#Beppe Bigazzi
Explore tagged Tumblr posts
Text
7 ottobre … ricordiamo …
7 ottobre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2020: Antony Carbone, Antony Deago Carbone, noto anche con lo pseudonimo di Tony Carbone, attore statunitense. Nato con il nome di Antonio Giuseppe Carmelo Carbone in Calabria, la sua famiglia deciso di trasferirsi a Syracuse quando lui era ancora giovane. Ha iniziato la sua carriera di attore professionista in piccole parti in varie produzioni di Broadway prima di passare al cinema e alla…
View On WordPress
#Antony Carbone#Antony Deago Carbone#Beppe Bigazzi#Celeste Jeanne Yarnall#Celeste Yarnall#Charles Adams Claverie#Charles Rocket#Eulalie Jensen#Eulalie Jenson#Gianni Glori#Gianni Musy#Gianni Musy Glori#Giovanni Musy#Giuseppe Bigazzi#Irving Penn#Iva Withers#Ollie Kirkby#Patrice Chéreau#Pearl Iva Edith Withers#Renate Müller#Ricordiamo#Tony Carbone#Wolfgang Kieling
0 notes
Text
Premio Beppe Bigazzi a Elisa e va bene, sono contrariato ma ci sta
10 notes
·
View notes
Photo
Sono stata anch’io bambina di mio padre innamorata per lui sbaglio sempre e sono la sua figlia sgangherata ho provato a conquistarlo e non ci sono mai riuscita e ho lottato per cambiarlo ci vorrebbe un’altra vita. La pazienza delle donne incomincia a quell’età quando nascono in famiglia quelle mezze ostilità e ti perdi dentro a un cinema a sognare di andar via con il primo che ti capita e che ti dice una bugia. Gli uomini non cambiano prima parlano d’amore poi ti lasciano da sola. Gli uomini ti cambiano e tu piangi 1000 notti di perché. E invece gli uomini ti uccidono e con gli amici vanno a ridere di te. Piansi anch’io la prima volta stretta a un angolo e sconfitta! lui faceva e non capiva perché stavo ferma e zitta ma ho scoperto con il tempo e diventando un po’ più dura che se l’uomo in gruppo è più cattivo quando è solo ha più paura. Gli uomini non cambiano fanno i soldi per comprarti e poi ti vendono la notte. Gli uomini non tornano e ti danno tutto quello che non vuoi ma perché gli uomini che nascono sono figli delle donne ma non sono come noi. Amore gli uomini che cambiano sono quasi un ideale che non c’è sono quelli innamorati come te. (Giancarlo Bigazzi, Marco Falagiani e Beppe Dati) #sanremo #sanremo42 #sanremo92 #sanremo1992 #festivaldisanremo Brano: Gli uomini non cambiano #gliuomininoncambiano #miamartini Immagine: Uguaglianza davanti alla morte (Egalité devant la mort) - William-Adolphe Bouguereau - 1848 https://www.instagram.com/p/B-7VbU-F0O4/?igshid=1tj5xmbpwd1d
1 note
·
View note
Text
Sanremo 2019, serate 4-5
Quante cose da dire. Ho deciso di accorpare le ultime due serate perché non credevo che un post dedicato esclusivamente alla finale sarebbe stato utile, considerando che i brani li ho ascoltati tutti diverse volte e quindi ho un’opinione ben chiara di tutti i partecipanti. Ci tenevo però a dire la mia sui duetti e sulla classifica finale, quindi: presenterò gli artisti in ordine di arrivo, darò un commento finale sul loro Festival con un breve accenno al duetto e poi vi dirò dove si piazzano nella mia classifica personale con un numero tra parentesi.
24) Nino D’Angelo e Livio Cori: il brano era sicuramente debole e l’ostacolo linguistico italiano-napoletano non ha facilitato le cose. Il duetto con i Sottotono ha leggermente migliorato le cose, donando modernità al pezzo. (23°)
23) Einar: anche questo pronosticabile, quasi annunciato. Brano spento e prevedibile, tenuto a galla da Sergio Sylvestre nella serata dei duetti. (21°)
22) Anna Tatangelo: canzone banalmente sanremese, anche se ben eseguita sul palco e che nel duetto con Syria guadagna molti punti. (22°)
21) Patty Pravo con Briga: anche qui era facile pronosticare la brutta posizione: i cantanti non hanno mai mostrato armonia o complicità e il brano era semplicemente attempato. Giovanni Caccamo nella quarta serata non ha migliorato lo scenario. (24°)
20) Negrita: credo sia banale dire che da loro ci si aspettava di più, anche se era chiaro che difficilmente sarebbero arrivati in posizioni di rilievo. Ma la loro musica è interessante, e quindi forse era lecito aspettarsi di vederli almeno nella prima metà della classifica. Bene Enrico Ruggeri la quarta serata, ma veramente ottimo Roy Paci. Il pezzo paga un’inconsistenza complessiva. (14°)
19) Nek: uscito più che sconfitto da un Festival da cui chiedeva poco e niente, destinato (come hanno detto tutti incluso me stesso) a spopolare alla radio i prossimi giorni. E’ stato un piacere ascoltare la sua canzone, personalmente parlando, anche se non condivido la scelta di rallentarla nel duetto con Neri Marcorè. (10°)
18) Federica Carta e Shade: se possibile, dopo le prime sere, sembravano destinati ad arrivare ancora più in basso. Il duetto con Cristina D’Avena sembrava non avergli fatto bene. Non saprei dire se possano dirsi soddisfatti o meno. Nelle sue interviste Shade sembrava contento, va detto. Sta crescendo come artista e a quanto pare va bene così. Brava anche Federica, mi è piaciuta, anche se mi ci è voluto un po’ per farmi apprezzare il loro brano. (11°)
17) The Zen Circus: insensato immaginare che il palco sanremese si sarebbe dimostrato adatto alla loro musica, hanno comunque ricevuto diversi complimenti sul web. Considero molto valida la loro esperienza sanremese, peccato per la serata duetti in cui la presenza di Brunori Sas, a mio parere, non ha accresciuto il valore del loro brano, di per sé coraggioso e affascinante. (5°)
16) Paola Turci: la prima parola che mi viene in mente è: “deludente”. Dopo l’ottimo brano del 2017 era lecito aspettarsi di più, ma purtroppo non è ciò che abbiamo ottenuto. Nella serata duetti, però, con Beppe Fiorello la performance è stata ottima. Tuttavia il brano era debole in partenza e quindi una sola buona esibizione non può bastare. (18°)
15) Francesco Renga: anche lui banalmente sanremese, le sue performance lo distaccano da Anna Tatangelo, la sua curiosa uscita al Dopofestival sulla bellezza delle voci maschili e femminili ha suscitato non poche perplessità . Il duetto con Bungaro non è male, migliora la canzone ma non abbastanza. (19°)
14) Motta: vincitore (discusso e discutibile) del premio come miglior duetto, ha presentato un brano che cattura dopo diversi ascolti. E’ sicuramente un artista di talento, ma personalmente sia da solo che con Nada non mi ha impressionato abbastanza. (12°)
13) Ex-Otago: circondati quasi dall’indifferenza, non mi aspettavo di trovarli qui, ma più in basso. Il loro pezzo non è brutto, ma passa inosservato, e l’intervento di Jack Savoretti non lo ha migliorato. (16°)
12) Ghemon: ci son rimasto male, ritengo che il suo fosse un pezzo valido e meritasse un piazzamento migliore. Si tratta di un incontro tra generi interessante e fresco, mi dispiace sia finito nell’ombra. La sua performance con Diodato ed i Calibro 35 è stata probabilmente una delle mie preferite di tutto il Festival. (2°)
11) Boomdabash: giudizio sospeso fino a giugno. Solo allora verificheremo il vero successo di questo brano. I Boomdabash hanno il merito di aver portato atmosfere nuove a Sanremo. Bene con Rocco Hunt e i Musici Cantori di Milano. (15°)
10) Enrico Nigiotti: molto cantautorale, molto sanremese, molto personale, anche troppo, il suo brano sembra più adatto ad essere cantato in solitudine con la propria chitarra che “di fronte” a dieci milioni di persone. Paolo Jannacci e Massimo Ottoni aggiungono qualcosa al brano, ma non molto. Ha vinto il Premio Lunezia per il valore musical-letterario del brano. (20°)
9) Achille Lauro: lo dico, lo ammetto, lo confesso: avrei preferito vederlo più in alto. Il suo è uno dei pezzi più discussi del Festival, se parli di droga, di auto, se sia una nuova “Vita spericolata”, se sia il simbolo della trasgressione delle nuove generazioni, se sia l’ingresso all’Ariston dell’onda trash che va per la maggiore qui in Italia da un anno a questa parte. Io penso che sia solo una bella canzone rock cantata da un ragazzo con personalità e che non ha paura di esporsi. L’ho davvero apprezzato, e l’esibizione fuori di testa insieme a Morgan è sul podio dei migliori momenti del Festival. (8°)
8) Arisa: molto brava e alternativa nel portare un brano così scanzonato e leggero. Ci voleva, ed è una scelta che alla fine a Sanremo paga, se non altro perché permette di sfuggire dai soliti canoni. Davvero molto bella l’esibizione con Tony Hadley. (9°)
7) Irama: sembrava potesse arrivare sul podio. Aveva grande seguito tra il pubblico, il suo brano era bello e trattava un tema importante. Bravissima Noemi nel duetto, ma dove c’era lei è mancato lui. Peccato. Comunque deve ritenersi soddisfatto, la sua canzone ha fatto breccia nel cuore di molti. (7°)
6) Daniele Silvestri: mi dispiace Daniele, non ce l’abbiamo fatta. Il suo brano, l’ho detto già , era il mio favorito: intelligente, moderno, cupo, ben eseguito. L’aggiunta di Manuel Agnelli (presente nella versione ufficiale) non sono sicuro giovi alla dinamicità e ritmicità della canzone, anche se la rende ancora più scura e dolorosa. Anche in questo caso, ottimo il riscontro di pubblico, con la speranza che ora tutti possano conoscere Rancore, che molti amanti del rap non esitano a definire il miglior esponente italiano del genere. Si è portato a casa diversi premi: Premio Sergio Bardotti per il miglior testo, Premio della Critica Mia Martini, Premio Sala Stampa Lucio Dalla. (1°)
5) Simone Cristicchi: teoricamente da questo punto in poi dovrei essere sempre insoddisfatto perché tutti gli artisti si sono piazzati meglio del mio preferito, ma non è così. Ce ne sono diversi per i quali capisco il miglior piazzamento. Cristicchi è uno di questi. La sua poesia in musica è un piacere per le orecchie e il cuore, e le sue esibizioni con gli occhi lucidi hanno commosso quasi tutti. Scegliere Ermal Meta per il duetto è stata una mossa giusta, visto che entrambi sono sembrati perfettamente a loro agio nell’interpretazione del brano. Ha vinto il Premio Giancarlo Bigazzi alla miglior composizione musicale (assegnato dall’orchestra) e il Premio Sergio Endrigo alla miglior interpretazione. (6°)
4) Loredana Bertè: tra le proteste del pubblico (giustificabili) Loredana è finita fuori dal podio. Questo non toglie che la sua carica e la sua forza siano state tra le caratteristiche che hanno contraddistinto questo Festival. Molti avrebbero voluto vederla premiata come riconoscimento alla carriera, ma lei ha detto che questi giorni sono stati bellissimi lo stesso. Lo sono stati anche per noi che l’abbiamo ascoltata, sia da sola che con Irene Grandi. (4°)
3) Il Volo: e chi l’avrebbe mai detto? Si sa che hanno un gruppo di ammiratori piuttosto specifico, ma non sembrava dovessero arrivare lontano, complice l’aver portato un brano troppo simile a quello con cui avevano vinto nel 2015. Quando è stato rivelato che erano sul podio si è diffuso il panico: erano la variabile impazzita, i preferiti di coloro che giudicano come prima cosa il “bel canto”. Non hanno vinto, l’hanno presa bene. Complimenti per il podio, grazie per aver partecipato. In questo Festival non si giocavano niente, ma sono riusciti a stabilire il loro ruolo di esponenti di spicco della musica italiana soprattutto all’estero. Decisamente interessante il duetto con Alessandro Quarta. (13°)
2) Ultimo: tempo per me di beccarmi l’odio delle appassionatissime fan del giovane romano. La sua ballata farà nascere tantissime coppie nei prossimi mesi, e in generale le sue canzoni saranno la colonna sonora di molte storie d’amore negli anni a venire. Ha fatto ciò che sa fare e lo ha indirizzato a chi sapeva lo avrebbe apprezzato. Stradominatore del televoto, dato per favorito da chiunque, dai bookmakers ai giornalisti alla gente in mezzo alla strada, neanche potevo crederci quando ho sentito che il vincitore non era lui. Non che sperassi nel suo annunciato trionfo, non faccio parte della demografica a cui si rivolge, ma è stata una sorpresa di grandi proporzioni. Il suo brano si è fatto apprezzare poco per volta, per quanto mi riguarda. Fabrizio Moro ha rischiato di buttare tutto all’aria cantando nella sua solita terribile maniera, ma il pubblico pare non essersene accorto. Sicuramente non era la mia canzone preferita, ma vederla in cima come sembrava ovvio dovesse succedere non mi avrebbe dato fastidio. Parentesi sulla conferenza stampa post-serata: sono convinto che Ultimo non volesse mancare di rispetto a Mahmood e sia stato ingenuo a cadere nella provocazione dei giornalisti che volevano chiaramente una polemica da cavalcare. Ulteriore appunto: rispetto tantissimo lui e la sua musica, ma la sua fanbase morbosa e appiccicata mi irrita, nello stesso modo in cui lo faceva quella degli One Direction qualche anno fa. Ha vinto il Premio TIMmusic (per il maggior numero di streaming, ulteriore prova che da casa preferivano lui). Direi che è arrivato il momento di considerarlo ufficialmente un artista di qualità e un nome importante della musica italiana almeno per il prossimo pugno di anni, fino a quando il cuore dei suoi sostenitori non verrà rubato da qualcun altro. (17°)
1) Mahmood: posso dirmi contento, e mi levo subito il peso di menzionare anche gli altri riconoscimenti che ha avuto: Premio Enzo Jannacci alla migliore interpretazione e Baglioni d’oro durante il Dopfestival, premio consegnato all’artista più apprezzato dagli altri partecipanti alla gara. Che dire di lui e della sua canzone? E’ probabilmente quella che guarda più avanti di tutte, ha il suono del 2019, è allineata con quelle che sono le sonorità di questo periodo. Il mix di influenze è una marcia in più, così come lo è il testo. Tra le cose migliori del Festival annovero l’orchestra che esegue i clap durante il ritornello (idea di Dardust, come rivelato in conferenza stampa), che mi ha ricordato l’edizione 2017 in cui i Professori intonavano “alé” durante “Occidentali’s Karma”. Mi è sempre piaciuta l’idea dell’orchestra che prende parte al brano in maniera alternativa dal normale accompagnamento. Quando l’hanno proclamato vincitore non ci credeva neanche lui, e probabilmente gli ci vorrà qualche giorno per capire tutto. Essere ospitato in ogni trasmissione durante la prossima settimana non lo aiuterà . La sua vittoria (merito soprattutto delle giurie, che hanno sovvertito quanto risultava dal televoto, in cui era terzo) è una buona cosa anche in prospettiva Eurovision: difficilmente avremmo potuto proporre un brano più adatto alla manifestazione continentale. Era tra i miei prediletti, ma già vederlo arrivare alla fase a tre è stato bizzarro. Sono felice per lui, ma da adesso in poi viene il difficile. “Vincitore di Sanremo” è una grossa etichetta da tenere, nel corso della carriera. Una critica che gli muovo è aver scelto Guè Pequeno nella serata dei duetti: sembrava assente e poco coinvolto durante l’esibizione. Ha vinto la modernità , ha vinto l’alternativa al classico brano da Sanremo, ha vinto la creatività . Ha vinto Mahmood. *clap clap* (3°)
#musica#darthreset#post11#sanremo2019serate45#sanremo2019#sanremo#mahmood#ultimo#ilvolo#danielesilvestri
33 notes
·
View notes
Photo
#materialiInScena2022 [CENTENARIO DI BEPPE FENOGLIO e centenario dell’infausta marcia du Roma] sabato 29 ottobre . CAVRIGLIA (AR) . Teatro Comunale - ore 21.30
* QNCLPS - QUESTI NON CE LI POSSIAMO SCORDARESTORIE PARTIGIANE DI QUEI RAGAZZI CHE SI DIEDERO ALLA MACCHIA
progetto e messa in scena di ARLO BIGAZZI e DIEGO REPETTO
[ingresso: 10 €] prenotazioni: ph. & whatsapp 377 4494360 - 055.9120363
biglietti: https://oooh.events/evento/qnclps-questi-non-ce-li-possiamo-scordare-biglietti/
0 notes
Note
*Throws kittens at Luciano*
Flavio, don’t ask too much.
The cats will be safe, Luci doesn’t kill anything in front of his brother, but yeah- Italians often rely on cat meat in times of war. This dude here (Beppe Bigazzi) was even fired from a cooking program because he explained how to prepare it- but I’ll not delight you with details about this! :3
I really wish I had some ways of clearning my sketches…
#2pitaly#2plucianovargas#2paph#2p italy#2psouth#2phetalia#2pflaviovargas#GOOD BROS#they will always be tagged as good bros because they are#indeed#super good bros#I love family bonds......
7 notes
·
View notes
Link
E’ morto, all’età di 86 anni Beppe Bigazzi, giornalista appassionato di gastronomia reso celebre dalla partecipazione al programma televi...
0 notes
Photo
E’ morto Beppe Bigazzi, ex star della Prova del cuoco articolo: Addio a Beppe Bigazzi, giornalista appassionato di gastronomia. Amato dal pubblico tv per la partecipazione al programma televisivo "La prova del cuoco" con Antonella Clerici di cui, nel 2000, divenne pure co-conduttore. Valdarnese di nascita, 86 anni, Bigazzi lottava da tempo contro una grave malattia. continua a leggere
0 notes
Link
Si è spento nella sua Toscana, ad Arezzo, Beppe Bigazzi il volto storico della trasmissione culinaria “La Prova del Cuoco”. Aveva 86 anni ed era malato da tempo.
0 notes
Photo
Nel 1992 è di nuovo in gara al Festival di Sanremo con un altro dei suoi maggiori successi, Gli uomini non cambiano, su testo di Giancarlo Bigazzi e Beppe Dati, due fra gli autori più prolifici della musica italiana.
Data per favorita dalla stampa, in extremis le viene assegnato il secondo posto, mentre a vincere sarĂ Luca Barbarossa con Portami a ballare. "Quando arrivò il craxismo rampante dovetti cominciare a difendermi per non partecipare alle trasmissioni che incensavano il Garofano. E sul Garofano, credo di aver inciampato anche a Sanremo : nel '92 - alla vigilia di cantare "Gli uomini non cambiano", che tutti pronosticavano vincitrice - la mia casa discografica dell'epoca, la Fonit Cetra consociata Rai, mi propose un contratto secondo il quale dovevo impegnarmi a cantare durante la campagna elettorale di Manca, allora presidente Rai: la firma doveva avvenire prima del Festival. Io rifiutai. Non vinsi il Festival. Non so se le due cose vadano messe in relazione. "Â
0 notes
Photo
Letture gustose parte 695 Le battute goliardiche con Anna Moroni. Il giro delle trattorie d'Italia progettato con Beppe Bigazzi. L'affetto degli chef e la complicità con i grandi ospiti.
0 notes
Text
7 ottobre … ricordiamo …
7 ottobre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2019: Giuseppe Bigazzi, detto Beppe, è stato un dirigente d’azienda, dirigente pubblico, giornalista e gastronomo italiano. (n.1933) 2018: Celeste Yarnall, Celeste Jeanne Yarnall, è stata un’attrice americana principalmente negli anni ’60 e ’70. (n. 1944) 2014: Iva Withers, Pearl Iva Edith Withers, è stata un’attrice e cantante canadese naturalizzata statunitense, nota soprattutto come interprete…
View On WordPress
#Beppe Bigazzi#Celeste Jeanne Yarnall#Celeste Yarnall#Charles Adams Claverie#Charles Rocket#Eulalie Jensen#Eulalie Jenson#Gianni Glori#Gianni Musy#Gianni Musy Glori#Giovanni Musy#Giuseppe Bigazzi#Irving Penn#Iva Withers#Ollie Kirkby#Patrice Chéreau#Pearl Iva Edith Withers#Renate Müller#Ricordiamo#Wolfgang Kieling
0 notes
Text
Beppe Bigazzi -La Verità ’ -
Beppe Bigazzi -La Verità ’ –
youtu.be/FM8Fdp7LL-U
View On WordPress
#Beppe#Bigazzi#Chef#cucina#gianmaria#GianMaria_Le_Mura#le#mad terchefexecutivegianmarialemura#mura#prova_del_cuoco#Rai#tradizione#Valdarno#video
0 notes
Photo
Studiavo lettere ma ho smesso un anno fa E adesso faccio un po’ di tutto Aspetto e non so più che cosa aspetto Tornare in Africa ma i soldi chi ce l’ha E in questo bar della stazione guardo la televisione Com’è inutile la domenica Per chi è libero senza libertà Solo al bar come me, solo al bar come me solo Solo al bar come te, solo al bar come te solo Io sono un istrice sperduto di città E fra i semafori e la gente Vado e non mi fa paura niente Ma la domenica io rubo in questo bar L’impronta calda dei sederi I baci abbandonati sui bicchieri umidi Come lacrime solitudini che si sfiorano Siamo tutti qua come ladri di felicità Soli al bar, soli al bar come me, come te soli Soli al bar, soli al bar come me, come te soli Sui tavolini davanti a un caffè Come dei manichini tagliati a metà C’è un giardino di gente che pensa per sé A Milano la Juve che fa La domenica qui soli al bar Soli al bar, soli al bar, soli al bar, soli Adesso chiudono e fanno pulizia Delle parole e degli odori Vecchie storie e nuovi amori presi in prestito Ma domenica ci vediamo qua Stesso tavolo e si fa a metà Come ladri di felicità Soli al bar, soli al bar, soli al bar, soli Soli al bar, soli al bar, soli al bar, soli Piedi piedi e marciapiedi tutto quel che vedi E solo piedi e marciapiedi nel deserto A piedi finché trovi un bar aperto Piedi, piedi, piedi e marciapiedi Chini, chini, chini, chini come mezzi manichini Su questi tavolini che ci tagliano a metà Soli al bar La solitudine che strana libertà Noi siamo tutti manichini E i tavolini ci tagliano a metà Soli al bar Soli al bar Soli al bar Soli. (Giancarlo Bigazzi, Beppe Dati e Aleandro Civai detto Baldi) #sanremo #sanremo46 #sanremo96 #sanremo1996 #festivaldisanremo Brano: Solo al Bar Immagine: Bar della stazione - Peppino Giovannardi - 1994 https://www.instagram.com/p/B_fRvinF1G5/?igshid=688no5o0dky7
0 notes
Text
Previsione realistica: un altro mesetto senza stipendio né aiuti di stato, e risolviamo l'annoso problema degli individui meschini che escono con il cane per farsi la passeggiatina.
Per chi fosse interessato in privato gli passo la ricetta del Beppe Bigazzi: il gatto alla vicentina.
0 notes
Photo
> Beppe Fenoglio 22 sabato 10 settembre . ALBA . Teatro Sociale Giorgio Busca
“QNCLPS Questi non ce li possiamo scordare - Storie partigiane di quei ragazzi che si diedero alla macchia”
con Chiara Cappelli. Amandine Delclos. Diego Coscia. Andrea Borgogno. Leonardo Pagliazzi. Bettina Borri. Nina Viticchi.
musiche di ARLO BIGAZZI con Lorenzo Boscucci e Mirio Cosottini
contesto visivo Simona Canacci
progetto e messa in scena di ARLO BIGAZZI e DIEGO REPETTO
produzione ANPI sez. Alba- Bra - Materiali Sonori
0 notes