#Campagna marchigiana
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Novembre tra le vigne by Michele Nicoletti Via Flickr: Analogica eseguita con Pentax MX obiettivo Pentax SMC 135 mm f 3.5. Pellicola kodak gold 200 sviluppata con kit Bellini c41 , scansionata con Canon EOS 60D e obiettivo canon ef-s 60mm macro. Elaborazione ed inversione del RAW con "negative lab pro".
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Outdoor con stile
a cura della redazione Outdoor con stile Al Rifugio dei Marsi il glamping che non ti aspetti: due botti e una yurta mongola nel cuore della campagna marchigiana. La natura piace sempre di più e il turismo outdoor è una delle scelte preferite da chi viaggia: l’idea di fondo che guida la tendenza è la ricerca di libertà e spazio, concetti connessi ad un desiderio di reale benessere. Il Rifugio…
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Campagna marchigiana
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Pesaro: al Teatro Rossini "Cinema": concerto inaugurale con la FORM diretta da Federico Mondelci.
Pesaro: al Teatro Rossini "Cinema": concerto inaugurale con la FORM diretta da Federico Mondelci. Martedì 10 ottobre (ore 21) il concerto inaugurale della 64a Stagione vede il ritorno al Teatro Rossini di Pesaro della FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana, diretta dal direttore artistico dell’Ente Concerti Federico Mondelci nella duplice veste di direttore e sassofono solista, in uno straordinario viaggio musicale per immagini intitolato Cinéma. Il legame indissolubile che lega la musica al cinema sin dai suoi esordi è ben rappresentato in questo affascinante concerto, che include i due filoni che da sempre accompagnano la storia della colonna sonora: le grandi pagine della musica classica prese in prestito per la pellicola e il lavoro di compositori, come gli italiani Rota e Morricone, che hanno creato espressamente su richiesta di grandi registi – Fellini, Visconti, Coppola, Kubrick –, contribuendo al successo di pellicole di culto. Il concerto rappresenta un grande affresco dei temi che hanno segnato alcuni dei film più iconici del ‘900: Amarcord, Rocco e i suoi fratelli, I Clowns, La Strada, Il Gattopardo, La Dolce Vita, Otto e ½, Gli intoccabili, Nuovo Cinema Paradiso, Marco Polo, La leggenda del pianista sull’oceano, Eyes Wide Shut, Barry Lindon. Mondelci ricorda come: “la celebre Sarabanda dalla Suite in re minore di Händel fu ritenuta da Kubrick perfetta per il suo Barry Lindon e rimangono ancora oggi a tutti vivide e indimenticabili le scene di quell’eccezionale film. Da molti anni desideravo inserire questo brano in uno dei miei programmi pesaresi: si tratta di uno dei pezzi più amati dal compianto Guidumberto Chiocci, a lungo presidente dell’Ente Concerti, una sorte di intimo omaggio alla memoria di un compagno di tante avventure musicali”. Un appuntamento imperdibile per celebrare insieme a tutti gli appassionati il ritorno della grande Musica nell’amatissimo Teatro cittadino. E’ ancora in corso la campagna abbonamenti per la 64a Stagione concertistica. La vendita dei nuovi abbonamenti (5 concerti) verrà effettuata presso la biglietteria del Teatro Rossini nei giorni 8, 9 e 10 ottobre con orario 10-13 e 17-19,30 (acquisto anche online). Tutte le informazioni sono disponibili al sito enteconcerti.it BIGLIETTI Vendita biglietti Presso la biglietteria del Teatro Rossini il giorno stesso dalle 10 alle 13 e dalle 17 fino ad inizio spettacolo e online su vivaticket.it Prezzi biglietti Posto di platea e posto di palco di I e II ordine € 20; ridotto € 15; posto di palco di III ordine € 16 ridotto € 13; posto di palco di IV ordine € 14, ridotto € 11; loggione € 8. Informazioni Ente Concerti Palazzo Gradari Via Rossini 0721 32482, [email protected], www.enteconcerti.it - Teatro Rossini, Piazzale Lazzarini, Pesaro 0721 387620 (biglietteria 0721 387621)... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Braccano: Un Viaggio nel Mondo dei Murales in una Piccola Frazione di Matelica
Benvenuti a Braccano, piccola frazione incantevole situata nel comune di Matelica, immersa nella bellezza della campagna marchigiana. Braccano è un vero tesoro nascosto, conosciuto per i suoi splendidi murales che adornano le sue strade. In questa stagione primaverile, diventa una meta ideale per gli amanti dell’arte, offrendo una piacevole esperienza all’aria aperta tra colori vivaci e paesaggi…
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Girasole nella campagna marchigiana
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Marche di dove?
Limitrofe alla Casa di Leopardi, Recanati. Un piccolo paesino della campagna marchigiana.
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Mario Giacomelli: Figure/Ground
da https://www.getty.edu (trad. G.Millozzi)
--- Nato in povertà, in gran parte autodidatta, Mario Giacomelli è diventato uno dei più importanti fotografi italiani. Dopo aver acquistato la sua prima macchina fotografica nel 1953, ha iniziato a creare ritratti "umanistici" di persone colte nei loro ambienti naturali e astrazioni drammatiche di paesaggi. Ha continuato a fotografare nella sua città natale, Senigallia sulla costa adriatica italiana, ma non solo, per quasi cinquant'anni. Rese in bianco e nero ad alto contrasto, le sue fotografie sono spesso grintose e crude, sempre intensamente personali.
Questa interessante mostra a Los Angeles (USA) presso il Centro della Fondazione Getty è dedicata alla memoria di Daniel Greenberg (1941-2021) ed è stata possibile grazie alla donazione da lui fatta insieme a Susan Steinhauser.
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Mario Giacomelli (1925-2000) è unanimemente considerato come uno dei più importanti fotografi italiani del XX secolo. Nato in povertà, ha vissuto tutta la sua vita a Senigallia, una città sulla costa adriatica italiana, nelle Marche. Dopo aver perso suo padre all'età di nove anni ed aver completato ad undici la scuola elementare, ha fatto l'apprendista tipografo e lo stampatore, iniziando da autodidatta a dipingere e a scrivere poesie. Con i soldi donati da un anziano dell’ospizio dove la madre lavorava, aprì una sua tipografia, attività che gli ha assicurato la stabilità finanziaria per tutta la vita. Il suo impegno con la fotografia è iniziato poco dopo, profuso la domenica, quando il negozio era chiuso.
Dopo aver acquistato la sua prima macchina fotografica nel 1953, Giacomelli ottenne rapidamente numerosi riconoscimenti per la cruda espressività delle sue immagini, che echeggiavano molte dei temi del cinema neorealista del dopoguerra e della letteratura esistenzialista, con i loro interessi sulle condizioni della vita quotidiana e della gente comune come pensiero, individuale ed affettivo. La sua preferenza per la pellicola con grana grossa e per la carta da stampa ad alto contrasto lo ha portato a creare composizioni audaci e geometriche con neri profondi e bianchi luminosi. Focalizzando più frequentemente la sua macchina fotografica sulle persone, i paesaggi e le marine delle Marche, Giacomelli ha trascorso diversi anni ad esplorare la sua personale idea fotografica, ampliandola e reinterpretandola, o riproponendo un'immagine realizzata per una serie per includerla in un'altra. Dando inoltre alle sue opere titoli derivati dalla poesia, trasformò soggetti familiari in meditazioni su temi esistenziali, il tempo, la memoria e sul senso dell'esistenza stessa.
LA FORMAZIONE DI GIACOMELLI
Da giovane Giacomelli prestò per un breve periodo servizio nell'esercito italiano durante la II Guerra Mondiale. La sua pratica fotografica mostra l'influenza di due approcci prevalenti nella fotografia europea del dopoguerra: l' "umanesimo", che è spesso associato al fotogiornalismo, e l'espressione artistica come mezzo per esplorare la psiche interiore, derivata dalla teoria della fotografia soggettiva avanzata dal tedesco Otto Steinert (1915-1978). In Italia, questi approcci hanno trovato le loro rispettive controparti nei circoli fotografici "La Gondola", fondato a Venezia nel 1948, e "La Bussola", nato a Milano nel 1947. Giacomelli, da fotografo autodidatta, ha scambiato idee e conoscenze con i membri di entrambi i club. Fu anche cofondatore del circolo "Misa", una sezione locale de "La Bussola" che prese il nome dal fiume che scorre a Senigallia.
Le persone ed i luoghi di Senigallia sono motivi ricorrenti nell'opera di Giacomelli. Oltre a rivelare il suo interesse per le diverse comunità della sua città natale - dalle fotografie di una famiglia rom ai bambini che si divertono sulla spiaggia - dimostrando la sua capacità di combinare impulsi umanistici ed espressivi. Giacomelli sin da giovane capì come la grana grossa, il movimento e l'alto contrasto potevano fare di più che fornire semplicemente una sensazione di astrazione in quanto accrescevano anche il potere emotivo delle immagini.
I PRIMI LAVORI (1956–60)
Mia madre 1956, stampato 1981, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
Nel 1955 Giacomelli acquistò la fotocamera Kobell di seconda mano con obiettivo Voigtländer che avrebbe impiegato per il resto della sua carriera. In seguito la descrisse come qualcosa che era stato "rattolato", ossia tenuto insieme con del nastro adesivo e che perdeva sempre parti! Realizzata dai produttori milanesi Boniforti & Ballerio, la fotocamera utilizzava rullini 120 per produrre negativi 6 x 9 cm e dandogli la possibilità di usarla con obiettivi intercambiabili ed un flash sincronizzato. Per Giacomelli non era un dispositivo per registrare la realtà, ma un mezzo di espressione personale. La sua prima collaborazione con membri di club fotografici locali e nazionali e la sua sperimentazione con l'illuminazione naturale e artificiale, esposizioni multiple e altre tecniche con questa nuova macchina fotografica ed in camera oscura hanno presto portato a quella raffinatezza di un linguaggio visivo unico che lo contraddistingue.
Tra le prime fotografie di Giacomelli ci sono ritratti di familiari e amici: l'immagine di sua madre che tiene in mano una vanga è una delle sue più significative. Ha anche scattato fotografie di nature morte e studi di figura nella sua casa e nel giardino; i nudi esposti in mostra ritraggono il fotografo e sua moglie, Anna. Relativamente convenzionali nella composizione, queste opere illustrano come Giacomelli abbia imparato il suo mestiere, fornendo anche la misura in cui il suo soggetto è stato suggerito dalle persone e dai luoghi a lui più vicini.
OSPIZIO | VERRÀ’ LA MORTE E AVRÀ I TUOI OCCHI (1954–83)
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, n. 97 , 1966; stampato 1981, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
La prima opera che Giacomelli espose in serie fu Ospizio. Raffigura i residenti della casa per anziani di Senigallia, dove sua madre lavorava come lavandaia, che ha visitato per diversi anni prima di iniziare a fotografarvi. Realizzate con il flash, le immagini che ne risultano sono caratterizzate da uno studio inflessibile di individui che vivono i loro ultimi giorni. In seguito si riferirà a queste come le sue fotografie più vere e dirette perché riflettevano la sua stessa paura di invecchiare.
Giacomelli ha continuato questa serie per quasi tre decenni, ribattezzandola nel 1966 Verrà la morte e avrà i tuoi occhi come il titolo di una raccolta di poesie dello scrittore Cesare Pavese (1908-1950). Nel portfolio pubblicato nel 1981 ha intensificato le qualità inquietanti del declino e dell'isolamento mentale e fisico ingrandendo piccole porzioni dei suoi negativi e stampando su carta accartocciata anziché piatta.
"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, questa morte che ci accompagna dalla mattina alla sera, insonne".
—Tradotto da Geoffrey Brock, 2002
LOURDES (1957 e 1966)
Lourdes, 1957, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
In contrasto con Ospizio / Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, la serie Lourdes descrive persone che vivono con malattie, ferite o disabilità che sono alla ricerca di una guarigione miracolosa. Giacomelli ricevette l'incarico di fotografare in questo luogo di pellegrinaggio cattolico nel sud della Francia nel 1957. Fortemente addolorato da ciò che vide, usò solo pochi rullini, restituì la somma che gli era stata anticipata e per un po’ di tempo non mostrò a nessuno le immagini scattate. Si recò poi di nuovo a Lourdes nel 1966, con la moglie e il secondo figlio. Questa volta era alla ricerca di una cura, per il loro figlio, che aveva perso la capacità di parlare a seguito di un incidente.
Lourdes è l'unica serie realizzata da Giacomelli fuori dall'Italia, anche se gli è stato attribuito un gruppo di fotografie realizzate in Etiopia (1974) ed un altro in India (1976). Giacomelli acquistò macchine fotografiche e pellicole per due persone che stavano programmando un viaggio in questi paesi, ed entrambi hanno tratto spunti e suggerimenti da precedenti discussioni con lui quando fotografarono nelle rispettive località. Giacomelli in seguito fece delle stampe dai negativi e firmò il suo nome su alcuni di essi, riconoscendo così la sua collaborazione.
PUGLIA (1958)
Puglia , 1958; stampato 1960, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
Giacomelli gestiva la sua tipografia, la Tipografia Marchigiana, nel centro di Senigallia. Un’attività di successo che divenne ben presto un luogo di ritrovo per fotografi, artisti e critici, il cui indirizzo stampato lo ritroviamo sul verso di tutte le sue fotografie. Nei suoi primi anni, l'attività occupava la maggior parte del tempo di Giacomelli, lasciandogli solo la domenica per le sue escursioni fotografiche. Così esplorava più spesso la vicina sua città, le sue spiagge e la campagna circostante nelle Marche, solo di tanto in tanto viaggiava anche più lontano.
Per questa serie, realizzata in Puglia, la provincia più a sud-est d'Italia (il “tacco dello stivale”), dovette fare un viaggio di circa 480 chilometri. Lì ha concentrato la sua attenzione sull'interazione di più generazioni di cittadini che si riuniscono tranquillamente sullo sfondo della tipica architettura semplice e imbiancata delle città collinari come Rodi Garganico, Peschici, Vico del Gargano e Monte Sant'Angelo. Queste immagini ci forniscono un'idea della capacità di Giacomelli di coinvolgere i suoi soggetti, sottolineando anche il fondamentale impulso umanistico nel suo lavoro.
SCANNO (1957-1959)
Scanno, n. 52 , 1957-1959; stampato 1981, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
A seguito della sua continua osservazione dei residenti dell'ospizio di Senigallia, le fotografie, che Giacomelli ha realizzato durante i viaggi a Scanno nel 1957 e nel 1959, dimostrano ulteriormente la sua capacità di descrivere le persone in un determinato tempo e luogo. In questo paese situato nell'Appennino dell'Italia centrale, a circa 430 chilometri a sud di Senigallia, Giacomelli incontrò uomini e donne che svolgevano le loro faccende quotidiane o si radunavano in piazza, drappeggiati in abiti o mantelli scuri, con il capo coperto di cappelli o sciarpe. Anche quando si radunano, i soggetti sembrano isolati o persi nei propri pensieri. Sia a fuoco nitido, che sfocato dal movimento, l'individuo, che accidentalmente guarda direttamente nella sua macchina fotografica, suggerisce un senso di mistero o furtività. Giacomelli ha usato, per fotografarli, una bassa velocità dell'otturatore e una ridotta profondità di campo.
GIOVANI SACERDOTI | NON HO MANI CHE MI ACCAREZZANO IL VOLTO (1961–63)
Giovani sacerdoti, n. 74, 1961–63; stampato 1981, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
Tra le immagini più memorabili di Giacomelli ci sono quelle dei pretini (giovani sacerdoti) del seminario di Senigallia, che ha catturato mentre giocano nella neve o si rilassano nel cortile. Ancora una volta accoppiando le forme particolari di figure vestite di nero (questa volta, seminaristi in tonaca) su uno sfondo bianco (ambienti innevati o assolati), queste fotografie suggeriscono uno stato d'animo più spensierato di quanto non sia evidente in altre serie. Sebbene sembrino coreografie impostate, sono invece il risultato della sfrenata giovialità dei preti mentre corrono, lanciano palle di neve o giocano a girotondo, unite alla lungimiranza di Giacomelli di lasciare che le scene si svolgessero naturalmente, mentre le riprendeva dal tetto.
Dopo aver conquistato la fiducia dei seminaristi, Giacomelli iniziò ad interagire con loro, ma questa interazione si interruppe bruscamente quando propose ai giovani dei sigari in cambio di alcune fotografie che intendeva presentare a un concorso sul tema del fumo. Il rettore del seminario, scandalizzato dalla proposta, gli negò ulteriori accessi. Giacomelli in seguito diede a questa serie il titolo Non ho mani che mi accarezzano il volto, traendo le parole dai primi due versi di una poesia di padre David Maria Turoldo (1916-1992) dedicata ai giovani che abbracciano solitaria vita religiosa. Questo titolo conferisce intensità ai momenti di esuberanza e cameratismo che accompagnano le intense ore di studio in seminario.
I PRIMI PAESAGGI (1954–60)
Paesaggio: Fiamme sul campo , 1954; stampato 1980, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
La regione italiana delle Marche è caratterizzata da dolci colline, piccole fattorie e frazioni, tra i primi soggetti fotografati da Giacomelli. Come per i suoi ritratti e gli studi di figure di questo periodo, le composizioni dei suoi primi paesaggi sono abbastanza convenzionali, con elementi in primo piano al centro e sullo sfondo, altri organizzati attorno alla linea dell'orizzonte chiaramente distinguibile. Tuttavia, man mano che affinava la propria tecnica, Giacomelli si posizionava spesso in cima a una collina puntando la macchina fotografica verso il basso o alla base di essa puntandola verso l'alto, eliminando così l'orizzonte e creando un disorientante assieme di forme geometriche. Il suo particolare sviluppo del negativo, l'uso di carta da stampa ad alto contrasto e le manipolazioni in camera oscura hanno ulteriormente migliorato le qualità grafiche distintive delle sue immagini. Non era raro per lui incidere forme sui suoi negativi per aggiungere drammatici contrappunti.
Negli anni Giacomelli è tornato più volte in alcuni siti, documentandoli durante le diverse stagioni e rotazioni di colture. In seguito avrebbe incorporato fotografie realizzate per uno scopo in una serie che aveva altre ambizioni iniziali, in particolare quella di fungere da commento sulla capacità sia degli eventi naturali sia degli interventi umani di cambiare le caratteristiche della terra.
LA BUONA TERRA (1964-1966)
La buona terra, 1964-1966: stampato anni '70, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
Per questa serie, Giacomelli ha seguito le vicende di una famiglia di contadini per diversi anni mentre conducevano la loro vita quotidiana nelle campagne intorno a Senigallia, seminando e raccogliendo colture e curando il bestiame. Una volta ottenuta la loro fiducia, ha iniziato a realizzare fotografie che sottolineassero la natura ciclica della loro esistenza, includendo sia l'intreccio di più generazioni sia l'intreccio di compiti e responsabilità quotidiane, con momenti di svago e riposo. La buona terra racconta una storia di resilienza, autosufficienza e continuità.
L'ultima di queste immagini è simboleggiata dal motivo ricorrente degli imponenti pagliai che fanno da sfondo al lavoro, al gioco e alla celebrazione del matrimonio di una giovane coppia.
Periodicamente Giacomelli chiedeva alla famiglia, con la quale intratteneva un'amicizia al di là di questo progetto, di utilizzare il proprio trattore per arare precise sagome nei campi incolti. Le immagini risultanti, che costituiscono la base della sua serie Consapevolezza della natura, affrontano la questione degli interventi dell'uomo sul paesaggio. Alcuni esempi sono in mostra parte finale del percorso.
METAMORFOSI DEL TERRITORIO (1958-1980)
Metamorfosi della terra, n. 5 , 1971; stampato 1981, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
Le fotografie raccolte sotto il titolo Metamorfosi della Terra sono state realizzate nell'arco di circa due decenni nelle campagne senigalliesi. Senza una linea dell'orizzonte per ancorarli, sono disorientanti, richiedendo allo spettatore di fare affidamento su una casa o un albero solitario come punto focale. L'ambiguità prospettica abbonda: Giacomelli ha scattato le fotografie da un punto di vista elevato o abbassato? Ha tenuto la telecamera parallela o perpendicolare al terreno? Questa confusione è il risultato dell'intrinseca "verticalità" della regione collinare marchigiana, o Giacomelli si è affidato alla manipolazione in camera oscura (come la stampa su fogli di carta fotografica inclinati diagonalmente) per creare configurazioni ad angolo retto di forme che altrimenti dovrebbero retrocedere nella distanza ad un determinato punto, seguendo i principi della prospettiva?
Queste ambiguità sono ulteriormente intensificate dall'intenzione di Giacomelli di affrontare con questo lavoro le questioni di abbandono e perdita ecologica. Profondamente in sintonia con la geografia rurale e le pratiche agricole marchigiane, diffida delle conseguenze che hanno accompagnato il passaggio dai secolari sistemi di frazionamento e rotazione delle colture ai moderni metodi di meccanizzazione e concimazione che sovraccaricano il terreno mantenendolo in costante uso. La serie è quella del lamento.
CONSAPEVOLEZZA DELLA NATURA (1976-1980)
Consapevolezza della natura, n. 38 , 1977-1978; stampato 1981, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
Le fotografie di questa serie sono tra le più iconiche di Giacomelli, notevoli per la loro astrazione grafica e grintosa, che ha ottenuto grazie ad una prospettiva aerea e utilizzando pellicole scadute per esasperare il contrasto tra bianco e nero. Trovando una poetica reciprocità nel ritrarre una terra in “triste devastazione” con una pellicola “morta”, Giacomelli ha percepito queste immagini come un mezzo per resuscitare la sua amata campagna marchigiana e dotarla di un diverso tipo di bellezza. I campi arati pulsano con un'intensità ritmica che è assente dalle immagini precedenti, in parte perché ha chiesto che alcuni di questi solchi fossero incisi appositamente nella terra (come già anticipato, dalla famiglia di contadini che ha descritto in La buona terra). Un timbro sul verso di ogni stampa descrive ulteriormente la serie come “l'opera dell'uomo e il mio intervento (i segni, la materia, la casualità, ecc.) registrati come documento prima di perdersi nelle relative pieghe del tempo”. Le immagini risuonano concettualmente con la Land Art o Earth Art, un movimento artistico attivo alla fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta, in cui gli artisti usavano il paesaggio per creare sculture e forme d'arte site-specific. Come era sua abitudine, Giacomelli ha incorporato fotografie di serie precedenti, che potrebbero essere state fatte da una collina vicina o che non includevano i suoi interventi.
LAVORI SUCCESSIVI (anni '80)
Le mie Marche, anni '70-'80, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
Giacomelli ha concepito molte delle sue serie come sequenze che raccontano storie di individui in un determinato tempo e luogo. Ha intervallato ritratti e paesaggi, ma ha anche unito questi generi in doppie esposizioni o sperimentando tempi di posa lunghi e muovendo la fotocamera durante l'esposizione per sfocare le linee tra la figura e lo sfondo. E ancora una volta, ha spesso riproposto un'immagine realizzata per una serie in un'altra serie, rafforzando il senso di fluidità che collega tutto il suo lavoro. Molte di queste sequenze sono state ispirate da poesie, non nel tentativo di illustrarle, ma per creare narrazioni parallele.
Sebbene le fotografie in questa sezione derivino da serie diverse, ne condividono il senso nell'impostazione, nella posizione o nell'atmosfera. Più facilmente classificabili come paesaggi, segnano un notevole passaggio dalla precedente posizione di Giacomelli di criticare il lento degrado della terra a quella che invece pone le basi per una contemplazione più metafisica dell'interconnessione tra spazio, tempo ed essere. La maggior parte è stata realizzata negli anni Ottanta, quando Giacomelli rifletteva sulla perdita della madre (morta nel 1986), sulla sua crescente reputazione internazionale come fotografo e sulla propria mortalità.
IL MARE DELLE MIE STORIE (1983-1987)
Il mare delle mie storie, 1983–87, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
Giacomelli ha annotato che il mare a cui si fa riferimento nel titolo di questa serie era quello della sua infanzia, l'Adriatico, ma in realtà era anche il mare di tutta la sua vita. Ha realizzato le sue prime fotografie lungo la costa di Senigallia dopo aver acquistato una macchina fotografica nel 1953. Circa trent'anni dopo, la curiosità su come una prospettiva aerea potesse trasformare l'aspetto delle persone lo ha portato a ricorrere ad un amico che possedeva un aeroplano per farlo volare sopra le spiagge della regione. Le composizioni risultanti creano motivi astratti sulla sabbia, generati dalle forme e dalle ombre di bagnanti, di sedie a sdraio, d'ombrelloni e di barche.
VORREI RACCONTARE QUESTO RICORDO (2000)
Vorrei raccontare questo ricordo, 2000, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
Il titolo poetico di questa serie riflette lo stato d'animo sempre più pensieroso dell'ultimo lavoro di Giacomelli. Di tanto in tanto intravediamo il fotografo stesso mentre si occupa di uno strano assortimento di oggetti di scena, tra cui cani e uccelli di peluche, un manichino e una maschera. Il suo brusco ritaglio, la leggera sovraesposizione per invertire i valori tonali e la pittura o il graffio di aree sul negativo introducono elementi dell'assurdo o del surreale come mezzi per affrontare l'inevitabilità della propria mortalità. La serie, una delle sue ultime, è una meditazione sulla malinconia, la perdita e il passare inesorabiole del tempo.
RIFLESSIONI SU GIACOMELLI
Giacomelli muore nel novembre 2000 dopo una lunga malattia. Aveva continuato a lavorare su diverse serie fotografiche fino ai suoi ultimi giorni, con il commovente titolo Vorrei raccontare questo ricordo attestando fino alla fine il suo temperamento profondamente introspettivo. Dai suoi inizi poco promettenti come ragazzo povero e poco istruito, Giacomelli ha reindirizzato il corso della sua vita, mantenendo un'attività di stampa di successo che gli forniva sicurezza finanziaria e dedicandosi alle arti come personale mezzo di espressione. Sebbene fosse autodidatta in poesia, pittura e fotografia, è stato con quest'ultimo mezzo che ha creato un senso di continuità e fluidità per tutta la sua vita. Ha ottenuto riconoscimenti internazionali come uno dei fotografi più importanti d'Italia nonostante abbia realizzato la maggior parte delle sue fotografie nella sua città natale, Senigallia e nelle vicine Marche.
“Naturalmente [la fotografia] non può creare, né esprimere tutto ciò che vogliamo esprimere. Ma può essere una testimonianza del nostro passaggio sulla terra, come un quaderno…
...Per me ogni foto rappresenta un momento, come respirare. Chi può dire che il respiro di prima sia più importante di quello dopo? Sono continui e si susseguono finché tutto si ferma. Quante volte abbiamo respirato stanotte? Potresti dire che un respiro è più bello degli altri? Ma la loro somma costituisce un'esistenza”.
—Mario Giacomelli, 1987
LA COLLEZIONE GIACOMELLI
Tra il 2016 e il 2020, i collezionisti di Los Angeles Daniel Greenberg e Susan Steinhauser hanno donato 109 fotografie di Mario Giacomelli al J. Paul Getty Museum. La loro collezione copre ampie aree della produzione di Giacomelli, da alcune delle sue prime immagini a quelle realizzate negli ultimi anni della sua vita. Attingendo dalle loro donazioni, questa mostra è concepita non come una retrospettiva completa, ma come un'opportunità per considerare la visione dei collezionisti nell'assemblare questi fondi in un periodo di vent'anni, facendo comprendere quelle che percepivano come le preoccupazioni chiave della pratica di Giacomelli: la gente e il paesaggio, così come la gente nel paesaggio – il rapporto “figure/ground” del sottotitolo della mostra.
Il Getty Museum è riconoscente anche all'Archivio Mario Giacomelli, con sede a Senigallia, Sassoferrato e Latina, per l'assistenza nella conferma di titoli e date. Nel corso della sua carriera Giacomelli è tornato alle singole immagini, ripensandole e rielaborandole per serie successive, complicando spesso il compito di assegnare titoli o date definitivi. Grazie anche a Stephan Brigidi dei Bristol Workshops in Photography per aver fornito informazioni sui portfolio dell'artista del 1981, La gente e Paesaggio. Le stampe dei portfolio sono dislocate nei quattro percorsi della mostra e presentate in cornici più leggere ed in misura più grande.
---Tutte le immagini in mostra: link
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Mario Giacomelli: Figure / ground
29 giugno-10 ottobre 2021
Getty Center
1200 Getty Center Drive, Los Angeles, CA 90049 ' +13104407300
Orario: 10.00 – 17.00, chiuso il lunedì
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Diario alimentare di quaresima (torta di mele e noci)
Diario alimentare di quaresima…..sgarriamo un po’ perché potrebbe essere difficile finire il cammino! La classica torta di mele e noci maceratese, deve essere fatta come Dio comanda, non deve mancare il burro, tanto, per il nostro tempo di dolci salutistici, tanto zucchero, mmmmm……vade retro….la farina che essere finissima come scriveva l’Artusi, mele e noci, che nella campagna marchigiana…
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#burro#costumanze marchigiane#diario alimentare di quaresima#farina 0 bio#mele#Petriolo#torta di mele#uova di gallina felice#zucchero
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I sette feriti di oggi a Macerata per mano del leghista Luca Traini (ai quali va la nostra completa solidarietà, in una giornata in cui nessuna carica o ente istituzionale ha speso la benché minima parola in tal senso) segnano un salto di qualità pericoloso nella narrazione e nell’operatività di un’ideologia suprematista, nativista e autoritaria che accomuna - a diversi livelli ma su un piano sistemico - la quasi totalità dei partiti dell’arco costituzionale. Macerata: terrorismo leghista al servizio del sistema dei partiti Da alcuni anni, ce ne siamo accorti tutti, c’è uno slittamento che dalla retorica delle ruspe conduce a Gorino, da quella delle “scimmie africane” all’assassinio di Emanuel a Fermo, dal fango sulla Resistenza alle adunate fasciste nelle città martiri del loro credo malato. E che ora porta, con uno scarto temporale sempre minore, dalle deliranti parole del candidato leghista Attilio Fontana sulla difesa della “nostra” razza bianca nei giorni scorsi, alla città marchigiana - al centro di un’attenzione non solo nazionale. Tutto ciò - è risaputo anch’esso - grazie ad un’informazione mainstream che con la pomposità citrulla di tutti i Charlie del mondo presenta dei crimini come delle opinioni, e dei criminali come degli interlocutori. Grazie anche a chiunque nelle tribune politiche si presti al sempreverde contraddittorio tra “estrema destra ed estrema sinistra”, dimenticando che la giusta distanza di dialogo con fascisti e xenofobi è quella del bastone. Forse è proprio a forza di vederli in televisione, al di là della schiacciante evidenza dell’appartenenza politica di Luca Traini, che in questa occasione i media sono stati più contenuti sulla narrazione del “folle”, e meno avari del solito di “dettagli” come saluti romani, presenza della bandiera italiana, epilogo sul monumento ai caduti del ventennio (già pronto per la strage di italiani che avrebbe compiuto il fascismo nella seconda guerra mondiale): in un contesto di avanzamento delle formazioni della destra paleo e neofascista, ancora più utili al consolidamento di un immaginario fatto di “cacce al negro”, di “sovranismo”, di “giustizia per gli italiani”. Non solo. C’è l’elemento della “tranquilla” città di provincia, peraltro terra natia della Boldrini: un contesto in cui è sempre più urgente elaborare forme di presenza, organizzazione ed iniziativa per non condannare quei territori, che pur sempre “circondano” le città, al destino dei Trump e delle Brexit. Ma anche quello del format spettacolare della cronaca nera berlusconiana, che si “lega” al triste copione dell’evento-attentato per intorbidire un'altra verità schiacciante: il primo attentato terrorista sul suolo italiano in stile ISIS è opera di un leghista, con il simbolo neofascista di Terza Posizione ben tatuato in fronte. E’ in questo contesto che gli strateghi della campagna elettorale - momento supremo dell’attività politica istituzionale nel collasso delle strutture e delle progettualità partitiche - ci sovrastano, materializzandosi nelle strade del centro marchigiano. Dalla visita-lampo di Minniti, che dietro la facciata ministeriale cela la propria natura di vero e proprio imprenditore del terrore e candidato dal PD nelle Marche; alle contorsioni di Salvini che in modo grottesco prospetta di “far ritornare l’Italia alla sicurezza ed alla tranquillità” e “mettere fine all’immigrazione clandestina” (status in cui almeno formalmente migliaia di migranti si trovano proprio per l’approvazione leghista della Bossi-Fini e dei trattati di Dublino), dicendo oggi che “chi spara è un delinquente” mentre fino a poco fa era legittima difesa; a figure della vecchia Lega come Maroni e Fava che, distanziandosi da Salvini su questo terreno, lanciano segnali alle future, possibili grandi coalizioni; alla spartizione del rancore tra Casa Pound e le sue mire istituzionali e Forza Nuova, interessata a fare proseliti a destra con la dichiarazione eclatante e la politica dello scandalo. Ultimo elemento di un gioco delle parti ormai consumato è dato dalle dichiarazioni di Renzi, Saviano e Gentiloni dopo gli spari alla sede del PD da parte di Traini: facciamo appello alla responsabilità e allo Stato, è l’azione di uno squilibrato, Salvini è il mandante morale. Perché meglio ripulire le città con i DASPO ed i campi di concentramento libici di un governo definito buonista che con le pistole. Ma nei fatti Luca Traini, come Amedeo Mancini e Gianluca Casseri prima di lui, è la risorsa salviniana perfetta per la convergenza degli interessi securitari di entrambi i finti schieramenti del teatrino politico. Perché quando diciamo servi dei servi dei servi intendiamo proprio questo: l’arma retorica suprematista made in Lega che ha mosso la sua mano è a sua volta stata approntata per uso e consumo di quel partito xenofobo dal PD e dai poteri forti che lo trascendono, e che vogliono approfittare di questo inutile idiota e dello spettro della guerra civile che agita per rinsaldarsi al comando. Mentre il nostro giudizio è inappellabile: già oggi a Genova e nelle prossime occasioni chi darà riconoscimento ed agibilità ai paladini dell’odio razziale e della guerra tra poveri si collocherà automaticamente nel campo avverso al nostro.
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Pesaro, mille nuove piante in città: l’obiettivo è mitigare le emissioni di CO2
Pesaro, mille nuove piante in città: l’obiettivo è mitigare le emissioni di CO2. Concluso l’intervento di forestazione realizzato in un’area di 10 mila mq nella città marchigiana. Obiettivo: realizzare una fascia boscata per mitigare le emissioni di CO2, creare una barriera fonoassorbente e incrementare la biodiversità Contribuire alla rigenerazione ambientale della città, tutelandone la biodiversità e migliorandone l’aspetto naturalistico. Con questi obiettivi è stato realizzato a Pesaro un importante intervento di forestazione sostenuto da Estra che ha portato alla messa a dimora di 1000 piante. Il progetto rientra in Mosaico Verde, la campagna nazionale di forestazione di aree urbane ed extraurbane e tutela di boschi ideata e promossa da AzzeroCO2 e Legambiente. L’intervento è stato realizzato in una zona verde alla periferia della città, a ridosso del centro socioculturale Caprilino, luogo di aggregazione che organizza attività per giovani e anziani, e in prossimità di un quartiere residenziale. All’incontro per l’inaugurazione dell’area sono intervenuti l’Amministratore delegato di Estra Prometeo Francesco Pieia, il Sindaco di Pesaro Matteo Ricci, l’Assessore al Verde Pubblico Enzo Belloni, la Presidente Legambiente Pesaro Rosalia Cipolletta e Sandro Scollato, Amministratore Delegato di AzzeroCO2. L’area di intervento risultava priva di copertura arborea e presenta delle problematiche di inquinamento acustico e atmosferico a causa della vicinanza con via Y.A. Gagarin, una strada molto trafficata, e la linea ferroviaria che porta in città. Scopo principale dell’iniziativa è stato quello di creare un nuovo polmone verde del quale potranno beneficiare non solo i residenti del quartiere limitrofo ma tutta la cittadinanza. “Ringraziamo Estra per aver dato concretezza alla bella campagna nazionale promossa da AzzeroCO2 e Legambiente, attraverso la piantumazione di 1000 alberi che andranno ad arricchire la nostra città - hanno detto il sindaco Matteo Ricci e assessore al Verde Pubblico Enzo Belloni. Vogliamo che Pesaro sia sempre più verde, accessibile e vivibile. Cultura e natura sono due facce della stessa medaglia, un binomio indissolubile sul quale abbiamo costruito la nostra Capitale Italiana della Cultura 2024. Da anni portiamo avanti una linea di sostenibilità che trova realizzazione in azioni come la piantumazione di nuovi alberi, la valorizzazione e riqualificazione degli spazi verdi pubblici, l’incentivo all’utilizzo dei mezzi elettrici e della bicicletta grazie alla realizzazione di nuove piste ciclabili. Azioni importanti per l’ambiente, che trovano concretezza anche grazie alla sensibilità di aziende come Estra”. Con il tempo, la fascia boscata che si andrà a formare garantirà una funzione fonoassorbente contro i rumori del traffico veicolare e mitigherà l'impatto ambientale causato dalle polveri sottili contribuendo ad una maggiore salubrità del territorio. Inoltre, le nuove alberature andranno a migliorare l’aspetto paesaggistico del quartiere favorendo, altresì, la fruibilità dell’area attraverso la creazione di zone d’ombra che consentiranno alla comunità di poter meglio usufruire di questo spazio verde rigenerato. “Piantare nuovi alberi è un gesto tanto semplice quanto fondamentale - ha sottolineato Francesco Pieia, Amministratore delegato di Estra Prometeo - che riflette l’impegno concreto del Gruppo nella mitigazione del cambiamento climatico. Il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile rientra nella nostra attività strategica e l’adesione a campagne come Mosaico Verde rappresenta un ulteriore supporto che offriamo ai nostri territori di riferimento per salvaguardare l’ambiente. Siamo infatti convinti che la promozione e diffusione della cultura ambientale sia alla base di qualsiasi programmazione presente e futura.” Particolare attenzione è stata posta nella scelta delle specie arboree e arbustive messe a dimora tra le quali bagolaro, il sorbo domestico, il frassino e l’acero campestre che andranno ad incrementare il patrimonio di biodiversità del territorio. “Tutti sono consapevoli della necessità di avere più alberi e verde nelle nostre città per le funzioni che esplicano, indispensabili alla vita dell'uomo. Riteniamo si debba continuare a piantare e a rafforzare il verde soprattutto in città rendendola più bella e salubre; riteniamo però che gli alberi ed il verde vadano curati perché attecchiscano e non muoiano nei primi anni di vita - ha dichiarato Rosalia Cipolletta, Presidente Legambiente Pesaro. Siamo quindi molto soddisfatti per questo nuovo intervento di piantumazione che vede protagonista Pesaro grazie ad Estra e AzzeroCO2 e che si va ad aggiungere all’iniziativa realizzata lo scorso anno nell'ambito del progetto LIFE Terra con la quale abbiamo piantumato 150 alberi in un giardino comunale a cui se ne aggiungeranno quest’anno altri 100”. “Continuiamo a portare avanti insieme ad Estra il nostro impegno di tutela del patrimonio boschivo con il nuovo progetto realizzato a Pesaro. I mille alberi messi a dimora andranno a rafforzare la biodiversità della zona creando, allo stesso tempo, un luogo di benessere per la comunità locale. Un lavoro con il quale abbiamo voluto dare il nostro contributo allo sviluppo sostenibile della città e a migliorare la qualità della vita delle sue cittadine e dei suoi cittadini - Ha dichiarato Sandro Scollato Amministratore delegato di AzzeroCO2 -. L’iniziativa rientra nel progetto europeo “LIFE Terra” che vede Legambiente come unico partner italiano e del quale noi siamo sostenitori, un esempio concreto di come il lavoro sinergico tra diverse realtà consenta di restituire pregio ai nostri territori e consegnare ai cittadini luoghi fruibili a contatto con la natura”. Il Gruppo Estra, tra gli operatori leader nel centro Italia nel settore della distribuzione e vendita di gas naturale, attivo altresì nella vendita di energia elettrica, nasce nel 2010. A oggi i 4 soci di Estra (Consiag, Coingas, Intesa e Viva Servizi), rappresentano 139 Comuni delle province di Ancona, Arezzo, Firenze, Grosseto, Macerata, Pistoia, Prato e Siena. Il Gruppo Estra opera, attraverso società controllate, in joint venture e collegate, prevalentemente in Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia ed è attivo nella distribuzione e vendita di gas naturale e di gpl, nella vendita di energia elettrica, nonché nelle telecomunicazioni, nella progettazione e gestione di servizi energetici e nella produzione di energia da fonti rinnovabili. AzzeroCO2 è una società di consulenza per la sostenibilità e l’energia fondata da Legambiente e Kyoto Club che offre soluzioni personalizzate a enti pubblici, aziende e privati per ridurre il proprio impatto ambientale sul territorio adottando un approccio resiliente e scientifico per ottenere risultati credibili e comunicarli in modo efficace. In collaborazione con i propri soci, realizza iniziative su scala nazionale e locale per promuovere la sostenibilità, le fonti rinnovabili e la responsabilità sociale d'impresa.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Casolare della Quiete soc agri
Il Casolare della Quiete si trova tra le colline intorno a Macerata, in un oasi di pace nella quale il tempo sembra fermarsi. Un casolare del 1700, ristrutturato e adibito ad agriturismo, immerso tra gli ulivi in piena campagna e che conta 600 piante di ulivo curate con attenzione durante tutto l'anno per garantire oli pieni di vita. Abbiamo restaurato questo casale rispettando completamente la sua architettura e il suo incanto originale per farvi vivere un’esperienza unica e confortevole. Arredato con passione e con ricerca del passato, abbiamo donato al casolare e alle quattro camere, quel fascino e quell'atmosfera che aiutano a conoscere e ad immergersi nella cultura e nella tradizione Marchigiana. Saremmo molto felici di ospitarvi in una delle nostre 4 stanze o addirittura prenotare l'intero casale o semplicemente ospitarvi nel grande salone per i vostri eventi e di guidarvi alla scoperta della nostra terra e di esservi di aiuto per ogni esigenza. A disposizione degli ospiti nel periodo estivo una stupenda piscina. La valorizzazione del territorio e delle cultivar locali è il fulcro della produzione. Si producono anche ortaggi e si può soggiornare in una delle 4 stanze disponibili. Azienda nata dai nonni e portata avanti dai figli ed ora portata avanti dai figli, una azienda che va avanti da 3 generazioni, con entrata del figlio giovane avente ora 23 anni azienda è entrata in biologico e porta avanti questo tipo di scelta nel rispetto della natura e dei propri prodotti.
Indirizzo: Contrada Macina, 13, 62014 Corridonia (MC) Telefono: Tel. +39 3667497463 Email: [email protected] Social: https://www.facebook.com/Casolare-della-Quiete-1867415123587854/ Web: http://www.casolaredellaquiete.it Read the full article
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Nelle foto (scorrile! 🔁) la bellissima Gradara e il suo castello dove, secondo la leggenda, trovarono la morte Paolo Malatesta e Francesca da Polenta. A loro è dedicata buona parte del V canto della Divina Commedia di Dante Alighieri. Gradara offre tanto ai turisti che la visitano: la natura che la circonda con viste sulla campagna marchigiana, i fantastici scorci sul mare, le vie e i vicoli caratteristici, il già citato Castello con la possibilità di effettuare una camminata lungo le mura che lo circondano, una falconeria con annesso spettacolo (presto le foto!) ed infine, tanti negozietti e ottimi ristoranti. Insomma, merita di certo una visita! . Sony a7rII | Sigma MC-11 | Sigma 35mm f1. 4 DG HSM Art . #gradaracapitaledelmedioevo #gradara #marche #travelphotography #viaggio #cittamedievale #sonyimages #sonyimage #sonyalpha #sonyalphaclub #sonyalphasclub #sonyalphauniverse #bealpha #sonyusers #sonyalphapro #planetdiscovery #natgeoyourshot #outdoorphotography #photographylovers #photographysouls #picoftheday #pictureoftheday #earthescope #magicpict (presso Gradara) https://www.instagram.com/p/B3RdwoBId-W/?igshid=1cnqbhrnthqws
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Il Fienile Abbandonato, un classico della Campagna Marchigiana. . . . . . . —————————————— • #ig_italy #new_photoitalia #marche #igersmarche #volgomarche #ig_marche #ilikeitaly #ig_italia #wonderfuldestinations #yallersmarche #landscape #volgoitalia #italian_places #landscapes #wonderful_places #beautifuldestinations #yallermarche #marchetourism #italia_landscapes #loves_madeinitaly #incredible_shot #zyanoframes #marcheland #landscapephotography #marche_illife #loves_united_marche #ig_marche (presso Corridonia) https://www.instagram.com/p/B2JQ51RoJEa/?igshid=6duzab96qotj
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