#Condannato a vivere
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"Condannato a vivere" di Luca Martina: un thriller che esplora le ombre dell’anima. Recensione di Alessandria today
Un romanzo avvincente che affronta il tormento interiore e la sete di giustizia in un mondo spietato.
Un romanzo avvincente che affronta il tormento interiore e la sete di giustizia in un mondo spietato. “Condannato a vivere”, scritto da Luca Martina, è un thriller intenso e psicologicamente complesso che trascina il lettore in una spirale di emozioni e tensioni. La trama, intricata e ricca di colpi di scena, si sviluppa attorno al tema dell’eterno conflitto tra colpa e redenzione,…
#Alessandria today#Atmosfere Cupe#autori emergenti#colpa#Colpi di scena#Condannato a vivere#Crime novel#Google News#introspezione#introspezione psicologica#italianewsmedia.com#lettura consigliata#Lettura Intensa#libri da leggere#libri emozionanti.#lotta contro il tempo#Luca Martina#narrativa al femminile#narrativa contemporanea#narrativa di qualità#narrativa italiana#Pier Carlo Lava#Redenzione#romanzi di tensione#romanzo avvincente#romanzo coinvolgente#romanzo emozionale#romanzo noir#Romanzo realistico#romanzo riflessivo
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John Travolta ormai condannato a vivere nell'infamia
#he's gonna regret having come to italy and to this festival for the rest of his life#sanremo#mytext
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dopo aver letto le dichiarazioni di donna giorgia vorrei solo ricordare che matteo salvini non rischia sei anni di galera (che comunque dubito verrà condannato perché siamo in italia) perché ha “difeso i confini”, ma perché ha tenuto in ostaggio dei richiedenti asilo politico, in mezzo al mare, in condizioni pietose e disumane e, incredibile ma vero, in italia (stato di diritto aka democratico aka fondato anche sul principio di legalità aka qualsiasi istituzione dello stato deve agire secondo norme di legge) soltanto l’autorità giudiziaria può disporre (o comunque autorizzare le forze dell’ordine) la detenzione o qualsiasi forma di limitazione della libertà personale di un individuo
se matteo salvini avesse potuto fare quello che ha fatto qualche anno fa, in qualità di ministro e non di magistrato, significherebbe vivere nel ventennio fascista, se poi la destra italiana “finalmente” ammettesse che il loro obiettivo è l’accentramento dei pieni poteri e la distruzione della divisione montesquiana, sarebbe tutto molto più limpido
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Okay, dopo una nottata di sonno, agitato purtroppo, sono leggermente più tranquilla e lucida rispetto a ieri sera. E ringrazio chiunque abbia la pazienza di leggersi tutta questa mia sclerata, ma era una cosa che dovevo tirarmi fuori il prima possibile.
Partiamo con il dire che non ce l'ho con nessuno degli attori, stanno facendo il loro lavoro e avevano un copione da rispettare, quindi al massimo si possono incolpare le scelte registiche e di sceneggiatura.
Dopo questa premessa, voglio concentrarmi sul fatto che i recenti episodi sono stati una genuina presa in giro verso l'audience, di tutte le età, ma in particolare di coloro che fanno parte della comunità lgbtq+, bisessuali in primis. L'intelligenza dello spettatore è stata insultata più volte, con l'effetto di creare rabbia e confusione, perché come abbiamo constatato più volte in queste settimane, gli scrittori della serie non sanno trattare delle tematiche che vadano oltre la "Famiglia Tradizionale".
L'episodio 11 ne è un chiaro esempio, con la famigliola improvvisata tra Manuel e Nina, che, giusto per sottolineare la follia a cui abbiamo assistito, hanno rapito la figlia della suddetta e avevano intenzione di scappare in un altro Paese. Manuel è stato ridotto a uno zerbino, senza una personalità che vada oltre il voler essere uno pseudo-padre per Lilli, mentre Nina doveva essere il personaggio tsundere con cui creare una sorta di enemies-to-lovers, ma quello che è risultato essere è un personaggio piatto, senza un minimo di personalità al di fuori di Manuel e della figlia.
Questi poi sono andati da Simone a chiedere aiuto, mentre il docente andava a chiedere ai genitori affidatari di non denunciare, quando questi ne avrebbero tutto il diritto. E non mi si venga a dire che Nina ha diritto a sua figlia, non dopo quello che ha fatto. è vero, era stata tratta in inganno quando era andata a quel rave, e lì mi è dispiaciuto, perché ha perso tutto ma non per sua volontà, qui invece ha preso una decisione conscia e l'ha effettuata senza pensarci due volte, con la complicità di Zerbino.
Intanto Mimmo sta effettivamente andando in una situazione pericolosa, consapevole di farlo, ma vuole avere un futuro fuori dal carcere, ed è una cosa che ammiro. Giustamente, uno qualsiasi si cagherebbe a farlo, ma lui ha deciso di cambiare anche perché Simone gli ha fatto capire di essere di più di un carcerato, un condannato alla criminalità, ma una persona, con dei desideri e dei sogni. Inoltre, qui hanno avuto la decenza di caratterizzarlo fuori da Simone, infatti hanno entrambi la loro personalità e il loro carattere, non come Zerbino e Criminale.
Una cosa poi che mi ha veramente infastidito è come hanno trattato Nicola quando ha denunciato figlio e combriccola al seguito. Lo hanno dipinto come se fosse lui nel torto, quando in realtà ha cercato di salvare il culo a tutti, mentre Dante voleva fare tutto sottobanco, come suo solito dopotutto. Mi ha dato fastidio inoltre come per un rapimento di minore non ci sia stata nessuna denuncia o incarceramento, ma anzi, Nina ha ottenuto un lavoro nell'azienda di Nicola e Manuel e Anita possono vivere in una villa donata dall'uomo, così che possano stare con Viola. La battuta poi del 135 di qi è dà buttare. Il quoziente intellettivo non è una misura attendibile di intelligenza, ma misura la capacità di comprendere le situazioni in cui ci troviamo e la capacità di acquisire delle informazioni. Nina palesemente non è così, agisce in modo sconsiderato e illogico (una persona può essere emotiva e logica allo stesso tempo, questo è da sottolineare).
Terminiamo con la questione Simuel vs Mimmone. Io sono per i Mimmone, questa stagione lì ha sviluppati molto di più rispetto ai Simuel, che non si sono parlati mezza volta, e sono molto generosa su questo fatto. Mimmo e Simone sono stati l'ancora l'uno per l'altro e spero vivamente che Mimmo ritorni per la terza stagione. Hanno molta più chimica e si vede che tengono all'altro.
Per ricollegarmi alla questione dell'intelligenza insultata degli spettatori, voglio riprendere questa parte di un'intervista rilasciata:
Io non so se gli sceneggiatori o il regista o chi lavori in questa serie dal punto di vista tecnico conoscano bene l'italiano. Per fare il lavoro che fanno, dovrebbero saper conoscere la differenza tra le parole "Basato" e "Ispirato".
Questa serie è basata su Merlì, una serie spagnola che mi tratta di un personaggio gay e uno bisessuale, resi rispettivamente in Simone e Manuel in questa. E questo nella prima stagione c'è! Effettivamente mantiene le basi della serie originale. La seconda stagione ha preso una virata completamente diversa, e ci può stare eh, ma alla fine il personaggio di Manuel ne esce completamente diverso. Le scene di gelosia delle prime due puntate sono stata completamente rimosse dalla mente dei personaggi, non abbiamo più quello che doveva essere teoricamente un triangolo/quadrato amoroso.
La bisessualità di Manuel è stata totalmente cancellata, perché nella visione italiana del mondo, le persone possono essere solo Gay o Etero, nient'altro (tanto che non si usa mai questa parola, ma sempre eufemismi, come "né da carne, né da pesce", "è creativo"). E questo è un grave insulto a chi sperava di avere un qualche tipo di rappresentazione che fosse una. Okay, c'è Mimmo, questo è vero, ma il focus principale era Manuel e la sua esplorazione mentre capiva che gli piacciono anche gli uomini. FINE. Non dovevano esserci così tante sottotrame. E prima che mi si venga a dire che anche Pol in Merlì si faceva principalmente solo donne durante la serie, posso ribattere che dato che hanno cambiato già diversi aspetti di Manuel, un focus in più su questo suo aspetto ci poteva stare. Dopotutto, "basato" vuol dire questo, la base c'è ma ti puoi permettere di fare dei cambiamenti, purché non vadano a snaturare i personaggi.
Infine, buttiamola un po' sul ridere, ma c'è solo da piangere. La r4i è riuscita a censurare di brutto un'altra coppia omo, mentre quelle etero hanno tutte il loro "lieto fine", in qualche modo, anche se sono una più tossica dell'altra. Anita e Dante si sono fatti le corna a vicenda, e peggio ancora Dante non rispetta in alcun modo le donne che sono nella sua vita, Anita e Nicola sono diventati dei co-parents, ma Nicola sta sotto per lei, Zerbino e Criminale dovevano finire in carcere, ma invece si sono beccati una pacca sulle mani e Floriana e Dante sono inguardabili sotto ogni punto di vista. Viola e Ryan si salvano perché loro effettivamente sono stati sviluppati, anche al di fuori della loro romance, e sono molto carini. Luna a rischio stupro per un ragazzo che non aveva mai visto in faccia, mentre Matteo e Laura si sono messi insieme grazie all'intervento di Humbert Humbert.
Voglio chiedere a chi ha scritto questa roba se sia effettivamente soddisfatto di ciò. A parte i Raviola, sono uno peggio dell'altro, senza un minimo di senso o chimica. è questo quello a cui dovremmo aspirare? Seriamente? Sarà che sono cresciuta con Percy Jackson nella mia vita, ma le mie aspettative sono molto più alte (tipo rinunciare all'immortalità anche se non sono ancora insieme all'altra persona). Persino il queerbating di Supernatural iniziava con la frase cardine della coppia: "I'm the one who gripped you tight and raised you from perdition", ed è molto, ma molto più romantico di questo. Mimmo e Simone si sono lasciati per niente e gli unici tristi sono proprio loro, mentre gli altri sono in delle situazioni che definire di merda è poco.
#un professore#mimmone#simone balestra#mimmo bruni#simuel#manuel ferro#analisi post dormita migliore di sempre#mi sono pure limitata negli insulti#sono fiera di me#potevo andarci più pesante#ma mi sono trattenuta
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Il podcast integrale in cinque puntate su Rai Play Sound : https://www.raiplaysound.it/programmi/9999unagrandevitalunga
“Mi auguravano una grande vita lunga”,dice Giovanni Farina. Fino al 31 dicembre 9999. Giovanni Farina è stato ergastolano. Fine Pena Mai. Giovanni Farina è sopravvissuto all’ergastolo al quale era stato condannato. Giovanni Farina è sopravvissuto alla sua leggenda, quella dell’imprendibile bandito Farina, indicato come la mente del sequestro di Giuseppe Soffiantini, uno degli ultimi e più clamorosi sequestri di persona, nel 1998. Gli avevano detto che non avrebbe più rivisto i suoi monti, i Monti della Calvana, gli chiedevano se non aveva capito che doveva morire in carcere.
Questi Monti della Calvana dove Giovanni Farina è cresciuto, sono i monti dove il cineasta Giovanni Cioni è tornato a vivere, proprio negli anni del sequestro Soffiantini, che è stato nascosto qui. È su questi monti, in una casa non lontana dalla sua casa abbandonata, che Giovanni Farina e Giovanni Cioni si ritrovano per questa conversazione –e si ritrovano proprio il giorno in cui Farina finisce di scontare la sua pena. Il giorno in cui sarebbe libero. Sarebbe, dice.
Un viaggio sonoro e cinematografico –di immagini sonore come delle reminiscenze. Le parole ripercorrono una vita, la rivivono. Ci portano lontano nel tempo –la sua infanzia di pastore sardo in Toscana, il clima di sospetto e di criminalizzazione con il quale si scontra, i primi arresti e le fughe, la famiglia dispersa. Le parole ci portano lontano nello spazio -nella giungla del Venezuela, in Australia, nella caverna dei lunghi anni di isolamento. Le parole –negli anni di carcere per sopravvivere Giovanni ha iniziato a usare le parole, a scrivere testi, racconti, poesie, di uno splendore struggente per lottare contro l’oscurità. Nelle parole di Giovanni c’è l’ostinazione alla vita, una vita dispersa da ritrovare.
9999 UNA GRANDE VITA LUNGA
un podcast di Giovanni Cioni,
prodotto da RUMORE
registrazione e sound design Saverio Damiani
produzione artistica Pinangelo Marino
vincitore del Premio Lucia 2024:opere
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TESTIMONI
Salvi per caso
LILIANA SEGRE, La memoria rende liberi
Da anni, ogni volta che mi sento chiedere: "Come è potuto accadere tutto questo?", rispondo con una sola parola, sempre la stessa. Indifferenza. Tutto comincia da quella parola. Gli orrori di ieri, di oggi e di domani fioriscono all'ombra di quella parola. Per questo ho voluto che fosse scritta nell'atrio del Memoriale della Shoah di Milano, quel binario 21 della Stazione Centrale da cui partirono tanti treni diretti ai campi di sterminio, incluso il mio.
PRIMO LEVI, Se questo è un uomo
Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, all'alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare.
HANNAH ARENDT, La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme
Adolf Eichmann andò alla forca con gran dignità. Aveva chiesto una bottiglia di vino rosso e ne aveva bevuto metà. […] Era completamente padrone di sé, anzi qualcosa di più: era completamente se stesso. Nulla lo dimostra meglio della grottesca insulsaggine delle sue ultime parole. […] Era come se in quegli ultimi minuti egli ricapitolasse la lezione che quel suo lungo viaggio nella malvagità umana ci aveva insegnato – la lezione della spaventosa, indicibile e inimmaginabile banalità del male.
Il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali. Dal punto di vista delle nostre istituzioni giuridiche e dei nostri canoni etici, questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme, poiché implica – come già fu detto e ripetuto a Norimberga dagli imputati e dai loro patroni – che questo nuovo tipo di criminale, realmente hostis generis humani, commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male.
ELIE WIESEL, La notte
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i mei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
Ormai non mi interessavo ad altro che alla mia scodella quotidiana di zuppa, al mio pezzo di pane raffermo. Il pane, la zuppa: tutta la mia vita. Ero un corpo. Forse ancora meno: uno stomaco affamato. Soltanto lo stomaco sentiva il tempo passare.
ETTY HILLESUM, Diario 1941-1943
Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.
BRUNO BETTELHEIM, Sopravvivere
La nostra esperienza nei campi di concentramento non ci ha insegnato che la vita non ha senso, che il mondo dei vivi è un grande bordello, che bisognerebbe vivere secondo le primordiali esigenze del corpo, ignorando le creazioni della cultura. La nostra esperienza ci ha insegnato che per disgraziato che sia il mondo in cui viviamo, la differenza che esiste tra di esso e il mondo dei campi di concentramento è grande come quella tra la notte e il giorno, tra l'inferno e il paradiso, tra la morte e la vita.
PRIMO LEVI, I sommersi e i salvati
Definirlo "nevrosi" [quello stato di perenne disagio del prigioniero] è riduttivo e ridicolo. Forse sarebbe più giusto riconoscervi un'angoscia atavica, quella di cui si sente l'eco nel secondo versetto della Genesi: l'angoscia inscritta in ognuno del "tòhu vavòhu", dell'universo deserto e vuoto, schiacciato sotto lo spirito di Dio, ma da cui lo spirito dell'uomo è assente: non ancora nato o già spento".
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Mi sento sfortunatamente condannato a vivere […] per anni che mi sembrano secoli.
Charles Baudelaire alla madre
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Pugliese doc, per sempre, ti amo
Le relazioni mi son sempre state ferale sconquasso di grande angoscia. Stare con una donna significa temere costantemente di ferirla, sgretolandola brutale fra le fauci, chiedersi ogni giorno: e se domani incontrassi l’amor eterno? Cosa potrei fare allora? Aver orrore di sbagliare strada e non poter tornare indietro, perché non sempre si può far inversione a costo zero. Anzi, quasi mai. Ma non voglio più ferire, tradire, esser causa d’ulteriori sofferenze. E così schivo l’impegno finché posso, convinto d’esser libero, di poter gestire il terrore della scelta, la paura di perdersi qualcosa di meglio che ancora non c’è. Una simile inquietudine m’accade con la pizza. Cerco da sempre la pizza della vita e qualche mese fa, casualmente, m’è capitato d’incontrarla: rossa di pomodoro, mozzarella, pomodori secchi, ricotta forte e basilico, bassa, digeribile, perfetta. Da quando l’ho assaggiata, non ho più voluto tentarne altre, sto bene, mi sono assestato e sono felice, perché il sabato, quando so che lei m’aspetta, godo già dal pomeriggio nell’attesa di vederla. Ora, entusiasta della scoperta, ne ho raccontato subito la gioia alla mia ex psicoterapeuta, evidenziandovi il nesso con la mia fifa dei legami e quello che mi pareva, forse, uno spiraglio di salvezza, la speranza di non esser condannato all’insoddisfazione eterna. Ma, invece di congratularsi per l’inaspettata rivelazione, lei ha preso a dirmi: “Così però ti neghi la possibilità di sperimentare nuove pizze. Potrebbe essercene una ancor più buona, ma tu così non lo saprai mai”. Ma dico, cazzo, da che parte stai? Faccio tanto per uscire da questo cazzo di loop, ti dico che forse ho trovato una risposta e tu ti metti lì a tentarmi? “Allora, Giuseppe, come esercizio per la prossima volta ti do il compito di provare una nuova pizza sabato”. Sì, convinta. Lo farò sicuramente. Il sabato, com’è ovvio, ho tenuto il punto e ho ripreso, fedele, la mia stupenda amata pugliese doc. Come se non bastasse, però, son giunti a canzonarmi anche il buon Angelo e la cameriera del locale (!!!!), spronandomi a cambiare ché “la monotonia è noiosa” ed “è come vivere coi paraocchi”. OK, alla fine esausto, ho promesso un cambiamento. Ci sono ricascato. Ho ceduto. Ho tradito la mia pizza. Ieri sera ne ho tentata un’altra, apparentemente buona, esteticamente magica, e m’ha fatto schifo, dio, schifo, tanto che devo ancora digerirla. A cos’è valso il tentativo, allora? Avevo ancora bisogno di provare? A fine serata Angelo ha capito e m’ha chiesto scusa. Ha capito e ho capito anch’io d’esser finalmente sulla buona strada.
#nonché di star gioiosamente risparmiando 70 euro a settimana#una pugliese doc è per sempre#la santa meraviglia di scoprirsi felici e fedeli
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Cuore mio.
Tu e io stanotte,
faremo a gara per dimenticarla.
Tu scorderai la gioia che provasti e
io cercherò di non pensare alla luce
che mi illuminò.
E poi avvisami - ti scongiuro -
quando tutto sarà finito,
affinché io possa cercare
di tornare a vivere.
E fai presto per favore,
perché fino a quando indugi
io sarò condannato a ricordarla.
Emily Dickinson
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Perché é stato ucciso Socrate?
Socrate, il più grande filosofo di tutti i tempi, è stato in realtà l'uomo più odiato di Atene. È stato accusato di crudeltà e corruzione dei giovani. II tribunale popolare, l’Eliea, lo condannò a morte: e Socrate, una delle menti più brillanti della storia, morì bevendo la cicuta... Ma perché tutto questo?
A quanto pare Socrate non stava facendo nulla di pericoloso. Semplicemente faceva domande, parlava con chiunque: con i nobili, con i cittadini comuni, con i giovani. Ma le sue domande, nella loro franchezza, nella loro semplicità demolivano le certezze dei suoi interlocutori, costringendoli a confrontarsi con il vuoto delle loro stesse certezze, con l'incoerenza del loro ragionamento.
Insegnava a dubitare.
Socrate era un personaggio troppo scomodo con i dubbi che inculcava. Ha avuto l'audacia di smascherare politici corrotti e falsi insegnanti che propugnavano false verità e false conoscenze.
Per questo è stato condannato a morte. Era una minaccia per lo status quo, un pericolo da eliminare.
Durante il processo, Socrate non ha voluto pentirsi né implorare pietà. Si è anche rifiutato di farsi assistere da un oratore. L'intelligenza è scomoda, questo ci insegna il processo contro Socrate. Le masse vogliono illusioni e non verità; vogliono essere lusingate e vivere felici nell’ignoranza.
Gli uomini intelligenti sono imbarazzanti, proibiti, ostracizzati, disprezzati, perché turbano il sonno delle masse, mettono in discussione l'autorità, rivelano gli inganni delle istituzioni.
Trovato sul web.
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immaginate che bello è essere al cesso e leggere la peggiore merda liberale che di fatto giustifica i bombardamenti su Gaza e Yemen. ma come fate a vivere in quel mondo fatato dove è giusto che chi si difende deve morire per forza solo perché non accetta il vostro mondo?
come quelli che "ma tu condanni Hamas?" NO. io non condannerò mai la Resistenza palestinese, così come nel '43 non avrei condannato la Resistenza italiana. che cazzo di domande sono. solo perché sono fondamentalisti islamici? almeno loro lottano in primis per il loro popolo, poi per carità si spera che una volta liberi si mettano tutti d'accordo a un tavolo e non scoppi una guerra civile ma è un altro discorso (ricordo che nella resistenza palestinese ci sono anche i comunisti e altri gruppi politici).
per citare la canzone Rossa Palestina: coi popoli in rivolta si muove oggi la storia / rivoluzione fino alla vittoria.
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"... Il piede del bimbo non sa di essere piede,
e vuole essere farfalla o mela.
Ma presto i vetri e le pietre,
le strade, le scale,
i sentieri della terra dura
vanno insegnando al piede che non può volare,
che non può essere frutto rotondo sul ramo.
Il piede del bimbo allora
fu sconfitto, cadde
nella battaglia,
fu prigioniero,
condannato a vivere in una scarpa ..."
Il piede del bimbo- unico Pablo Neruda❤️
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Facevo scorrere l'uccello dentro e fuori, poi ho trattenuto l'impulso. Dovevo preservare lo sperma. Sono tornato in camera da letto e ho guardato nell'armadio. Ho trovato un paio di mutandine blu - non c'erano macchie di merda - e le ho sfregate avanti e indietro sull'uccello. Era bello. Per un pelo non sono venuto.
Certa gente, ho pensato, crede che io sia il poeta più grande degli Stati Uniti. Mettiamo che una di queste vaccate esca?
Sarei condannato. Ho gettato le mutandine dentro l'armadio. Poi ho visto una scarpa. Solo una scarpa, scompagnata, con il tacco alto, a spillo. Quella sì che era una scarpa eccitante.
L'ho raccolta e ho cominciato a scoparmela. Camminavo per la stanza e intanto ci davo dentro con la scarpa. Ho perfino dato dei rapidi affondi circolari, me la stavo scopazzando per bene quella scarpa. Poi, all'ultimo istante, mi sono staccato e l'ho gettata nell'armadio.
Poi mi scappava da cagare, urgentemente. Sono entrato e l'ho fatta. Tutta quella birra. Non morirò mai per stitichezza.
Non c'è dubbio che quando un uomo vede la propria merda la prima cosa che pensa è: allora posso andare avanti a vivere, ah! O perlomeno, questo è quello che penso io. E poi se hai le emorroidi, la cosa vale doppio. Io avevo le emorroidi. Ho guardato il porta carta igienica e non c'era carta. Sono corso in cucina e ho trovato una scatola di fazzoletti di carta, ne ho presi sette o otto e ho cominciato a pulirmi il culo gemendo.
Mi ero pulito per benino, ma gli stronzi e la carta hanno otturato il water quando ho tirato la corda. Un po' di roba è andata via, poi l'acqua è salita e gli stronzi e la carta sono tornati a galla. Sono arrivati fino all'orlo del water e si sono fermati. Ho più sale in zucca di così, invece ho tirato nuovamente la corda, ed è straripato: stronzi, carta, acqua su tutto il pavimento davanti al water. Ho tolto il coperchio della cassetta e ho cominciato ad armeggiare con la palla grande dello sciacquone, la catenella, il tappo nero di gomma.
Ho tirato di nuovo la corda. Ancora un po' della stessa roba - stronzi, fazzoletti, acqua, sconfitta. Ho tolto il tappetino e ho cominciato a ripulire tutto. Ho raccolto quasi tutto. Con i giornali raccoglievo pezzi di stronzi e li portavo in un sacchetto di carta che avevo trovato nel lavandino della cucina, e li infilavo nel sacchetto di carta. Quando sono ritornato in bagno ho visto che sul tappetino c'erano delle macchie di merda. L'ho girato dall'altra parte. Sembrava meglio. Tessitura indiana.
Charles Bukowski
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Il Bambino reclama.
L'Adulto chiede.
Il Bambino si illude.
L'Adulto osserva.
Il Bambino pretende.
L'Adulto comunica e accetta.
Il Bambino delega la responsabilità.
L'Adulto si assume la responsabilità.
Il Bambino si sente in colpa.
L'Adulto si sente responsabile.
Il Bambino esprime se stesso aspettandosi che l'adulto lo accolga sempre.
L'Adulto esprime se stesso sapendo che l'altro può non accoglierlo e rifiiutarlo.
Troppo spesso nei percorsi di crescita, dove si impara a esprimere la propria essenza e verità, si finisce pretendendo che si venga sempre assecondati dall'altro.
Ricordiamoci che la mia libertà implica quella dell'altro/a.
Essere liberi ha un prezzo. Si può essere rifiutati, giudicati, esclusi, condannati e molto altro. Chi vorrà prendere esempio e fare quel cammino ti stimerà. Chi vorrà renderti condannato...lascialo fare.... sta solo scegliendo di restare nella comoda gabbia degli schemi....
E ricorda....ci son gabbie dorate abitate da molti e scambiate per libertà e piacere. E c'è il cielo intero.....con lampi, uragani, venti, sole, pioggia, leggera brezza etc.....
Dipende cosa sei disposto a scegliere e quanto coraggio sei disposto a sviluppare.
Come Scegli di vivere e le azioni che fai....dicono chi sei.
OLLìN - Guarigione Emotiva
#lunanuova #libertà #ollinsemidiluceblu
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la manovella
a volte mi chiedo come potrei rappresentare la mia vita e di solito quello che mi viene in mente è l'immagine di un pesante ingranaggio mosso da una manovella, con me lì vicino, condannato a girarla continuamente.
immagino che ogni dente del rugginoso ingranaggio sia una di quelle innumerevoli piccole cosa da fare nella quotidianità; e così, giro dopo giro, i giorni si ripetono in copie sbiadite di altri già vissuti; e io lì costretto a muovere la manovella senza sosta perchè altrimenti tutto ne soffrirebbe, tutto si fermerebbe.
il lavoro, la famiglia gli amici... tutto sparirebbe;
come se a ogni giro corrispondesse un battito del cuore, con la paura che qualora mi fermassi, anche il mio cuore lo farebbe.
e allora giro la manovella per vivere e vivo per girare la manovella.
così mi domando se dopo anni e anni di questa dinamica prigionia io possa dire di aver davvero vissuto.
e penso che, forse, nel momento in cui smetterò di girare, e volgerò lo sguardo altrove, lasciando che il pesante ingranaggio si fermi con un acuto stridolio... ecco, forse quello sarà l'unico istante in cui sarò davvero vivo...
... fosse anche l'ultimo.
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@alessandrom76
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Recuperare lo Scettro della Mente all’interno dell’HYDRA si era rivelato nientemeno che il prezzo da pagare per la salvaguardia dell’intera umanità.
Dopo aver ricavato la pericolosa intelligenza artificiale situata dentro il manufatto, Ultron non avrebbe perso l’occasione propizia per ricreare un mondo a sua immagine e somiglianza.
Riuscirono ad intercettarlo nei pressi di un magazzino alle prese con un noto trafficante d’armi.
In preda ad uno scatto d’ira, Ulysses Klaue rovinò giù dalle scale a causa dell’amputazione al braccio sinistro.
Detestava essere paragonato all’illustre miliardario.
“Figlio mio! Vuoi rompere il nostro legame?”
Proferì Stark in tono sarcastico.
“Se proprio devo...”
L’androide lasciò la frase a mezz’aria per via della replica espressa dal Dio del Tuono.
“Nessuno romperà niente.”
Fu un intervento deciso il suo: tuttavia Ultron fu lesto a ribattere alle sue parole.
“Non c'è frittata se non rompi le uova!”
Esclamò enfatico l'avversario.
“Mi hai tolto le parole di bocca.”
Aggiunse stupefatto l'inventore, quasi basito in verità.
“Ahhh molto spiritoso, Signor Stark: si sente a casa, qui?”
Esordì sarcasticamente Pietro Maximoff in compagnia della gemella.
Il giovane dalla chioma argentea alluse al suo passato in maniera disarmante, venendo corretto dallo stesso robot.
“Siete ancora in tempo per ripensarci.”
Avvisò Captain America, non affatto desideroso di inutili spargimenti di sangue.
“Oh, lo faremo.”
Proclamò ironica la strega, serrando le labbra.
“So che avete sofferto.”
Riprese Steve Rogers, dichiarando di essere a conoscenza dei terribili trascorsi riguardanti i due fratelli.
“Ahahahah, Captain America! L'uomo giusto del Signore che finge di poter vivere senza guerra.”
Constatò divertito l'essere cibernetico, denotandone l'amarezza.
“Purtroppo non posso fisicamente vomitare, ma...”
Egli venne interrotto prontamente dal Signore dei Fulmini.
“Se credi nella pace, allora manteniamola.”
Ribatté ovvio, guardandolo dritto nelle iridi meccaniche.
“Credo che tu stia confondendo pace con calma.”
Suppose il nemico nel frattempo.
“A che serve il Vibranio?”
Domandò Stark, curioso di conoscere il valido motivo per servirsene.
“Sono contento che me l'abbia chiesto, coglierò l'occasione per spiegare il mio piano malvagio.”
Fu allora che lo scontro ebbe inizio, spingendo Ultron a passare alle maniere forti.
Wanda entrò in gioco, abbassando le loro difese sia a livello fisico che mentale.
L'energia scarlatta li avvolse interamente, alterandone la realtà.
Thor credette di essere immune al suo incantesimo, finché l'edificio non lasciò spazio a delle sfarzose mura dorate a lui familiari.
Dinnanzi al Tonante si allestì un banchetto in cui era solito dilettarsi quando conduceva una vita ricca di agi e lodi.
La sala era gremita di gente, intenta a danzare a ritmo d'orchestra.
Pervaso dall'angoscia, il primogenito di Odino percorse ogni angolo del ricevimento con circospezione.
In lontananza una figura incappucciata proseguiva docile ed elegante, guadagnandone inconsciamente l'attenzione.
Si ritrovò ad osservarla guardingo, notando un'aria familiare nei movimenti.
Era intenzionato a raggiungerla, fin quando la voce di Heimdall non gli impedì di eseguire l'azione.
Avanzò verso l'erede al trono, denotando uno sguardo minaccioso nelle pupille vitree e spente.
Gli afferrò il collo, minacciandolo di aver condannato Asgard all'eterna dannazione.
Liberarsi dalla sua presa fu un arduo ostacolo da superare, costringendo il Dio a lederlo dolorosamente.
Fuggì dalla sua presenza, alla ricerca del misterioso individuo dal manto nero.
Comprese di essere intrappolato in una visione distorta, constatando che l'unica via d'uscita fosse quella di dialogare con l'oscuro spettro.
Avvertiva l'assoluto bisogno di ricevere informazioni.
Quest'ultimo gli si stagliò davanti non lasciandogli alcun scampo.
Nella bocca sottile si increspò un sorrisetto sardonico e crudele.
“Ti consiglio vivamente di rivelarti a me.”
Suggerì ostile, assumendo la posizione di difesa.
L'uomo obbedì silente, rimuovendo il cappuccio.
Il Dio dell'Inganno rivelò il proprio volto, ghignando maleficamente.
“Come ci si sente ad essere in trappola, figlio di Odino? Come ci si sente ad essere impotenti?”
Incalzò gelido con una nota di scherno nella vocalità.
Thor gli riserbò un paio di occhiate perplesse e afflitte, evitando di rispondere.
“Hai osato scaraventarmi in un baratro colmo di follia e disperazione. Per tutto questo tempo hai creduto di essere nel giusto, venendo ricoperto da false lodi e lusinghe.”
Sentenziò lievemente rabbioso, manifestando un'invidia repressa nei suoi confronti.
Le iridi smeraldine erano madide di odio e rancore.
“Sono consapevole di aver sbagliato, ma posso rimediare agli errori commessi.”
Tentò di spiegarsi, ricevendo nient'altro che sguardi impassibili e freddi.
Rammentava tuttora la sua morte per mano di Malekith, avvenuta due anni or sono...uno straziante dolore, seguito da estenuanti sensi di colpa.
“Sono cresciuto nel mio più completo esilio, esercitando un vasto potere...qualcosa che neppure le menti più brillanti possono comprendere fino in fondo.”
Illustrò vago, lasciando intuire che non riguardasse solo l'uso del Tesseract.
“E tu hai rovinato la mia gloriosa ascesa, infischiandotene delle conseguenze.”
Ringhiò maligno e al contempo furente, inglobando il fratellastro tramite il Seiðr.
L'energia verde avvolse il suo corpo, sollevandolo in aria.
“F...fratello...”
Provò a pronunciare, rischiando di rimanere a corto di ossigeno.
La magica e opprimente morsa scaturita da Lingua D'Argento permise al Padrone delle Saette di captare alcuni segnali di vitale importanza.
Senza dubbio una minaccia più grande si ergeva all'orizzonte, bramosa di assoluto e smisurato potere.
Venne colto da una nuova visione raffigurante una gemma d'oro, sovrapposta ad altre dalle differenti tonalità.
Un rapido flash da sconvolgerlo totalmente.
Incanalò le varie scariche di fulmini, riuscendo infine a liberarsi del fantasma.
Era come se la proiezione gli avesse illuminato la mente, esponendo un disegno non ancora ben delineato.
Il giorno successivo avrebbe temporaneamente abbandonato la squadra per indagare più a fondo sulla questione.
Era in cerca di risposte, desideroso di vederci chiaro.
Inoltre non poté far a meno di riflettere sulle terribili frasi rivoltegli dal minore, a cominciare dai riferimenti alla Battaglia di New York.
Come se Loki e quegli artefatti fossero legati da un unico filo conduttore.
Si sedette sopra l'apposito sedile, chiudendo gli occhi.
Tale faccenda ebbe modo di sconvolgerlo.
Neutralizzare Ultron e le sue giovani reclute avrebbe richiesto un necessario recupero delle energie, riordinandone le rispettive idee.
𝐅𝐢𝐧𝐞
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~ Dreams And Shadows ~
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