#Battaglione Azov
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Schifato...
Come riesumare e legalizzare il nazismo e neo nazismo sui social.
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L'EUROPA MASSOCAPITALISTA NON HA MAI SMESSO DI ESSERE NAZIFASCISTA
di Redazione Il nazifascismo – come il liberalismo e la socialdemocrazia – è una sovrastruttura politica interna al modo di produzione capitalistico, che i massocapitalisti al potere utilizzano in particolari momenti di difficoltà del loro sistema e dove è prevista la guerra come momento parziale di risoluzione della loro crisi economica e sociale, quindi serve la violenza anche contro il loro…
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Tentato golpe in Brasile: voglia di "ucrainizzazione".
Tentato golpe in Brasile: voglia di “ucrainizzazione”.
Scrivevamo due mesi fa, subito dopo la vittoria di Lula in Brasile:“La vittoria di Lula conclude un arco di eventi storici per il Sud America iniziati nei primi anni del nuovo millennio. Quel periodo carico di speranza, denominato “Socialismo del XXI secolo“, aveva visto il tentativo a “sganciarsi” di tutti i paesi dell’area dalle catene dell’imperialismo statunitense, militare ed economico. Fu…
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#azov#battaglione azov#bolsonaro#Brasile#brasilia#capitol hill#Luiz Inácio Lula da Silva#lula#neonazismo#pravyj sektor#Stati Uniti d&039;America#washington
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Battaglione Azov a processo. Sfida con i droni su Odessa e Crimea
Alcuni dei protagonisti della battaglia dell'acciaieria Azovstal, a Mariupol, sono finiti a processo in un tribunale russo, a Rostov sul Don: i 22 prigionieri di guerra ucraini rischiano fino a 15 anni di carcere. Droni ucraini sulla Crimea, droni russi su Odessa
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" Il 7 febbraio [2014], mentre Barack Obama pontificava sul diritto degli ucraini all’autodeterminazione, è stata pubblicata su YouTube (forse dai Servizi russi) una telefonata intercettata fra [Victoria] Nuland* e Geoffrey Pyatt, ambasciatore americano a Kiev: i due già sanno che Yanukovich cadrà e decidono – non si sa bene a che titolo – chi fra i suoi oppositori dovrà essere premier e ministro del futuro governo. La Nuland confida a Pyatt di aver esposto il suo piano di “pacificazione” dell’Ucraina al sottosegretario per gli Affari politici dell’Onu, Jeffrey Feltman, che è intenzionato a nominare un inviato speciale sul posto d’intesa col vicepresidente americano Joe Biden, ma all’insaputa degli alleati della Nato e dell’Ue. «Sarebbe grande!», esulta la Nuland. Che non gradisce come futuro premier ucraino il capo dell’opposizione, l’ex pugile Vitali Klitschko («Non penso sia una buona idea»): meglio l’uomo delle banche Arseniy Yatsenyuk, che infatti andrà al governo di lì a un mese, mentre Klitschko diventerà sindaco di Kiev come premio di consolazione. Pyatt vorrebbe consultare l’Ue, ma la Nuland gli urla: «Fuck the Eu!» (L’Ue si fotta!). Anche il controverso finanziere ungherese George Soros si vanterà di aver partecipato al casting per il nuovo governo ucraino. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy protestano per le «parole assolutamente inaccettabili» della Nuland. Ma non perché gli Usa decidono il governo e il futuro dell’Ucraina come se fosse una loro colonia. Mosca grida al golpe. Ma anche un alto esponente del battaglione Azov (nome di battaglia “Voland”), nel libro Valhalla Exspress tradotto in Italia nel 2022, ammetterà che «la Ue non ci interessava» e che Euromaidan «non fu una rivoluzione, ma un colpo di Stato». "
* Assistente del segretario di Stato John Kerry per gli Affari europei e asiatici.
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Marco Travaglio, Scemi di Guerra. La tragedia dell’Ucraina, la farsa dell’Italia. Un Paese pacifista preso in ostaggio dai NoPax, PaperFIRST (Il Fatto Quotidiano), febbraio 2023¹ [Libro elettronico].
#Marco Travaglio#Scemi di Guerra#Ucraina#Russia#Europa#controinformazione#Volodymyr Zelensky#Vladimir Putin#Angela Merkel#ultranazionalismo#Joe Biden#antifascismo#Unione Europea#imperialismo americano#imperialismo russo#Barack Obama#pace#terrorismo di Stato#Viktor Janukovyč#Victoria Nuland#Geoffrey Pyatt#Jeffrey Feltman#Herman Van Rompuy#nazionalismo#Donbass#Euromaidan#NATO#atlantismo#accordi di Minsk#battaglione Azov
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Il guitto Zelensky, attore Nato, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood si conferma per quello che è: un attore scadente, degno di un melodramma di pessima fattura. Riesce a far piangere e ridere allo stesso tempo con il suo contegno francamente inqualificabile. La sua ultima sortita risulta particolarmente ridicola: si è lagnato del fatto che in Italia vi sono troppi "filo-putiniani" e ha affermato stizzito di voler preparare delle "liste" di proscrizione. Forse più che molti filoputiniani in Italia vi sono molti che considerano, a ragione, Zelensky un guitto e attore Nato, al servizio di Washington e in grado di trascinare l'Europa nella guerra mondiale. Un pericolo per l'umanità con le sue politiche scellerate ed eterodirette da Washington. Il guitto non difende l'Ucraina e il suo popolo, ma semplicemente la causa imperialistica di Washington, anzi sacrificando l'Ucraina e il suo popolo. D'altro canto, non si capisce come lo si possa considerare ancora un eroe della libertà e dei diritti: lui che ha chiuso i partiti di opposizione in Ucraina e che ha perseguitato la chiesa ortodossa. Lui che, ancora, hai imposto il canale televisivo unico, come in ogni regime degno di questo nome. Ma si sa, a seconda delle convenienze, l'occidente è imbattibile nel mutare i malfattori in eroi e i neonazisti in paladini della libertà: non solo il guitto dei guitti è stato trasformato da Washington in araldo della libertà; oltre a lui, anche l'estremista di destra xenofobo Navalny, come sappiamo, è stato mutato d'incanto in paladino della libertà e ora addirittura viene beatificato. E perfino il battaglione Azov, una riprovevole truppa di neonazisti che l'ordine discorsivo neoliberale ha innalzato a conventicola di pii lettori della "Critica della ragion pratica" di Kant. Intanto, quell'Unione Europea che è solo una colonia di Washington e che rappresenta il dominio del capitale finanziario sul lavoro e sui popoli europei continua a stanziare danari per Kiev e per il guitto dall'ego meringato, sottraendoli al welfare, alla sanità, alla scuola e al lavoro. Continua, come se non bastasse, a inviare armi all'Ucraina, dicendo che servono a produrre la pace, con la stessa coerenza del medico che somministrasse poderose dosi di zucchero al paziente dicendo che servono a guarire il diabete. Le liste di proscrizione sono una pratica abietta, indegna di ogni democrazia e di ogni paese libero. E concorrono a rivelare una volta di più la reale essenza dell'Ucraina del guitto, semplice avamposto dell'imperialismo statunitense in funzione antirussa.
Fusaro
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Molti “esperti” che sprofondano con il proprio didietro il divano della mamma, criticano la macchina militare russa perché “ha impiegato troppi mesi per conquistare una piccola cittadina”. Per chi non comprende il senso di quello che accadeva a Bahmut, condivido l’elenco dei reparti dell’esercito ucraino distrutti durante le battaglie in quella città, considerando che i russi hanno impiegato per lo più i mercenari dell’agenzia Wagner.
Quindi, andiamo per ordine:
Brigate:
🟥45 brigata
🟥43 brigata
🟥26 brigata
🟫28 brigata
🟫62 brigata
🟫63 brigata
🟫53 brigata
🟫60 brigata
🟫24 brigata
🟫57 brigata
🟫30 brigata
🟪 Brigata offensiva Rubezh
🟪 Brigata offensiva Azov
🟪 Brigata offensiva Hurricane
🟪 Brigata offensiva Spartan
🟨109 brigata
🟨116 brigata
🟨119 brigata
🟨241 brigata
🟦93 brigata
🟦77 brigata
🟦46 brigata
⬛4 brigata
⬛17 brigata
🟩61 brigata ranger
🟧 SSO e forze speciali
Reggimenti:
🟪5 Assalto
🟧8 Reggimento SDF
🟧Kraken
Battaglioni:
🟨122 battaglione
🟨68 battaglione
🟪214 OPFOR
🟩49 Sagittario
🟩15 assalto di montagna
🟧Omega
⬜Confine Donetsk
🟫8 reggimento UDA
UAV:
🔳Hornet
🔳Adam
🔳Carlson
🔳Terra
🔳La Roccia
🔳Madiar
🔳Hartia
🔳Cap.
🔳Seneca
🔳WASP
Legioni:
🔲Bat Dudayev
🔲Legione della Georgia
🔲Bat Mansur
🔲Bat Shamil
🔲Gonor
🔲Legione Normandia
🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
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Comunque se i Servizi decidono di rendere pan per focaccia alla Russia con gli scherzi telefonici, devono solo contattare i carnefici di Magnotta e tempo due mesi abbiamo gli audio di Putìn che sbraita che iscrive al Battaglione Azov
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Processo di ucrainizzazione dell'Italia, istruzioni per l'uso.
Alla pianista ucraina Valentina Lisitsa è stato annullato il concerto alla Fenice di Venezia.
I suoi capi di imputazione: l'aver suonato il 2 agosto davanti all'ambasciata ucraina, per protestare in ricordo del massacro di Odessa, compiuto nel 2014 dai n4zisti di Pravi Sektor, e l'aver suonato il 9 maggio nella città di Mariupol, liberata dai n4zisiti del battaglione Azov.
Ma per l'Europa, quelli sono n4zisti buoni, come lo erano i tagli4gole della guerra in Siria, detti "moderati" perché stavano dalla nostra parte.
Alla luce di ciò, la pianista va punita, che sia da monito a tutti gli artisti: che continuino a prostituirsi intellettualmente, pena, la fine della loro carriera artistica.
Proprio come ai tempi del ventennio.
E così, perdiamo la Lisitsa e ci teniamo i Maneskin.
Ce li meritiamo.
Valentina, a te la solidarietà da parte di chi non ha paura.
@sarareginella
Link: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_pianista_valentina_lisitsa_non_pu_suonare_a_venezia_per_le_sue_idee_politiche/34145_48296/
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Nei primi anni della Seconda guerra mondiale, i cani sovietici anticarro rappresentarono una grossa minaccia per l’avanzata tedesca. Legati a sistemi esplosivi, venivano usati per distruggere gli armamenti nemici. Una tattica atroce, che potrebbe oggi indignare gli attivisti per i diritti degli animali. Ma non bisogna dimenticare il contesto in cui questa pratica veniva applicata: erano infatti anni di disperazione, con il nemico quasi alle porte del Cremlino. Le mitragliatrici sui carri armati tedeschi erano posizionate troppo in alto per poter colpire i “cani suicidi” e, grazie alla copertura della fanteria sovietica, i nazisti non riuscivano a uscire con facilità dai propri carri armati per fermare a colpi di fucile i pericolosi animali in avvicinamento. Talvolta le truppe nemiche si affidavano all’utilizzo di un lanciafiamme.
Le origini dei “cani suicidi”
Archivio di Ninel Ustinova/russiainphoto.ru
L’Unione Sovietica iniziò a utilizzare i cani anticarro ben prima dell’invasione nazista del 1941: iniziarono infatti ad addestrare questi animali già negli anni Trenta, prima dello scoppio della Grande guerra patriottica. I cani venivano addestrati a gattonare sotto i carri armati nemici mentre trasportavano esplosivi legati al corpo, solitamente 12 kg di TNT. Venivano poi tenuti a digiuno per vari giorni in modo da provocare una fame tale da spingerli alla ricerca di cibo, solitamente sistemato in fase di addestramento sotto i carri armati. Così gli animali si abituavano a strisciare sotto i cingolati. Veniva inoltre insegnato loro a muoversi in maniera da evitare il fuoco nemico e a non temere l’artiglieria pesante. I primi cani anticarro furono introdotti nell’Armata Rossa nel 1939. Parteciparono ai primi combattimenti due anni dopo.
La prima disastrosa battaglia
I cani anticarro del primo battaglione speciale (212 cani e 199 addestratori) furono utilizzati per la prima volta in un combattimento nei pressi di Mosca. Il primo attacco dei soldati a quattro zampe si rivelò un totale disastro, perché gli animali non erano coperti dalla fanteria sovietica e i tedeschi riuscirono a eliminarli con facilità. Inoltre gli addestratori commisero un grave errore: ammaestrarono i cani utilizzando carri armati sovietici, che, a differenza di quelli tedeschi, erano alimentati a gasolio, anziché a benzina. Una differenza di odori che confuse terribilmente i cani sul campo di battaglia.
I combattimenti
Anche se il Primo battiglione fu spazzato via, l’Urss continuò a utilizzare i cani anticarro per combattere i tedeschi. Vennero cambiate le tattiche e l’addestramento. Alla fine del 1941, oltre 1.000 cani combattevano sul fronte e l’anno successivo il numero superò le 2.000 unità. Il 21 luglio 1942 i cani suicidi contribuirono a ottenere la vittoria durante una grande battaglia che si svolse vicino a Taganrog, sul Mar di Azov. Durante l’assedio di Leningrado, un gruppo di cani fece esplodere i carri armati e le fortificazioni nemiche, riuscendo a farsi strada intorno al filo spinato e identificando le posizioni del nemico. Riuscirono a far saltare in aria diversi bunker e un deposito munizioni.
Il contributo alla vittoria
Verso la metà del 1943, la situazione era alquanto diversa. L’Armata Rossa iniziò a ricevere un cospicuo rifornimento di armi anticarro, insufficienti all’inizio della guerra. Fu così che i cani anticarro vennero “mandati in pensione”. In totale questi soldati a quattro zampe riuscirono a distruggere 304 carri armati nemici, contribuendo a spostare l’ago della bilancia verso la vittoria dell’Unione Sovietica e la sconfitta del nazismo. Con la fine dei combattimenti, i cani restanti vennero riqualificati e addestrati per missioni di rilevamento mine. Molti di loro sopravvissero ben oltre la fine della guerra.
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UCRAINA: GLI USA UFFICIALIZZANO LA FORNITURA DI ARMI E ADDESTRAMENTO AL BATTAGLIONE NEONAZISTA AZOV. LA STORIA E PER COSA COMBATTONO I MILITANTI DEL BATTAGLIONE
A cura di Enrico Vigna, 12 giugno 2024Il primo leader di fu Andriy Biletsky, chiamato il “capo bianco” che scrisse “…la missione storica della nostra nazione in questo momento critico è guidare le Razze Bianche del mondo in una crociata finale per la loro sopravvivenza. Una crociata contro gli Untermenschen ‘subumani’ guidati dai semiti….” L’11 giugno il governo statunitense ha annunciato,…
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E' ormai un anno che stiamo assistendo all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Noi libertari* non abbiamo simpatia per nessuno stato e nessun confine. La nostra solidarietà non va ad alcun regime, partito, stato, ma solo alle popolazioni che subiscono la guerra. Ma ciò non ci impedisce di riconoscere, anche in questo caso, che vi è differenza sostanziale tra chi aggredisce e chi è aggredito: la popolazione bombardata, massacrata, devastata, è quella ucraina: noi siamo totalmente dalla loro parte. L'equidistanza forzata "né con Zelensky né con Putin", che per noi è scontata ideologicamente (potremmo mai essere pro un qualsiasi schieramento di potere?), è però purtroppo spesso diventata un giustificazionismo di fatto, un artificio retorico dietro cui si nasconde una mentalità nostalgica che vede il fu Impero Sovietico come baluardo contro il perfido Occidente capitalista. Ma chi si pone in questo modo proviene proprio da questo "Occidente", e spesso da una posizione di comodo si permette di giudicare e disquisire sulla "reale" resistenza del popolo ucraino. Questo, lo diciamo, è un modo errato, e italocentrico, di porre la questione. Qualcun* lo chiama "west-plaining", ovvero sentenziare a partire da un posizionamento di privilegio, quello di vivere in un Paese occidentale. Altrettanto fuorviante è l'analisi che giustifica questa guerra imperialista con la presenza della NATO. Ora, noi siamo da sempre visceralmente ostili a qualsivoglia alleanza militare, come la NATO (e come lo siamo pure per il Patto di Varsavia!), ma chi giustifica l'intervento russo con la presenza della NATO nei Paesi dell'Est opera di fatto un negazionismo ideologico e culturale pericoloso, oltre che astorico. La NATO è un'organizzazione militarista (che andrebbe smantellata), che fino all'intervento di Putin era avvertita da gran parte dell'establishment come desueta, e c'era chi metteva in seria discussione il suo futuro: ciò che ha ridato importanza a questa stortura militarista è stato appunto l'intervento imperialista russo, che segue le stesse logiche di potere. Putin ha invaso l'Ucraina esclusivamente per riproporre un modello imperialista, colonialista, autoritario; il fatto che non sia il solo, su scala mondiale, a farlo, non sposta la gravità dell'azione militare da lui voluta. Certamente anche altri soggetti (NATO, USA, UE; ecc) approfittano della situazione, ma questa non può essere una giustificazione verso l'invasione russa. Il problema è che in Italia (e non è così nel resto d'Europa!) permangono residui di stalinismo (che è autoritarismo criminale tale e quale il fascismo) in buona parte della sinistra italiana, che ripropone talvolta analisi stereotipate anni '50 cieche rispetto al portato politico e culturale della critica libertaria e liberante post'68. Un ulteriore problema è dato dal retroterra lasciato dalla pandemia, e dalla polarizzazione del dibattito sui vaccini che ha generato posizioni surreali e divisive, da cui hanno preso piede alcune visioni che guardano con simpatia allo Zar Putin, inteso come "campione" che si oppone al "pensiero unico" occidentale. La stesso critica va mossa verso tutti i tentativi di strumentalizzazione, sia di chi usa la presenza di nazisti in Ucraina (come se da noi non esistessero), sia di chi si fissa sull'autoritarismo di Zelensky (vittorioso alle elezioni perchè considerato populista e uomo "di mediazione"), scordando che anche il più progressista degli Stati, purtroppo, in una situazione di guerra interviene con legislazioni speciali, che peraltro vanno denunciate, in ogni momento. Chi invece vede solo il Battaglione Azov e non i gruppi nazisti presenti dalla parte russa, e li sostituisce commosso immaginando fanfare trionfanti e bandiere sovietiche sui carrarmati di Putin, è abbagliato dalla nostalgia. (...)
USI Parma Gruppo Anarchico Cieri -Parma Collettivo Libertario Parma USI Modena Circolo Anarchico Berneri - Bologna
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Eh beh.
Oggi non scrivo io ma copio l'editoriale di Travaglio che è molto interessante.
Quando, esattamente 15 mesi fa, la Russia attaccò l’Ucraina, qualche certezza l’avevamo tutti.
Pensavamo che Kiev non c’entrasse nulla con la Nato, fuorché nella propaganda di Putin; poi la Nato intervenne cobelligerando e armando Kiev fino ai denti.
Pensavamo che il governo ucraino non c’entrasse nulla coi nazisti, fuorché nella propaganda di Putin. Poi Zelensky si portò un nazi del battaglione Azov (inquadrato nelle forze armate di Kiev) nel collegamento col Parlamento greco. E altre centinaia ne vedemmo uscire dall’acciaieria di Mariupol con i loro simpatici simboli nazisti e le loro svastiche tatuate.
Pensavamo che le nostre armi servissero per la resistenza dell’Ucraina contro gli attacchi della Russia; ora scopriamo che l’Ucraina le usa per attaccare la Russia con milizie di estrema destra che i giornaloni chiamano “partigiani russi”, ma senza spiegare perché partono dall’Ucraina e quando mai i nostri governi han dichiarato guerra alla Russia.
Pensavamo che, fra Ucraina e Russia, lo Stato terrorista fosse la Russia, come da black list della Nato e dunque dell’Ue. Poi gli ucraini hanno assassinato a Mosca Darya Dugina, figlia del filosofo Aleksandr. Poi il capo dei Servizi militari ucraini Budanov s’è vantato di “uccidere” i propagandisti russi “ovunque sulla faccia della terra fino alla vittoria”. Confermando che l’Ucraina è uno Stato terrorista che fa attentati con le nostre armi. Cosa peraltro già nota dal 2014, quando le sue forze armate assassinarono il giornalista italiano Andrea Rocchelli e il collega russo Andrej Mironov in Donbass, coperte dai depistaggi dei regimi Poroshenko-Zelensky.
Pensavamo che l’obiettivo fosse un cessate il fuoco e un negoziato per risparmiare altri morti e distruzioni; oggi basta dire “cessate il fuoco” per essere putiniani.
Pensavamo che Bakhmut fosse la Maginot degli ucraini, tant’è che in sei mesi ci han bruciato decine di migliaia di uomini e un’infinità di proiettili e armi; ora che l’esercito più potente d’Europa, armato dai 40 Stati della temibile “Nato allargata”, l’ha persa, nessuno ne parla più, come se fosse un paesucolo qualunque.
Avevamo capito che la controffensiva ucraina di primavera per riconquistare gli oblast di Lugansk, Donetsk, Kherson, Zhaporizhzhia e ovviamente la Crimea e poi trattare la resa di Putin sarebbe scattata in primavera; e ci auguriamo che arrivi in fretta, perché fra 26 giorni ci toccherà attendere la controffensiva d’estate.
Avevamo capito che la Russia sarebbe andata in default nella primavera 2022; ora leggiamo che il default lo rischiano gli Stati Uniti nella primavera 2023.
Avevamo capito che la prima vittima delle guerre è la verità. Ma forse stavolta si esagera.
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Su amazon è on line libro di Carolus Löfroos "Il Gruppo Straniero.
Un libro che racconta la storia del Battaglione Azov tramite un resoconto di prima mano che racconta come era la vita nel famoso battaglione indipendente.Ne “Il Gruppo Straniero,” il volontario svedese Carolus Löfroos offre in vividi dettagli la sua esperienza dal 2014 al 2015 nell’eterogeno gruppo di Foreign Fighters dell’Azov. L’approfondimento di Löfroos copre il periodo dalle proteste di…
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Avevo un’amica ucraina in triennale (lei proprio di Kiev) che all’epoca quindi ti parlo del 2013/2014 mi aveva raccontato che l’Ucraina era uno stato sull’orlo del fallimento, non avevano soldi per pagare pensioni e stipendi ma a quanto pare li hanno sempre avuti per finanziare il battaglione Azov… Non commento oltre
purtroppo non si può dire niente di tutto questo senza passare per filo-putiniani ma l'ucraina è un paese che investe tantissimo in spese militari rispetto a quanto si possa permettere, perché non se la passava benissimo e anche prima della guerra non se la passava benissimo seppure in ripresa. E quei finanziamenti significano anche soldi a veri e propri nazisti con le armi che hanno portato avanti una pulizia etnica per anni della popolazione russofona...questo è. E se siamo contro ogni pulizia etnica dobbiamo esserlo in tutti i casi
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“ Diceva Eschilo che «la prima vittima della guerra è la verità». Ma la seconda è la logica. Putin affermava di voler «denazificare l’Ucraina», ma usava le bombe e i carri armati, cioè gli stessi metodi con cui Hitler nazificava l’Europa. Gli atlantisti ribattevano che «non si tratta col nemico»: semmai si tratta con l’amico, ma su cosa? Boh. Joe Biden dava del «macellaio» e del «genocida» a Putin, epiteti decisamente appropriati, soprattutto il primo. Ma un tantino indeboliti dal pulpito da cui provenivano: quello del padrone della macelleria (che ha fatto molte più guerre e molti più morti di Putin e al massimo potrebbe assumerlo come garzone). Bill Clinton coglieva l’occasione della guerra di Putin per vantarsi di aver allargato la Nato a Est «pur consapevole che i rapporti con la Russia potevano tornare conflittuali», perché «l’invasione russa dell’Ucraina dimostra che era necessario». Che è un po’ come dire: l’ho preso a calci in culo e lui mi ha spaccato la faccia, quindi avevo ragione io a prenderlo a calci in culo. I trombettieri delle Sturmtruppen ripetevano due mantra. 1. «La Nato è un’alleanza difensiva» (ma non spiegavano come mai nella sua storia abbia aggredito mezzo mondo). 2. «La Nato difende i valori della democrazia» (ma non spiegavano perché vanti tra i suoi soci la Turchia di Erdoğan e abbia appena fomentato un golpettino in Pakistan per cacciare un premier non gradito). Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky intimava all’Ue di rinunciare al gas russo «sporco di sangue», «finanziando il genocidio»: lui però continuava ad acquistarlo tramite Paesi vicini e società svizzere, pagandolo profumatamente, «finanziando il genocidio» e per di più incassando da Putin 1,4 miliardi l’anno «sporchi di sangue» per i diritti di transito del gasdotto russo sotto il suolo ucraino.
L’Onu espelleva la Russia dal Consiglio per i Diritti Umani, presieduto dall’Arabia Saudita (nota culla dei diritti umani, apprezzata da Matteo Renzi, ma soprattutto da Jamal Khashoggi, da ottanta giustiziati nel mese di marzo, nonché dai 370mila morti e dai venti milioni di affamati nello Yemen). Per non dipendere dal gas e dal petrolio dell’autocrate Putin, Draghi firmava contratti per far dipendere l’Italia dall’autocrate algerino Abdelmadjid Tebboune (che reprime partiti di opposizione e sindacati, fa arrestare attivisti per i diritti umani ed è fra i migliori partner militari di Mosca) e di altri regimi autocratici che hanno rifiutato di condannare la Russia all’Onu: Qatar, Egitto (vedi alle voci Regeni e Zaki), Congo (vedi alla voce Attanasio), Angola e Mozambico. E continuava a vendere armi all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti (i macellai dello Yemen), all’Egitto e al Qatar. A supporto del ribaltamento della logica, si provvedeva a ribaltare anche il vocabolario, secondo i dettami del ministero della Verità in 1984 di George Orwell: «La guerra è pace», «La libertà è schiavitù», «L’ignoranza è forza». Putin vietava di parlare di «guerra» perché la sua era solo un’«operazione militare speciale». E chi diceva il contrario finiva in galera. Ma in passato anche i buoni occidentali, quando aggredivano militarmente questo e quello, la guerra non la nominavano mai: meglio “missione umanitaria”, “esportazione della democrazia”, “peacekeeping”. A ogni strage di civili – regolarmente attribuita ai russi, anche nei casi in cui era opera delle truppe ucraine o dei loro fiancheggiatori neonazisti del Battaglione “Azov” – si ricorreva a termini impropri come “genocidio” (distruzione sistematica di un popolo, di un’etnia, di un gruppo religioso) e a paragoni blasfemi con l’Olocausto, la Shoah, la Soluzione Finale (termini finora usati da tutti, fuorché dai negazionisti, esclusivamente per quell’unicum storico che fu lo sterminio nazista degli ebrei). Ma bastava leggere i libri di Gino Strada per sapere che le stragi di civili sono una costante di ogni conflitto e si chiamano precisamente “guerra”, visto che in ciascuna il rapporto fra vittime civili e militari è invariabilmente di 9 a 1. E quella in Ucraina purtroppo non faceva eccezione, malgrado l’indignazione selettiva dei fanatici atlantisti che – per bloccare sul nascere qualunque tentativo di portare Putin al tavolo del negoziato – si affannavano a dipingere quel conflitto come diverso da tutti gli altri per le vittime civili, le fosse comuni, le torture, le violenze gratuite e le armi proibite (anch’esse caratteristiche costanti di tutti i conflitti, inclusi quelli scatenati dai “buoni”). “
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Dalla prefazione di Marco Travaglio a:
Franco Cardini, Fabio Mini, Ucraina. La guerra e la storia, Paper First, Maggio 2022 [Libro elettronico]
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