#Amore misterioso e emozionante
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La voce che mi chiamava nel buio
La pioggia batteva piano contro i vetri della finestra, trasformandoli in un mosaico liquido che distorceva le luci della città. Ero seduta sul bordo del divano, le mani strette attorno a una tazza di tè ormai tiepido. Mi sentivo come sospesa, intrappolata in un limbo tra ciò che ero e ciò che non riuscivo a capire. Da giorni, o forse settimane, una sensazione indefinita mi accompagnava, come…
#Amore misterioso e emozionante#Emozioni profonde e ambigue#Racconti che evocano i 5 sensi#Racconti romantici per ragazze 20 anni#Storie d’amore piene di poesia
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Storia di due anime di Alex Landragin: Un viaggio tra reincarnazione e mistero. Recensione di Alessandria today
Un romanzo che intreccia amore, segreti e vite passate in una narrazione unica e sorprendente
Un romanzo che intreccia amore, segreti e vite passate in una narrazione unica e sorprendente. Introduzione:Storia di due anime di Alex Landragin è un romanzo che affascina e sorprende per la sua originalità narrativa e la profondità emotiva. Attraverso una struttura innovativa, che permette di leggere il libro in due modi diversi, l’autore ci conduce in un viaggio tra passato e presente, amore…
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Storia Di Musica #132 - Shawn Phillips, Second Contribution, 1971
Se esistesse una fantomatica classifica degli artisti più talentuosi ma più dimenticati, l’artista di oggi starebbe, a mio parere, nelle prime posizioni. Shawn Phillips è semisconosciuto ai più, nonostante sia uno dei più grandi cantautori degli ultimi 50 anni. Texano, Shawn è figlio di uno scrittore e giornalista, James Atlee Phillips e nipote di un pezzo grosso della CIA, David Atlee Phillips, che fu accusato di essere uno dei cospiratori che armarono la mano di Lee Oswald per uccidere il Presidente Kennedy, accusa che fu ritrattata. Vive una infanzia ed una adolescenza avventurosa, passando di Stato in Stato, e acquisendo una passione per la chitarra, soprattutto per quella a 12 corde, di cui diventerà un virtuoso. Esordisce come cantante nel 1964 con I’m A Loner, primo disco in cui esibisce la sua abilità con la chitarra. Si trasferisce giovanissimo in Inghilterra, dove a metà degli anni ’60 è strettissimo collaboratore di Donovan: con il folletto gallese suonerà nei dischi degli anni ‘60, alcuni davvero di grande successo come Fairytale, Sunshine Superman e Mellow Yellow, e Donovan gli riconoscerà la paternità di uno dei suoi classici, Season Of The Witch, una delle canzoni del decennio. Phillips è corteggiatissimo come session man e cantante per i concerti dal vivo, partecipa addirittura allo storico Festival sull’isola di Wight nel 1970. È anche tra i papabili protagonisti della trasposizione cinematografica di Jesus Christ Superstar, ruolo a cui però rinuncia. Insieme al suo amico, e collaboratore musicale, Paul Buckmaster (violoncellista nella Third Ear Band e su On The Corner di Miles Davis, e nel palmares arrangiatore per Elton John, per Space Oddity di David Bowie e nel leggendario Sticky Fingers dei Rolling Stones), aveva in mente un progetto, dalle premesse sensazionali, insieme ad Eric Clapton sul blues acustico, purtroppo mai venuto alla luce. Dalla metà degli anni ’60 si trasferisce a Positano, dove vive per anni, definiti da lui indimenticabili, quando la perla della Costiera Amalfitana era un villaggio di pescatori, lontano dal glamour di oggi. La musica di Phillips non è un semplice folk rock “classico”, ma parte dalle sue abilità chitarristiche per aprirsi a contaminazioni jazz, funky, addirittura progressive, che si uniscono alla sua voce austera ed ammaliante, un prodigio della natura capace di cambiare registro in un lampo. Il primo grande disco è del 1970, pensato e scritto a Positano, e si intitola Contribution: i 7 brani, magici, magnetici, rendono giustizia alla sua poesia e alla sua capacità, per me unica, di emozionare. Da ricordare lo stupendo brano Man Hole Covered Wagon, dall’inizio country e vivace. L’album non entra il classifica, ma ottiene giudizi molto positivi, e spinto dalla sua casa editrice, la A&M, nello stesso anno Phillips registra la prosecuzione di Contribution. Second Contribution, che uscirà nel 1971, ha una magica copertina, dove Phillips, come un mago misterioso, è ripreso di spalle, in mantello nero, capelli lunghi perfettamente allineati, e imbraccia la sua preziosa chitarra, in un paesaggio desertico. Musicalmente il disco è invece di una floridità sensazionale. Con la preziosa e sontuosa produzione di Buckmatser il disco si apre con il primo grande gioiello: She Was Waiting For Her Mother At The Station In Torino, And You Know We Love You Baby, But It’s Getting Too Heavy To Laugh (a lungo detentore di “titolo più lungo nella storia della musica”), conosciuto come Woman, è brano mozzafiato, dal testo profondissimo e poetico e dalla melodia emozionante, che strizza l’occhio alla musica nera e al rock più sofisticato. La varietà dell’album è sorprendente, a partire da uno strumentale memorabile, F Sharp Splendor, e Phillips spinge l’acceleratore musicale con Keep On e Sleepwalker, torna rockeggiante in Song For Sagittarians che si unisce a Lookin' Up Looking' Down in un mix tra Stax sound e il pop più sofisticato, è quasi epico nella stupenda Schmaltz Walts, è delicato nella conclusiva Steel Eyes, storia di un amore fuggiasco ed estemporaneo, che ha un bellissimo verso finale:”è stato bello, sulla strada del ritorno, che tu mi abbia desiderato/amore fugace, addio”. Ma l’album è conosciuto per la sensazionale The Ballad Of Casey Diess, che leggenda vuole sia basata su una storia tragica vera capitata ad un suo amico: testo con echi ed allegorie mitologici, la sua chitarra magica, la voce mai così mistica e profonda, con finale che cresce di intensità, ne fanno un capolavoro assoluto. Phillips pubblicherà una terza parte italiana, Collaboration (1971) altrettanto bello e con almeno due brani notevolissimi (Moonshine e la bellissima Springwind). La sua carriera continuerà con buoni album per tutti gli anni ’70, mantenendo un buon livello complessivo e con collaborazioni prestigiose (Burt Bacharach ed altri). Poi negli anni ‘80 un quasi silenzio assoluto. Continuerà anche a viaggiare, stabilendosi prima in Sudafrica, dove farà il vigile del fuoco, per poi tornare nel Kentucky, negli Stati Uniti. Oggi continua a fare concerto dal vivo e a riproporre i suoi classici. Bill Graham, il più grande impresario del rock e papà dei due teatri Fillmore (East e West) lo definì “Il più grande segreto celato dal music business”. In una intervista di anni fa alla domanda “Qual è l’aspetto più straordinario dell’essere un artista?” rispose: Essere consapevoli di possedere l’abilità per creare qualcosa che nessun altro avrebbe potuto creare. E le sue abilità sono state grandissime. Da scoprire.
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Si ama Gesù dandogli tempo e cuore Se uno mi ama, osserverà la mia parola. «Se uno ama me»: è la prima volta nel Vangelo che Gesù chiede amore per sé, che pone se stesso come obiettivo del sentimento umano più dirompente e potente. Ma lo fa con il suo stile: estrema delicatezza, rispetto emozionante che si appoggia su di un libero «se vuoi», un fondamento così umile, così fragile, così puro, così paziente, così personale. Se uno mi ama, osserverà... perché si accende in lui il misterioso motore che mette in cammino la vita, dove: «i giusti camminano, i sapienti corrono, ma gli innamorati volano» (santa Battista Camilla da Varano). L'amore è una scuola di volo, innesca una energia, una luce, un calore, una gioia che mette le ali a tutto ciò che fai. «Osserverà la mia parola». Se arrivi ad amare lui, sarà normale prendere come cosa tua, come lievito e sale della tua vita, roccia e nido, linfa e ala, pienezza e sconfinamento, ogni parola di colui che ti ha risvegliato la vita. La Parola di Gesù è Gesù che parla, che entra in contatto, mi raggiunge e mi comunica se stesso. Come si fa ad amarlo? Si tratta di dargli tempo e cuore, di fargli spazio. Se non pensi a lui, se non gli parli, se non lo ascolti nel segreto, forse la tua casa interiore è vuota. Se non c'è rito nel cuore, se non c'è una liturgia nel cuore, tutte le altre liturgie sono maschere del vuoto. E noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Verremo. Il Misericordioso senza casa cerca casa. E la cerca proprio in me. Forse non troverà mai una vera dimora, solo un povero riparo, una stalla, una baracca. Padre E. Ronchi #vangelodelgiorno https://www.instagram.com/p/Bx6hc95C_QF/?igshid=1ia08o7ifux98
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Intervista con Ohtaka! (2012)

Q: «Prima di tutto, come si ci sente ora che Magi è diventato famoso?» A: «Vi sono totalmente grata per questo. Ogni volta che i lettori esprimono il loro amore per i personaggi o le loro considerazioni sulla storia, mi lasciano sbalordita ed emozionata al pensiero che sono riuscita a scrivere un lavoro del genere! Magi è una storia che racconta le avventure di un ragazzo misterioso, Aladdin, che viaggia con i suoi amici per trovare ciò che nascondono i dungeon nelle loro profondità. Durante i suoi viaggi, Aladdin incontra ogni sorta di amico e combatte ogni sorta di nemico, avvicinandosi sempre di più al suo destino. Sogni e avventure, magia e dungeon, amicizia e battaglie. Unire questi temi in uno shonen classico, si può creare un lavoro che può emozionare ed essere apprezzato in diverse fasce d'età. Basarlo su "Le Mille e Una Notte" può rendere anche più facile la familiarizzazione con l'ambiente.» Q: «Ci racconti come è venuta fuori questa idea?» A: «Amo da sempre i manga shonen e desideravo scriverne uno a sprazzi fantasy, con avventure. All'inizio scrissi una one-shot (Yomikiri) riguardo Aladdin e le avventure con Alibabà. Io e l'editor ci siamo poi scambiati opinioni, abbiamo discusso, ed è uscito fuori Magi.» Q: «Puoi raccontarci delle gioie e delle difficoltà riscontrate?» A: «Anche ora sto lavorando alla storia in un ristorante di famglia, lo faccio tutti i giorni e cerco di elaborare idee. Se riesco a completare una buona storyboard, il lavoro che viene dopo è piacevole, ma se non lo faccio diventa complicato. Mi infiammo pensando "Oh, questo è interessante!" e rimango a rimuginarci su. Quando mi calmo un po', rileggo l'idea che ho appuntato e divento pazza perché suona come una lettera d'amore scritta nel cuore della notte. Quando sono a casa, lavoro con le soundtrack di Final Fantasy VI ed altre nelle orecchie. In questo periodo non ho proprio il tempo per riposare. Per un autore di manga, il 90% del tempo è costituito da difficoltà e solo il restante 10% è divertimento.» Q: «Per quanto riguarda l'adattamento in anime, cosa stai aspettando con ansia?» A: «Prima di tutto, mi auguro che sarà qualcosa che renderà felici i fans, che sarà maneggiato con cura e che non si allontanerà troppo dall'opera originale. Chiaramente sarò ben più felice se Magi guadagnerà nuovi fans. Per quanto riguarda il manga, il tempo e il numero di pagine sono limitati dal megazine, di conseguenza ci sono scene e dettagli che vorrei includere ma purtroppo devo omettere (sigh). Ecco cosa mi fa attendere con ansia l'anime: che riuscirà ad includere ciò che io non posso e che amplierà l'impostazione.» Q: «Un ultimo messaggio ai lettori?» A: «L'anime colora le pagine in bianco e nero e permette a quei personaggi di muoversi. È qualcosa che va goduto e che manca al manga. ...Ma il manga è comunque emozionante, fate il tifo per entrambi!»
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“Nella vita cosa c’è di più emozionante di un incontro fatale?”. Su “Il segreto di Marie-Belle”, un noir dall’anima tenera e spietata. Elogio di Silvio Raffo come romanziere
L’amore che vince tutto. L’amore che protegge, accarezza, difende, viola, perde, uccide. Quali sono i confini dell’amore? Quando l’abbraccio dell’amante si trasforma, impercettibilmente, in una morsa soffocante? Secondo lo scrittore e poeta Silvio Raffo, l’amore è un intreccio così sapiente da costituire un���unica vita, “un gioco di ineluttabili corrispondenze”. Ho letto Il segreto di Marie-Belle (Elliot, 2019), “un noir puro dall’anima tenera e spietata”, lasciandomi dolcemente ingannare dalla finissima prosa della narratrice Aurelia, ormai anziana ospite di Villa Sorriso, che ripercorre in modo labirintico e cristallino ad un tempo, in una sorta di diario (il diario di un’ombra appunto), la sua vita al fianco della giovane e delicata Marie-Belle, “un fiore sbocciato nel deserto”. La bambina che “indossa un vestito di mussola blu dai bottoni d’argento, che ricorda la divisa di una collegiale primo Novecento. Una figurina di Degas. Seduta su una poltroncina di vimini, sta leggendo un libro illustrato. La copertina è dello stesso colore del suo abito; è un libro di una grandezza spropositata per una bambina così piccola”.
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Lo sguardo che ripercorre e attraversa le età della giovane Marie-Belle (le sue malinconie, i suoi timidi esordi di algida attrice, la seduzione delle droghe) non è mai volgare, ma materno, avvolto dalla tenerezza contemplativa di una nutrice, sempre presente, buona e carezzevole. Forse, troppo. “Tutto in lei, dall’ovale levigato alle movenze impeccabili, faceva in effetti pensare a un’opera d’arte più che a una persona. Della madre aveva la grazia provenzale, i lineamenti sottili e ben disegnati, le mani diafane e le lunghissime ciglia arcuate; del padre, che peraltro conobbi solo un mese dopo il mio ingresso alla villa, la fermezza dello sguardo, il colore dei capelli (quelli di Madame tendevano al castano ramato) e una certa freddezza di modi di ascendenza germanica”.
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La splendida bambina, un fiocco azzurro tra i capelli, viene affidata alle cure educative, “protettive” di Aurelia, a Villa Protégée, da Madame Geneviève interessata più alle sue bambole che a sua figlia. O forse intenta a trasformare, a sua volta, la sua bambina in una bambola, una poupée. “È quasi sempre un giorno di pioggia, la sento picchiettare sul tetto, la vedo scrosciare alla finestra. Sollevo gli occhi dal mio lavoro a maglia – un golfino o uno scialle per Marie-Belle – e seguo i movimenti di Madame, cauti e precisi come quelli di un chirurgo. Sta sistemando i capelli o attaccando gli occhi alla sua creatura. Solo dopo un’attenta osservazione mi accorgo che in realtà non è una bambola né un automa la forma distesa sulla lettiga (sì, è proprio una lettiga d’ospedale il ripiano su cui lavora Madame con una Turmac bleu fra le labbra), ma è Marie-Belle in persona. È fasciata da una lamina d’amianto, una guaina luminescente, e sua madre la sta più o meno imbalsamando, la sta trasformando in una creatura meccanica”.
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La soave sospensione che domina l’intero romanzo è solcata, scalfita da una catena di delitti inspiegabili, una serie di scomparse apparentemente naturali, un suicidio, un incidente automobilistico fatale dell’autista Werner, la morte improvvisa dell’Avvocato, il padre silenzioso di Marie-Belle, l’incendio doloso e mortale al piccolo Hotel di Château d’Aubonne in cui scompare il regista Max Cherubino. Non c’è spazio per la disperazione, né per la tragedia, perché il racconto intimistico prosegue nel tentativo di fare luce tra le ombre che diventano sempre più fitte e lunghe, mentre la memoria (“quella viscida ruffiana”) piano piano abbandona l’ormai vecchia e fedele Aurelia. “Nella vita cosa c’è di più emozionante di un incontro?” si domanda Silvio Raffo ad alta voce di fronte alla lieta folla di lettori accorsa per la presentazione del suo romanzo: “intendo un incontro fatale. Perché ci sono incontri nella vita, che sono in realtà affinità elettive, di cui solo in seguito scopriamo il perché, incontri che accomunano i destini. Un incontro deve cambiare la vita delle persone, lasciare uno stigma, un segno, il riconoscimento di un sortilegio che colpisce l’altra persona, come te”. Forse è questo il segno del vero amore? La soavità che nasconde l’ombra del male?
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Certamente Raffo non è nuovo a sondare tra le pieghe riposte dei sortilegi, dei legami morbosi madre-figlio e del genere gothic novel. A partire da Lo Specchio attento (Studio Tesi, Pordenone, 1987, premiato dall’Inedito nel 1974), un romanzo intimista e visionario dove il giovane Giorgino, come Marie-Belle malato nello spirito, incontra una figura materna che lo introduce ad una vita parallela. Mentre Il Lago delle Sfingi (Marna, Barzanò, 1990) affiancava il mistero alla poesia, La Voce della Pietra (appena ripubblicato da Elliot, già edito da Il Saggiatore e finalista al Premio Strega e da cui è stato tratto il film omonimo di Eric Howell con Emilia Clarke) è un romanzo che forma con Il segreto di Marie-Belle un ideale dittico. Qui le voci narranti sono due, ma potrebbero essere “lo specchio attento” di un io lacerato. I due protagonisti Jakob e Verena si incontrano fatalmente, come Aurelia e la giovane Marie-Belle, per dare vita a un atroce destino.
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Nel ricco ventaglio dei romanzi di Silvio Raffo troviamo una sorta di unicum narrativo, Virginio (Il Saggiatore, 1997) una favola magica dove vengono alla luce terribili segreti della Villa Le Crisalidi. Con Spiaggia Paradiso e I figli del Lothar, un altro ideale ensamble, Raffo riprende strane atmosfere tra fantasy metafisico e le allucinate note di Patricia Highsmith, con lo sfondo misterioso e denso di grazia crudele di una surreale Svizzera. L’amore è dunque spesso inganno, una morbosa liaison dangereuse? “Indubbiamente lo è – risponde l’autore – quell’indefinibile quelque chose de malheur, di cui parla Baudelaire come elemento inscindibile dalla Bellezza che ipnotizza”. Come si sopravvive? “La mia è la filosofia del As if, titolo che dà il nome a una mia lirica: bisogna vivere facendo sempre questa premessa, come se, fai finta che. ‘Forse Dio non esiste, e la battaglia/ che si combatte quotidianamente/ è già persa in partenza,/ quest’infelicità che ci travaglia/ è solo un fatuo gioco della mente’”.
Linda Terziroli
L'articolo “Nella vita cosa c’è di più emozionante di un incontro fatale?”. Su “Il segreto di Marie-Belle”, un noir dall’anima tenera e spietata. Elogio di Silvio Raffo come romanziere proviene da Pangea.
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E arriva la festa tanto attesa, tra decorazioni, soavi canti, magari un pò di neve e tanto freddo. Cosa c’è di meglio di starsene seduti, magari davanti a un buon early tea, con una coperta sulle ginocchia, un gatto accanto e per i fortunati uno scoppiettante e allegro fuoco?
In questo idilliaco quadretto non può mancare certamente un libro. Ma anche nel caso più prosaico e meno romantico di un divano sgangherato, una poltrona ultramoderna o una sedia imbottita un libro è il regalo preferito di queste feste. E la tradizioni non va modificata. A natale ci si rilassa ( o almeno si dorrebbe provare ogni tecnica di rilassamento) e perché no si evade con la mente. Ecco che vi segnalerò alcuni libri che ho letto e che ho amato, analizzato e raccontato che possono, spero, allietare queste turbinose festività natalizie.
Buona lettura!
Iniziamo questo viaggio nei consigli degli acquisti ( mi sento tanto mediaseto ora) con il genere che rappresenta più di tutti lo spirito di yule o del natale o di come volete chiamarlo: il fantasy. Nel fantasy è regola d’oro immergersi in altri mondi, in avventure e in universi sconosciuti animati e popolati da bizzarre creature.
Se adorate il fantasy epico pieno non solo di significati ma di adrenalina, di battaglie di simboli e di avventure a volte divertenti a volte tragiche, di perfidi e oscuri personaggi ma capace anche di lasciarvi importanti messaggi ecco a voi: “Il ritorno del Berseker” di Pietro Ferruzzi abile costruttore di mondi presi a prestito dalla mitologia e dalle leggende
Volete un racconto epico? Sognate eroi, tradimenti, amore e dolore?
siete amanti del tema eterno in cui vince e risalta il portatore di giustizia, colui che si innalza feroce e letale contro l’ingiustizia, colui che dotato di una forza indomita, ma anche segnato dalla sorte e spesso dotato di menomazioni fisiche ripara i torti, riporta armonia in terra, scaccia il tiranno e ripristina il giusto equilibrio tra potere e valori antichi?
Ci pensa Max Peronti con il suo “Omega, l’armata dei ribelli“Astro edizioni
Appassionati di fantasy di thriller, di spy story, cercate un libro in grado di trasportarvi in un mondo diverso, capovolto, scioccante e proprio per questo suadente? Volete un mondo dilaniato dagli intrighi e dai giochi di potere?
Ecco a voi “Lame scarlatte” Rob Himmel Dark Zone editore
E’ stato definito in molti modi visionario, Alchimista. My Crea bookish kingdom lo definisce “un portale verso un mondo emozionante e ricco di colpi di scena. La sua penna ammalia il cuore dei lettori più intrepidi che sono alla ricerca di un avventura mozzafiato e di una straziante storia d’amore.» WONDERFUL MONSTER – IL BLOG DI ERIKA ZINI dice: “Kat Ross ha creato un mondo misterioso, ricco di fascino e magia, azione e colpi di scena. Una storia originale, epica, impossibile da dimenticare. Fatevi un favore: leggetelo!»
E io aggiungo “Potrei aggiungere mille aggettivi per descriverne la bellezza, lo stile incantevole di Kat Ross. Ma ogni parola sarebbe vana, sarebbe limitante, sarebbe solo un suono capace di confondersi con tanti altri suoni. Ci sono libri che devono essere indefinibili, non catalogabili, pertanto eterni. Ed è in questa loro realtà e al tempo stesso evanescenza che si cela la loro preziosità: appartengono non a una data storica, a un contesto sociale, ma all’uomo, quell’uomo che nonostante il fluire del tempo, sarà sempre più grande di stelle e angeli, coronato, nonostante i suoi difetti, da gloria e onore. E soprattutto da dignità. Leggetelo.”
E’ “Blood of the prophet” di Kat Ross Dunwch edizione
dicono del libro:
Un romanzo da divorare. Come la nebbia inganna la visione e l’oscurità della notte offusca i sensi, in Van Helsing nulla è come appare. Il lettore è avvertito. ( Vito di Taranto)
Di tanti testi sui vampiri, quello di Gianmario Mattei rappresenta sicuramente un’innovazione. E questa è simboleggiata dalla scelta di non stravolgere il simbolo del vampiro, nella scelta di omaggiare, finalmente il coraggio di chi sceglie di lottare contro il caotico e distruttivo”
E’ Van Helsing di Gianmario Mattei 2017 -edizioni
E adesso dirigiamoci nel campo dell’urban Fantasy.
Volete qualcosa che va oltre urban fantasy o il romance?
Desiderate un testo dalle mille sfumature?
Amate i miti norreni, Ragnarok, la caduta degli dei? Volete bearvi della poesia e della sua lentezza di un testo? Date più attenzione alla profondità di descrizioni, gesti e colorando ogni frase di emozioni, di realismo magico, di contorni e sfumature. Volete assorbire, Va cercare di coglierne ogni sapore e ogni odore, volete indagare, approfondire i personaggi, toglierli dalla carta per renderli carnali e corposi, dare almeno un assaggio della varietà complessa del genere umano?
Ecco a voi Cuore di neve di Deborah Mayfair Dark Zone
A volte un libro fa molto di più che raccontare una semplice storia. A volte rin realtà, apre la mente a significati oserei dire esoterici (ossia nascosti) pertanto divenendo sia libro di svago ma anche possibilità di crescita interiore. Se cercate un testo che unisce all’urban fantasy anche un inno all’evoluzione, alla vita che abbraccia la morte, non potete non leggere “Il risveglio” di Aslin Mckile selfpublishing
Di libri sugli angeli ce ne sono a iosa. Ma non si spingono molto verso la rivalutazione della tradizione classica ( ad eccezione di Angelology e della Weatherly che però non si spingono molto verso una ridefinizione della natura dell’angelo che resta un essere sovrannaturale) e li fanno restare nel ristretto ambito della tradizione caldea ( di cui ricordo, Ebraismo, cattolicesimo, cristianesimo e islam sono i diretti discendenti). Se volete leggere qualcosa di diverso con un’autrice coraggiosa che osa e prova a ricreare il mito, epurandolo dalla religiosità ortodossa, vi consiglio “Lacrime di sale” di Barbara Sanlei selfpublishing
E arriviamo alla mia amata fantascienza. Se volete un libro superbo, un calssico del genere, perfetto in ogni suo dettaglio dovete assolutamente leggervi “Arma infero I e II” di Fabio Carta, e il suo “Ambrose”. E’ il nuovo Julius Verne
“Carta è sempre minuzioso nella costruzione delle sue ambientazioni. Riesce a portarci nella storia, a fianco di CA, nella sua esotuta, in un mondo distrutto dalla guerra nucleare contro la Jihad. Fantascienza, distopia, come esasperazione della situazione del nostro tempo, che ci fa riflettere e tremare di fronte a un panorama devastato dalle esplosioni, bruciato da una guerra senza fine che cancella tutti i valori, gli usi e i costumi di una società sterilizzata dal freddo delle macchine, concentrata sull’astrattismo di una connessione. Les Feurs du mal”
Un libro che, sotto la patina di storia perfettamente fantascientifica, con un tocco di rosa che non taglia di netto l’azione ma la sviluppa, con una giusta dose di ironia per la caratterizzazione quasi buffa della protagonista (che ricorda a tratti Elizabeth Bennet e persino la Becky della nostra Kinsella) nasconde un altro, fondamentale scopo: una precisa impostazione culturale. Pertanto, a prescindere dallo stile, che definisco raffinato ma non semplice, graffiante e sfaccettato (in parole povere perfetto) andrà analizzato il significato profondo del testo, il suo corpus teorico, le sue critiche sferzanti e la rivalutazione profonda della storia e pertanto della nostra attuale società umana. Vi consiglio “Sumer” di Anita Boriello Brigantia edizione
Per chi ama il distopico ho due vere chicche da intenditori
Sette personaggi, ognuno rapito in una diversa epoca o da un’altra dimensione, diversi opposti, vengono trasportati un mondo alternativo alla ricerca di una città proibita, dove regna un oscuro mago, un corrotto, allo scopo non soltanto di sconfiggerlo, ma anche di essere riportati a casa spezzando la maledizione che li lega. Un capolavoro. La genialità di un’autore capace di costruire un testo capace di far convivere la bellezza dell’azione, lenta e al tempo stesso energica, la meraviglia di una capacità introspettiva, psicologica rara, che affronta temi resi immortali dai più grandi saggisti mascherando, come fece il suo mentore Braum, l’accusa, la riflessione e la critica, da semplice romanzo epico : “Seven Dreams” di Giovanni Malgliulo Panesi edizioni
E non potevo non consigliare una serie stilisticamente, strutturalmente e sintatticamente perfetta, che lascia il lettore ammaliato dalla scorrevolezza come solo un libro coerente con il suo genere può possedere. Le frasi perfettamente inerite nel contesto, le descrizioni ricche di simboli, di perfette descrizioni psicologiche, di dettagli e eventi che si susseguono secondo uno schema perfetto tanto da coinvolgere il lettore tenendolo con il fiato sospeso fino alla fine. E mai del tutto soddisfatto ma con una brama di conoscenza che fluisce impetuosa. Ed è un sacrilegio analizzarlo spezzettando una forma così mirabile, sto parlando di Rya series di Barbara Bolzan Delrai edizioni.
Amanti del gotico ora parlo a voi!
Cercate un libro che va letto con altri sensi, quelli dell’intuito, quelli che di solito l’arte segreta stuzzica fino a creare una vera e propria ossessione?Sognate un libro che crei dipendenza? Qualcosa da cui sia difficile staccarsene? un testo che, una volta posato sul tavolino, continui a emanare una sorta di oscura magia, di suadente richiamo, impossibile da ignorare?
Volete un libro capace di instaurare un vero legame tra il lettore e il racconto?un’esposizione intessuta di magia, di straordinaria capacità evocativa nelle immagini? Amate le atmosfere che oscillano tra il gotico e il fiabesco, che sono fatte di pregiate descrizioni ambientali ma anche di intricate emozioni? Cercate Tormento, rabbia, dileggio e sensualità capaci di oscillare davanti agli occhi in una danza che a volte ha il sapore macabro del sangue?
Ecco per voi “La farfalla d’ombra” di Yali au Amethiste selfpublishing
Per gli amanti del genere, quei libri intensi, non semplici seppur di una scorrevolezza poetica, dalle cupe atmosfere gotiche e dalla dolcezza soffusa, che rendono le scena drammatiche leggiadre e quasi poetiche. Dove la morte è compassione e dove la compassione è morte. E il coraggio è vigliaccheria e la vigliaccheria è coraggio. Il segreto sarà svelato presto: non esistono immolazioni, per nulla che sia amore o ideali. La vita vi desidera felici, anzi la vita esige la vostre felicità. E per essere gioiosi dovete abbandonare le armi e abbracciare quel nemico oscuro. Perché in un lampo di consapevolezze capirete che il vero nemico da perdonare: è dentro di voi. Vi consiglio “Dracula l’amore non muore mai” di Natascia Lucchetti Delrai edizioni
Una scelta azzardata dell’autrice che unisce modernità e passato, cercando di non tradire le sensazioni angoscianti, cupe, tenebrose e improntate a un certo senso di decadenza che resero ammaliante il genere gotico del passato. Case in cui il silenzio rimbomba, un certo gusto macabro del senso di una morte vista più come liberazione di un animo alieno a una vita che, nel suo incessante viaggio verso l’evoluzione, sacrifica la parte istintuale del sé, non consona alla conquista non solo scientifica ma anche sociale, che codifica e ingabbi l’essere umano in ruoli prestabiliti. Un ballo inquietante fatto di maschere sterili, quasi di plastica che celano dietro mirabili colori sgargianti, anime tormentate dal dubbio, dalla volontà di immergersi in un senso del sacro e del magico oramai bandito come eccesso. “Imago” di Serena De Luca Bosso, La strada per Babilonia edizioni
Senso di orrore, claustrofobico e senza luce caratterizza un libro breve, forse, ma superbamente scritto. Gli spiriti sono burloni ma anche crudeli. Per loro non c’è più perdita, né punizione essi vagano e possono gabbare anche le persone più astute. E quando in una notte nebbiosa, temporalesca dita scheletriche scriveranno sulla finestra battendo un ritmo simile a una nenia cantilenante, le parole Vattene, fidatevi di me.
Un libro perfetto per queste notti magiche. Un esempio di come si possa scrivere, anche con poche righe un libro che scava a fondo nell’anima: ““The unmother. La madre mai nata” di Juliet Branwen, Bambole di Inchiostro edizione
Per chi ama il genere steampunk:
Un romanzo che è un inno alla logica del periodo, quella scienza che appariva l’unico vero baluardo contro la disgregazione sociale e morale ma anche uno sguardo scanzonato e irriverente alla chiusura sociale di quel mondo che lottava strenuamente contro la perdita costante di parti di sé.
Un affascinante connubio in cui si raccolgono le influenze letterarie più disparata, una sorta di misto tra Sherlock Holmes ( che appare quasi di sfuggita) della Shirley della Bronte e della pazzia passionale di Catherine di Cime tempestose. Ha la genialità e le di Lemony Snicket, ha la strana propensione a un cinismo di “Big Bang theory”. Ha la sostanza e la forza degli eroi descritti da Verne (come non ricordare l’eccentrico capitan Nemo di ventimila leghe sotto i mari)… “Steambros investigation. l’armonia dell’imperfetto” di Alastor Maverik e L.A. Mely, Dark zone editore
E anche a Natale terrorizziamoci un pò con perfetti horror….
Se avete coraggio avventuratevi nel racconto di Nora, ascoltatelo. E spero per voi che riuscirete e salvarvi…altrimenti la fine sarà terribile
una perla rara nel panorama horror italiano….. Ben fatto sotto ogni aspetto. Le tematiche sono profonde e toccano il nostro quotidiano: l’indifferenza, l’abbandono di una società che guarda tutto da fuori senza sporgersi a capire. Lo stile �� impeccabile, coinvolgente. Le descrizioni sono fantastiche, hanno il sapore di una cruda e macabra poesia. Il ritmo è veloce, non si perde mai in deviazioni inutili, regressioni superflue…..non servono che poche parole per raccontarci un personaggio nel dettaglio, attraverso dei flash molto efficaci. Non c’è niente di casuale nel suo libro e alla fine il cerchio si chiude perfettamente su un numero abbastanza alto di personaggi. Il blog consiglia “Nora” di Giacomo Ferraiolo Dark zone editore.
Fantastico e allarmante, pauroso e onirico, è un libro che consiglio sia agli amanti del genere che ai neofiti, e invito tutti, tra un brivido di orrore e un altro, a lasciarsi ammaliare dalle descrizioni perfette di quel mondo che si sta affacciando sul baratro è “Chills” di Mary Sangiovanni. Dunwich edizione. Un’avvertenza Quando leggerete Chills, evitate di farlo in una notte buia e tempestosa, con tuoni lampi e un freddo gelido che invade le ossa. È un consiglio spassionato. Ma soprattutto, evitate di fissarvi sulle ombre, quelle che appaiono beffarde sulle pareti e che si muovono sinuose e serpentine.
Nel libro che vi accingerete a leggere non ci sono scorciatoie, non c’è salvezza. non c’è scampo. Non c’è spazio per la filosofia, perché ogni scappatoia è completamente offuscata da una mentalità, da una idea condivisa da tutti. E sottolineo tutti. Gli oppressori si considerano civili, dei benefattori dell’umanità. Gli oppressi si sentono vittime di un’ingiustizia atroce che va lavata con il sangue.
Con uno stile pieno di tensione, sconvolgente, ma al tempo stesso accattivante, i due autori non ci trasportano soltanto in un mondo da incubo, creato dalla nostra mente più perversa, ma in un mondo che è quello in cui viviamo e che forse, faremmo meglio a conoscere senza sentimentalismi inutili e senza abbellimenti.
Semplicemente perfetto è “Exceptor. di Legno e di Sangue” di Fabrizo Cadili & Marina Lo Castro, Dunwich edizioni.
Ecco un autore americano doc dotato della necessaria maestria per creare in quelle pagine l’orrore. Un orrore che striscia, che trasuda dal libro come una melma soffocante, putrida e che non può non riempire il pensiero di pura adrenalina. Il terrore salva la mentre dai suoi demoni, perché riesce a esternarla sotto forma di entità da osservare in ogni dettaglio fino a sopportarne la vista e perché no affrontarle, accettarle o abbracciarle. Ogni horror ha questa funzione salvifica, vi fa sprofondare nel baratro vi sciocca e vi dona un nuovo schema mentale. Del resto come ci ripeteva un grande autore di racconti del terrore Gustav Meyrink, soltanto uno schiaffo in volto, forte e improvviso può farci calare il velo di Maya e vedere l’altro lato del reale o per essere più poetici l’altra faccia della luna. E’ “Nightcrawelrs” di Tim Curran Dunwich edizone
Ultimo consiglio di oggi.
Perfetto e adrenalinico, ma anche profondo e riflessivo ci ricorda i limiti etici delle nostre azioni. Superare i limiti non può essere una volontà fine a se stessa ma stimolare l’uomo a compensare questa sua constante attrazione verso l’abisso, con l’amore per la bellezza e l’armonia. L’atto contro i limiti deve poter essere compensato da qualcosa di grandioso, di incredibile e perfetto. Altrimenti si rischia di rimanere intrappolati in una maledizione senza fine: “Whisper” di Michael Bray Babeclub edizioni
E buona Lettura!
E auguri a tutti
Arriva il Natale: consigli per gli acquisti. Di Micheli Alessandra E arriva la festa tanto attesa, tra decorazioni, soavi canti, magari un pò di neve e tanto freddo.
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Ed eccomi qui con una nuovissima recensione per LainYa. Si tratta di “Rinascita” terzo capitolo della saga Le stelle di Nos Head. Ho già letto e recensito i primi due libri “Vertigine” e “Rivalità”, personalmente li ho letteralmente amati e questo terzo capitolo non è da meno! Purtroppo non ne potrò parlare nello specifico, rischio di spoilerare i primi due e di eventi sensazionali ce ne sono un sacco! Ogni volta che apro un libro della Jomain è come ritrovare gli amici di sempre, paesaggi indimenticabili e una storia bellissima. I suoi personaggi sono fantastici, ben caratterizzati e soprattutto in questa parte li ritroviamo cambiati, forti e più maturi. Sopratutto Hannah che vede la sua vita stravolgersi ma non si abbatte e lotterà accanto all’amico Darius e all’indimenticabile Leith. Rifarà la sua comparsa Gwen, un personaggio che amo molto, non ha paura di niente ed è sempre pronta a scopire di più di questo straordinario mondo abitato da licantropi e angeli neri. All’inizio la lettura devo dire che è stata molto lenta, ma poi si è ripresa ad un ritmo fantastico è andata tutta in salita. Eventi, e un sacco di sorprese e che sorprese! Nuovi amori nuovi personaggi. Ma la parte che mi ha colpito maggiormente sono i racconti degli angeli neri il racconto della loro storia e di come come sono arrivati fino ad oggi. Mi piacerebbe potervene parlare di più ma non essendo un’amante di spoiler vorrei evitarne di farne io stesa ad altri. Se siete indecisi se leggere o nemo questa saga fatelo! Ne rimarrete sorpresi. Certo forse questo terzo libro in alcuni punti vi potrà ricordare Twilight ma non è cosi ad un certo punto prenderà una strada tutta sua e si distaccherà completamente da altri libri ormai conosciuti e famosi. Credo che prossimamente uscirà anche il quarto capitolo, quindi si è il momento giusto per leggerlo, è Fantastico!
Qui sotto vi lacio la trama del primo capitolo.
All’alba dei diciotto anni, Hannah è semplicemente furiosa all’idea di lasciare Parigi per trascorrere un’altra vacanza estiva a Wick, la piccola cittadina a nord della Scozia dove vive la nonna. Per una ragazza della sua età, abituata alla frenesia della metropoli, non esiste posto più noioso. A risollevarle il morale, per fortuna, ci sono le vecchie amicizie ma anche le nuove conoscenze, fra cui il misterioso Leith, dalla bellezza statuaria e dal fascino irresistibile. Non importa se su di lui circolano strane voci: l’attrazione è immediata, reciproca e incontenibile. Per Hannah sembra che stia iniziando la storia d’amore che tutte le ragazze sognano, ma ogni fiaba che si rispetti ha il suo lato oscuro, e quella della giovane si sta per trasformare in un incubo. Fra antichi racconti e creature straordinarie, sullo sfondo del suggestivo paesaggio delle lande scozzesi e delle coste del Mare del Nord, Vertigine coinvolge il lettore in una storia avvincente che soffia sul fuoco del mito, facendo divampare le fiamme della leggenda e della passione. Una trama emozionante unita a una scrittura ipnotica che vibra della scoperta del primo amore sul filo incredibile della magia. Perché le fiabe a volte sono più reali di quanto pensiamo.
“Rinascita” Sophie Jomain Ed eccomi qui con una nuovissima recensione per LainYa. Si tratta di "Rinascita" terzo capitolo della saga
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L’ombra di un sussurro tra le lenzuola
Guardo la finestra socchiusa, il vento muove le tende con dita invisibili. Ogni notte, un’ombra si insinua tra le lenzuola, lasciando dietro di sé un segreto scritto su un foglio bianco. So che dovrei avere paura. Ma la paura non è ciò che sento. Tutto è iniziato con un messaggio. Parole incise su un pezzo di carta, trovate accanto al mio cuscino. “Se ascolti il silenzio, mi sentirai parlare”.…
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Tra Ombre e Carezze di Luce
Sono sempre stata una ragazza pragmatica, con i piedi ben saldi a terra. Almeno, così pensavo prima che la mia vita si trasformasse in un mosaico di ombre e bagliori improvvisi, di sussurri nascosti nel vento e segreti troppo pesanti per essere svelati. Era una sera di fine estate quando tutto iniziò. Il cielo, ancora caldo di un sole ormai tramontato, si era tinto di sfumature rosso sangue e…
#Racconto d&039;amore e mistero#Racconto per giovani donne#Racconto romantico misterioso#Romanzo breve con suspence#Storia d&039;amore emozionante
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Le voci che danzano tra gli alberi
Il vento accarezzava le chiome degli alberi, facendole danzare come se seguissero una melodia segreta. Eliza si fermò lungo il sentiero, stringendo a sé il cardigan troppo leggero per la frescura della sera. La foresta era un luogo che conosceva bene, ma quella sera, tutto sembrava diverso: l’aria più densa, il profumo di muschio più intenso, e il silenzio interrotto da suoni lontani, quasi…
#Amore e mistero tra gli alberi#Foresta e segreti d&039;amore#Racconto romantico misterioso#Romanzo breve emozionante#Storia d&039;amore e suspense
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Le parole rubate al silenzio della luna
La notte aveva un sapore dolce e amaro, come il cioccolato fondente che si scioglie lentamente sulla lingua. Il vento accarezzava la mia pelle, portando con sé l’odore fresco della pioggia imminente, e la luce argentea della luna illuminava il sentiero di pietra che conduceva alla vecchia biblioteca. Ogni passo risuonava con un eco morbido, amplificato dal silenzio della città addormentata. Il…
#Amore sotto la luce della luna#Connessioni romantiche e segreti nascosti#Narrativa emozionante per giovani donne#Racconto romantico misterioso#Storie d&039;amore e suspense
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Storia Di Musica #87 - Popol Vuh, Hosianna Mantra, 1973
La stupenda copertina opera di Ingo Trauer e Richard J. Rudow, che furono gli artefici di famose copertine per i gruppi tedeschi del cosiddetto kraut-rock, tra l’icona e l’ex voto, è il biglietto da visita di uno dei più grandiosi dischi della musica del ‘900. Tutto nasce dal talento di un ragazzo tedesco, Florian Fricke, che dopo studi classici a metà anni ‘60 è uno dei primi a comprarsi un Moog. Collabora con il primo nucleo di quello che sarà uno dei gruppi più importanti della musica elettronica europea, gli Amon Düül II, ma ha già in mente di crearsi una propria compagine. La possibilità gliela dà la Pilz, etichetta della BASF tedesca, che fu molto aperta verso i nuovi musicisti. Fricke sceglie come nome del suo gruppo Popol Vuh, il libro sacro degli Indiani Quiché, uno dei regni maya del Guatemala. Fricke che suona piano e moog chiama a sè Holger Trülzsch alle percussioni e Frank Fielder al sintetizzatore. L’esordio è del 1971: Affenstunde è divisa in due lunghissime composizioni, Ich Mache Einen Spiegel e la stupenda Affenstunde (L’ora della scimmia, da uno dei miti raccontati nel libro sacro degli indiani) che è il seme da cui nascerà tutta la musica elettronica tedesca, che ebbe un ruolo fondamentale nella musica europea degli anni ‘70. Nel 1972 il primo grande capolavoro: In Den G��rten Pharaos è anch’esso diviso in due lunghi brani, uno per facciata dell’Lp. Ma se la title track è la massima espressione del trio elettronico, la seconda, Vuh, è l’inizio del cambiamento. Fricke la registra da solo con organo e moog dal vivo nella Chiesa Diocesana di Bamberg in Baviera: la musica è un’ondata emozionante di sensazioni che lo segnano così tanto che alla fine delle registrazioni Fricke scioglie il gruppo, abbandona la musica elettronica e rifonda i Popol Vuh. La formazione acustica comprende Robert Eliscu all’oboe, Klause Wiese alla tamboura, uno strumento indiano simile al sitar, la chitarra elettrica (e magica) di Conny Viet e la voce del soprano coreano Djong Yun. Fricke ha in mente un concetto di musica che unisca Occidente ed Oriente, e lo fa partendo dalla Musica Sacra: Hosianna Mantra esce nel 1973 e vuole, parole di Fricke “davvero toccare il vostro cuore. E’ una messa per il cuore. È amore che si fa musica”. Si parte con Ah! meraviglioso gioco di rincorrersi tra il piano e la chitarra, uno strumentale dalla dolcezza infinita; poi la sacralità di Kyrie, che rielabora il Kyrie Eleison ed è toccante e magnifica. Ma il pezzo forte è Hosianna Mantra: i 10 minuti sono un percorso mistico e sentimentale alla ricerca di quell’amore, basato sia sulla gioia (l’osanna cristiano) che sulla ripetizione dell’esercizio (il mantra appunto). La seconda parte non è da meno, e si basa sulla musicazione di testi sacri presi dal V Libro di Mosè: Abschied e Segnung sono un viaggio nel suono, prima che la dolce Andacht sia spezzata dagli oltre 6 minuti intensissimi di Nicht Hoch Im Himmel, brano misterioso e febbrile. In tutto il disco non c’è traccia di percussioni, e il magico suono del piano di Fricke gioca e si ricorre con il suono fluido, quasi “liquido”, della chitarra di Viet, per una musica eterea e magica che sarà fondamentale per la new age che si sperimenterà di lì a qualche anno. La loro carriera godrà di altri lavori stupendi, tipo Seligpreisung (dello stesso anno, con nuova formazione, e che ha un suono già più “corposo”) e anche grazie alle colonne sonore dei film di Werner Herzog, amico di Fricke sin da giovanissimi: le magiche musiche di Aguirre, Cuore di Vetro, Nosferatu (addirittura due dischi!) e Fitzcarraldo. Questo disco è di una potenza emotiva sbalorditiva, e richiede un’ascolto libero ma attento per regalarvi un’esperienza musicale unica
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La storia e il disco di oggi sembrano anni luce lontani dal mondo musicale di oggi, dove parole importanti come talento, successo e notorietà si misurano con altri parametri rispetto a quegli anni e soprattutto rispetto a questo artista. Shawn Phillips è semisconosciuto ai più, nonostante sia uno dei più grandi cantautori degli ultimi 50 anni. Texano, Shawn è figlio di uno scrittore e giornalista, James Atlee Phillips e nipote di un pezzo grosso della CIA, David Atlee Phillips, che fu accusato di essere uno dei cospiratori che armarono Lee Oswald per uccidere Kennedy, accusa che fu ritrattata. Vive una infanzia ed una adolescenza avventurosa, passando di Stato in Stato, e acquisendo una passione per la chitarra, soprattutto per quella a 12 corde, di cui diventerà un virtuoso. Esordisce come cantante nel 1964 con I’m A Loner, dove esibisce la sua abilità con la chitarra. Si trasferisce giovanissimo in Inghilterra, dove a metà degli anni ’60 è strettissimo collaboratore di Donovan, e suonerà nei dischi classici del folletto gallese, Fairytale, Sunshine Superman e Mellow Yellow, e Donovan gli riconoscerà la paternità di uno dei suoi classici, Season Of The Witch. Phillips è corteggiatissimo come session man e cantante per i concerti dal vivo, partecipa addirittura allo storico Festival sull’isola di Wight nel 1970. È anche tra i papabili protagonisti della trasposizione cinematografica di Jesus Christ Superstar, ruolo a cui però rinuncia. Insieme al suo amico, e collaboratore musicale, Paul Buckmaster (violoncellista nella Third Ear Band e su On The Corner di Miles Davis, poi arrangiatore per Elton John e per Space Oddity di David Bowie e nel leggendario Sticky Fingers dei Rolling Stones), aveva in mente un progetto, dalle premesse sensazionali, insieme ad Eric Clapton sul blues acustico, purtroppo mai venuto alla luce. Dalla metà degli anni ’60 si trasferisce a Positano, dove vive per anni, definiti da lui indimenticabili, quando la perla della Costiera Amalfitana era un villaggio di pescatori, lontano dal glamour di oggi. La musica di Phillips non è un semplice folk rock “classico”, ma parte dalle sue abilità chitarristiche per aprirsi a contaminazioni jazz, funky, addirittura progressive, che si uniscono alla sua voce austera ed ammaliante. Il primo grande disco è del 1970, pensato e scritto a Positano, Contribution: i 7 brani, magici, magnetici, rendono giustizia alla sua poesia e alla sua capacità, per me unica, di emozionare. Da ricordare lo stupendo brano Man Hole Covered Wagon, dall’inizio country e vivace. L’album non entra il classifica, ma ottiene giudizi molto positivi, e spinto dalla sua casa editrice, la A&M, nello stesso anno Phillips registra la prosecuzione di Contribution. Second Contribution ha una magica copertina, dove Phillips, come un mago misterioso, è ripreso di spalle, in mantello nero, capelli lunghi perfettamente allineati, e imbraccia la sua preziosa chitarra, in un paesaggio desertico. Musicalmente il disco è invece di una floridità sensazionale. Con la preziosa e sontuosa produzione di Buckmatser il disco si apre con il primo grande gioiello: She Was Waiting For Her Mother At The Station In Torino, And You Know We Love You Baby, But It’s Getting Too Heavy To Laugh (a lungo detentore di “titolo più lungo nella storia della musica”), conosciuto come Woman, è brano mozzafiato, dal testo profondissimo e poetico e dalla melodia emozionante, che strizza l’occhio alla musica nera e al rock più sofisticato. La varietà dell’album è sorprendente, a partire da uno strumentale memorabile, F Sharp Splendor, e Phillips spinge l’acceleratore musicale con Keep On e Sleepwalker, torna rockeggiante in Song For Sagittarians che si unisce a Lookin' Up Looking' Down , è quasi epico nella stupenda Schmaltz Walts, è delicato nella conclusiva Steel Eyes, che ha un bellissimo verso finale:” è stato bello, sulla strada del ritorno, che tu mi abbia desiderato/amore fugace, addio”. Ma l’album è conosciuto per la sensazionale The Ballad Of Casey Diess, che leggenda vuole sia basata su una storia tragica vera capitata ad un suo amico: testo con echi ed allegorie mitologici, la sua chitarra magica, la voce mai così mistica e profonda, con finale che cresce di intensità, ne fanno un capolavoro assoluto. Phillips pubblicherà una terza parte italiana, Collaboration, altrettanto bello e con almeno due brani notevolissimi (Moonshine e la bellissima Springwind). La sua carriera continuerà con buoni album per tutti gli anni ’70, mantenendo un buon livello complessivo e con collaborazioni prestigiose (Burt Bacharach ed altri). Poi negli anni ‘80 un quasi silenzio assoluto. Continuerà anche a viaggiare, stabilendosi prima in Sudafrica, dove farà il vigile del fuoco, per poi tornare nel Kentucky, negli Stati Uniti. Oggi continua a fare concerto dal vivo e a riproporre i suoi classici. Bill Graham, il più grande impresario del rock e papà dei due teatri Fillmore (East e West) lo definì “Il più grande segreto celato dal music business”. In una intervista di anni fa alla domanda “Qual è l’aspetto più straordinario dell’essere un artista?” rispose: Essere consapevoli di possedere l’abilità per creare qualcosa che nessun altro avrebbe potuto creare. E le sue abilità sono state grandissime. Da scoprire.
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