#Andrea Franzoso
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S.f.d.
Senza fissa dimora. Così risulta dal verbale.
Quindi non aveva diritto agli arresti domiciliari.
Ma lui la dimora l’aveva. E anche una famiglia che lo aspettava e gli voleva bene. Ma la sciatteria di un verbale redatto male e in fretta ha alterato pure questa semplice verità.
Strano vero?
Non è l’unica cosa strana.
C’è un altro fatto.
Il verbale riporta che lui rifiutò di nominare un difensore di fiducia. Strano. Lui aveva chiesto espressamente di avvisare il suo avvocato. Anche suo padre aveva chiesto se fosse stato avvisato il loro legale di fiducia. E gli avevano detto di sì.
Ma l’avvocato non fu avvisato, e così gli fu affidato uno d’ufficio. Uno sconosciuto che non conosceva la sua storia.
C’è un altro fatto ancora.
Il verbale di arresto riporta che lui non comunicò la notizia del suo arresto ai familiari. Stranissimo, perché i carabinieri lo portarono a casa per una perquisizione e poi lo riportarono via in manette, sotto gli occhi dei genitori.
Ma poi c’è un altro fatto. Molto più strano e molto grave. C’è l’articolo 13 della nostra Costituzione, che al terzo comma senza ambiguità dichiara che:
“È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”.
E come si spiegano allora quei lividi? Il volto tumefatto? Gli ematomi sulla schiena? La frattura di due vertebre?
Un corpo che grida una verità che la parte malata e marcia dello Stato, quello Stato che dovrebbe proteggere e tutelare chi gli viene affidato sotto la sua responsabilità, ha negato per troppo tempo.
No, non era caduto dalle scale.
La storia di Stefano Cucchi non è un fatto isolato che magari non ci riguarda troppo, non è la morte di un tossico, come qualcuno osa ancora sostenere. È la storia di un uomo che, come spiega Ilaria Cucchi, “non è né potrà mai essere un eroe, è soltanto una vittima, ma questo non giustifica il modo in cui è morto”.
È la storia di diritti umani negati, in una kafkiana sospensione di ogni legalità: dove la burocrazia nasconde invece di proteggere, le forze dell’ordine uccidono invece di salvare, medici fanno finta di non vedere invece di curare.
La battaglia che Ilaria Cucchi con dignità e coraggio combatte ancora oggi in nome del fratello, è una battaglia per tutti noi.
Nel libro “Stefano. Una lezione di giustizia” (Fabbri Editori 2021), Ilaria Cucchi, Fabio Anselmo e Andrea Franzoso ripercorrono tutta questa vicenda umana e drammatica, non solo per raccontare cosa è successo, ma per trarne una grande lezione di educazione civica, spiegando, con un linguaggio adatto anche ai ragazzi, cosa sarebbe dovuto succedere, cioè cosa prevede la nostra Costituzione e le nostre leggi.
Perché quello che è successo a Stefano non è degno di uno Stato di diritto, e non deve accadere mai più.
Perché finalmente un giorno “le scale” smetteranno di picchiare chi non può difendersi.
🦋La farfalla della gentilezza 🦋
(In foto: murale di Harry Greb, Roma, 2020)
#12annidopo #StefanoCucchi
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“La scuola ha bisogno di maggiore considerazione e di essere liberata da una burocrazia asfissiante. Invece la scuola viene sempre dopo…”. Dialogo con Andrea Franzoso
Una donna in preda alle doglie, mentre torna a casa, viene uccisa da una pattuglia di nazisti. Si contorce dal dolore, chiama a sé il figlio Franco, poi muore. La potente e tragica immagine con cui si apre Viva la Costituzione di Andrea Franzoso (appena uscito per De Agostini, con prefazione di Gian Antonio Stella e postfazione di Salvatore Settis) lascia spiazzati. Perché non ti immagini che ci sia una brutalità più feroce e spietata di uccidere una donna che sta per mettere al mondo un bambino. Eppure è successo.
Franco Leoni Lautizi che, all’epoca, aveva cinque anni e mezzo, è uno dei pochi sopravvissuti all’eccidio di Monte Sole, conosciuto come la strage di Marzabotto. Fra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 furono massacrati 216 bambini, in tutto 770 persone. Che cosa ci insegna questa pagina di storia? Andrea Franzoso, dopo #disobbediente! Essere onesti è la vera rivoluzione (sempre edito da De Agostini), si immerge in una ricerca a tappe a partire dalle ferite più tremende della nostra storia. Ne esce un libro per ragazzi, a più voci, tra riflessioni di esperti e testimoni, che esplora le parole-chiave della nostra Carta Costituzionale, ovvero Memoria, Democrazia, Repubblica, Costituzione, Lavoro, Diritti, Solidarietà, Uguaglianza, Minoranze, Confessioni religiose, Cultura, Paesaggio, Straniero, Pace, Tricolore, Libertà, Famiglia, Scuola, Salute e Resistenza. Detto così potrebbe sembrare un film già visto. Ma il pregio del libro sono proprio le testimonianze messe a contrappunto con la spiegazione dei temi caldi della Costituzione, storie decisamente forti, illuminanti, a volte poco conosciute e certamente da conoscere.
Lo scopo dell’opera è senz’altro dare dignità all’Educazione Civica, da sempre materia ancillare, dimenticata (non da tutti) nel suo polveroso angolino. Allora lo chiedo direttamente all’autore: perché ci siamo dimenticati per strada l’Educazione Civica?
“Ricordo ancora il libro di Educazione Civica, che avevo alle medie, sul finire degli anni Ottanta: copertina beige, foto in bianco e nero, nient’altro che un bigino di diritto costituzionale. Una noia mortale, non solo per noi ragazzi, ma persino per la povera professoressa che doveva ritagliare qua e là qualche ora. L’obiettivo che mi sono posto con questo libro è spiegare la Costituzione attraverso la narrazione: personaggi, storie vere, testimonianze. L’educazione civica non può essere intesa come una mera trasmissione di nozioni, da mente a mente, ma deve coinvolgere i sentimenti, le emozioni. Si deve lavorare di empatia, più che di teoria. In un’ipotetica riforma della scuola, metterei ai primi posti il teatro, dalla primaria alle superiori. Così l’educazione civica la potremmo non solo insegnare, ma inscenare. Pensi al valore di far recitare ai ragazzi l’Antigone di Sofocle”.
Ma l’Educazione Civica è così importante (della serie predicare bene e razzolare male)?
“Che sia importante lo sappiamo tutti. Lo dicono persino coloro che, nei fatti, razzolano male. È importante come si insegna l’Educazione Civica. E anche chi la insegna, per il valore che ha l’esempio. I ragazzi ci mettono un istante a “pesare” un insegnante, ad accorgersi dell’ipocrisia e dell’incoerenza, quando ci sono”.
Non sono troppo forti alcune delle immagini che presenti nel libro per un pubblico così giovane?
“Ai ragazzi si può raccontare una storia forte con delicatezza. Sapranno coglierne il messaggio più profondo”.
È ciò che avviene, per esempio, con la storia che apre il capitolo Pace. Il protagonista, Vito Alfieri Fontana, era un fabbricante di armi proprietario della Tecnovar di Bari, azienda specializzata nella costruzione di mine antiuomo. A inizio anni Novanta, una semplice domanda posta a bruciapelo dal figlio Ludovico di otto anni lo mette in crisi e lui decide di cambiare vita: chiude la fabbrica e indossa i panni dello sminatore per conto della ong Intersos. E, per i successivi vent’anni, si occupa di sminare campi di morte in Bosnia. Un altro esempio di un personaggio che cerca di disinnescare le mine antiuomo è don Gino Rigoldi, dal 1971 cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria, una delle voci che danno corpo al volume. “I miei ragazzi hanno bisogno di un adulto che li ascolti senza giudicarli. Si conoscono così poco, non hanno stima di sé, e non riescono a immaginarsi il futuro. Per un adolescente è importante avere dei riscontri positivi, sapere di valere agli occhi di un altro, di essere amato… Il più delle volte, invece, trovano adulti – compresi i familiari – che li insultano: “Fai schifo”. E si convincono che è così”. Nel capitolo sulla “Scuola” c’è una testimonianza importante, quella dei Maestri di strada che, a Ponticelli, periferia orientale di Napoli, quotidianamente sfidano il destino di giovani senza scampo. Come già aveva fatto con #disobbediente, Andrea Franzoso, con la semplicità di un discorso rivolto ai ragazzi, interroga la nostra coscienza. Nel libro Il disobbediente, nato come libro per adulti ma trasformato in un libro per ragazzi dai 9 ai 14 anni, Andrea Franzoso metteva nudo la sua vita, da ragazzino esile e preso di mira dai bulli a uomo che ha deciso di denunciare un capo che rubava, subendo tutte le conseguenze del caso: l’isolamento da parte dei colleghi, la perdita di un posto di lavoro… Insomma: la domanda resta sempre la stessa. A che cosa sono disposta a rinunciare per l’onestà? E, poi, a che cosa mi serve avere un’educazione civica?
“A imparare a stare al mondo, a convivere con gli altri. E a passare dall’essere “sudditi” a “sovrani”, come insegnava don Lorenzo Milani. Non serve avere dei diritti se poi non sappiamo farli valere. O, peggio, se non sappiamo neppure di averli. E dobbiamo conoscere anche i nostri doveri, per costruire relazioni sane con gli altri. I doveri rappresentano la nostra responsabilità nei confronti del prossimo, della collettività, di chi verrà dopo di noi, dell’ambiente, e anche di noi stessi. Il senso civico è il sentimento di appartenenza a una comunità, che ci permette di passare dall’egoismo e dal tornaconto personale alla solidarietà, al Bene Comune”.
A parte i famigerati banchi con (e senza) rotelle, che cosa servirebbe davvero alla scuola italiana?
“Maggiore considerazione. Invece la scuola viene sempre “dopo”: persino dopo le discoteche aperte a Ferragosto. La scuola ha bisogno di essere liberata da una burocrazia asfissiante. Ha bisogno di risorse, di investimenti: sia nelle infrastrutture – gli edifici scolastici, spesso indecorosi, dovrebbero essere trasformati in luoghi belli, luminosi, circondati dal verde – sia nel personale. A fare gli insegnanti, dovrebbero essere scelti i migliori. Purtroppo, sindacati e governi, negli anni, si sono preoccupati più dei posti di lavoro nella scuola che del bene dei ragazzi che vanno a scuola. Sarebbe bello se i laureati più capaci scegliessero di fare gli insegnanti invece che i manager in una multinazionale. Ma bisogna creare le condizioni perché ciò avvenga. A maestri e professori dovrebbe essere riconosciuto il loro valore, anche dal punto di vista economico: non possono guadagnare meno di un impiegato o di un operaio specializzato. E chi non merita, chi non sa insegnare, va allontanato. Tuttavia, nonostante le scarse risorse e i mille problemi che conosciamo, durante i miei incontri nelle scuole, mi stupisco di trovare sempre così tanti insegnanti bravi e appassionati, che hanno a cuore il futuro dei nostri ragazzi”.
Linda Terziroli
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Acireale - Giornata Coerenza Civile con Andrea Franzoso
Acireale – Giornata Coerenza Civile con Andrea Franzoso autore del libro “Il Disobeddiente” – Serata organizzata da Liberacittadinanza. Ha presentato il volume il giornalista Seba Ambra e con la dott.ssa Maria Pia Fontana.
(mAd)
Acireale – Giornata Coerenza Civile con Andrea Franzoso was originally published on Fancity Acireale
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Mille e un libro da leggere (1) - Il disobbediente di Andrea Franzoso
Mille e un libro da leggere (1) – Il disobbediente di Andrea Franzoso
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#andrea franzoso#il disobbediente#Mille e un libro da leggere#opinioni online#Rosebud Arts Critique Journalism
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ERO UN BULLO | Claudio Zonta S.I. Ero un bullo. La vera storia di Daniel Zaccaro (De Agostini editrice) è la storia di un ragazzo di vita, come direbbe Pasolini. Daniel che ha vissuto la sua infanzia e adolescenza nell’hinterland milanese di Quarto Oggiaro. Si confronta e si racconta, per la scrittura, con Andrea Franzoso, per dieci anni nell’arma dei carabinieri, (quindi conosce molto bene le dinamiche della malavita) e già scrittore di testi rivolti ai giovani e alle scuole come #Disobbediente, Viva la Costituzione e Stefano. Una lezione di giustizia. Daniel Zaccaro, promessa delle giovanili dell’Inter, durante una partita di calcio sbaglia un tiro facile. Sente su di sé il peso della responsabilità, lui, solo e rabbioso, in una famiglia fragile e povera e in una società di periferia dove le possibilità di riscatto sono troppo esili.
La storia insomma è diversa da quella raccontata da De Gregori nella canzone «La leva calcistica del ‘68», «Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore / Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore / Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia», in questo caso il giovane calciatore è proprio giudicato sul gol mancato... E così Daniel inanella una serie di azioni che lo portano a essere prima il bullo di quartiere, successivamente rapinatore di banche, conquistando un altro tipo di successo: «I ragazzi del quartiere gli chiedevano di continuo di uscire insieme e, a volte, cercavano di scucirgli qualche dritta su come fare una rapina».
La vita di Daniel diventa un continuo entrare e uscire tra riformatori, comunità e carceri, con l’apprensione della madre e della sorella Lucia che assistono senza poter fare nulla a una discesa nel baratro, tra fughe, ribellioni, zuffe. Eppure qualcuno – come don Claudio, cappellano del carcere Beccaria, e Fiorella, che gestisce un cineforum nel carcere – sono ancora capaci di sperare contro ogni speranza, di percepire una possibilità di redenzione; che, però, deve essere scelta libera e abbracciata prima di tutti dallo stesso Daniel.
Il male è un vortice che risucchia e brucia tutto quello che entra nel suo territorio, ma Daniel se ne accorge solamente quando comprende che non esiste solo un tiro sbagliato in porta, ma una partita di 90 minuti tutta da giocare, eventualmente anche nei supplementari: «Sai, Fiore, mi rendo conto di aver sprecato un sacco di tempo. Ora mi tocca fare tutto di fretta, senza poter gustare le cose belle con calma… Capisco soltanto adesso quello che mi aveva detto una volta Serafina, la prima psicologa incontrata al Beccaria, quando mi aveva invitato a leggere. La violenza è un segno della povertà di pensiero: è l’espressione di chi non sa comunicare in altro modo. Quando non sapevo chiamare con il loro nome il dolore e la rabbia che provavo mi scatenavo, un po’ come una bestia… Oggi vorrei recuperare gli anni che ho perso...».
Abitare nella Possibilità
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GLI ALUNNI DEL POLO 2 DI NARDÒ INCONTRANO ANDREA FRANZOSO
GLI ALUNNI DEL POLO 2 DI NARDÒ INCONTRANO ANDREA FRANZOSO
Continuano gli incontri con gli autori al Polo 2 di Nardò. L’Istituto Comprensivo diretto dalla dott.ssa Maria Giuditta Leaci, questa volta ha avuto come ospite Andrea Franzoso, autore dei testi Disobbediente e Viva la Costituzione. (more…)
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Latham & Watkins Advises GoHealth, Inc. in IPO
GoHealth, Inc. (GoHealth), a leading health insurance marketplace, has announced the pricing of its initial public offering of 43,500,000 shares of its Class A common stock at a public offering price of US$21 per share. The underwriters will also have a 30-day option to purchase up to an additional 6,525,000 shares of Class A common stock at the initial public offering price, less the underwriting discount. The shares of Class A common stock are expected to begin trading on The Nasdaq Global Select Market under the ticker symbol “GOCO” on July 15, 2020. The offering is expected to close on July 17, 2020, subject to customary closing conditions.
Latham & Watkins LLP represented GoHealth in the offering with a capital markets team led by New York partners Ian Schuman and Stelios Saffos and counsel Ryan deFord, with associates Brittany Ruiz, Sandy Kugbei, Giulia Franzoso, and Egzon Sulejmani. Advice was also provided on M&A matters by Chicago partner Jonathan Solomon, with associates Matthew Dixon and Joyce Li; on tax matters by Washington, D.C. partner Andrea Ramezan-Jackson, with associate Eli McCrain; on benefits and compensation matters by New York partner Bradd Williamson, with counsel Rifka Singer and associate Daniel Gocek; on data privacy and security matters by Washington, D.C. partner Jennifer Archie, with associate James Smith; on healthcare and life sciences matters by Washington, D.C. partners Stuart Kurlander and Eric Greig, with counsel Betty Pang and associate Ali Lakhani; on IP matters by New York partner Jeffrey Tochner; on public company representation matters by New York counsel Emily Corbi, with associate Naseem Faqihi Alawadhi; and on Telephone Consumer Protection Act matters by Washington, D.C. partner Matthew Murchison.
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#disobbediente: il libro-verità di Andrea Franzoso sul coraggio di dire ‘no’
Mi chiamo Andrea e sono nato il 25 marzo del 1977. Da piccolo ero timido e introverso, uno di quei bambini che amano giocare da soli, che non fanno i capricci, che conoscono le regole e le rispettano alla lettera. Credo che nessuno avrebbe potuto definirmi “disobbediente”, all’epoca. Così inizia “#disobbediente” di Andrea Franzoso (DeA […]
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Come dice spesso @robertosaviano_official, ci sono libri necessari. Ecco, questo magari non sarà il capolavoro letterario dell'ultimo decennio ma di certo è necessario che lo leggiate quanto prima. Grazie ad Andrea Franzoso: la sua storia mi ha ricordato quella di #edwardsnowden. #whistleblower
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Giornata coerenza civile - Seba Ambra presenta Il Disobbediente di Andrea Franzoso
Giornata coerenza civile – Seba Ambra presenta Il Disobbediente di Andrea Franzoso
(mAd)
Giornata coerenza civile – Seba Ambra presenta Il Disobbediente di Andrea Franzoso was originally published on Fancity Acireale
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Rimasto senza lavoro per aver denunciato i corrotti
Rimasto senza lavoro per aver denunciato i corrotti
Questa è la storia di Andrea Franzoso, il funzionario dell’internal audit del gruppo Ferrovie Nord Milano, che ha denunciato le spese pazze (600mila euro) dei precedenti vertici e che invece di essere premiato è stato messo nelle condizioni di andar via. Questa testimonianza è al centro del video realizzato da Riparte il futuro e Transparency international Italia per la campagna #Vocidigiustizia
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