#Causalità
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Einstein e la gatta
Giochiamo subito a carte scoperte. Questo articolo trae spunto da una dolorosa riflessione scaturita dalla recente morte della mia gatta Luna, avvenuta esattamente un mese fa mentre ero con lei, dal veterinario. E tratta del legame indissolubile fra il principio di causa-effetto e lo spaziotempo. L'immediata sensazione di aver perso qualcosa di importante della mia vita mi ha portato a chiedermi se avrei potuto consolarmi con l'affermazione "lei esiste ancora". Non un senso metafisico o spirituale, ma scientifico. Mi sono chiesto, cioè, a partire dalla relatività della simultaneità introdotta da Einstein, se in qualche modo un evento del mio passato potesse tornare ad essere simultaneo a me, pur se fosse tanto lontano da essere irraggiungibile. La consolatoria ipotesi –o forse sarebbe meglio chiamarla fantasia– da testare scientificamente era quindi la possibilità di spostarsi in un sistema di riferimento dove Luna fosse ancora viva, anche al costo che in tale sistema di riferimento lei fosse troppo lontano per poterci interagire.
Ognuno affronta un lutto con gli strumenti che ha a disposizione.
Leggi il resto sul mio blog scientifico La Scimmia Sapiens.
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Il secolo di prove che i vaccini causano morti infantili
C’è un secolo di prove che collegano i vaccini alla morte infantile improvvisa e numerosi attivisti hanno cercato di costringere il governo federale a indagare per decenni Source: 24 ago 2022; by A Midwestern Doctor on The Forgotten Side of Medicine Continue reading Untitled
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#Autopsia#Bambini#Batteri#Case Report#Casi SIDS#Causa Morte#Causalità#Cecità Medica#Corruzione Politica#Dogma#Effetti Collaterali#Encefalopatia#Etica#Eventi Avversi#Farmaci#Farmaci Sperimentali#FDA#Gemelli#Giuramento Ippocrate#Governo Federale#Indagini#Indagini Giudiziarie#Industria Farmaceutica#Infezione#Medicare#Medicina Allopatica#Mercati Garantiti#Mercati Vincolati#Monitoraggio#Morte in Culla
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disincontri
contro ogni logica, preferendo i peggiori disincontri alla stupida catena di una causalità quotidiana da J. Cortázar, Manoscritto trovato in una tasca, in Ottaedro
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L'aspetto contraddittorio dell'ateismo: considerare assurdo che un Dio possa creare Tutto dal nulla, mentre sarebbe invece perfettamente logico affermare che Tutto si generi dal nulla da solo.
Gli Hawkings (gli Atei di categoria medio-alta) affermano che il nulla possa fluttuare quantisticamente, generando particelle quindi "realtà": credibile ma non definitivo, peccato infatti che il loro "nulla" non sia "vuoto", dato che contiene Leggi fisiche che (e)segue.
Senza saperlo, stanno percorrendo una delle cinque vie di San Tommaso d'Aquino per provare razionalmente l'esistenza di Dio: la causalità universale [Ogni cosa è causata da altro (se fosse causata da se stessa, esisterebbe prima di esistere e questa è una contraddizione), ma non può essere una catena infinita, ci deve essere una prima causa non causata da nient'altro. E' questo ciò che chiamiamo Dio].
L'altro aspetto patetico degli Atei è contrapporre Scienza e Fede. Come se fossero squadre dello stesso sport. Ma questo lo fanno solo gli atei più ignoranti, con la coda di paglia.
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PARTHENOPE
Così come per la pasticceria, se non si ama la Sacher Torte credo sia inutile andare da Demel, allo stesso modo se non si ama Sorrentino inutile andare a vedere “Parthenope”, poiché il film ripropone, diversamente coniugate, tutte le figure retoriche, tutte le visioni del mondo, tutti gli stilemi che si ritrovano in quasi tutti gli altri film del grande regista napoletano. Non vi racconterò la trama del film, perché credo sia la cosa meno interessante, sempre ammesso che esista nel senso tradizionale del termine. Potremmo dire che sono presenti delle vicende e che queste, piccole o grandi che siano, si sviluppano secondo la triade husserliana di spazio-tempo-causalità. Le cose accadono sempre in uno spazio, che qui è principalmente Napoli (ma anche Capri e Trento), accadono in un tempo che va dagli anni Cinquanta ad oggi e, infine, accadono per una causalità dettata dalle scelte di Parthenope e di chi le sta intorno (ma principalmente dalle sue). Parthenope è una ragazza bellissima partorita nelle acque del golfo di Napoli che, contrariamente alla sirena che, non essendo riuscita ad ammaliare Ulisse, nel golfo di Napoli approdò. Una donna che opera scelte sentimentali ed emozionali che punteggeranno la sua vita, comprendendo poi che solo in età matura le cose sembrano divenire intellegibili. Del resto lo stesso Sorrentino in una intervista dichiarava: “Più vai avanti negli anni, meno ti innamori, meno ti diverti, e diminuisce anche la tua capacità di meravigliarti. Però riesci a vedere le cose, a vederle in profondità”. Un po’ quello che accade alla divina Parthenope, santa e peccatrice, carnale e spirituale, creatura misteriosa ed ingenua. “Abbandonati ad una estate perfetta siamo stati bellissimi ed infelici”, dirà Parthenope ricordando i beati anni della gioventù. Forse, come dice la protagonista, il desiderio è pieno di mistero e il sesso è il suo funerale. Il film di Sorrentino è prevedibilmente barocco e ridondante, ma lo è con cognizione di causa, ambientato in una città che difficilmente potrebbe essere raccontata meglio, una città che contiene al suo interno il dramma e la derisione, l’abnorme e la misura, la saggezza e la follia, il sacro e il profano, solo che a Napoli gli opposti non sono realmente opposti: Napoli contiene tutto, ma tutto insieme e forse questo ne fa una città unica (che non significa necessariamente bella). Filmone impegnativo, conturbante, intenso e non per tutti i palati.
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Mi sono accorta che di Cesare Pavese sono rimaste famose le frasi più comprensibili e in certo qual modo ordinarie, e non le più profonde, sudato frutto delle sue meditazioni. Ad esempio, del suo sforzo di tirare le fila dei rapporti esistenti tra Dio, inconscio, natura, simbolo, infanzia, eternità, ancestralità e poesia, cos'è rimasto nell'immaginario collettivo? Le grandi menti hanno questo in comune, di voler capire il tutto, dipanare, seguendone a ritroso, le reciproche relazioni e dipendenze tra i fenomeni, per arrivare alla causa-effetto primaria, fino a scoprire che non c'è causalità e subordinazione di eventi, ma coesistenza unitaria nell'atemporalità. Pavese tende a Dio, Leopardi al Nulla, ma in questo caso Dio e Nulla non sono concetti nichilistici come si potrebbe pensare, bensì l'acme, la gloria delle infinite possibilità, l'increato che in fisica delle particelle equivale allo stato assoluto e identitario di energia e materia.
In mezzo a meditazioni così fondamentali, certamente colpiscono al cuore le frasi di scoramento dovuto alla depressione, a sua volta, secondo me, dovuta alla razionalizzazione e quindi inaridimento dei rapporti affettivi: la persona amatissima, che si nega, non è un tonico dell'umore. Lo sperimento io stessa: a forza di rinunciare (perché si deve, perché è giusto, perché non si può altrimenti), ci si appiattisce e anziché sopravvivere, si costruisce mattoncino per mattoncino la propria morte, il totale disinteresse e distacco dalla vita.
#diario#pensieri#scrittura#letture#appunti#il mestiere di vivere#cesare pavese#leopardi#angeli#sogni
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CHURNALISM 🌺🌺🌺
"Churnalism" è un termine peggiorativo per una forma di giornalismo in cui, invece di riportare notizie originali, si riciccia materiale preconfezionato come comunicati stampa o storie fornite dalle agenzie di stampa. Il "churnalism" riduce i costi, la raccolta di notizie originali e il controllo delle fonti. L'origine della parola sarebbe una combinazione di "churn" (ovvero "agitare", "rimestare") e "journalism" (https://en.wikipedia.org/wiki/Churnalism).
Il sito web di Sensible Medicine ha dedicato molteplici pezzi al "churnalism" nella medicina e nella scienza, definendolo come "il resoconto negligente e privo di curiosità di una ricerca biomedica mal condotta. Il churnalismo scambia la vera storia – perché uno studio non è importante o dimostra qualcosa di diverso da quanto sostiene – con un titolo facile." (https://www.adamcifu.com/churnalism). Secondo un recente post del blog di Sensible Medicine (https://www.sensible-med.com/p/churnalism-on-npr), i "sette peccati capitali" del "churnalism" in medicina sono:
1. Dare per scontata la causalità quando uno studio mostrasse solo un’associazione;
2. Estrapolaee e generalizzare senza scrupoli e cautele;
3. Ignorare i fattori di confondimento o di selezione;
4. Non valutare se l’affermazione di un medico o di un ricercatore sia plausibile prima di riportarla tal quale;
5. Usare la “manovra di disclaimer e pivot” – in cui un autore afferma qualcosa del tipo: “Naturalmente questo risultato potrebbe rappresentare solo un’associazione e non una causalità” prima di spendere i successivi otto paragrafi assumendo la causalità;
6. Ignorare l'esistenza di un mondo di ricerche, pubblicate, non pubblicate o “annullate” che potrebbero mettere in discussione la loro tesi;
7. Soprattutto, non manifestare mai alcuna curiosità.
Per combattere questa deriva e i suoi rischi, Sensible Medicine raccomanda di riflettere sempre profondamente su ciò che si sta riportando e cercare punti di vista alternativi, capire che, sebbene lo studio non riesca a mostrare ciò che sostiene l’autore, la ricerca ci dice qualcosa che vale la pena discutere, e promuovere sempre una ricca e vivace discussione.
Giorgio Bianchi
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Che bello cercare di spiegare alla popolazione di Twitter che non sono le donne a doversi tutelare dagli stupratori ma sono gli uomini a dover cambiare assetto. E guai a citare i genitori che probabilmente hanno regalato delle mancanze nel sistema di cura di questi ragazzi/uomini che compiono gesti atroci. Mai che un genitore sia colpevole di qualcosa, sono sempre perfetti, poi se il figlio ha +18anni tutto si annulla ed è responsabile unicamente lui dei suoi comportamenti (sarebbe così facile se fosse così).
Ma poi che, non sai che se lasci la porta aperta e i ladri ti entrano in casa è un po' anche colpa tua? Cioè dove vuoi andare a vivere la tua vita libera se un uomo non è in grado di controllare le proprie pulsioni? Cioè sei tu donna infima che devi tutelarti, non io uomo potente, dominatore della specie che devo imparare a rispettare i limiti intrapersonali e accettare il rifiuto. Va contro le leggi della virilità.
Oppure non sapete che esistono anche menti deviate? Perversi? Il male esiste a meno che tu non viva in una società utopica. Cioè pazzesco, nuovo premio Nobel. Ci sono persoane che mettono in atto comportamenti disadattivi e lesivi nei confronti di altri, ma non è normale che siano messi in atto da un genere verso l'altro con un trend come il nostro. Questo continuo tentativo di depersonalizare il carnefice non fa altro che togliergli colpe e giustificarlo, annoverarlo come deviato e amen, non si può fare nulla. Sei tu, donna, che devi tutelarti perché gli uomini sono deviati, ed è così per conformazione cranica e per motivi biologici non perché abbia dei traumi irrisolti o perché non ha appreso il processo di cura. È solo deviato. Facile, no? Loro continuano ad abusarci ed infliggere traumi, ma non è colpa di nessuno. Anzi sì, è colpa della donna incapace di anticipare i comportamenti deviati e incapace di tutelarsi.
Per quanto dovrò sentire ancora questi discorsi? Per quanto le donne vittime di violenza da parte di uomini saranno incolpate di non averci pensato, di non essersi tutelate? Perché questi discorsi vengono fatti anche da altre donne e soprattutto perché le persone non capiscono la causalità dei questa relazione?
Sono davvero stanca, davvero davvero, perché è sempre colpa nostra?
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Che cosa la Cgil non ha capito del Jobs Act e del lavoro in Italia
I quesiti del referendum promosso da Landini e compagni, la lettura errata della realtà del paese da parte del sindacato “antagonista”, la battaglia radicalmente diversa della Cisl
Nella Gazzetta ufficiale del 13 aprile 2024 sono riportati i quattro annunci di richiesta di referendum abrogativi presentati dalla Cgil alla Suprema Corte di Cassazione.
Il quesito contro il Jobs Act
Il primo, diventato velocemente il simbolo comunicativo della campagna di raccolta firme attivata dal sindacato per proseguire l’iter di approvazione, concerne l’abrogazione del contratto a tutele crescenti regolato dal Jobs Act. Si tratta, indubbiamente, di una delle più rilevanti novità della riforma varata nel 2015 dal governo Renzi (che si compone di una legge delega, otto decreti delegati e diversi correttivi e collegati, quindi è ben più complessa): questa scelta ha perciò giustificato il ricorso allo slogan “referendum contro il Jobs Act”.
Più forzata la sintesi del “ritorno all’articolo 18”: invero si verificherebbe il ripristino per tutti i lavoratori impiegati in aziende con più di 15 dipendenti del regime sanzionatorio per i licenziamenti illegittimi previsti non dall’originale articolo 18 della legge 300 del 1970 (Statuto dei lavoratori), ma dalla versione modificata nel 2012 dalla riforma Fornero, ove è certamente più forte la tutela reintegratoria rispetto al Jobs Act, ma comunque non prevista per tutte le fattispecie di illegittimo licenziamento (per esempio non interviene in caso di licenziamento economico).
Il quesito sui licenziamenti illegittimi
Il secondo quesito interessa esclusivamente i lavoratori che operano nelle imprese al di sotto dei quindici dipendenti: la Cgil propone l’eliminazione del tetto massimo delle sei mensilità e del tetto alle maggiorazioni per i lavoratori con una certa anzianità in caso di licenziamenti illegittimi, lasciando perciò maggiore libertà al giudice nella individuazione della indennità.
Il quesito sui contratti a termine
La terza proposta intende impedire di stipulare un contratto a termine acausale superiore a dodici mesi, nonché estende l’ambito applicativo del regime di causalità anche alle ipotesi di rinnovo o proroga del contratto a termine che implicano una durata complessiva inferiore o uguale a un anno. È a questo quesito che si riferisce la Cgil quando sui media parla (assai forzatamente) di “superamento della precarietà”.
Il quesito su sicurezza e subappalti
L’ultima proposta concerne la sicurezza sul lavoro negli appalti e prevede la responsabilità diretta del committente ultimo anche in caso di subappalto, di modo che sia più accurata la scelta dei fornitori.
Prossimi obiettivi e scadenze
Perché i quesiti possano essere effettivamente rivolti agli elettori, la Cgil dovrà raccogliere 500 mila firme certificate entro 3 mesi dalla prima vidima, quindi pressappoco entro la metà di luglio. Non c’è ragione di credere che l’obiettivo non sia raggiunto e superato. Entro il 30 settembre le firme dovranno essere consegnate in Corte di Cassazione, che avrà a disposizione massimo tre mesi per la verifica e la vidima. A quel punto sarà la Corte costituzionale a convocare entro il 20 gennaio 2025 l’udienza sul giudizio di ammissibilità dei quesiti e ad esprimersi a questo riguardo entro il 10 febbraio 2025. Se i quesiti saranno confermati (non è scontato: nel 2017 non tutti quelli presentati dalla stessa Cgil furono accettati), la consultazione popolare si svolgerà nella primavera del 2025.
Il falso problema della “quantità” di lavoro
Accanto alla fredda cronaca tecnica, si permettano alcune valutazioni di merito.
La prima concerne la coerenza “storica” dei quesiti, la loro capacità di leggere le difficoltà del diritto del lavoro. Come chiarito da tutti gli osservatori statistici nazionali e internazionali (si veda, solo perché più recente, il Rapporto Istat 2024), in Italia oggi non c’è alcun problema di occupazione e disoccupazione, ossia di “quantità” del lavoro. Mai nella sua storia si erano conteggiati nel nostro paese quasi 24 milioni di occupati. Il Jobs Act, quindi, non ha determinato un impoverimento delle opportunità di lavoro. Allorquando, per ragioni politiche o giuridiche, non si volesse assegnargli meriti particolari, comunque non si potrebbe rivolgergli particolari colpe in termini di quantità del lavoro. Paradossalmente la Cgil fa lo stesso errore del governo: entrambi si concentrano sull’incremento della occupazione (la prima negli slogan associati al referendum, il secondo con il generoso pacchetto di incentivi a tempo previsti nel cosiddetto decreto Primo Maggio), quando questa non è oggi il problema del mercato del lavoro italiano.
L’equivoco della precarietà
Il quesito sul contratto a termine, invece, mette al centro dell’azione sindacale la “qualità del lavoro”, sempre e solo intesa come una dimensione che dipende dalla tipologia contrattuale utilizzata. Ebbene, i dati Istat certificano che la crescita dell’occupazione degli ultimi anni non è spinta dall’incremento dei contratti a termine e dei part-time, entrambi in costante diminuzione e in media con le percentuali europee. Anche in questo caso, quindi, è fuori bersaglio la proposta tecnica (può invece raggiungere lo scopo la strategia politica, ma è tutt’altro discorso).
Il nodo dei salari poveri e come scioglierlo
Quel che invece è segnalato dai numeri come il problema di oggi è la (scarsa) ricchezza dei salari, che in Italia sono cresciuti negli anni assai meno che nel resto d’Europa, troppo poco rispetto alla crescita del costo della vita. Per alzare le retribuzioni medie e mediane (cosa ben diversa dall’intervento di legge sul salario minimo, altra infatuazione recente della Cgil) occorrono innovazione (politica industriale e sostegno alle imprese), competenze sempre più evolute dei lavoratori e degli imprenditori (centralità della formazione) e, soprattutto, maggiore forza della contrattazione a livello aziendale, dove la ricchezza viene prodotta e, a quanto pare guardando i numeri, troppo poco redistribuita a chi ha partecipato al suo conseguimento.
Per questo la Cisl ha scommesso tutto sulla “partecipazione”: partecipazione dei lavoratori alle decisioni in azienda perché la competitività non sia a scapito dei lavoratori; partecipazione diretta ai risultati aziendali mediante la distribuzione degli utili o di quote di capitale; partecipazione organizzativa per il miglioramento di prodotti e processi al fine di incrementare i margini da spartire; partecipazione consultiva obbligatoria perché siano noti i dati sulle performance dell’azienda e nessuno possa nascondere eventuali “extra-profitti”.
La differenza tra Cgil e Cisl
Ecco allora la seconda osservazione, che concerne la differenza di concezione e di azione tra Cgil e Cisl. Entrambe hanno deciso di chiedere ai cittadini italiani di sottoscrivere le proprie proposte: prima la Cisl con la raccolta di oltre 400 mila firme utili alla presentazione della legge di iniziativa popolare in materia di partecipazione che entro l’estate sarà discussa e votata alla Camera dei deputati; poi la Cgil, che conta di superare le 500 mila firme necessarie perché possano essere votati nella prossima primavera i quattro quesiti abrogativi proposti.
La prima azione è construens: la Cisl, che non a caso è figlia di una tradizione di riformismo cattolico, non intende regolare i conti del passato, ma proporre qualcosa per il futuro, coerente con una chiave di lettura del presente (la necessità di alzare i salari medi dei lavoratori). La seconda azione è invece destruens: la Cgil, che per statuto è sindacato antagonista e politico, propone un ritorno al passato, sfidando una legge approvata dieci anni prima del referendum che intende abrogarla, in tutt’altra epoca storica (pre-Covid, pre-inflazione, pre-governo di centrodestra, eccetera).
Sono entrambe azioni legittime, utili a dimostrare che il sindacato non è morto, ma è anzi uno dei corpi sociali ancora più attivi e popolari (quale partito raccoglierebbe questo numero di firme in pochi mesi?). Ciò detto, è molto diverso provare a progettare un futuro nuovo o combattere per la restaurazione del passato.
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Al caro anon che ti insulta vorrei dire che il fatto che lui sia stato male dopo aver fatto un vaccino, anche se diagnosticato da due cardiologi ma va dimostrato il nesso di causalità, non vuol dire che i vaccini siano pericolosi. Le persone non sono tutte uguali, non siamo tutti dei gemelli identici. I vaccini seguono lo stesso iter di sperimentazione di tutti i farmaci e come tutti i farmaci possono dare effetti indesiderati di varia entità, prevedibili e non prevedibili, spesso anche dopo il loro uso nella popolazione generale (fase 4 o post marketing) e legati anche a fattori che non si conoscono perché non puoi saperlo se non si presenta. Ma vaccinarsi è sempre più vantaggioso del rischio che si possa presentare un effetto indesiderato. Si parla sempre di probabilità, e la probabilità che si manifestino sono irrisorie anche e soprattutto se teniamo conto delle milioni di dosi somministrate. Per ogni caso di "danno da vaccino" ci sono milioni di casi senza alcun danno. Ci sono come per tutti i farmaci controindicazioni e precauzioni, ma risultano sicuri ed efficaci. I vaccini svolgono egregiamente la loro funzione e le statistiche sono dalla loro parte, sappiamo che i vaccini hanno portato alla eradicazione e alla eliminazione di malattie gravi e ogni giorno proteggono tantissimi soggetti fragili dalla morte.
Sante parole... lo hai spiegato meglio di come avrei saputo fare io ma era esattamente quello che intendevo dire, grazie.
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Lo studio che ribalta il dogma climatista: la CO2 non è la causa, ma l'effetto
Lo studio che ribalta il dogma climatista: la CO2 non è la causa, ma l’effetto Ossia una breve riflessione, poco tecnica sulla differenza tra correlazione e causalità. Continue reading Lo studio che ribalta il dogma climatista: la CO2 non è la causa, ma l’effetto
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Cosa rende tutti i vaccini così pericolosi?
Nella prima parte di questa serie, ho discusso di come spesso emergano malattie che in breve tempo colpiscono molte persone e di come in molti casi la medicina convenzionale.. Source: 7 set 2022; by A Midwestern Doctor on The Forgotten Side of Medicine Continue reading Untitled
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#Agglutinazione#Albumina#Alimenti Trasformati#Alluminio#Alzheimer#Aminoacidi#Andrew Moulden#Anione#Antrace#Aritmie Cardiache#Artefatti Diagnostici#Batteri#Biochimica#Biofisica#Carenza#Carica Negativa#Cationi#Causa Morte#Causalità#Chimica Colloidale#Chimica Fisica#Chimica Generale#Coagulazione#CoaguliIctus Embolico#Colloidi#Conseguenza Grave#Covid-19#Danno Da Vaccino#Diagnostica#Difterite
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Neoplatonismo sulla causalità
“Ma se tutte le cose fossero senza causa, non ci sarebbe sequenza di primario e secondario, perfezionante e perfezionato, regolativo e regolato, generativo e generato, attivo e passivo; e tutte le cose sarebbero inconoscibili".
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scegli la causa e hai risolto. (ma tu guarda che gente strana....)
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Fantastici quelli che "bisogna aver FEDE nella Scenza" e poi ne negano il principio cardine, (che non è la Trinità ma) il principio di causalità, cioè la causa precede l'effetto.
Btw, ironia della sorte, questi sono gli stessi che, sulla base dello stesso principio (solo un filo stiracchiato oltre i confini della logica - so' pur sempre medici, artiggiani da'a qualità: "dato un effetto, non ci può non essere una causa specifica"), associano il cancro al polmone di un non fumatore al fumo passivo. Taaac.
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Oh, porco dio, correlazione NON implica causalità. Non è una frase fatta, è importante.
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Ritornando sul Mestiere di vivere: alcune frasi dalle pagine finali.
Un vecchio sogno. Stare in campagna con una bella donna – Greer Garson o Lana Turner – e fare la vita semplice e perversa. Cose passate. Non ci pensi piú.
In fondo, tu scrivi per essere come morto, per parlare da fuori del tempo, per farti a tutti ricordo. Questo per gli altri, ma per te? Essere per te ricordo, molti ricordi, ti basta?
Noi siamo al mondo per trasformare il destino in libertà (e la natura in causalità).
La poesia è ripetizione. È venuto a dirmelo allegro Calvino. Lui pensava all’arte popolare, ai bambini ecc. Per me è ripetizione in quanto celebrazione di uno schema mitico. Qui sta la verità dell’ispirazione dalla natura, del modellare l’arte sulle forme e sulle sequenze naturali. Esse sono ripetitive (dal disegno dei singoli pezzi – foglie, organi, vene minerali – al fatto che i pezzi sono ripetuti all’infinito). E allora si vince la natura (meccanicismo) imitandola in modo mitico (ritmi, ritorni, destini). Ma ogni generazione deve tener conto di quanto sa della natura, e superarla con schemi mitici irriducibili da questa conoscenza. (Elemento evolutivo ignoto all’arte arcaica che aveva perciò il còmpito piú facile in quanto, essendo ferme le sue nozioni razionali, applicava schemi mitici già familiari da tempo).
L’amore è veramente la grande affermazione. Si vuole essere, si vuole contare, si vuole – se morire si deve – morire con valore, con clamore, restare insomma. Eppure sempre gli è allacciata la volontà di morire, di sparirci: forse perché esso è tanto prepotentemente vita che, sparendo in lui, la vita sarebbe affermata anche di piú?
«I’Il never forget you» questo si dice a chi si ha intenzione di mollare. Del resto, come mi sono comportato io con quelle che mi pesavano, mi seccavano – che non volevo? Nell’identico modo.
Amore e morte – questo è un archetipo ancestrale.
[…] mi sono impegnato nella responsabilità politica, che mi schiaccia. La risposta è una sola: suicidio.
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