#Carta Bella
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incredibile quanto resuscitare un kindle del 2011 e conseguentemente non dover rinunciare a una enorme collezione di pdf piratati (perché onestamente se devo guardare uno schermo luminoso anche per leggere per piacere aggredisco qualcuno) possa far tornare la voglia di leggere libri già posseduti, senza dilapidare il proprio patrimonio in un pomeriggio in libreria
#chi l’avrebbe mai detto#adesso faccio una bella lista di possibili letture#detto ciò comunque io desidero la carta non ci posso fare niente
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#huellas#bella tarde nublada#mi soledad#buenas noches#carta de mi yo del futuro#cartas de amor#psicólogo enamorado
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"È solo un addio
Credimi, io non ci penso mai
Vedo che hai pianto
Tu lo sapevi, ma da quando?
Bella d'estate vai via da me."
#spotify#Mango#caminos inciertos#bella d'estate#nostalgia#dias nublados#emociones#miedos#recuerdos#mi última carta#cartasnoenviadas#amores#almas perdidas#corazón meditabundo
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MERMAID
Ink. on smooth paper 21x29,5 cm
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FACEBOOK: martinadibellawork
INSTAGRAM: dibella_martina
BEHANCE: https://www.behance.net/martinadibella
PINTEREST: https://www.pinterest.it/martinadibellawork/
DEVIANTART: https://www.deviantart.com/martinadibella
TWITTER: https://twitter.com/mortinadibbeis
YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UCNYAHgyLyQtJgSxSd1fxhpw
#martinadibella#martina di bella#martina di bella artist#artists on tumblr#female artists#illustration#illustrazione#mermaid#sirena#self portrait#ink#dots#drawing#disegno#autoritratto#inchiostro su carta#girl
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Bella
Menina do olhar profundo Que não precisa dizer verdades Tem atitudes maduras e posturadas Filha de um pai na terra dedicado E ambos filhos do Pai do Céu. Atenta, com olhos brilhantes pelo amor de Emanuel contagia com seu sorriso largo. Generosa e rápida no cuidar Observadora e certeira como uma flecha que sabe o seu alvo. O amor transborda nela e constrange todos que a cercam. As bênçãos…
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#resistência#aforismos#alegria#alma#amizade#Amor#aphorismen#bella#cartas virtuais#Guaratiba#Rio de Janeiro
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(OBREGON)
los invito a escuchar mi primer album en soundclound OBREGON *FUCK MY LIFE*
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day 3 of feeling the worst I ever felt oh my god non sono andata a lavoro neanche oggi ma chi mi ha impedito a chiedere al mio baba che stava uscendo se mi compra quella merda della gazzetta sbanjajsnsjsnsm
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Mi manca...
Lo zoccolare fino in spiaggia con mia madre che mi diceva "cammina bene alza quei piedi"...pinoli per terra da schiacciare con i sassi...
l'odore della siepe di caprifoglio dalla pensione trieste al bagno emilio e quello dei giornali dell'edicola, misto a quello del mare e degli abbronzanti e della piadina...
la cuffietta bianca della piadinara...quella anziana, la prima ..che faceva le piade tirate a mattarello con il bordo frastagliato e il pezzetto di carta marroncina per portarle via ...
la luce bianca del mattino e la bassa marea con le righe della sabbia sotto i piedi, i buchini dei cannolicchi e schivare i granchi
fare capannella con il tettuccio del lettino e il telo, il caldo sulla pelle...l'odore dell'abbronzante e il libro con sabbia tra le pagine...
e aspettare le 11 che non arrivavano mai per il bagno... il freddo dell'acqua al primo tuffo o l'andare giù piano piano con tutta la pelle d'oca... i rumori attutiti quando si è sott'acqua.... il cretino di turno che ti slaccia il bikini...le spalle di mio padre per salirci a fare i tuffi...
correre sulla sabbia bollente saltellando tra un'ombra e l'altra... stendersi al sole senza fare la doccia e sentire la pelle tirare con il sale che brucia appena sulla pelle un po' scottata sulle spalle ...
il fastidio della sabbia tra le dita e lavarsi i piedi nel rubinetto sotto le docce aspettando con il costume in mano per sciacquare anche quello...il profumo dello shampoo e il rigagnolo di schiuma e acqua sulla sabbia...
il cemento rigato e rosso e bollente della banchina del porto con le barche che partivano da Milano Marittima per la gita a Rimini e la voglia di tuffarsi lì ma la mamma non voleva...e stare in equilibrio sul muretto tra la banchina e gli scogli ad aspettare gli schizzi delle onde,
il mare grosso i rari giorni che faceva temporale e a fare il bagno tuffandosi dentro le onde e ci si riempiva il costume di sabbia..
la pizza che faceva la sorella della vedova di Emilio alle cinque...e io le confondevo poi sempre quelle due...la Maria e l'Anna
Il rullo per tirare il campo da bocce e il barattolo bucato con il talco per fare le righe...e le premiazioni delle gare al pomeriggio e se le coppie erano miste io ero un po' gelosa se mio padre giocava con la mamma della cecilia perchè era così bella...
e guardarti da lontano mentre giocavi a calcio sporco di sabbia dappertutto e cominciare a scoprire quell'emozione nuova quell'attrazione mai provata... ecco cosa vuol dire innamorasi...il dondolo dell'Hotel Miramare dove per la prima volta ho capito che potevo anche godere del mio corpo...
I giardini del tennis con la terra rossa e la giostra e l'odore dei pini...
le tonde alla sera su e giù per viale Roma e baci infiniti sulle panchine, le feste al Giardino D'Estate con Gianni Togni che cantava Luna..e le puntate all'ippodromo di Cesena e le gite al Parco Naturale che mi sembrava così lontano...
Gli amici che poi non avresti rivisto più, quelli che rivedi solo lì...e quelli che sono ancora con me ......il primo primissimo bacio sul dondolo della casa in affitto ...
il rumore degli aerei con la pubblicità...la pizzeria da Duilio e il cinema Italia all'aperto ...le lacrime quando era ora di tornare e il grano nei campi era già mietuto e le arature portavano l'autunno...
Mi manca la felicità pura e spensierata di quel periodo quando ancora tutto poteva essere e ogni cosa era nuova e da scoprire ...e che non è stata mai più.
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Ero sulla metro e ho dato ad una ragazza un biglietto con scritto "la monnalisa sarebbe l'opera d'arte più bella al mondo, se non esistesse il suo sorriso".
Lei è arrossita, ha preso una penna e un foglietto di carta e mi ha scritto "ma chi cazzo ti conosce".
@Cambiacasacca
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Mariano Benlliure y Gil (Spanish, 1862-1947) La carta, 1894 Real Academia de Bellas Artes de San Fernando
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Quiero alcanzar el cielo y, desde el azul del firmamento, alzar mi voz a los cuatro vientos, gritando con fuerza y desde lo profundo de mi alma cada uno de mis versos, para que alguno de ellos llegue a ti, mi amor sin nombre, mi bella desconocida. Porque aquí, en esta cruel realidad sin ti, mis brazos anhelan rodear tu cuerpo y mi alma añora fundirse con la tuya.
— Cartas a una hermosa desconocida || @jorgema
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Capitulo 21: Crecer.
Agnes llegó de vuelta del viñedo desolada. No podía creérselo.
Fin de año de 1905 ya, y en esta casa no han parado de crecer. Agnes ya es una pre adolescente, Charlotte una preciosa niñita, y los mellis unos pequeños revoltosos que merodean por toda la casa.
Era primero de año, así que fueron los Anderson a la ciudad a hacerse una foto de familia.
Son preciosos eh? 😍
A Bella le encantó el resultado.
Agnes seguía entrenando. Aunque sin Alexander, sentía que le faltaba algo.
Pero no pensaba rendirse, iba a seguir entrenando a diario y luchar por su sueño.
Al entrar en casa, notó la atmósfera pesada y vio a su madre, Bella, sentada en el salón con los ojos enrojecidos.
Agnes sintió un nudo en el estómago. Conocía a Lisa desde pequeña y siempre había sido como una segunda abuela para ella.
Agnes acompañó a su madre a dar el ultimo adiós a Lisa.
Después del entierro, Bella y Agnes decidieron aprovechar la visita al cementerio para ver a John, el padre de Bella, y Daniel, su hermano.
Mientras tanto, Charlotte estaba completamente inmersa en su mundo musical. Desde hacía meses, había estado soñando con tener un piano.
Sus padres le habían prometido uno para su cumpleaños, sabiendo cuánto significaría para ella. Aunque comprar un piano no era una tarea sencilla debido a los recursos limitados de la familia, Bella y Thomas habían estado ahorrando para cumplir su deseo.
Un día, mientras Agnes practicaba en el hipódromo, vio a una joven que observaba desde las gradas. Cuando ya iba a salir, ve como se le acerca.
Se agachó, y de entre los arbustos, sacó una caja.
Dentro, había varias cartas que Alexander le había escrito a Agnes.
Agnes se sintió aliviada y agradecida.
To be continued...
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Perché la poesia può essere scritta ovunque, ecco perché è bella. La poesia non ha bisogno di nulla. Qualsiasi carta andrà bene.
Ferreira Gullar, Público, 21 settembre 2010
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𝑃𝐸𝐿𝐴𝑆 𝑆𝑂𝑀𝐵𝑅𝐴𝑆 𝐷𝐸 𝐻𝐴𝐷𝐸𝑆 ! é 𝐁𝐄𝐋𝐋𝐀𝐃𝐎𝐍𝐍𝐀 𝐂𝐀𝐈𝐓𝐎, a filha de 𝑬𝑹𝑰𝑺 de 𝐕𝐈𝐍𝐓𝐄 𝐄 𝐒𝐄𝐓𝐄 anos, que segundo os arquivos do acampamento, está sob a proteção dos deuses há 𝐓𝐑𝐄𝐙𝐄 𝐓𝐄𝐌𝐏𝐎𝐑𝐀𝐃𝐀𝐒. apesar de ser 𝐀𝐃𝐀𝐏𝐓𝐀𝐕𝐄𝐋, 𝐑𝐄𝐒𝐈𝐋𝐈𝐄𝐍𝐓𝐄 𝐄 𝐈𝐍𝐃𝐄𝐏𝐄𝐍𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄, quíron já perdeu horas de sono por sua natureza 𝐈𝐍𝐂𝐎𝐍𝐒𝐄𝐐𝐔𝐄𝐍𝐓𝐄, 𝐄𝐆𝐎𝐂𝐄𝐍𝐓𝐑𝐈𝐂𝐀 𝐄 𝐓𝐔𝐑𝐁𝐔𝐋𝐄𝐍𝐓𝐀 !
𝐏𝐎𝐃𝐄𝐑𝐄𝐒 : manipulação de pecados - a capacidade de trazer à tona os piores vícios e pecados com um simples olhar, faz da filha do caos uma carta coringa no baralho de éris. belladonna é capaz de incitar até no mais plácido dos seres sentimentos de pura ira, orgulho e avareza — ao mesmo tempo em que se fortalece mentalmente —, os colocando em frenesi por preciosos intervalos de tempo ;
𝐇𝐀𝐁𝐈𝐋𝐈𝐃𝐀𝐃𝐄𝐒 : vigor e agilidade sobre-humanos ;
𝐀𝐑𝐌𝐀 : khaos phoroi - falx duplas, feitas de ouro celestial e adornadas com serpentes e espinhos em ferro estígio, são conhecidas por sua precisão e parecem ser envoltas pela aura caótica que se estende de belladona. quando inativas logo se desfazem em um bracelete duplo que se prende ao bíceps da semideusa ;
𝐌𝐀𝐋𝐃𝐈𝐂̧𝐀𝐎 : como punição por sua soberba, zeus concedeu à belladona uma armadilha esculpida de ouro imperial, que se reduz à uma gargantilha colada ao seu pescoço como uma coleira, e a torna mais suscetível a ser atingida por raios e eletricidade. por sorte o vigor herdado de sua ascendência divina permite com que se recupere sem sequelas permanentes, mas não a impede de praguejar o deus dos deuses, o que apenas agrava seu castigo ;
competidora de corrida de pégasos e membro do clube da luta, equipe azul !
𝐃𝐄𝐒𝐂𝐑𝐈𝐂̧𝐀𝐎 𝐆𝐄𝐑𝐀𝐋 !
apelidos : della , donna , bella ( particularmente odeia este ) ;
data de nascimento : 21 de novembro ;
orientação sexual : bisexual ;
filiação : éris & dante caito ;
altura : 1,69 cm ;
cabelos : longos fios negros que parecem ter vida própria em momentos de turbulência ;
olhos : uma miríade de tons de azul, verde, cinza e pontos castanhos ;
tatuagens : desenhos de espinhos, entremeados com serpentes e flores, são salpicados por toda a extensão do corpo ;
piercings : apenas um furo na cartilagem esquerda, feito após muita persuasão de um filhe de afrodite. belladonna afirma que é a dor mais lancinante que já experenciou em toda sua existência — desmaiou antes mesmo que a agulha passasse pela incisão ;
𝐏𝐀𝐑𝐀𝐋𝐄𝐋𝐎𝐒 : azula ( avatar ) , nesta archeron ( a court of thorns and roses ) , kai parker ( the vampire diaries ) , jang man wol ( hotel del luna ) & mazikeen ( lucifer ) ;
prole da noite, caos e discórdia correndo por seu sangue, belladona é a personificação dos alelos da escuridão divina e corrupção humana. dante caito, general corrompido que integrava a prestigiosa cúpula das forças armadas italianas, por muito fora objeto de desejo de éris, suas táticas e práticas imorais surtiam inspiração na primogênita da noite, personificação perversa do orgulho e antagonismo. um homem tão maculado em seu cerne, e uma deusa ensandecida em sua eternidade, supostamente, pela manutenção dos comos, não poderiam unir-se e gerar uma nova centelha, mas como um toque sádico, inerente à prole de nyx, do encontro entre o sobrenatural e o mundano, do jogo de ilusões e seduções, de surpresas e anseios proibidos, nada mais que um passatempo para a imortal, della surgia. a pequena alma não vinha ao mundo atribulada. pelo contrário, a caito era dotada da luminescência da mais fulgurosa das luas que compunham o domínio da noite, os olhos cravejados das mais esperançosas de suas estrelas, e igualmente desprezada por éris em seus anos precoces.
de paixões efêmeras e perturbadoras, dante não esperava que a criatura envolta no manto como breu pudesse ser consequência de suas indiscrições, mas com um breve olhar para os fios escuros e pele tão pálida como os feixes prateados da lua, sabia sua exata origem ao recobrar as sórdidas memórias. em sua extensão, indesejada, belladona, como fora obrigado a batizá-la, não exercia influência benigna alguma sob o militar, os diminutos dedos e enormes olhos não eram capazes de abrandar o âmago pútrido. não, a escuridão que parecia pairar sobre a pequena figura surtiam efeito reverso ao esperado de um genitor devoto e condecorado, imagem que o caito adotou em relutância quando percebeu que livrar-se da criança parecia ser impossível, sob a maldita influência de éris. então em meio à epítome dos ensejos mais caóticos e violentos que a natureza humana pudesse conjurar, belladona desenvolveu em sua infância os mais diversos instintos de sobrevivência e meios de escape da realidade enganosamente reluzente de um legado militar e opulento na sociedade de roma.
a natureza amena e melódica rapidamente viu-se em frangalhos com o lento e tortuoso passar dos anos, em seu encalço, uma mente ardil e cerne hostil se instalavam no diminuto corpo que dante moldava para ser sua maior arma e ficha de barganha. foi somente então que o olhar de sua mãe celestial repousara em si, quando nenhum resquício de ternura ameaçava compor os pilares que sustentavam-na, e ousou presenteá-la com algo que jamais tivera: afeição. quando os monstros que se esgueiravam por entre as luzes de roma, sobrenaturais e humanos, começaram a persegui-la, não tardou para que fosse encontrada pelo sátiro que lhe fora designado, e às pressas enviada para o acampamento do outro lado do mundo e bem, bem, bem longe dos seus pesadelos. assim pensava.
nem mesmo uma volta da terra em seu eixo passou para que a carruagem alada cercada de corvos reluzindo mais do que a lua fixa no céu pairasse sob della, a marcando e clamando como uma filha da discórdia. a caito encarou ceticamente a aparição da mãe divina, há muito aprendera sua lição em confiança, mas não esperava que o olhar da deusa fosse um de afeto, o que em perspectiva, a italiana jamais deveria ter acreditado, mas naquele momento encontrava-se em êxtase por finalmente pertencer. a ânsia de belladona em ser aceita, querida, apesar de há muito ter-se enrijecido para tais inquietações, fora ensejo para éris ter em suas garras mais um fantoche, um soldado em seu exército de adoradores. em nome de sua mãe, seria capaz de muito mais do que sob a rígida criação de dante, mas a ela não importava, afinal a deusa a reclamara com tamanho fulgor. ainda que a mesma a manipulasse com pesadelos que jamais externalizara.
éris velava seu interesse na aura que acompanhava sua semideusa. moldá-la de acordo com seus interesses e torná-la uma lança afiada em seu arsenal, era sua intenção, apenas um desenrolar da servitude de della. o ‘favor’ que tinha da deusa do caos e conflitos fez da italiana arrogante em seus anos sob a tutela de quíron, e não demorou para que a empáfia proveniente de suas desilusões a colocasse em confronto com o rei dos deuses. ao esbravejar em uma de suas recorrentes discussões com outros semideuses, que até mesmo o deus dos trovões fora incapaz de livrar-se da influência de sua mãe, e portanto o verdadeiro culpado por todo aquele fiasco que fora tróia, zeus, jamais conhecido por sua benevolência, a presenteou com uma maldição. a caito implorou pela deusa, mas não seria por ela que éris interviria. não era do feitio da celestial envolver-se nas batalhas de seus filhos, a não ser que para piorá-las, afinal encarava adversidades imprescindíveis para discernir entre aqueles dignos de carregarem sua linhagem.
marcada pelo esforço em cada um de seus passos e dotada de certa húbris, belladona tornou-se aquilo que a mãe esperava. após a derrota de gaia, felizmente se afastaria de todos do acampamento, não fosse o temor de ser descoberta por dante. com olhos oficiais, e não tão oficiais assim, em todas as partes do mundo, em pouco belladona seria descoberta. apesar de suas habilidades, o pavor daquele que estrelava em seus pesadelos a tornaria vulnerável e alvo fácil para as manipulações patriarcais, noção pela qual punia-se diariamente. optou então por permanecer sob o manto de proteção dos deuses e em missões cada vez mais monótonas, ainda que bem sucedidas. enfadada com a previsibilidade de seus dias, não demorou para que ousasse se aventurar para nova roma, uma réplica um tanto saudosa da sua cidade natal, onde se instalou e teria permanecido por anos vindouros e novos desafios, não fosse a reverberação da voz embriagada de dionísio a compelindo para a colina na costa leste.
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Sarebbe bello tornare ai tempi in cui ancora si aveva la pazienza ed il romanticismo necessari per corteggiare, quando ancora si sapeva il significato della parola ed il modo giusto per farlo senza diventare volgari oppure oggettificati.
Quando si intingeva la penna nel calamaio, si prendevano carta e penna, ci si sedeva allo scrittorio, al tavolino o si cercava una superficie piana, alla luce del sole, al lume di una candela o al bagliore fioco di una lampada.
Si scrivevano le proprie giornate, sensazioni e sentimenti, si affidavano alle pagine, al profumi con con si profumava la carta, al colore dell'inchiostro, alla ruvidezza della carta da lettere scelta, alla busta e poi ai postini il compito di recapitare quel piccolo scorcio di noi e si attendeva trepidanti la consegna della missiva e la risposta della persona cara.
Si aprivano le buste con emozione, con cura le si conservava e le si leggeva e rileggeva fino talvolta a sgualcirle.
Si raccoglievano sassolini di fiori dai campi e li si portava alla propria bella affinché ne apprezzasse il profumo ed i colori, vi si adornasse i capelli o li inserisse in un vaso.
Lavorando a maglia si creavano sciarpe, maglioni, calzini da regalare al proprio innamorato per tenerlo bene al caldo nei periodi invernali.
Conservare i soldi per comprare qualche dolce speciale, frutto, libro da portare come presente.
Si divideva la frutta colta da un giardino, la stessa coperta o lo stesso ombrello durante i tragitti delle passeggiate.
Si aspettavano treni, navi, aerei per rivedersi dopo periodi in cui si era stati lontani e ci si amava anche senza nulla, senza soldi, senza auto, senza telefono, senza un tetto; si lavorava insieme per ottenerli e non importava altro che ci fosse l'altra persona.
Sarebbe bello tornare a regalare amore invece che cellulari, coprirsi con lo stesso ombrello invece che con due differenti, tenersi per mano invece che averle occupate a messaggiare.
Tornarsi a vivere e scoprire, vedersi mutare con il tempo e le stagioni, sarebbe bello tornare ad essere umani.
-umi-no-onnanoko ( @umi-no-onnanoko )
#life#vita#umi-no-onnanoko#writing#write#writer#scrivere#scrittura#scrittrice#24.07.24#love#amore#corteggiamento#coppia#coppie#couples#couple#quotes#frase#frasi#quote
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(episodi biblici: Giuda si unisce carnalmente con Tamar, sua nuora)
Genesi 38, 6; da una storia vera. Giuda, figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, dà in sposa la bella Tamar a suo figlio Er, ma Er si rende odioso agli occhi del Signore e il Signore lo fa morire. A questo punto, per la legge del levirato (tutto attaccato), Giuda consegna Tamar al secondogenito Onan, affinché egli abbia un figlio legittimo con lei, che verrà considerato a tutti gli effetti figlio di Er, in sua assenza.
Allora Giuda disse a Onan: "Va' con la moglie di tuo fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una posterità a tuo fratello".
Ma Onan, sapendo che la prole non sarebbe stata considerata come sua, disperde per terra il seme alla fine di ogni rapporto.
Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva il seme per terra, per non dare un discendente al fratello.
Ciò che egli fa è male per il Signore e il Signore lo fa morire (sentenza immediata di morte per non aver proceduto a inseminare la cognata). Giuda a questo punto si fa due conti: avanti così e non mi resteranno più figli, meglio far ritornare Tamar dal padre, a Tinma, giusto per precauzione. Passa il tempo e, dopo un grave lutto in famiglia, Giuda si reca a Timna per far tosare le pecore. Tamar viene avvertita: "Guarda che sta arrivando tuo suocero". A questo punto Tamar, visto che il figlio superstite di Giuda, seppur cresciuto e nel pieno delle sue capacità riproduttive, non le era stato concesso per inseminarla e garantirle così il giusto diritto di darle una prole, s'inventa uno stratagemma:
Allora Tamar si tolse gli abiti vedovili, si coprì con il velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a sedere all'ingresso di Enàim, che è sulla strada per Timna.
Giuda vede la graziosa ragazza e la scambia per una prostituta:
Quando Giuda la vide, la prese per una prostituta, perché essa si era coperta la faccia. Egli si diresse su quella strada verso di lei e disse: "Lascia che io venga con te!". Non sapeva infatti che era sua nuora. "Lascia che io venga con te!". Tamar risponde: "va bene, ma in cambio che cosa mi dai?". "Un capretto," dice Giuda. "Va bene," dice Tamar, "ma lasciami almeno una caparra". "Va bene," dice Giuda, "cosa vuoi?". "Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano" dice Tamar. Detto fatto: Giuda le consegna carta d'identità e codice fiscale e si unisce carnalmente alla nuora completamente ignaro della sua identità. Quando Giuda va per consegnarle il capretto, della bella prostituta si sono perse le trecce, per cui domanda in giro: "Avete per caso visto una prostituta?". "Quale prostituta?" Gli rispondono indignati gli abitanti del luogo, "Qui da noi non ci sono prostitute!". Giuda torna quindi a casa un po' perplesso, e senza documenti. Passano tre mesi e qualcuno viene a dire a Giuda che sua nuora si è prostituita ed è rimasta incinta. Indignato, Giuda tuona: "Sia tratta fuori dalla città e bruciata!". Allora Tamar, mentre viene condotta al rogo, dice:
"Io sono incinta dell'uomo a cui appartengono questi oggetti". E aggiunse: "Per favore, verifica di chi siano questo sigillo, questi cordoni e questo bastone".
Giuda li vede ed esclama: porco Giuda! Ma è giusto così, giusto così: non le ho dato il mio ultimo figlio e lei si è servita di me.
Tamar diede alla luce due gemelli: Zerach e Peres, antenati di Gesù, discendente di truffaldina - ma giusta, secondo legge - copula.
[L'incontro di Tamar e Giuda, Tintoretto]
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