#Carlo Buldrini
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from @azeemamag on ig . “Arundhati Roy, captured by Carlo Buldrini in 1982 at the age of 21 .
Author of renowned novel ‘The God of Small Things’, social and political activist Arundhati extensively advocates for human rights and environmental issues in India and across the globe. Her literary output largely consists of politically-oriented nonfiction, aimed at addressing the problems faced by her homeland in the age of global capitalism.
Image source @brownhistory”
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Arundhati Roy / Photograph Carlo Buldrini / 1982
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“A Super-Rare Portrait of Author Arundhati Roy Smoking Wills Navy Cut... Long Before The God of Small Things... Photo by Carlo Buldrini.”
- Mayank Austen Soofi (@thedelhiwalla)
#Arundhati Roy#Portrait#indian author#Smoking#Wills Navy Cut#Carlo Buldrini#Now officially my 'popping over to the convenience store for ramen' look.
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“Il sogno dell’India multiculturale di Gandhi oggi è in serio pericolo”: dialogo con Carlo Buldrini
Certo, c’è l’incontro con Indira Gandhi, memorabile. Accadde il 4 novembre del 1981. La chiusa emoziona. “Al termine dell’intervista strinsi la mano a Indira Gandhi. Mi accorsi allora di quanto fossero piccole e fragili le mani di quella donna che era stata spesso accusata di usare il pugno di ferro”. Indira conferma ciò che Carlo Buldrini sa ormai da tempo. “Quello che tiene unita la gente in India non è la religione, non è l’appartenenza a una stessa etnia, non è la lingua e non è neppure un particolare sistema politico o economico. A unire gli abitanti di questo Paese è un senso di «indianità», un vincolo di appartenenza. Questo, malgrado le differenze etniche, linguistiche e religiose che ci contraddistinguono”. Buldrini, che è stato addetto reggente dell’Istituto Italiano di Cultura a New Delhi e ha insegnato all’università islamica di Delhi, è partito per l’India sull’onda del Sessantotto, dei Beat e con Siddharta sotto al braccio, come tanti. Come pochi, però, anzi, come nessuno, ha conosciuto l’India per davvero, al di là dei lisergici pregiudizi occidentali. Certo, c’è l’incontro con Jiddu Krishnamurti, folgorante. Buldrini ne è affascinato dagli anni Settanta, lo ascolta, lo intervista a Rishi Valley, nel dicembre del 1982. “Vivere con la morte significa vivere senza violenza, senza attaccamento. La morte e la vita non sono separate. Finire significa cominciare”, dice Krishnamurti a Buldrini. Ma c’è altro, oltre a questi incontri formidabili, in quel continente dove gli dèi danzano un ballo sfrenato e le contraddizioni emergono, dilanianti. Cronache indiane (Lindau, 2018, pp.304, euro 23,00; in copertina una fotografia di Buldrini ritrae “una marionetta yakshagana risalente ai primi anni del secolo scorso”), che va letto sinotticamente agli altri libri di Buldrini (Pellegrinaggio buddhista e Lontano dal Tibet, sempre in catalogo Lindau), non è soltanto un registro di reportage, dal sapore intenso. Il libro ha l’effetto di un risveglio dopo lunga gestazione onirica: l’India, appunto, non è l’Eden di chi cerca ristoro dagli afrori d’Occidente – è una terra brulicante di dolore e di stupore. Così, il libro di Buldrini, che ha abitato trent’anni in quel Paese senza negarsi nulla, senza fare sconti all’utopia occidentale, fa l’effetto di un vasto romanzo, che passa dal Kumbha Mela (“Osservai i miei compagni di viaggio e, improvvisa, ebbi la sensazione di essere salito sul treno della morte”) alla storia di Phoolan Devi, la bella maledetta, che “aveva collezionato taglie per 225.000 rupie e 66 mandati di cattura. Rapina a mano armata, sequestro di persona, strage”, raccontata con il piglio dello scrittore assai attrezzato (“Dopo aver aspettato a lungo, la gente poteva finalmente vederla. Era salita sul palco per la cerimonia di resa. La giovane donna era tesa, con lo sguardo assente. Aveva gli zigomi sporgenti, le labbra carnose e una grande benda rossa che le fasciava la fronte. Era piccola di statura. La canna dello spietato Mauser 315 che teneva tra le mani con il calcio piantato a terra, le arrivava all’altezza del cuore. Si chiamava Phoolan Devi. Aveva ventisei anni ma sembrava una ragazzina”). Da qui, da questo atavico, demonico desiderio d’India che preda tutti almeno una volta nella vita, s’alza il dialogo con Buldrini. (d.b.)
Parto da lontano: quando nasce il suo amore per l’India, e perché? Folgorazione meridiana, studi, incontri, l’egida del caso, cosa?
Quest’anno, con libri, articoli di giornale e trasmissioni televisive si è celebrato il cinquantenario del “Sessantotto”. In verità ci sono stati due Sessantotto. In Italia, quello ufficiale, racconta di lotte studentesche (“Abbasso la scuola dei padroni”) che si saldarono con quelle degli operai. C’è stato poi un altro Sessantotto, meno provinciale e che veniva da lontano. Era la continuazione di un sogno che fu già del movimento Beat e dell’Underground americano, fino ad arrivare agli Hippies, i Figli dei fiori. I giovani che appartenevano a questo spezzone del movimento credevano in un mondo migliore, senza la violenza, senza le guerre, senza lo sfruttamento economico, senza il consumismo borghese. Per questi giovani, l’India aveva un’importanza particolare. Il “Viaggio in India” non era un’avventura ma un ritorno; un ritorno alle origini, alle fonti della civiltà, a quel sacro Oriente dove ogni giorno sorge il sole. Ho vissuto in quegli anni completamente immerso in questa “contro-cultura”. Lessi anch’io Siddhartha di Hermann Hesse e il Diario indiano di Allen Ginsberg. Già allora, in oscure stanze che odoravano di incenso e di hashish, ascoltavo le musiche ipnotiche che uscivano dal sitar di Ravi Shankar accompagnato dai tabla di Alla Rakha. Ricordo – era il 1967 – che in un cineclub di Roma, il Filmstudio, vidi il film in bianco e nero di una conferenza del filosofo indiano Jiddu Krishnamurti. Uscito dalla piccola sala cinematografica, mentre camminavo nel Lungotevere romano, pensando a Krishnamurti mi dissi: “Questo lo devo conoscere”. Con queste premesse, il mio “Viaggio in India” fu inevitabile. Ed è durato trentadue anni.
Mi avvicino. Ancora oggi, per noi, alla provincia del mondo, India è Siddhartha, il bagno rituale nel Gange, documentari patinati, tramonti abbacinanti, Mowgli, Kim, Tiziano Terzani e magari un romanzo di Salman Rushdie, I figli della mezzanotte. Al di là del dato culturale mediato, cos’è oggi l’India? Con quali aggettivi la descriverebbe? Da dove, soprattutto, possiamo partire per conoscerla?
Per conoscere l’India bisogna innanzitutto spezzare le lenti deformanti attraverso le quali, per secoli, l’Occidente ha guardato a questo paese. Un esempio. Fin dall’antichità, l’Occidente ripete che l’India è un paese “spirituale”. È proprio così? Ho avuto modo di affrontare l’argomento nel corso di una lunga intervista che ho fatto a Indira Gandhi alla vigilia del suo primo (e ultimo) viaggio in Italia come primo ministro dell’India. A questo riguardo, Indira Gandhi mi ha detto: “È molto romantico mettere al centro dei propri discorsi la spiritualità indiana. Ma io credo che nella nostra gente ci sia la stessa combinazione di spiritualità e di materialismo che caratterizza tutti gli altri popoli del mondo”. Ha poi continuato: “Nei tempi antichi siamo stati abili costruttori di navi, esperti navigatori, scaltri commercianti. Abbiamo dato vita alla più importante industria tessile del mondo e abbiamo costruito città e fortezze inespugnabili. Kautilya, che visse nel III secolo a.C., con il suo Arthashastra ha anticipato per molti versi il vostro Machiavelli. Gli indiani hanno prodotto una raffinata letteratura urbana e le loro sculture sono famose in tutto il mondo per la loro sensualità. Come avremmo potuto fare tutto questo se fossimo stati quasi esclusivamente un popolo spirituale?”. Dunque, per cercare di conoscere l’India, bisogna iniziare con l’eliminare tutti gli stereotipi con cui l’Occidente l’ha sempre descritta. Bisogna poi procedere con cautela, senza arrivare a conclusioni affrettate. Parlando dell’India, Amartya Sen, indiano, premio Nobel per l’economia (1998), è solito citare la sua vecchia insegnante, Joan Robinson, che gli diceva: “Qualsiasi cosa vera tu dica dell’India, è vero anche il contrario”. Per descrivere l’India si può dunque usare qualsiasi aggettivo. L’importante è aggiungervi, subito dopo, anche l’aggettivo di significato contrario.
Qual è stato l’incontro ‘indiano’, tra i tanti, che la ha più impressionata?
L’incontro per me più importante è stato quello con il filosofo indiano Jiddu Krishnamurti. L’ho intervistato a lungo nella sua scuola di Rishi Valley, in Andhra Pradesh, quando Krishnaji era già vecchio e malato. Ma non sono stato il solo a essere colpito dall’incontro con questo personaggio. Lo scrittore e filosofo inglese Aldous Huxley, dopo aver ascoltato a Saanen, in Svizzera, un discorso di Krishnamurti, scriverà a un amico: “È stata una delle cose più impressionanti che io abbia mai sentito… È stato come ascoltare un discorso del Buddha, tale è stata la sua forza, la sua innata autorità, il suo rifiuto senza compromessi di offrire all’homme moyen sensuel una via di fuga, un surrogato, un guru, un salvatore, una guida, una chiesa”. Krishnamurti è stato un filosofo e un rivoluzionario. Diceva che l’individuo deve essere completamente libero. Negava ogni autorità spirituale. Affermava che tutti i credo, tutti gli ideali, altro non sono che tragiche illusioni. Paralizzano l’uomo e distorcono il suo rapporto con la natura e con gli altri esseri umani. Sono stati questi credo e questi ideali a creare conflitto nel mondo. L’uomo deve invece cercare la verità dentro di sé. Nessuna religione, nessun insegnamento, nessun testo sacro, nessun guru, possono aiutarlo a liberarsi. Nel corso della mia lunga intervista (riportata integralmente nel mio libro Cronache indiane, Lindau 2018) ho chiesto a Krishnamurti: “Esiste un limite tra libertà individuale e responsabilità collettiva?”. Krishnamurti mi ha risposto: “Esiste davvero l’individuo? In ognuno di noi è racchiusa l’intera coscienza dell’umanità. Ognuno di noi è il mondo. Tutti gli uomini hanno in comune la medesima coscienza. Quando si capisce questo diventa impossibile uccidere un altro essere umano”.
Carlo Buldrini con Indira Gandhi, intervistata il 4 novembre 1981
E qual è stato, invece, l’episodio che è stato fonte di turbamento?
Tra i tanti, ne cito uno molto piccolo e apparentemente insignificante. Era il 1971 ed ero in India da pochi mesi. Frequentavo i corsi della School of Planning and Architecture, la scuola di urbanistica e di architettura di New Delhi. Con un piccolo gruppo di studenti della facoltà ci recammo in un villaggio dell’Haryana per studiarne la struttura sociale che, in India, vuole dire la divisione in caste. Camminando tra le casupole di fango del villaggio, ricordo che vidi un baracchino di legno dove si vendevano sigarette e paan, le foglie di betel che gli indiani masticano con avidità. Si avvicinò un uomo corpulento vestito con una dhoti e un kurta bianchi. Chiese tre sigarette. Le sigarette vennero poste su una specie di mensola di legno che sporgeva dal piccolo chiosco. L’uomo le prese e, per pagare, gettò a terra, tra la polvere, i pochi centesimi di rupia del costo delle sigarette. “Perché ha fatto questa cosa?” chiesi ai miei compagni di corso? “È un brahmino – mi risposero – e, pagando, ha voluto evitare di toccare le mani del venditore di sigarette”. “È un pezzo di merda!” esclamai. I miei compagni furono sorpresi dalla mia reazione. Per loro era tutto normale. Sono tremila anni che l’India funziona così… Questo episodio ci riporta agli stereotipi occidentali. Tiziano Terzani, famoso giornalista, arrivato in India è caduto anche lui nelle solite banalità che si scrivono nel raccontare un’India “mistica e spirituale” che, spesso, non c’è. A proposito del modo di salutarsi degli indiani, Terzani scrive: “Noi ci stringiamo la mano dopo averla aperta per mostrare che non nascondiamo armi. Qui [in India] la gente unisce le mani al petto e si dice reciprocamente namasté, saluto la divinità che è in te”. Terzani evita di dire che il vero motivo per cui gli indiani si salutano con le mani giunte è perché sono terrorizzati dall’idea di poter toccare le mani di una persona di casta inferiore.
Come si conciliano (se si conciliano) musulmani e hinduisti? Ricordo, a proposito, i saggi di Naipaul… la convivenza è possibile, difficile, satura di futuro?
Per poter rispondere a questa domanda, serve una premessa. Nel 1947, con la partition, la drammatica “spartizione” dell’India, nacquero due stati indipendenti, l’India e il Pakistan. Ma mentre il Pakistan diventò una nazione confessionale di fede islamica, l’India scelse di essere una democrazia in cui tutte le religioni potevano convivere pacificamente tra loro. La partition provocò “la più grande migrazione umana della storia”. Milioni di musulmani si trasferirono in Pakistan e milioni di hindu trovarono rifugio in India. Ci furono violenze efferate, con decine di migliaia di morti. Nel nuovo Pakistan trovarono dimora i musulmani ricchi e potenti, ansiosi di diventare la classe dirigente di un nuovo stato islamico disegnato tutto per loro. Fuggirono in Pakistan anche molti musulmani poveri che vivevano nelle regioni dell’India situate a ridosso della nuova – e assurda – linea di confine tracciata dalla matita dell’inglese Sir Cyril Radcliffe. Ma molti musulmani altrettanto poveri che vivevano nel vasto territorio indiano lontani dalla nuova linea di confine, anche per mancanza di mezzi, decisero di rimanere in India. È così che oggi, in India, ci sono 180 milioni di musulmani, il 14,9% della popolazione totale. Musulmani e dalit, gli ex “intoccabili”, costituiscono le due sezioni più oppresse della società indiana. (I dalit, che sono 200 milioni, sono chiamati anche “intoccabili” perché dediti ai mestieri impuri, trasportare le carogne degli animali, pulire le latrine). Ma torniamo ai musulmani dell’India. Il partito del Congresso di Indira Gandhi li ha sempre sostenuti ricevendone in cambio il voto durante le elezioni politiche. La cosa ha provocato a Indira Gandhi forti critiche da parte dei gruppi fondamentalisti hindu. Con il declino del partito del Congresso, che fu già del Mahatma Gandhi, di Nehru e di sua figlia Indira, ha preso sempre più forza in India il Bharatiya Janata Party (Bjp), un partito nazionalista hindu. Si arriva così alle ultime elezioni politiche generali indiane (2014) dove il Bjp di Narendra Modi ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi nella Lok Sabha, il parlamento di New Delhi. Ma il Bjp è un partito “di facciata”. Alle sue spalle opera la potente organizzazione hindu chiamata Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), l’Associazione dei volontari nazionali. Questa organizzazione nacque nel 1925 e, negli anni ’30, si ispirò direttamente al fascismo di Mussolini e al nazismo di Hitler. M.S. Golwalkar che ricoprì la carica di “leader supremo” dell’Rss, scriverà parole di elogio della Germania nazista che “per mantenere la purezza della sua Razza, ha purgato il Paese delle sue Razze semitiche: gli Ebrei”. E aggiunse: “Questa è una buona lezione che noi nell’Hindustan dobbiamo imparare e da cui dobbiamo trarre profitto”. Sarà un ex militante dell’Rss, Nathuram Godse, ad assassinare nel 1948 il Mahatma Gandhi, accusato di appeasement nei confronti dei musulmani. Ancora oggi i militanti dell’Rss vedono nei musulmani e nei cristiani dell’India degli intrusi, appartenenti a due religioni che definiscono “non indiane”. È così che nell’India odierna di Narendra Modi, sempre più spesso musulmani e dalit – molti di questi ultimi convertiti al cristianesimo – vengono linciati in pieno giorno perché accusati di uccidere la vacca che gli hindu ritengono essere sacra. Con l’ascesa al potere del Bjp, il sogno che fu già di Nehru e di Gandhi di un’India laica, multiculturale, inclusiva e nonviolenta, sembra essere improvvisamente svanito e la convivenza tra hindu e musulmani è messa seriamente in pericolo.
Cosa le ha lasciato l’India?
Rispondo a questa domanda brevemente. Dei trentadue anni in cui ho vissuto in India, per almeno venti di essi sono stato molto povero. Dopo i due anni della borsa di studio offerta dal governo indiano, decisi di rimanere in India perché mi interessava studiare a fondo quel paese. Ma non avevo un lavoro fisso e uno stipendio. Scrissi, molto saltuariamente, per alcuni giornali italiani e cominciai a insegnare la lingua italiana per poche rupie al mese. In quegli anni in cui ero molto povero, anche l’India era molto povera. Questo mi permise di vivere come gli indiani e di rimanere in stretto contatto con loro. Potei così capire a fondo quel paese. E questo mi permise anche di ascoltare e a volte di farmi cullare da quella che Gandhi chiamava “la musica triste e dolce dell’umanità”. Questo è quello che l’India mi ha dato e questo è quello che porto ancora dentro di me.
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Necrologia do dia 05 de junho de 2019 em Piracicaba e região
Grupo Unidas
Nelson Jose Buldrini Faleceu anteontem, nesta cidade, contava 71 anos, filho do Sr. Pedro Buldrini, já falecido e da Sra. Hilda Bullo Buldrini, era casado com a Sra. Doraci Faganello Buldrini; deixa os filhos: Daniela Faganello Buldrini Contarini casada com o Sr. Marcos Contarini Junior; Pedro Manoel Buldrini casado com a Sra. Vanessa Lidiane da Silva e Patrick Buldrini. Deixa netos, demais parentes e amigos. Seu sepultamento foi realizado ontem, tendo saído o féretro às 17h00 do Velório da Saudade, sala 4 para o Cemitério da Saudade, em jazigo da família.
José Francisco de Araujo Faleceu anteontem, na cidade de São Pedro-SP, contava 58 anos, filho dos finados Sr. João Francisco Araujo e da Sra. Marinha Gontijo de Araujo. Deixa demais parentes e amigos. Seu sepultamento foi realizado ontem, tendo saído o féretro as 16h30 do Velório do Cemitério Municipal de São Pedro-SP, em jazigo da família.
Maria Eulina Lira Pereira Faleceu ontem, nesta cidade, contava 78 anos, filha dos finados Sr. Lino da Rocha Filho e da Sra. Auta da Conceição Lira, era viúva do Sr. Francisco Lisboa Pereira; deixa os filhos: Ângela Maria; Jose Roberto; Adriana; Isabel; Cassia e Vanessa. Deixa netos, bisnetos, demais parentes e amigos. Seu sepultamento será realizado hoje, saindo o féretro às 09h00 da sala 02 do Velório do Cemitério da Vila Rezende, em jazigo da família.
Wilmuth Strey Faleceu ontem, nesta cidade, contava 92 anos, filho dos finados Sr. Ernesto Strey e da Sra. Holdina Knod Strey, era viúvo da Sra. Olga Regert Strey; deixa o filho : Humberto Carlos Strey, já falecido, deixando a viúva Sra. Marli Eli Strey. Deixa neto, bisneta, demais parentes e amigos.Seu sepultamento foi realizado ontem, tendo saído o féretro às 16h00 da sala “C” do Velório do Cemitério Parque da Ressurreição, em jazigo da família.
Ademir Teofilo dos Santos Faleceu ontem, nesta cidade, contava 56 anos, filho do Sr. Dionisio Teofilo dos Santos, já falecido e da Sra. Severina Conceição dos Santos, era casado com a Sra. Marisa da Silva Lima dos Santos; deixa os filhos: Simone Teofilo dos Santos casada com o Sr. Cristiano Monteiro; Leandro Teofilo dos Santos casado com a Sra. Ana Carolina da Silva Teofilo e Lucas Teofilo dos Santos. Deixa demais parentes e amigos.Seu sepultamento será realizado hoje, saindo o féretro às 09h30 do Velório da Saudade, sala 03 para o Cemitério da Saudade, em jazigo da família.
Dalziza de Souza Vieira Faleceu ontem, nesta cidade, contava 66 anos, filha dos finados Sr. Ramiro de Souza e da Sra. Conceição da Costa Souza, era casada com o Sr. Djalma Vieira; deixa os filhos: Ivanilde Vieira, viúva do Sr. Alvaro da Silva Pinto; Mariza Vieira, casada com o Sr. Marcio da Silva Moreira; Celia Vieira, casada com o Sr. Etevaldo Souza; Veronica Vieira, casada com o Sr. Lucindo da Costa Souza e Fabio de Souza Vieira, casada com o Sr. Jacqueline Batista de Lima. Deixa netos, bisnetos, irmãos, cunhados, sobrinhos, demais parentes e amigos.Seu sepultamento será realizado hoje, saindo o féretro às 16h00 da sala “03” do Velório do Cemitério da Vila Rezende, em jazigo da família.
Grupo Bom Jesus
Alcenides Franca de Olievira Faleceu ontem na cidade de Piracicaba, aos 85 anos de idade e era casado com a Sra. Maria dos Anjos Muniz Franca. Era filho do Sr. Jose Coelho de Oliveira e da Sra. Maria Franca Coelho, ambos falecidos. Deixa o filho: Jose Roberto Muniz Franca. O seu sepultamento dar-se-á hoje as 10:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório do Cemitério Parque da Ressurreição – sala C, seguindo em auto fúnebre para o Cemitério de Vila Rezende, em jazigo da família.
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Il Vero Brahmino – Carlo Buldrini Il Buddha […] negava che l’acqua del Gange purificasse dai peccati commessi. Non attribuiva nessun valore al sacrificio vedico compiuto con il fuoco e dedicato al dio Agni.
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Necrologia do dia 14 de maio de 2019 em Piracicaba e região
Grupo Unidas
Reinaldo Jose Amstalden Faleceu dia 11 p.p, nesta cidade, contava 50 anos, filho dos Sr. Airton Antonio Amstalden e da Sra. Vanderci Frasneli Amstalden, já falecida; deixa os filhos: Arnaldo Miguel Amstalden casado com a Sra. Janaina Palma da Silva; Luis Henrique Miguel Amstalden casado com a Sra. Fernanda Raphaela dos Santos Amstalden; Julia Thais Miguel Amstalden e Tayna Beatriz Miguel Amstalden; deixa netos, demais parentes e amigos. Seu sepultamento foi realizado anteontem, tendo saído o féretro às 14h00 do Velório da Saudade, sala 07 para o Cemitério da Saudade, em jazigo da família.
João Miguel da Silva Faleceu dia 11 p.p; nesta cidade, contava 01 anos, filho do Sr. Wenis Rodrigues Santos da Sra. Thais Fernanda Gomes da Silva, deixa demais parentes e amigos. Seu sepultamento foi realizado anteontem, tendo saído o féretro às 13h00 do Velório da Saudade, sala 08 para o Cemitério da Saudade, em jazigo da família.
Arthur Vital de Morais Faleceu anteontem, nesta cidade, contava 74 anos, filho dos finados Sr. Antonio Morais e da Sra. Guiomar Oliveira Morais, era casado com a Sra. Sonia Maria Dall’ Acqua Morais; deixa os filhos: Fabio Rogerio Dall’ Acqua Morais; Fabiana Cristina Morais e Fernando Rodrigo Morais casado com a Sra. Naiane Loreano da Silva; deixa netos, demais parentes e amigos. Sua Cerimônia de Cremação foi realizada anteontem, tendo saído o féretro às 16h00 do Velório Parque da Ressurreição, sala “A” para o Crematório Unidas de Piracicaba.
Ricardo da Silva Faleceu anteontem, nessa cidade, contava 41 anos, filho do Sr. Benedito da Silva e da Sra. Maria Fatima da Silva, era casado com a Sra. Viviane da Silva; deixa os filhos: Rian Miguel da Silva e Luiz Ricardo da Silva. Deixa irmãos, demais parentes e amigos. Seu sepultamento foi realizado ontem, tendo saído o féretro às 09h00 da sala 01 do Velório do Cemitério da Vila Rezende, em jazigo da família.
Antonio Secafin Faleceu anteontem, na cidade de Rio Claro – SP, contava 86 anos, filho dos finados Sr. Andre Secafin e da Sra. Maria Campanholo, era viúvo da Sra. Edgarda Manzato Secafin; deixa os filhos: Ana de Lourdes Secafin Paiuta casada com o Sr. Remulo Jose Paiuta; Maria Jose Secafin de Oliveira e Onorio Aparecido Secafin. Deixa demais parentes e amigos. Seu sepultamento foi realizado ontem, tendo saído o féretro às 15h00 do Velório do Cemitério de São João Batista, em jazigo da família.
Lygia Beduschi Fantazia Faleceu dia 10 p.p; nesta cidade, contava 83 anos, filho dos finados Sr. Antonio Beduschi Filho e da Sra. Rosa Beduschi, era viúva do Sr. Rubens de Guirado Fantazia; deixa os filhos: Ivan Fantazia casado com a Sra. Valdeci F. dos Santos Fantazia e Edson Fantazia casado com a Sra. Amariles Grilo Fantazia; deixa a irmã Hortência Beduschi Castellazzo, deixa netos, bisneta, demais parentes e amigos. Seu sepultamento foi realizado dia 11 p.p; tendo saído o féretro as 14h00 da residência da família para o Cemitério da Saudade, em jazigo da família.
Agenor Lopes Faleceu ontem, nesta cidade, contava 73 anos, filho dos finados Sr. Antonio Lopes e da Sra. Eledina de Camargo, era casado com a Sra. Marisa Vicente da Silva Lopes; deixa os filhos: Alexandre Lopes; Daniela C. Lopes Bizuti, casada com o Sr. Cláudio Roberto G. Bizuti e Rodrigo Lopes. Deixa o neto: Enzo, demais parentes e amigos.Seu sepultamento será realizado hoje, saindo o féretro às 14h00 do Velório da Saudade, sala “04”, para o Cemitério da Saudade em jazigo da família.
Valdemir Roberto de Moraes Santos Faleceu ontem, nesta cidade, contava 61 anos, filho dos finados Sr. Alcindo Moraes Santos e da Sra. Lourde Ap. Storel Santos, era viuvo da Sra. Sandra Marlene Polizel Moraes; deixa os filhos: Aline e Acacia, deixa netos, demais parentes e amigos. Seu sepultamento foi realizado ontem, tendo saído o féretro às 16h00 para o Cemitério da Vila Rezende, em jazigo da família.
Antonio Kravitz Faleceu ontem, na cidade de Rio das Pedras-SP, contava 48 anos, filho dos finados Sr. Francisco Kravitz e da Sra. Julia Rak Kravitz. Deixa demais parentes e amigos. Seu sepultamento será realizado hoje, saindo o féretro as 10h00 do Velório Municipal de Rio das Pedras, para o Cemitério Parque da Paz, em jazigo da família.
João Aparecido Pereira Faleceu anteontem, nesta cidade, contava 39 anos, solteiro, filho do Sr. Nicanor Ramos Pereira, já falecido e da Sra. Maria Luzia Pereira Dias. Deixa demais parentes e amigos. Seu sepultamento foi realizado ontem, as 16h30 no Cemitério da Vila Rezende, em jazigo da família.
Grupo Bom Jesus
Arnaldo da Silva Faleceu dia 11 pp. na cidade de Piracicaba, aos 89 anos de idade e era viúvo da Sra. Dorothea Apparecida Silvano Silva. Era filho do Sr. Onofre Candido da Silva e da Sra. Antônia Souza Silva, ambos falecidos. Deixa as filhas: Aurora Lourdes Silva e Claudia Maria Silva Barros. Deixa também netos e demais parentes e amigos. O seu sepultamento deu-se dia 12 pp as 13:30 hs, saindo a urna mortuária do Velório da Saudade – sala 05, seguindo para o Cemitério da Saudade, em jazigo da família.
Maria Aparecida Garibaldi de Souza Faleceu dia 12 pp na cidade de Charqueada, aos 95 anos de idade e era viúva do Sr. Querino de Souza. Era filha do Sr. Jose Garibaldi e da Sra. Virginia Friserini, ambos falecidos. Deixa os filhos: Geni de Souza Ferraz, Jose Carlos Ferraz, Fernando Carlos de Souza e Hélio de Souza. O seu sepultamento deu-se ontem as 09:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório municipal, seguindo para o Cemitério Municipal naquela localidade, em jazigo da família.
Marcionilia Maria de Souza Faleceu dia 12 pp na cidade de Piracicaba, aos 96 anos de idade e era viúva do Sr. José Ângelo de Souza. Era filha do Sr. Salustiano Ferreira da Silva e da Sra. Isabel Maria Neves, ambos falecidos. Deixou os filhos: Laura Maria de Souza, Jandira Marcionilia de Souza, Hamilton Ângelo de Souza, João Ângelo de Souza, Nadir Ângelo de Souza, falecido, Raimundo Ângelo de Souza, falecido e Maria Marcionilia de Souza, falecida. Deixa ainda genros, noras, netos e bisnetos. O seu sepultamento deu-se ontem as 10:00 hs, saindo a urna mortuária do velório da Saudade – sala 08, seguindo para o Cemitério da Saudade, em jazigo da família.
Therezinha do Prado Leonardo Faleceu dia 12 pp na cidade de Piracicaba, aos 90 anos de idade e era viúva do Sr. Arthur Leonardo. Era filha do Sr. Antônio Francisco do Prado e da Sra. Maria da Conceição, ambos falecidos. Deixa os filhos: Maria Bernadete do Prado Leonardo viúva de João Antônio Delazaro e Arthur Leonardo Junior casado com Deise Marrano Leonardo. Deixa também 04 netos e 02 bisnetas. O seu sepultamento deu-se ontem as 13:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório do Cemitério Parque da Ressurreição – sala A, em jazigo da família.
Therezina Bort Guidolim Faleceu dia 12 pp na cidade de Rio das Pedras, aos 86 anos de idade e era viúva do Sr. Euclides Guidolim. Era filha do Sr. Fernando Floriano Bort e da Sra. Amabile Chinaglia, ambos falecidos. Deixa os filhos: Euclides Guidolim Filho e Paulo Sergio Guidolim casado com Darci Canciliero Guidolim. Deixa também 04 netos e 05 bisnetos. O seu sepultamento deu-se ontem as 10:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório municipal, seguindo para o Cemitério Municipal naquela localidade, onde foi inumada em jazigo da família.
Carlos Emídio da Silva Faleceu dia 12 pp na cidade de Piracicaba, aos 56 anos de idade e era casado com a Sra. Edna Maria da Silva. Era filho do Sr. Claudio Américo da Silva (já falecido) e da Sra. Maria Helena da Silva. Deixa a filha: Anielly Sarana da Silva. O seu sepultamento deu-se ontem as 17:00 hs saindo a urna mortuária do Velório do Cemitério de Vila Rezende – sala 02, onde foi inumado em jazigo da família.
Ângela Maria Buldrini Faleceu dia 12 pp na cidade de Piracicaba, aos 64 anos de idade e era filha do Sr. Armando Buldrini (falecido) e da Sra. Luiza Buldrini. Deixa os filhos: Aline Buldrini Pereira, Ariane Buldrini Pereira e Alan Buldrini Pereira, deixa também netos. O seu sepultamento deu-se ontem as 14:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório da Saudade – sala 03, seguindo para o Cemitério da Saudade, em jazigo da família.
Gentil Ribeiro dos Santos Faleceu ontem na cidade de Charqueada, aos 96 anos de idade e era casado com a Sra. Aparecida Antônia dos Santos. Era filho do João Ribeiro dos Santos e da Sra. Ozória Maria de Jesus, ambos falecidos. Deixa os filhos: Claudinete Santos Silva, Luzinete dos Santos Pereira, Israel Ribeiro dos Santos, Lindinalva dos Santos Silva, Judite dos Santos Pereira e Clautides dos Santos. Deixa ainda netos, bisnetos e demais parentes. O seu sepultamento deu-se ontem as 17:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório municipal, seguindo para o Cemitério Municipal, em jazigo da família.
Jose Nilson de Moura Faleceu dia 12 pp na cidade de Rio Claro aos 51 anos de idade e era casado com a Sra. Maria de Fatima Souza Moura. Era filho do Sr. Euclides Moura e da Sra. Euride de Fatima Souza Moura. Deixou os filhos: Angela, Cassio e Mateus. O seu sepultamento deu-se dia 12 pp as 17:00 hs, saindo a urna mortuária do velório do Cemitério Parque das Palmeiras, em jazigo da família.
Sebastião de Aguiar Teixeira Faleceu dia 11 pp na cidade de Rio Claro aos 82 anos de idade e era viúvo da Sra. Rosa de Aguiar Teixeira. Era filho do Sr. Joaquim de Aguiar Teixeira e da Sra. Maria Toffanin, ambos falecidos. Deixou os filhos: Claudete, Waldemir, Reginaldo e Rosana. O seu sepultamento deu-se dia 12 pp as 14:00 hs, saindo a urna mortuária do velório do Cemitério Parque das Palmeiras, em jazigo da família.
Carmelita Maria da conceição Faleceu dia 11 pp na cidade de Piracicaba aos 72 anos de idade e era filha da Sra. Donzilia Maria da Conceição, falecida. O seu sepultamento deu-se dia 12 pp as 10:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório Memorial Bom Jesus, seguindo para o Cemitério municipal de São Pedro, em jazigo da família.
Marina Teixeira Mazzini Faleceu dia 11 pp na cidade de Piracicaba aos 67 anos de idade e era casada com o Sr. Pedro Mazzini Filho. Era filha do Sr. Jose Teixeira de Melo e da Sra. Maria Jose da Silva, ambos falecidos. Deixou os filhos: Marcia Mazzini e Marcelo Mazzini, falecido. O seu sepultamento deu-se dia 12 pp as 16:30 hs, saindo a urna mortuária do velório Memorial Bom Jesus, seguindo para o Cemitério Parque São Pedro naquela localidade, em jazigo da família.
Gelson Pereira Nunes Faleceu ontem na cidade de Piracicaba, aos 24 anos de idade e era filho do Sr. João Batista Pereira da Costa, falecido e da Sra. Maria Alecrim Saldanha. O seu sepultamento dar-se-a hoje as 09:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório Municipal da Vila Rezende – Sala 01, em jazigo da família.
Maria Aparecida Sacaro Avancini Faleceu ontem na cidade de Piracicaba, aos 62 anos de idade e era casada com o Sr. Antonio Gilberto Avancini. Era filha do Sr. Nestor Sacaro e da Sra. Maria Tebon Sacaro, falecidos. Deixa as filhas: Alessandra Ap. Avancini, Andrea Giovani Avancini e Adriana Fernanda Avancini Oliveira casada com Dinalberto de Oliveira. Deixa 1 neta. O seu sepultamento dar-se-á hoje as 14:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório “A” do Cemitério Parque da Ressurreição, em jazigo da família.
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“Di fronte allo Stato siamo tutti colpevoli, tranne gli sfacciati leccapiedi”: una lettera di Arundhati Roy
Di norma, non amo i proclami, non mi piacciono gli scrittori ‘impegnati’ – pregni di troppe opinioni e di scarsi romanzi – e il Pen – per quanto ci abbia fatto parte Joseph Conrad – mi pare, per natura, un controsenso all’assoluta – e dissoluta – individualità dello scrittore. Ma le norme ammettono eccezioni, ambiscono al disordine. Bene. Il 14 novembre scorso il Pen International commemora il “Day of Imprisoned Writer”, il giorno degli scrittori – o dei giornalisti – imprigionati per ragioni poco civili, politiche. Non che uno scrittore in carcere sia diverso da un comune mortale, ma il segno è chiaro: è come se imprigionassi il linguaggio, la quintessenza dell’uomo, il suo cuore. Shahidul Alam, bengalese, è un fotogiornalista che è stato arrestato lo scorso agosto con l’accusa di aver diffamato il proprio Stato attraverso il suo lavoro. Rimarcare che la libertà di opinione è un diritto e che il linguaggio vada esercitato, sempre, in modo furibondo, polemico, in favore d’indignazione, mi pare sgarbato tanto è ovvio. A prendere le difese pubbliche di Alam si è messa Arundhati Roy, scrittrice di chiara fama – dopo “Il dio delle piccole cose” ha pubblicato “Il ministero della suprema felicità” – tra le più note, oggi, in India, che non ha speso il proprio successo in divani e comparsate tivù, ma per lottare. L’amico di una vita, Carlo Buldrini, che ho avuto il privilegio di intervistare, ha confermato, a una mia richiesta di dialogo, che “Arundhati vive in un rischio costante, è sotto assedio, temo per lei”. Insomma, di Arundhati Roy possiamo non amare i romanzi, non accettare le convinzioni, ma le va dato il pregio, rispetto a tanti scrittori italici da sofà, che intervengono sui giornali senza creare forme romanzesche assolute, che si animano di fronte a eventi lontanissimi dall’attico della loro indolenza, di essere una donna che non teme l’odore della battaglia, l’astio, lo scontro. Così, ho deciso di tradurre parte della lettera che Arundhati, attraverso il Pen International, ha scritto a Shahidul, un gesto di desta rivolta. Frollato, a queste latitudini, in consueta indifferenza. (d.b.)
***
Caro Shahidul,
sono passati più di cento giorni da quando ti hanno portato via. I tempi non sono facili nel tuo Paese come nel mio, così, quando abbiamo saputo che uomini sconosciuti ti hanno portato via dalla tua casa, abbiamo ovviamente pensato al peggio. Stavi per essere ‘invitato’ (così diciamo in India per intendere un omicidio ad opera delle forze di sicurezza, senza processo) o ucciso da ‘attori non statali’? Il tuo corpo sarebbe stato trovato in un vicolo o che galleggiava in una pozzanghera alla periferia di Dacca? Quando è stata data notizia del tuo arresto e ti abbiamo visto, vivo, in una stazione di polizia, la nostra prima reazione è stata di gioia…
Se ti stessi davvero scrivendo, non avrei bisogno dirti che il tuo lavoro, le tue fotografie e le tue parole hanno inciso per decenni una vivida mappa dell’umanità di questa parte di mondo – il suo dolore, la sua gioia, la sua violenza, la sua sofferenza, la sua desolazione, la sua stupidità, la sua crudeltà, la sua pura, folle complicatezza – sulla nostra coscienza. Il tuo lavoro è reso luminoso dall’amore e dall’indagine, da una rabbia interrogante nata per testimoniare in prima persona ciò che hai visto. Chi ti ha imprigionato non ha capito minimamente il tuo lavoro. Possiamo sperare che un tempo possa capirlo.
Il tuo arresto è un modo per avvisare i tuoi concittadini: “Se possiamo fare questo a Shahidul Alam, pensate cosa possiamo fare a voi – senza nome, senza volto, persone comuni. State attenti. Abbiate paura”.
L’accusa formale è che hai criticato il tuo Paese in alcuni post su Facebook. Sei stato arrestato ai sensi della norma 57 della famigerata legge del Bangladesh, l’“Information and Communication Technology Act” (ICT) che autorizza “la persecuzione di ogni persona che pubblica, su supporto elettronico, materiale falso e osceno, diffamatorio, che tende a depravare e a corrompere il pubblico, che causa o può causare il deterioramento della legge e dell’ordine, che pregiudica l’immagine dello Stato o della persona, che causa o può causare disturbi a una fede religiosa”.
Che tipo di legge è questa, così assurda e discriminatoria? Che posto può avere in un Paese che si ritiene democratico? Chi ha il potere di decidere quale sia la corretta “immagine dello Stato” che bisogna divulgare? C’è solo una immagine legalmente accettata e approvata in Bangladesh? La norma 57, potenzialmente, criminalizza ogni forma di discorso tranne l’adulazione più sfacciata.
Anche in India questo attacco alla nostra intelligenza è diventato normale. L’equivalente dell’ICT Act è la legge sulla prevenzione delle attività illecite, in base alla quale centinaia di persone, inclusi studenti, attivisti, avvocati e accademici vengono arrestati. Le accuse contro di loro, come quelle a tuo carico, sono fragili, ridicole. Perfino la polizia sa che è molto probabile che vengano assolti in tribunale. Ma la speranza è che prima di allora il loro spirito sia spappolato da anni di prigionia. Il processo è la punizione.
Come è possibile difendersi da leggi come queste? Si tratta di dimostrare la propria innocenza davanti a paranoici certificati. Ogni argomento magnifica la loro paranoia e aumenta la loro delusione.
Poiché i nostri Paesi si avviano verso le elezioni, non possiamo che attenderci ulteriori arresti, linciaggi, omicidi, altri blogger minacciati di morte e martoriati, orchestrati conflitti etnici e guerre di religione e di casta – e inoltre falsi attacchi terroristici, e assassini di giornalisti e di scrittori. Elezioni, lo sappiamo, significa fuoco alle polveri.
Il vostro primo ministro, che sostiene di essere un laico democratico, ha annunciato che costruirà 500 moschee con il miliardo di dollari che l’Arabia Saudita ha donato al Bangladesh. Si suppone che queste moschee abbiano lo scopo di diffondere la forma ‘corretta’ di Islam…
Questo è ciò contro cui lottiamo, questa nitida definizione della nazione perfetta, dell’uomo perfetto, del cittadino perfetto, del perfetto indù e del perfetto musulmano. L’appendice a ciò è la perfetta maggioranza e la satanica minoranza. Europa e Unione Sovietica hanno vissuto la devastazione a causa di queste idee. Hanno sofferto il terrore senza pari della pulizia etnica. Di recente l’Europa ha ricordato l’ottantesimo anniversario della Kristallnacht – l’evento che marca il principio dell’Olocausto. Anche lì tutto è iniziato lentamente. Anche lì tutto inizia con le elezioni. Anche lì gli antichi mormorii sono ricominciati.
Nei prossimi giorni, su questa terra bruciata, cominceranno le elezioni. Useranno le loro leggi, salteranno dall’ombra, per decimare l’opposizione. Per fortuna, siamo persone irrimediabilmente disordinate. Questa folle e miope crudeltà lascerà il posto a qualcosa di visionario, di più gentile. Ne sono certa.
Arundhati Roy
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