#AttenGo
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pensando a tutte le persone che non capiscono il testo della canzone di geolier e chiedono i sottotitoli in italiano.... piacere mi chiamo francesco sono di Milano (proprio Milano Milano), non ho letto la traduzione del testo della canzone e questo post è qui per provare un punto
disclaimer: sono un dottore in lingue specializzato in lingue scandinave, parlo 4 lingue tra il B2 e il C2 e altre 2 al B1, credo sia l'unica cosa che possa avvantaggiarmi. non ho mai avuto contatti prolungati con la lingua, il dialetto o la cadenza napoletana. Qui sotto è tradotta la strofa 1, il pre-ritornello e la strofa 2. Il ritornello è praticamente in italiano neostandard e non ho abbastanza tempo per tradurre tutta la canzone.
in corsivo le parole/termini/frasi di cui non sono convinto
lesgo
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Noi siamo due stelle che stanno precipitando
Ti stai vestendo consapevole che ti devi/dovrai spogliare
Pure il male ci fa bene, insieme io e te
Ci avevamo/abbiamo sperato di stare per sempre insieme io e te
No, no, no, come si fa, no no no, ti sei scordata?
Per ora no, non lo posso fare, se non ci stavi (credo sia "se non fossi esistita" , ma mi attengo al letterale), ti avrebbero dovuta inventare
La felicità quanto cosa se i soldi non la possono acquistare?
Ho sprecato tempo a parlare
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Non ci avessi mai pensato
Che l'inizio della storia era già la fine della nostra storia (che l'inizio della nostra storia era già la sua fine?)
Il cielo ci guarda
E quando piove è perché è dispiaciuto per me e per te
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Tu mi intrappoli abbracciandomi, pure il diavolo era un'angelo
Come mi si può amare se non ti amo? Come si può volare senza ali?
E no, è passato tanto tempo dall'ultima volta
Dammi un poco più di tempo per l'ultima volta
E no, no, no, no come si fa, no no no, ti sei scordata?
Per me, no, non lo posso fare
Conclusione: ritengo che chi nemmeno leggendo il testo capisca per lo meno il senso generale della canzone debba farsi un esame di coscienza sul suo livello di comprensione dell'italiano
#io non ascolto geolier ma non stento a credere che abbia edulcorato la lingua a favore della canzone#perché io il napoletano non lo capisco e ne sono abbastanza certo#ma questo è pressoché italiano. poi non dico che a udito si riesca a capire così bene#ma ho visto gente (ANCHE QUI) chiedere dei sottotitoli in italiano#1. puoi mettere i sottotitoli al festival#2. il testo di geolier è in napoletano e si capisce benissimo#bene buona giornata#sanremo2024#sanremo 2024#sanremo#geolier#mi sono tolto un sassolino dalla scarpa
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Mi attengo quasi sempre al quinto emendamento!
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.
E rispondo solo dopo un caffè!
Buongiorno a tutti!
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Continuazione di quel mitico documento sul cambiamento climatico ("La Grande Truffa") che ha aperto gli occhi a così tante persone, questa seconda parte è una sorta di aggiornamento, 17 anni dopo. Di tutti i dati che gli esperti effondono su come vengono manipolati i modelli climatici, mi attengo a questo: la maggior parte dei termometri che raccolgono dati sono stati confinati nelle grandi città (perché quelle che 30 anni fa erano le periferie. con la crescita di queste megalopoli hanno finirono per far parte dell'area urbana) ed è stato dimostrato che dove c'è congestione della popolazione, la temperatura aumenta nell'ordine di 5 anni. Tuttavia, quando si controllano le temperature degli ultimi decenni nelle zone rurali e negli oceani (eliminando i termometri nelle città), appare la realtà: la temperatura è cambiata poco negli ultimi 70 anni. Altamente raccomandato.
https://youtu.be/_3StUI0HtC8?si=vJ4F8czmWJGPALKc
youtube
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Vannacci: "Non mi dichiaro antifascista, mi attengo alla legge'"
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Se sei così convinto, che te devo dí piu?
Ma zii non è che son convinto, semplicemente mi attengo alla realtà dei fatti
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Naturalmente, nessuna gioia di scrivere, in questa impresa in cui mi attengo più che posso a parole e frasi sentite davvero, talvolta sottolineandole con dei corsivi. Non per indicare al lettore un doppio senso e offrirgli così il piacere di una complicità, che respingo invece in tutte le forme che può prendere, nostalgia, patetismo o derisione. Semplicemente perché queste parole e frasi dicono i limiti e il colore del mondo in cui visse mio padre, in cui anch’io ho vissuto. E non si usava mai una parola per un’altra.
Annie Ernaux, Il posto
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Ringraziate che non faccio un duro elenco dei Vostri errori cognitivi, sarebbe davvero grigia. Mi attengo ai disturbi televisivi e giornalistici da trauma visivo emotivo
#literature#love#art#nature#spiritual development#books & libraries#light academia#feelings#yoga#reading
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PACHYDERMIC WORKING
Vi ricorderete tutti quando durante la pandemia molti lavoratori furono costretti al cosiddetto smart working. Naturalmente in quei giorni dovendo fare di necessità virtù, tutti o quasi tutti , scoprirono che esisteva un modo di lavorare da casa che produceva gli stessi risultati, anzi migliori. A scuola la questione fu molto più complicata, poiché, a fronte di questa esigenza impellente, si era scarsamente attrezzati, benché fu proprio la pandemia a far cambiare molte inveterate e arcaiche abitudini. Un discorso a sé andrebbe fatto per la “didattica a distanza”, ma non è un discorso che mi compete e che necessità di competenze specifiche che non sono le mie. A dire il vero non so bene quali siano nella fattispecie nemmeno le mie “competenze” conosco solo quali sono i miei “doveri” e a quelli mi attengo. Durante quei febbrili giorni i ministri del Governo Conte si dissero convinti che non solo lo smart working ci avrebbe permesso di salvare il paese, ma che addirittura non si sarebbe potuto pensare ad alcuna forma di lavoro diversa per il futuro. Naturalmente la convinzione era supportata da studi e pareri dei famosi “esperti” che non mancano mai, anzi abbondano. Il dibattito ebbe inizio e, come tutti i dibattiti di quel
periodo, si sciolse come neve al sole passata l’emergenza. In realtà esistono davvero studi molto circostanziati che dimostrano e argomentano che lo smart working è una forma di lavoro intelligente, economica, efficace e, come si dice oggi “sostenibile”. Citerò solo uno di questi studi, quello del sociologo del lavoro Domenico De Masi, una vera autorità in materia che ha scritto un poderoso volume edito da Marsilio e reperibile anche in e.book, dal titolo appunto “Smart working”. Naturalmente non tardarono le polemiche: i ristoranti non avrebbero più guadagnato nella pausa pranzo, i rapporti umani si sarebbero azzerati, gli immobiliaristi non avrebbero più affittato gli uffici, i lazzaroni avrebbero preso il potere, insomma l’Apocalisse. Ieri, con il canonico ritardo, è stato firmato il nuovo contratto collettivo nazionale del personale della scuola, scaduto se non ricordo male nel 2019. Tra le novità del contratto, a parte i soliti 80-90 euro di aumenti per gli impiegati della scuola e le solite belle parole sulle centralità dei docenti ecc. ecc. avrebbero dovuto esserci (così era stato promesso dai governi che nel frattempo si sono succeduti), la norma per lo smart working. La norma però è sparita e ci si limita a parlare di una non meglio identificata “regolamentazione delle attività non didattiche a distanza dei docenti”. Cosa sia non lo so e non voglio saperlo. Invece vorrei sapere perché non è stato previsto lo smart working per gli impiegati della scuola. Non lo saprò mai ma mi piacerebbe tanto. Ci sono operazioni che svolgono in un ufficio scolastico, che se fatte da casa o fatte dall’ufficio producono lo stesso risultato: l’adozione dei libri di testo, le statistiche e le rilevazioni, moltissime operazioni sul personale della scuola, quasi tutte le operazioni di contabilità, potrei continuare. Operazioni per le quali il contatto umano non serve affatto, anzi è spesso dannoso in termini di concentrazione e di velocità delle operazioni. Sembra però che i dirigenti scolastici ministeriali di alto livello credano che la presenza fisica del lavoratore sia necessaria per poter operare, oltre che un controllo anche una sorta di affermazione del “potere”. Non è una argomentazione risibile, anche qui fior fior di sociologi hanno affermato che questo non è un aspetto di secondaria importanza. Insomma che i lavoratori non docenti della scuola, si accontentino della mancetta quinquennale e non disturbino il manovratore. Naturalmente anche i sindacati su questo (anche su questo) hanno da dire poco o nulla, al di là di generiche affermazioni di principio. Essendo ormai quasi al termine della mia avventura nella scuola (chiamarla “carriera” vorrebbe dire usare un termine improprio), ho avuto la soddisfazione di essermi sbarazzato di penne, fotocopie, cartacce varie e di aver digitalizzato i fascicoli personali di centinaia e centinaia di studenti, cosa che avrei potuto fare anche dal divano di casa mia. Google guadagna circa 81 dollari al secondo e più della metà dei suoi dipendenti lavorano da casa. E a scuola? A scuola si guarda Google con sospetto…
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fumi?
tabacco no :/
#più che altro perché so che se inizio a fare qualcosa del genere 'facilmente reperibile' non ne esco più#quindi mi attengo a materie meno reperibili 😗✌️ thanks adhd
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DALLA PARTE DEI DISERTORI
Una delle cose più abominevoli della guerra è costringere qualcuno a uccidere o farsi uccidere.
Tempo fa leggevo un articolo sullo stress post-traumatico di tanti reduci del Vietnam ricoverati in reparti psichiatrici.
Una generazione è stata annichilita.
Dopo l'esplosione di una violenza istituzionalizzata e considerata presentabile nella buona società americana, molti reduci sono implosi, schiacciati dal peso dei loro incubi.
Il film Full Metal Jacket parla di Vietnam, ma è una finestra su tutte le guerre. È un racconto feroce di quello che ti aspetta durante l'addestramento e mentre infuria la battaglia. In quei contesti rimane a galla chi si rifugia nell'annullamento di sé per trasformarsi in una macchina. Chi non ci riesce sprofonda nel delirio. Ma anche i soldati che mantengono un precario e contraddittorio equilibrio perdono qualcosa per sempre, persino quando sopravvivono, persino quando riescono a immergersi in una disperata apatia. Magari tornano a casa, ma sono rassegnati alla brutalità del mondo.
Non entro nei dettagli per non rovinarvi il film. Va guardato.
Io l'ho visto tutto d'un fiato, malgrado qualche cedimento emotivo di fronte alle sequenze più crude.
La verità è che non sopporto l'idea di un'arma da fuoco nelle mie mani, neanche come astrazione confinata nell'iperuranio, nemmeno come riflessione filosofica durante in cineforum o come ipotesi enigmistica in un gioco di società. Ho già parlato di questa mia repulsione da qualche parte, perché è nella top ten delle mie ossessioni, ma ribadisco il concetto.
Non reggo l'idea di toccare fucili o pistole in nessuna situazione, anche se sto affrontando l'argomento proprio ora, in preda a un attacco di masochismo. Mentre scrivo, tento di sopprimere l'immagine dell'arma nel mio pugno, ma il mio flusso di coscienza è indisciplinato. Ricado nella condizione paradossale di chi cerca di non pensare al porpora e quel colore, come per dispetto, diventa lo scenario di qualsiasi parto della mente.
L'arma è l'antimateria che può farmi scomparire nel nulla.
Mi attengo al seguente precetto: io da una parte, l'oggetto che spara in un mondo parallelo. Così nessuno si farà male, letteralmente.
Vista la mia curiosa idiosincrasia per stragi e cose simili, posso vagamente intuire l'abissale sconforto dei giovani russi e ucraini mandati a combattere contro la loro volontà.
Al loro posto mi ubriacherei a morte durante il viaggio verso la prima linea. Se in simili circostanze mi offrissero una siringa caricata con oppioidi e Quaalude, potete scommettere che mi bucherei il braccio in meno di un nanosecondo per non pensare al mio destino. A furia di drogarmi, farei impallidire persino gente della pasta di John Belushi, prima di soccombere all'inevitabile overdose.
Le alternative esistono: scappare chissà dove oppure opporsi a viso aperto, subire un arresto e finire in carcere, per poi subire i soprusi di guardie poco compassonevoli in celle sovraffollate.
Nel caso di ribellione sono da mettere in conto anche le torture e le condanne a morte. Durante la guerra, la retorica patriottarda scorre a fiumi e la diserzione diventa il tradimento supremo. Non puoi aspettarti di essere trattato con i guanti, se getti il fucile in un fosso.
Avrei il coraggio di essere un oppositore che sfida il sistema a viso aperto e si prepara ad affrontare terribili conseguenze? Difficile rispondere. Non voglio conferire a me stesso premi e attestati di merito psichici per atti eroici che non ho commesso.
Forse, semplicemente, tenterei la fuga insieme a una moltitudine.
So solo che tante persone si oppongono, si sottraggono alle armi, disertano.
Ma al loro posto non saprei dove scappare, perché qualsiasi cartina geografica mostra con implacabile chiarezza che esistono stati e confini.
Dobbiamo offrire un rifugio a chi brucia la divisa, invece di raggiungere nuove vette di perfezione nel voltare la testa dall'altra parte.
Apriamo le nostre deplorevoli frontiere per proteggere i disertori russi e ucraini.
Facciamo risuonare il nostro barbarico yawp sui tetti del mondo per chiedere che ottengano lo status di rifugiati.
Finora questo tema è rimasto troppo ai margini del dibattito pubblico.
Portiamola avanti come si deve, senza dimenticare le basi, questa lotta antimilitarista.
[L'Ideota]
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Mattarella ha già fatto il cattivo (direi più controverso ma mi attengo al joke del post) all'epoca della guerra del Kosovo.
io nel dubbio ai personaggi della politica italiana reagisco generalmente così, a prescindere:
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Principi rispettati
Durante la lettura, io mi attengo abbastanza ai principi espressi in Come un romanzo, l’unico dei libri di Daniel Pennac che io abbia mai letto. Alludo soprattutto al diritto di non leggere integralmente un libro e di saltarne quelle parti che ci riescono indigeste. Personalmente, nei romanzi e racconti salto quelle parti che appesantiscono la narrazione, esulando dalle mie competenze di umanista: soprattutto spiegazioni tecniche e teorie sociopolitiche, specie se utopistiche. Le descrizioni, invece, me le faccio tutte. Nelle raccolte di racconti, tematiche e non, abbandono dopo pochi paragrafi quelli che mi sembrano meno riusciti o francamente brutti. Nei saggi evito ciò che, come nel caso della narrativa, non rientra nel mio bagaglio culturale: roba tecnica e soprattutto numerica (statistiche, elenchi, ecc.). Fan caso a parte i saggi di critica letteraria: non leggo le parti dedicate a scrittori mai letti perché non capirei a fondo le affermazioni del critico. Per il resto, leggo praticamente tutto. Se mi piace, però. Altrimenti resta chiuso.
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Que pasa.
E' un pò che non scrivo e ho raggiunto anche un bel periodo senza sigarette, anche se sto fumano più fraccozzi quindi diciamo che compenso e che alla fine non ho smesso di fumare del tutto, anche se passo tutta la giornata fino alle 16:31 e poi ... va bè, levando sto dettaglio come va? Guerra a parte? Direi bene, sto piano piano, ma molto piano, cercando di impostare un nuovo metodo di creazione con differenti strumenti in ballo, la maggior parte saranno ricavati da software, ma pur sempre rispettando i canoni musicali che ho in mente, che sono ancora ammatassati e quindi difficili da decifrare, ma sono la, più alcune specifiche un pò tecniche che tedierebbero il blog in se :D
Quello che andrò a fare è semplicemente costruire al pc la batteria, potrei dire scriverla sul software, ma in realtà è più semplice inserire le note sulla griglia, si magari se ho bisogno di qualcosa di particolare posso usare il pentagramma, ma per velocità e praticità, griglia. A breve acquisterò anche un midi controller, niente di super sofisticato o complicato, giusto per farci tappeti e suoni vari, e in realtà mi servirebbe anche un basso, si posso suonarlo col controller, posso anche scriverlo sul software, ma mi piacerebbe dare il tocco, almeno negli strumenti a corda, visto che di base suono la chitarra. Detto questo mi attengo al piano, cioè quello di creare qualsiasi cosa sia decente senza nessun limite di stile o di forma, così facendo inizia anche la parte più interessante della musica, quella che mi piace di più, la sperimentazione e chissà se magari qualcosa di buono esce; ovvio che se vedo che dopo mesi sono ad un punto morto o che non sto facendo niente di eclatante, vedo come posso permutare e continuare facendo qualcosa di semplice, tipo blues o rock.
Per il resto tutto uguale, lavoro sempre online e mi sta veramente piacendo da morire, trombo un pò di più, cerco sempre una pelle, ma che ci vuoi fare Blog sono fatto così, ho sempre voglia di assaggiare assaggiare, sono un Vagitarian :D
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Lo spero per te di ritrovarti con il tuo diamante. Certo amori fanno dei giri immensi e poi ritornano, quindi lo auguro anche a te. Basta crederci, ciò che viene destinato a noi, prima o poi ci raggiunge.
Ottimista, ho smesso di sperare, mi attengo alla realtà dei fatti.
Anyway, why do u believe so much in these returns? do you feel it yours? U believe that?
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Ho un cuore tenero e un'anima pura, ecco perché sento tutto così profondamente.
Sono chiara su una cosa: questo è il mio superpotere, non la mia debolezza.
Il mondo ha bisogno di più me, quindi non sopprimerò chi sono.
Non è mio compito curare ogni persona che incontro, ma è mio compito assicurarmi che la mia natura gentile rimanga intatta durante il mio viaggio.
Sto vicino a coloro che mi apprezzano sinceramente e sto lontano da coloro il cui unico obiettivo è sfruttare la mia energia.
Non devo accettare l'energia di chiunque. E non devo cercare di abbinare o farmi piacere per forza la vibrazione di nessuno.
Mi attengo alla mia pace.
Proteggo il l mio spazio.
Fluisco accettando solo un energia simile alla mia.
Ho il permesso di rifiutare qualsiasi regalo indesiderato che mi viene inviato.
Ho questo ♡
( Shri Lakshmi )
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I dati dell’epidemia vengono mostrati correttamente?
Sono dell’opinione che bisognerebbe fare molta attenzione ai dati che diffonde la Protezione civile. O meglio a come ha deciso di presentarli alla popolazione e di come li riportano le testate giornalistiche (qui, nella foto, la home di oggi di Repubblica.it). Oggi, ad esempio, si parla di 3491 positivi che in realtà sono la differenza fra il conteggio totale delle persone infette di ieri e il totale delle persone attualmente infette. È però altamente fuorviante dare questo dato perché paradossalmente i morti contribuiscono ad abbassare questo valore (visto che i morti non sono più conteggiati fra gli infetti), ed anche i guariti hanno questo contributo sul numero che viene fornito. Infatti, come si può verificare su worldometer, il numero di nuovi infettati oggi è invece di 5210, che è proprio la somma dei tre dati forniti dalla Protezione civile. Questo numero è infatti la differenza fra il numero di casi totali a ieri (69.176) e quelli ad oggi (74.386).
Il sito di worldometer lo spiega benissimo:
During the press conference, Protezione Civile officials were asked to clarify what the "change in active cases" ("incremento delle persone attualmente positive") really represents, after our website had raised the issue of Italian media reporting the change in active cases (a lower number) rather than the change in total cases (a higher number), incorrectly representing it as "newly infected" when, in fact, it represents the "change in active cases" Newly infected, meaning the number of people who have tested positive to the virus in the last day, corresponds to the number Worldometer has always reported, which is the change in total cases in accordance with the international standards set by the WHO and followed by all countries. An important figure which can be compared to newly recovered, as we do in our charts. The change in active cases (what most Italian media incorrectly label as "newly infected") is the result of the following formula: (newly infected) - (new deaths) - (new recoveries).
È quindi evidente come il numero riportato dalla Protezione civile e dalla maggior parte dei media italiani è innanzitutto scientificamente inutile e non rappresentativo della situazione. Ma è anche palesemente scorretto dal punto di vista morale perché paradossalmente indurrebbe un maggiore senso di sollievo nella popolazione anche in una giornata con un picco inusuale di morti.
Personalmente non voglio festeggiare quando il numero morti aumenta, quindi mi attengo al numero di nuovi contagiati, non alla differenza fra i infetti di ieri e quelli di oggi.
Da qualche giorno il Corriere della Sera sta riportando i dati in maniera corretta. Oggi ad esempio scrive:
In Italia, dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus, 74.386 persone hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (sono 5.210 persone in più rispetto a ieri).
Altro discorso importante è invece quello riguardo il cosiddetto trend: si tratta dell’andamento nel tempo della differenza fra il dato di nuovi contagi di ieri e quello di oggi: matematicamente un rapporto incrementale della funzione dei contagiati. Parlare di numeri assoluti, seppur importante perché trattasi di esseri umani (e anche perché serve per misurare il carico potenziale sul Sistema Sanitario Nazionale), contribuisce ben poco a capire in che fase dell’epidemia ci troviamo. Infatti, nei momenti peggiori, le epidemie si diffondono secondo una legge matematica esponenziale ovvero secondo una crescita percentuale costante. Tenere d’occhio quindi il dato percentuale è decisamente più significativo che guardare il dato assoluto, almeno per cercare di capire quanto stia peggiorando o migliorando la situazione dell’epidemia.
Di seguito ho messo il grafico che ho disegnato a partire dai dati forniti da worldometer, calcolando la variazione percentuale di nuovi contagiati giornalieri, partendo dal 15 febbraio ad oggi, 25 marzo.
È evidente che la percentuale di incremento dei contagiati stia calando e questo è vero anche nei i giorni in cui il numero assoluto di nuovi contagiati rimane costante, perché aumenta il denominatore della frazione: il numero totale dei contagiati. Questo significa che, seppur non abbiamo ancora raggiunto il famoso picco dell’epidemia, è indubbio che l’esponenziale stia rallentando. E da un numero di giorni ben superiore ai quattro che dice Repubblica.it.
La speranza è che raggiunga lo zero percentuale il prima possibile (appunto il picco) e che il grafico cominci a invertire la rotta. A scanso d’equivoci ricordo che comunque il grafico dei contagiati in Italia è ancora in crescita:
A occhio potrebbe sembrare che abbiamo raggiunto il punto di flesso della curva e che quindi non sia più tecnicamente una esponenziale, ma le oscillazioni giornaliere sono ancora troppo ampie per non rischiare di farsi ingannare. Lascerei quindi eventuali ulteriori considerazioni agli esperti di epidemiologia.
Un’ultima considerazione però è doverosa. Perché, nonostante gli errori del Governo e il menefreghismo di alcuni, le precauzioni che la popolazione italiana sta prendendo stanno comunque contribuendo ad un risultato: se la variazione percentuale dei contagi fosse rimasta costante al 20,2%, valore che aveva raggiunto l’8 marzo (giorno prima dell’entrata in vigore del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri valevole su tutto il territorio nazionale), ad oggi non avremmo un numero di contagiati pari a 74.386 ma a 168.320, con ovviamente anche un numero di morti più che raddoppiato.
Per cui: continuiamo così e meglio, che la strada è quella giusta.
#coronavirus#contagi#protezione civile#dati#informazione#giornali#worldometer#epidemia#trend#covid-19#grafici#esponenziale#punto di flesso#picco#derivata
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