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EDITORIAL: SANCIONES, GUERRAS NO DECLARADAS
EDITORIAL: SANCTIONS, UNDECLARED WARS Fabrizio Casari, “Altre Notizie” Periodista. Editorialista Internacional. Con el fin de racionalizar aún más su hegemonismo, como parte de sus estrategias de subversión y desestabilización, Washington ha descubierto durante décadas el uso sistemático de las sanciones, tanto generales como selectivas, diseñadas para golpear a los países que no brindan su…

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#ALTRE NOTIZIE#ANALISTA POLÍTICO#EDITORIAL#FABRIZIO CASARI#GUERRAS NO DECLARADAS#lomasleido#PAÍSES HOSTILES#SANCIONES#SANCIONES GENERALES#SANCIONES PERSONALES#THE BOOMERANG EFFECT
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Penultimo post
Ho visto Matteo in Billy e IlFiloInvisibile (e Sotto il sole di Riccione ma non me lo ricordo) e non mi è dispiaciuto, mi è sembrato il classico attore alle prime armi che ha ancora da imparare ma c'è di peggio. L'altro non lo conosco
#comunque il mio stupore era più sulla scelta di fare una serie sugli 883 cioè come gli è venuta#sul cast poi possiamo disquisire quanto vogliamo#anche perché non mi sembra siano uscite altre notizie su altre persone quindi chissà#però pensa fare una serie sugli 883 prima di farne una su che ne so. albano.#o Raffaella Carrà banalmente#stanno facendo di tutto su raffa potevano fare pure la serie no?
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LA CINA RIESCE A BLOCCARE L’ESPANSIONE DEL SECONDO DESERTO DEL MONDO

La Grande Muraglia Verde è stata completata intorno al deserto del Taklimakan. La cintura di 30 milioni di ettari di alberi iniziata nel 1978 in Cina intorno al secondo deserto di sabbia più grande del mondo è stata portata a termine contribuendo a arrestare il processo di desertificazione e, in alcuni casi, ad invertirla riducendo la superficie complessiva del deserto del Gobi di 2.761 chilometri.
La piantumazione di alberi nell’arida zona nord-occidentale ha contribuito a portare la copertura forestale totale della Cina a oltre il 25%, rispetto al 10% circa del 1949, interrompendo l’inaridimento di estese aree e compensando quantità significative dell’impronta di carbonio del Paese. Il deserto del Taklimakan è il punto più lontano da un oceano sulla Terra ed è stato riforestato con alberi di pioppo del deserto, salice rosa, saxsaul e altre piante resistenti alla siccità. “Per adattarsi a diverse condizioni, durante il processo vengono impiegati tre metodi principali: controllo ingegneristico della sabbia, controllo fotovoltaico della sabbia e controllo biologico della sabbia”, ha affermato Deng Xiaobo, vicedirettore dell’ufficio forestale e dei pascoli di Hotan.
In alcune aree selezionate, grandi pannelli solari installati nelle zone desertiche generano elettricità, riducono la velocità del vento in superficie e diminuiscono l’erosione eolica stabilizzando il terreno. Il terreno sotto i pannelli solari è utilizzato per piantare colture resistenti alla siccità che aiutano a fissare la sabbia con il loro apparato radicale, ottenendo il triplice vantaggio di generare elettricità, aumentare il reddito agricolo e controllare la sabbia.
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Fonte: People’s Daily; foto di Julia Volk
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Ma perché, se tutte queste ulteriori dimensioni esistono realmente, noi non le percepiamo? Perché vediamo soltanto tre dimensioni spaziali e una temporale? L'ipotesi è che le altre dimensioni siano arrotolate in uno spazio estremamente piccolo, dell'ordine di un pentilione di centimetro; uno spazio così piccolo che semplicemente non potremmo percepirlo. Noi verdiamo soltanto le tre dimensioni spaziali e quella temporale, nelle quali lo spazio-tempo è completamente piatto. È un po' come per la superficie di un'arancia: se la osserviamo da vicino è tutta incurvata e corrugata, ma se la guardiamo da lontano non siamo in grado di vederne le irregolarità e ci sembra liscia. Lo stesso vale anche per lo spazio-tempo: su una scala estremamente ridotta è decadimensionale e altamente incurvato, ma su scale maggiori noi non ne percepiamo la curvatura o le ulteriori dimensioni.
Se questo quadro è corretto, ci sono cattive notizie per gli aspiranti viaggiatori nello spazio: le ulteriori dimensioni, infatti, sarebbero di gran lunga troppo piccole per permettere il passaggio di un'astronave. Ma c'è comunque anche un problema più grande. Perché alcune dimensioni, ma non tutte, dovrebbero essere arrotolate in una piccola palla? E' presumibile che, nei primissimi stadi della vita dell'universo, tutte le dimensioni siano state estremamente incurvate. Ma perché allora solo tre dimensioni spaziali e una temporale si sono poi spianate, mentre le altre sono rimaste saldamente arrotolate su se stesse? Una possibile risposta è data dal principio antropico. Due dimensioni spaziali non sembrano sufficienti per consentire lo sviluppo di esseri complicati come noi.
Stephen W.Hawking (La teoria del tutto)
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amica tizia
a Firenze tutto bene, rientro tutto tranquillo, per ora non ho altre notizie
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L'HA DETTO VERAMENTE
Non voglio somigliare a quei blogger che mettono il succo della storia dopo sei pagine per trattenerti a lungo sul loro sito. Riporto subito l'assurda frase che mi ha lasciato di stucco. È una dichiarazione attribuita a Salvini dopo l'attentato a Trump: «Spero che questo serva a qualcuno che semina parole di odio contro le destre, i fascisti, i razzisti».
Ho visto che tanta gente ne parlava sui social network.
Ma all'inizio ho dubitato.
Sì, cara persona immaginaria con una vasta e inspiegabile conoscenza dei miei post, hai perfettamente ragione: lo scetticismo mi è capitato in altre occasioni e ne ho anche discusso, ma questa volta ho dubitato con veemenza inaudita, credimi. Però non voglio farti preoccupare: non nutro speranze sul fatto che Salvini abbia qualcosa di umano. Ho avuto dubbi per l'incredibile stupidità della frase pronunciata dal ministro, che rappresenta una confessione in piena regola, un'autodenuncia senza filtri, senza espressioni edulcorate, senza alcun tentativo di dissimulazione.
Sì, ho sopravvalutato Salvini. Ho pensato a fake news ben confezionate.
E allora ho cercato conferme sul web. Ho trovato notizie di agenzia: Ansa, Adnkronos. E c'erano quelle esatte parole che poi ho ritrovato in tanti articoli. Sul Manifesto, tanto per cominciare. Ma già immagino l'obiezione di tanta gente: sono comunisti, ce l'hanno con Salvini, farebbero qualsiasi cosa per metterlo in cattiva luce. E allora le mie ricerche non si sono fermate.
Ho trovato un riferimento a quelle parole in una vignetta di Makkox. Ma anche qui immagino le proteste: è la sinistra radical chic di Propaganda Live, non è affidabile.
Le stesse considerazioni dubbiose possono essere rivolte a Fanpage, in teoria.
Ma ne parla anche il Sole24Ore. E qui la sinistra e il comunismo mi sembrano distanti anni luce. Il Sole24Ore riporta stralci di un piccolo monologo di Salvini. Ci sono le affermazioni incriminate.
Poi ho trovato filmati diffusi su Twitter.
Pensate che io mi sia fidato dei filmati? Certo che no. I video che circolavano sul web sembravano riferiti al TG1, il principale megafono governativo dopo Bruno Vespa. E allora mi sono detto: «Mi resta una sola cosa da fare». Ho pensato a una mossa estrema, pericolosa, temeraria, autolesionista: guardare il TG1 su RaiPlay.
Le date dei tweet mi hanno subito indirizzato sulla strada giusta: l'edizione del mattino. Meno male. Guardare più di un telegiornale di destra è troppo per il mio fragile equilibrio psicofisico. Ho trovato la fonte con un solo tentativo. 14 luglio 2024: edizione delle ore 7.00.
Potete verificare anche voi. Non si tratta di un deepfake, anche perché Salvini non ha smentito. Non ha mica detto: «Al Tg1 c'era un impostore».
Non è l'opera di sintetizzatore vocale basato su un'intelligenza artificiale.
Salvini, raggiunto al telefono, ha detto realmente quelle cose, con seriosa gravità, con placida sicurezza, con atteggiamento da saggio della montagna. Senza rendersi conto di nulla. Senza intravedere l'inquietante corollario delle sue parole.
Bisogna accettarlo. È il paese in cui viviamo. È Salvini. È la realtà.
[L'Ideota]
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" Vivevamo di abitudini. Come tutti, la più parte del tempo. Qualsiasi cosa accade rientra sempre nelle abitudini. Anche questo, ora, è un vivere di abitudini. Vivevamo, come al solito, ignorando. Ignorare non è come non sapere, ti ci devi mettere di buona volontà. Nulla muta istantaneamente: in una vasca da bagno che si riscaldi gradatamente moriresti bollito senza nemmeno accorgertene. C'erano notizie sui giornali, certi giornali, cadaveri dentro rogge o nei boschi, percossi a morte o mutilati, manomessi, così si diceva, ma si trattava di altre donne, e gli uomini che commettevano simili cose erano altri uomini. Non erano gli uomini che conoscevamo. Le storie dei giornali erano come sogni per noi, brutti sogni sognati da altri. Che cose orribili, dicevamo, e lo erano, ma erano orribili senza essere credibili. Erano troppo melodrammatiche, avevamo una dimensione che non era la dimensione della nostra vita. Noi eravamo la gente di cui non si parlava sui giornali. Vivevamo nei vuoti spazi bianchi ai margini dei fogli e questo ci dava più libertà. Vivevamo negli interstizi tra le storie altrui. "
Margaret Atwood, Il racconto dell'ancella, traduzione di Camillo Pennati, Ponte alle Grazie, 2019², pp. 80-81.
[Edizione originale: The Handmaid's Tale, McClelland and Stewart, 1985]
#Margaret Atwood#Il racconto dell'ancella#Camillo Pennati#distopia#romanzi#condizione femminile#letteratura nordamericana#oscurantismo#narrativa#teocrazia#totalitarismo#Stati Uniti d'America#biopolitica#libertà#Canada#letteratura anglosassone#fanatismo religioso#fondamentalismo#letteralismo#libri#letture#leggere#Letteratura del '900#XX secolo#scrittrici#diritti delle donne#emancipazione#segregazionismo#femminicidi#fanatismo
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Storia Di Musica #350 - Miles Davis Quintet, Relaxin' With The Miles Davis Quintet, 1958
Per essere stata una piccola casa editrice musicale, la Prestige di Bob Weinstock è infarcita di leggende, come ho un po' raccontato in queste belle (per me, e spero pure per chi le ha lette) storie musicali novembrine. Che oggi toccano l'impressionante traguardo dei 350 dischi, e come tradizione vuole tocca a Miles Davis. Weinstock capì agli inizi degli anni '50 che Davis aveva un talento gigantesco sia come musicista ma forse ancora di più come band leader, tanto che fu uno dei suoi più grandi sostenitori ad intraprendere la costruzione di un suo gruppo. E Davis alla prima occasione dimostrerà il suo fiuto per la genialità musicale e nello scegliersi i musicisti, formando quello che è uno dei grandi gruppi di sempre, e apice dell'hard bop. Davis sceglie un giovane sassofonista della scuderia Prestige, John Coltrane, che in pochi anni diventerà uno dei giganti della musica del '900 e quella che è la sezione ritmica per eccellenza del genere: Red Garland al pianoforte, Paul Chambers al basso e contrabasso e Philly Joe Jones alla batteria. Siamo nel 1955: come accennato, Weinstock era uno che metteva la praticità davanti all'estetica, e spinge il quintetto a registrare. I musicisti la prendono come un'occasione per provare come suoneranno il repertorio dal vivo. Davis ha già registrato con la Prestige il suo primo disco da 12 pollici, The Musings Of Miles, nel 1955 con Oscar Pettiford al basso, e vedendo l'aura del personaggio crescere enormemente come seguito, Weinstock pubblicò in vari Lp tutte le registrazioni su disco da 10 pollici che Davis, con varie formazioni, aveva fatto agli inizi degli anni '50. Ai leggendari studi Van Gelder, Davis e il suo quintetto registrano in due date, passate alla storia del jazz: l'11 maggio e il 16 ottobre del 1956. Sono già così affiatati e coesi, la magia e la bravura a livelli così alti, che registrano moltissimo materiale, che il buon Weinstock è ben felice di avere, dato che ha notizie sicure che la Columbia vuole mettersi Davis sotto contratto, cosa che avverrà alla fine dello stessio anno, il 1956. Per questo motivo, e per la bellezza della musica, le intere quattro registrazioni vengono pubblicate come 4 dischi: Cookin' With The Miles Davis Quintet nel 1957, Relaxin' nel 1958, Workin' nel 1960 e Steamin' nel 1961. Sebbene Davis sia già passato ad altre magie stilistiche già nel 1958, quando pubblica quel capolavoro che è Milestones, i 4 dischi sono considerati insieme non solo uno dei gioielli del catalogo Prestige, ma come lo stato dell'arte del bop nella seconda parte degli anni '50.
Scelgo Relaxin' With The Miles Davis Quintet nella tetralogia perchè è unanimemente considerato il lavoro più palpitante e musicalmente ineccepibile, sebbene il repertorio scelto fosse, e da questo il titolo, il lato più intimo e dolce dei brani registrati. In questo disco la tromba di Davis, con i suoi interventi delicati e strutturati sulla ripresa di poche note caratteristiche del brano, diventerà iconica, tanto che chiunque pensi solo di avvicinarsi al suo stile verrà etichettato come "davisiano". Tra l'altro persino nelle versioni rimasterizzate più recenti, quelle del 2005 nientemeno che da Van Gelder in persona, rimangono ancora gli intermezzi di dialoghi all'inizio di ogni brano, dove Davis discute con i musicisti sul da farsi. In scaletta 6 brani, tutti standard, che in questa registrazione troveranno la loro forma definitiva: If I Were A Bell è un brano scritto da Frank Loesser per il famosissimo musical Guys And Dolls (uno dei grandi successi di Broadway, che ispirò il film Bulli E Pupe con Marlon Brando e Jean Simmons), qui è nella sua versione decisiva con gli assoli di Garlad e Coltrane e la tromba di Davis, che qui usa una sordina Harmon che diventerà una sorta di feticcio tra i trombettisti. You're My Everything è una canzone del 1931, altra canzone da un musical epocale è I Could Write A Book di Rodgers e Hart, cantata nella versione originale da Gene Kelly nel musical Pal Joey come It Could Happen To You, tratta dal film della Paramount And The Angels Sing del 1940. Due invece sono i brani scritti da jazzisti: Oleo è un brano di Sonny Rollins, il quale era molto stimato da Davis: i due spesso hanno suonato insieme, ma mai con assiduità, avendo un grande rispetto reciproco. L'altro brano è Woody 'n' You di Dizzy Gillespie, uno dei tre arrangiamenti realizzati da Gillespie per la big band di Woody Herman, anche se all'epoca non venne utilizzato; gli altri due erano Swing Shift e Down Under.
Nasce in questo disco la sintonia musicale quasi sincronica di Davis e Coltrane, che nel 1959 porteranno ai picchi inarrivabili di Kind Of Blue: la sezione ritmica diventerà lo standard, tanto è che Coltrane, che inizierà i suoi lavori solisti proprio con la Prestige, se li porterà appresso.
Il quintetto lavorerà fino al 1960, non senza dissidi e pause, primo fra tutti il fatto che Red Garland porterà Coltrane alla dipendenza dall'eroina, cosa che Davis non gli perdonerà mai (tanto è vero che Garland non suona in Kind Of Blue). Chambers, un genio, anche lui attraverserà una devastante dipendenza dalla droga e addirittura morirà per complicazioni da tubercolosi nel 1963, a 33 anni.
Nel 2006 la Concorde Records, che detiene il catalogo Prestige, pubblicherà in una scintillante confezione box da 4 cd The Legendary Quintet Sessions, che ai 4 capolavori aggiunge 'Round Midnight, presente in Miles Davis And The Modern Jazz Giants e una serie di registrazioni inedite in jazz club e show in televisione. Un tesoro per gli appassionati più accaniti, ma per un approccio genuino e affascinante al jazz basta ascoltare la bellezza del disco di oggi, una delle innumerevoli magie di Miles Davis.
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Sono qui dal 2015, quando Sky ha trasmesso Outlander in Italia . La mia conoscenza allora dei mass media era praticamente zero ma cercavo forsennatamente sul pc notizie della coppia di interpreti, le loro foto fuori dal set . A parte tutte quelle che vengono riproposte periodicamente per ricordarci come era il loro rapporto già dall’inizio , ne ho una incollata nella mente: una foto ,leggermente sfocata, molto probabilmente una spiaggia o comunque una foto all’aperto ,estiva, dove C con un vestitino tipo prendisole, sta davanti ad un buffet e S , dietro di lei, appoggiato a lei , che la tiene abbracciata con la testa sulla sua spalla. Credere a tutte le pagliacciate che sono venute dopo mi è difficile. Ho visto altre foto di lei seduta sulle ginocchia di qualcun’altro oltre Donal, forse ad una festa, un signore di mezza età o poco più . Ero rimasta sorpresa perché non mi sembrava che quella foto coincidesse con l’idea che mi ero fatta di lei .Ma poi ci sono state mostrate altre foto e credo di aver capito che ama il contatto fisico per dimostrare una sua sicurezza e una confidenza amichevole .Ora , come tutti noi, sono cambiati. Non sono i loro corpi ,è l’espressione del loro sguardo, la limpidezza del loro sguardo che era così pieno di aspettative , di speranza e felicità. Sono cresciuti, si amano ma sono guardinghi come cervi nella foresta che sentono rumori sospetti . E di rumori ce ne sono tanti ma io spero che ci siano luoghi dove possano correre liberamente.
Dear Italian Anon,
Non puoi immaginare il piacere immenso che ho provato oggi nel trovare il tuo lungo messaggio durante il camino in taxi dall'aeroporto Venizelos all'ambasciata. E mi scuserai se ti rispondo in inglese, per cortesia verso i nostri amici shipper.
Ma prima di tutto, andiamo con la traduzione del tuo interessantissimo commento:
'I've been around since 2015, when Sky broadcast Outlander in Italy. At that time, my knowledge of media was next to zero, but I was frantically looking on my computer for news about this couple and for BTS pictures. Spare all those that are periodically reposted here to remind us how was their relationship since the very beginning, there is one that is practically glued to my brain. It is a slightly blurry pic, probably taken on a beach, or at any rate a summer, open air photo, where you can see C in a sort of sundress in front of a buffet and S, behind her, leaning on her, holding her in his arms with her head on his shoulder. So it's difficult for me to believe all the nonsense that followed. And I have also seen other pictures of her, sitting on someone's lap (not Donal), maybe at a party or something, a middle-aged gentleman, I think. That particular picture surprised me, because it did not fit with my idea of her. But then more pictures like this one surfaced, and I finally understood that she is very much into touching, because it makes her feel safe and because that is her way to show her friendly trust in someone. Nowadays, like all of us, they have changed. It's not really about their appearance, but rather their gaze, the clarity of their gaze which was so full of expectations, hope and happiness. They matured, they do love each other, but they are now like those deer in the forest, always aware of suspicious noises. And yes, there's so many suspicious noises around them, but I do hope there are places where they can run free.'
I have never seen or heard of that summer dress picture, Anon, and if you happen to have it in your archives or something, per cortesia, send it to me in DM or by Anon link, if you can or if you want. I shall only post it if you don't mind and I think it could make many people sigh, in a good way. As for any lap pic, I only know the (infamous) one with McIdiot, but again - maybe you do happen to have more tea? I'd love to see it, and now my insane curiosity is piqued for good.
I loved your deer metaphor. It instantly made me think of this:
And I know there are places where they do run free. I know it for a fact, even, no matter how hard some very sad people would like to push some very sad (and ridiculous) stories, that happen to fit other sad (but powerful) people's agenda. And this knowledge is everything I need. And, exactly like you, I only wish the best in the world for These Two - they deserve it.
E ora ti lascio con il mio saluto preferito: Pace e Bene! Sei sempre la benvenuta qui!
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Le idee, il tempo, la pazienza
In questi giorni sto ripensando al 2017, un anno piuttosto complicato: lavoravo moltissimo e raccoglievo pochissimo e mi ripetevo di dover tenere duro, di lavorare ancora per poter raccogliere in futuro quello che in quei momenti seminavo. Resistevo alla tentazione di affrettare le cose, di raffazzonare il lavoro, di farmi prendere dalle urgenze: c'erano pochi soldi, pochi risultati, poco di cui essere allegri, ma mi spendevo molto (ricordo che la newsletter è nata proprio in quel momento difficile). E poi ripenso 2019, quando in effetti quei frutti maturi potevano essere raccolti e, per i successivi due anni, questo mi ha permesso di crescere moltissimo, sia professionalmente che umanamente. Questo pensiero oggi mi ritorna alla memoria perché anche il 2023 è stato un anno davvero complesso, ma questo 2025 è iniziato davvero alla grande e tante cose importanti si stanno incastrando, facendomi rivivere la splendida sensazione di raccogliere ciò che di buono, in passato, anche nei momenti peggiori, ho seminato. Non vedo l'ora di condividere con voi quello che ci aspetta, ma ci sono notizie veramente eccellenti all'orizzonte. Ma non scrivo queste righe per vantarmi di qualcosa, quanto piuttosto per trasmettervi questa idea: la pazienza, quando unita all'ispirazione, è davvero la virtù più importante di tutte. Perché è assolutamente vero quel detto secondo cui le idee sono i semi, il tempo è l'humus necessario: le idee vanno seminate, anche quando ci sembra che crescano troppo lentamente. Ma se mi scoraggio e, dopo aver seminato la prima, inizio a non seminare anche le successive, il raccolto anni dopo sarà scarsissimo e privo di valore. Al contrario, proprio ora che nulla cresce le idee vanno seminate a profusione: le intemperie ne uccideranno molte, la disperazione ne farà marcire altre, ma se avremo il coraggio di seminare molto, con onestà e pazienza, il raccolto molto tempo dopo sarà ricco. Semina oggi, molto: esprimi quel che ti sta dentro senza pretendere di raccogliere subito; dona a chi ti sta a cuore senza chiedere qualcosa in cambio; spenditi con coraggio e autenticità, avendo fiducia nel fatto che proprio questo atto sarà significativo. Abbi pazienza nel farlo, il tempo è più saggio di te. Lascia passare il tempo e troverai una foresta di frutti maturi: quel che raccoglierai sarà ricco e sorprendente. Vi abbraccio tutti.
Rick Dufer
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Sintesi della settimana :
Mia zia si è riavvicinata dopo aver dato i soliti numeri, perché me ne stavo chiusa in camera e non capiva cosa avessi lì dentro di così importante. Domenica scorsa mi chiese di andarla a prendere nella mia città natia, dicendomi che aveva già preparato le valigie. Mentre guidavo mi accorsi, però, di un problema, ovvero che c’era una perdita di gas e fui costretta a lasciare la macchina a mio zio il quale mi promise che l’avrebbe fatta aggiustare entro martedì. Sono trascorsi i giorni e non ho avuto più notizie. Nel frattempo zia è rimasta a dormire da me , mi ha dato una mano con le ultime cose da impacchettare e tutto sembrava volgere per il meglio. Poi, all’improvviso, ha laggato un’altra volta. Due giorni fa sono rientrata dal lavoro e ho notato un nervosismo strano, insolito. Quando le ho domandato spiegazioni mi ha risposto che “Sono un’ingrata,una scostumata, una bestia”perché l’ho lasciata da sola tutto il pomeriggio pur avendole espressamente detto che poteva uscire, recarsi al bar e/o fare quel che voleva dal momento che aveva in suo possesso le chiavi di casa. Da questa storia si è sfociato a tutt’altro, è tornato in mezzo il discorso del patrimonio, del tfr di mia madre e la discussione ha preso la piega di una vera e propria lite tanto che alla fine - in piena crisi di panico- ho preferito sedere su una panchina e ritirarmi all’una di notte. Il giorno dopo ho cercato di essere gentile e ripartire con il piede giusto. Le ho dato il buongiorno, chiesto se voleva il caffè ma non c’è stato alcun tentativo di riconciliazione da parte sua e alla fine se n’è andata lasciandomi ancora più nei casini perché quando le ho chiesto se era pronta la macchina mi ha risposto che l’ ha comprata con i suoi soldi, potevo andare a piedi al lavoro ed altre eresie del genere. A completare il mix di cattiverie gratuite si è aggiunta la volontà di fare ancora più del male quando mi ha apostrofato che dovevo pensarmi senza patente,e organizzarmi così come ero solita fare una volta quando c’era mia madre. Non starò a dilungarmi sulle conseguenze che le sue parole e azioni hanno causato. Ho trascorso una giornata a disperarmi per colpe inutili e inesistenti. Una nottata da incubo senza chiudere occhio tra un attacco di panico e l’altro per poi ricevere -alla fine e grazie all’intervento degli altri membri della “famiglia” che hanno giudicato l’azione una vera e propria malvagità -una telefonata da mio zio , in cui mi esortava a raggiungerlo a S. Stamattina quindi ho preso il treno , sono andata in officina , convinta che sarei tornata in auto, invece nulla : dopo aver viaggiato 80km ,dopo aver saputo che il motore era stato completamente smontato e che non avrei avuto libertà di movimento prima del trasloco -forse nel tentativo di causarmi problemi- ho scoperto che in realtà il meccanico -suo amico- non l’ha mai aggiustata. Sintesi : ho fatto un viaggio per ritrovarmi con un pugno di mosche e non avere nessuna certezza.
Cosa ho di sbagliato? Qualcuno può illuminarmi?
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Mi esibisco nella metro
Era una giornata come tante altre nella metropolitana di una città che non dorme mai. I vagoni erano gremiti di persone, un miscuglio di vite e storie che si sfioravano senza toccarsi veramente. Io ero lì, in mezzo a quella folla, con un segreto che pulsava tra le gambe.
Mi ero svegliata con un desiderio ardente, un fuoco che avevo deciso di non spegnere. Avevo scelto di indossare una gonna leggera, senza biancheria intima, sentendo il tessuto sfiorarmi la pelle come una carezza clandestina. Ogni passo era un promemoria del gioco pericoloso che avevo in mente.
Appoggiata al muro del vagone, apparentemente intenta a leggere le notizie sul mio telefono, iniziai a muovere impercettibilmente il piede, accavallando le gambe in modo da far scivolare l'interno coscia contro la mia vulva già sensibile. Il contatto era lieve, ma sufficiente a farmi sentire bagnata e gonfia di desiderio.
La mia mano scivolò lentamente lungo la coscia, fingendo di sistemare la gonna, ma in realtà cercando il calore umido del mio sesso. Le dita si infilarono tra le pieghe della mia fica leggermente pelosa, trovando il clitoride già teso e pulsante. Un brivido mi percorse la schiena e fui certa che nessuno potesse notare il leggero tremore delle mie labbra.
Con movimenti circolari, iniziai a stuzzicare il mio clitoride, aumentando lentamente la pressione. La mia vagina si contraeva, anelando alla penetrazione che avrei voluto, ma sapevo che quello non era il luogo né il momento per un cazzo vero. Dovevo accontentarmi delle mie dita, che si muovevano con una maestria che solo l'autoesplorazione può insegnare.
Mentre mi abbandonavo a quel piacere clandestino, i miei occhi si posarono su un uomo seduto di fronte a me. I suoi occhi erano fissi sul suo giornale, ma ogni tanto si sollevavano appena, come se cercassero qualcosa. Feci in modo che la mia gonna si sollevasse leggermente, rivelando per un attimo la mia figa. Il suo sguardo si fermò, e un sorriso si disegnò sulle sue labbra. Sapevo che avrebbe potuto immaginare cosa stesse accadendo sotto quel tessuto che si muoveva al ritmo dei miei movimenti.
La mia eccitazione cresceva, alimentata dall'idea di essere osservata. Inserii una, poi due dita nella mia vagina, sentendo le pareti calde e accoglienti stringersi intorno a loro. Pompavo lentamente, mentre con il pollice continuavo a massaggiare il mio clitoride. Il piacere si accumulava, una tensione dolce e incessante che mi spingeva verso l'abisso.
La mia respirazione divenne più affannosa, e dovetti fare attenzione a non tradire il mio stato di estasi imminente. Mi morsi il labbro, trattenendo un gemito mentre la mia mano libera si stringeva intorno alla ringhiera, fingendo di cercare equilibrio. La verità era che stavo perdendo il controllo, e ogni fibra del mio essere era tesa verso il culmine.
E poi successe. Un'esplosione di piacere mi travolse, partendo dal mio ventre e irradiandosi in onde continue che mi facevano tremare. La mia vagina si contrasse intorno alle dita, mentre la mia mano si bagnava del mio stesso piacere. Un calore intenso mi avvolse, e per un attimo il mondo intorno a me svanì, sostituito da una nebbia di pura estasi.
Quando riaprii gli occhi, l'uomo era ancora lì, e i suoi occhi incontrarono i miei. Capimmo entrambi senza bisogno di parole. Aveva assistito allo spettacolo più intimo che potessi offrire, e il suo sguardo era un misto di ammirazione e desiderio inappagato.
Mi sistemai con calma, riducendo il battito accelerato, e mi preparai a scendere alla mia fermata. Avevo raggiunto il mio obiettivo, avevo trasformato un viaggio ordinario in un'avventura erotica, lasciando dietro di me una scia di desiderio e la conoscenza che, a volte, il piacere più intenso può nascondersi in piena vista.
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IN CALIFORNIA LA PRIMA CITTÀ AD ABOLIRE GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI

Berkeley, in California, è la prima città a vietare ufficialmente gli allevamenti intensivi.
La storica decisione è stata adottata attraverso un referendum cittadino che ha ottenuto il supporto del 60% degli elettori. Il provvedimento segue la chiusura dell’ultimo impianto di corse di cavalli, nel giugno di quest’anno, che ha rappresentato un passo importante verso questa decisione preceduta da lunghe campagne sostenute dalla comunità di Berkeley per la protezione del benessere degli animali impiegati nelle corse. I Concentrated Animal Feeding Operations (CAFO) sono allevamenti industriali su larga scala in cui animali come mucche, maiali, cavalli o polli sono densamente confinati per la produzione di carne, latticini o uova ma anche per l’intrattenimento o lo sport.
La nuova legge prevede che gli animali non possano essere rinchiusi in gabbie per più di 45 giorni all’anno e che sia garantito loro uno spazio all’aperto adeguato alle loro esigenze. Un sondaggio del 2019 ha rilevato che il 43 percento degli elettori statunitensi sostiene il divieto di nuovi allevamenti intensivi. Il divieto dei CAFO è stato largamente accolto dall’opinione pubblica come un passo significativo verso la promozione del benessere degli animali e la tutela ambientale ed è diffusa l’opinione che potrebbe ispirare altre città statunitensi a seguire l’esempio, promuovendo una maggiore consapevolezza sul benessere animale e sulle modalità con le quali sono organizzati gli allevamenti.
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Fonte: Berkeley City; Ballotpedia; immagine di Pixabay
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Ritrovo vari post di qualche tempo fa mentre cerco riflessioni sulla violenza di genere, il patriarcato, il maschilismo e i femminicidi. Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne, ma sono discorsi che volenti o nolenti ci ritroviamo in testa frequentemente, almeno se abbiamo l'occhio e l'orecchio attento alle notizie che arrivano dalla cronaca. Come parlarne è un problema che ogni tanto mi pongo: quali sono i termini giusti, quali sono ormai anacronistici, quali sono quelli più adatti ed efficaci nei vari contesti in cui si discute?
Ieri mia nipote a tavola ci raccontava che delle sue compagne (fanno la prima media) le hanno detto che mentre erano in giro in paese si sono nascoste da un gruppo di loro coetanei perché hanno sentito dire che uno di loro voleva picchiare una di loro. Quanto ci sia di vero o di verosimile non è dato saperlo, ma già interrogarsi sulla veridicità anziché avere pronta una risposta pragmatica mi pare sia un torto a loro e a me stessa.
Io ne ho avuti compagni e compagne stupidi, a quell'età, e non dubito che ci possano essere anche peggiori livelli di stupidità -e cattiveria- di quelli che ho incontrato io. L'unica che mi abbia mai fatto sapere che mi voleva picchiare è stata una ragazzina che pensava le avessi rubato uno spasimante. I ragazzini invece avevano le mani lunghe per altre ragioni, non solo con me, e ricordo che in classe volavano calci e pugni per evitare di essere palpate a sorpresa durante l'intervallo. Di dire qualcosa a prof o genitori non ci è mai passato per la testa, però. Era una cosa da risolvere tra noi.
Quanto sarà cambiata l'adolescenza? Cosa dirle, cosa consigliarle? Minimizzare non mi sembra la strada giusta. Forse a tavola non si può fare molto di più, a parte suggerire che forse è il caso di fare qualche lezione di autodifesa.
Cosa vuol dire essere una ragazzina oggi, cosa vuol dire essere un ragazzino? Quali compromessi sono richiesti per far parte di un gruppo, per non litigare, per non farsi mettere i piedi in testa, per non perdere la faccia? Cosa vuol dire diventare adolescenti, diventare piccole donne e piccoli uomini? È inevitabile questa distinzione, prima di poter essere semplicemente persone?
Non so, la femminilità è in gran parte un mistero anche per me, così come la partecipazione all'educazione di una persona: non sono madre, né sorella maggiore, queste sono le prime nipoti che fanno davvero parte della mia vita e spesso vorrei avere più tempo per essere loro vicina.
Vederle crescere e sapere quello che so della condizione delle donne nel nostro mondo, nel nostro tempo, nella nostra cultura, mi mette molta tristezza e molta ansia. A fare un confronto con qualche decennio fa o con qualche zona del mondo poco distante, mi sale il morale, ma il progresso è comunque troppo poco, e subito arriva anche la rabbia, della fatica e della frustrazione di tutta la strada ancora da percorrere.
Resistiamo e speriamo bene.
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Nella struttura dove lavoro ci sono soltanto due operatori uomini, tutte le altre sono donne. Di questi due ragazzi, entrambi sulla trentina, uno è sposato e padre, mentre l' altro si frequentava con una ragazza che lavora anche lei lì, sempre sulla trentina e madre separata di due bambini. La relazione è sempre stata burrascosa, discussioni e litigi continui che spesso turbavano in modo pesante l'andamento del lavoro, creando anche situazioni imbarazzanti davanti ai pazienti. Quando all'inzio del turno di mattina si assegnavano i piani su cui lavorare ad ogni coppia di operatori, si creava sempre una gran confusione perché lei (ovviamente credendo che la cosa non sarebbe venuta fuori) gli aveva vietato di lavorare sullo stesso piano assieme alle operatrici più giovani e carine e nel caso disgraziato che ciò avvenisse lo controllava di continuo, andando a vedere cosa lui stesse facendo ogni due minuti e trascurando il proprio lavoro. Finché un giorno, fuori dal lavoro, all' ennesima lite e dopo - sembra - un attacco fisico da parte di lei, lui ha reagito lanciandole un oggetto e colpendola. Lui stesso l'accompagna in ospedale, dove lei viene visitata e parte una denuncia perché i medici capiscono che il trauma è frutto di una colluttazione. Lui disperato, i genitori di lei completamente furiosi avvertono la cooperativa che finché lui non verrà trasferito, lei non tornerà a lavorare. Lui va all' ufficio del personale della cooperativa insieme al padre e alla fine ottiene di essere trasferito in un altro posto di lavoro, molto ambito, per il quale più di un collega era in "lista di attesa" da tempo. Ora lui doppiamente fesso, perché ha continuato a frequentare una persona che lo stava facendo impazzire e che non perdeva occasione per sputargli addosso e perché ha finito per reagire in quel modo, cosa che non è mai e in nessun caso giustificata, tutti gli altri che aspettavano per quel posto di lavoro incazzati neri perché si sono visti soffiare in quel modo l'unico posto che si era liberato dopo tempo. E lei? Di lei non si hanno più notizie certe, se non che sembra che si stia facendo un cuore nuovo fiammante con un altro che può farle ottenere un posto di lavoro decisamente migliore... La gente è davvero scema col cuore 🤷🏻♀️
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Le ultime ore sono un manifesto di inettitudine politica che va raccontata per filo e per segno. Si parte con le dichiarazioni di Giorgia Meloni a fine G20 in cui trova il tempo di attaccare anche il commissario italiano in Europa Paolo Gentiloni. La colpa, secondo la presidente del Consiglio, sarebbe quella di non avere mai “risposto” all’accordo trovato dal governo per svendere la compagnia aerea nazionale Ita (vi ricordate? Quella che “non si doveva toccare”, proprio quella) ai tedeschi di Lufthansa.
Meloni contro Gentiloni è in buona compagnia: non ha fatto altro che mettersi in scia con il suo alleato di governo Matteo Salvini che da giorni attacca. “Ogni tanto ho avuto l’impressione di avere un commissario italiano che giocava con la maglia di altre nazionali”, aveva detto il ministro ale Infrastrutture esibendo la solita poca conoscenza delle istituzioni politiche, delle rispettive competenze e della lealtà del proprio ruolo.
Da Bruxelles a stretto giro di posta già ieri è arrivata una prima risposta che diceva più o meno che Meloni e i suoi compagni di governo stavano strillando per la mancata risposta a una domanda che non avevano mai posto. Sulle vicissitudini della compagnia aerea Ita la Commissione europea semplicemente sta ancora aspettando il governo italiano. Una brutta figura, non c’è che dire, a cui si aggiunge il grossolano errore di attaccare Gentiloni senza sapere (o fingendo di non sapere) che non è lui ad avere il ruolo sul tema.
I giornali di destra a voce unita però continuano a sparare. Non stupisce che lo facciano con il tono che pare una voce sola: sono ormai una voce sola che risponde alle dipendenze dell’editore unico Antonio Angelucci. Stupisce però che l’acredine verso il politico del Pd si sia accesa all’improvviso, senza un valido motivo apparente per scatenare così tanta bile. Ieri l’arcano si è svelato.
Sapevano, Giorgia Meloni con Matteo Salvini e tutta la ciurma, che sarebbero arrivati i dati della Commissione europea (leggi servizio a pagina 3). E sono numeri che smentiscono in toto la baldanzosa propaganda di un governo che vorrebbe piegare la realtà alla narrazione, da Caivano all’economia, senza sapere che la realtà prima o poi arriva.
Ecco il punto: le prospettive economiche italiane vengono tagliate per l’anno in corso dello 0,3% fermandosi allo 0,9% e l’Italia è il fanalino di coda nelle previsioni economiche per il 2024. A dirlo è proprio lui, Gentiloni, che di fronte alle telecamere spiega le difficoltà economiche dell’Unione europea e interrompe bruscamente la propaganda di prosperità del governo italiano.
A chiudere una giornata difficile sono arrivati anche i dati dell’Istat che segnano uno 0,7% in meno nella produzione industriale nazionale. I numeri, si sa, non si possono piegare. Tanto che perfino al ministro Adolfo Urso non resta che ammettere che siano “segnali d’allarme, in qualche misura aspettati”.
La trama diventa visibile. Gli attacchi scoordinati al commissario Gentiloni non erano altro che il perpetuarsi della strategia – la solita – di questo governo: additare un nemico per coprire gli errori. La mole di dichiarazioni e di editoriali contro Gentiloni non erano altro che il concime per preparare il proprio elettorato alle pessime notizie che sarebbero uscite dalla sua bocca.
Additare la persona per coprire ciò che comunica è l’anima del populismo. Avere attaccato inutilmente per l’ennesima volta l’Ue per poi ritrovarsi bastonati (con una Legge di Bilancio all’orizzonte sempre più difficile) è lo scotto del governo sovranista. Gentiloni da parte sua non ha risposto “per non fare male all’Italia”. Del resto a fare male ci pensano già quelli che la governano.
G. Cavalli
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