estos panfletos – El caso Wagner, Nietzsche contra Wagner – le remito al capítulo entero que Locchi dedica al «caso Nietzsche», que ofrece una respuesta detallada, e incluso «definitiva» según Paolo Isotta, el musicólogo italiano que escribió el epílogo titulado La Musique, Le Temps, le Mythe, a su pregunta, mientras que Stefan George, por ejemplo (a quien la Iliad dedicó recientemente un estudio en su colección «Larga memoria»), lo resume más bien secamente: «Sin Wagner, no habría Nacimiento de la tragedia; sin el despertar provocado por Wagner, no habría Nietzsche [...]. El caso Wagner es en realidad el propio caso Nietzsche.
Me limitaré aquí a citar dos extractos de este capítulo: «Nietzsche elaboró la estructura del mito suprahumanista en términos filosóficos y, por medio de un nuevo lenguaje, dio las primeras pruebas de las implicaciones de este mito. Pero este mito ya existía, representado por y en el drama wagneriano: Nietzsche no hizo otra cosa que darle un «nombre» y una formulación «filosófica». Y más adelante: «El hecho de que Wagner y Nietzsche, uno por la representación, el otro por la formulación de un mito idéntico, creen el «campo mítico» del suprahumanismo y lo inserten concretamente en la historia, no significa, además, que por debajo de la respectiva representación y formulación del mismo mito no tengan «reflexiones» divergentes sobre la retrospectiva abierta por el mito y, en consecuencia, sobre la estrategia con la que perseguir la «meta» de la tendencia suprahumanista».
ÉLÉMENTS: En el debate actual sobre las nociones de Occidente y Europa, ¿qué lugar puede ocupar el pensamiento de Giorgio Locchi?
PIERLUIGI LOCCHI: Antes me ha pedido una cita, así que le daré una como preludio a mi respuesta otra cta: «Europa sólo existe, y sólo es posible, cuando deja de ser el Occidente del mundo. Mientras los europeos no renuncien a esta lógica, cualquier proyecto político tendrá el efecto de clavarlos en el destino histórico que surgió de Yalta». Así lo afirma Locchi en la última de las doce Definiciones del libro recientemente publicado, que, siguiendo el ejemplo de la primera edición italiana de las Definizioni, se titula: «Europa no es un legado, sino una misión futura». Si nos fijamos bien, todo el debate actual sobre las nociones de Occidente y Europa puede resolverse adoptando esta perspectiva, que no es otra, una vez más, que la de Nietzsche, para quien Europa es «Land der Kinder», la tierra de los hijos y no de los padres, y la de Heidegger, cuando reclama el «nuevo comienzo» de Europa (por ejemplo, en su primera conferencia del ciclo Introducción a la Metafísica).
Una vez más, la distinción entre la visión esférica de la historia propia de los suprahumanistas y la visión lineal, parabólica, propia de los igualitaristas, nos permite comprender mejor la distinción entre una Europa que no es heredada, sino que es misión-futuro y una Europa-Occidente condenada a desaparecer o a triunfar en la aniquilación de nuestra civilización.
El hecho es que sigue habiendo un debate entre Europa y Occidente en el campo suprahumanista: esto se debe sobre todo a razones semánticas y, en general, a la falta de un medio de expresión preciso, porque sigue habiendo muchos que sienten las cosas de forma suprahumanista, pero siguen siendo prisioneros de un vocabulario y de unos términos que espero que el pensamiento de Locchi permita comprender hasta qué punto pertenecen a la tendencia opuesta. En su estudio «Historia y destino», el segundo de Definiciones, Locchi habla de un «Occidente moderno esquizofrénico», sobre todo un «Occidente judeocristiano que ha llegado a verse a sí mismo como tal», donde «sólo pequeñas minorías, dispersas aquí y allá, miran con nostalgia los logros de sus antepasados más antiguos [...] y sueñan con resucitarlos», al tiempo que nos recuerdan que ese retorno “no puede producirse nunca (no se puede traer de vuelta a los griegos)”, pero [...] puede convertirse en una regeneración de la historia». Y la regeneración de la historia significa regeneración de Europa, desvinculada, por lo tanto, de un «Occidente» que ahora es ambiguo y sobre todo enemigo.
En efecto, el Occidente con el que sin duda Europa ha podido identificarse en el pasado, y al que se refieren la mayoría de los dirigentes actuales de las naciones europeas, se ha vuelto hoy igualitario y parece apuntar sobre todo a la instauración de un nuevo orden mundial nivelador y populista. En la perspectiva locchiana, Europa se opone a este Occidente igualitario, que ya no tiene nada que ver con la Europa que esperan y por la que rezan los suprahumanistas (y es interesante observar que cada vez más, e incluso en el seno de la Unión Europea, surge una corriente que, en nombre de la soberanía europea, se opone a la visión dominante que pretende englobar a Europa en la esfera de influencia de Estados Unidos, percibido con razón como el nuevo centro de Occidente).
ÉLÉMENTS: ¿Cómo aplicar el marco de lectura locchiana en 2022?
PIERLUIGI LOCCHI: Creo que ya he dado varios ejemplos, el último hace un momento. Resumiendo, diría que con Locchi, cualquier luchador por un nuevo renacimiento europeo dispone de una valiosa brújula con la que distinguir, más allá de las apariencias de un conflicto epocal importante y complejo, lo que es competencia de su propia tendencia suprahumanista y lo que es competencia de la tendencia igualitaria opuesta.
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Dancing with the Stars
Chapter 4 : Burlesque
The performance from last time had definitely left a lasting impression. Until then, they had been the duo that everyone loved and hoped to see more of, wanting to see them as more than just co-stars, as after their Paso Doble, people went wild on social media. In the meantime, they had also participated in Disney-themed night, and while Donna had chosen to mix rock’n’roll and contemporary dance, the performance was highly praised, as usual. Donna, being a Broadway veteran, found incorporating acting into the dance a real pleasure, though it was a bit more challenging for Harvey. While people liked their dance, it was mainly the costumes and the theme they had chosen that sparked reactions: The Little Mermaid. Harvey wore a simple white shirt, slightly unbuttoned, and black pants, while Donna made quite an entrance in a blue dress with a black corset that highlighted her thin waist and a large bow in her long red hair, referencing the boat scene from the movie. The duo quickly became known as the « royal couple », a nod to their chosen theme. Since then, barely had the performance ended on Friday night than Harvey and Donna found themselves back at the studio on Monday morning — the guy filled with excitement at the thought of seeing the fiery redhead again, and Donna anxious about the week's theme. As soon as they arrived, they waited for the cameras to roll, playing along and announcing the theme with dramatic flair before the crew left them to rehearse. With everyone gone, the young athlete approached his partner, noticing the slight stress on her face.
« Are you alright? »
« Of course, why do you ask? »
« I don’t know, you seem a bit.. distracted »
« Oh, it’s just that I have a lot on my mind »
« Is it about this week’s theme? »
« Yeah »
« What’s going on? »
« How can I explain that. Burlesque is actually quite complicated »
As she whispered, running her hands through her red locks, she could feel Harvey’s gaze on her and decided to look up at him as he smiled.
« What do you mean? »
« It’s all about the tease »
« Oh »
For a few seconds, neither of them said anything. Seeing Harvey looking a bit lost, Donna straightened up and shifted into her professional posture. She then began to explain what burlesque was, taking advantage of the moment to give a brief theoretical lesson, and as she spoke, she subtly hinted to the footballer that the dance they had done two weeks ago was nothing compared to what they were about to face.
« Burlesque is not just a dance. It’s about acting, moving, timing. You have to catch the audience’s attention, making them want more without showing too much. It’s about finding the perfect balance between teasing and being secretive. Got it? »
« I think so »
« Paso Doble was more about passion and some kind of power too, but right now, it’s more… subtle? You need to be less blunt, less fast, while still keeping a certain passion »
« I see, yes »
« Before, we were more focused on figures, lifts, and coordination, but now, you'll need to use more of your charm »
« My charm? Oh, please, you couldn’t have picked better. Plus, with you and me together, we’ll charm everyone. Have you seen how crazy they are for us on social media? Let me tell you, this dance is going to steal the fucking show » snorted Harvey.
« Let's get to work then » chuckled Donna.
If Harvey was convinced that nothing could be worse than the Paso Doble, the moment he saw the redhead positioning a chair in the middle of the room, he swallowed hard, realizing that this was going to be anything but cool.
« Sit down »
At that moment, he sat down, staring at her like an idiot, his eyes wide open and already sweating bullets. She positioned herself behind him, explaining that they would both start with solos, before placing her hands on his muscular shoulders, gently pressing her fingertips into his skin. She then counted softly to eight to set the tempo, all while showing him the upper body movements as he was still sitting. Without warning, she moved to the side, only to find herself a split second later straddling him, both of them face to face, their chests almost touching as she continued to count, indicating the rhythm of the dance. Harvey swallowed hard as his gaze got lost in her hazel-green eyes.
« Wrap your arms around my lower back and hold me tight »
Without a word, he complied, and as she threw herself backward, Harvey felt her back arch against his forearms as he took a few seconds to admire the way her ribs showed between her leggings and her bra before he heard her murmur.
« Pull me against you. Hard »
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Another Girl - The Beatles
Paul McCartney escribió esto durante unas vacaciones de 10 días en Túnez. “Another Girl” se destaca como una de las canciones más prototípicas de la fórmula inicial de los Beatles. Aquí tenemos la “tonta canción de amor” de Paul, un tempo alegre, fragmentos de escala descendente, rango de tono limitado en la guitarra y voz principal de doble pista. McCartney podría producirlos todo el día como…
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La contracrónica de la jornada NBA: Embiid, en modo MVP, los Clippers vencen en Dallas, Chicago pasa por encima de los Lakers... JAVIER MOLERO Se acerca el final del año, y los equipos comienzan a coger ritmo para el tramo más importante de la temporada. Repasamos lo más importante de la noche en la NBA, con Embiid como protagonista ante el mejor equipo de la liga, el cambio de dinámica de los Bulls, el nivel de los Clippers y la victoria contundente de Boston en Sacramento. Nadie para a Embiid. El actual MVP de la NBA está encadenando semanas a un nivel estratosférico. Es cierto que los rivales no han sido complicados pero, para callar bocas, anoche se salió ante el mejor equipo de toda la liga. 51 puntos y 12 rebotes frente a los Minnesota Timberwolves. Apenas le importó la influencia de Gobert o el entramado defensivo de los de Minneapolis, destacados hasta el momento por ser una trituradora en canasta propia. Hizo lo que quiso en todo momento. Letal desde la media distancia y cerca del aro, tuvo facilidad para sacar tiros libres (17/18) en la victoria importante de los Sixers sobre los Timberwolves (127-113). Embiid machaca frente a la defensa de los TimberwolvesMatt SlocumLAPRESSE De muy poco sirvieron los 27 puntos de un Edwards inspirado, pero que no dio con la tecla para hacer más daño a la defensa de Philadelphia. Towns (23), le ayudó. Pero la sombra del MVP es más larga de lo que creían. ¿Es hora de temer a los Clippers? Novena victoria seguida de los angelinos (17-10), y las sensaciones son mejores que nunca. Kawhi Leonard lidera un equipo muy diferente al de hace un par de meses. Todos cumplen su función a la perfección, ninguna estrella está por encima de otra. Y, cuando todas las piezas encajan, asustan. Nuevo triunfo para los de Lue. Vencen en Dallas (111-120) gracias a un espectacular Leonard (30 puntos), un generoso Harden (17 puntos, 11 asistencias) y un gran Powell desde el banquillo (21). Doncic firmó un buen triple-doble (28+10+10), pero estuvo muy solo en los momentos decisivos. Estos Bulls son otros. Chicago confirma el cambio y vence con facilidad a unos Lakers (124-108) superados en todo momento. Desde la baja de LaVine, todo es alegría. 7 victorias en los últimos 10 partidos (12-17), y con la esperanza de haber encontrado brotes verdes en una temporada que parecía perdida. Los Bulls, la gran sorpresa de este mes de diciembreNam Y. HuhLAPRESSE DeRozan, ejerciendo de líder (27 puntos, 7 rebotes, 9 asistencias), llevando el tempo del partido junto a un Coby White (17 puntos) que es otro desde que se lesionó LaVine. Estamos viendo la mejor cara del base de los Bulls. Jokic, a lo suyo. Denver quiere quitarse las dudas de encima. Los actuales campeones no están mostrando la solidez de la temporada pasada, esa sinergia que les hacía prácticamente invencibles. La dependencia de Jokic vuelve a ser extrema. El serbio salvó los muebles en Toronto en una victoria de mérito de los Nuggets. 31 puntos, 15 rebotes y 6 asistencias fueron suficientes para vencer a los Raptors. Continúa a un nivel imparable. Es hora de ver lo que le acompaña el equipo. Miami asciende en el Este. El derbi de Florida (106-115) se lo llevaron los Heat. Los de Spoelstra firmaron un segundo cuarto espectacular frente a Orlando (26-43) para dar un golpe en la mesa. Por algo son los actuales subcampeones. Por algo han sido uno de los equipos a temer en el Este tantas temporadas. Herro, fundamental con 28 puntos en la ausencia de Jimmy Butler. Miami coge ritmo y asciende en el EsteKevin KolczynskiLAPRESSE Los Celtics también ganan sin Tatum. Tras el tropiezo ante Golden State en uno de los partidos de la temporada, Boston asalta una de las pistas más difíciles de toda la NBA. Victoria de mucho mérito en Sacramento (119-144), demostrando una vez más que son un auténtico rodillo. Sin Tatum, Brown y White dieron el paso al frente. El estado de forma del segundo está siendo soberbio. 28 puntos para cada uno.
Holiday ayudó con 21, Porzingis con 24 y Pritchard desde el banquillo con 20. Una apisonadora. Cavaliers 124 - 116 Jazz Pacers 144 - 113 Hornets Magic 106 - 115 Heat Sixers 127 - 113 Timberwolves Nets 102 - 121 Knicks Raptors 104 - 113 Nuggets Bulls 124 - 108 Lakers Rockets 127 - 134 Hawks Mavericks 111 - 120 Clippers Kings 119 - 144 Celtics Para recibir en tu celular esta y otras informaciones, únete a nuestras redes sociales, síguenos en Instagram, Twitter y Facebook como @DiarioElPepazo El Pepazo/Marca
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Paso doble della Juventus con il Newcastle per il mercato
JAVI GUERRA, JUVE LONTANA, CI SONO LE BIG DELLA PREMIER Javi Guerra è da tempo oggetto di interesse da parte di diversi club della Premier League, tra cui il Newcastle United, che sta preparando un’offerta nella finestra di trasferimento invernale, che si aprirà il 1° gennaio. Guerra, che ha un contratto con… JUVENTUS.COM – SAMPDORIA-JUVENTUS PRIMAVERA, DOVE VEDERLA La Juventus, sul proprio sito…
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VIRGINIA MAESTRO..que DETALLAZO sería q COLECTIVO PANAMERA [en referencia a la carrera de resistencia PANAMERICANA donde en suelo AZTECA supero un PORSCHE SPIDER los 200 KM/HR x lo q crearon el PORSCHE PANAMERA y q me recuerda a q vi salir del actual estadio de atleti en la semana de su inauguración o sustituyendo al del MANZANA+eRES a "CAMINERO" cuando era director deportivo de ATLETI y el cual fue ENCAUSADO x Blanqueo de DINERO del NARCOTRAFICO..de hecho iba corriendo y se paro en el SEMAFORO a la Avda LUIS ARAGONES o el mercenario q prefirió fichar x un equipo TURCO donde FRACASO a cambio de muchos millones y dejar la selección española campeona de Europa'08 y con vistas al MUNDIAL de 2010 q ganaron con otro seleccionador como DEL BOSQUE q vino a verme a hacer la prueba o partidillo en REAL MADRID al ser amigo de la infancia en Salamanca de MARCIANO MARTIN o padre de mi amigo DANI MARTIN al q seleccionaron y a mi me dejaron la 1era parte en banquillo y en la 2da marque 2 goles , uno de CABEZA y otro de TIJERA..y no me seleccionaron..y al final a DANI MARTIN =EL CANTO DEL LOCO..le rompi la cara en la piscina de la urbanización.. ]..o NACHO TABUADA [novio de Sara CARBONERO.. q x cierto..todas sus parejas conocidas me son significativas o reveladoras incluso el ex_MISTER ESPAÑA presentador de la RULETA DE LA SUERTE Jorge FERNANDEZ]..te devolviera hoy en RIO BABEL la invitación que le hiciste para cantar EL RELOJ [tu nueva versión y single] en el BUHO REAL en 2022 [Creo q tiraste de todo tu ARSENAL ante mi "ACOSO APOCALIPTICO" sobre lo q dijiste q TODOS TENEMOS ALGO Q LIDIAR cuando no fuiste al TEMPO CLUB invitada x MELODY MAKERS en dic 2021 x supuesta indisposición tras el día antes haber estado en los cines PAZ en barrio de TRAFALGAR]..o NACHO MUR q actúa hoy también con la M.O.D.A. [Maravillosa Orquesta Del Alcohol] q se lanzaron con cd QUIEN NOS VA A SALVAR [q cierra NEW ORLEANS=sumergida en agosto 2005]..autores también del cd SALVAVIDA y el EP NI UN MINUTO MAS [7.47] grabado con ALBINI productor del cd IN UTERO d nIrVANa asi del cd FELPA de españoles DOBLE CAPA [=papel higienico] a los q vi junto a MATA MATA q presentaban cd SOMOS UN DESASTRE en sala SIROCO en mayo 2023....q fue tu guitarrista con el q p.e. fue un PLACER PURO METERSE EN LA CAMA tras tocar con él [no dejas claro si también te toco algo en la cama aunque lo q tengo claro es q no sería puro jaja] o con el q fuiste al CENTRO ANDALUZ DE ARTE CONTEMPORANEO o Monasterio de SANTA MARIA de las CUEVAS en cuyo patio PADRENUESTRO..esta la pintada de MONEY HAVING SEX de Jessica DIAMONDS con dibujo del Cigarrillo POST_COITAL q a lo mejor te fumaste con Nacho MUR q sustituyó como guitarrista la Transexual LUKA KRANKY antes ISA KRANKY cuando tocaba para ti como hizo con CRIS MENDEZ [presentando la canción VIDA contra el CANCER en el palco del BERNABEU para luego ser telonera y músico de DANI MARTIN del CANTO DEL LOCO y hacer la gira LA VERDAD sobre su cd QUE HAY DE MALO EN DISFRUTARLO] y de PATRICIA LAZARO autora de cd GLORIA PELEA..x lo q me pregunto si también fue un PLACER PURO tocar con ISA O LUKA KRANKY jaja
..y todo esto englobado en q el cabeza de CARTEL es JAMIROQUAI autor del DEBUT cd EMERGENCIA EN EL PLANETA TIERRA y cuyo ultimo cd es AUTO_MATON cuyo video homonimo es POST_APOCALIPTICO así como tiene x éxito BAD GIRLS
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EL TRAP ARGENTINO
Argentina es uno de los países con más éxito de este género musical en toda Latinoamérica. Sus cantantes han colaborado con varios artistas internacionales y han llegado a cantar en la televisión estadounidense.
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¿Qué es el Trap Argentino?
El Trap Argentino es un género, que mezcla la música electrónica con ritmos como el reggae y el rap, es muy popular en redes sociales y tiendas digitales, superando por millones a superestrellas de la música inglesa y argentina.
¿Cómo surgió?
Para entender los orígenes del trap argentino, hay que entender qué es El Quinto Escalón, una competencia de freestyle que se realiza en el Parque Rivadavia, cerca de Cabalito, en Buenos Aires, y que eventualmente se convirtió en la competencia más importante de Sudamérica. El Quinto Escalón fue el semillero de algunos de los traperos más reconocidos como Duki, Neo Pistea, YSY A, Acru, Wolf o Wos.
¿Quiénes lo fundaron?
Estas batallas de rap tuvieron lugar entre 2012 y 2017, con entrada gratuita y domingo de por medio. YSY A y el presentador y músico Muphasa MC fueron los fundadores de este evento que tuvo su última fecha masiva en el Microestadio de Malvinas Argentinas.
8 Artistas mas conocidos del Trap Argentino
1-Duki
Mauro Ezequiel Lombardo Quiroga, conocido como Duki, nació en el porteño barrio de Almagro. Comenzó a ser reconocido por sus participaciones en El Quinto Escalón, espacialmente cuando ganó en 2016.
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2-Lit Killah
Mauro Román Monzón Herrera, conocido como LIT Killah, es de González Catán. A los 16 años, participó de El Quinto Escalón pero fue en Campito Free (en Ramos Mejía) donde se destacó al coronarse campeón. Su desempeño en diferentes batallas de freestyle se caracterizó por la rapidez en la improvisación de sus rimas y su doble tempo.
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3-Trueno
Mateo Palacios Corazzina, Trueno, es un rapero, cantante y freestyler argentino nacido en La Boca, CABA. Empezó a rapear a los siete años y ya de adolescente participó en varias batallas de freestyle, tanto nacionales como internacionales. Fue muy reconocido en 2019 por su freestyle y su session con Bizarrap, y al ser campeón de la FMS Argentina y la Red Bull Batalla de Gallos.
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4-Nicki Nicole
Nicole Denise Cucco, mejor conocida como Nicki Nicole, nació en Rosario y saltó a la fama por su sencillo “Wapo Traketero” en 2019, que logró millones de reproducciones en YouTube en poco tiempo, este le permitió entrar en la lista de Argentina Hot 100 de Billboard
Desde hace unos años está en pareja con el trapero Trueno, con quien han hecho temas.
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5-Paulo Londra
Paulo Ezequiel Londra Farías es uno de los artistas urbanos argentinos más famosos. Tras dos años de silencio musical por conflictos legales, el cordobés volvió a todo ritmo con el lanzamiento de dos canciones: “Plan A” y “Chance”, ambas con videoclips como adelantos de lo que será su próximo disco.
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6-YSY A
Alejo Nahuel Acosta, conocido como YSY A, es un músico urbano, productor y diseñador de Buenos Aires. Fue uno de los fundadores de El Quinto Escalón a sus 13 años, junto con el músico y presentador Muphasa MC. Cuando la competencia llegó a su fin, decidió lanzar su carrera musical.
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7-Bizarrap
Gonzalo Julián Conde, conocido mudialmente como Bizarrap, famoso por sus freestyles y sus sessions con artistas argentinos/as, pero también con extranjeros como Nicky Jam o Residente, que produjo tanta polémica. Sus sessions se han vuelto un ícono y han generado muchas sensaciones entre los fanáticos.
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8-Wos
Valentín Olivia, conocido como Wos, es hijo de músicos y nació en la Ciudad de Buenos Aires. Fue reconocido al convertirse en campeón cuatro veces de El Quinto Escalón y subcampeón en tantas otras ocasiones. Ganó otras competencias, como la FMS Argentina y la internacional Red Bull Batalla de los Gallos en 2018.
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TOP 5 Canciones mas escuchadas en el mundo del Trap Argentino
1-Adan y Eva-Paulo Londra con 1130 M de visitas
2-Tal vez-Paulo Londra con 958 M de visitas
3-Pa mi Remix Dalex (Sech, Rafa Pabön, Cazzu, Feid, Khea and Lenny Tavárez) 605 M de visitas
4-Qué Más Pues? J Balvin (ft Maria Becerra) con 557 M de visitas
5-Bzrp Music sessions (Quevedo) 317 M de visitas
Referencia Bibliografica:
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Hit me up with some more headcanons for the boys and Lord D please! You writing is so good! 😫♡
I am nothing but a slave to head cannons. Feel free to agree or disagree with any of these. And jsahkdhasdh Thank you that's very kind of you to say🥺
I have a personal head cannon that House Dimitrescu used to hold grand balls in it’s glory days, distinguished people from all around would gather to partake in the occasion, whatever that may be. As such, the Lord had to know how to present himself and mingle with the fine company.
While he possesses a mass arsenal of ballroom dancing, he has a specialty in one. That being: The Tango. What can he say? It’s fast paced and entertaining. He enjoys the attention it gathers from all watchers, the audience hanging on the edge of their seat as him and his dance partner perform elegantly. Though he is unsure if he would ever be able to recreate those memories, as he might have outgrown his dance partners drastically.
He has since attempted to teach his sons how to dance as well. And though they may have had difficulty picking it up at first, they soon found their dancing feet, and even found their own dances that they enjoy.
Belmont has an affinity for the Foxtrot. Though he may be the most serious of the trio, it does not mean he can’t have a little fun. The Foxtrot is diverse as it changes between a slow and fast tempo. It keeps both him and his dance partner on their feet. It will ensure that all who watch will be entertained by the performance.
Cassandros finds the Paso Doble to be extremely fun. It’s high energy, dramatic, and reminiscent of the chase. The dance itself is inspired by the movements of Spanish bullfighting. He adores strutting around the ballroom, twirling around, and showing off. Just be careful if you decide to dance with him, he may purposefully stand on your toes for fun.
Daniel favours the Waltz. The romantic undertone, the slow but precise movements, it’s enough to make anyone's heart skip a beat just thinking about it. Mostly, he likes being near his dance partner, being able to admire them up close and truly take in their beauty as he waltz's them around the room.
Also I was watching a lot of dance videos for reference and I think I’ve selected some that match them (Yes these are all from Strictly Come Dancing, my go-to to all things ballroom related)
Dimitrescu’s dance.
Belmont's dance.
Cassandros dance.
Daniels dance.
#mod answers#lord dimitrescu#belmont dimitrescu#cassandros dimitrescu#daniel dimitrescu#re8 head cannons#This is probably not at all what you asked for but I had strictly on the mind#I've been watching dance videos for two hours hELP#would anyone trust them enough to dance wit them?#find out if you'll survive
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SOLEDAD
I
Desde este cejo solitario miro pasar enjambre de oro, negra tropa; sobre la frente al aura de un suspiro zumban los hilos trémulos de cobre.
Sobre la frente reverbera un eco de pensares alegres o angustiosos; pasa la sombra de la tropa negra, pasa la sombra del enjambre de oro.
II
Son urbes que conversan entre sí, urbes perdidas en cerúleo éter; alborotadas por vibrante grita, férreas ruedas, clamorosos dobles.
Allá va gente cansada, sin sosiego, faltos de tiempo, a quienes el amor llega de lejos, quizá el odio. Acá, eco de moscas baila en polvareda.
III
Conversan desde azules lejanías, días de bochorno, en las hialinas tardes; y tienen gritos mudos de esperanza y de dolor, y rezos y gemidos...
Aquí, zumbido. Sólo caballetas que zurren entre la amarilla grama; bailan al sol las moscas de la fruta; bajo una mariposa tiembla un tallo.
*
SOLITUDINE
I
Da questo greppo solitario io miro passare un nero stormo, un aureo sciame; mentre sul capo al soffio di un sospiro ronzano i fili tremuli di rame.
È sul mio capo un’eco di pensiero lunga, né so se gioia o se martoro; e passa l’ombra dello stormo nero, e passa l’ombra dello sciame d’oro.
II
Sono città che parlano tra loro, città nell’aria cerula lontane; tumultuanti d’un vocìo sonoro, di rote ferree e querule campane.
Là, genti vanno irrequïete e stanche, cui falla il tempo, cui l’amore avanza per lungi, e l’odio. Qui, quell’eco ed anche quel polverio di ditteri, che danza.
III
Parlano dall’azzurra lontananza nei giorni afosi, nelle vitree sere; e sono mute grida di speranza e di dolore, e gemiti e preghiere…
Qui quel ronzìo. Le cavallette sole stridono in mezzo alla gramigna gialla; i moscerini danzano nel sole; trema uno stelo sotto una farfalla.
Giovanni Pascoli
di-versión©ochoislas
#Giovanni Pascoli#literatura italiana#poesía decadentista#soledad#urbe#telégrafo#di-versiones©ochoislas
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Franco Milanesi: “La revolución conservadora se basa en la revolución contra el capitalismo y la forma humana burguesa en nombre de las raíces comunitarias de la tradición nacional y el hombre”
Por Eren Yeşilyurt
Traducción de Juan Gabriel Caro Rivera
Tuvimos una agradable entrevista introductoria con Franco Milanesi sobre la filosofía política, la historia y especialmente las ideas de Ernst Niekisch. Tocamos muchos temas, entre ellos cómo Niekisch combinó los conceptos de revolución conservadora y nacional-bolchevismo y su relación con Ernst Jünger.
¿Podría presentarse brevemente?
Nací en Turín el 5 de julio de 1956 y me licencié en la Universidad de Turín con una tesis sobre la disidencia en el Pcd'I. Enseñé en Pinerolo y en 2010 me doctoré en la Universidad de Turín. En 2014 obtuve un segundo doctorado en la Universidad de Génova. Publico artículos en diversas revistas. En 2008 publiqué Dietro la lavagna (Detrás de la pizarra), basado en mi experiencia escolar, y en 2010 salió Militanti per Punto Rosso. En 2011 publiqué Ribelli e borghesi. Nazionalbolscevismo e rivoluzione conservatrice en Aracne y más tarde Nel Novecento con Mimesis, obra dedicada a la trayectoria política de Mario Tronti. En 2022 se publicó Il tempo inquieto. Per un uso politico della temporalità con Ombre corte. Escribí el prefacio de Il regno dei demoni. Una fatalità tedesca de Ernst Niekisch en 2018 para NovaEuropa. Participo como ponente en conferencias y encuentros públicos en varias ciudades italianas. Fui secretario de Rifondazione Comunista en el círculo de Pinerolo y también realicé trabajos administrativos en la misma ciudad.
Ernst Niekisch ocupa una posición única dentro de la Revolución Conservadora como nacional-bolchevique. ¿Cuáles son las ideas centrales de Niekisch? ¿Cómo consiguió compaginar su condición de revolucionario conservador con el nacional-bolchevismo?
La filosofía política de Niekisch está estrechamente ligada a su antropología política. De hecho, es la Gestalt burguesa el centro teórico de su obra. Esta Figur se ha impuesto en la modernidad y es la que «gobierna» la dinámica capitalista. La crítica del capital se convierte en una crítica del «tipo de hombre» que lo encarna y propaga. El burgués reúne dos características: individualismo propietario y universalismo. Frente al primero Niekisch afirma la instancia comunitaria y socialista. El sujeto individual sólo encuentra su «sentido» dentro de la comunidad social, una comunidad de iguales en la que el Estado es la institución concreta que realiza y promueve el socialismo. Sin embargo, esta sociedad necesita una identidad y el elemento nacional tiene esta función. Esta es la doble raíz de su obra: nacionalista (antiuniversalista) y bolchevique (anticapitalista). La revolución conservadora se apoya en ideas similares. Revolución contra el capital y el hombre burgués. Preservación y reactivación de la tradición nacional y de las raíces comunitarias de lo humano.
¿Puede explicar a qué se refiere con oponerse al hombre burgués?
La forma burguesa (Gestalt) es un modo de ser de lo humano que podemos considerar abstractamente. Precisamente, como forma. El burgués pone en el centro de su existencia la seguridad personal, el decoro, el dinero, la familia, el individuo. Todo ello se opone a las características igualmente universales que encarna el espíritu prusiano: sacrificio, espíritu militar, sentido de comunidad. Para Niekisch, el proletario surgido en el mundo soviético, homo sovieticus, encarna parte de estos caracteres, los cuales están presentes no sólo en los prusianos, sino también en los eslavos.
¿Cuál era la postura de Niekisch ante los nacionalsocialistas? ¿Cómo chocó con la ideología nazi y cómo influyó este choque en su vida política?
El choque con el nazismo fue durísimo. Niekisch ya había pasado dos años en prisión tras su experiencia en la República Soviética de Baviera. Aunque en un principio se interesó por la experiencia de los hermanos Strasser, ya en 1932 publicó una de sus obras más significativas, Hitler, un destino alemán (Hitler, ein deutsches Verhängnis), un texto histórico-teórico en el que atacaba al nacionalsocialismo como expresión del espíritu sureño, burgués y católico. La victoria del nazismo supondría la plena latinización del espíritu alemán y el triunfo de los «valores» mercantiles del capitalismo. Los nazis lanzaron una violenta campaña contra el libro. En enero de 1939 un tribunal especial condenó a Niekisch a cadena perpetua, confiscación de todos sus bienes y prohibiéndole ejercer sus derechos civiles. Es liberado, casi completamente ciego y paralítico, por el Ejército Rojo el 27 de abril de 1945.
¿Qué significa la «latinización del alemán»?
Latinización significa, precisamente, rendición a los valores «del Sur», en particular a los valores católicos, que, para Niekisch, son los mismos que los de las sociedades mercantiles dominadas por el testaferro burgués.
¿Qué tipo de estructura geopolítica preveía Ernst Niekisch al proponer una alianza entre la Unión Soviética y Alemania? ¿Qué papel desempeñaban los conceptos euroasiáticos en esta estructura?
Europa del Este es para Niekisch el dique a la deriva «americana» de Occidente. Oriente significa bolchevismo. Como siempre, también interpreta el fenómeno político desde un punto de vista antropológico. El bolchevismo introdujo en el escenario de la historia una figura dominante: la del militante comunista. Una minoría que fue capaz de decidir, imponer y aplicar una política en la que el Estado, la clase dominante y las masas están literalmente unificadas, es decir, unificadas totalmente. La revolución bolchevique hizo realidad el mismo carácter eslavo, esencialmente colectivista, antiindividualista y militar. Estos son los caracteres que en una fusión ideal Este-Oeste, es decir, en la bolchevización de Occidente y Alemania, podrán detener la deriva burguesa y materialista de Occidente. La lectura que Niekisch hace de la historia está siempre impregnada de elementos metafísicos y espirituales. De ahí también su crítica al marxismo, que, por el contrario, reduce la historia a un conflicto económico y material.
¿Cuáles son los elementos metafísicos y espirituales en la interpretación que Niekisch hace de la historia? ¿Cómo los utiliza?
Los agudos contrastes entre Norte/Sur; protestantismo prusiano/catolicismo latino; espíritus guerreros/pacifismo; Estado absoluto/sociedad de libre mercado; comunismo/liberalismo individualista, representan cristalizaciones metafísicas que poco tienen que ver con la complejidad de los pueblos en su existencia concreta. En la historiografía moderna, las «fases» fijadas en rígidos esquemas cronológicos son acogidas con gran cautela. Niekisch llega incluso a hablar del «eterno judío», el «eterno latino», el «eterno bárbaro» no como modelos puramente abstractos sino, hegelianamente, como universales concretos que se objetivan en el curso de la historia. Evidentemente, no todos los latinos tienen esas características. Pero el poder de la forma marca por completo la historia y sus fases.
Su amistad con Ernst Jünger resulta interesante. ¿Cómo se influyeron mutuamente ambos pensadores? ¿Qué intercambios de ideas surgieron de esta relación intelectual?
Son dos pensadores «fuertes» que desarrollan sus ideas a partir de líneas culturales y textos diferentes. Yo resumiría algunos puntos en común 1. La Primera Guerra Mundial como «periodo de prueba» para la formación de un «tipo» revolucionario, antiburgués y movilizado de ser humano que busca cambiar el estado de cosas actual. El concepto de «movilización total» (die totale Mobilmachung) influyó profundamente en Niekisch. Ernst Jünger, por su parte, reconoció el nacionalismo de clase de Niekisch como un poderoso estímulo y escribió numerosos artículos en «Wiederstand». El Arbeiter jüngeriano es el proletario nacional de Niekisch, el «eterno bárbaro» que dominará el mundo occidental a la luz de los valores prusianos, espirituales y populares. Ambos mantuvieron contacto ya en 1927. Después de esa fecha, la postura de Jünger hacia el nazismo fue más cauta, hasta el punto de que trabajó como oficial en el París ocupado por los nazis. Participante activo en el intento de asesinato de julio de 1944, Jünger no fue procesado debido al aprecio que Hitler tenía por sus escritos sobre la guerra. Ambos compartían una concepción metafísica de la historia, basada en la sucesión de épocas y en el concepto de forma o Figur antropológico-político. Niekisch, dijo sobre Jünger que fue «de los pocos que comprendieron inmediatamente el sentido que yo quería dar a la figura del Obrero. Me gustaría reconocerlo porque incluso mentes muy agudas como Spengler y Carl Schmitt no me habían entendido, es más, habían malinterpretado mis intenciones». Aunque tenían diferencias con respecto a la actitud hacia la URSS, hacia la que Jünger siempre manifestó una profunda hostilidad.
¿Tiene seguidores hoy el pensamiento de Ernst Niekisch? ¿Qué le heredó al mundo actual?
Hay muchas corrientes «rojopardas» en los distintos Estados europeos. Surgen de la convergencia de las reivindicaciones nacionales y del radicalismo social anticapitalista y antiburgués. Las ideas de Niekisch, aunque profundamente transformadas, están muy extendidas en el euroasianismo (pensemos en su Ostorientirung), como crítica del americanismo y de una Europa unificada por el flujo de los mercados.
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