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#ADAO [Associação Desenvolvimento Artes e Ofícios]
narizentupidocartazes · 9 months
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[2024] 20 de Janeiro | CAVERNANCIA | Fuhrer Duhrer | André Hencleeday | Lhésses Duqueélh | ADAO [Associação Desenvolvimento Artes e Ofícios] - Barreiro
Cartaz [Alena Koleso]
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musicshooterspt · 2 years
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Agenda de Abril, 2023
01 – Da Raiz ao Fado – Daniel Pereira Cristo
Teatro Municipal de Bragança, Bragança
21:00h . Preço: 6€
01 – Pink Turns Blue
Os Suspeitos
Hard Club, Porto (Sala 2)
21:30h
Info/ Bilhetes
01 – GAEREA
Hard Club, Porto (Sala 1)
21:00h
Info / Bilhetes
01 - TWIN SEEDS + GOD HATES A COWARD
CriArte by Cascais Jovem, Cascais
Portas: 21:00h
Info / Bilhetes
01 – HARCORE
Vários Artistas: Devil in Me, Last Hope, Dead End, etc
Casa Amarela, Almada
19:00h
Entrada Livre
02 – dEUS
Coliseu dos Recreios, Lisboa
Info / Bilhetes
02 – Lucrecia Dalt
Salão Brazil, Coimbra
19:00h
Info / Bilhetes
05 – Sarah McVoy – High Priestess
Teatro Municipal de Bragança, Bragança
21:00h . Preço: 7€
05 - BROTHER FIRETRIBE + ONE DESIRE
Hard Club, Porto
PORTAS: 19:30h
Bilhetes
E no dia 06 em Lisboa, no RCA Club
07 – Badtrip
Woodstock 69, Porto
21:00h
07 – SEVENTH STORM
Stereogun, Leiria
Portas: 22:00h
07 e 08 - RESSURREIÇÃO DO METAL
Pindelo dos Milagres, São Pedro do Sul (Viseu)
Info/Bilhetes
07 e 08 – Albufeira Sea Fest
Praça dos Pescadores, Albufeira
Info
08 – Nobutthefrog
Gato Vadio, Porto
10 – Visions of Atlantis
RCA Club, Lisboa
Portas: 20:00h
Bilhetes
11 - The Flatliners
RCA Club, Lisboa
21:00h
14 a 16 – Jazz na Caixa
Teatro Narciso Ferreira, Vila Nova de Famalicão
Entrada Livre
Evento Facebook
14 - GBH + Bladders + Mau Olhado
Associação Recreativa e Cultural de Músicos, Faro
14 – David Fonseca
Teatro Micaelense, Ponta Delgada
21:30h
Info
15 - TRAZ OS MONSTROS
Espaço Compasso, Porto
19:00h
15 - Bill Callahan
Theatro Circo, Braga
Info / Bilhete
15 – SENZA
Teatro Aveirense, Aveiro
21:30h
Info / Bilhetes
15 – Down The River
JP Rock Café, Bragança
Preço: 5€
Evento
15 - Cais Sodré Funk Connection
Teatro Municipal da Guarda, Guarda
Info
15 - Nick Oliveri
Texas Club, Leiria
Portas: 22:00h
20 – Jesus Quisto
Coliseu do Porto Ageas, Porto
Portas: 20:30h
Info/ Bilhetes
21 - Seu Jorge e Daniel Jobim
Altice Arena, Lisboa
22:00h
21 – Cartaxo Sessions
Com Gator, the Alligator + HISOU + O Munas
Centro Cultural do Cartaxo, Cartaxo
22 - Party Sleep Repeat
Vários Artistas: Linda Martini, Fogo Fogo, Sunflowers, etc
Oliva Creative Factory, São João da Madeira
Info / Bilhetes
22 – Mundo Segundo
Lustre, Braga
23:00h
25 - B Fachada
Zeca, Zeca e mais Zeca!
Galeria Zé dos Bois, Lisboa
Info / Bilhetes
25 – Boy Harsher
Os Suspeitos
Hard Club, Porto
21:30h
Info / Bilhetes
27 a 30 – SWR Barroselas Metal Fest
Barroselas, Viana do Castelo
Info/ Cartaz/ Bilhetes
28 – Canto Nono
A FORÇA (O PODER) DA PALAVRA – Um Canto a José Mário Branco
Coliseu do Porto Ageas, Porto
Portas: 20:00h
Info/ Bilhetes
28 – Alquimia
Teatro Micaelense, Ponta Delgada
21:30h
Info / Bilhetes
29 – The Slow Readers Club
Os Suspeitos
M.OU.CO., Porto
29 - Big Thief
LAV, Lisboa
29 a 30 – Freedom Fest
Vários Artistas: Earth Drive, Asimov, My Master The Sun
Associação Desenvolvimento artes e ofícios ADAO, Barreiro
Portas: 22:00h
*OBS: Recomendamos verificar estas informações junto dos promotores ou sites oficiais
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lillyslifestyle · 6 years
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Dopo avervi portato virtualmente con me da Lisbona a Cacilhas, oggi riprendiamo il traghetto da Lisbona per raggiungere Barreiro, cittadina visitata molte volte dal grande navigatore Vasco de Gama. Perché? Perché era luogo di costruzione navale. Le barche costruite a Barreiro portarono i portoghesi a scoprire mezzo mondo. Vi ho incuriosito?
Prima di presentarvi la cittadina nella mia consueta forma stilistica, voglio condividere con voi una curiosità: sapevate che Barreiro è stata scelta come location del video Enjoy The Silence dei Depeche Mode e gli U2 registrarono e fotografarono lo spazio industriale di Barreiro per il loro album How to Dismantle an Atomic Bomb? Non ve lo aspettavate, vero?
youtube
Un po’ di storia
Dalle modeste origini, antigamente Barreiro era appena un piccolo paesino a bordo fiume che comincia poi a crescere dopo la conquista cristiana della zona, per opera dei cavalieri dell’Ordine di Santiago.
Gli abitanti erano prevalentemente pescatori oppure lavoratori della saline. Di Barreiro però si parla appena nei libri di storia come un luogo strategico per le scoperte marittime ad opera dei portoghesi proprio per la motivazione che vi avevo accennato pocanzi, ovvero, l’ottima posizione geografica per la costruzione delle navi.
Solitamente le imbarcazioni erano costruite all’inizio dell’estate nella Ribeira das Naus di Lisbona, oggi luogo di passeggio e relax ai tavolini dei tanti bar e chioschetti vista fiume. Durante l’inverno, invece, le navi erano costruite nella Feitoria da Telha, ai margini del fiume Coina, una zona riparata dalle tempeste e le forti correnti.
In questa stessa zona importante fu anche la fabbricazione di biscotti, quelli del forno di Mata da Machada, alimento fondamentale durante le lunghe navigazioni. Per non parlare poi della produzione del vino e dell’estrazione del sale. Come vedete Barreiro ha una lunga storia commerciale che la porta oggi ad essere luogo di interesse per l’archeologia industriale, oggetto di numerosi tour ed itinerari turistici.
Grazie allo sviluppo di Barreiro sin dal 1861 si trasforma in una moderna città industriale ed operaia. Vi piacerebbe visitarla virtualmente con me?
cosa visitare a barreiro
Hou lá hou demo barqueiro, sabeis vós no que me fundo? Quero lá tornar ao mundo, e trazer o meu dinheiro, qu´ aquel ´outro marinheiro, porque me vê vir sem nada, dá-me tanta borregada (pancada) como lá do Barreiro. GIL VICENTE, Auto da Barca do Inferno.
E se la cittadina è decantata anche da Gil Vicente noi non possiamo certo non visitarla. Qui di seguito alcuni miei consigli per scoprire al meglio la cittadina e trascorrere una giornata fuori Lisbona.
COME ARRIVARE
Da Lisbona basterà prendere il traghetto della Transtejo dalla stazione fluviale in Piazza del Commercio. Il tragitto di navigazione durerà appena 20 minuti e potrete utilizzare la tesserina ricaricabile dei trasporti (per approfondire, cliccate qui).
Prima di indicarvi un possibile itinerario da fare a piedi, alla scoperta di Barreiro, voglio consigliarvi di “non seguirlo” ma di perdervi, il miglior modo per scoprire questa cittadina, infatti e proprio come abbiamo fatto noi la prima volta. Il nostro istinto ci ha fatto scoprire delle piccole viuzze molto pittoresche.
  Se invece volete approfittare delle nostre scopert,e perché avete poco tempo a disposizione, allora vi consiglio quanto segue.
Sbarcati ed usciti dalla stazione vi attenderà un enorme parcheggio e terminal di diverse linee di autobus. Attraversando l’intero parcheggio e girando a sinistra dinanzi a voi vedrete un edificio abbastanza insolito e colorato, sarete arrivati all’ADAO  -Associação Desenvolvimento Artes e Ofícios. Se mi seguite su Facebook avrete visto i video e le foto della passata edizione dell’Open Day [presto il video].
luoghi d’interesse
ADAO è un’associazione di inclusione artistica che ha occupato un antica caserma dei vigili del fuoco abbandonata. Al suo interno tutte le espressioni artistiche sono le benvenute. 3200 metri quadrati di spazio espositivo per offrire una gigantesca sala d’esposizioni ed un’incubatrice di idee e nuovi progetti degli artisti indipendenti nazionali ed internazionali.
GALLERIA FOTOGRAFICA
Se ADAO vi è piaciuto significa che, come me, amate l’arte urbana. Sicuramente non ve lo aspettate ma Barreiro è ricca di opere di artisti famosi e/o meno famosi ma le cui opere che vi lasceranno a bocca aperta. Il mio consiglio? Deambulare senza meta tra i violetti del centro a caccia di opere.
Le più famose sono sicuramente quelle di Bordalo II e di Vhils di cui vi ho parlato ampiamente nella sezione del blog dedicata alla Street Art. Per chi non la conoscesse, invito a cliccare qui.
Sicuramente una delle passeggiate da fare a Barreiro è quella lungo fiume dove potete ammirare numerosi mulini ad acqua, anticamente erano 11 ma potrete ancora trovare traccia di quelli di: Coina, Telha, Palhais, Grande, Pequeno, del Cabo, de’ El Rei, in Vale de Zebro.
In funzione sin dal medioevo i “Moinhos de Maré” e i “Moinhos de Vento” sono uno dei punti d’interesse più visitati della città. Chi non resta incantato dal fascino di un mulino? I più famosi sono sicuramente i tre mulini fatti costruire nel 1852 dalla famiglia Costa in Alburrica dai nomi curiosi: O Gigante, o Poente e o Nascente.
Il primo di stile olandese disattivato nel 1919 fu trasformato in abitazione di pescatori fino al 1998, anno in cui passa di proprietà del comune. Gli altri due mulini, Nascente e Poente, sono di stile comune entrambi disattivati nel 1950 e di proprietà del comune sin dal 1973. Bellissimo il pannello di azulejos che decora il mulino Poente e rappresenta la Madonna del Rosario.
Ci sono anche dei percorsi consigliati dall’ufficio del turismo di Barreiro. Il percorso di circa 10 km si estende dalla spiaggia di Copacabana fino a Augusto Cabrita. È un percorso in pianura che dura circa 3 ore e può essere effettuato anche con guida (5€) o audio guida (3€). Se non volete percorrere 10 chilometri a piedi potete optare per l’alternativa in autobus 1, 3 e 7 il costo è di 10€. Maggiori informazioni.
museo industriale della baia del teJo
Altro circuito da fare, se amate l’archeologia industriale, è la visita dell’antica CUF, un complesso industriale inaugurato nel 1908. Si fabbricavano olii per saponi ed altri derivati, Il boom economico arriva durante il periodo fascista con il blocco delle importazioni per sviluppare la produzione interna del Paese. L’impianto si ingrandisce includendo anche un asilo, un cinema ed altri luoghi di incontro per i lavoratori e le loro famiglie.
Il museo è stato inaugurato il 20 dicembre del 2004 e riunisce importanti reperti, macchinari dell’area tessile, chimica, metalmeccanica, produzione elettrica, sicurezza ed igiene, giusto per citarne alcuni. Maggiori informazioni.
Se anche voi amate le imbarcazioni come me non potete perdere un incontro ravvicinato con la “varino Pestarola“, antica imbarcazione a vela del XIX secolo che serviva per il trasporto di materiali come carbone, sughero, sabbia, cereali, legno ed altro ancora fino alle limitrofe zone fluviali.
Nel 1999 il comune di Barreiro acquisisce l’imbarcazione allo scopo di  salvaguardare e preservare il patrimonio culturale ed ambientale della zona. Per informazioni sulle prenotazioni di visita e navigazione, cliccare qui.
spazio della memoria
Inaugurato il 29 giugno del 2014, è uno spazio museale centrato sulla storia, identità e patrimonio locale di Barreiro e dintorni. Numerose sono le esposizioni organizzate, workshop e corsi per varie fasce d’età. Interessante, principalmente per i ricercatori, il suo archivio e la biblioteca. Maggiori informazioni.
youtube
Parco Nazionale da Machada
Se volete trascorrere alcune ore a contatto con la natura potete sempre recarvi alla Mata Nacional da Machada. Una proprietà costruita nell’antica pineta della Valle de Zebro e la Quinta da Machada, quest’ultima di proprietà del Convento de Nossa Senhora da Luz da Ordem de Cristo”. Quando gli ordini religiosi furono estinti nel 1834 la proprietà fu acquistata da un privato ed in seguito passò in mano allo Stato che ampliò gli ettari fino ad includere anche la pineta.
Le sue specie arboree furono pintaste nel XV secolo da D. João II per aumentare la produzione di materia prima: il legno, per la costruzione delle caravelle. Oggi è un luogo di ristoro per tutta la famiglia. Esistono anche numerose attività legate all’ambiente.
All’interno del parco potrete trovare anche l’antico forno di ceramica del Campo Arqueológico. Un forno datato tra il 1450 e 1530.  La sua localizzazione è dovuta all’abbondanza di legno e combustibile necessario al suo funzionamento e l’argilla per la produzione.
Estaleiro naval da telha – arsenale della marina
Vi ho già anticipato che Barreiro era famosa per la costruzione navale durante l’espansione portoghese. Oggi non si costruiscono più le navi ma è possibile visitare l’antico arsenale di Barreiro.
Risalente al XVII secolo è situato sull’antica Ribeira da Telha, sul margine del fiume Coina. Ma in questo luogo non si costruivano solo ed esclusivamente navi per le Grandi Scoperte ma anche le imbarcazioni più modeste chiamate “Muletas do Barreiro”, una specifica imbarcazione che navigava sul fiume Tago. Per saperne di più invito a visitare l’attuale museo dedicato alla marina..
Complexo Real do Vale de Zebro
museo dei fucilieri
Era gestito dalla corona da qui il nome Complexo “Real” de Vale de Zebro. Costituito da ben 27 forni per la cottura dei biscotti, magazzino per cereali, porto di imbarco e sbarco e mulino d’acqua (moinho D’el Rei), il più grande della regione.
Voluto per volere di D. Afonso V, fu un luogo d’importazione di schiavi per la mancanza di mano d’opera locale. Nel 1553 la quantità di schiavi era tale che esisteva nella chiesa di Nª Sª da Graça una «Confraria do Rosário dos Homens Pretos».
Tutta quest’area fu distrutta dal terribile terremoto del 1755 e il complesso fu ricostruito per volere del Marchese di Pombal. La facciata principale e le gallerie del forno interno sono proprio di quel periodo, nominato pombalino.
In tempi più recenti e sin dal 1961 tra queste mura è ospitata la Escola de Fuzileiros Navais (scuola dei fucilieri) e il Museu do Fuzileiro. Il museo presenta una collezione di oggetti relativi alla storia e all’evoluzione dei Fucilieri in Portogallo.
Spiagge fluviali
Se visiterete Barreiro d’estate potrete anche approfittare delle sue spiagge fluviali come quella di Alburrica, sicuramente la più famose perché ai piedi dei mulini. Ma non è l’unica, avete anche: Barra a Barra una spiaggia di 560 metri, Praia do Clube Naval che arriva fino a Bico do Mexilhoeiro e Copacabana. Per maggiori informazioni sulle spiagge invito a cliccare qui.
Prima di imbarcarvi nuovamente per tornare a Lisbona, non perdete l’occasione di passeggiare lungo l’Avenida da Praia (nome ufficiale Avenida Bento Gonçalves) per approfittare di una della viste più belle su Lisbona e sorridere vedendo i bambini locali arrampicarsi come scimmiette prima di tuffarsi nelle acque del fiume.
Siamo giunti ai saluti, spero che questa giornata virtuale con me a Barreiro sia stata di vostro gradimento. Vi aspetto per nuovi viaggi e/o brevi gite fuori porta da Lisbona.
Intanto vi consiglio di seguirmi su Facebook, Instagram e Twitter per esser sempre informati sulle novità e curiosità di Lisbona e il Portogallo. A presto!
[Tutte le foto presenti nell’articolo, non firmate, sono di proprietà della Câmara Municipal de Barreiro]
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altamontpt · 6 years
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Este ano o OUT.FEST fez-se em versão redux, com os habituais quatro dias de festival comprimidos em dois, facto que abafou um bocadinho da natureza única do festival anual do Barreiro. Se em edições anteriores havia vagar para ouvir diversos concertos do início ao fim – e, regra geral, sempre singulares -, em 2018 não tanto.
A primeira noite, passada inteiramente na Associação Desenvolvimento Artes e Ofícios (ADAO), abriu-nos o apetite com as inacreditáveis percussões de João Pais Filipe. Na apresentação do seu álbum homónimo, o percussionista e artesão de címbalos e gongos fez dançar os corpos (mas também os neurónios) de uma plateia sentada, indo da energia dos ritmos mais extasiantes à exploração paciente das ressonâncias mais escondidas no seu arsenal percussivo.
A performance de Toda Matéria revelou-nos (ou escondeu de nós?) um corpo informe de ruídos e notas livres, acompanhado de uma coreografia aparentemente improvisada que lhe parecia medir os contornos, ansiosos por se definir. Logo de seguida, de volta à sala principal, tempo de revivalismo com Vítor Rua e António Duarte a tomarem a forma de Telectu e do mito Belzebu, revelado ao mundo em 1983.
Ainda que a nostalgia seja uma forma privilegiada de catarse, o soco de Group A obliterou tudo o que se tinha passado momentos antes. O duo de Tommi Tokyo e Sayaka Botanic, japonesas sediadas em Berlim, trouxe noise estonteante e cadeias de sequenciadores, samplers, pedais e outros dispositivos que fizeram suar uma plateia desnorteada com o intenso delírio sonoro e performativo das duas artistas. A finalizar a noite, Nídia trouxe companhia – duas rappers e dois percussionistas – para uma (em)poderosa prestação, que foi do rap crioulo e de congas selvagens na primeira metade aos ritmos fervorosos do tarraxo ou da batida na segunda metade, para destilar as últimas gotas de suor.
Depois de sairmos da ADAO de coração só meio cheio – especialmente graças a João Pais Filipe e Group A -, ao segundo dia de festival foi mais difícil chegar àquele sentimento a que o OUT.FEST nos tem habituado ao longo dos anos, de uma completude musical e sonora ímpar.
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  Clothilde foi a primeira a chegar aos nossos tímpanos e objectiva, com o seu admirável laboratório sónico feito de sintetizadores modulares artesanais a agitar as moléculas do primeiro andar do Lado B, na Escola de Jazz do Barreiro, com sons reminiscentes dos presentes em Twitcher, álbum editado este ano pela lisboeta Labareda. Da exploração da síntese modular partimos para a pista de dança – ou para o ginásio, no Futebol Clube Barreirense – com os Império Pacífico. Quase chegada a insólita aparição de Cândido Lima para a apresentação do seminal Oceanos, a aula de ginástica foi breve e usámos as sapatilhas antes para correr até à Biblioteca Municipal do Barreiro. Para nossa infelicidade, à hora inicialmente marcada no programa a peça estava a terminar, já que o cancelamento do concerto da actuação de Ricardo Rocha provocou uma alteração inesperada de horário (divulgada nas redes sociais, é certo). Ainda assim, os minutos finais de Oceanos deram-nos uma breve amostra da composição electroacústica e acusmática em Portugal, algo infelizmente raro fora de lugares e acontecimentos de nicho.
Pouco tempo houve também para escutar o piano austero de Kaja Draksler na Escola de Jazz do Barreiro, visto que o concerto de Rafael Toral na biblioteca havia também sido adiantado. Talvez por muitos não saberem da alteração, o concerto acabou mesmo por acontecer à hora que constava no programa impresso, o que fez com que perdêssemos mais meia hora do que quer que estivesse a acontecer ao mesmo tempo. Contudo, a espera compensou e Toral brindou-nos com um dos concertos mais surpreendentes do festival. A viagem à lua particular do músico, inventor e artista sonoro português fez-se – além do teclado que o acompanhava – com a sua deslumbrante colecção de instrumentos: desde a mola que pulsava como uma pistola intergaláctica ao disparar de uma luz que interferia com o campo magnético em redor, criando ruídos presos na sua própria inércia; dos amplificadores alterados que produziam choros eléctricos mais emotivos que muitos mamíferos ao teremim modular que fazia a cama de estática para esta panóplia de sons.
Por entre as ruas do Barreiro, durante a tarde, ouviu-se ainda dois concertos no Largo do Mercado 1º de Maio. Primeiro, a pop quirky de Jimi Tenor, de flauta e sequenciadores na mão, com miúdos dançando e graúdos repousando nos bancos do jardim adjacente. Depois, o transe cénico e vermelho dos HHY & The Macumbas. O colectivo do Porto trouxe nas mãos e no corpo o novo Beheaded Totem, disco e concerto de um voodoo muito próprio, com tanto de sintético como de orgânico, que entra em nós e em nós se fixa, não mais fazendo do que nos agitar, agitar, agitar e entrar no ritmo sem de lá conseguir sair.
A noite ainda reservava algumas surpresas, tal como a substituição de Fret (Mick Harris) pelo solo do iraniano Mohammad Reza Mortazavi e o seu bem domado tombak. A ele juntou-se o alemão Burnt Friedman – munido de computador, Korg MS-20 e mesas de mistura – para formar o duo YEK, organismo minimal e prazenteiro, entre a discoteca contida e a meditação, impedida apenas pelo clarão de vozes que inundava a sala da Sociedade de Instrução e Recreio Barreirense (SIRB) “Os Penicheiros” sem um fim à vista. Desilusão veio com Lotic, concerto medíocre para dormir que antecedeu o furacão de Linn Da Quebrada e amigxs, que despertou. Começando no choque e na gratuitidade, com taças de sémen a ser mexido com dildos e letras de pura e livre sexualidade, o concerto foi-se gradualmente tornando mais contido e sério nas palavras – aqui “contido” sendo um eufemismo, já que a corporalidade libertadora e militante era uma constante -, que se tornavam cada vez mais directas no protesto que comunicavam e na liberdade que advogavam, terminando com um tema dedicado à campanha anti-Bolsonaro (#EleNão, frase repetida como um mantra no refrão). Provocante e espampanante, a passagem de Linn Da Quebrada pelo Barreiro aqueceu para os dois últimos momentos do festival, no Edifício A4 da Baía do Tejo. Aí, houve casa cheia para John T. Gast, as janelas expirando o fumo para dar lugar ao ar quente dos ritmos da batida de DJ Lycox.
Ainda que a organização tivesse claramente feito o melhor em termos dos espaços que dinamizou e dos públicos diferentes aos quais revelou novos mundos musicais – nomeadamente, através dos concertos gratuitos durante a tarde no centro do Barreiro -, alguns factores fizeram desta edição do festival barreirense uma menos boa: são exemplos disso a condensação do cartaz em dois dias (aqui podem entrar razões económicas), que gerou sobreposições desagradáveis, alguma falta de comunicação nas alterações dos horários, o desrespeito de algum público pela música ou a imprevisibilidade dos cancelamentos. Ou isso ou temos vindo a ser mal habituados por este milagre de festival. Certo é que, no próximo ano, lá atravessaremos a ponte 25 de Abril novamente. Rumo ao som e à música, sem limites de qualquer tipo, sempre exploratórios, fascinantes e imprevisíveis.
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Fotografia: Francisco Fidalgo
OUT.FEST 2018 Este ano o OUT.FEST fez-se em versão redux, com os habituais quatro dias de festival comprimidos em dois, facto que abafou um bocadinho da natureza única do festival anual do Barreiro.
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altamontpt · 7 years
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Pelo décimo quarto ano consecutivo, o OUT.FEST inundou a franja sul do Tejo para voltar a fazer a diferença e a deixar uma marca indelével na nossa memória colectiva.
Todos os anos, OUT.FEST é sinónimo de quatro dias a ouvir muita da melhor música exploratória que se faz no país e lá fora. Este ano não foi excepção e entre os dias 4 e 7 de Outubro o festival mais ousado do Barreiro trouxe novamente exemplares da elite da música experimental, da electrónica mais pura e sintética ao jazz mais livre e orgânico, do noise dançável aos ritmos quentes da Batida.
Além da música, a riqueza do OUT.FEST passa também pelos espaços onde o festival tem lugar. No primeiro dia, na Igreja de Santa Maria, houve a colaboração entre Jonathan Uliel Saldanha, Coral TAB e o Coro B-Voice.
No segundo dia, no magnificamente reverberante salão do Museu Industrial da Baía do Tejo, ouviu-se, em primeiro lugar, o Quarteto Sei Miguel. O excêntrico mini trompete de Sei Miguel, acompanhado de uma bafejante guitarra eléctrica, uma percussão titubeante e um entrópico trombone, criaram uma paisagem sonora que nos embriagava, nos fazia passear por uma rua vazia, àquela hora escura, a lutar contra as nossas dissonâncias interiores, tentando encontrar sentido na desordem. De seguida, a italiana Caterina Barbieri maravilhou-nos com as suas sequências matemáticas que ecoavam matematicamente pelas paredes e superfícies do museu. A magia dos seus sintetizadores modulares confundia os nossos sentidos e deixávamos de saber se o que ouvíamos era produto da nossa cabeça ou dos impulsos do ar que a sala ia acomodando, em todos os pontos perspécticos possíveis. Os mil e um cabos que ligavam os componentes eléctricos dialogavam com os vários frascos de compostos químicos expostos na sala, a alquimia de tempos idos metafisicamente dançando com um futuro sinteticamente divino, percorrendo com mestria vários campos da música electrónica (e) ambiental. Por fim, a aparição do mensageiro Charlemagne Palestine encantou e desencantou pela simplicidade e brevidade da mesma. Um drone, dois copos cheios e um microfone foram a matéria prima para Palestine serpentear por entre ragas só seus, tornando-os do mundo.
Ao terceiro dia, no mui bem sonante Auditório Municipal Augusto Cabrita, continuou a cartografia exploratória do OUT.FEST. Casa Futuro, trio composto por Pedro Sousa, Johan Berthling e Gabriel Ferrandini, experienciou-nos qual Jimi Hendrix através da liberdade nunca prevísível (ao contrário do Quarteto Sei Miguel), da rapidez desafiante com que Ferrandini testava os nossos olhos e a sua capacidade para detectar movimento – antes dando o corpo primazia, como se quer, ao ouvido -, do delirium tremens constante da fusão da bateria malabarista, dos acutilantes harmónicos do contrabaixo e do saxofone esguio e rápido como um lagarto. Depois, tempo para as canções soltas e cerebrais dos veteranos Pere Ubu (The Moon Unit), que numa densa sensibilidade testaram a capacidade da sala em texturar com detalhe cada um dos instrumentos – o escalador oboé, a percussão digital estilhaçada, a guitarra levemente distorcida, entre outros. A sala passou o teste e o espelho sónico da mente David Thomas, sempre num escombroso fluxo de consciência, só deixou a desejar pela forma como este tratava a própria banda e o público. Por último, subiu ao palco a russa Inga Copeland (sob o nome de Lolina), que, electronicamente, desafiou os limites da catalogação de géneros musicais.
Para terminar, a Associação Desenvolvimento Artes e Ofícios (ADAO) do Barreiro encheu para receber o dia mais excêntrico do festival. Quatro salas, seis horas e meia de música. Durante esse tempo, que vimos passar com a maior das brevidades, tivemos tempo para sentir as vibrações crípticas de Nocturnal Emissions, de perceber a contemporaneidade latente dos This Is Not This Heat, a contenção e a austeridade da electrónica da portuguesa Jejuno, a ordem de soltura para Black Dice e o seu imponente, destrutivo e libertador noise rock, o emaranhado textural digital do lisboeta GYUR e, por fim, as escaldantes percussões e tântricos sintetizadores do luso-angolano DJ Nigga Fox.
Mais uma vez, o OUT.FEST fica na nossa memória como lugar de miscigenação musical, onde a criatividade e a ousadia transcendem a importância do género e o som se torna elemento central da linguagem. Onde a língua franca da música descarta a banalidade e se torna totalmente livre. Em suma, uma utopia sonora na qual queremos viver em permanência. Sendo impossível a permanência, esperamos voltar a atravessar o rio daqui a um ano, para voltar a ouvir o que anda nas margens.
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Fotos gentilmente cedidas por Vera Marmelo.
OUT.FEST 2017
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