#CReI proposte
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Fibromialgia: Le Proposte del Collegio Reumatologi Italiani per il Riconoscimento Ufficiale
Il ruolo del CReI nella lotta per il riconoscimento della fibromialgia come malattia invalidante.
Il ruolo del CReI nella lotta per il riconoscimento della fibromialgia come malattia invalidante. Il Collegio dei Reumatologi Italiani (CReI) ha recentemente partecipato a un’audizione presso la Commissione Affari Sociali e Sanità del Senato, ponendo l’accento sull’importanza di riconoscere ufficialmente la fibromialgia come malattia invalidante. Questa patologia, caratterizzata da dolore…
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pierolamperti · 1 year ago
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Con "Eccellenze Italiane" crei il tuo quadro d' autore personalizzato!
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sciscianonotizie · 3 years ago
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Andrea Speranza, con la start-up Zeronetto, si aggiudica Explosiva 2021, Challenge delle Idee Vulcaniche
Progetti editoriali per bambini tra cultura ambientale e realtà aumentata
Si chiama Andrea Speranza, a capo della start-up Zero Netto, il vincitore della prima edizione di Explosiva 2021, la challenge delle idee vulcaniche, ideata e portata a termine da Stecca, incubatore di imprese che ha sede nei Molini Meridionali Marzoli a Torre del Greco. 
Andrea, che ha vissuto a Londra e a Shangai, in Cina, è tornato, nel 2020, a Torre del Greco, la sua città natale, ed, insieme a un gruppo di soci, ha fondato la “Zero Netto”, una start-up che ha presentato il suo progetto.
L’offerta si basa, da una parte, sulla creazione e vendita di prodotti editoriali innovativi di educazione a sostegno delle tematiche ambientali di riciclo, upcycle, economia circolare (Color book, Silent book, mappe ecologiche) per bambini in età scolare 5 -10 anni, annessi a percorsi di esperienza digitali di educazione genitoriale mirati all’inclusione, alla emancipazione sociale e alla promozione di modelli di consumo sostenibili. Dall’altra sulla creazione di un software di Realtà’ Aumentata che stimoli i piccoli lettori alla personalizzazione delle storie e crei un nuovo modello di insegnamento innovativo. “Sono particolarmente felice – ha dichiarato il neo vincitore – del fatto che il mio progetto sia stato ritenuto meritevole di fiducia da parte della giuria. Mi piace l’idea di poter lavorare nella mia terra e portare avanti quei concetti di modernità e sviluppo appresi negli anni all’estero”.
Zero Netto si è aggiudicata un percorso di incubazione e accelerazione presso Stecca e i suoi partner per un valore di 40mila euro, battendo la concorrenza, in finale, di altre nove idee progettuali.
“Siamo soddisfatti dell’esito di questa prima edizione di Explosiva 2021 – dichiara Giuliana Esposito, Ceo di Stecca – su 100 proposte arrivate, già selezionarne dieci è stato difficile. Ma siamo felici che la giuria abbia ritenuto, pur tra difficoltà per la qualità delle proposte arrivate, di premiare la start-up di Zero Netto che coniuga valori culturali e un progetto imprenditoriale forte e robusto”. “Ho seguito con passione la costruzione delle proposte e devo riconoscere una grande professionalità in tutti i team che hanno risposto con competenza ai requisiti del bando- dichiara Livio Barone, project manager di Stecca- ma non posso nascondere un pizzico di orgoglio, perché la proposta di Zero Netto deriva da un lavoro di confronto anche con il nostro incubatore.”
Dieci i finalisti che hanno partecipato, da tutta Italia, alla call di Explosiva. Simona Fontana, Andrea Speranza, Annalisa La Barbera, Claudio Meglio, Giuseppe Marconi, Marco Pagano, Attilio Vona, Antonio Bello, Luca Vitiello, Giuseppe Carannante: questi i nomi dei giovani startupper che, in questi mesi, hanno presentato idee e progetti da trasformare in iniziative imprenditoriali.
La giuria è stata formata dai partner tecnici Ottavio Sgrosso, CEO di Pushapp e Business Angel, Angelo De Caro,CEO di Based, Noemi Taccarelli, Founder della Blank Growth Agency,  Gennaro Cervone, CEO della Business Consulting,  Giuliana Esposito, CEO e FOUNDER di Stecca,  Livio Barone, Project manager di Stecca, Enzo Scognamiglio, Digital Manager Marketing di DieciAdv, Antonio Aprea, Ceo Nowtech srl e Consigliere Assoprovider. Coadiuvati dai partner istituzionali Veronica Bertollini, Responsabile Marketing Strategico della Banca di Credito Popolare,  Vittorio Ciotola, Socio e direttore tecnico della Site srl e Presidente dei giovani imprenditori campani di Confindustria,  Luigi Moschera, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale- Università degli Studi di Napoli Parthenope – Prorettore alla Terza Missione,  Paola Generali, Presidente di EDI.it (Digital Innovation Hub Confcommercio),  Marco Tammaro, Responsabile del Laboratorio Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione dei Rifiuti e Materiali di ENEA,  Angelo Pica, Presidente Consorzio Costa del Vesuvio.
source https://www.ilmonito.it/andrea-speranza-con-la-start-up-zeronetto-si-aggiudica-explosiva-2021-challenge-delle-idee-vulcaniche/
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sinapsinews · 4 years ago
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CARMELO  FINOCCHIARO: “DRAGHI PRENDA SUBITO IMPEGNI A TUTELA DELLE IMPRESE E IL MINISTRO FRANCO LAVORI AD UN NUOVO FISCO E AD UNA ROTTAMAZIONE SERIA ”
“Serve una risposta seria e determinata da parte del nuovo Governo, per far uscire le imprese dalla crisi determinata dalla pandemia. Un Governo che crei vere condizioni per una sera ripartenza. Ecco perchè attendiamo che in Parlamento, durante il voto di fiducia, Draghi prenda impegni precisi,  indicando subito sulle proposte sulle molteplici questioni  questioni e  problemi che assillano e…
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paoloxl · 7 years ago
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Sabato 23 Settembre al CSOA Intifada ci sarà un’altra assemblea cittadina dei disoccupati. Durante gli ultimi anni, varie realtà si sono aggregate per contrastare il fenomeno della disoccupazione e per influire politicamente sui provvedimenti che le istituzioni devono mettere in atto. Comitati di disoccupati si sono formati a Tiburtina, Cinecittà e Primavalle e tutti, con diverse modalità, si sono mobilitati per coniugare il bisogno lavorativo di parte della popolazione con l’evidente e indecorosa scarsità di servizi nella manutenzione della città. Le lotte di queste diverse realtà hanno l’obiettivo di mostrare l’incapacità delle Istituzioni nel far incontrare la manodopera senza lavoro con il lavoro che sarebbe effettivamente da svolgere, riguardo alla manutenzione del verde e alla pulizia della città. L’operato delle istituzioni crea infatti un doppio danno alla città: impedisce da un lato ai disoccupati di dare una risposta al loro disagio continuando ad escluderli dal mercato del lavoro, e dall’altro limita la cittadinanza nel poter usufruire di spazi comuni con strade pulite e ambienti salubri e fruibili. A Primavalle e Cinecittà sono state costituite leste di disoccupati che hanno portato avanti interlocuzioni congiunte con i rappresentanti dei Municipi (rimaste senza seguite e disattese nei fatti), al fine di far approvare la clausola sociale sui servizi pubblici del quartiere per garantire una percentuale minima di assunzioni fra i disoccupati della territorio stesso e di avere la gestione di alcune aree verdi ATER, ad oggi senza manutenzione. A Tiburtina i disoccupati hanno costituito il gruppo Lavoro Minimo Garantito che, oltre a interloquire con alcuni esponenti regionali al fine di far approvare una legge regionale sul lavoro minimo di partecipazione, sono riusciti, con il Comune, a far indire un bando con il quale sono state assunte 50 persone con contratto precario da 20 ore settimanali a 600 euro al mese. Nonostante la condizione di precariato, i lavoratori hanno saputo affiancare efficientemente il Servizio Giardini, contribuendo a limitare il degrado cittadino nonostante la carenza di mezzi e persone. I disoccupati che servirebbe assumere però sono ancora tanti e ad oggi il contratto dei 50 manutentori, che scadrebbe a ottobre dopo 16 mesi di servizio, non sembra sarà rinnovato dall’amministrazione. Facciamo un breve riassunto degli ultimi avvenimenti:  All’indomani della grande assemblea di Lavoro Minimo Garantito al CSOA INTIFADA del 26 Luglio, dove si è discusso di un progetto di Legge Regionale sul lavoro minimo di partecipazione che dovrebbe garantire programmi d’impiego almeno per i disoccupati appartenenti ad alcune fasce d’età e con determinati requisiti reddituali e che ha visto una grande partecipazione popolare, i Disoccupati e Precari Roma Nord Ovest hanno interrotto il Consiglio Municipale del Municipio XIV. Nonostante le condizioni di degrado e disoccupazione, questa amministrazione cittadina sta pensando prima a tagliare i costi che a risolvere i problemi e questo e ciò che i disoccupati sono andati a rimproverare. I contenuti delle critiche mosse hanno riguardato la troppa leggerezza rispetto ai provvedimenti da prendere per risolvere i problemi del territorio, oltre a voler denunciare una sempre più grande mistificazione del lavoro gratuito e volontario come esempio di comunità, che invece rappresenta uno Stato inefficiente. In particolare si è fatto presente che il lavoro sul parco Dominique Green e sull’Anna Bracci è ancora in alto mare, sia per quanto riguarda l’assegnazione del servizio di manutenzione, sia per quanto riguarda il passaggio dei due parchi dall’ ATER al Comune. Le associazioni Working Class, Lavoro Dignità Diritti e la Lista Disoccupati e Precari Roma Nord Ovest si sono poi fatte firmatarie di un documento inviato in data 28/08/2017, via PEC, ai rappresentanti competenti di ATER, Municipio XIV e Giunta Capitolina, a riguardo della annosa questione dei parchi del Municipio XIV, in particolare “Anna Bracci” e “Dominique Green”, ma portando a margine l’attenzione anche sull’Archeoparco del Quartaccio che da anni condivide la medesima condizione di degrado e abbandono, pur non essendo gestito da ATER. Nel documento le rivendicazioni sono chiare: mettere fine alla situazione indecorosa tramite un intervento straordinario almeno bimestrale nelle aree suddette, che sia ad opera del servizio interno per il verde dell’ATER, del Servizio Giardini, del reparto ambientale AMA o anche dei 50 Manutentori Civici che in questi mesi hanno mostrato come l’impiego dei disoccupati in questi settori sia indispensabile per garantire il servizio; come impegno politico, si è chiesto che finalmente si crei un connubio che possa impiegare sempre più disoccupati del quartiere nei servizi che sono ad oggi carenti, in particolare, parlando di aree verdi, nei servizi di pulizia, falciatura e tutto ciò che può essere considerato manutenzione ordinaria, oltre a una guardiania farebbe da deterrente ad utilizzare in maniera inappropriata le strutture presenti nei parchi in questione.  Nel documento si fanno precise proposte a riguardo, proponendo in primo luogo l’internalizzazione dei disoccupati in enti predisposti esistenti ma, se tale via si rivelasse impercorribile, anche accettando (come da recente Collegato al Bilancio Regionale) che siano stipulate convenzioni fra Comune e forme associative no profit, che permettano di recepire contributi regionali, evidenziando però come questi contributi dovrebbero essere destinati unicamente a forme associative che impieghino i disoccupati del quartiere sui parchi e sul del quartiere stesso, contribuendo così ad arginare anche la mancanza di lavoro e le difficoltà economiche in cui riversano i cittadini delle periferie. Si è cercato di portare idee e proposte, di coinvolgere tutte le parti in causa e i rappresentanti istituzionali. Si è cercato di far capire che è finito il tempo delle chiacchiere, e che bisogna che le istituzioni si mettano all’opera con tutti i mezzi amministrativi disponibili.  Ma evidentemente i progetti di chi governa la città per risolvere il problema della mancanza di servizi sono diversi.  Basta guardare infatti il bando a procedura ristretta, in un unico lotto, per la scelta del socio privato di società mista, pubblico-privata e per l’affidamento di servizi per il funzionamento delle strutture educative e scolastiche di pertinenza di Roma Capitale e la manutenzione del verde pubblico non di pregio, scolastico e delle piste ciclabili, per un periodo di 8 anni. 60 Milioni di Euro l’anno.  I disoccupati hanno chiesto la gestione di determinate aree secondo regolare norma, in quanto gli affidi diretti sono previsti dalla legge quando abbiano un costo di finanziamento totale inferiore ai 30.000 Euro, eppure qualcuno al Municipio evidentemente ha avuto paura che questo tipo di procedura potesse risultare poco trasparente. In totale controtendenza invece esce questo bando. Per chi non lo sapesse, a differenza della procedura aperta, la procedura ristretta prevede che tutti gli operatori qualificati per una tipologia di appalto possano richiedere di partecipare all’assegnazione di un contratto, ma solo quelli successivamente invitati dalla stazione appaltante potranno poi proporre un’offerta.  Ormai le realtà di lotta per il lavoro si sono moltiplicate a Roma e realtà come i I 50 Manutentori Civici hanno mostrato nella pratica come l’impiego dei disoccupati sia fondamentale per risolvere i problemi del verde romano. Adesso che anche quella realtà si vede scadere il contratto a metà Ottobre, ancora senza prospettive di rinnovo, un bando come questo è uno schiaffo alla città.  Il Movimento 5 Stelle non si era presentato come quella forza politica che avrebbe dovuto combattere le “mafie” e ridurre gli sprechi?  Con questo tipo di bandi si esternalizza di fatto gran parte del servizio in oggetto e si crea un interesse economico talmente smisurato che di fatto la “mafia” si rischia di produrla.  E poi dov’è la trasparenza in un bando a procedura ristretta? Non è più trasparente fare iniziative e incontri pubblici, rendere la cittadinanza partecipe alle scelte pubbliche? Strano che in un momento difficile come questo per la città, ci sia interesse per il superfluo e il gossip politico ma poca attenzione su vicende come questa.  Per questo è importante partecipare all’assemblea cittadina dei disoccupati fissata per Sabato 23 Settembre alle 18 al CSOA Intifada: ci sono cittadini e lavoratori che continuano a lottare e che non si arrendono alle logiche capitalistiche e lucrative delle istituzioni che governano la nostra città. collettivotanas.wordpress.com
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tmnotizie · 5 years ago
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di Tonino Armata, presidente onorario ass. Città dei Bambini
SAN BENEDETTO – A San Benedetto la cultura dovrà essere un elemento di rinascita economica e sociale una volta terminata la fase emergenziale scatenata dal coronavirus. Gli obiettivi sono molteplici. Innanzitutto, quello del sostegno economico al settore e contemporaneamente preparare un piano strategico post emergenza.
Chiaramente i tempi sono ancora incerti, però si può buttare giù un programma di massima con l’aiuto della Regione per ipotizzare a luglio una serie di eventi in tutte le città, accompagnati da una forte campagna promozionale.
Penso a manifestazioni cinematografiche all’aperto e a teatri itineranti nei quartieri. La cultura, in questo momento emergenziale e anche una volta che la crisi sarà finita, deve porsi due obiettivi prioritari: aiutare economicamente e dare sostentamento alle famiglie dei lavoratori e alle maestranze del settore; svolgere un ruolo sociale, cioè portare fiducia e speranza tra i cittadini.
In questo senso, nella lettura di una cultura a forte valenza psicologica, si pensi ed esempio di organizzare per la prossima estate a San Benedetto, avvalendosi delle tecniche di mental coaching legate alla ricerca della felicità ad una Festa della felicità delle bambine e dei bambini e degli adulti, come declinazione 2020 delle “Festa dei bambini” (2010-2016) organizzate dall’associazione “Città dei bambini”.
Negli anni passati, infatti, presso il Teatro Concordia e la Palazzina Azzurra, sono state organizzate la “Festa dei bambini” in cui venivano raccontate il linguaggio della magia, dell’arte e della cultura dell’infanzia, i quali, hanno riscosso uno straordinario successo, con tantissime visitatori in quei giorni. L’idea sarebbe di riproporla anche la prossima estate.
Imprescindibile, sarà creare una sinergia tra cultura e turismo. Mi appello non solo al sindaco, ma anche alla Regione Marche e tavoli tecnici del turismo affinché, quando ci sarà la ripartenza del mercato turistico, si crei un coordinamento tra i due settori.
Penso ad eventi da trasformare in pacchetti turistici per favorire le permanenze dei turisti ad accordi con mezzi di trasporto locali e nazionali per agevolare con degli sconti gli spostamenti dei visitatori. Insomma, la cultura faccia da traino al turismo.
Nel decreto Cura Italia, al vaglio del Parlamento, potrebbero essere messe delle misure fiscali a vantaggio del turismo, detraibilità per chi decide di fare le vacanze in Italia. Sarebbe importante pensare anche a un bonus cultura vero e proprio, sottoforma magari di buoni spesa per eventi culturali.
Proprio Franceschini ha avuto un incontro in streaming con gli assessori alla Cultura delle principali citta che hanno avanzato al titolare del Mibact una serie proposte. Ho apprezzato l’iniziativa e penso si debba ringraziare il ministro che si è fatto sentire subito. La rinascita del Paese non può prescindere dal coinvolgimento attivo degli enti locali.
Detto ciò, desidero sottolineare alcuni aspetti fondamentali quali la velocità e l’ascolto. Velocità nel senso che non si deve indugiare nelle misure da adottare. E poi ascoltare anche quel mondo variegato composto dalle piccole associazioni, ci sono tante specificità che non possono essere trascurate, penso, per esempio, a un settore come la danza, che non deve sparire.
Ma gli esempi sono tanti. Bisognerà pensare in maniera lungimirante alle detrazioni fiscali per il settore cinematografico se per necessità i film italiani saranno proiettati solo su piattaforme digitali, al sostegno per gli organizzatori delle mostre, all’appoggio fondamentale dei mecenati privati con incentivi e margini più alti di detraibilità.
Insomma, la cultura deve fare da volano anche alle imprese locali.  Ad esempio pensare a una filiera che colleghi il Polo museale, l’università e le aziende. Il nostro forte sono i prodotti artigianali e manufatturieri e vanno legati alle arti applicate per dare risalto alla storia locale. Insomma, lavoriamo per rendere più appetibili i nostri progetti in modo da coinvolgere le imprese del territorio.
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weddinglangheroero · 6 years ago
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Tendenze 2019 Photo Shooting
Hai pensato a come immortalare il momento più bello della tua vita? è per sempre!!!
Condividiamo con Voi le tendenze e lo stile 2019 che puoi trovare nel mondo della fotografia del matrimonio e le proposte dei fotografi specializzati in matrimoni
…non lasciare nulla al caso …
Matrimoni più rilassati
I giorni di un matrimonio formale e tradizionale si sono alleviati con cerimonie nuziali sempre più rilassate e informali, in location originali ed uniche di cui il territorio Langhe e Roero è ricco.
Le coppie sembrano festeggiare in un modo più socievole, con l'attenzione rivolta alle persone e agli ospiti delegando i dettagli a professionisti.
Anche se non è una tendenza specifica per la fotografia, essa introduce un cambiamento nell'industria del matrimonio e nello stile dei matrimoni che le coppie sembrano scegliere. Le coppie sono più consapevoli dei costi e cercano di trascorrere e far trascorrere una bella e piacevole giornata che resti nel cuore di tutti indimenticabile valorizzando il budget disponibile. Questo cambiamento di stile e un'atmosfera più rilassata ci portano al nostro primo punto di descrizione dei principali trend in fotografia con la crescita della fotografia documentaria.
Reportage / Documentario
Passati i giorni della tradizionale fotografia di matrimonio con tante foto posate, ogni combinazione di foto di famiglia possibile, si gioca tutto con la capacità di immortalare momenti naturali di felicità con scatti sinceri degli sposi e delle persone che si godono la giornata insieme.
Reportage noto anche come fotografia di matrimonio documentaria, uno stile rilassato e informale, realizzato catturando quei piccoli dettagli, le emozioni sui volti, i momenti belli e le reazioni impagabili.
Secondo fotografo
Sempre più coppie ricercano un secondo fotografo al loro matrimonio per garantirsi che tutti i momenti importanti o meno non sfuggano. Le coppie sono più consapevoli dell'importanza della fotografia e quindi cercano di assicurarsi che ogni momento sia immortalato in tutta la sua bellezza o emozione.
Foto primo sguardo
Questo must-have del matrimonio è in voga da un bel po 'di tempo e continua ad andare forte. Alcune spose chiedono di fotografare il primo sguardo del padre su di loro in bianco e la reazione della mamma o delle damigelle reagiscono quando appaiono ai loro occhi increduli. Dai un'occhiata a queste splendide foto del primo sguardo di nozze per vibrare con le emozioni che trasferiscono.
Cerimonie Unplugged
Sempre più coppie stanno optando per la loro cerimonia di nozze, anche se non con poco disaccordo, per l’opzione niente fotocamere, niente telefoni, niente iPad, solo ospiti che sono lì e si godono il momento con te.
Il nostro post di 23 foto che ti faranno avere un matrimonio scollegato ti mostrerà il motivo per cui vorrai andare scollegato, abbiamo anche una guida su come dire ai tuoi ospiti di tenere i loro telefoni in tasca e godersi la cerimonia con te.
Social Media
No grazie - Dato che è usato ogni giorno ed è così popolare, può essere frustrante per alcune coppie avere foto pubblicate su tutti i social media della sposa e del suo vestito, la coppia felice e autoscatti divertenti pubblicati prima ancora che il giorno magico sia finito. Una tendenza popolare è la richiesta di non pubblicare nulla sui social media coerente all'andare scollegato, vuoi che i tuoi ospiti si divertano e festeggino la giornata con te, hai già un fotografo lì, ricorda loro questo.
Oh sì, per favore - Il rovescio della medaglia, alcune coppie vogliono vedere le foto che gli ospiti stanno prendendo ed esserne felici. Usando i social media basta creare un hashtag di nozze per gli ospiti per caricare le foto su Twitter,
Instagram e altre piattaforme di social media. Può essere un modo per promuovere l'evento e vivere il matrimonio attraverso i loro occhi. Le app, come Artifact Uprising, consentono inoltre agli utenti di smartphone di caricare quelle foto dai social media e creare poi album, calendari, cartoline, album di ritagli…così come piace a loro.
Selfies
Ammettiamolo: i selfie sono una parte importante della società vernacolare e di Internet di oggi. Come tali, le coppie social-media-esperte stanno organizzando "stazioni selfie" per i loro amici e parenti, insieme a uno sfondo incantevole, per riprendersi divertendosi al matrimonio. Questo è la traduzione attuale delle camere usa e getta offerte come un modo per documentare le nozze.
Scatti della proposta di matrimonio
Non la fotografia del giorno del matrimonio, ma sempre più futuri sposi si rivolgono a fotografi per documentare il momento della proposta in modo che tale momento possa essere catturato e rivissuto molte volte dalla coppia, così come condiviso con familiari e amici.
Foto da Drone
Con l'aumento dei fotografi in grado di utlizzare droni e le telecamere di qualità superiore a bordo, sta diventando un must del pacchetto offerto per situare l’evento ed arricchire con immagini suggestive soprattutto per matrimoni che si svolgono in location tipo Langhe e Roero molto spettacolari.
Albums
I tempi di CD e USB sono finiti, ma gli album di nozze sono tornati e sono sicuramente più popolari, un ottimo modo per far sì che il tuo fotografo crei un bellissimo album del tuo giorno selezionando le foto per raccontare una storia. Quale modo migliore per vedere le tue foto e rivivere la giornata con un album fisico?
Photos del Giorno Dopo
I giorni del matrimonio sono caotici e stressanti. Molte volte, possono sorgere cose che vanno al di là del controllo di un fotografo di matrimoni tipo temporali, illuminazione…e altri fatti che possono limitare gli scatti e la loro qualità.Di conseguenza, scatti del giorno dopo stanno guadagnando popolarità con molti sposi. Inoltre, le foto diurne consentono anche ai fotografi di fotografare la coppia felice in una posizione alternativa a parte la location del matrimonio dando al fotografo più tempo per trovare gli scatti più desiderati.
Queste sono solo tendenze e mostrano come l'industria della fotografia di matrimonio sta cambiando e le priorità per le coppie siano diverse ed ancor più da personalizzare quando si tratta di catturare ed immortalare il loro giorno magico da rivivere nel tempo.
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cheapshoesggdb-blog · 6 years ago
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ggdbonlineshop-blog · 6 years ago
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pangeanews · 7 years ago
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A Bari è nata “Millelibri”, la prima libreria dedicata interamente alla poesia. “La cultura non esiste solo nelle grandi città del nord”: Serena Di Lecce dialoga con Matteo Fais
Riuscite a immaginare una libreria di soli testi di poesia? Esiste. Può sembrare incredibile, ma non è uno scherzo. Si chiama Millelibri. Poesia e altri mondi. La ragazza che la gestisce, Serena Di Lecce, nella sua ferma determinazione sembra, neanche a dirlo, l’ultima degli idealisti. Ma la peculiarità non sta tanto nel tipo di libreria, quanto nel luogo in cui ha deciso di aprirla, ovvero a Bari, in Puglia. Di solito, certi tipi di attività commerciali vengono ubicate nelle grosse realtà metropolitane. Serena non è convinta che questa sia per forza la scelta migliore. Dal suo punto di vista, la sua città non è da meno di Milano e Roma. E, soprattutto, ritiene che, se non si dà un’opportunità di incontro con la poesia, al sud, la gente non potrà mai diventare migliore di quel che è. Decisamente incuriositi dalla notizia, da Pangea non abbiamo resistito alla tentazione di importunarla in pieno orario lavorativo, se non altro per scoprire se quanto letto corrisponda a realtà o sia fiction giornalistica… Signori, è tutto vero.
Leggendo della tua libreria, dove si vendono solo testi poetici, ho subito pensato che fosse un’idea grandiosa e, al contempo, folle.
Secondo me non è un’idea così assurda. Quello dei libri di poesia, lo sappiamo bene, è notoriamente un settore trascurato nelle librerie tradizionali. Per acquistare questo genere di testi, solitamente, bisogna attivarsi in imprese rocambolesche. A volte li si può trovare online, quando vengono messi a disposizione nelle piattaforme apposite. Altre volte bisogna contattare gli editori stessi. Questo processo va via via complicandosi, man mano che si ha a che fare con realtà sempre più piccole. Però, ciò non significa che non ci sia un pubblico di lettori di poesia, come riviste e blog che trattino della materia. Vi sono inoltre tantissimi luoghi ed eventi in cui si discute di questi testi, delle ultime uscite come dei classici. Esiste, insomma, un mondo che dialoga intorno alla poesia. Suppongo, pertanto, che vi sia parallelamente anche un bacino di lettori interessati a questa. Quindi, occuparsi di libri che normalmente non vengono ospitati in modo generoso tra gli scaffali non mi sembra una cosa così folle. Poi, ovviamente, c’è alla base di tutto un interesse personale, una passione.
Raccontami di questa passione, allora.
Tutto ha avuto inizio durante l’infanzia. Ho coltivato questo amore nel tempo divenendo una lettrice assidua, cosa che mi permette di conoscere tante realtà editoriali molto belle e valide. Parlo di case che non puntano tutto sul mercato e quindi non sono particolarmente visibili nelle librerie, ma che per fortuna si possono rintracciare leggendo riviste, blog e quant’altro. A oggi, la mia speranza è che la mia antica passione, che ho trasformato nel motivo del mio lavoro, possa rimanere la mia occupazione per lungo tempo.
È d’obbligo, a questo punto, chiederti quali siano i tuoi poeti preferiti. Mi piacerebbe anche sapere quali tra le odierne realtà editoriali, che si occupano nello specifico di poesia o anche solo che abbiano una collana dedicata, ti piacciono in particolare?
Quali siano i miei poeti preferiti è una domanda a cui è pressoché impossibile rispondere. La difficoltà sta nel fatto che posso riscontrare della qualità e un valore in percorsi poetici molto diversi. Al momento, comunque, sono particolarmente presa dalla lettura di Alfonso Guida, un autore la cui capacità di lavoro sul verso trovo estremamente affascinante. È pubblicato, tra gli altri, dalle pugliesi Poiesis e Fallone editore, nonché dall’ottima Il Ponte del Sale, il cui livello qualitativo nelle pubblicazioni prendo spesso a modello: i loro libri sono bellissimi e molto curati. Tra le realtà editoriali che seguo vorrei poi citarti Transeuropa, Marcos y Marcos, Valigie Rosse (che pubblica i vincitori del Premio Ciampi Poesia), Donzelli che ha un catalogo ricchissimo, Book Editore, Pietre Vive (anch’essa pugliese), le antologie e gli studi critici di Stilo, le Edizioni del Foglio Clandestino, La Vita Felice… e potrei andare avanti. Tutti i menzionati, a mio avviso, sono potuti arrivare a un significativo livello qualitativo perché, non combattendo, loro malgrado, con la poesia sul mercato, non hanno per questo rinunciato a pubblicare testi di valore.
Prima ti ho detto che la tua scelta era folle, ma naturalmente scherzavo. Certo, però, è quantomeno azzardato situare una simile attività proprio a Bari. Se fosse stata a Milano o a Roma avrei pensato ci potesse essere il giusto bacino d’utenza, ma lì da te…
A parte che per me aprire una libreria a Milano sarebbe stato complicato, essendo di Bari, vorrei prendere posizione contro questa vulgata secondo cui a Bari o in Puglia non si legga (o non si possa leggere). Come se solo al nord ci fossero persone di cultura. Bisogna capire che è necessario anche avanzare una proposta perché si crei un pubblico. Se non ci sono i luoghi e le opportunità, difficilmente la gente inciamperà autonomamente in un libro di poesia. Io credo che non ci sia bisogno di scappare: certe cose si possono serenamente fare anche nel posto in cui si vive. D’altra parte, sto raccogliendo un buon riscontro in città. Evidentemente, esistono persone che leggono. Forse le statistiche, che ovviamente hanno una funzione all’interno di un certo tipo di ricerche, non dicono tutta la verità sullo stato reale delle cose. Bari è una città come altre, con i suoi lettori e probabilmente, visto che adesso c’è una libreria di poesia, gli appassionati di versi potranno anche aumentare. Almeno, mi auguro sia così.
Ho letto che, pur essendo specializzata, proponi un’offerta molto variegata nel tuo negozio. Oltre ai testi più attuali e ai classici, vendi anche edizioni rare. Se mi perdoni per la terribile espressione, mi piacerebbe che mi spiegassi questa tua scelta di mercato.
Quando ho cominciato a pensare a una libreria di poesia, banalmente, mi sono detta che dovevo procurarmi prima di tutto gli autori più famosi, quelli censiti nel canone. Andando avanti con le mie ricerche, ho visto che ce ne sono parecchi, anche del ’900, che non sono più stati ristampati dopo la prima edizione. Ancora di più quando un autore ha avuto una storia editoriale breve, fatta di una sola uscita, magari anche in collane importanti come ‘Lo specchio’ Mondadori, ‘la bianca’ Einaudi, oppure nelle vecchie edizioni Scheiwiller o Neri Pozza. A quel punto, mi si è aperto un mondo. Mi sono detta che, forse, se si ha voglia di leggere certi autori o autrici bisogna per forza farlo in quella prima e ultima stampa, a meno che non abbiano avuto successivamente una ristampa dell’opera omnia (capita ogni tanto che qualcuno venga riscoperto). Però, sai, il senso di un libro è anche quello contenuto tra la prima e la quarta di copertina: è un livello di lettura che sarebbe un peccato perdersi, dove sia ancora possibile procurarsi una copia dell’originale. L’edizione critica o la raccolta dell’intero corpus rappresentano già un livello di approccio ulteriore, un altro tipo di accesso (altrettanto importante) ai poeti e alla loro opera. La sezione “usato” – perché si tratta ovviamente di testi di seconda mano – della mia libreria è un costante viavai di queste prime edizioni. Per quel che riguarda i contemporanei e i libri in commercio, invece, mi rifaccio ai cataloghi degli editori. Anche quando non ho letto tutte le loro proposte, mi fido delle loro scelte. Per me l’editore resta il mediatore principale tra l’autore e il pubblico.
Tu hai giustamente parlato di testi che sono stati pubblicati per poi scomparire di lì a breve, pur essendo magari comparsi in collane famose. A questo proposito, vorrei chiederti se hai mai riflettuto sul potenziale garantito dall’ebook in tale senso e come vedi, in generale, la lettura digitale?
Non discrimino l’ebook, né l’esperienza di lettura che questo comporta. Mi piacciono anche le piattaforme che pubblicano libri fuori diritti, per esempio, in formato elettronico gratuito. Sono però convinta che esista un amore per il libro in quanto oggetto tradizionale, sfogliabile, di carta. Non credo che le due realtà siano in competizione. Il cartaceo e l’ebook sono due oggetti completamente diversi, che rispondono a esigenze differenti, e che possono quindi convivere. Resta l’aspetto legato all’oggetto che può essere preservato soltanto nel momento in cui si acquista, o si sfoglia in una biblioteca, un volume cartaceo.
Ho letto che hai scelto anche un certo tipo di arredo per il negozio.
Sì, ho recuperato le librerie e i mobili che facevano parte dello studio-biblioteca di mio nonno. L’ho fatto per due motivi. In primo luogo, non avevo grandissimi mezzi per mettere su questa attività, quindi mi sono arrangiata con quello di cui disponevo. Inoltre, ho pensato che fosse un gesto altamente simbolico, legato al concetto molto ecologico di recupero: proprio come sto recuperando la poesia, anche attraverso i libri usati, così ho scelto di fare con i mobili. Ritengo che, nel momento di ripensamento storico-culturale in cui ci troviamo, avremmo forse bisogno di fare un passo indietro per recuperare qualcosa e poi tornare ad avanzare. La mia libreria è un posto molto rilassato e tranquillo, in cui riposarsi da tutta quella sovraesposizione a cui siamo sempre soggetti e per cui ci troviamo perennemente al centro di qualcosa, riscoprendo il rapporto silenzioso e privato con il libro.
Organizzi eventi come ad esempio presentazioni?
Occasionalmente, e proprio per questo la serie di incontri si intitola Occasioni, che peraltro risuona come omaggio a Montale. Molte persone si candidano per presentare i propri libri. Il discorso che cerco di portare avanti è però orientato soprattutto all’incontro con i libri degli altri, che poi è la vera vocazione di una libreria che si rivolge ai lettori. Mi fa piacere pensare che possano passare di qui poeti e poetesse che si trovano a Bari per altri motivi, occasionalmente, appunto. Privilegerei, poi, momenti di reading collettivi, in cui la lirica sia al centro di una pratica di ascolto vicendevole. Il concetto è che la poesia è uno spazio di condivisione che ci tocca e ci riguarda tutti ed è appunto questo che vorrei preservare.
Matteo Fais
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