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#Cantine Trapani
klimt7 · 1 year
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CESENA , 22 maggio 2023
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CRONACHE DAL FANGO
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Ore e ore a riempire bidoni. A trasportare secchi d'acqua. A spalare fango per vuotare le cantine e i garages. A gettare ricordi, libri, oggetti, quaderni di scuola Elementare, di scuola Media, di Liceo.
E poi la scatola coi quadernoni di appunti delle lezioni dell'Università, e ancora, mobili e le scarpe invernali, le scarpette estive, i quadri realizzati durante gli anni del Liceo, e poi gli attrezzi, i trapani e gli avvitatori di mio padre. Ripescare con le mani nella melma, in fondo alla cantina, cacciaviti, forbici, pennelli, la cassetta in legno con i colori acrilici, e poi le valigie imbrattate di fango, i trolley, gli zaini utilizzati ai tempi dei "lupetti" e zaini più grandi utilizzati ai tempi degli Scout in parrocchia...
Lavorare per ore, staccando il cervello.
Rifiutarsi di pensare.
Sconnettersi completamente dagli abituali meccanismi mentali.
Perchè quella parola: "overthinking", lo sai bene che ora non serve. Anzi ti inquieta e la vuoi allontanare.
Quel veleno tossico, quel fattore che sai bene, genera ansia.
E allora ti imponi pensieri di lunga durata. Pensieri lenti. Pensieri che ti seguano, come un sottofondo, come una musica pacata. Pensieri che accompagnino semplicemente i movimenti fisici.
Rinunciare a voler spiegare il mondo, per ancorarsi a ragionamenti elementari. Come afferrare una cassetta, il bordo affilato di un mobile, un vaso per fiori di vetro, alto e sottile. Una borsa piena di libri inzuppati d'acqua. Come muovere lentamente i piedi immersi nell'acqua, per non creare l'onda.
Muoversi in modalità "pilota automatico".
Una sorta di "anestesia" applicata a se stessi. Staccare il cervello. Staccare le emozioni. Disconnettere il cuore.
Diventare una macchina. Una macchina capace di operare per ore ed ore, ad un ritmo basso ma inesorabile. Non sentir più la fatica.
È l'efficienza che serve, ora.
Efficacia delle azioni, ergonomia dei movimenti. Tentare di risparmiare energie e studiare ogni presa delle mani, ogni sollevamento e spinta delle gambe, ogni strappo verso l'alto delle braccia.
Imparare i meccanismi necessari per lavorare in una catena umana.
Una interminabile catena che passa i diversi materiali dai piani interrati fino al cortile del palazzo. Un movimento, uno sforzo breve il tuo, ma uno sforzo continuo e di lunga durata, capace di andare avanti per ore e ore, quello della "catena umana"...
Aderire al ritmo, al sincronismo, al lavoro collettivo, che mi ricorda tanto la cordata, l'arrampicata in parete, lassù sulle mie amiche Dolomiti.
Ogni gesto va valutato. Soppesato. Ogni muscolo in tensione, braccia che scattano, sollevano, spostano, tirano, dragano con le dita coperte dai guanti, il pavimento dentro trenta centimetri di melma collosa, che è quella rimasta, che ristagna su tutto il pavimento.
Siamo molti, siamo tanti.
Ragazzi delle Superiori, mischiati agli universitari e ai residenti e qualche anziano che conosce il quartiere e ci da informazioni preziose...
Ieri, - tutto ieri - così, e stamattina, di nuovo, fino alle 13.
E così, si rientra a casa per preparare il pranzo. Stavolta novanta grammi di pasta all'amatriciana, sono più che graditi, oltre che meritati!
Come per miracolo, mentre mangiamo, l'Enel torna a darci la corrente elettrica.
Tutti quelli del palazzo, esultano. È uno sguardo raggiante, quello che ci scambiamo sul pianerottolo. Sorpresi davvero, da tanta improvvisa ricchezza.
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Poi ci si saluta.
È l'una passata. Si va a controllare che la caldaia funzioni a pieno regime, dopo che da martedì pomeriggio, era rimasta per giorni, in silenzio.
Apro il rubinetto. Sento l'acqua che è già quasi tiepida. Le dita ritrovano sensibiità
ffffiuuu... pochi minuti e sarà calda!
È un attimo. Mi spoglio alla velocità della luce. Tutto finisce in ammollo nella bacinella più grande che trovo.
Ci sarà tempo più tardi, per lavare via tutto quel fango, prima a mano e poi in lavatrice.
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E ora, finalmente...
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DOCCIA !
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Ma ci vuole musica, adesso. Alzo il volume dello stereo. Parte il pezzo...
È una nuvola di vapore quella che mi investe, quando apro il box doccia.
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youtube
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Chiudo.
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freedomtripitaly · 4 years
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La costa di Trapani e del suo territorio è da sempre considerata la più selvaggia di tutta la Sicilia. Un ventaglio di natura, centri storici, borghi marinari e collinari, spalancati a braccia aperte sul mare, sul il Tirreno e il Mediterraneo, con le isole Egadi e le coste tunisine, così vicine da poterle toccare, Pantelleria e le coste nordafricane e dell’isola di Malta. 150 km di litorale unico al mondo, l’antico approdo di Arabi, Fenici, Greci, dei Mille di Garibaldi. Terra di sole e di cultura, di profumi lontani. Terra di confine tra il cielo e, soprattutto, il mare cristallino che lambisce queste coste, ora frastagliate ora ricoperte di sabbia finissima, senza nulla da invidiare a destinazioni più esotiche e molto più distanti. La Sicilia e le spiagge di Trapani, invece, sono dietro l’angolo. Il golfo di Castellammare e la tonnara di Scopello La spiaggia di Alcamo Marina è la prima costa trapanese che si incontra venendo da Palermo. Lunga circa 3 km e attrezzata, è molto amata dagli abitanti della zona e non solo e durante i mesi estivi può diventare parecchio affollata. Superata la foce del fiume San Bartolomeo, il litorale prosegue, diventando la spiaggia principale, chiamata Playa, di Castellammare del Golfo, anch’essa sabbiosa e parzialmente attrezzata, seguendo la quale si raggiunge il centro storico della cittadina, affacciata sul mare e sul porto, con il suggestivo castello arabo-normanno e la piccola cala Petròlo. Superato il porto di Castellammare la costa comincia a farsi più frastagliata. Qui si nascondono piccole spiagge rocciose, più riparate e tranquille, come cala dei Sogni, cala Bianca e cala Rossa, dopo le quali si apre la baia, di nuovo sabbiosa e ben attrezzata, di Guidaloca. Qui il mare, riparato da entrambi i lati da alti speroni di roccia, è di meraviglioso blu profondo. Dopo questa rilassante baia, ricomincia la costa rocciosa e frastagliata dove si apre la cala dell’Alberello e poi Scopello, con la splendida baia punteggiata, sull’acqua, da due immensi faraglioni mentre sulla costa si erge l’antico profilo della tonnara, attorno alla quale si sviluppano i bastioni di cemento – l’ingresso è a pagamento (3€ circa) – sui quali godersi il sole a pochi centimetri dall’acqua. Alle spalle della tonnara di Scopello si staglia la tozza figura di un promontorio sulla cui sommità si trova una torre di guardia, alle spalle della quale la costa prosegue con il suo intrico di calette di sassi e scogli (cala Mosca, cala Baialuce e cala Mazzo di Sciacca). Qui, dove l’immediato entroterra è disseminato di bellissime ville e strutture ricettive di livello si arriva al centro visite della riserva Naturale dello Zingaro, della quale Scopello rappresenta la porta d’accesso orientale. Le calette selvagge della riserva dello Zingaro La riserva dello Zingaro protegge una delle zone naturali più belle e selvagge di tutta la Sicilia. Costoni rocciosi, ripidi sentieri bianchi e grotte preistoriche si perdono nella vegetazione bruciata dal sole fino all’azzurro del mare, a meravigliose calette dove il tempo sembra fermarsi e le narici si riempiono dei profumi della macchia mediterranea, gli stessi che hanno inebriato gli antichi popoli che solcavano le acque del Mediterraneo. Qui il mare diventa non solo relax e bellezza ma anche un paradiso per gli amanti dello snorkeling. Ecco allora che si incontrano cala Capreria, con i suoi ciottoli bianchi, seguita da cala del Varo con punta Leone, cala della Disa, cala Beretta e cala Marinella, fino a cala dell’Uzzo, una delle più affascinanti, dominata dai ruderi dell’omonima torre e raggiungibile a piedi in 15 minuti seguendo un sentiero abbastanza agevole completamente immerso nella natura. Nei pressi della caletta, meritano una segnalazione alcuni punti di interesse della riserva dello Zingaro: il museo dell’Intreccio, la grotta preistorica dell’Uzzo e il museo della civiltà Contadina. Tornando sul sentiero che costeggia il mare si raggiunge inoltre il museo delle attività Marinare, situato su un promontorio roccioso sotto al quale si apre, come in una favola, cala Tonnarella dell’Uzzo, la spiaggia principale della riserva dello Zingaro. La strada poco dopo sale improvvisamente con un paio di tornanti, che girano intorno alla torre dell’Impiso, per poi rituffarsi nel mare antistante cala Grottazza. Ora seguiamo il capo verso nord, superando la curiosa caletta chiamata lago di Venere si apre il golfo del Firriato, chiuso a nord da punta Solanto. Il mare caraibico di San Vito lo Capo e le scogliere di Macari Qui la costa rocciosa assume un’atmosfera quasi lunare, spezzata solo dai resti della cinquecentesca tonnara del Secco e dall’imponente profilo di monte Monaco, aggirato il quale si apre la spiaggia antistante San Vito lo Capo, considerata una delle più belle della Sicilia. Con il suo mare trasparente e caldissimo, la sabbia dorata e il fondale basso sembra di stare ai Caraibi. Per dare un ulteriore tocco di esotismo si consiglia di non lasciare San Vito lo Capo senza aver assaggiato il suo impareggiabile cous cous. Oltre la punta sulla quale si erge il faro di Capo San Vito e cala Rossa si scende di colpo verso sud fino a cala Mancina, la grotta dei Cavalli, la spiaggia di Salinella e quella di Isulidda, antistante l’omonima isoletta selvaggia e completamente rocciosa, fino ad arrivare a un’altra delle località balneari più belle della Sicilia: il borgo di pescatori di Macari e le sue bellissime calette. La spiaggia del Bue Marino sotto a una scogliera di antichissime falesie, cala di punta Lunga, la spiaggia di baia Santa Margherita, Scaru Brucia, cala Bove. La costa si fa piatta fino al mare, dove si apre spiaggia di Seno dell’Arena, la Chianca, punta Bucerno e spiaggia Agliareddi. La baia del Cornino e la spiaggia di San Giuliano Oltre gli Agliareddi si apre il territorio compreso nella riserva Naturale del monte Cofano, un altro scrigno di natura incontaminata del trapanese. Il promontorio di monte Cofano si sporge arrotondato sul mare con l’antica tonnara omonima e la punta del Saraceno, superata la quale tra la roccia emergono antiche tracce dei colonizzatori dell’isola: l’edicola di San Nicola, la grotta e la cappella del Crocefisso, la torre del Cofano, fino alla splendida baia del Cornino con la grotta Mangiapane e le sue spiagge ora sabbiose, ora ghiaiose, interrotte da stupende scogliere a picco sul mare superabili grazie a dei pontili di legno, che delimitano l’area balneare. Proseguendo lungo la costa si incontrano poi la piccola spiaggia di rio Forgia, lido Valderice, il borgo marinaro di Bonagia, la sua stupenda spiaggia di ciottoli e sabbia, il suo mare trasparente e una seicentesca tonnara, oggi trasformata in struttura ricettiva, a dominare la natura selvaggia di questo piccolo golfo. Trapani e le sue spiagge, il cuore di questo tratto di costa siciliana, dista ormai solo una decina di km. Dopo Pizzolungo, la litoranea prosegue fino alla lunghissima e sabbiosa spiaggia di San Giuliano, sia libera che attrezzata, che si trova ancora nel territorio di Erice, anche questa sicuramente tra le più belle della costa trapanese. Le spiagge sotto alle mura di Trapani Con il promontorio della tonnara Tipa, compreso oggi in un rigoglioso parco urbano, comincia la spiaggia cittadina di Trapani, che si distende a fianco del lungomare Dante Alighieri fino a lido Paradiso, privato e a pagamento, a piazza Vittorio Emanuele, per poi svilupparsi al di sotto delle mura di Tramontana, dove prende il nome di spiaggia porta Botteghelle. A pochi passi da qui si può passeggiare per il centro storico di Trapani, nella suggestiva piazza del mercato del Pesce affacciata sul mare come una scenografica rotonda e visitare la cinquecentesca cattedrale di San Lorenzo, duomo della città. Il punto più suggestivo delle spiagge cittadine di Trapani è però senza dubbio la scogliera al di sotto della torre di Ligny, la punta estrema del molo cittadino che si distende dentro il mare. Non c’è una vera spiaggia ma si può scendere in acqua dagli scogli con molta facilità, per godersi un bagno al tramonto. Da qui si gode di uno stupendo panorama sulle vicinissime isole Egadi oppure, alle spalle, sul monte Erice. Una volta ammirato lo splendido panorama e respirato l’odore di questo porto proiettato così profondamente nel Mediterraneo da sembrare un’isola nella grande isola siciliana occorre superare il porto e le saline di Trapani, oggi riserva naturale, con un’interessante museo all’interno dell’area, per proseguire lungo la costa trapanese, raggiungendo la bella spiaggia di Marausa. Marsala e la spiaggia di punta Tramontana Superato l’aeroporto di Trapani, il paesaggio cambia di colpo, l’aria si fa umida, la terra diventa piatta quasi più del mare. Siamo sempre più vicini all’Africa e da qualche parte si sente già il deserto. Quello che si vede, invece, è un grande specchio d’acqua, la laguna di Marsala, separata dal mare dall’isola Grande, che racchiude e protegge la spiaggia di San Teodoro con la sua torre, le saline cittadine, l’isola Mozia e la riserva Naturale dello Stagnone. All’interno di quest’area protetta si trova anche la lunghissima spiaggia di punta Tramontana, fiore all’occhiello di Marsala, nota per il mare trasparente e la sabbia bianca, da atollo tropicale. A Marsala sbarcarono i Mille di Garibaldi e sarebbe un peccato lasciarsela alle spalle senza aver fatto visita alle storiche Cantine Florio. Le antiche coste di Mazara, Capo Feto e Selinunte Lasciandosi alle spalle Marsala, la strada scende verso sud incontrando la lunga spiaggia bianca e fine di Lido Signorino e la costa lunare di Mazara del Vallo, con la bellissima spiaggia di capo Feto: 5 km di litorale che si scontra con il mare turchese in un suggestivo paesaggio di dune sabbiose e paludi d’acqua salata. Oltre c’è Mazara e la sua casbah, le tracce del passato normanno e di quello arabo, mentre il viaggio prosegue lungo la costa meridionale della Sicilia, il confine estremo tra il mare e l’Africa. Qui la costa si fa ripida e la litoranea corre quasi a picco sul mare. Perché ricominci il litorale occorre arrivare sino alla torretta di capo Granitola, con la suggestiva cala dei Turchi, una spiaggia di sabbia e roccia incastonata in una scogliera di tufo il cui nome ricorda gli antichi sbarchi dei pirati Saraceni in Sicilia in questo mare trasparente. Oltre il faro di capo Granitola la costa fa una decisa svolta a sinistra, dirigendosi in linea quasi retta verso ovest, dove si incontra la bellissima spiaggia di Tre Fontane, nel territorio di Campobello di Mazara, tra le più belle di tutta la Sicilia. Ampia, sabbiosa e percorsa da sorgenti di acqua dolce è come una grande oasi che è scivolata fino alla costa. Il tratto finale del viaggio lungo le coste e le spiagge di Trapani giunge al termine in un’area dove natura e testimonianze storiche antichissime si mescolano insieme per dare a questi luoghi un’atmosfera unica. La costa compresa nel territorio di Castelvetrano comprende sia un’eccellenza storica che una naturale. Per prima s’incontrano infatti le rovine della necropoli di Selinunte. Questo luogo incredibile custodisce i resti di un’antica città greca sviluppatasi sulle coste siciliane e che deve il suo nome al sedano selvatico, che ancora cresce rigoglioso in quest’area. Poco prima del sito archeologico, venendo da Tre Fontane, si trova Triscine, con il suo lunghissimo litorale sabbioso e, subito dopo, Marinella, con la sua sabbia dorata, il mare limpido e piacevolissime brezze marine che cullano le falde degli ombrelloni. Oltre Marinella si sviluppa lo straordinario habitat che popola la foce del fiume Belice, oggi riserva naturale, con una suggestiva spiaggia incorniciata da dune desertiche, rada vegetazione e sparuti alberi, i cui profili si stagliano sull’azzurro del mare. Proprio qui, pervasi da brezze nordafricane e i profumi trascinati sul Mediterraneo, finisce questo lungo viaggio lungo le spiagge della costa di Trapani e del suo territorio. https://ift.tt/2WNmkSl Le spiagge più belle di Trapani e dintorni La costa di Trapani e del suo territorio è da sempre considerata la più selvaggia di tutta la Sicilia. Un ventaglio di natura, centri storici, borghi marinari e collinari, spalancati a braccia aperte sul mare, sul il Tirreno e il Mediterraneo, con le isole Egadi e le coste tunisine, così vicine da poterle toccare, Pantelleria e le coste nordafricane e dell’isola di Malta. 150 km di litorale unico al mondo, l’antico approdo di Arabi, Fenici, Greci, dei Mille di Garibaldi. Terra di sole e di cultura, di profumi lontani. Terra di confine tra il cielo e, soprattutto, il mare cristallino che lambisce queste coste, ora frastagliate ora ricoperte di sabbia finissima, senza nulla da invidiare a destinazioni più esotiche e molto più distanti. La Sicilia e le spiagge di Trapani, invece, sono dietro l’angolo. Il golfo di Castellammare e la tonnara di Scopello La spiaggia di Alcamo Marina è la prima costa trapanese che si incontra venendo da Palermo. Lunga circa 3 km e attrezzata, è molto amata dagli abitanti della zona e non solo e durante i mesi estivi può diventare parecchio affollata. Superata la foce del fiume San Bartolomeo, il litorale prosegue, diventando la spiaggia principale, chiamata Playa, di Castellammare del Golfo, anch’essa sabbiosa e parzialmente attrezzata, seguendo la quale si raggiunge il centro storico della cittadina, affacciata sul mare e sul porto, con il suggestivo castello arabo-normanno e la piccola cala Petròlo. Superato il porto di Castellammare la costa comincia a farsi più frastagliata. Qui si nascondono piccole spiagge rocciose, più riparate e tranquille, come cala dei Sogni, cala Bianca e cala Rossa, dopo le quali si apre la baia, di nuovo sabbiosa e ben attrezzata, di Guidaloca. Qui il mare, riparato da entrambi i lati da alti speroni di roccia, è di meraviglioso blu profondo. Dopo questa rilassante baia, ricomincia la costa rocciosa e frastagliata dove si apre la cala dell’Alberello e poi Scopello, con la splendida baia punteggiata, sull’acqua, da due immensi faraglioni mentre sulla costa si erge l’antico profilo della tonnara, attorno alla quale si sviluppano i bastioni di cemento – l’ingresso è a pagamento (3€ circa) – sui quali godersi il sole a pochi centimetri dall’acqua. Alle spalle della tonnara di Scopello si staglia la tozza figura di un promontorio sulla cui sommità si trova una torre di guardia, alle spalle della quale la costa prosegue con il suo intrico di calette di sassi e scogli (cala Mosca, cala Baialuce e cala Mazzo di Sciacca). Qui, dove l’immediato entroterra è disseminato di bellissime ville e strutture ricettive di livello si arriva al centro visite della riserva Naturale dello Zingaro, della quale Scopello rappresenta la porta d’accesso orientale. Le calette selvagge della riserva dello Zingaro La riserva dello Zingaro protegge una delle zone naturali più belle e selvagge di tutta la Sicilia. Costoni rocciosi, ripidi sentieri bianchi e grotte preistoriche si perdono nella vegetazione bruciata dal sole fino all’azzurro del mare, a meravigliose calette dove il tempo sembra fermarsi e le narici si riempiono dei profumi della macchia mediterranea, gli stessi che hanno inebriato gli antichi popoli che solcavano le acque del Mediterraneo. Qui il mare diventa non solo relax e bellezza ma anche un paradiso per gli amanti dello snorkeling. Ecco allora che si incontrano cala Capreria, con i suoi ciottoli bianchi, seguita da cala del Varo con punta Leone, cala della Disa, cala Beretta e cala Marinella, fino a cala dell’Uzzo, una delle più affascinanti, dominata dai ruderi dell’omonima torre e raggiungibile a piedi in 15 minuti seguendo un sentiero abbastanza agevole completamente immerso nella natura. Nei pressi della caletta, meritano una segnalazione alcuni punti di interesse della riserva dello Zingaro: il museo dell’Intreccio, la grotta preistorica dell’Uzzo e il museo della civiltà Contadina. Tornando sul sentiero che costeggia il mare si raggiunge inoltre il museo delle attività Marinare, situato su un promontorio roccioso sotto al quale si apre, come in una favola, cala Tonnarella dell’Uzzo, la spiaggia principale della riserva dello Zingaro. La strada poco dopo sale improvvisamente con un paio di tornanti, che girano intorno alla torre dell’Impiso, per poi rituffarsi nel mare antistante cala Grottazza. Ora seguiamo il capo verso nord, superando la curiosa caletta chiamata lago di Venere si apre il golfo del Firriato, chiuso a nord da punta Solanto. Il mare caraibico di San Vito lo Capo e le scogliere di Macari Qui la costa rocciosa assume un’atmosfera quasi lunare, spezzata solo dai resti della cinquecentesca tonnara del Secco e dall’imponente profilo di monte Monaco, aggirato il quale si apre la spiaggia antistante San Vito lo Capo, considerata una delle più belle della Sicilia. Con il suo mare trasparente e caldissimo, la sabbia dorata e il fondale basso sembra di stare ai Caraibi. Per dare un ulteriore tocco di esotismo si consiglia di non lasciare San Vito lo Capo senza aver assaggiato il suo impareggiabile cous cous. Oltre la punta sulla quale si erge il faro di Capo San Vito e cala Rossa si scende di colpo verso sud fino a cala Mancina, la grotta dei Cavalli, la spiaggia di Salinella e quella di Isulidda, antistante l’omonima isoletta selvaggia e completamente rocciosa, fino ad arrivare a un’altra delle località balneari più belle della Sicilia: il borgo di pescatori di Macari e le sue bellissime calette. La spiaggia del Bue Marino sotto a una scogliera di antichissime falesie, cala di punta Lunga, la spiaggia di baia Santa Margherita, Scaru Brucia, cala Bove. La costa si fa piatta fino al mare, dove si apre spiaggia di Seno dell’Arena, la Chianca, punta Bucerno e spiaggia Agliareddi. La baia del Cornino e la spiaggia di San Giuliano Oltre gli Agliareddi si apre il territorio compreso nella riserva Naturale del monte Cofano, un altro scrigno di natura incontaminata del trapanese. Il promontorio di monte Cofano si sporge arrotondato sul mare con l’antica tonnara omonima e la punta del Saraceno, superata la quale tra la roccia emergono antiche tracce dei colonizzatori dell’isola: l’edicola di San Nicola, la grotta e la cappella del Crocefisso, la torre del Cofano, fino alla splendida baia del Cornino con la grotta Mangiapane e le sue spiagge ora sabbiose, ora ghiaiose, interrotte da stupende scogliere a picco sul mare superabili grazie a dei pontili di legno, che delimitano l’area balneare. Proseguendo lungo la costa si incontrano poi la piccola spiaggia di rio Forgia, lido Valderice, il borgo marinaro di Bonagia, la sua stupenda spiaggia di ciottoli e sabbia, il suo mare trasparente e una seicentesca tonnara, oggi trasformata in struttura ricettiva, a dominare la natura selvaggia di questo piccolo golfo. Trapani e le sue spiagge, il cuore di questo tratto di costa siciliana, dista ormai solo una decina di km. Dopo Pizzolungo, la litoranea prosegue fino alla lunghissima e sabbiosa spiaggia di San Giuliano, sia libera che attrezzata, che si trova ancora nel territorio di Erice, anche questa sicuramente tra le più belle della costa trapanese. Le spiagge sotto alle mura di Trapani Con il promontorio della tonnara Tipa, compreso oggi in un rigoglioso parco urbano, comincia la spiaggia cittadina di Trapani, che si distende a fianco del lungomare Dante Alighieri fino a lido Paradiso, privato e a pagamento, a piazza Vittorio Emanuele, per poi svilupparsi al di sotto delle mura di Tramontana, dove prende il nome di spiaggia porta Botteghelle. A pochi passi da qui si può passeggiare per il centro storico di Trapani, nella suggestiva piazza del mercato del Pesce affacciata sul mare come una scenografica rotonda e visitare la cinquecentesca cattedrale di San Lorenzo, duomo della città. Il punto più suggestivo delle spiagge cittadine di Trapani è però senza dubbio la scogliera al di sotto della torre di Ligny, la punta estrema del molo cittadino che si distende dentro il mare. Non c’è una vera spiaggia ma si può scendere in acqua dagli scogli con molta facilità, per godersi un bagno al tramonto. Da qui si gode di uno stupendo panorama sulle vicinissime isole Egadi oppure, alle spalle, sul monte Erice. Una volta ammirato lo splendido panorama e respirato l’odore di questo porto proiettato così profondamente nel Mediterraneo da sembrare un’isola nella grande isola siciliana occorre superare il porto e le saline di Trapani, oggi riserva naturale, con un’interessante museo all’interno dell’area, per proseguire lungo la costa trapanese, raggiungendo la bella spiaggia di Marausa. Marsala e la spiaggia di punta Tramontana Superato l’aeroporto di Trapani, il paesaggio cambia di colpo, l’aria si fa umida, la terra diventa piatta quasi più del mare. Siamo sempre più vicini all’Africa e da qualche parte si sente già il deserto. Quello che si vede, invece, è un grande specchio d’acqua, la laguna di Marsala, separata dal mare dall’isola Grande, che racchiude e protegge la spiaggia di San Teodoro con la sua torre, le saline cittadine, l’isola Mozia e la riserva Naturale dello Stagnone. All’interno di quest’area protetta si trova anche la lunghissima spiaggia di punta Tramontana, fiore all’occhiello di Marsala, nota per il mare trasparente e la sabbia bianca, da atollo tropicale. A Marsala sbarcarono i Mille di Garibaldi e sarebbe un peccato lasciarsela alle spalle senza aver fatto visita alle storiche Cantine Florio. Le antiche coste di Mazara, Capo Feto e Selinunte Lasciandosi alle spalle Marsala, la strada scende verso sud incontrando la lunga spiaggia bianca e fine di Lido Signorino e la costa lunare di Mazara del Vallo, con la bellissima spiaggia di capo Feto: 5 km di litorale che si scontra con il mare turchese in un suggestivo paesaggio di dune sabbiose e paludi d’acqua salata. Oltre c’è Mazara e la sua casbah, le tracce del passato normanno e di quello arabo, mentre il viaggio prosegue lungo la costa meridionale della Sicilia, il confine estremo tra il mare e l’Africa. Qui la costa si fa ripida e la litoranea corre quasi a picco sul mare. Perché ricominci il litorale occorre arrivare sino alla torretta di capo Granitola, con la suggestiva cala dei Turchi, una spiaggia di sabbia e roccia incastonata in una scogliera di tufo il cui nome ricorda gli antichi sbarchi dei pirati Saraceni in Sicilia in questo mare trasparente. Oltre il faro di capo Granitola la costa fa una decisa svolta a sinistra, dirigendosi in linea quasi retta verso ovest, dove si incontra la bellissima spiaggia di Tre Fontane, nel territorio di Campobello di Mazara, tra le più belle di tutta la Sicilia. Ampia, sabbiosa e percorsa da sorgenti di acqua dolce è come una grande oasi che è scivolata fino alla costa. Il tratto finale del viaggio lungo le coste e le spiagge di Trapani giunge al termine in un’area dove natura e testimonianze storiche antichissime si mescolano insieme per dare a questi luoghi un’atmosfera unica. La costa compresa nel territorio di Castelvetrano comprende sia un’eccellenza storica che una naturale. Per prima s’incontrano infatti le rovine della necropoli di Selinunte. Questo luogo incredibile custodisce i resti di un’antica città greca sviluppatasi sulle coste siciliane e che deve il suo nome al sedano selvatico, che ancora cresce rigoglioso in quest’area. Poco prima del sito archeologico, venendo da Tre Fontane, si trova Triscine, con il suo lunghissimo litorale sabbioso e, subito dopo, Marinella, con la sua sabbia dorata, il mare limpido e piacevolissime brezze marine che cullano le falde degli ombrelloni. Oltre Marinella si sviluppa lo straordinario habitat che popola la foce del fiume Belice, oggi riserva naturale, con una suggestiva spiaggia incorniciata da dune desertiche, rada vegetazione e sparuti alberi, i cui profili si stagliano sull’azzurro del mare. Proprio qui, pervasi da brezze nordafricane e i profumi trascinati sul Mediterraneo, finisce questo lungo viaggio lungo le spiagge della costa di Trapani e del suo territorio. Trapani e i suoi dintorni sono un territorio spettacolare, dominato da spiagge meravigliose e contrasti tra acqua e zone deserte tutti da assaporare.
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portalinowebblog · 7 years
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Firriato Firriato, grandi vini siciliani, Paceco, Trapani. La tenuta, vigneti storici, vini, Harmonium Nero d'Avola IGT Terre Siciliane, Ribeca Perricone IGT Terre Siciliane, Camelot IGT Terre Siciliane, Ecrù Passito IGT Terre Siciliane, Favinia La Muciara IGT Terre Siciliane, Favinia Le Sciabiche IGT Terre Siciliane, Favinia Passulè IGT Terre Siciliane, Gaudensius Etna DOC Spumante, Cavanera Rovo delle Coturnie Etna Rosso Doc, vini rossi, vini bianchi, spumanti, vini frizzanti, vini dolci, vini da agricoltura biologica, distillati, grappa, enoturismo e ospitalità con tre strutture, Baglio Sorìa Resort, Cavanera Etnea Resort Wine Experience, Calamoni di Favignana Apartments
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sciatu · 6 years
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Cantina Florio : tenuta il Baglio, le botti per l’invecchiamento del vino, Botti per l’invecchiamento, l’enoteca.
Cantine Fazio - la tenuta con le Egadi sul mare, Le tenute verso Erice.
Cantine Firriato : Baglio Soria, tenuta Calamoni a Favignana, Dagala San Bartolomeo
Cantine Donnafugata : le vigne con gli ulivi,
Cantina Pellegrino : Tenuta Gazzerotta
VISITING SICILY - If you come to Sicily, you can eat your land with bread, fruit, vegetables and everything that our land can give you. You will appreciate the gifts of the sea with the fish you will find abundant on the three sides of Sicily, but what you must appreciate is above all its sun and so you have to drink the sun of Sicily in its wines. Now, we are not talking about an area or a type of wine, but about dozens of companies that grow an incredible variety of wines. Moreover, while in the past Sicilian wines were used to give body and strength to French or northern Italian wines, now, changing the winemakers and the winemaking method, the production has diversified and enriched. You can then decide, after being at the seaside, or have visited a church or museum of a few hours in a vineyard to drink and taste, but above all to understand the eternal bond that exists between Sicily and wine. If we consider the extreme western tip of Sicily, we find ourselves in what is one of the greatest aristocracies of Sicilian wines, where whites and reds have strength, taste and character. Below I bring you what are the farms that you can go to visit enjoying their wines but above all the attachment to the land and the rows of vines that characterize the wine producers. I also add the Pantelleria companies that are often the emanation of the great brands of Marsala, Trapani or Menfi. You can contact these companies to request a guided tour with tasting.
VISITANDO LA SICILIA  - Se vieni in Sicilia, potrai mangiare la sua terra con il pane, la frutta, le verdure e tutto quello che la nostra terra sa darti. Potrai apprezzare i doni del mare con il pesce che troverai abbondante su i tre lati della Sicilia, ma quello che devi apprezzare è soprattutto il suo sole e quindi devi bere il sole della Sicilia nei suoi vini. Ora, non stiamo parlando di una zona o di un tipo di vino, ma di decine e decine di aziende che coltivano una varietà incredibile di vini. Inoltre, mentre in passato i vini siciliani erano utilizzati per dare corpo e forza ai vini francesi o del nord Italia, ora, cambiando gli enologi e il metodo di vinificazione, la produzione si è diversificata ed arricchita. Puoi quindi decidere, dopo essere stato al mare, o aver visitato una chiesa o un museo di startene qualche ora in un vigneto a bere ed assaggiare, ma soprattutto a comprendere il legame eterno che c’è tra la Sicilia ed il vino. Se consideriamo l’estrema punta occidentale della Sicilia, ci ritroviamo in quella che è una delle più grandi aristocrazie dei vini siciliani, dove i bianchi e i rossi hanno forza, gusto e carattere. Qui di seguito ti riporto quelle che sono le aziende agricole che puoi andare a visitare godendo dei loro vini ma soprattutto dell’attaccamento alla terra ed ai filari di vite che caratterizza i produttori di vini. Aggiungo anche le aziende di Pantelleria che sono spesso l’emanazione dei grandi marchi di Marsala, Trapani o Menfi. Puoi contattare queste aziende per richiedere una visita guidata con assaggio al seguito. 
MARSALA
·         Florio
·         Donnafugata
·         Cantine Vinci
·         Carlo Pellegrino
·         Marco de Bartoli
Calatafimini-Segesta
·         Ceuso
Erice
·         Fazio Wines
Paceco
·         Firriato
Pantelleria
·         Donnafugata
·         Minardi
·         Rallo
·         Abraxas
·         Marco De Bartoli
27 notes · View notes
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Niente porno schifo nella mia zona.. Io vinco sempre.... Arrivo ora da cena dopo trasloco, assurdo esco bere caffè ore 21 becco mio amico non vedo da anni, vuoi venire alle 11 far trasloco collina un ora 70 euro? E io si subito ahahah figurati quanto ha preso lui, così son andato veder film da lui poi siam andati un ora, furgone, solo spostate tre mobili piccoli da una casa a casa nuova, altri mobili lasciati sotti5la vecchia casa per amiat, lui ha preso mobili nuovi, io non avevo dove metterli, ho cantina piena di bici che collezziono da traslochi cantine e solai, sicché ho preso solo la bici mia ora nun 72, poi siam andati mangiare zona dors costa poco mangi bene una chiacchiera tira l'altra abbiamo finito ora, normale quando besi5uno che non vedi da 7 anni che facevamo dj assieme ai murazzi eheheh (presso Torino Corso Trapani) https://www.instagram.com/p/CVjlmypI_Yo/?utm_medium=tumblr
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wineschool-blog · 3 years
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Sicilian Wine Reviews
https://j.mp/2YdMiBC Sicilian Wine Reviews https://j.mp/2YdMiBC For all our current reviews, register for our wine newsletter. The Gambino winery sits in the shadows of Mount Etna near Linguaglossa, its terraced vineyards sloping toward the ring of towns that circle the still active volcano. The high-altitude, tufarous soils are home to a range of indigenous varietals that thrive in other parts of the Etna DOC. Over lunch, with the amiable Fabio Gambino, I was able to sample several of the estate’s wines, of which the following trio stood out. Cantari IGT …a rarity, Nerello Mascalese vinified in bianco. Pretty nose of mountain flowers and bushes, white fruits, and green apples. Light but concentrated flavors with a savory mineral quality. Juicy citrus acidity with a dusty coating. Tifeo Etna Bianco DOC…Scents of citrus, apple, orange blossoms, even the ubiquitous Sicilian broom. Deeply fruity with a solid body. Stays fresh and mildly dry, evident but not overt acidity. The addition of Carricante gives it a fruit-driven aftertaste and aromatic complexity. Alicante IGT…A mouthful of intense, warm flavors still showing their youthful tannins. The semi-modern style is full of red berries and hints of Mediterranean spices. The core of acidity keeps the concentrated fruit in balance. An intersting take on Grenache. Some other noteworthy wines encountered along the strada del vino…… Duca di Salaparuta “Calanica” IGT…Inzolia buttressed by a small dose of Chardonnay, which rounds it off but does not blunt the zesty beam of acidity that keeps it lively. Perfumed and flowery waves of honeysuckle and fresh melons. A bracing salinity that adds a uniquely local feel. Planeta “Plumbago” IGT…Nero d’Avola is not as dense as Noto, but cherries and red currants are backed by loamy earth and woodsmoke. Redolent of the island’s southern coast, enhanced by exotic spices. The smooth finish of darker berries and plums. Delicious. Fondo Antico Grillo “Perlante” IGT…From the Trapani area, perhaps the best site for this varietal. Lighter than usual, smooth, rounded. Fresh and fruity aromas of melons and wildflowers. Crisp acidity finishes with more gusto than the start. Milazzo “Terre della Baronia” IGT….A silky, flavorful blend of Nero d’Avola and Perricone. The smoky nose of red fruit and earth. Bursts of acidity keep it vigorous. Pleasant and well-articulated cherries and seasonal fruits. Versatile, structured, and food-friendly. Cantine Florio “Terre Arse Vergine” Marsala….From a well-respected master of the style. Complex layers of apricots, liquory raisins, citrus, nuts, brown sugar. Picks up intense flavors of dried fig and honey. Not truly viscous, there are recurring hints of sweetness in this slightly dry and balanced wine.
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giancarlonicoli · 5 years
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6 FEB 2020 18:35
BIANCO, ROSSO E VERDONE - INTERVISTONA DI MALCOM PAGANI AL REGISTA CHE STA PER USCIRE NEI CINEMA CON IL SUO NUOVO FILM, “SI VIVE UNA VOLTA SOLA”: “PRIMA ROMA ERA UNA GRANDE CITTÀ. ORA È SOLO UNA CITTÀ GRANDE. MI SEMBRA SEMPRE BELLA, MA IMMALINCONITA. DEPRESSA” - “SONO UN UOMO FORTUNATO, MA SE RIFLETTO, HO AVUTO MOMENTI DI GRANDE DIFFICOLTÀ. QUANDO MIA MADRE SI È AMMALATA FURONO QUATTRO ANNI DI MERDA. E ANCHE QUANDO…”
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Che rapporto ha con la noia?
«Un rapporto meraviglioso. La noia è una carezza, una bella coperta che mi avvolge e mi fa ricaricare le batterie. Detesto quelle persone che affollano le estati di programmi assurdi saltando da Mykonos a Ibiza, perché “ti devi” divertire, “non puoi” annoiarti e se non ti diverti ti incazzi. Ma chi l’ha detto? A me d’estate piace non avere nessuno tra i piedi. Voglio stare da solo. È il periodo che mi aiuta a creare, a inventare, a riflettere. Se poi vogliamo parla’ di chi s’annoia perché non ha un cazzo da fa’ parliamo di tutt’altro». (Sorride)
Malcom Pagani per Vanity Fair
Tutti i battiti del suo cuore: «Da bradicardico, se stiamo ai freddi numeri, ho cinquanta pulsazioni al minuto. Ma ai tempi dei sudori improvvisi, dei giramenti di testa, dei formicolii sul labbro e dei frangenti in cui mi sembrava di morire da un momento all’altro, ne avevo 160». Era l’epoca dei primi successi: «In cui io, riservato, introverso e un po’ malinconico ero stato lanciato come un sasso da una mazzafionda al solo scopo di invitare tutti alla leggerezza e provocare la risata negli altri.
Un compito terribile, al quale non ero preparato e una forma di violenza che mi costrinse, da peggior nemico di me stesso, a mettere in discussione il mio carattere». Per farsi forza, sostiene Carlo Verdone «ricorrevo a una frase che mi ripeteva sempre mia madre. “Si vive una volta sola” diceva e aveva ragione». Nel suo ventisettesimo film che recupera nel titolo il precetto materno e mette al centro della scena quattro persone incapaci di trovare fuori da corsie e operazioni una ricetta utile a guarire da insicurezze e nevrosi, Verdone, medico mancato, si traveste da dottore e guardandosi indietro si scopre diverso da ieri: «Potrei dire migliore».
Formuli una diagnosi.
«Oggi affronto ostacoli che non mi sarei mai immaginato di superare a trent’anni. E dalla maggior parte dei miei problemi sono guarito».
Che problemi erano?
«Per un timido la vita non è una passeggiata. Crede che fosse facile dover rispondere alle aspettative della gente o essere riconosciuti per strada da un giorno all’altro? Non sapevano neanche come mi chiamassi. “Lei è quello dei due cervi? Quello che alza gli occhi al cielo in tv?”».
La popolarità gliela restituì Non Stop di Enzo Trapani.
«Enzo, teorico dell’improvvisazione selvaggia, ci sequestrò per tre mesi a Torino in pieno inverno. Aveva facoltà di girare anche il sabato e io a Roma non riuscivo a tornare mai. Prima di andare in scena e dare sfogo ai miei sketch attraversavo atroci tormenti».
Che tipo di tormenti?
«Farò ridere? Parlerò bene? Risulterò simpatico? I miei colleghi d’avventura erano sciolti, disinvolti, tranquilli. Io passavo una notte in bianco dopo l’altra e riproponevo un repertorio che avevo sperimentato soltanto nei teatrini off».
Andò bene.
«Ma la televisione mi cambiò la vita e la popolarità rappresentò una tempesta interiore. Mi tremavano le gambe. Ero bloccato. Fragile. L’ansia mi divorava».
Come ne uscì?
«Grazie a Piero Bellanova, uno dei più autorevoli psicanalisti italiani. Con mio padre, di cui era amico, condivideva la passione per il futurismo e accettò di incontrarmi un paio di volte alla settimana. Andò subito al punto: “Carlo, qui non c’è niente da analizzare”, disse. “Il tuo corpo reagisce a uno stravolgimento e i farmaci non servono a niente: ti devi adattare al destino che cambia e piano piano il quadro si addolcirà”».
Messa così sembrerebbe semplice.
«Avevo una 127 bianca. L’avevo acquistata a 27 anni, nel 1978, con i risparmi di Non Stop nonostante il dirigente Rai di allora, Bruno Gambarotta, mi avesse vivamente sconsigliato di farlo: “Li spenda meglio i primi soldini che ha guadagnato, dell’auto non ha nessun bisogno, molto presto avrà chi la accompagnerà guidando al suo posto”».
I tempi non erano ancora maturi.
«All’epoca ero fidanzato con Gianna che sarebbe poi diventata mia moglie. Abitava a Vitinia, vicino a Ostia e io non andavo più a trovarla perché mi girava sempre più spesso la testa e avevo paura di svenire o di avere un infarto mentre guidavo. Lo raccontai a Bellanova e lui decise di sottopormi a delle sfide: “Dobbiamo andare alla radice del problema e devi metterti alla prova”».
In cosa consistevano le sfide di Bellanova?
«Non solo mi intimò di mettermi al volante, ma pretese di farmi allungare la strada passando per Ostia: “Prima di andarla a trovare arrivi sul lungomare, fai due giri della rotonda, respiri forte e poi riprendi il cammino”. Ostia a fine anni ’70 era più o meno il Bronx. “No professore” piagnucolai: “Ostia de notte no, la prego. Lei me vuò fa’ morì”. “Non morirai, ma se non farai come dico, da me non tornare proprio”.  Andai. La prima volta stipai le tasche di gettoni e arrivai a Ostia in condizioni pietose. Telefonai a Gianna: “Sto malissimo, per favore, vienimi a prendere”. Riaccadde la stessa cosa almeno quattro volte e alla fine, pur ridotto uno straccio, riuscii a tornare a casa da solo. Esanime, ma vivo. Bellanova aveva capito tutto».
Cosa aveva capito?
«Che i problemi non si aggirano. Devi combatterli e puoi anche vincere. Il difficile è esserne consapevoli. Da quel giorno comunque non ho avuto più un solo attacco di panico e invece di imbottirmi di farmaci ho imparato a conoscere meglio me stesso».
Chi è Carlo Verdone?
«Sotto tanti aspetti, un uomo molto fortunato. È successo tutto quello che sognavo potesse succedere. Però poi se rifletto, non è vero che non abbia avuto momenti di grande difficoltà. Quando mia madre si è ammalata di una sindrome neurologica rara e spietata per me furono quattro anni di merda. Era la persona a cui volevo più bene al mondo, la vedevo sfiorire e il solo guardarla mi faceva disperare. Era arrivata a pesare 39 chili.
Con la tristezza e il cuore rotto, dovevo continuare a far ridere e la scissione era brutale. Durante il giorno giravo Acqua e sapone e al tramonto tornavo da lei. Nuotare tra Natasha Hovey, la Sora Lella, Padre Spinetti e il dolore reale fu un’esperienza tremenda. Stavo perdendo mia madre e mi ricordo che faticavo a perdonarmi perché desideravo morisse il prima possibile. Non si poteva vedere una persona ridotta così. Non si poteva accettare di sapere che soffrisse così tanto». (Qui la voce di Verdone si incrina e si affaccia la commozione, ndr).
Momenti tristi.
«Fu triste anche il momento della separazione. Il giorno in cui io e Gianna andammo in tribunale per le pratiche mi presentai senza legale. Il giudice era sconvolto: “Ma lei non ha un avvocato?”. Implicitamente mi stava dicendo: “Guardi che sua moglie vincerà su tutta la linea”.
Lo anticipai: “Decida lei, per me non è cambiato niente”. Fu brutto, ma Gianna si dimostrò speciale. Accettai ogni decisione senza fiatare e poi alla fine della liturgia lei si avvicinò: “Che fai quest’estate? Parti? Hai programmi?”. Allargai le braccia. “Cosa vuoi che faccia?”. “Io vado in Sardegna con i bambini, se non hai niente da fare vieni, loro saranno contenti”. Aveva già prenotato una stanza perché sapeva che le avrei detto di sì. Fu una cosa molto bella».
Perché finisce l’amore?
«Ah, vattelo a spiega’. Non lo so, dirlo è difficile. Non lo so, non lo so davvero. Il tempo gioca sicuramente la sua partita. Poi credo ci abbia messo un macigno la pesantezza del percorso che ho fatto e che sto tuttora facendo. Un mestiere in cui smetti di appartenerti e spendi tutto quello che hai per il produttore, per il film e per il pubblico.
Sposi loro. Sposi un lavoro. Sposi le aspettative. Sei sempre sotto esame, non sei libero e questo incide. Forse ero io a non riuscire più a dare tanto al rapporto o forse mi serviva la grande alleanza degli inizi. Fino a un certo punto resse, poi la distanza si allargò e probabilmente su certe cose non andavamo più d’accordo. Una consolazione però mi resta».
Quale?
«Pur nella tristezza della separazione io e Gianna siamo stati intelligenti. Ci siamo detti: “Va bene, non stiamo più insieme però facciamo sì che i nostri ragazzi non soffrano oltre misura”. Lo abbiamo fatto, credo e spero, nel migliore dei modi. Siamo stati uniti e assennati. I miei amici e le mie amiche che si sono separati sono ancora increduli: “Ma come ci siete riusciti? Io ho passato la vita a litigare, a far scrivere l’avvocato, a discutere di tutto e a litigare su ogni cosa”. Giulia e Paolo, i nostri figli, questa amarezza non l’hanno vissuta. Sono il nostro orgoglio. Hanno una dignità enorme, non hanno mai chiesto niente e non si sono mai sentiti i figli “di”. Se io o Gianna ci azzardavamo ad alzare il telefono per provare ad aiutarli non ci rivolgevano la parola per una settimana».
Quello che ci ha dato, l’ha sottratto alla vita privata?
«Assolutamente sì e l’ho sottratto anche ai miei amici. Si vive una volta sola è una storia di amicizia e quando mi sono trovato a scrivere con Giovanni Veronesi ho pensato soprattutto a loro. Agli amici perduti. Ai rapporti che quando avevo vent’anni credevo fossero indissolubili. Eterni.
L’amicizia era veramente importante. Condividevamo le stesse passioni: lo studio, il cineclub, la musica, le cantine umide in cui recitare. Eravamo un gruppetto di 6 o 7 persone e non facevamo altro che stare insieme. A volte qualcuno si fidanzava con la compagna di quello con il quale il rapporto era ormai logoro. Ma non c’era né gelosia né rabbia. Dicevi: “Vabbè, m’è andata male, però se è felice con lui va bene così”».
Poi che accade nell’amicizia?
«Irrompono le famiglie, il lavoro, i figli, la stanchezza. La tragedia è dai 30 a 40 anni e il primo segnale d’allarme suona quando getti la spugna, preferisci restare a casa e dici: “Non andiamo all’ultimo spettacolo, ve prego, che domattina me devo alza’ presto”. Non ce la fai più, ti mancano le energie e lasci per strada tante cose fino a quando, magicamente, a 50 anni la situazione migliora perché ti aggredisce uno sconfinato desiderio d’evasione.
Ti fa piacere parlare o andare a mangiare con qualcuno. Torni a confrontarti, a incontrarti, a scambiarti qualcosa. Finalmente, arrivato quasi a 70 anni, riesco a rivedere delle persone che avevo perso: non gente di cinema, per carità di dio. I miei veri amici, salvo pochissime eccezioni, non fanno parte del mio mondo. E mi creda, è bellissimo».
Lei 70 anni li compirà a novembre.
«Ogni tanto mi guardo allo specchio e mi ripeto: “Ma io ho davvero 70 anni?”. Ancora mi domando come sia stato possibile arrivarci e cosa mi sia davvero successo nella vita. Il primo biglietto di un mio spettacolo teatrale venne venduto nel 1977. Quasi 45 anni fa. E sto ancora lavorando».
Le sembra incredibile?
«Mi dico: “Ma non è che la mia vita non è altro che un sogno? Che magari non è successo niente?”. Sembra una battuta, ma me lo domando veramente».
Cosa significa avere 70 anni?
«Esteticamente non li dimostro però nel corpo ogni tanto si rompe qualcosa. È come una macchina antica dalla carrozzeria che sembra reggere e il cui motore a volte si blocca».
E la immalinconisce?
«Per niente. Non sono mica triste di andare verso i 70: l’arco della vita è quello perché mi dovrei disperare? Si disperavano altri attori, tutti morti depressi, Alberto Sordi compreso. Ringraziando dio ho figli, passioni, un percorso credo ineccepibile e molti ricordi magnifici. Mi chiedono: “Ma il giorno che lascerai il tuo mestiere, come farai?”. Rispondo che sarà un grandissimo giorno: la missione è stata compiuta nel migliore dei modi».
Bilanci?
«Ho fatto esattamente quello che dovevo. I personaggi, i film da protagonista, quelli corali come Si vive una volta sola».
Momenti nascosti, quasi sepolti?
«La prima volta che mi spinsi oltre Roma lo feci per andare all’Hop Frog di Viareggio. Era un circolo di estrema sinistra dove si erano esibiti Lucia Poli, Donato Sannini, il Patagruppo e dove io arrivavo con il mio prete di campagna, terrorizzato dall’accoglienza che avrei ricevuto. La gente mi guardava con aria truce, l’eskimo addosso e i volti ostili. Ero nervoso, andai a pisciare e accanto al cesso trovai una siringa: “Ma dove sono capitato?”, mi dissi. Andò bene, ma non era scontato. Niente è stato scontato».
Orgogli?
«Grande Grosso e Verdone. Di solito sono molto critico con me stesso e non faccio altro che dirmi: “Questa la dovevi di’ meglio, quest’altra avresti potuto girarla in modo diverso, questa scena è inutile e sarebbe stata da tagliare”. Ma sapevo che quello era il mio ultimo film da mattatore e mi permisi dei virtuosismi. Ci misi dentro personaggi cupi e raffinatissimi come il professor Cotti Borroni. Quando sei sicuro di te stesso puoi anche osare».
Che segno credi di aver lasciato?
«Non tanto il successo che è effimero, né il rapporto con il pubblico che è profondo, solido e non cambierà. Sono stato felice perché mi hanno capito. I miei film erano pieni di dettagli poetici e mi chiedevo sempre: “Ma la gente li apprezzerà?”. Mi ricordo una sera di tanti anni fa, era l’82, Borotalco era in sala da una settimana e tornavo a casa. A un certo punto mi accorgo che alcuni  ragazzi mi inseguono in motorino. Mi fermo. “Ci faresti un autografo?”.
È notte, con me non ho niente. “Come si fa?”, dico. “Aspetti un attimo”, fa uno “io abito qui vicino, porto dei pezzi di carta con una penna”. Aspettiamo al freddo il suo ritorno e un ventenne mi dice:  “Ma lei si rende conto di quello che ha fatto per noi?”, “Vuoi la verità? No”, “Ci ha regalato la leggerezza e una felicità interiore che neanche se la immagina”. Mi colpì tantissimo. “Ma guarda te”, mi dissi, “io che non lo volevo fare questo lavoro. Io che avevo paura di tutto”».
Quali erano le sue paure da bambino?
«Perdermi. Stare negli spazi grandi e smarrirmi. Non sapere come tornare dalle persone che mi volevano bene. Essere con mio padre in un posto, circondati dalla folla e improvvisamente non trovarlo più. Una volta mi accadde allo stadio e fu una cosa disperante. A un tratto, come in Un sacco bello, si sentì dall’altoparlante la voce di una poliziotta: “Il bambino Carlo Verdone è pregato di portarsi vicino all’ingresso della tribuna Montemario”. Quando rividi papà lo abbracciai fortissimo e gli disse: “Non mi lasciare mai più”. Non era la prima volta che mi perdevo».
Davvero?
«Andai per la prima volta a Siena, una città labirintica che mi colpiva per la sua severità, la sua bellezza austera e il suo mistero, che ero piccolissimo. Giocavo in via Di Vallepiatta e la mia palla cominciò a rotolare in discesa. Più la seguivo più non sapevo dove mi trovassi fino a quando non persi il senso dell’orientamento. Mi ritrovai a piangere ai bordi della strada e arrivò una signora: “Cittino? Che ti è successo? Dove sono i tuoi genitori?”. Mi riportò a casa e li vidi, come in una fotografia, tutti ad aspettarmi sull’uscio. Preoccupati. Stravolti. Sogno di perdermi ancora oggi. Incubi che ciclicamente tornano a farmi visita. Non so più dove sono e non riesco a trovare la via di uscita. Cerco mamma o papà, ma non ci sono. In un Luna Park, in un labirinto di vetro, non entrerei mai».
È una prefigurazione quasi psicanalitica del futuro. A un certo punto si cammina da soli e si rischia di perdersi.
«È vero. Ed è difficile da accettare. Non è un caso che tante paure le abbia cancellate, ma mi resta quella del giorno in cui me ne andrò. Non temo il dolore fisico, ma la disperazione dei miei figli. So che per loro sarà una catastrofe, mi atterrisce e così, ingenuamente, li preparo».
E loro?
«Si incazzano. L’altro giorno dico a Giulia: “Guarda, ho trovato queste 7 foto e questi 7 video, sono bellissimi. Un domani, quando non ci sarò più”. Non mi ha fatto neanche finire la frase: “ahhh, mo’ ricominci?”, “No Giulia, ascoltami, un domani, quando non ci sarò più, devi prendere questi video e queste foto e farci un documentario. Ci siamo io te, Paolo. È bellissimo”. “Papà”, ha alzato la voce, “adesso hai rotto veramente le palle”. Esorcizzano, però so che si preoccupano esattamente come capitava a me quando ero bambino, mia madre non tornava e io diventavo pazzo. Alla fine un po’ della mia ansia l’ho trasmessa anche a loro, soprattutto a Paolo. Se non rispondo al telefono, va subito in fibrillazione».
I suoi figli hanno poco più di 30 anni. L’età che aveva quando Lietta Tornabuoni la incontrò a casa di Sergio Leone. Disse che lei sembrava un burocrate cinquantenne: insicuro, bislacco, spaventato, oppresso dall’idea dell’affermazione.
«Ricordo bene quell’incontro, ma Lietta non comprese che per Leone io avevo una specie di devozione. Ero intimidito dalla sua presenza, ma non ne ero schiacciato. Dentro di me avevo le idee chiarissime. È stata la mia grande fortuna».
Che rapporto ha con la noia?
«Un rapporto meraviglioso. La noia è una carezza, una bella coperta che mi avvolge e mi fa ricaricare le batterie. Detesto quelle persone che affollano le estati di programmi assurdi saltando da Mykonos a Ibiza, perché “ti devi” divertire, “non puoi” annoiarti e se non ti diverti ti incazzi. Ma chi l’ha detto? A me d’estate piace non avere nessuno tra i piedi. Voglio stare da solo. È il periodo che mi aiuta a creare, a inventare, a riflettere. Se poi vogliamo parla’ di chi s’annoia perché non ha un cazzo da fa’ parliamo di tutt’altro». (Sorride)
L’ha visto il film di Zalone? Le è piaciuto? Si è annoiato?
«Ha fatto un tentativo: alcune cose funzionano, altre meno. Ma anche se da spettatore posso criticare, apprezzo lo sforzo, il coraggio e l’intenzione di fare qualcosa di lontano dai suoi precedenti. In fin dei conti pur essendo due persone completamente diverse e pur essendo la sua comicità molto lontana dalla mia, capisco le mille tensioni che ha avuto. Lo rispetto. Non è certo uno sciocco. Ha rischiato sapendo di rischiare».
E lei, con Si vive una volta sola ha rischiato?
«Temevo che l’interazione tra i personaggi si rivelasse un gioco sterile e senza spessore. Dal secondo giorno però è accaduto un miracolo e ho irrobustito un film che un regista meno esperto avrebbe potuto facilmente sbagliare e che invece ha una sua filosofia. Quindi, no, io e il film rischiamo poco. E lo dico per la prima volta. Faccio sempre mille “corna” e sono scaramantico perché so che l’esito di un film dipende dal pubblico e da quanti biglietti staccheremo, ma su quello che abbiamo fatto non ho mezzo rimpianto. È stata un’opera di concentrazione straordinaria tra 4 amici che sono felici di ritrovarsi anche fuori dal set. Non accade quasi mai: di solito, a film finito, ognuno va per la sua strada e chi si è visto si è visto».
Mi ha detto che il film parla di amicizia.
«Sono 4 medici. Una équipe chirurgica di prim’ordine che tra i propri pazienti ha addirittura il Papa. Tanto sono imperatori tra i ferri, tanto miserabili nel privato. Hanno una vita di una solitudine spaventosa e si fanno forza stando sempre insieme anche fuori dal lavoro. Ma tutta questa vicinanza, porta all’insofferenza e a una cattiveria feroce, da liceali. A un certo punto la dinamica subisce uno scossone e accadono cose sorprendenti: ahò, non è che stamo a parla’ di un film de Bergman, però sono fiducioso e contento del risultato».
C’è un’evoluzione. Prima dell’uscita di Un sacco bello, per la tensione, non riusciva neanche a dormire.
«Ero tesissimo. Non ci capii niente. Lo andai a vedere alla sesta settimana di programmazione, da clandestino. Mi vergognavo di vedermi sullo schermo. Oggi sono più equilibrato, più paziente, anche meno egoista. Vedo le cose in maniera più distaccata, cerco di non drammatizzare e sono sicuramente più sensibile ai problemi del prossimo, degli amici come dei giovani artisti, a differenza di tanti miei colleghi che fanno i liberali ma se la tirano un po’ troppo e che se poi gli chiedi una cosa è come se gli chiedessi chissà che. Poi rido e cerco di far ridere gli altri».
Perché?
«Perché ridere è fondamentale. Uscire la mattina e avere sempre il grugno, non fa bene».
Cosa fa quando sta da solo?
«Ero insonne, adesso cerco di dormire presto. Prima di abbandonarmi alla mia playlist, guardo Roma dall’alto. Sconfinata e buia perché Roma è una città tremendamente buia. Mi sembra sempre bella, ma immalinconita. Depressa».
Come mai?
«Perché ci siamo ridotti così? Perché non ci sono esempi, ma solo follie. Perché manca l’educazione civica e la burocrazia ha divorato tutto. Mancano i sacerdoti del bello. Ma dove cazzo sono i sacerdoti del bello? Senza una scuola che insegni ad amministrare questo patrimonio non ne usciremo».
E le dispiace?
«Moltissimo. Prima Roma era una grande città. Ora è solo una città grande».
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gianluca666 · 5 years
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buoni e onesti
mi piace andare al suk la domenica mattina. il mercato dell’usato vicino al cimitero generale. è un posto incredibile. brulicante
di gente e mercanzie. i venditori sono zingari, marocchini, slavi, polacchi, russi, africani, extracomunitari di ogni parte del
mondo oltre a qualche italiano. i bambini sporchi, spettinati e belli girano per il mercato in bicicletta, sui pattini a rotelle, sugli skate e sui
monopattini. giocano a calcio tra le bancarelle, si rincorrono, mangiano, piangono e urlano felici. si vende qualsiasi cosa. scarpe,
vestiti, elettrodomestici, cartoline, attrezzi da lavoro, ferramenta, casalinghi, materiale elettrico, biciclette, orologi,
vasellame, mobili, stufe e molto altro. spesso la stessa bancarella vende contemporaneamente camicie, cellulari, trapani elettrici,
soprammobili, giocattoli, attrezzature sportive, hi-fi, computer, attrezzi chirurgichi o da dentista. la merce spesso proviene
dallo svuotamento di case, cantine, soffitte e garage da parte dei rigattieri ma si trovano anche molti articoli nuovi provenienti
da fallimenti o chiusure di negozi ed esercizi commerciali di ogni genere. certamente sono anche presenti oggetti rubati che
raramente qualcuno riconosce e di cui pretende a gran voce la restituzione con minacce di denunce e violenze personali. le
contrattazioni sono molto serrate. nessuno fa prigionieri. il cliente potenziale chiede il prezzo di un oggetto e il venditore,
dopo aver studiato con un rapido e sapiente colpo d'occhio l'acquirente per stabilirne la disponibilità economica e l'interesse
all'acquisto, dichiara il suo prezzo, spesso comunque molto basso. il compratore esperto si stupisce sempre di una richiesta così
esosa e posa l’oggetto facendo per andarsene profondamente offeso o semplicemente divertito dalla folle richiesta del venditore. a
questo punto il venditore gli chiede quanto sia disposto a pagare e inizia la contrattazione. si discute, si loda da una parte e si
sminuisce dall'altra il valore, la qualità, l'antichità, il buon funzionamento, la rarità e lo stato di conservazione del pezzo.
dopo questo breve e spesso aspro gioco delle parti, se si è trovato un accordo l’affare viene concluso con un sorriso e qualche
battuta, in caso contrario il cliente passa ad esaminare la merce esposta sulla bancarella successiva mentre il venditore prova ad
abbassare ancora un poco l'ultimo prezzo per portare a casa la vendita. come in molti mercati delle pulci come questo tutte le
tecniche di contrattazione sono consentite, gli assalti e le ritirate da entrambe le parti all’ordine del giorno. è una giungla
commerciale dove il più scaltro porta a casa l’oggetto per un valore spesso irrisorio se è il compratore o riesce a spuntare un
buon prezzo se è il venditore. non c'è pietà per nessuno. "mors tua vita mea" potrebbe essere il motto appeso all'ingresso del
mercato. i frequentatori del mercato sono i più vari. si va dalle persone indigenti che cercano di acquistare un paio di scarpe per
la loro bambina che tengono per mano a buon prezzo in quanto non possono permettersi di acquistarle nei negozi agli appassionati di
oggetti vintage, dai ragazzi che acquistano i videogiochi usati per la playstation ai pensionati che provano occhiali da vista con
gradazioni sconosciute, collezionisti, hobbysti o semplici curiosi. tutti si aggirano con gli occhi attenti a scovare l'affare
della giornata in mezzo a migliaia di oggetti mischiati tra loro senza nessuna logica nè ordine. è un mondo parallelo che non si
vede in altre parti della città e che si vede solo in poche altre città italiane. se si alza la testa ci si accorge dell'ordinata
anarchia che regna ovunque. se si tende l'orecchio si sentono parlare gli idiomi più vari. inglese, francese, spagnolo, arabo,
russo, romeno oltre a lingue e dialetti non identificabili. ovviamente si parla anche italiano con gli accenti più esotici e le
cadenze più tipiche dell'africa, del medio oriente e dell'est. non è nemmeno così raro sentire marito e moglie o compagni di
acquisti compiacersi l'un l'altro per gli affari appena conclusi o consigliare la miglior strategia commerciale in piemontese. domenica in questo spietato e selvaggio microcosmo mi è capitato di ascoltare una conversazione che non mi aspettavo. che qui non
avevo mai sentito e che mi è sembrata piacevolmente "sbagliata" in questo contesto. un signore sta provando al figlio con evidenti
problemi una felpa che però è troppo grande per il ragazzo. il padre chiede comunque al venditore qual'è il prezzo della felpa
dicendo che magari la userà lui. il venditore con la classica occhiata indagatrice osserva per una frazione di secondo la felpa,
padre e figlio e risponde con il normale tono aspro che usa con tutti i suoi clienti: "se la compri per te costa 4€, se è per tuo
figlio te la regalo". ho guardato il venditore accorgendomi che non ostante l'apparenza non lo rivelasse affatto, quella era una persona
buona o almeno una persona più attenta al prossimo di quanto mi sarei aspettato di trovare in un ambiente non proprio cattivo ma
certamente duro, spietato, problematico e quindi, almeno nella mia testa, poco sensibile. ma la risposta del padre del ragazzo è
stata quasi altrettanto sorprendente. se vuoi comprare a tuo figlio una felpa usata che probabilmente è stata rubata da un
cassonetto per il riciclo degli abiti immagino tu non stia navigando nell'oro. e mi aspetto che coglierai al volo l'offerta del
buon venditore di un regalo. non è andata così invece. il padre ha confermato senza esitazione che la comprava per se. il
venditore, ammorbidendo un poco il tono, gliel'ha ripetuto una seconda volta: "se la compri per lui te la do gratis". e il padre
una seconda volta ha risposto "ti ringrazio ma la prendo per me, per lui è troppo grande" porgendogli il denaro con un cordiale e
orgoglioso sorriso. una persona onesta pur nelle difficoltà economiche e di salute del figlio. il venditore ha preso il denaro con
lo stesso sorriso e l'affare si è concluso con soddisfazione per loro e una notevole ammirazione per entrambi da parte mia: anche
se forse poche e quasi invisibili ci sono ancora persone buone e persone oneste che si aggirano per la città. e proprio dove meno te le
aspetti.
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italyinfofood · 5 years
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Al via la vendemmia, -10% ma l’Italia è leader mondiale #aglianico #barbera #Cantine #Chianti #Italia #leadermondiale #Sangiovese #Tocai #Trebbiano #vendemmia #Verduzzo #vermentino #Vernaccia #vino Al via la vendemmia 2019 in Italia con una produzione stima fra i 47 e i 49 milioni di ettolitri che permette di vincere la sfida con i cugini francesi e conquistare il primato mondiale nonostante un calo medio di circa il 10% a livello nazionale rispetto allo scorso anno. E’ quanto spiega la Coldiretti in occasione del distacco del primo grappolo di uva nell’azienda agricola Massimo Cassarà in Sicilia, in Contrada San Giorgio a Salemi, provincia di Trapani, che inaugura l’inizio della raccolta lungo la Penisola con la vendemmia delle uve Pinot grigio, le prime ad essere trasformate in… Link: https://www.foodinfo.it/news/al-via-la-vendemmia-10-ma-litalia-e-leader-mondiale/ https://www.instagram.com/p/B05o7onnmJa/?igshid=wftgqvpyrwxx
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grauniverse-blog · 5 years
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Il Grillo è un vitigno a bacca bianca diffuso nella Sicilia occidentale e, in particolare, nella provincia di Trapani. La Sicilia è riconosciuta come una della culle della viticoltura. Recenti scoperte archeologiche fanno risalire le prime attività di vinificazione addirittura all’Età del Bronzo.
Il patrimonio ampelografico della regione conta oltre 100 vitigni autoctoni, molti di questi, di origine greca, vengono considerati progenitori di altri vitigni diffusi in Italia e in Europa. 
Il Grillo ha, invece, una storia diversa. Questa varietà, infatti, è frutto di un incrocio tra Catarratto e Zibibbo, realizzato dal barone Antonino Mendola sul finire dell’Ottocento. Agronomo e ampelografo il Barone si dedicò allo studio delle viti su oltre 4 mila varietà. 
L’atto di nascita del Grillo, datato 1874, è scritto di pugno proprio dallo stesso Mendola: “seme di Catarratto bianco fecondato artificialmente col Zibibbo nella fioritura del 1869 nel mio vigneto Piana dei Peri presso Favara; raccolto a 27 agosto dello stesso anno; seminato in vaso a 3 marzo 1870 e nato verso il 20 maggio. Nel 1871 osservando nel vaso 105 una piantolina ben distinguersi tra le molte sue consorelle per vigore e colore delle foglie e più per tormento trassi una piccola mazza e la innestai nel febbraio 1872 sopra un robusto ceppo di Inzolia nera onde affrettare la fruttificazione e così ebbi il piacere di gustarne i primi grappoli nell’autunno 1874. Dedico questa pianta al chiarissimo Ing. G. B. Cerletti, direttore della Stazione Enologica di Gattinara”.
Inizialmente il vitigno venne chiamato Moscato Cerletti, proprio in virtù del rapporto di amicizia con il professor Giovan Battista Cerletti. 
L’obiettivo principale di Mendola era quello di individuare un vitigno in grado di conferire maggiore struttura e aromaticità al Marsala, come scrive lui stesso nel 1904: “ibridai il Catarratto comune di Sicilia collo Zibibbo, per ottenere un ibrido colle virtù miste dell’uno e dell’altro progenitore, per potere fabbricare un Marsala pi�� aromatico”.
Il Grillo è un vitigno vigoroso e con una buona resistenza alle crittograme. La sua caratteristica principale è di raggiungere un’elevata concentrazione zuccherina mantenendo un ph relativamente basso, una combinazione che si ritrova spesso nelle uve in grado di dare vini longevi e di grande qualità. 
La forma di allevamento tradizione è l’alberello pantesco con potatura corta o mista. 
Negli studi più recenti sono stati individuati due biotipi chiamati A e B, che presentano differenze sostanziali. Uno è più fresco, più simile a un Sauvignon Blanc. L’altro è più potente e alcolico con aromi complessi e sfumature mielate, molto adatto a produrre vini liquorosi come il Marsala. Questo spiegherebbe la sua incredibile versatilità.
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Possiamo trovare vini freschi, dal bouquet agrumato e floreale, soprattutto se le operazioni di vinificazione sono condotte in riduzione. Ma, allo stesso modo, ci sono vini ottenuti dal Grillo che presentano una maggiore struttura e complessità gusto-olfattiva con note speziate e frutto maturo. Alcuni produttori lo vinificano in maniera tradizionale con una macerazione sulle bucce e contatto con l’ossigeno e, proprio in questo secondo caso, il vitigno si esprime con tutta la sua potenza e carica polifenolica. 
Oltre nella composizione della Doc Marsala, il Grillo è presente in purezza o in uvaggio nelle Doc Alcamo, Erice, Monreale, Sicilia, Delia Nivolelli, Mamertino di Milazzo, Menfi e Salaparuta. Inoltre è idoneo alla coltivazione anche nella regione Puglia, dove entra in diverse Igt.
Fonte immagini: Cantine Barbera
Grillo: vitigno ibrido che conserva due anime Il Grillo è un vitigno a bacca bianca diffuso nella Sicilia occidentale e, in particolare, nella provincia di Trapani.
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oramicurcu · 7 years
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Dottore Falcone, venga, si accomodi, scusi il disordine, il caffé è già sul fuoco! Le ho raccolto due gelsi dall’albero, quest’anno è carico, stracolmo! Mi deve perdonare se l’accolgo in pigiama ma so che, per questo 25° anniversario, di gente in grande spolvero, ne vedrà tanta. Ieri, allo svincolo di Capaci, in quel tratto che fu oleandri e lamiera, ho visto sventolare bandiere nuove; alcuni operai stavano allestendo un palchetto per le Autorità all’altezza del cunicolo che imbottirono di tritolo quella primavera, solo che questi uomini, ieri mattina, li ho visti distintamente… quelli invece…non li vide nessuno… Mi trova dunque in abiti di casa, le persone come me ci tengono a non confondersi con quelli che si presenteranno con l’espressione blu-istituzionale e la camicia bianco-legalità. Come se Lei non lo sapesse poi che, sotto a quegli abiti, ci sono sempre le stesse scarpe! Quelle che a certuni, tra una retata e un’altra, ci vengono strette!!! Non so se ha saputo di quest’ultima inchiesta sulla corruzione a Trapani! Scoperta l’ennesima rete di rapporti con politici di un certo polso e di una certa cilindrata - Rolex e Mercedes per l’esattezza - che avrebbe favorito un imprenditore locale del settore marittimo. Peccato per loro che una dirigente regionale abbia informato la Procura dell’ennesimo sistema di pressioni e favoritismi e che nella rete dei magistrati ci siano finiti tutti a beccafico, corruttori e corrotti! Poi per carità, la prudenza è d’obbligo e qui c'è in gioco l’indotto delle feste a Panarea ma non mi stupirei se l’unico a pagare le spese di questa storia fosse il povero passeggero Ulisse, spesso fermo in una banchina a scrivere quell’Odissea che è raggiungere le Eolie e le Egadi per chi ci abita! Tuttavia dottore Falcone, facciamolo un plauso alla dirigente regionale che ci ha dimostrato che, per quanto la miopia continui ad affliggere fortemente i siciliani, di cataratta (almeno di quella) possiamo guarire! Vogliamo parlare del teatrino Pif - Crocetta sui disabili? O Lei si schifiò come ‘a ‘mmia e per paladini della legalità ci teniamo Orlando e Rinaldo, che forse è meglio? Anche perché del paladino Maniaci Pino e della bella “Angelica” Saguto più niente si è saputo! Dottore Falcone l’ha vista la nuova serie? Quella del Commissario Maltese? Una “Piovra” di seconda mano, un incrocio tra Lei e il Commissario Cattani, che dopo aver assistito ai traffici mafia-politica all’aeroporto di Birgi, scopre che il più pulito degli uomini dello Stato ha la rogna. Quando lo sappiamo tutti che, in questa terra, la realtà supera sempre la fiction. E di gran lunga. Modestamente, senza pagare il canone in bolletta noi c’abbiamo... Il signor Fazio, quello delle note cantine, che avrebbe favorito gli intrallazzi di Ustica Lines; Il signor Scelta, manager delll’aeroporto di Palermo, che smaltiti cannoli e bustarelle, invece di preoccuparsi di chi pilota gli aerei avrebbe pilotato gli appalti per il restyling dell’aerostazione; Il signor Fiumefreddo, manager dell’esattoria regionale, che consegna su un vassoio d’argento denunce di corruzione ed evasione fiscale a politici eminenti in diretta nazionale! Dottore Falcone, mi dica Lei se io, con un cast d’eccezione come questo, non lo faccio il triplo dello share del Commissario Maltese!!! E comunque. Quest’anno non posso dirle molto altro, ché siamo in campagna elettorale e qui si deve convincere la gente che il cambiamento è vicino. Noterà che i candidati alla guida di Palazzo delle Aquile, non hanno quella naturale sfrontatezza con la quale Ciancimino, ai tempi suoi, consegnò la città alla mafia. Ma, stia tranquillo, che anche questa volta possiamo confidare in qualche strappo al piano regolatore, su una buona parola alla formazione, su un accordo per la gestione dei rifiuti, sul progetto “Pastafrolla”, finanziato dalla Comunità Europea, per il ripristino di strade e autostrade e soprattutto su un servizio capillare di rifornimenti di cocaina a domicilio, ché i professionisti a Palermo sono molto impegnati e non ne hanno, tempo di fare la spesa! Dottore Falcone - badi bene - nessuno di noi ha mai creduto che la mafia uccida solo d’estate, né che sia stata decapitata. Ha visto stamattina in via D'Ossuna? Lo sappiamo bene, in cuor nostro, che rimane un cancro inoperabile e che il 41 bis non è che la sua chemioterapia, in qualche modo ti fa sperare di sconfiggerlo ma nulla può, fino in fondo, contro le sue metastasi. Dottore Falcone, si accenda la sua sigaretta e mi ascolti, che però una cosa bella ogni tanto gliela voglio dire! L’ho vista per la prima volta quest’anno, passeggiando per le strade di questa Capitale della Cultura che le ha dato i natali, l’ho sentita nelle parole nuove della gente, l’ho incrociata negli occhi incantati di migliaia di turisti, l’ho maturata nella mano tesa di un siciliano verso un migrante, l’ho toccata nel gesto di un bambino che buttava la carta delle patatine nella spazzatura, l’ho ascoltata al Teatro Massimo, l’ho incontrata nel tram col biglietto obliterato, l’ho letta negli scritti social dei miei concittadini, me l’hanno rimandata gli oleandri a Capaci, l’ho avvertita nella dignità di chi non si piega e denuncia, l’ho ammirata nel senso delle istituzioni del dottore Di Matteo e la sento, presente, mentre torno a consegnarle nuovamente il grazie della sua terra. Ci stiamo rialzando dottore Falcone! Da soli. Spontaneamente, e in tanti. E’ per questo che abbiamo di nuovo motivo di temere. Ma non siamo più disposti a farci pestare come i gelsi che cadono dagli alberi a primavera. Per questo glieli ho raccolti, perché, per una volta, le rimanga in bocca il sapore dell’onestà, della gratitudine per quell’esempio e il gusto pieno di un orgoglio ritrovato. Con tutto il rispetto per l’anniversario blindato in mondovisione, credo che non potessimo scegliere per Lei, per Francesca, per Antonio, per Rocco e per Vito, bomboniera più bella di questa.
Alessia Randazzo
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dusudaunord · 5 years
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Une semaine en Sicile : les incontournables de la côte ouest
Par où commencer ? Et non, ce n’est pas une question théorique ! Par la côte ouest avec une arrivée à Palerme ou la côte est, entrée par Catane ? Peu importe le choix, vous n’êtes pas prêts d’oublier ce voyage unique qui vous fera découvrir un pays conquis tour à tour par les Espagnols, les Français, les Arabes et qui proposent des vestiges romains et grecs à couper le souffle !
La Sicile : l’Italie comme vous ne l’avez jamais connue auparavant
Vous aimez l’Italie et vous vous dites, pourquoi ne pas visiter la Sicile ? Soyez prêts à découvrir une région unique qui vous rappellera parfois les charmes de la botte, mais aussi une culture unique, peuplée de gens accueillants, souriants et heureux d’y vivre.
Pour un séjour en Sicile d’une semaine, il est préférable de visiter une côte puis de revenir pour visiter l’autre, lors d’un voyage subséquent. Optons donc pour une arrivée à Palerme et une descente de la côte ouest. Mais avant, petit arrêt obligatoire au nord de l’île a Cefalù.
Cefalù
Situé à 75 km de Palerme, Cefalù est une cité médiévale bâtie sur une ancienne colonie grecque. Au début des années 50, elle n’était qu’une pittoresque petite ville de pêche, mais aujourd’hui, sa longue plage et son impressionnante cathédrale arabo-normande ont fait de Cefalù le principal centre balnéaire et touristique sur la côte nord de la Sicile.
La ville possède une superbe cathédrale, classée au patrimoine de l’UNESCO depuis 2015. C’est l’un des plus beaux exemples de l’art arabo-normand qui a connu sa gloire en Sicile au XIIe siècle. Avec ses deux tours et ses créneaux, on dirait presque une forteresse. Mais c’est l’intérieur qui nous laisse coi devant les mosaïques de style byzantin.
En descendant la côte
Sept jours suffisent à peine pour découvrir la côte ouest sicilienne. Il faudra prendre le temps de s’arrêter à Trapani, mignonne petite ville et ses restaurants en bord de mer, puis à Marsala afin d’y visiter la Cantine Florio où l’on produit le fameux vin dessert, le Marsala.
Par la suite, sur la route qui mène à Agrigento, il faudra prendre le temps de découvrir la plage de la Scala dei Turchi, entourée d’une formation en roche blanche sous forme d’escalier pour géants. Ensuite, dirigez-vous vers la vallée des temples afin d’y gravir une colline sur laquelle se trouve encore d’anciens temples grecs.
Enfin, lorsque vous atteindrez le sud, la beauté de la pierre dorée vous attendra et vous émerveillera dans les villes de Ragusa, Modica et Scicli. Soyez avisés : vous risquez de ne plus vouloir repartir.
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carnevali · 7 years
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⌚16:00 ~ BUON POMERIGGIO 유 con il PIDDIATO, è un formaggio tradizionale Siciliano, tipico della provincia di Trapani "u Piddiatu", un formaggio da latte ovino della razza valle del Belice, a pasta filata, di forma cilindrica schiacciata, Il colore è bianco tendente al giallo paglierino secondo la stagionatura che avviene in cantine fresche e ventilate da un minimo di 20giorni fino a un massimo di 12mesi. Riconosciuto Prodotto Agroalimentare Tradizionale PAT 🔍 Sono appassionato ricercatore e divulgatore “NoProfit” della sorprendente varietà e bellezza del patrimonio gastronomico italiano, unico al mondo🍴🇮🇹 Seguimi anche su: ↻ https://www.facebook.com/IlBuongustaioCurioso/ ↺ https://www.instagram.com/carnevaliluigi/ ↺ https://www.facebook.com/carnevaliluigi/ ↻ https://twitter.com/luigicarnevali ↻ https://it.linkedin.com/in/luigicarnevali ↺ https://www.facebook.com/groups/terredilambrusco/ ↺ https://it.pinterest.com/luigicarnevali/ ↻ https://plus.google.com/u/0/+LuigiCarnevali ↺ https://carnevali.tumblr.com/ 🎯 #CucinaItaliana #ProdottiTipici #PiattiItaliani#PiattiTipiciRegionali #CiboItaliano#CucinaMediterranea #BontaItaliane#MangiarBene #ItalianFood #official_italian_food#ItalyFoodporn #ItalianKooking #TopItalianFood#FoodLovers #FoodLove #Recipe #FoodPassion#Gastronomy #ItalianFoodBloggers #Gourmet#Foodie #FoodBlogger #ilBuongustaioCurioso#CarnevaliLuigi
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sciatu · 6 years
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VISITING SICILY - FAVIGNANA, SAN GIUSEPPE DEI TEATINI (Pa), CAPPELLA PALATINA (Pa), SELINUNTE (Ag), ETNA (Ct), CANNOLI, ORATORIO DI SANTA CITA (Pa), CANTINE FLORIO (Tp), ISOLA DEI CONIGLI LAMPEDUSA, GLI STAGNI DI TRAPANI.
VISITARE LA SICILIA - Se vuoi visitare la Sicilia devi capire prima di tutto che emozioni vuoi provare. Ti vuoi perdere nell’arte? e in quale? Greca, Romana, Barocca, Arabo Normanna o Moderna? Vuoi emozionarti con la natura? Quindi Etna, Egadi, Eolie, Vendicari e qualcuna delle altre riserve naturali sparse in Sicilia? Vuoi approfittare per ingozzarti con dolci e cibo? E quali? Arancini, sfincioni, focacce, pasta, Cous-Cous, pesce crudo, pesce cotto, cassate, cassatine, cannoli, sfinci, e il di tutto e di più che puoi trovare? O vuoi semplicemente girovagare passando da paese a paese, ora Motta Camastra, ora Caltagirone con le loro ceramiche o Sciacca e Mazzara con il corallo, o paesi giudicati tra i borghi più belli d’Italia, o fare un itinerario che ti porti a scoprire tutti i vini che vengono prodotti in Sicilia (e sono tantissimi), o rifare il viaggio di Gothe, o l’itinerario degli affreschi barocchi o quello dei Palazzi dei Principi, o l’itinerario dei mosaici, o vuoi semplicemente fare il turista che se ne sta al mare tutto il giorno su una spiaggia infinita e vuota di Eraclea Minoa o di Ragusa Marina. Insomma, purtroppo devi scegliere, ma se vuoi, seguimi, ti porto io dove sogni di andare.
VISITING SICILY - If you want to visit Sicily you must first understand what emotions you want to experience. Do you want to lose yourself in art? and in which? Greek, Roman, Baroque, Norman or Modern Arabic? Do you want to get excited with nature? So Etna, Egadi, Aeolian, Vendicari and some of the other nature reserves scattered in Sicily? Do you want to take advantage of stuffing yourself with sweets and food? And which? Arancini, sfincioni, focacce, pasta, Cous-Cous, raw fish, cooked fish, cassata, cassatine, cannoli, sfinci, and the more and more you can find? Or do you simply wander from village to village, now going in Motta Camastra, now in Caltagirone with their ceramics or Sciacca and Mazzara with coral, or countries judged among the most beautiful villages in Italy, or take an itinerary that will lead you to discover all the wines that are produced in Sicily (and there are many), or redo the journey of Gothe, or the itinerary of the Baroque frescoes or that of the Palaces of the Princes, or the itinerary of the mosaics, or simply want to make the tourist It is at sea all day long an endless and empty beach of Eraclea Minoa or Ragusa Marina. In short, unfortunately you have to choose, but if you want, follow me, I'll take you where you dream to go.
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jucks72 · 7 years
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AperiGlamour: 15 locali per l’aperitivo a prova di redazione
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AperiGlamour: 15 locali per l’aperitivo a prova di redazione
Dal film “Cocktail” (1988).
– TORINO -
 Papille’s, cucina da portico Corso Vittorio Emanuele II 72, presso il caffè Platti Lo consiglia Chiara, redazione attualità. Perché Fresco, freschissimo d’inaugurazione, Papille’s, cucina da portico parte con uno obiettivo ambizioso: rivoluzionare il rito dell’aperitivo. Ecco come: coni e coppette (sì, da gelato) che lo chef D’Agostino riempie di sfizi salati, carne o pesce da condire con salse a scelta. E poi, cupcake di lasagne oppure di gnocchi. È il nuovo street food che avanza e che si fa strada sotto i portici del centro, approfittando anche di un bel dehors. Il cocktail più glam Per una volta, dimenticate le miscele più audaci e orientatevi su una birra artigianale.
– SORI, GENOVA – 
 Bagni Sillo Via Capo Pino 8 
 Lo consiglia Silvia, redazione moda. Perché È un posto da f-a-v-o-l-a, tra cielo e mare. E a solo un’ora e mezza da Milano. Benvenute ai Bagni Sillo, stabilimento balneare sulla scogliera a picco sul mare, lontano dalle spiagge affollate e dalla confusione. In altre parole, la location giusta per godersi lo spettacolo del tramonto con un buon bicchiere di vino e l’immancabule focaccia ligure. Il cocktail più glam Sillone, specialità della casa da scoprire.
– MILANO/1 – The Botanical Club Via Tortona 33 Lo consiglia Chiara, redazione attualità. Perché Piante rigogliose, gin tonic e insalata gourmet di pesce crudo hawaina (si chiama poke), dietro i Navigli. La seconda casa di Alessandro Longhin e Davide Martelli (la prima è in zona Isola, con tanto di microdistilleria) è una bellissima scoperta. Mi piace la posizione: di fronte al museo Mudec. Mi piace il bancone monumentale con raw bar per lo chef che lavora a vista. Mi piace l’atmosfera internazionale. Mi piacciono i sapori, che mixano Oceano Pacifico e Oriente. Il cocktail più glam Fresh Gimlet (gin, lime, liquore Mastiha, pino, pepe di Sichuan).
– MILANO/2 – Soul Green Piazzale Principessa Clotilde
 Lo consiglia Silvia, redazione moda. Perché L’aperitivo healthy? È realtà in questo nuovo locale dall’anima vegan. Vini biodinamici, fresh juices trattati solo con estrattori a freddo e smoothies senza zuccheri raffinati o aromi artificiali. Li accompagnano stuzzichini plant based, semplici, freschi, sani. E buoni, s’intende. Il Soul Green ha anche un cuore solidale: grazie al programma Proud to Give Back, garantisce tre pasti equilibrati al giorno a 150 bambini orfani, abbandonati e sieropositivi che vivono presso Our Village, una struttura residenziale nella Cambogia rurale. Il cocktail più glam Lo smoothie Incredible Detox Green (con ananas, cetriolo, spinaci, mela e tè aromatizzato).
– MANTOVA/1 -
 Bar Caffetteria Caravatti Portici Broletto 16
 Lo consiglia Valentina B., redazione moda. Perché In questo pezzo di storia della città affacciato su piazza delle Erbe e sulla suggestiva rotonda di San Lorenzo, al bancone originale del 1865, di giorno si gustano i migliori dolci della tradizione: dal risino alla sbrisolona, dalla torta delle rose a quella di tagliatelle. Nel tardo pomeriggio, la musica cambia. Letteralmente. Deejay set e drink ricercatissimi. Il cocktail più glam Quello che porta il nome del locale, la cui ricetta è top secret. Sappiate che assomiglia all’Americano, ma è più fresco e speziato. Cheers!
– MANTOVA/2 – Libenter Moderna Osteria Piazza Concordia 18
 Lo consiglia Valentina B., redazione moda. Perché Nello stesso edificio che ospita il Palazzo della Ragione c’è un bar-chicca. In primavera i tavolini invadono lo spazio dietro la chiesa: sedetevi, cominciate ordinando qualcosa da bere, godetevi lo scorcio architettonico incantevole, continuate con i “tastin”: assaggi e piccoli piatti local. Avete ancora fame? All’ora di cena il locale si trasforma in osteria, dove pasteggiare a base di tortelli di zucca, capunsei al burro e salvia o risotto mantovano. Il cocktail più glam Spritz o Long Island? A voi la scelta.
– MONTE SAN SAVINO, AREZZO – 
Castello di Gargonza Loc. Gargonza Lo consiglia Nina, redazione attualità. Perché Per la bellezza del castello, un borgo di origine medievale tenuto così bene che sembra edificato l’altro ieri. Per il panorama mozzafiato: la fortezza si erge su una collina che domina sulla verdissima Val di Chiana. Per la bontà dell’abbinata vini & formaggi. Al wine bar di Gargonza provate l’esperienza di un cheese tasting con vista. Forse, è uno dei posti più romantici in cui addentare del pecorino. Il cocktail più glam Avete un’intera dispensa con le migliori bottiglie di bianco e di rosso della zona.
– ROMA/1 – Palazzo Dama Lungotevere Arnaldo da Brescia 2
 Lo consiglia Alessandra, redazione moda. Perché Per il secondo anno consecutivo, il pool bar del luxury hotel capitolino riapre proprio adesso. E la cosa mi rende molto felice. Perché si tratta di un vero angolo di paradiso sul Lungotevere, con piscina, romanticismo chic, privacy assoluta, la carta firmata dal bartender Davide Guglielmelli (praticamente una garanzia). Perfetto pre dinner, ma anche after. Il cocktail più glam Messico 1982 (Tequila Espolon Reposado, bitter al cioccolato, agave, cynar, crusta di caffè e sale di Maldon).
– ROMA/2 – Zuma Via della Fontanella di Borghese 48
 Lo consiglia Alessandra, redazione moda. Perché L’aperitivo posh è qui, al quinto piano di Palazzo Fendi: vista impagabile sulla città (da piazza di Spagna a Città del Vaticano e oltre), mixology list interessantissima, che comprende anche un’ampia selezione di sake (incluso Biwa No Choju, prodotto esclusivo di Zuma). Il cocktail più glam Il Negroni invecchiato in un anfora di terracotta. Però, anche lo Spritz e il Bellini rivisitati meritano.
– NAPOLI – Ba-Bar Via Bisignano 20 
Lo consiglia Rosa, redazione moda. Con l’aiuto dell’amica Cristina Cennamo. Perché Nella zona centrale di Chiaia, quella dei baretti giusti, si distingue un kitchen bar d’impronta londinese, informale ma davvero ricercato. È il regno dei gin più unici che rari. A dire il vero, tutta la “spirit list” è superba. E non è raro imbattersi in mostre fotografiche ed eventi musicali. Il cocktail più glam Van Gogh gin Olanda super premium.
– CAPRI – Quisi Bar Via Camerelle 2 Lo consiglia Rosa, redazione moda. 
Perché Il posto in cui vale sempre la pena fermarsi è uno: il Quisi Bar, sulla terrazza dello storico Grand Hotel Quisisana. Per vedere e farsi vedere, per assaporare l’autentica atmosfera dei tramonti isolani mentre il pianoforte suona “quella canzone” che non vi uscirà più dalla testa per giorni. Il cocktail più glam Princess Quisi (fragoline di bosco in infusione e il miglior champagne).


- TRANI, BARLETTA / ANDRIA / TRANI -
 Quadra Le Club Via Malcangi 21/23
 Lo consiglia Tricia, redazione moda. Perché L’aperitivo rilassato e fatto a regola d’arte si prende lontano dal centro cittadino, in questo palazzo d’epoca con giardino interno lussureggiante. Si sceglie tra oltre 400 etichette di distillati provenienti da tutto il mondo (alcune introvabili) e si apprezza il sound dei top deejay su pizza. Il cocktail più glam Buongiorno Americano (basilico, Campari, Cintano Rosso, acqua di mare, nuvola di cedrata e Rabarbaro Zucca).
– PANTELLERIA, TRAPANI -
 Cantina Minardi C/da Karuscia Lo consiglia Nina, della redazione attualità. Perché Sull’isola, il comune happy hour a base di cocktail e patatine sgranocchiate nei bar sulla spiaggia è frequentato solo da turisti neofiti. Panteschi doc e veri insider preferiscono di gran lunga le degustazioni nelle cantine. Tra tutte, la migliore per me è l’Azienda Vinicola Minardi: tre i motivi. Uno, la bellezza della terrazza disegnata da palme e muretti in pietra lavica: al tramonto il cielo si tinge di rosa ed è subito magia. Due, la qualità di vini e cibi, tutto rigorosamente aderente alla tradizione. Tre, la varietà: ogni giorno cambiano chef e proposte di menu. Consiglio la serata vegana il martedì, a cura di Destino Vegetariano: persino i carnivori incalliti si leccheranno i baffi. Il cocktail più glam Più che mixed drinks, qui si viene per lo Zibibbo autoctono e per il celebre Passito.
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emanuelebottiroli · 7 years
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VINO: COLDIRETTI, OLTREPO’ PAVESE DOC AL QUARTO POSTO NELLA TOP TEN DEI VINI CHE DANNO PIU’ LAVORO Con 14,2 milioni di ore di lavoro, l’Oltrepò Pavese DOC si piazza al quarto posto nella classifica dei vini italiani che danno più lavoro. E’ quanto emerge dalla prima analisi sui vini Doc e sul loro impatto occupazionale a livello provinciale diffusa dalla Coldiretti al Centro Servizi Arena - stand A, tra il padiglione 6 e 7 in occasione del Vinitaly. Dallo studio traspare dunque in tutta la sua evidenza – sottolinea la Coldiretti - il ruolo del settore vitivinicolo per l’economia e il lavoro anche in provincia di Pavia. Complessivamente si stima, secondo la Coldiretti, che in tutta Italia il vino abbia offerto durante il 2016 opportunità di lavoro ad un milione e trecentomila persone tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti piu’ diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi). Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie. “Il settore del vino dimostra più di altri che l’agricoltura è in grado di offrire opportunità di lavoro sia a chi vuole investire con progetti innovativi sia a chi vuole fare una esperienza in campagna a contatto con la natura anche solo per integrare il proprio reddito”, sottolinea Wilma Pirola, presidente di Coldiretti Pavia presente oggi a Vinitaly con il Direttore Rodolfo Mazzucotelli e una delegazione della Federazione Provinciale. “Senza voucher, però, occorre trovare al più presto una valida soluzione alternativa, nell’interesse delle imprese e dei cittadini”. LA TOP TEN DEI VINI CHE DANNO PIU’ LAVORO VINI DEL TERRITORIO Provincia TOTALE ORE LAVORATE 1 Montepulciano D’Abruzzo Doc Chieti 19.359.600 2 Puglia Igt Foggia 16.519.200 3 Sicilia Doc Trapani 16.032.264 4 Oltrepo Pavese Doc Pavia 14.244.750 5 Asti Docg, Barbera d’Asti Asti 13.443.750 6 Amarone Della Valpolicella Docg, Soave Docg Verona 13.090.480 7 Prosecco Docg Treviso 12.850.760 8 Barolo Docg, Barbaresco Docg, Langhe Doc, Roero Docg Cuneo 12.402.000 9 Gavi Docg; Alessandria 10.869.750 10 Castel Del Monte Doc, Igt Puglia Bari 9.355.680 Fonte: analisi Coldiretti
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