#Ales Campanelli
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angelap3 · 30 days ago
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Piccola curiosità sulla canzone Jingle Bells.
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La canzone Jingle Bells in origine non era una canzone di Natale.
Scritta da Lord James Pierpont nel 1857, era inizialmente intitolata
"One Horse Open Sleigh" ed era destinata a celebrare le passeggiate in slitta, spesso associate alla festa del Ringraziamento negli Stati Uniti.
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La canzone è stata composta a Medford in Massachusetts, e parla delle gioiose passeggiate autunnali con la slitta trainata da un cavallo, passatempo molto popolare all'epoca.
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Con il tempo, grazie al suo carattere festoso e al ritornello che richiama il suono di campanelli, Jingle Bells è stata adottata come canzone natalizia; ascoltando la sua melodia infatti, si crea da subito un ambiente allegro e gioioso, ed è quindi ideale all'atmosfera delle feste.🎶
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diceriadelluntore · 4 months ago
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Storia Di Musica # 342 - The Beach Boys, Pet Sounds, 1966
Per cause di forza maggiore, loro che sono stati i sovrani delle copertine con le spiagge non sono comparsi tra le scelte del mese scorso. Ma si rifanno con i fiocchi nell'ultimo appuntamento dei dischi di band con più di due fratelli. I congiunti della band di oggi sono tre, Brian, Dennis e Carl Wilson, a cui si aggiunsero un cugino, Mike Love, e il compagno di liceo di Brian, Al Jardine che formano la line up originale di uno dei gruppi più importanti della storia della musica occidentale, The Beach Boys. In seguito, nel 1964, dopo che Brian Wilson si prese una pausa almeno dai concerti per problemi di salute, dopo una serie clamorosa di 12 album usciti nei primi quattro anni (1960-1964) si aggiunse la star della musica country, e già collaboratore musicale dei nostri, Glen Campbell. Questi nel 1965 lasciò in maniera fragorosa il gruppo e fu sostituito da Bruce Johnston, che suonava le tastiera e come gli altri era bravissimo a cantare.
I Beach Boys non solo sono uno dei gruppi più di successo nella storia (si calcola in 400 milioni di copie le vendite totali di tutte le loro pubblicazioni), 36 singoli nella Top 40 statunitense e 56 nella Top 100, 4 numeri uno, ma sono tra i pochi che hanno non solo segnato l'immaginario musicale, ma hanno creato un genere, il surf rock, che ha portato la California ad essere la meta dei sogni degli anni '60 dei giovani di mezzo mondo.
La storia del disco di oggi tuttavia inizia quando, nel dicembre del 1965, dopo il successo di Barbara Ann, uno dei loro brani iconici, Brian Wilson ha tra le mani Rubber Soul dei Beatles, uscito qualche settimana prima. Rimane affascinato dalla coerenza del disco, dal fatto che è composto solo di brani autografi e dal suono fresco e coinvolgente che i quattro di Liverpool furono capaci di fare. Si mette in testa di realizzare "il più grande disco rock mai realizzato". Manda gli altri in tour nelle Hawaii e in altre zone dell'Oriente e inizia a lavorare a questo progetto. Chiama un pubblicitario, Tony Asher (che diventerà un fido collaboratore futuro) a scrivere dei testi, organizzandosi così: lui dava ad Asher delle idee generali, Asher li trasformava in testi. Brian Wilson, a cui non mancavano tempo e risorse, continuò a lavorare su questo progetto per altri 5 mesi, un'enormità rispetto ai ritmi di un disco ogni 2 mesi fino ad allora mantenuto. Spese 75 mila dollari, una cifra spaventosa all'epoca, per le registrazioni, con un'orchestra intera, i migliori musicisti sulla piazza anche di musica classica e di jazz (gruppo che arrivò a contare 75 persone, soprannominato The Wrecking Crew) e un'idea musicale che si ispirava al wall of sound di Phil Spector: Wilson creò prima le basi con l'intera orchestra che suonava dal vivo, per poi aggiungere le parti vocali. Proprio come Spector, Wilson fu un pioniere dell'uso dello studio come strumento: esplorava le nuove combinazioni di suoni che emergevano dall'uso simultaneo di diversi strumenti elettronici e le univa alle voci con eco e riverbero. Spesso raddoppiava le parti di basso, chitarra e tastiere, accorpandole con suoni di strumenti insoliti per inventare nuovi sound, spesso usando novità assolute per la prima volta: nella sua orchestra insieme ai violini, ottoni, pianoforte, clavicembalo, armonica, fisarmonica, sassofono, flauto, clarinetto, vibrafono, triangolo, marimba, tamburello, campanelli, due bassi, chitarre, batteria, percussioni varie c'era, per la prima volta su un disco pop, una variante del theremin. Wilson registrò tutto, e attese gli altri solo per le parti vocali e per qualche aggiunta strumentale. Ma la reazione degli altri fu niente affatto entusiasta: il più arrabbiato fu Mike Love, che impaurito che questo distacco dal suono familiare della band potesse essere un fiasco disse "Chi ascolterà questa merda? Le orecchie di un cane?", da cui Wilson in maniera beffarda scelse il titolo a questa opera, Pet Sounds.
Uno degli album più importanti di tutti i tempi esce nei negozi il 16 maggio del 1966, in copertina delle foto scattate allo Zoo di San Diego dopo che fu scelto il nome, con le caprette che mangiavano bocconcini dalle mani dei nostri. Eppure il primo brano, divenuto celeberrimo, era molto rassicurante: Wouldn't Be Nice non si scosta tanto dal suono "surfin'" del repertorio precedente, ma è quasi un gioiello canoro per sviare dal resto, fatto di brani dove la stratificazione musicale e vocale arriva a vette insuperate, come nei primi singoli Caroline, No (che nasce da un errore, Asher scrisse Caroline, I Know, ma Wilson sbagliò a cantare il testo), dolente e malinconica, e da Sloop John B, in origine un vecchio brano folk tradizionale caraibico delle Indie occidentali, intitolato The John B. Sails, portato al successo dal Kingston Trio: Al Jardine, grande appassionato di musica folk, fece sentire la melodia a Brian, che prima in maniera timida, poi più convinto, ne fece una cover cambiando anche leggermente il testo. Il disco è dominato dalla malinconia, nelle memorabili Don't Talk (Put Your Head On My Shoulder), I Know There's An Answer, I'm Waiting For The Day. Ma c'è un aspetto più sottotraccia, che lo stesso Love anni dopo userà per attaccare Brian, e cioè l'uso dell'LSD come "motore ispiratore", che non fece altro che sprigionare tutto "l'ego" di Wilson: tra l'altro i brani, pur se nei crediti hanno i nomi dei vari componenti, furono tutti opera di Brian, che concesse agli altri solo minime correzioni. Non si può lasciare in questo disco altre due perle, una che c'era, e l'altra che all'ultimo momento fu scartata. God Only Know, quella che c'è, è una delle primissime canzoni a far comparire Dio nel titolo, uno dei pezzi più sofisticati, per melodia e orchestrazione mai registrati su un disco pop; Good Vibrations, che non c'era, fu concepita per essere una sorta di "sinfonia tascabile: registrata secondo la leggenda in 26 take, con le più sofisticate tecniche dell'epoca, sembrava pronta, ma all'ultimo momento Brian decise di scartarla, non ancora contento. Ci lavorò ancora per mesi, finchè non uscì come singolo nell'ottobre del 1966.
Il disco è una pietra miliare: presente in tutte le classifiche dei dischi più importanti di tutti i tempi, fu un pugno nello stomaco. Come preannunciato da Love, il disco fu di minor successo commerciale, ma fu il motore creativo che Wilson si preannunciava. I Beatles, sentito Pet Sounds, si innamorano di questa idea di album totale, e l'anno successivo sfornarono Sgt. Pepper's And Lonely Hearts Club Band. Wilson, così fiero del suo lavoro, ascoltando il capolavoro dei Beatles, e così follemente innamorato di quella musica, decise di raccogliere nuovamente la sfida, spronato a rispondere a quell'opera d'arte. Ma quel progetto, Smile, lo portò ad una sorta di esaurimento nervoso che ne segnerà la carriera. Una sfida alla perfezione che in quel momento lo vide soccombere: riprenderà quel progetto solo quasi 35 anni dopo, pubblicandolo nel 2011.
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vaerjs · 3 months ago
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Stasera all'improvviso il mio corpo si è gonfiato di nuovo, senza preavvisi o campanelli d'allarme, d'un tratto fatico a sedermi comoda e a muovere gambe e braccia. Mentre gli esami continuano a essere tutti nella norma e gli specialisti hanno le agende piene fino al 2026.
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nineteeneighty4 · 22 days ago
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Potrei definirlo tutto fuorché un horror;questo è certo. Del film mi sono piaciute quattro cose :
-L’atmosfera che porta il sogno/l’incubo nel mondo reale attraverso la scelta di tonalità fredde e cupe (non so se ci avete fatto caso ma il tempo è sempre grigio e il sole non batte mai; se non alla fine come elemento purificatorio ed evocativo (la luce, la speranza,il bene che trionfa definitivamente sull’ombra /sul male); la scelta di determinati suoni quali :la galoppata dei cavalli -che si fa sempre più greve a mano a mano che ci avvicina alla meta -,il tintinnare fiabesco dei campanelli che sembra vogliano incantare Utter ; il vedo non vedo onnipresente tanto nelle scene in cui compare Orlok , tanto nella realtà -quella mano che incombe non soltanto su Ellen ma sull’intera cittadina,pronta a rammentare qualcosa di oscuro; un segreto indicibile ma anche la constatazione di aver desiderato altro/volersi esprimere.
-Le inquadrature/la fotografia perché sono incredibili, nulla da dire. Mi hanno tenuta incollata allo schermo più queste che la trama in sé (ormai trita e ritrita ). Sono state un viaggio mistico; una caramella da scartare ogni volta.
-Il ruolo di :
-Ellen : Non vittima del mostro, ma artefice che gioca contro la sua volontà ;magistrale , ribelle, inquietante; eroina assurda per i suoi tempi. Una donna in lotta con se stessa ; impaurita non dalla presenza constante di lui ma dai suoi stessi pensieri: dal sentirsi impura, diversa, non in linea con i dettami della società
-Orlok : Al di là della fedele resa cinematografica,un vampiro che è la personificazione del demonio e che approfittando della natura passionale di Ellen , trova il modo di manifestarsi al mondo. Finalmente un essere demoniaco : incapace di amare, egoista, cinico, e privo di quel romanticismo a cui ci ha abituato Coppola.
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petalididonna · 11 months ago
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Amore a prima vista
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
Uno “scusi” nella ressa?
Un ‘ha sbagliato numerò nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
Wislawa Szymbrska.
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Buongiorno 🌷
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stephpanda · 7 months ago
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Sono quella amica che ogni volta si prende pesta e corna, perché dice quello che pensa, perché nota i più piccoli segnali e i campanelli dell'allarme.
Segnali che poi in qualche modo, diventano sempre più palesi e che portano esattamente dove avevo già (pre)detto.
Quella amica che poi puntualmente, si sente dire "Scusami, avevi ragione".
Ma a quel punto, che me ne faccio? Se poi, il "silent treatment" e gli occhi al cielo mentre parlavo, me li sono subita comunque?
Se la ferita, comunque, mi è stata inflitta?
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mucillo · 5 months ago
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Amore a prima vista
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"Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
É bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella
Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla tra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
si scansava con un salto
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
una fogliolina volo via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito,
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà".
(Wislawa Szymborska)
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be-appy-71 · 1 year ago
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Auguri a chi in questo Natale vorrebbe il calore di un abbraccio.
Auguri a chi non smette di inseguire i propri sogni. Auguri a chi trova la forza di alzare gli occhi al cielo per riempirli di stelle.
Auguri a chi in questo Natale vorrebbe avere accanto a sé chi è volato in cielo troppo presto.
Auguri a chi è costretto a restare lontano da chi ama.
Auguri a chi ogni giorno fa i conti con i propri errori e fa a pugni con la vita, a chi piange ogni notte ma trova sempre la forza di sorridere. Auguri a chi ha la mente in disordine e il cuore in subbuglio, a chi ha il sole negli occhi e le mani piene di sogni.
Lasciate che il freddo vi arrossi il naso e vi punga il viso ma non lasciate mai che vi raffreddi il cuore. Il Natale è l'incanto delle cose semplici, �� il ricordo di profumi e sapori che hanno colorato la nostra infanzia, è l'amore di tutte le persone che non sono più con noi ma che portiamo sempre nel cuore, è lo scintillio delle luci che ci fa tornare bambini. Natale sono i primi fiocchi di neve, il trillo allegro dei campanelli, un soffio di zucchero a velo sul naso, le canzoni che riempiono il silenzio, i bastoncini di zucchero che colorano la lingua. E date retta al cuore perché, per quanto sia tortuosa e difficile la strada, ad amare non si sbaglia mai.
Buon Natale ♠️🔥
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C.Trabalza
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marquise-justine-de-sade · 1 year ago
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Auguri a chi in questo Natale vorrebbe il calore di un abbraccio.
Auguri a chi non smette di inseguire i propri sogni. Auguri a chi trova la forza di alzare gli occhi al cielo per riempirli di stelle.
Auguri a chi in questo Natale vorrebbe avere accanto a sé chi è volato in cielo troppo presto.
Auguri a chi è costretto a restare lontano da chi ama.
Auguri a chi ogni giorno fa i conti con i propri errori e fa a pugni con la vita, a chi piange ogni notte ma trova sempre la forza di sorridere. Auguri a chi ha la mente in disordine e il cuore in subbuglio, a chi ha il sole negli occhi e le mani piene di sogni.
Lasciate che il freddo vi arrossi il naso e vi punga il viso ma non lasciate mai che vi raffreddi il cuore. Il Natale è l'incanto delle cose semplici, è il ricordo di profumi e sapori che hanno colorato la nostra infanzia, è l'amore di tutte le persone che non sono più con noi ma che portiamo sempre nel cuore, è lo scintillio delle luci che ci fa tornare bambini. Natale sono i primi fiocchi di neve, il trillo allegro dei campanelli, un soffio di zucchero a velo sul naso, le canzoni che riempiono il silenzio, i bastoncini di zucchero che colorano la lingua. E date retta al cuore perché, per quanto sia tortuosa e difficile la strada, ad amare non si sbaglia mai.
Buon Natale ❤️
C.Trabalza
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mermaidemilystuff · 2 years ago
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Questo post sarà il diario della mia avventura nel fare il regalo di compleanno per i trenta al mio ragazzo. Visto che non potrò scrivere nulla a riguardo senza che lui legga, aggiornerò questo post che verrà pubblicato a fine febbraio.
17/11/2022 Il piano è estremamente semplice: due biglietti per il concerto dei Rammstein, uno per lui e uno per un suo amico.
28/11/2022 Tutto bellissimo, andati completamente a caso sull'argomento e mi commenta che saprebbe con chi andare se mai andrà a un loro concerto. PECCATO che scopro che sì, sti maledetti vengono in Italia nel 2023 MA fanno solo una data mado che ridere ed è tutto esaurito ahahah COME ME
30/11/2022 Sono corsa ai ripari e ho già pensato a un piano B intanto così se andrà male avrò il culetto coperto.
02/12/2022 Ho un po' cercato nel mondo dell'internet e per adesso il nulla cosmico. Intanto ho iniziato a dire qua e là che se qualcuno sente di persone che hanno biglietti da dare che urli e faccia mio nome e cognome
19/12/2022 Che bel periodo, tra il mio comple, Natale, Capodanno e io e lui che riusciamo finalmente a vederci un po' di più non ho UN ATTIMO per star dietro a sta storia ma ho fatto la mossa: mi sono iscritta a dei gruppi fb.
09/01/2023 Ed eccoci qui ad anno nuovo e inesorabilmente più vicini al compleanno ma senza i biglietti in mano. A questo giro ho spinto io su argomento piano B (biglietti per una partita di calcio serie A) per sondare il terreno e mi ha esattamente detto quale gli piacerebbe vedere. Una partita che verrà giocata due settimane prima del suo compleanno (le sentite le bestemmie?). Quindi se dovrò passare al piano B sarà il piano B.b e optare pure su una partita non preferita. Quando mi leggerai: mi spiace, ce la sto mettendo tutta. Qualunque cosa salterà fuori spero ti piacerà :')
10/01/2023 Sono passata all'attacco: post/commenti su vari gruppi fb e simili. Ed ecco le domande: come faccio a riconoscere un profilo fake? Come capisco che non sto venendo truffata? Come mi fido? Che diamine significa che il nominativo si può cambiare solo una volta e io che faccio se non ho la certezza di chi sia la persona con cui ci andrà? Perché è così complicato rimediare un biglietto per un concerto?
12/01/2023 A quanto pare trovare un biglietto dei Rammstein è affare impossibile. Di vari post che ho fatto ho ricevuto, per adesso, un totale di 26 commenti: tutti TUTTI (T U T T I) truffe. Non credevo ci fosse una situazione simile. Oggi poi è apparsa una Paladina delle Truffe che copia incolla un messaggio dove mette in guardia sui profili falsi e ha stilato una lista lunghissima di nomi. Alla fine del commento c'è anche una piccola guida su come capire se si sta venendo truffati, il tutto con un certo pizzico di razzismo a mio avviso. Conclude dicendo che uno dei primi campanelli è che sono tutti stranieri e che, quindi, parlano e soprattutto scrivono male in italiano. Il tutto scritto in un pessimo pessimo pessimo italiano.
15/01/2023 inizio a perdere le speranze di riuscire a trovare sti maledetti biglietti, quindi prego per una nuova data. Intanto un tipo mi ha scritto in privato per lamentarsi delle truffe e dirmi che lui è stato truffato e cercando di avvertire nei gruppi da chi, è stato pure messo in una delle liste dei paladini delle truffe come truffatore rip
16/01/2023 da un punto della regia mi dicono di stare attenta perché prima di mettere in vendita al pubblico i biglietti delle partite aprono la vendita al club, agli abbonati, alla fava e vattelapesca e rischio di non prenderli MA DICO IO È POSSIBILE SIA COSÌ COMPLICATO PRENDERE DU BIGLIETTI PER QUALUNQUE COSA
31/01/2023 MI HA SCRITTO UNA TIPA NON FAKE IO SONO RINCHIUSA A CASA CON LUI PERCHÉ SIAMO POSITIVI QUESTA COME SOLUZIONE DI VENDITA MI DICE DI FARE UNA VIDEOCHIAMATA LE HO CHIESTO SE PUÒ ASPETTARE VENERDÌ TI PREGO GIULIA METTITI UNA MANO SUL CUORE E DIMMI SIII
02/02/2023 HO I BIGLIETTIIIIIIIIIII AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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francobollito · 1 year ago
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Auguri a chi in questo Natale vorrebbe il calore di un abbraccio.
Auguri a chi non smette di inseguire i propri sogni. Auguri a chi trova la forza di alzare gli occhi al cielo per riempirli di stelle.
Auguri a chi in questo Natale vorrebbe avere accanto a sé chi è volato in cielo troppo presto.
Auguri a chi è costretto a restare lontano da chi ama.
Auguri a chi ogni giorno fa i conti con i propri errori e fa a pugni con la vita, a chi piange ogni notte ma trova sempre la forza di sorridere. Auguri a chi ha la mente in disordine e il cuore in subbuglio, a chi ha il sole negli occhi e le mani piene di sogni.
Lasciate che il freddo vi arrossi il naso e vi punga il viso ma non lasciate mai che vi raffreddi il cuore. Il Natale è l'incanto delle cose semplici, è il ricordo di profumi e sapori che hanno colorato la nostra infanzia, è l'amore di tutte le persone che non sono più con noi ma che portiamo sempre nel cuore, è lo scintillio delle luci che ci fa tornare bambini. Natale sono i primi fiocchi di neve, il trillo allegro dei campanelli, un soffio di zucchero a velo sul naso, le canzoni che riempiono il silenzio, i bastoncini di zucchero che colorano la lingua. E date retta al cuore perché, per quanto sia tortuosa e difficile la strada, ad amare non si sbaglia mai.
Buon Natale ❤️
C.Trabalza
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klimt7 · 1 year ago
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NATALE 2023
UN AUGURIO E UN REGALO
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È cosi.
Quest'anno invece che inviare i classici Auguri di Buone Feste, ho pensato ad un Augurio diverso e insolito.
Un piccolo regalo per tutte le persone che leggono in modo saltuario o ricorrente, il mio Blog.
Che regalo è?
È un Test. È un invito a regalarvi un pò di tempo tutto per voi. Per fare il punto su ciò che state vivendo in questo momento.
Ma prima di rispondere al Questionario, io vi consiglio di leggere con calma, l'articolo che definisce cosa sia
UNA RELAZIONE TOSSICA
È importante, perchè le persone devono iniziare a familiarizzare con un nuovo alfabeto. L'alfabeto delle relazioni, dei sentimenti e dei comportamenti.
Significa imparare a riconoscere con precisione quale situazione stiamo vivendo.
Come riconoscere una relazione tossica ?
Essere coinvolti in una relazione tossica può avere conseguenze devastanti per la propria autostima e per la propria vita.
Cosa significa trovarsi in una relazione tossica
Nessuna relazione è perfetta, ma esistono relazioni che ci fanno sentire stanchi, insicuri, tristi o coinvolti completamente nella vita dell’altro, e l’altro nella nostra, tanto da non potersi più considerare due individui separati. Quando questo accade, potremmo trovarci davanti a una relazione tossica. 
Al contrario, le relazioni sane, normalmente tendono a farci sentire al sicuro, felici e liberi di essere noi stessi. Molte persone non riconoscono subito i segnali di una relazione tossica, perché molto spesso si tende a confondere ciò che è la passione e l’amore, con comportamenti totalizzanti, o di gelosia ossessiva o autoritari e manipolatori.
Le conseguenze di una relazione tossica possono essere molto profonde e nei casi più gravi, anche pericolose (per esempio nei casi di relazioni tossiche con violenza fisica o psicologica).
Per questo è importante riconoscere i campanelli d'allarme e se ci troviamo dentro una relazione tossica e dannosa e, in caso affermativo, poter chiedere aiuto per uscirne al più presto.
Tipologie di relazione tossiche
Abbiamo visto che le relazioni tossiche sono relazioni che non ci fanno crescere come individui, nel rispetto uno dell’altro, ma che portano malessere, privazioni di libertà, dipendenza, paura e insicurezza.
Esistono vari tipi di relazioni tossiche, legate a comportamenti più o meno patologici. Nei casi più lievi possono essere relazioni che ci fanno sentire male a causa di abitudini sbagliate o mancanza di comunicazione o insicurezze personali che si possono risolvere attraverso un riadattamento dei propri schemi comportamentali e un processo di crescita personale, mentre nei casi più gravi, potremmo trovarci coinvolti in vere e proprio patologie.
Alcune  tipologie di relazione patologiche malate  sono:
Dipendenza affettiva: si caratterizza come una dipendenza emotiva dall’altra persona, che mina la capacità della persona di essere autonoma, che include il controllo e l’ossessione di stare con l’altro. La dipendenza affettiva può essere considerata un disturbo a sé stante o essere sintomatologia di altri disturbi.
Ego smisurato: un partner con un ego smisurato nasconde normalmente un vuoto emotivo profondo, vuoto che ha bisogno di colmare attraverso la manipolazione e l’assoggettamento dell’altra persona. Questo porta normalmente molto dolore all’interno della coppia e può lasciare traumi profondi nel comportamento e nell’autostima di chi subisce il fascino di una persona con un ego smisurato.
Esistono poi ovviamente altri tipi di amore patologico che non possono essere inseriti in un unico quadro clinico, ma che probabilmente hanno bisogno di una diagnosi più ampia come l’amore oppressivo e violento, l’amore ossessivo compulsivo, l’amore opportunista  e molti altri. In questi casi è sempre meglio rivolgersi a uno specialista perché ci possa aiutare ad uscire dalla relazione o a curare la patologia (nel caso fossimo noi le persone, portatrici attive di questi disturbi ).
Come riconoscere i segnali di una relazione tossica
I segnali di una relazione tossiche sono molto chiari, anche se a volte si preferisce confonderli con segnali di amore e non di tossicità. Ma è importante che prestiamo attenzione a questi campanelli d’allarme per evitare dolori profondi nel futuro e invischiarci in una relazione dalla quale più passa il tempo e più sarà difficile uscirne.
Le relazioni tossiche hanno alcune caratteristiche comuni che ci aiutano a distinguerle.
Rendono tristi, con poca energia e affaticati Se invece di sentirvi soddisfatto e felice, vi sentite emotivamente e fisicamente stanchi e svuotati, è tempo di valutare la relazione.
Tutto si trasforma in un dramma: È importante ricordare che le relazioni sane ci aiutano a essere persone migliori e crescere. Il dramma crea scompenso e porta negatività e incapacità di risolvere i problemi all’interno della coppia.
Non vi sentite liberi di essere voi stessi all’interno della relazione
Asimmetria: Le relazione tossiche normalmente si presentano con un modello di relazione asimmetrica, in cui vi è una persona che ricopre il ruolo di dominatore e l’altro di vittima.
Questo fa si che si inneschino più facilmente meccaniche di dipendenza, manipolazione e maltrattamento.
Vi rende insicuri e abbassa la vostra autostima. Se state conqualcuno che non vi riconosce il vostro valore , sarà più difficile vederlo da solo.
VI sentite costantemente criticati e sotto pressione. Una raffica di critiche non costruttive non aiuta nessuno a migliorare. Anzi, a lungo andare, essere costantemente giudicato vi porterà a credere alle critiche e all’errata percezione di non meritare qualcosa di meglio.
Tutto è negativo. È improbabile che qualcosa di positivo derivi da una relazione negativa.
Mancanza di comunicazione e fiducia. Senza comunicazione non c'è relazione e stare con un partner che non si fida di voi è come star da soli.
Controllo costante. Alla persona oppressiva piace controllare tutto. Quindi, cercherà di decidere come farvi vestire, con chi dovete uscire, come dovete spender i vostri soldi e che scelte dovete compiere nella vostra vita, dalle più piccole, alle più grandi!
Vi sentite in trappola ma non riuscite a uscirne. Le relazioni tossiche creano vincoli di dipendenza legate sia a componenti personali, ma sia al costante lavoro di distruzione dell’autostima, attraverso critiche, violenze e manipolazione, che mette in atto il partner. Pertanto diventa complicato uscirne ed è importantissimo chiedere aiuto in questi casi, sia ai propri cari che a uno specialista.
Violenza fisica: l’abuso fisico è un segnale chiaro ed inequivocabile di relazione tossica. In questi casi è importante chiedere aiuto per uscire il prima possibile dalla relazione.
Violenza psicologica e manipolazione: a volte non è così evidente coma la violenza fisica, ma la violenza psicologica tende ad annientare la personalità e gli affetti dell’altro, per far si che diventi facilmente succube e manipolabile. Anche in questo caso è importante richiedere aiuto il prima possibile.
Vi fa sentire più ansiosi. Essendo permeata da fattori negativi, la relazione tossica tende a procurare ansia e paure, che riguardano sia la paura di perdere l’altro o di uscire dalla relazione, ma anche la capacità di vivere al meglio la vita quotidiana.
Questionario sulle relazioni tossiche:
Scopri se ti trovi in una relazione tossica. Rispondi alle seguenti domande con un Si o con un NO e poi controlla i risultati totali.
1) Senti che non puoi vivere senza il tuo partner, ma allo stesso tempo non sei felice nella relazione?
2) Il tuo partner svaluta o scredita spesso i tuoi risultati e non ti incoraggia mai a portare avanti i tuoi progetti personali?
3) Ti sei mai spaventato per qualche atteggiamento del tuo partner durante una lite?
4) Il tuo partner ti critica facendoti sentire sbagliato/a tutto il tempo?
5) Da quando sei coinvolto in questa relazione, ti sei allontanato dagli amici che avevi in precedenza e/o dalla tua famiglia?
6) Il tuo partner non rispetta i tuoi gusti e i tuoi hobby e spesso li prende in giro?
7) Le vostre discussioni sono pieni di rimproveri, insulti, lacrime e sofferenze?
8) Quando le cose non vanno bene, il tuo partner usa il silenzio come arma di aggressione?
9) Il tuo partner usa spesso il ricatto emotivo per farti sentire in colpa e ottenere ciò che vuole?
10) Quando non siete insieme, il tuo partner ti chiede spiegazioni su quello che hai fatto, con chi sei stato/a o dove sei andato/a ?
11) Il tuo partner di solito prende decisioni che riguardano entrambi senza chiedere la tua opinione o senza informarti?
12) Ti è capitato di fare sesso con il tuo partner solo per soddisfare i suoi desideri o per impedirgli di arrabbiarsi?
13) Per il tuo partner, i tuoi problemi sono meno rilevanti dei suoi?
14) Quando è di cattivo umore per cause esterne, capita che riversi la sua rabbia su di te?
15) Hai scoperto che il tuo partner ti stava mentendo in più di un’occasione?
RISULTATI
Per scoprire il risultato del questionario sulle relazioni tossiche aggiungi 1 punto per ogni risposta affermativa.
È importante sottolineare che questo test non sostituisce la valutazione di uno psicologo o di uno psicoterapeuta.
Da 0 a 5 punti: Non stai vivendo una relazione tossica Tutto indica che la tua relazione si basa sul rispetto reciproco, sulla fiducia e sull'equilibrio. Sebbene a volte ci siano differenze di opinione (il che è del tutto normale), sai come agire per risolvere i tuoi problemi. In ogni caso,  ci potrebbero essere alcuni indizi che indicano che certi comportamenti potrebbero migliorare attraverso la comunicazione e un percorso di crescita personale. Pertanto, per evitare di cadere in dinamiche dannose, è importante continuare a prendersi cura della relazione.
Da 6 a 10 punti: la relazione mostra segnali tossici Sebbene la tua relazione non sia ancora tossica, il tuo partner ha alcuni comportamenti offensivi che ti infastidiscono e che non ti fanno bene. Vi trovate spesso a discutere e spesso senti di non poter essere te stesso. Per uscire da questa situazione, il primo passo è parlare del problema con il tuo partner in modo calmo e assertivo. Digli cosa c'è che non va e proponi modi per migliorare la relazione. E se con il passare del tempo non cambia nulla, fai attenzione. Potrebbe essere il momento di valutare se vuoi restare con questa persona o meno.
Non dimenticare mai che una relazione dovrebbe essere qualcosa di piacevole, che ti rende davvero felice.
11-15 punti: sei coinvolto in una relazione tossica Le tue risposte sembrano confermare il fatto che ti trovi coinvolto in una relazione tossica che ti sta portando molto dolore. In casi come questo, probabilmente non è sufficiente un cambiamento o migliore la comunicazione, ma probabilmente questi comportamenti tossici nascondono dei problemi più profondi che vanno affrontati con una terapia. Le relazioni sane si basano sul rispetto e sull’amore uno dell’altro. Rispetto che implica anche il rispetto per le decisioni, lo spazio, la libertà, gli affetti. Potreste decidere di valutare insieme questo percorso o iniziare a pensare se sia il caso di allontanare questa persona per poter iniziare a stare meglio.
Ora dopo aver chiarito alcuni concetti di base, potete decidere se limitarvi a rispondere al QUESTIONARIO riportato sopra ( composto da 15 domande) oppure spostarvi sulla seguente pagina Web ed effettuare IL TEST che vi è riportato:
In ogni caso, utilizzate questo periodo delle Feste, per fare il punto sulla situazione che state attraversando, perchè certi campanelli d'allarme non sono mai da sottovalutare.
Come ha detto Gino Cecchettin di recente, non chiudetevi, non isolatevi, ma parlatene con chi vi sta attorno e vi vuole bene, e prima di tutto parlatene con Voi stessi.
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bergamorisvegliata · 1 year ago
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LE NOTIZIE...QUELLE BELLE
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Il copricapo dei nativi americani verrà restituito alla patria dei piedi neri dopo un secolo nel museo del Regno Unito
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Un sacro copricapo dei nativi americani tornerà ai suoi proprietari originali, dopo essere stato esposto in un museo del Regno Unito per più di un secolo. Esposto dal Royal Albert Memorial Museum di Exeter dal 1920, le origini dello straordinario copricapo cerimoniale risalgono alla nazione Blackfoot dell'Alberta, in Canada.
Conosciuto come un "fascio di uccelli", presenta piume d'aquila, piume di stamina blu indaco, piume di falco dalla coda rossa, corna di bufalo, aculei di porcospino e campanelli di ottone. L’oggetto è stato identificato come “oggetto cerimoniale sacro” nel 2013 dagli anziani della tribù Sikiska della nazione Blackfoot, e l’anno scorso una delegazione della comunità ha visitato il museo nel Devon per discutere del recupero dell’oggetto.
I consiglieri comunali di Exeter
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hanno deciso l'8 novembre di restituire l'oggetto, che tradizionalmente è indossato da una santa donna della Holy Buffalo Woman Society conosciuta come Motokiks. Il copricapo fu originariamente acquistato da Edgar Dewdney, vicegovernatore dei Territori del Nordovest e deputato canadese, che lavorò come geometra ferroviario canadese e divenne "commissario indiano" nel paese nel 1892. I rapporti dicono che rimane un mistero come abbia specificamente acquisito il copricapo articolo.
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GUARDA: Il British Museum rimanda il Totem Pole alla sua casa indigena in Canada
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Il rapporto al Consiglio esecutivo afferma: “Il dibattito sul rimpatrio è in rapido movimento e l’accordo sul ritorno dimostrerà che il Consiglio comunale di Exeter, attraverso il Royal Albert Memorial Museum,
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è pronto a guidare il cambiamento settoriale e a dimostrare fiducia e rispetto nei confronti del rimpatrio”. comunità internazionali”. Il capo del Siksika Ouray Crowfoot ha sottolineato il significato sacro dei copricapi e afferma che l'oggetto sarà utilizzato dalla Holy Buffalo Women Society "come originariamente previsto", piuttosto che come un artefatto. "Riportare questi oggetti a casa nel Siksika è un evento storico", ha detto. “Ora le cose stanno cambiando e questi oggetti stanno ritrovando la strada per tornare a casa”.
Il testo integrale il lingua inglese è consultabile al seguente link:
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Capitolo 61 - Camicie, domande e Fonzie con i baffi
Nel capitolo precedente: Jerry va al suo appuntamento al buio e conosce Heather. Sorprendentemente anche lei rivela di non aver voglia di conoscere ragazzi al momento e, rendendosi conto di essere molto simili e nella stessa medesima situazione, convince Jerry a fingere che loro due si frequentino in modo da farsi lasciare in pace dai loro rispettivi amici. Durante un gioco di domande e risposte tra Stone e Grace, i due discutono sul fatto che lei non lo abbia ancora fatto dormire con lei nel suo letto a causa delle sue insicurezze. Alla fine Stone riesce a tranquillizzarla e a convincerla a fare questo passo con lui. Eddie e Angie riescono finalmente a passare una serata insieme, a base di pizza e film horror. Eddie prova ancora a farla ragionare sul film di Cameron Crowe e le rivela che per lui quella è una serata speciale: è passato un mese esatto dal loro primo bacio. Angie si sente in colpa perché non aveva minimamente pensato alla ricorrenza, non essendo abituata a questo tipo di cose nelle sue relazioni passate.
***
He fills me up, he gives me love
More love than I've ever seen
He's all I got, he's all I got in this world
But he's all the man that I need
A un osservatore esterno random questa scena potrebbe sembrare surreale, lo ammetto. Se la mia vita fosse una serie tv e l'episodio di oggi iniziasse con questa scena di stamattina, a me, da spettatrice, scatterebbero mille campanelli d'allarme che vanno da "E' una realtà alternativa frutto di un viaggio nel tempo andato male" a "Come minimo sta per succedere una catastrofe". Perché io che preparo i pancake il mercoledì mattina, ancora in vestaglia nonostante abbia pure lezione tra poco più di un'ora, ballando sulla top 100 alla radio e canticchiando (distruggendo) Whitney Houston non è una cosa che si vede tutti i giorni. Il volume in realtà l'ho alzato per Eddie perché sospetto che l'uomo che io-non-dormo-mai-vivo-di-notte-a-san-diego-facevo-surf-alle-prime-luci-dell'alba non abbia alcuna intenzione di schiodarsi dal letto. Stamattina ho aperto gli occhi prima della mia sveglia killer e ho pensato bene di disattivarla per lasciarlo riposare, ho fatto la doccia più veloce e silenziosa della storia e ora sono qui. Visto che siamo sempre di corsa e ci vediamo a spizzichi e bocconi, mi sembrava una cosa carina preparare una bella colazione per viziarlo un po' e poter passare qualche minuto in più assieme, seduti a un tavolo, parlando e scherzando, anziché dirci come al solito ciao ciao e scappare ognuno per la sua strada. E in questo ci metto anche Meg perché, con la fine della scuola che si avvicina, la storia dei tatuaggi e tutti i lavori paralleli che sta acchiappando per arrotondare, persino fare una chiacchierata con la mia coinquilina sta diventando complesso. Pensavo che il profumo della colazione e del caffè sarebbero bastati a dare a Ed un buongiorno più dolce di quello della mia odiata sveglia, ma mi sbagliavo. Verso un'altra mestolata di impasto nella padella e sorrido quando sento il rumore dell'acqua della doccia, pensando che il mio canto melodioso abbia fatto il suo dovere, ma mi ricredo subito quando sento la voce di Meg che inizia a intonare il coro di Freedom 90. Beh, se non ce l'ho fatta io, ci penserà lei a buttarlo giù dal letto assieme a George Michael.
Prendo il piatto con tutti i pancake e lo metto al centro del tavolo, dove c'è già la bottiglia di sciroppo al cioccolato. Siccome non voglio passare per quella che mangia solo schifezze, decido di recuperare anche un po' di yogurt e frutta, che sui pancake ci sta sempre bene. Mi dirigo verso il frigorifero ballando, non prima di aver urlato Everybody dance now! assieme alla radio, infilo la testa in frigo sculettando e quando chiudo lo sportello per poco non mi viene un infarto e non proietto yogurt e frutti di bosco sul soffitto.
"EDDIE!"
"Ehi" mi fai lui appoggiato allo stipite della porta, assonnato e sorridente.
"CHE CAZZO" mollo tutto sul tavolo al sicuro e riprendo colore.
"Buongiorno anche a te, micetta"
"Micetta un cazzo, appari così dal nulla, mi hai fatto prendere un colpo"
"Perdonami, non volevo spaventarti. E' che beh... eri tutta concentrata nel ballo, non potevo interromperti" spiega con quella faccia da adorabile stronzetto che... niente, ho lezione tra un'ora, non posso pensare a queste cose.
"Da quanto eri lì?"
"Da un po'" è ancora sulla porta della cucina. In boxer e camicia. Ripeto, Angie, NON PUOI PENSARE A QUESTE COSE.
"Potevi trovare una maniera alternativa e più soft di annunciare la tua presenza, no?" torno ai fornelli spenti e fingo di spegnerli, poi mi sposto al lavandino e fingo di armeggiare con qualcos'altro finché non mi sento le sue mani sulle spalle.
"E perdermi questo show? Non sono mica scemo" mi bacia una guancia e poi si appoggia col mento sulla mia spalla destra.
"Lo show ideale per un risveglio traumatico. Attento che ti scotti, è ancora calda" lo avviso quando vedo che allunga le mani sulla padella, forse per metterla a lavare.
"Tanto sono già cotto" mette tutto nel lavandino e poi mi abbraccia da dietro appoggiandosi di nuovo a me.
"Eheheh che?"
"Hai idea di quanto eri sexy?" sussurra allungando queste cazzo di mani.
"Sono sexy in cucina? Ai fornelli? In uno dei ruoli stereotipati in cui il maschilismo più becero imprigiona le donne?" mi volto verso di lui nel tentativo di togliermelo di dosso, ma con scarsi risultati.
"In realtà intendevo ballando in vestaglia, ma onestamente questo è pure meglio, cazzo" scarsissimi visto che ora mi ha artigliato il culo e la sua bocca si sta avvicinando pericolosamente al mio punto debole sul collo.
"Ah quindi... anni di lotte per l'emancipazione della donna ridotte a un feticcio? Femminismo che ha senso di esistere solo per la gratificazione sessuale di te, uomo etero?"
"Piantala o mi tocca scoparti qui e adesso" si allontana dal mio collo giusto il tempo di farmi presente questa cosa all'orecchio, per poi tornare al suo lavoro.
"Eheh tanto non puoi" lo spingo via in maniera forse troppo impulsiva, mi volto di nuovo e inizio a riempire il lavello con acqua per poi prendere il detersivo per i piatti.
"Perché?" e però pure tu Eddie, se continui così non mi aiuti.
"Perché... perché c'è Meg di là..." e ancora con queste mani sui fianchi " E poi dobbiamo mangiare e devo andare a lezione"
"Allora, aspetta," Eddie chiude il rubinetto, mi prende la mano e, spingendomi a una sorta di piroetta, mi obbliga a girarmi ancora verso di lui "punto uno"
"Ahah hai pure i punti già pronti di prima mattina?"
"Sono nato pronto. Punto uno: Meg è di là, non è qui" prima allunga lo sguardo verso la porta, poi lo indirizza di nuovo verso di me e mi fa l'occhiolino.
"Però può arrivare da un momento all'altro" ribatto, ma non sono altrettanto veloce nel contrastare le sue mani, che iniziano a sbottonarmi la vestaglia.
"Basta stare attenti quando sentiamo Mariah Carey che si avvicina" scherza ironizzando sulla canzone che sta cantando adesso.
"E se siamo troppo distratti?" richiudo un bottone, lui me ne sbottona due.
"Punto due:" continua lui infischiandosene delle mie obiezioni "possiamo mangiare dopo"
"Ma dopo che?" si limita ad alzare lo sguardo per sorridermi, senza rispondermi.
"Punto tre: ti do io uno strappo in università così fai prima" e via altri due bottoni.
"Ma-" provo a ribellarmi, in maniera non molto convinta, e lui mi zittisce baciandomi, dolcemente, ma con una certa fermezza, e ora la mia vestaglia è completamente aperta.
"Dai, andiamo di là cinque minuti"
"Non saranno mai cinque minuti, Eddie"
"Scommettiamo?" la vestaglia è a terra e le mani sono sotto la mia maglia del pigiama e minacciano di far volare anche quella, almeno finché un dettaglio non cattura, in ritardo, la mia attenzione.
"Eddie, da-... ehm, scusa, ma cos'hai addosso?"
"Sono troppo vestito, vero? Adesso rimedio subito!" ammicca con le sopracciglia come uno scemo, fa per levarsi la camicia, ma lo blocco.
"No, intendo dire, non vedi cosa ti sei messo addosso? Non ti sei accorto?" inizio a ridere e solo adesso inizia ad avere un piccolo cedimento e a mollare la presa. Ne approfitto per ricompormi e recuperare la vestaglia da terra.
"Cos'è? Me la sono messa alla rovescia?" si guarda la camicia senza capire, e poi guarda me, imbronciato, quando mi rimetto la vestaglia.
"No, è dritta, ma è la mia, non vedi?" svelo accarezzandogli il petto con la scusa (anch'io però!) di indicare i taschini sulla parte anteriore della mia camicia a quadri, molto simile alla sua "La tua non ha questi"
"Oh cazzo, si vede che nel rincoglionimento del risveglio ho preso la tua anziché la mia, si assomigliano"
"Come hai fatto a non accorgertene? Non vedi che è da donna? I bottoni sono al contrario" gliene chiudo due e nel farlo constato quanto gli stia comoda la mia camicia. Molto, troppo comoda. Ci balla dentro. E' ovvio che non se ne sia accorto, se fossi una taglia 40 non ci sarebbe entrato neanche un suo braccio in questa cazzo di camicia. Invece no, non ci ha fatto caso, perché la sua ragazza è un peso massimo, doveva capirlo per il motivo opposto e cioè che ci sta dentro due volte.
"Ah! Ecco perché non riuscivo a chiuderla, cazzo! Mi sentivo scemo, per un attimo ho pensato di essere fatto o di avere un aneurisma o qualcosa del genere ahahahah"
"Tu non stai bene" scuoto la testa e prendo i piatti da sistemare sul tavolo, dandogli le spalle per evitare che veda la mia faccia, rabbuiata a causa dei pensieri di prima. Perché il mio cervello deve sempre rovinare i momenti migliori?
"Va beh, comunque è comoda e sa di te, penso la terrò. Posso?" mi giro incredula e quando lo guardo prende i lembi della camicia e se li chiude stretti sul petto, mimando un abbraccio, poi appoggia il naso al tessuto della manica e si finge inebriato dal mio profumo, emettendo un plateale sospiro soddisfatto.
"Da quale cazzo di commedia romantica sei uscito, me lo spieghi?" lo guardo perplessa e dentro di me lo ringrazio per avermi fatto dimenticare in un secondo i miei pensieri negativi del cazzo.
"Io non sono romantico e non faccio ridere" replica serissimo.
"E comunque il cliché dovrebbe essere al contrario: in qualsiasi romanzo rosa che si rispetti è la tipa che si alza al mattino e si mette la camicia o le magliette di lui, che ovviamente se ne compiace"
"E da quando in qua rispetti i cliché di genere? E' sempre e solo l'occhio maschile a dover essere compiaciuto?" si appoggia all'indietro al ripiano della cucina e così facendo i lembi della camicia si allargano di nuovo.
"Piantala o mi tocca... uhm... saltarti addosso qui e adesso" semicito la sua battuta di prima.
"Disse lei, dandomi un ottimo motivo per non piantarla" Eddie si riavvicina con fare minaccioso (sì, va beh...), ma stavolta gli va male e penso di non aver mai amato e odiato allo stesso tempo Mariah Carey così tanto come adesso.
"Somedaaay Hey Heeeey! Oh ciao ragazzi, buongiorno" Meg fa il suo ingresso in cucina e non so se non si accorge di me e Eddie perché la sua attenzione è tutta sul tavolo imbandito o se fa semplicemente finta.
"Ciao"
"Buongiorno Meg" io e Eddie ci allontaniamo come due calamite messe l'una davanti all'altra, Eddie si gira a cercare di allacciare i restanti bottoni della camicia, seppur al contrario, mentre io mi dedico alla distribuzione dei pancake nei piatti.
"Ho interrotto qualcosa?" mi correggo, se n'è accorta e non fa nemmeno finta di no, mentre spreme il cioccolato sui suoi pancake.
"Sì, un dibattito sul femminismo" Eddie mi dà un bacio volante sulla guancia e si siede a tavola.
"Non ce la fate a flirtare come le coppie normali, eh?" Meg mi strizza l'occhio mentre mi siedo anch'io, rassegnata ai suoi commenti.
"Non siamo normali presi singolarmente, figurati come coppia" osserva Eddie e non ha tutti i torti. Anche lui va sullo sciroppo di cioccolato, quindi l'unica a dare un po' di soddisfazione allo yogurt sarò io, ovviamente.
"Comunque quand'è che gli chiedi di trasferirsi qui?" Meg prima guarda me e poi, stavolta, l'occhiolino è per Eddie.
"Che??"
"Così prepari la colazione figa tutte le mattine"
"Se vuoi i pancake basta chiederli, non serve tirare in mezzo Eddie" borbotto mentre lui e Meg se la ridono sotto i baffi a spese mie.
"Hai chiamato Crowe?" Meg mi rifila un'altra stoccata quando è a metà del suo piatto ed è chiaro che stamattina sono il suo bersaglio preferito.
"No, non l'ho chiamato"
"E quando lo chiami?"
"Beh, non lo so, io-"
"Se vuoi ci penso io," Eddie mi salva in tutti i sensi, intervenendo nella conversazione e versandomi un altro po' di caffè nella tazza mezza vuota "glielo dico io quando lo vedo"
"Gli dici che Angie accetta?!" Meg rimane con la forchetta a mezz'aria davanti alla bocca aperta e sta per avere un'amara sorpresa.
"Veramente, no. Cioè, avevo capito di no, o forse sbaglio?" Eddie guarda alternativamente la mia coinquilina e me.
"No, non sbagli, come ti avevo già detto, ho deciso di rifiutare" lo rassicuro e mi preparo all'inferno.
"E PERCHE' CAZZO?" Meg fa cadere la forchetta nel piatto e mi guarda con rimprovero.
"Perché già lo sai, non è roba per me"
"E tu non le dici niente?" Eddie, che evidentemente ha apprezzato i miei sforzi culinari perché ha già spazzolato tutto, temporeggia qualche secondo con il tovagliolo sulla bocca prima di parlare.
"Ehm? Io? Perché? Che dovrei dire?"
"Come che devi dire?! Convincila, no?" Meg guarda entrambi come se fossimo degli idioti.
"Beh, ne abbiamo parlato. Personalmente penso sia un'ottima occasione, ma se Angie non se la sente, non se la sente. Non voglio metterle pressione o cose del genere" Eddie si alza, sistema il piatto nel lavello assieme alla tazza, dopo aver finito il suo caffè.
"Io invece ce la metto eccome la pressione, a parte che senza una spintarella esterna non faresti mai un cazzo di niente, non saresti nemmeno qui! E poi penso tu stia facendo una grossa cazzata a dire di no! E dovresti dirglielo anche tu, se ci tieni a lei" la mia amica scalpita sulla sedia, non si aspettava di trovarsi in minoranza.
"Ci tengo e proprio perché ci tengo voglio che sia libera di scegliere cosa fare. Se facesse il film solo per farci contenti, sarebbe inutile. Almeno io la penso così." Eddie espone la sua tesi per poi avvicinarsi di nuovo a me e darmi un altro bacio, rapido, sulle labbra "Vado a fare la doccia e vestirmi. Con i vestiti giusti, stavolta"
Lo guardo sognante mentre esce dalla cucina e si allontana, finché non incrocio lo sguardo interrogativo di Meg di fronte a me.
"Eheh è perché ha sbagliato camicia, si è messo la mia al posto della sua, perché al buio gli sembravano uguali eheh"
"Non è questa la spiegazione che cerco"
"In che senso?"
"Cosa gli hai detto?"
"A chi?"
"A Eddie? Per renderlo improvvisamente così attento a non urtare la tua sensibilità, cosa gli hai detto?" incrocia le braccia e mi guarda con sfida.
"Cosa ti fa credere che io gli abbia detto qualcosa?"
"Ti conosco. E, anche se un po' meno, conosco anche lui"
"Non può essere che semplicemente pensi quello che ha detto?"
"No. Non lo pensava quando ti ha obbligato a giocare a basket con la band, suonare la batteria alla festa di Cameron, salire sullo Space Needle, limonare davanti a un locale intero per due ore, non vedo perché dovrebbe aver cambiato idea adesso, a meno che tu non sia intervenuta in qualche maniera" Meg conta aggressivamente le mie imprese sulle dita.
"Non hai intenzione di finire i tuoi pancake?"
"No, non ti darò la minima soddisfazione culinaria finché non parli" e lo sa che la cosa mi da molto fastidio, sta usando le maniere forti.
"Ma non ho niente da dire"
"Che gli hai detto?"
"Niente"
"Che gli hai detto davvero?"
"Ahahah NIENTE!"
"Gli hai promesso dei favori sessuali?"
"E' il mio ragazzo, ha già i miei favori, non c'è bisogno che io glieli prometta"
"Favori un po' più trasgressivi dei soliti?"
"No!"
"E allora parla oppure questi pancake finiscono nel cestino" Meg prende il piatto, si alza e si piazza davanti alla pattumiera.
"Non ne avresti il coraggio"
"Scommettiamo?" mantenendo il contatto visivo con me, allunga il piede sul pedale lentamente, dopodiché con uno scatto fa aprire il coperchio.
"Va beh, non è che gli abbia detto una cosa specifica..."
"HA! Qualcosa gli hai detto, allora?" il coperchio si richiude, ma lei non si sposta.
"Gli ho parlato del fatto che non sarei a mio agio nel ruolo di attrice"
"Mmmm"
"E che avrei avuto troppe battute"
"E poi?"
"Che la presenza di Tim Burton mi avrebbe messa in difficoltà"
"Ok"
"E che sarei stata ipercritica e non avrei mai più voluto vedere quel film se io ci fossi stata dentro.. Anzi, che magari per il trauma non mi sarei più avvicinata a un set"
"Solo questo?" il piedino di Meg punta ancora sul pedale della pattumiera.
"Solo? Praticamente gli ho detto che avrebbe potuto mettere a rischio la mia intera carriera"
"Ok. E poi, che altro gli hai detto?" Meg non molla e ormai lo sento che sto per capitolare, non ho altra scelta.
"E beh, potrei aver aggiunto dei dettagli di trama..."
"ECCO. Parlami di questi dettagli" Meg ha capito di avermi finalmente in pugno e torna a sedersi a tavola, appoggiando il piatto davanti a sé.
"Potrei avergli detto che, scorrendo rapidamente il copione, avevo intravisto qualcosa che non mi andava di fare"
"Che cazzo ti sei inventata, Angie?" la mia amica scuote la testa e impugna di nuovo la forchetta.
"Non ho inventato niente! Gli ho solo detto che a un certo punto mi è sembrato di vedere una scena con..."
"Con...?"
"Con un bacio"
"UN BACIO?!"
"Un bacio, molto lungo"
"AHAHAHAHAH SEI PROPRIO UNA STRONZA!" Meg non si trattiene e ride tenendosi la pancia.
"Guarda che è vero! Il bacio c'è! Ce ne sono diversi! Solo, ehm, non esattamente nella mia scena"
"CHE BASTARDA!"
"E da quando ho accennato questa cosa a Eddie, è diventato improvvisamente molto comprensivo delle mie insicurezze"
"MA VA?! Chissà come mai?" Meg si ributta sui pancake, non prima di averci messo un altro po' di cioccolato.
"Non gli dirai niente, vero?"
"Guarda, sarei tentata perché per me sei fuori a rifiutare una parte nel film e tirerei in mezzo chiunque per convincerti, ma..."
"Ma?"
"Ma ammiro troppo la tua perfidia in questa cosa per farti sgamare"
"Io non sono perfida!"
"No, sei solo una piccola manipolatrice in erba che usa astutamente una debolezza altrui per il suo tornaconto... La mia Angie sta crescendo! Potrei quasi mettermi a piangere" Meg finge commozione e si asciuga delle finte lacrime con tovagliolo.
"Ahaha non ho manipolato Eddie"
"Hai usato la sua gelosia per fargli fare quello che volevi tu, come me lo chiami?"
"Ho solo fatto un discorso andando a toccare alcune corde..."
"Le corde giuste!" Meg si alza e mette il piatto nel lavandino assieme al resto.
"Non capisco se stai cercando di far leva sulla mia coscienza per portarmi a dire la verità a Eddie e accettare la parte o se apprezzi davvero la mia piccola manovra disonesta"
"Mmm un po' tutt'e due!" Meg esce dalla cucina e recupera giacca e borsa, io la raggiungo sulla porta "Comunque, alla fine, anche se manipolato, ha ragione Eddie: sei tu a decidere. E' che a me sarebbe piaciuto potermela tirare un po' in giro e dire Ehi, la mia amica è in quel film!"
"Metà della gente che conosci sarà in quel film. Comunque, quando sarò un'autrice di successo potrai dire Ehi, quello l'ha scritto la mia amica!"
"Non vedo l'ora! Va beh, ci vediamo stasera da Roxy"
"Ok, ciao"
"Mi hai seguita per salutarmi o per accertarmi che non vada da Eddie a spifferare tutto?"
"Ahahahahah per salutarti! Non lo faresti mai. Almeno, non adesso che è sotto la doccia"
"Mah, se volessi potrei anche, tanto quella gelosa nella coppia non sei tu" mi fa l'occhiolino ed apre la porta.
"Ciao Meg"
"E poi l'ho già visto in mutande, ormai" fa per allontanarsi, ma torna indietro.
"CIAO" le chiudo la porta in faccia per scherzo e lei la tiene aperta con un piede.
"E per me i ragazzi delle amiche sono tutti donne"
"VAI CHE E' TARDI, A STASERA!"
Il tarlo che Meg ha provato a mettermi in testa sul mio tiro mancino nei confronti di Eddie non fa neanche in tempo a insinuarsi nei miei pensieri quando il telefono inizia a squillare.
"Pronto"
"..." dall'altra parte, nulla.
"Pronto?" ripeto ed effettivamente mi sembra di sentire dei rumori attraverso il ricevitore. Più che linea disturbata, mi dà l'idea di qualcuno in attesa in silenzio con la cornetta in mano.
"C'è qualcuno o no?" nel momento in cui percepisco chiaramente un respiro mi raggelo. Mi guardo attorno per capire dove sia Eddie, perché non sento più il rumore dell'acqua, ma non lo vedo in giro. Vado a sbirciare in camera mia e non c'è, quindi probabilmente ha finito la doccia, ma è ancora in bagno.
"Sei tu?"
"..." ancora niente.
"Hai bisogno? Ti servono soldi?" chiedo a bassa voce, ma senza avere alcuna risposta, se non una brusca chiusura della telefonata.
Espiro profondamente, come se avessi trattenuto il fiato da un po', e forse è stato proprio così. Mollo il telefono sul tavolo, prendo il mio piatto e lo metto nel lavandino assieme a tutto il resto. Butto un occhio all'orologio. No, adesso non faccio in tempo, li laverò oggi pomeriggio. Un nuovo squillo del telefono mi fa sobbalzare, lo guardo per un po' senza fare niente, ma poi mi decido a rispondere, se non altro per evitare che Eddie si insospettisca ed esca a vedere che succede e perché nessuno risponde al telefono.
"PRONTO?!"
"Ehi, buongiorno anche a te! Cos'è, ci siamo svegliate con la luna storta stamattina?" la risposta dall'altra parte, stavolta, mi mette di tutt'altro umore.
"Ciao mamma! No, tutto ok"
"Insomma, sembrava volessi sbranare chiunque fosse dall'altro capo del telefono..."
"No è che... c'è qualcuno che si diverte a fare scherzi telefonici stamattina. Chiamano e non parlano, senza neanche un po' di fantasia, almeno si inventassero qualcosa"
"Della serie, se dovete rompere le scatole, almeno usate la creatività"
"Esatto"
"Va beh, come stai? Scusa se ti chiamo presto, ma almeno sono sicura di trovarti"
"No problem, hai fatto bene. Anzi, diciamo che mi hai trovata per un pelo perché tra poco devo andare a lezione" vado in camera mia a prendere i vestiti da mettermi, in attesa che Eddie esca dal bagno.
"Ecco, appunto. Finirà che dovrò prendere un appuntamento per parlare al telefono con te"
"Tranquilla, ho ancora tempo, possiamo avere la nostra appagante conversazione madre-figlia"
"Allora appaga la mia curiosità? Come stai? Come sono andate le vacanze?"
"Bene, ho lavorato un sacco!"
"Peccato si chiamino vacanze..."
"Va beh, mi sono anche riposata e ho fatto un sacco di cose che avevo in sospeso da una vita! Ho sbrinato il frigo, ho pulito i lampadari, ho lavato tutti i tappeti..." torno in corridoio mentre ripercorro tutte le tappe delle grandi pulizie di casa Pacifico-McDonald.
"Che strano concetto di riposo"
"Uff, sono uscita con Meg e gli altri, non sono stata in casa tutto il giorno"
"Non avevo dubbi. E come sta Eddie?"
"Eddie sta-" mi ha quasi presa in contropiede "Perché mi chiedi di Eddie? E soprattutto, come fai a conoscerlo?" già, come fai a conoscere il tizio che è appena uscito dal bagno coperto solo da un corto asciugamano legato non benissimo in vita che potrebbe cadere da un momento all'altro e che mi ha fatto l'occhiolino prima di infilarsi in camera mia.
"Oh me ne ha parlato tuo padre!"
"Te ne ha parlato?" infilarsi in camera senza chiudere la porta. L'asciugamano prende il volo e... NO, ANGIE, NON HAI TEMPO E SEI AL TELEFONO CON TUA MADRE.
"Sì, cioè, mi ha detto che hai un amico che si chiama Eddie e che l'ha conosciuto"
"E' successo mesi fa, perché mi chiedi dei miei amici adesso?" e perché proprio di Eddie, sarebbe la vera domanda. Ma non voglio calcare troppo la mano e insospettirla.
"No, è che sto guardando le foto che aveva fatto tuo padre quando è venuto a trovarti..."
"Ah, le famose foto che io non ho ancora visto" mi chiudo a chiave in bagno e metto in vivavoce, così posso lavarmi i denti nel frattempo.
"Eh perché le ha sviluppate solo adesso! Perdonalo, è stato presissimo col lavoro, l'ho visto anch'io a malapena"
"Lo so, lo so, è che mi aveva detto che me le avrebbe spedite"
"Infatti, sta andando giusto stamattina a spedirtele. Che poi sarebbe il motivo per cui ti ho chiamato, per dirti proprio questo"
"Oh perfetto! Ringrazialo"
"E...niente, siccome ho proprio davanti una foto di te con Eddie, mi è venuto in mente. Così"
"Così a caso"
"Certo. Comunque, come sta?" benissimo, ha passato la notte con me e adesso è nudo in camera mia.
"Bene! Da quello che so, almeno. Insomma, la band sta registrando l'album, non li vedo spesso come prima" brava, plurale, Angie, vai di plurale.
"Ma prima mi hai detto che sei uscita con gli altri durante le vacanze di primavera"
"Sì, certo, ma adesso è un po' che non li vedo. Comunque sono contenti, Stone mi ha detto che tutto sta procedendo bene" usare Stone come diversivo per distogliere l'attenzione da Eddie sarà stata una mossa azzeccata?
"Ah! Allora Stone l'hai visto più di Eddie!" no, non è azzeccata per un cazzo.
"Li ho visti alla stessa maniera, mamma, non farti strane idee, pensavo di essere stata abbastanza chiara a Natale" sbuffo e inizio a levarmi vestaglia e pigiama.
"Chiarissima! Va beh, sappi che le foto sono molto belle, adesso ti passo papà che ti deve dire una cosa"
"Ok?" mio padre? Che mi deve dire? Non vorrà chiedermi anche lui di Eddie, così, a caso.
"Ciao Angie, chiama tu la prossima volta, così non ti disturbo, va bene?"
"Non ti sarai offesa perché mi sto preparando mentre ti parlo?" mi vesto velocemente, l'unica cosa che non ho preso sono gli stivali, ma posso metterli dopo.
"No, ma chiama! Va beh, ti passo tuo padre"
"Ciao"
"Ehi Angie!"
"Ciao papà"
"Oggi ti mando tutte le foto di quando sono venuto da te, scusami, ma è stato un casino. E' da una settimana che vivo in camera oscura praticamente"
"Non ti preoccupare. Come sono venute?" metto il pigiama nella cesta del bucato, mi butto la vestaglia sulla spalla e, col telefono ancora in vivavoce in mano, esco dal bagno
"Ah benissimo! Sia quelle dei concerti sia quelle della festa in spiaggia, c'è un bel pacchetto pronto per essere spedito"
"Ecco adesso esci dalla camera oscura e stai un po' con mamma" quando entro in camera non perdo tempo, appoggio la vestaglia sulla sedia e corro a tappare la bocca a Eddie prima che possa emettere qualsiasi suono.
"Tranquilla!"
"Volevi dirmi qualcos'altro? La mamma mi aveva già detto tutto delle foto" quando sono sicura che abbia capito e mi fa un cenno con la testa, mollo la presa sulla bocca di Eddie e vado a sedermi sul letto per mettermi gli stivali, dandogli le spalle.
"Sì, volevo chiederti: conosci i Nirvana?"
"Sì, sono una band di queste parti, li ho anche visti due volte in concerto"
"Non come band, li conosci di persona?"
"Ehm beh, non proprio"
"In che senso? Li conosci o no?"
"Li conosco di vista! Più che altro il batterista..." ma cazzo, come mi escono?? Mi giro di scatto e vedo Eddie che si è bloccato con la mano sulla cerniera dei pantaloni e mi guarda male "e il bassista ci ho scambiato due parole, il cantante so chi è ma finisce lì"
"Perché loro ti conoscono"
"Che? E tu che ne sai?" perché sento che non sta per dirmi niente di buono? E perché cazzo ho tenuto il vivavoce? Ormai non posso toglierlo o sembrerebbe che voglio nascondere le cose a Eddie.
"Hanno suonato qui a Boise qualche giorno fa"
"Davvero?"
"Al The Zoo" quelli del management devono aver pensato si trattasse del vero zoo e volevano spedirci Kurt, sicuramente è così.
"E tu ci sei andato? Ma non eri pieno di lavoro?" dopo attimi eterni io riprendo ad allacciarmi gli stivali ed Eddie si chiude finalmente la patta.
"Sai come si dice, Troppo lavoro e niente divertimento..."
"Seh, e poi finisci a rincorrere la tua famiglia con un accetta"
"Appunto. Comunque gran concerto, energia pura! Ho fatto poche foto purtroppo. Il giorno dopo mi sono comprato il disco. Ne hanno fatte anche alcune nuove dall'album che deve ancora uscire"
"E cosa c'entro io in tutto questo?" se ha offerto da bere pure a Dave, giuro che urlo. Che cazzo è? Mio padre ha una specie di radar per i miei ex adesso? E ne deve parlare proprio ora con Eddie in ascolto?
"Oh perché a un certo punto sul palco il cantante ha detto una cosa sul fatto che era la prima volta che suonavano in Idaho e che finora non conoscevano nessuno di queste parti, tranne una ragazza che è proprio della nostra città. E ha detto che dovrà trovare un altro soprannome alla sua amica, ma è stato un discorso veloce e piuttosto criptico, tra un pezzo e l'altro. Tu ne sai niente?"
"Mmm non ne ho la più pallida idea onestamente" Eddie mi guarda e scoppia a ridere, io gli faccio segno di tacere e lui si copre la faccia con le mani.
"Ma sei tu l'amica, no?"
"Non credo proprio," io amica di quello lì?? Piuttosto mi cavo gli occhi a mani nude "chissà di chi parlava, ci sarà altra gente di Boise che si è trasferita a Seattle, non sono così speciale, sai?"
"Per quello ti ho chiesto se li conoscevi..."
"Sì, ma solo di vista e mica sanno di dove sono, non sanno nemmeno come mi chiamo eheh" Eddie si scopre la faccia e fa un verso come per dire Sì, come no!
"Oh va beh, allora è solo una coincidenza"
"Certo che sì"
"Ok, ora ti lascio. Vado alla posta e poi in redazione"
"D'accordo. Ciao e buon lavoro"
"E salutami Meg"
"Va bene"
"E Eddie" Eddie mi guarda ed esplode in un sorriso a cento denti, mentre fa ciao con la manina in direzione del telefono.
"Va- perché Eddie?"
"Così, mi è venuto in mente"
"Fammi indovinare: è la prima foto che ti è capitata davanti, vero?" bene, ora Eddie penserà che a casa mia ci sia un altarino con una sua foto, fiori e candele davanti a cui i miei genitori pregano tutte le mattine.
"Eheh in effetti sì, salutamelo quando lo vedi, è un bravo ragazzo"
"Sarà fatto. Ciao papà"
"Ciao Ray" risponde Eddie non appena ho messo giù.
"Se ti facevi sentire ti uccidevo!"
"La solita esagerata..." vestito di tutto punto, viene a sedersi di fianco a me sul letto.
"Ha! Non ci provare, è tardi e dobbiamo volare all'università"
"Non so di cosa stai parlando, volevo solo prendere questo" tutto strafottente, allunga le mani sotto il letto e tira fuori il suo zaino.
"Certo"
"Sono un bravo ragazzo io"
"Va beh, se il bravo ragazzo è pronto, è ora di andare"
"Ok, andiamo"
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"Come si dice Posso avere il tuo numero in svizzero?"
"Non esiste lo svizzero, Mike" la ragazza dello staff ha aperto appena la porta dei camerini, giusto il tempo per dirci Soundcheck in zehn Minuten, e quel coglione si è già innamorato.
"Come non esiste? E allora che cazzo di lingua parlano in questo paese?"
"Dove siamo adesso, cioè Zurigo, tedesco" mi limito al concetto chiave, abbiamo un soundcheck da fare e non ho voglia di spiegare al mio bassista il multilinguismo elvetico.
"Ok, come si dice in tedesco?"
"Chiediglielo in inglese, vedrai che ti capiscono lo stesso" Layne si alza e fa cenno a Starr, l'unico seduto, di fare altrettanto e seguirlo.
"Tutto il mondo parla inglese" sentenzia Sean il saggio.
"Dovresti averlo imparato, dopo la figura di merda dell'altra sera a Düsseldorf" Layne apre la porta del camerino ed esce, seguito a ruota da noi, ricordando il simpatico teatrino dell'altro ieri nel quale abbiamo quasi rischiato la vita per colpa di Mike. Un tipico lunedì sera degli Alice in Chains, insomma.
"ANCORA? Sentite, ho fatto un cazzo di commento in un cazzo di bar pieno di gente, pensavo mi aveste sentito a malapena voi, figuriamoci quei tizi!" Mike non ha tutti i torti, in quel bar karaoke c'era un casino assurdo. Non so come cazzo ci siamo finiti, penso che semplicemente fosse la fonte di alcol più vicina sulla strada tra il locale del concerto e il posto dove dormivamo. Eravamo tutti belli pieni quando un tipo in giacca di pelle e occhiali da sole, dopo aver distrutto The show must go on, ci è passato di fianco proprio mentre Mike ne coglieva un'inaspettata somiglianza.
"L'abbiamo pensato tutti che non somigliava per un cazzo a Freddie Mercury, ma ce lo siamo tenuto per noi, anziché urlarlo ai quattro venti!"
"Ma era troppo lui, cazzo! Era Fonzie coi baffi! Che poi, volendo dire, che cazzo ho detto di male? Mica gli ho dato del coglione"
"A dire il vero le parole esatte sono state Quel coglione, più che Freddie Mercury, sembra Fonzie con i baffi ah ah ah"
"Va beh, lui ha sentito solo la seconda parte"
"E meno male, se no lui e i suoi amici ci avrebbero preso a calci fin dentro all'albergo, anziché fermarsi fuori"
Arriviamo sul palco e attacchiamo con le prove senza perderci in altre chiacchiere. Siamo qui per suonare quattro canzoni davanti a un paio di migliaia di persone a cui non frega un cazzo di noi e che non vedono l'ora che ci leviamo dalle palle per potersi godere il concerto dei Megadeth, di cui siamo il gruppo spalla. Ma per noi è vita cazzo, suonare è suonare, basta che ci mettano su un palco e lo facciamo con chiunque e davanti a qualsiasi pubblico. Voglio dire, abbiamo aperto per tutti, dai fottuti Poison a Iggy Pop solo nel giro di un anno. In questo io e Andy eravamo davvero sulla stessa lunghezza d'onda, mi ricordo le nottate passate a fantasticare sui nostri futuri concerti immaginari negli stadi e nei templi del rock. "Madison Square Garden? Ci vado pure con i cazzo di Warrant pur di suonarci!" mi sembra ancora di sentirlo. Quanto cazzo mi manca? Beh, almeno i Megadeth mi piacciono anche se magari io non piaccio né a loro né ai loro fan. Siamo alla quarta data di questo tour europeo e ancora non abbiamo neanche scambiato una parola. Diciamo che non li abbiamo quasi nemmeno visti. E la gente? Beh, se è sono freddini va anche bene, quando va male ci tirano la merda sul palco. Se ci fosse Angie ci suggerirebbe di montare una rete protettiva come nei Blues Brothers... Ecco, meno male che il soundcheck è finito perché mi sta salendo la malinconia e ho bisogno di una birra, cazzo. Usciamo e senza parlare andiamo tutti nella stessa direzione, dritti verso il bar più vicino, sperando non sia karaoke pure questo. Quando vedo una cabina telefonica sull'altro lato della strada però, non posso fare a meno di attivarmi e fare una piccola deviazione.
"Devo... ehm devo fare una telefonata, ci vediamo dopo"
"Non puoi chiamare dalla stanza, scusa?"
"Oh no, Mike, perché il signorino non vuole farsi sentire, mi sembra ovvio!" Sean è già pronto sui blocchi di partenza della presa per il culo del sottoscritto.
"Ma chi devi chiamare? La stessa tipa di ieri?"
"Di ieri e dell'altro ieri..." continua il batterista.
"Ma i fatti vostri, mai?"
"E chi è questa tizia? Non ce lo dici?"
"Layne la conosce, è un'amica di Dem" Kinney è super informato sui fatti, come immaginavo Layne si è trattenuto, ma non fino in fondo e ha lasciato trapelare il minimo. Bene.
"Io coltivo la nobile arte del farsi i cazzi propri, quindi non so un bel niente"
"Bravo Layne!" dò una pacca sulla spalla al mio compare e faccio per allontanarmi di nuovo.
"Bravo un cazzo, noi siamo preoccupati per te!"
"Parla per te, io sono tranquillissimo e voglio solo andare a bere" e anche questo era prevedibile da parte di Sean. Ormai potrei scrivere io le parti di tutti nei nostri dialoghi, li conosco come le mie tasche.
"Non dargli retta, tu sei nostro fratello! Ne sei appena uscito per miracolo, dal disastro con Angie intendo, e adesso vai a rinfognarti in un'ennesima storia seria con un'altra??"
"Chi ti ha detto che è una storia seria?"
"Se vale tre chiamate intercontinentali, per me è seria"
"Ma sì, è una che ha appena conosciuto, è fresca e se la vuole tenere buona, no?"
"Vedo che sapete già tutto quindi non ho altro da aggiungere, ci vediamo dopo" mi allontano tra i versi e i fischi dei miei compari e li vedo procedere trascinandosi verso il bar dall'interno della cabina.
Prendo l'agendina dalla tasca interna della giacca e ovviamente la apro alla prima pagina, alla lettera A. Lo so che dovrei continuare a sfogliare, ma non ce la faccio, è come se mi bloccassi, come se andassi in corto circuito per qualche secondo. Infilo penso l'equivalente del nostro ingaggio di stasera in monete nel telefono e compongo il numero sbagliato di proposito. Che ore saranno adesso? Tipo le 9, le 10 del mattino, magari non è nemmeno a casa.
"Pronto" e invece c'è, cazzo.
"Pronto?" ripete e a quel punto realizzo che non ho parlato, perché in realtà mi sembrava di averle risposto e averle detto che sono io e che sono in una pausa tra soundcheck e concerto e che l'ho chiamata perché, tanto per cambiare, stavo pensando a lei.
"C'è qualcuno o no?" mi sembra di sentirmi mentre le racconto di Fonzie coi baffi, della più che necessaria rete sul palco, di Mike che ieri sera stava per abbordare una che gli ha detto che era al terzo anno di Gymnasium, pensando volesse dire che era una patita della palestra, prima che lo salvassi spiegandogli che era una cazzo di liceale.
"Sei tu?" vado in panico perché mi sono fatto sgamare come un coglione. Dopotutto, chi altri potrebbe chiamarla per poi fare scena muta? Oltretutto dall'estero... Sono proprio uno stronzo.
"Hai bisogno? Ti servono soldi?" a quel punto è come se mi risvegliassi da una specie di ipnosi del cazzo e attacco il telefono di botto. Soldi? Perché Angie dovrebbe pensare che la chiamo per soldi? La riposta è semplice: non mi ha sgamato per niente e pensava fossi qualcun altro. Ma chi? Chi potrebbe chiamarla al mattino chiedendole del denaro? In che razza di casino si è cacciata? Quando esco dalla cabina telefonica mi viene in mente che mi sono dimenticato di chiamare Heather come avevamo concordato, ma dopotutto che importa? I ragazzi pensano che io l'abbia fatto, alla fine è il gesto che conta. Raggiungo la band al bancone del bar con la testa piena di domande.
Le domande mi girano in testa fino al concerto e anche dopo. Alla fine lo show non va per niente male, a parte qualche monetina indolore, il pubblico ha reagito anche bene. Si vede che gli svizzeri sono più educati! E sono stato smentito due volte stasera perché, appena scesi dal palco, siamo stati subito intercettati da David Elleffson e Marty Friedman dei Megadeth che si sono complimentati con noi, confessando che non avevano idea di chi cazzo fossimo prima di sentirci e che secondo loro spacchiamo i culi, anche se il nostro nome non gli suona granché bene. Abbiamo passato la serata tutti insieme a tazzare, fumare e sparare stronzate, loro soprattutto perché a un certo punto Marty ha detto che ci vogliono proporre come band di apertura per il mega tour che faranno con Slayer e Anthrax una volta tornati a casa e secondo me era la droga a parlare. Non che non ce lo meriteremmo, anzi! Boh, io resto a guardare e vediamo che succede, sarebbe una figata, ma non voglio farmi i film per niente, preferisco vivermela giorno per giorno. Ma chi ti chiama per chiederti soldi di prima mattina? Magari è solo un'amica in difficoltà che Angie sta aiutando perché lei deve sempre aiutare tutti? O forse no...
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Nel maggio Pietro andò in pellegrinaggio a San Michele del Gargano. La compagnia di Guardia era costituita da sessanta persone con tre crocifissi, due labari della confraternita di San Giuseppe, e quattro campanelli. Uomini avanti e donne dietro: erano ordinati come una processione: ma l'ordine rigoroso era mantenuto solo all'ingresso dei villaggi e sulle strade larghe: per i viottoli di campagna, andavano in gruppi di quattro, cinque uomini e donne, cianciando e ridendo, informandosi dai pastori del nome dei proprietari delle terre che attraversavano. I piú anziani valutavano il valore dei raccolti, la qualità delle terre, il tempo giusto per le semine. I giovani sentivano vagamente l'odore della primavera, il fermento della terra in fiore; vedevano il cielo profondo, le nuvole grasse di maggio e si guardavano negli occhi con una sorta di angoscia. Le ragazze strappavano ai margini delle strade i primi papaveri e le margherite e ne facevano mazzetti che poi portavano nelle rozze mani, non sapendo che farsene. Carmela Rivullo s'era messa due papaveri tra i capelli, ma poi uno aveva detto che pareva una capra adornata per il giorno della benedizione, facendo ridere tutti; e Carmela s'era strappata i fiori e li aveva buttati. Sperava che Pietro la guardasse; camminava dietro al giovane con un atteggiamento umile di bestia, respirando le sue orme. Pietro camminava distratto a testa alta; il suo passo era lungo, snodato come quello dei lupi; respirava a narici aperte l'aria profumata di erbe, e sentiva il vigore inesauribile del suo corpo dividere lo spazio con quel ritmo facile di respiro come se anch'egli fosse una cosa della terra e andasse per il suo cammino, senza opera di volontà. Carlo Antenucci chiacchierava continuamente, dava indicazione a tutti dei luoghi, dava spago alle ragazze con frizzi puerili, con bravate, bugie. Era la quarta volta che faceva quella strada, la conosceva a palmo a palmo, l'avrebbe fatta a occhi chiusi. Un anno c'era stato anche a mietere ed era stato l'antiniero per quindici giorni di seguito. Carlo Antenucci portava il fucile; di tanto in tanto si allontanava dal gruppo in cerca di introvabile selvaggina. Ma un giorno una lepre gli era capitata a tiro mentre tentava di attraversare il Tratturo e Carlo aveva sparato un fulmineo colpo che aveva steso a terra l'animale. Se ne vantò per tutta una giornata: e mostrava a Pietro il modo d'imbracciare l'arma, di puntare, di sparare. Pietro maneggiava il fucile con una bambinesca riluttanza che divertiva molto Carlo. Ma un giorno si allontanarono insieme e Pietro sparò a un corvo appollaiato su un pero: lo fece secco. – Hai il polso fermo e la mira giusta e poi, – gli fece il compagno cordiale, – sei solido e pieghevole come un carpino. Gli occhi di Pietro brillarono di gioia. Ma poi, ripreso il cammino, si era messo a fantasticare sulla morte: «c'era un corvo su un ramo, un colpo e rimase solo il ramo. Al posto del corvo ci va l'aria; se l'albero secca e si taglia l'albero, al posto dell'albero ci va l'aria; l'aria va in tutti i luoghi dove c'erano prima le cose vive». Camminava a testa alta con una specie di furia di cui si rendeva conto, e il leggero vento di maggio gli entrava tra i folti capelli ricciuti scompigliandoglieli. “
Francesco Jovine, Signora Ava, Einaudi, 1958; pp. 153-154.
[1ª edizione originale: 1942]
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petalididonna · 2 years ago
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Amore a prima vista
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
Uno “scusi” nella ressa?
Un ‘ha sbagliato numerò nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
Wislawa Szymbrska.
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