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#Comune di Santos
assowebtv · 7 months
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RELAZIONI INTERNAZIONALI: GENOVA E SANTOS FIRMANO IL PATTO DI AMICIZIA E COLLABORAZIONE
Santos, 1° mar. – Comune di Genova e Comune di Santos sono ufficialmente gemellati. Il Patto di amicizia e collaborazione è stato sottoscritto questa mattina nella sede della Società italiana di Santos dal vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi, su delega del sindaco Marco Bucci, e dal sindaco di Santos Rogerio Santos. Il Patto di amicizia e collaborazione ha suggellato il reciproco impegno, da…
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kon-igi · 6 months
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LA FESTA DEL PAPÀ È DIVISIVA
Ma oramai non credo che esistano argomenti di condivisione comune sui quali poter fare affermazioni nette e aspettarsi che tutti siano d'accordo.
Il cielo è blu? Ma va'... il cielo è celeste! No, guarda che è nero ed è un fenomeno di rifrazione dei raggi solari sull'atmosfera. Ti sbagli, è giallo! Sì, però togliti quel sacchetto dell'Esselunga dalla testa. Basta! Il cielo è marrone con radici che penzolano. Zitto tu che sei morto!
La scelta del giorno della festa del papà, poi, coincide con quel santo del calendario che credo abbia avuto il peggiore martirio fra tutti, cornuto, mazziato e ringrazia pure. Cioè, come papà sfigato il primo posto se lo prende di sicuro Darth Vader ma perlomeno aveva una spada laser e il suo arco di redenzione è stato più appassionante.
Insomma, la festa del papà è divisiva per due ragioni, una sociale e l'altra personale.
Da una parte, è una ghiotta occasione perché alcuni frignino che non esistono più i papà di una volta, tutti pipa e cinghiate, e che anzi, se andiamo avanti così non esisterano più nemmeno gli uomini, dall'altra è che al netto di tutto, i padri molte volte più che festeggiati spesso vanno perdonati.
Adesso come adesso, i papà sul mercato sono figli o nipoti del patriarcato, nel senso che difficilmente non avranno assorbito per osmosi familiare e sociale l'idea di quello che deve essere il ruolo di un genitore maschio all'interno della famiglia.
In sintesi il pater familias.
[maledetto genitivo ellenico ma sono cose mie]
Quando io e la mia compagna dobbiamo fare cose importanti che implichini decisioni tecniche, burocratiche, meccaniche, matematiche o notarili, il mio gesto preferito è questo
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perché tutte le volte il venditore di auto parla rivolgendosi a me che distinguo le macchine solo per il colore, l'avvocato quando io risolverei tutto con il trial by combat e la commercialista dove io opterei per il baratto.
Io sarei il pater familias, quindi automaticamente il detentore delle decisioni familiari e è invece è la mia compagna quella che prende le migliori, senza spargimenti di sangue o una pila di conchiglie che l'enel non accetta come forma di pagamento.
Sì, vabbè... non sa accendere la motosega o da che parte si impugna un coltello da lanciare e se proprio dobbiamo dirla tutta non riesce neanche ad accendere il fuoco nel camino (cosa che le rimprovero sempre ricordandole che erano le vestali ad accudire il Fuoco Sacro del focolare domestico). Poi però c'è quell'altra che disegna tubi e motori idraulici usando termini strani tipo 'valvola di massima' o 'dislocamento positivo' e quell'altra ancora che snocciola a memoria le caratteristiche di ogni macchina o moto e parla per due ore di maderizzazione e di vendemmia in neve carbonica.
Questo per dire che i ruoli sono solo ruoli ed è solo questione di abitudine... le abitudini cambiano e ci si abitua al nuovo.
Quindi buona festa a quella persona alla quale dovrebbe essere solo chiesto, dopo la fornitura di migliaia di gameti scodinzolanti, di amare in modo vasto e profondo chi non ha mai chiesto di essere portato su questa spaventosa e bella terra, ricordando che amore non è mai possesso, conferma od orgoglio.
L'amore per i propri figli è essere partecipe della gioia che abbiamo insegnato loro a conquistarsi da soli.
E per concludere, si può essere padre amorevole pure senza aver mai partecipato con un singolo spermatozoo.
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sciatu · 1 month
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LA VARA DI MESSINA – TERZA ED ULTIMA PARTE: PERCHE’? – I devoti si preparano ad un altro strappo. Dovranno farne pochi altri prima di far girare la Vara e portarla da Corso Garibaldi nella quasi perpendicolare via I Settembre. Per la virata della Vara, dispiegheranno le corde per la loro lunghezza e il Capotimoniere li guiderà nella svolta sulla base della sua esperienza. È un punto critico quello della svolta, dove in passato la Vara si è anche ribaltata provocando il ferimento delle comparse e dei bambini che su di essa raffiguravano gli angeli. Per questo, dalla fine del 1800 solo il vescovo e il timoniere della Vara possono stare su di essa. I fischietti incominciano a squillare e i devoti si allineano e si curvano sulla grossa gomena. Si parte di nuovo, ancora una volta. La Vara li segue docile e scivola sulla strada bagnata senza alcun intoppo, seguita dai devoti che non tirano e dal resto della popolazione che l’aveva attesa sul bordo dei marciapiedi. L’accompagneranno così fino di fronte al Duomo. A quel punto le gomene saranno tagliate e ogni Devoto riceverà un pezzo di corda, unica ricompensa per la sua fatica. A vedere la stanchezza dei Devoti quando la strada per la conclusione dei tiri e ancora lunga e sempre più faticosa, ci si chiede perché lo facciano. Perché si impegnano in una estenuante giornata di terribile fatica e non si limitino ad una semplice preghiera, ad un silenzioso attimo di spiritualità. Vi sono moltissime risposte per questa domanda. Risposte culturali, storiche, sociali, religiose ed individuali. L’affidamento al popolo della Vara da parte della chiesa che diventa quasi spettatore marginale dell’evento, affidamento che è comune a tutte le grandi feste siciliane da quella grandissima di Sant’Agata a Catania, a Santa Rosalia, ad i Misteri di Trapani o al Cristo Morto di Enna, implica un rapporto diretto ed individuale dei vari devoti o dei membri delle varie confraternite che quel simulacro Santo e carismatico ricevono. Oltre quindi all’appartenenza ad un gruppo, ad una identità, ad una località, vi è la spiritualità della sofferenza, della fatica, del dolore che ogni devoto prova nel trascinare, sollevare, portare l’oggetto che è unione tra lui e la santità. È la stessa sofferenza, dolore, fatica che i siciliani provano a vivere in una terra dove l’acqua può diventare un lusso, dove il fuoco può scendere dal monte a distruggere, dove la terra, in un istante, si può scollare di dosso case, città e paesi intieri. Sono le stesse sensazioni di chi lascia la Sicilia, di chi si trova in altre terre per diventarne ricchezza e forza. È la spiritualità di chi non ha nulla, quella degli operai, delle madri, dei disoccupati, dei carcerati e di chi pur avendo riconosce che il valore di quanto ha è in difetto, perché è altro quello che conta e che segna la vita. È la spiritualità di chi prega con il sudore, di chi si umilia nella fatica, di chi offre il meglio di quanto è nel silenzio, nella dedizione assoluta. È la spiritualità del buon ladrone che si pente, di Simone da Cirene che porta la croce al posto del Cristo, del buon Samaritano che aiuta uno sconosciuto di un'altra fede. È una spiritualità che richiede forza, coraggio, abbandono di se stessi per seguire quello in cui si crede.
THE VARA OF MESSINA – THIRD AND FINAL PART: WHY? – The devotees prepare for another pull. They will have to make a few more before turning the Vara and taking it from Corso Garibaldi to the almost perpendicular Via I Settembre. To turn the Vara, they will unfold the ropes to their full length and the Chief Helmsman will guide them in the turn based on his experience. The turn is a critical point, where in the past the Vara has also capsized, causing injuries to the extras and children who were portraying angels on it. For this reason, since the end of the 19th century only the bishop and the helmsman of the Vara can stay on it. The whistles begin to sound and the devotees line up and bend over the large hawser. They set off again, once again. The Vara follows them docilely and slides on the wet road without any hitches, followed by the devotees who do not pull and by the rest of the population who had waited for her on the edge of the sidewalks. They will accompany her in this way up to the front of the Cathedral. At that point the ropes will be cut and each Devotee will receive a piece of rope, the only reward for his or her effort. Seeing the tiredness of the Devotees when the road to the conclusion of the pulls is still long and increasingly tiring, one wonders why they do it. Why they commit themselves to an exhausting day of terrible toil and do not limit themselves to a simple prayer, to a silent moment of spirituality. There are many answers to this question. Cultural, historical, social, religious and individual answers. The entrustment of the Vara to the people by the church that becomes almost a marginal spectator of the event, an entrustment that is common to all the great Sicilian celebrations from the very great one of Sant’Agata in Catania, to Santa Rosalia, to the Mysteries of Trapani or to the Dead Christ of Enna, implies a direct and individual relationship of the various devotees or members of the various brotherhoods that receive that Holy and charismatic simulacrum. In addition to belonging to a group, to an identity, to a location, there is the spirituality of suffering, of fatigue, of pain that each devotee feels in dragging, lifting, carrying the object that is the union between him and sanctity. It is the same suffering, pain, fatigue that Sicilians feel in living in a land where water can become a luxury, where fire can descend from the mountain to destroy, where the earth, in an instant, can peel off houses, cities and entire towns. They are the same sensations of those who leave Sicily, of those who find themselves in other lands to become wealth and strength. It is the spirituality of those who have nothing, of workers, mothers, the unemployed, prisoners and of those who, despite having, recognize that the value of what they have is lacking, because it is something else that counts and marks life. It is the spirituality of those who pray with sweat, of those who humble themselves in fatigue, of those who offer the best of what they have in silence, in absolute dedication. It is the spirituality of the good thief who repents, of Simon of Cyrene who carries the cross in place of Christ, of the good Samaritan who helps a stranger of another faith. It is a spirituality that requires strength, courage, abandonment of oneself to follow what one believes in.
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abr · 1 month
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Donald non è uno stinco di santo ma qui non siamo a eleggere un papa.
Preferisco uno ricchissimo di suo orgoglioso di esserlo a gentaglia che straparli di "bene comune" per farsi gli affarucci suoi.
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nitroglycerin-a · 7 months
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Dio cane la coinquilina è qualcosa di snervante a livelli che farebbe incazzare un santo, ha la depressione, e qui okay, ma la quantità di cazzo che gliene frega di tenere un minimo pulito e ordinato in casa (comune a tutti e 3) è inesistente, il suo cane distrugge cose, butta giù robe, sporca e vomita e lei non si muove di un centimetro dal letto pure quando smangiucchia le sue mutande sporche nell’atrio, mangia solo d’asporto e lascia cartacce e buste ovunque, non lava mai un piatto, e soprattutto TIENE SEMPRE LA SUA CAZZO DI PORTA APERTA così posso sentirla tutto il tempo giocare alla play, non lava, non pulisce, non se ne frega niente e tutte le volte “è la depressione”, tornata da lavoro oggi in bagno ho trovato tazzine e cucchiaini sporchi di caffè, in bagno…..boh
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elperegrinodedios · 1 year
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Storie ed emozioni e lezioni di vita.
Dal Grande Spirito allo Spirito Santo.
Tatanka, taverna del pellegrino, oasi di pace. 📷
Ancora ateo ma molto provato dagli eventi. Non mi ero ancora convertito, e stavo attraversando il periodo più duro della mia vita. Ma nonostante tutto avevo dei punti fermi su cui appoggiarmi e molti amici che mi sostenevano, conoscendo le cause delle mie sofferenze. Subivo ingiustizie da parte di chi invece, avrebbe dovuto aiutarmi. Le cause? Avevo acquistato un luogo che non avrei dovuto prendere io, già, faceva gola ai qualcuno dei potenti che amministravano il Comune e ad altri che in teoria avrebbero dovuto stare neutri.
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Era ridotto cosi quando l'ho acquistato io ma era al centro del paese e in più confinava con quella che si può ben vedere, un'antica chiesa del 1700 circa, ancora diroccata e sconsacrata. Divieti su divieti, ma nonostante aver dovuto rinunciare a molte delle strutture che avevo nei programmi come per esempio una piscina, alla fine questo è stato il prodotto che sono riuscito ad ultimare. Avevo due squadre in serie "A" sia maschile che femminile e i campi di calcetto erano necessari.
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Non mi fecero muovere più di cosi e non potetti più avere nessun altro permesso, nel frattempo avevano ristrutturato e riconsacrata la chiesa. E cosi, come funzionava anticamente, mi ritrovai contro Sindaco e Comune, Chiesa, clero e Belle Arti con il naturale coinvolgimento dell'arma dei carabinieri. Sindaco comunista (Peppone) prete (Don Camillo)...si voglio finire questo post con il sorriso sulle labbra pensando che è solo passato e che, seppure in tantissimi anni di soprusi, che in Italia conosciamo bene, forse proprio per tali sofferenze, io quì ci ho incontrato, conosciuto e ricevuto il Signore nel mio cuore e nella mia vita.
Nello stesso periodo dunque, iniziò la mia storia come pellegrino e mi ritrovai come d'incanto ad essere un uomo davvero felice. Avevo con me il Fratello e l'Amico come Guida, e tutte le Vie del mondo da percorrere in libertà. La vera Libertà!
-Non dovevo rinnegare niente e nessuno, io ero cresciuto come uno spirito libero e sempre dalla parte dei deboli. Amavo gli indiani fin da piccolo e odiavo le promesse non mantenute cosi come facevano i bianchi con lingua biforcuta. D'altra parte gli indiani erano un popolo spirituale, che amava e rispettava la natura gli animali e gli altri esseri umani se agivano correttamente con loro e venivano in pace e rispettavano la parola data. Traditi più volte, reagivano con forza e coraggio come le madri quando difendono i loro figli. Per non dilungarmi oltre e concludere, quel Grande Spirito era non altro che lo Spirito Santo, avevo solo cambiato il nome ma era sempre il mio Dio.
=====
Ma il giorno dopo l'11 Settembre però, dopo aver appreso la notizia dai Tg, anch'io come tutti feci cordoglio. Un abominio, uno vero scempio circa tremila morti, ma gli esecutori, avevano toccato la pupilla di Dio e attirato la sua ira, mentre Bush dichiarava che tutto quello non sarebbe di certo rimasto impunito. Ecco cosi come sempre i capi dichiarano le guerre dai loro comodi salotti, e gli altri vanno a morire. Perchè non andate in testa voi come si faceva una volta? Ma non succederà mai. Ecco perchè il giorno dopo, ripensando alla storia di quei popoli innocenti e sottomessi, cosi come gli indiani e in accordo, con ciò che si può leggere nelle scritture: "Ciò che l'uomo semina, quello pure raccoglierà", ho scritto questa breve poesia già pubblicata, per non dimenticare:
"Guardando e riguardando queste foto degli indiani, mi viene in mente adesso la guerra ai talebani.
La lotta al terrorismo che il mondo sta facendo si dice è cosa giusta, ma la gente sta morendo.
L'America che spara, e che colpisce forte, non se ne rende conto che semina la morte.
Or tutti che l'aiutano perchè colpita al cuore ma intanto nessun ricorda che il talebano muore.
Tu un bel giorno hai deciso e hai decimato gli indiani, con le pistole, i fucili e loro con le mani.
Che senso d'impotenza devono aver provato, hanno difeso casa e non ti avevano provocato.
Ci vivevano da sempre, era la loro terra, ma tu per bramosia gli hai dichiarato guerra.
Li hai sconfitti, sei diventato padrone, loro erano i daini, tu eri il leone e quando eri sicuro che loro erano finiti, hai detto a tutto il mondo: "Ecco a voi gli Stati Uniti".
Ora ti ricordi che quel che è fatto è reso, che senso d'impotenza provi adesso popolo leso.
Eri certo ed eri sicuro che non sarebbe mai successo, del boomerang che è tornato te ne accorgi solo adesso.
Ma tu ti puoi difendere, puoi persino attaccare, la vittoria è quasi certa, ma poi dovrai pensare,
a come vivere in futuro e a far la strada dritta o pagherai di nuovo perchè ogni cosa è scritta".
lan ✍️🖤
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blogitalianissimo · 8 months
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premettendo che sono d'accordo con te su geolier, mi sembra che anche te abbia dei pregiudizi sul rap se pensi che tutti i rapper abbiano canzoni sessiste nel loro repertorio.
E santo cielo mi pare che qua per polemizzare stiate trovando il pelo nell'uovo. Che sia comune trovare almeno un pezzo sessista nel repertorio di questo o quel rapper è vero, punto, o vogliamo negare questa cosa? Ma ovviamente ho generalizzato, e questo non esclude mica l'esistenza di rapper che non sono mai stati sessisti nelle proprie canzoni, ma chi sta dicendo il contrario?
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pettirosso1959 · 9 days
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Data la pigritia che m'assale, e m'attinge, ora che la Stagione ripone il sole a dormire più frettamente che d'estate, e questo m'immalinconisce recando seco anche un aggravamento della mia indole oblomoviana, invece che fare un Santodelgiorno nuovo, ne ripropongo - come la peperonata - uno vecchio, tanto il calendario quello è. ========================================= Il Santo del giorno, Rubrica pastorale con ascendente scorpione.
Oggi la Chiesa Cattolica Romana celebra due fenomeni insieme, tipo 3x2, ossia S. Cipriano Vescovo e S. Cornelio lui invece Papa perchè aveva più aderenze dove conta.
Cipriano era di Cartagine. Era un retore, che dio solo sa che cazzo significhi, ma fece carriera lesto, nonostante le persecuzioni di Decio, Valeriano, Gallieno, Rosmarino, Timo, Alloro ed altri Odori che non ricordo, ma tu fai cuocere lento, poi copri. Molti cadevano e rinnegavano, ma alcuni poi chiedevano la riammissione, e Cipriano la dava spesso (come sua sorella, Cipriana, fai te la rima) nonostante si opponessero i rigoristi, tra i quali Totti e Benzema.
Vita simile quella di Cornelio, anche lui osteggiato dai rigoristi, ed in particolare Novaziano, che poi con Costantino Vitaliano e Daniele Interrante andarono dalla De Filippi (da cui il detto: "Ci rivedremo alla De Filippi).
Fatto sta che morirono, e questa incredibile circostanza in comune ha portato quei fantasiosi di Roma a celebrarli insieme.
Nella foto, trovata chissàddove, i due protomartiri ritratti al Carnevale di Viareggio vestiti da razzi che poi volano in cielo rapidi e immacolati. Luigi Del Pacchia.
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valentina-lauricella · 7 months
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Scrive Luigi Settembrini: "Nel fondo della sua anima c'era la fede, come c'era l'amore e il desiderio ardentissimo della vita, della bellezza, e di tutte le illusioni tanto care all'uomo, e necessarie, e reali per l'uomo. Chi oserebbe dire che il Leopardi è ateo, o sensista, o materialista? Egli è come Giobbe, che maladice il giorno che è nato, e grida che il suo dolore è troppo e non ha scopo; egli bestemmia Dio perchè lo crede, ma lo dice un essere malefico, un brutto potere che ascoso a comun danno impera, una mano che flagellando si colora nel mio sangue innocente. Non avere una colpa, e sofferire tanto, perchè? Perchè questa ragione spietata che mi toglie tutte le illusioni, e mi fa dimandare a tutti gli esseri, perché? e nessuno mi sa rispondere? Per qual fine, per quale necessità, per qual bene altrui io debbo essere straziato sì fieramente dal dolore? Io non so qual uomo potrebbe dargli una risposta ragionevole." È quindi Settembrini a istituire un paragone esplicito tra Leopardi e Giobbe (quantunque vi abbia accennato il Leopardi stesso nei Nuovi Credenti), ma egli ne fa, a mio avviso arbitrariamente, piuttosto un bestemmiatore che un ateo: sta qui agendo la censura cattolica e ideologica del pensiero leopardiano? Le stesse illusioni, a mio avviso, hanno ragion d'essere sullo sfondo di un "reale" nulla; non nella prospettiva della realtà divina, in cui sarebbero sostanze, e non nomi, come la virtù (vedi Bruto e Teofrasto - ti tenni per una sostanza, ed eri una parola - e la "vendetta sulla virtù" che vorrebbe prendersi il Leopardi). E sempre in quest'ottica riduttiva della portata del pensiero leopardiano, procede poche pagine più in là Settembrini: "Io vi esorto, o giovani, a tener cara la memoria di Giacomo Leopardi, e studiarne amorosamente le opere; ma guardatevi dal ripeterne i pensieri e dall'imitarlo nella dolorosa poesia, perchè egli fu una misera eccezione della natura umana." Come volevasi dimostrare: innanzitutto si amplifica il lamento leopardiano, fino a renderlo, pur nella sua tragicità, querulo e pretestuoso, al punto di provocarne un istintivo rigetto; poi si procede al consueto affondo, sentenziando che egli fu "una misera eccezione della natura umana". Siete sicuri che il vostro amato Leopardi, che nella Ginestra dice "nobil natura è quella…", sia contento di essere ricordato così? Abbiate ali, abbiate trivelle per concepire anche solo un briciolo della grandezza del suo pensiero; staccatevi da voi stessi (o dalla vostra maschera), disarmatevi, andategli incontro, e vi porterà a nuove profondità e altezze: rendetegli davvero "cara" la memoria che egli tiene presso gli uomini, per vostro mezzo. Non difendetevi da Leopardi: egli non vuole convincervi di nulla. Non vi porterà via Dio, Gesù Cristo, l'aldilà; paradossalmente, vi porterà dappresso a questi concetti meglio di un santo cattolico, in quanto egli è portatore di onestà, amore per gli altri, intelligenza. State tranquilli: Leopardi non è un'eccezione della natura umana. Grazie al cielo.
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diceriadelluntore · 2 years
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Innamorati
Una festa è un periodo di tempo dedicato a celebrazioni particolari, a riti e a liturgie ben distinti dalla vita e dal lavoro quotidiani. Le feste scandiscono sia il ciclo dell'anno sia la vita individuale, nel cui ambito rappresentano a volte riti di passaggio da uno status a un altro. È anche l’occasione per rendere santo un giorno particolare, cioè secondo l’accezione etimologica (dal latino sanctus, participio passato di sancīre, sancire una patto), dargli una inviolabilità in quanto protetto da una sanzione: gli ambasciatori, i tribuni della plebe, le mura, le porte; quindi, in genere, tutto ciò che, consacrato da una legge morale o religiosa, è per ciò stesso inviolabile, o ciò che, per comune consenso degli uomini, è religiosamente venerato o è considerato degno di venerazione (Santo, Enciclopedia Treccani).
Oggi è un giorno che la chiesa Santifica ad un santo, San Valentino da Terni. Comunemente, è considerato “patrono degli innamorati”. Secondo una leggenda, infatti, battezzò un giovane romano pagano, Sabino, per sposare la sua amata cristiana, Serapia, nei momenti appena precedenti la morte di lei, improvvisamente ammalatasi di tifo. Secondo la leggenda, la benedizione di Valentino, dette un sonno ristoratore e beato alla coppia, che così potette vivere insieme nell’eternità. 
Da un punto di vista più storico, la testimonianza più antica su San Valentino è contenuta nel Martirologio geronimiano scritto nel V secolo, che riporta la memoria del 14 febbraio presso la comunità cristiana di Terni; un secolo dopo la primissima citazione di Valentino del Martirologio, nella Passione di Maris, Marta, Audiface e Abacuc viene raccontata la storia di un prete di Roma che guarisce dalla cecità la figlia del principe Asterio e battezza lei, il padre e tutti i membri della famiglia, trovando la morte il 14 febbraio sulla via Flaminia, durante l’impero di Claudio II, e cioè tra il 268 e il 270. Il martire viene sepolto in quella che diventerà poi la Catacomba di San Valentino, al secondo miglio della Flaminia, sulla quale verranno edificati anche una chiesa e un monastero. La ossa del santo, tuttavia, verranno traslate nel IX secolo nella basilica di Santa Prassede. Il testo più importante riguardo alla vita di san Valentino arriva invece intorno al 725 ed è la Passio Sancti Valentini, che racconta la storia dell’oratore Cratone, il cui figlio soffre di una gravissima malattia alle ossa; un amico gli consiglia di rivolgersi a Valentino, cittadino e vescovo di Terni, che guarisce il ragazzo e converte al cristianesimo Cratone e tutti i suoi allievi, tra i quali figura anche il figlio del prefetto Furio Placido, che fa decapitare il vescovo il 14 febbraio al 68° miglio della via Flaminia. Il corpo viene recuperato da tre discepoli e sepolto in un cimitero fuori le mura di Terni, dove sorgerà poco dopo la basilica a lui intitolata. Dal racconto, tuttavia, è assente sia la data del martirio, sia qualunque riferimento che possa aiutare a collocarla. Per convenzione, si festeggia il giorno di San Valentino, il 14 Febbraio, data in cui si sa che fu martirizzato per decapitazione, anche la festa degli innamorati: tutte e due le cose sono non del tutto certe, ma la seconda lo è di più della prima.
Infatti il binomio San Valentino - Innamorati risale a tempi molto più recenti, cioè al XIV secolo, quando Geoffrey Chaucer, il grande scrittore e drammaturgo inglese, associò il giorno del santo a quello in cui gli uccelli formano le coppie. Ma c’è una distinzione: Chaucer individua il 2 Maggio, giorno di San Valentino patrono di Genova, il primo vescovo dell'arcidiocesi di Genova, carica che mantenne dal 312 alla morte nel 325, ma il culto è relegato solo all’area genovese. Nel 1391 John Clanwowe anticipa la festa degli innamorati al 14 febbraio. La fusione delle date nasce dal fatto che il San Valentino di Terni è molto più importante e venerato di quello di Genova proprio grazie alla sua celebrità.
In verità, tutto nasce da una sovrapposizione di date e di santi: nel 496, papa Gelasio I, 49° Vescovo di Roma, abolì i Lupercalia Romani, dei riti che si tenevano dal 13 al 15 Febbraio, in onore del dio Fauno nella sua accezione di Luperco (in latino Lupercus), protettore del bestiame ovino e caprino dall'attacco dei lupi. Tuttavia non sostituì nessun altra ricorrenza, se non quella storia del martirio di Valentino da Terni, che non aveva nessun legame con gli innamorati.
Ma è altrettanto vero che la fama della prima leggenda si sviluppò moltissimo nel centro e nel Nord Europa, tanto che esistono decine di reliquie del Santo sparse in Italia, Francia, Austria, Germania, Polonia e persino Dublino. Tanto è vero che Ofelia nell’Amleto (1602) dice:
Dimani è il giorno di San Valentino, e fino dal primo lume dell’alba io mi posi alla finestra per divenire la sua fidanzata. Allora egli sorse e indossò i panni e apri la porta della sua stanza e fece entrare la vergine, che tale non si dipartì più dl là.
W. Shakespeare, Amleto, Atto IV, Scena V 
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puntoevirgola23 · 2 years
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Quanti esseri umani si sono sfiorati ignorandosi per non aver trovato il tempo di abituarsi l’uno all’altro; prima che due siano infelici assieme, devono insieme essere stati beati e avere un comune santo ricordo, che custodisca un uguale sorriso sulle loro labbra e un’uguale nostalgia nelle loro anime.
Rainer Maria rilke
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michelangelob · 10 months
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Masolino da Panicale: protagonista nel 2024
Il pittore Masolino da Panicale sarà il protagonista del 2024 con una mostra allestita presso la Pinacoteca della Collegiata di Sant’Andrea e in Santo Stefano dal 6 aprile al 7 luglio 2024. Nel 2024 il Comune di Empoli celebrerà Masolino da Panicale, al secolo Tommaso di Cristoforo Fini, nato nel 1383, con il percorso espositivo dal titolo “Empoli 1424. Masolino e gli albori del…
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libero-de-mente · 7 months
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Burofobia
Credo di soffrirne.
Lo percepisco appena mi consegnano dei moduli da compilare.
Ora sono seduto, ho due moduli pieni di pagine da compilare, il panico si è impossessato di me.
Metto in dubbio tutto.
Anche se ad alcune domande bisogna rispondere facendo una semplice x nella casella appropriata.
Se ho tre caselle faccio tre X, una un po' più visibile e le altre due appena tratteggiate. In modo da poter dire "Eh ma guardi che ho barrato anche l'altra risposta sa?!". Indeciso del cacchio!
Alla domanda "dati del compilante" mi sorgono dei dubbi atavici: chi sono io? Perché esisto? E se non fossi ciò che credo di essere?
Al quesito "motivo della richiesta" ho scritto: bella domanda, me lo chiedo anche io. Ma per motivo s'intende quello musicale, motivazionale o come stato d'animo?
Alla sezione "autocertificazione" non so con quale, delle mie numerose personalità, devo compilare una dichiarazione che, ai sensi dell'art. 46 D.P.R.28 dicembre 2000 n. 445, potrebbe portarmi a una punizione come da codice penale e delle leggi speciali in materia. Sudo dalla fronte.
Trovo in ogni domanda più risposte, sembra che la Sfinge in persona abbia compilato questi maledetti moduli di richiesta.
Prendiamo per esempio "Composizione del nucleo familiare", cosa dovrei scrivere? Devo compilare la sezione ragionando col cervello o usando il cuore? E se volessi scrivere un altro nome al posto di uno dei componenti?
Metti che mi sia invaghito nelle ultime ore. Quale nome inserire?
Dicono che al cuor non si comanda, ma dicono anche che la ragione conta. Che poi, leggendo bene, non ho il suo Codice Fiscale. Come reagirà se le mandassi un messaggio chiedendoglielo? "Ciao è da un po' che ti seguo, vorrei chiederti... il tuo C.F.". Andrà a finire che mi bloccherà, dandomi del maniaco.
Arrivo alla sezione del luogo di residenza. Vorrei scrivere Avalon e non un comune della provincia bergamasca. Accidenti. Il codice di avviamento postale di Avalon chi lo conosce?
Scorrendo le pagine leggo "dichiara" ed "esprime il consenso", ma se io volessi solamente annuire un po' col capo? Senza neanche tanta convinzione? "Accetta", uh che parolone e che violenza.
La firma chiara e leggibile. O una o l'altra santo cielo. Ho una firma fatta arzigogolata e piena di curve armoniche. Mi ci sono voluti mesi di pratica per crearla. Ma se la vogliono leggibile la scrivo in stampatello, eh?!
Per sicurezza ho fatto delle scansioni ai moduli da compilare, e ne compilerò altri cambiando le risposte e le x nei riquadri, un po' come quando giocavo la schedina: una la compilavo con la ragione, una con la speranza e una ad mentulam canis.
Una volta feci tredici, giuro.
Quando consegnerò i modelli debitamente compilati li metterò in buste diverse con dei numeri.
"Buongiorno devo consegnare i moduli che ho compilato, sceglia la busta numero uno, la due o la tre?".
Vorrei vivere senza burocrazia, con modelli su cui scrivere risposte semplici a domande ancora più semplici.
Perché non fanno moduli per neurodivergenti?
"Modello da compilare:
Fa come ti pare, sarà bellissimo comunque.
Grazie."
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bocadosdefilosofia · 1 year
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«Pero hay que advertir que una norma puede derivarse de la ley natural de dos maneras: bien como una conclusión de sus principios, bien como una determinación de algo indeterminado o común. El primer procedimiento es semejante al de las conclusiones demostrativas que en las ciencias se infieren de los principios; el segundo se asemeja a lo que pasa en las artes, donde las formas comunes reciben una determinación al ser aplicadas a realizaciones especiales, y así vemos que el constructor tiene que determinar unos planos comunes reduciéndolos a la figura de esta o aquella casa. Pues bien, hay normas que se derivan de los principios comunes de la ley natural por vía de conclusión; y así, el precepto “no matarás” puede derivarse a manera de conclusión de aquel otro que manda “no hacer mal a nadie”. Y hay otras normas que se derivan por vía de determinación; y así, la ley natural establece que el que peca sea castigado, pero que se le castigue con tal o cual pena es ya una determinación añadida a la ley natural.
Por ambos caminos se originan las leyes humanas positivas. Mas las del primer procedimiento no pertenecen a la ley humana únicamente como leyes positivas, sino que en parte mantienen fuerza de ley natural. Las del segundo, en cambio, no tienen más fuerza que la de la ley humana.»
Santo Tomás de Aquino: Suma de Teología, II. Biblioteca de Autores Cristianos, pág. 742.  Madrid, 1989
TGO
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intotheclash · 2 years
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Ren - Money Game part 2
Il denaro è come gioco e va scalato come con una scala. Trasforma un santo in un peccatore con questo "dito del crimine". Ora ve lo spiego per voi figli di puttana, passo dopo passo. Questa è economia aziendale ma in una canzone. Lei vende conchiglie in riva al mare, ed il valore di queste conchiglie andrà a picco. A causa delle leggi della domanda e dell'offerta. Nessuno vuole comprare conchiglie perché ce ne sono un sacco sulla sabbia. Fase uno: Devi cercare di creare scarsità del tuo prodotto. Le conchiglie si venderanno molto più facilmente se la gente pensa che siano rare, capiscimi. Seppelliscile con me, prendi più conchiglie che puoi e nascondile su quest'isola. Accumulale fino a quando non saranno più rare di un diamante. Fase due: Devi far credere alle persone che le vogliano, che le vogliano davvero, fottutamente subito, colpiscili come "Bronson". Influencer, product placement, intrattienili in primo piano. Se non hai una conchiglia, allora non sei nessuno amico mio. Fase tre: Monopolizza, investi in qualche altra proprietà, avvia una società, crea un logo, fallo bene. "Le conchiglie devono vendere", questa sarà la tua nuova filosofia. Butta via tutta la tua vecchia morale, è mentalità da poveri quella. Fase quattro: espanditi, espanditi, espanditi. Disbosca foreste, crea terreno, sangue fresco sulle mani. Cinque: Perché solo conchiglie? Perché limitarti? Lei vende conchiglie, ma ora anche olio. Sei: Armi, vendere azioni, vendere diamanti, vendere pietre, vendere acqua ad un pesce, vendere il tempo ad un orologio. Sette: Dai solo gas, togli il piede dal freno, corri e mettiti in pista per essere il presidente degli Stati Uniti. Otto: Grande sorriso amico, cavalca l'onda, è fantastico, ora la verità è sopravvalutata, racconta solo bugie fuori dal comune. Nove: Attira le persone, la polemica deve essere il tuo gioco, non importa se ti odiano, se tutti conoscono e dicono il tuo nome. Dieci: Il mondo è tuo, sali sul palco e prenditi l'applauso. Sei diventato un bugiardo, un imbroglione, un diavolo, una puttana, ma vendi ancora conchiglie in riva al mare.
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elperegrinodedios · 1 year
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Ora, fratelli, non voglio che siate nell'ignoranza riguardo ai doni spirituali.
(1 Co. 12:1)
No quiero, hermanos, que ignorèis acerca de los dones espirituales.
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Or vi sono diversità di doni, ma non vi è che un medesimo Spirito. Vi sono anche diversità di ministeri ma non v'è che un medesimo Signore. Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l'utilità comune. (1 Co. 12:4-5-7)
I doni dello Spirito sono: conoscenza, sapienza, fede, guarigioni e profezia, discernimento, lingue, interpretazione delle lingue.
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Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo. (Ga. 5:22)
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I doni, è Dio che per mezzo dello Spirito Santo li destina ad ognuno di noi secondo le capacità e i requisiti di ciascuno. Il frutto dello Spirito invece è quello che noi riusciamo a dare e manifestare a tutti gli altri, a chi ci contorna, al prossimo. Si, l'amore e la fede, stanno sia tra i doni, che tra i frutti. Il Signore li dona a noi e noi a tutti gli altri. Sono i requisiti più importanti per il cristiano. E senza amore e senza fede, non si può piacere a Dio. ✍️
"Quand'anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, divento un bronzo risonante o uno squillante cembalo".
1 Co. 13:1
"Or la fede è certezza di cose che si sperano, la dimostrazione di cose che non si vedono"
Eb. 11:1
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