#6 settembre morti
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perfettamentechic · 1 year ago
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6 settembre … ricordiamo …
6 settembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2021: Michael Kenneth Williams, accreditato spesso come Michael K. Williams, attore statunitense noto soprattutto per i ruoli televisivi  nella serie televisiva The Wire e  in Boardwalk Empire. Compagna di lunga data di Michael, era Marianna Shafran. (n. 1966) 2021: Nino Castelnuovo, all’anagrafe Francesco Castelnuovo, è stato un attore italiano. E’ stato sposato con l’attrice Maria Cristina Di…
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missviolet1847 · 4 months ago
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Un anno dopo la falsa libertà dell’indifferenza | il manifesto
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Pubblicato circa 12 ore fa
Edizione del 6 ottobre 2024
# Mario Ricciardi
«La storia conosce molti periodi di tempi bui in cui lo spazio pubblico è stato oscurato e il mondo è diventato così esposto al dubbio che le persone hanno cessato di chiedere alla politica niente altro se non che presti la dovuta attenzione ai loro interessi vitali e alla loro libertà personale. "
Sono parole di Hannah Arendt, scritte nel settembre del 1959, in occasione del conferimento del premio Lessing, ma rimangono attuali ancora oggi.
Le riflessioni di Arendt erano in parte ispirate dalla sua esperienza di ebrea apolide, sfuggita alla persecuzione nazista e alla Shoah, ma non avevano un carattere esclusivamente retrospettivo, e neppure riferito soltanto allo sterminio degli ebrei. L’oscuramento dello spazio pubblico cui allude Arendt è una condizione che deriva dall’impoverimento del tessuto connettivo da cui dipende la politica nel suo senso più nobile, che non la riduce al nudo uso della forza, ma si alimenta invece nel dialogo e nel confronto tra i cittadini di una repubblica.
Nei tempi bui il conflitto sociale, che è un fattore essenziale di una democrazia sana, perde il proprio carattere positivo, di espressione della pluralità delle opinioni e della parzialità delle verità che esse esprimono, e lascia il posto a contrapposizioni identitarie, e alla fuga dalla politica di ampi settori della popolazione, che si rifugiano nel culto esclusivo dei propri interessi e della propria libertà personale, priva di alcun collegamento con l’azione collettiva.
Chi si sente minacciato – i perseguitati, gli oppressi – cerca soltanto la compagnia di chi condivide lo stesso destino, e chi si trova invece in una condizione di relativa sicurezza vive sovente come un esiliato in patria, coltivando una visione individualista della vita e degli scopi che essa si prefigge. In una situazione del genere è inevitabile che si perda la sensibilità nei confronti delle ingiustizie che colpiscono gli altri, quelli che non appartengono alla nostra cerchia, e che si finisca per accettare come un fatto la prevalenza del forte sul debole.
In gioventù Arendt aveva conosciuto questo atteggiamento di acquiescenza nel modo in cui tanti tedeschi, persone in molti casi colte e ben educate, scelsero semplicemente di ignorare «la chiacchiera intollerabilmente stupida dei nazisti». Noi lo vediamo oggi nel modo in cui molti voltano lo sguardo dall’altra parte mentre c’è chi ripropone una visione suprematista e violenta dei “valori” della società occidentale, negando l’umanità delle vittime innocenti dei bombardamenti a Gaza e in Libano.
Un anno di guerra
A un anno dal 7 ottobre questa forma di cecità morale si manifesta nel ricordare la vittime dell’attacco di Hamas solo per tentare di giustificare la reazione, sproporzionata e illegale, del governo Netanyahu, e nel disinteresse nella sorte degli ostaggi israeliani, molti dei quali sono morti o rischiano di morire come “danni collaterali” di una guerra che potrebbe estendersi a tutto il Medio Oriente a servizio di un disegno politico di pura potenza.
Chi potrebbe permettersi di coltivare l’altruismo e l’apertura verso il prossimo rinuncia a farlo, lasciando il campo aperto a una guerra in cui tutti si considerano aggrediti, nessuno è in grado di riconoscere le ragioni altrui, ma una parte può mettere in campo una forza militare di gran lunga superiore, e non si fa alcuno scrupolo di usarla in modo indiscriminato, non per colpire il nemico, ma per punire un intero popolo. All’orizzonte c’è la concreta possibilità che si compia un genocidio, perpetrato dalle vittime di ieri che hanno scelto di farsi carnefici.
Dopo un anno persino chi ha criticato in modo più convinto le scelte del governo Netanyahu corre il rischio di soccombere al senso di impotenza, alla difficoltà che si incontra nel far sentire la propria voce di dissenso superando gli ostacoli e le intimidazioni provenienti da chi è convinto che lasciare mano libera all’uso indiscriminato della forza da parte di Israele soddisfi un “superiore” interesse strategico, e sia utile per puntellare una sempre più fragile egemonia.
Lasciare sole le vittime – i palestinesi, i libanesi, gli israeliani che hanno ancora il coraggio di opporsi alle scelte del proprio governo – è una tentazione ricorrente, per rifugiarsi nello spazio ristretto, ma per alcuni soddisfacente, del proprio interesse e della propria libertà. La lezione che ci trasmette Hannah Arendt e che, così facendo, ci stiamo incamminando sulla stessa strada percorsa nel secolo scorso dai tedeschi che scelsero di ignorare la «volgarità» nazista.
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pettirosso1959 · 4 months ago
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A CHE SERVE L’UNIFIL?
La storia è nota. Migliaia di profughi della Guerra dei 6 Giorni vengono accolti dalla Giordania. Ma presto si dimenticano di essere ospiti di uno Stato. Girano per le strade armati e senza documenti, organizzano posti di blocco per raccogliere non meglio specificate tasse per la causa palestinese, perquisiscono i civili giordani, cercano di convincerli ad entrare nell’OLP nonostante siano soggetti alla leva militare giordana, rivendicano la competenza dell’OLP per i reati commessi in territorio giordano. Insomma, vogliono uno Stato nello Stato.
Quando nel 1970 questi profughi armati cercano addirittura di rovesciare re Husayn, la Giordania reagisce pesantemente. È il «Settembre Nero». Scoppia una guerra civile che durerà un anno. L’OLP sdogana la pratica degli scudi umani, che causano decine di migliaia di morti tra i civili, che per i miliziani islamici sono martiri. Rimarranno uccisi circa 6 mila guerriglieri. Gli altri si rifugeranno in Libano, dove li aspettano 100 mila profughi della Nakba, che non vedono l’ora di regolare i conti con Israele.
Le fazioni palestinesi si stanziano nel sud del Libano. E incominciano a fare il tiro a segno sulle città della Galilea. Di tanto in tanto sconfinano in Israele per compiere mattanze, come quella dell’11 marzo 1978, in cui muoiono 37 cittadini israeliani, tra cui 13 bambini.
Israele non resta a guardare. Il 14 marzo 30 mila soldati dell’IDF invadono il Libano ricacciando in una settimana l’OLP al di là del fiume Leonte, perdendo soltanto 20 uomini contro i 1000 dell’OLP, oltre a 3000 civili. In pochi giorni si riunisce il Consiglio di Sicurezza ONU, che emana la Risoluzione n. 425, con cui viene intimato ad Israele di ritirarsi, perché a calmare le acque ci penserà appunto l’UNIFIL, la Forza Multinazionale.
Questo UNIFIL, oltre ad assistere la popolazione civile, ha il compito di aiutare il Libano a ristabilire la propria sovranità, calpestata dai gruppi palestinesi che utilizzano il sud per lanciare attacchi a Israele. E dovrà coadiuvarlo nel disarmo delle milizie palestinesi. Il Consiglio di Sicurezza vuole che Israele se ne torni a casa, ma tra la linea blu e il fiume Leonte non dovrà rimanere neppure un Fedayyn con una scacciacani.
Israele si ritira. Ma sia l’esercito del Libano che l’UNIFIL non combinano nulla, a parte fare la guardia ai cedri millenari. Cacciate dall’IDF, nel giro di un anno le milizie palestinesi si ripresentano nel sud più agguerrite che mai. Nel frattempo Komeini è salito al potere ed è nata la sanguinosa Hezbollah, che riprende lo sport preferito dei guerriglieri islamici: i razzi verso la Galilea. Tanto che Israele è costretto nel 1982 a invadere ancora.
Sarà sempre la stessa storia, con ulteriore replica nel 2006. Da quasi mezzo secolo, nel rispetto delle decisioni del Consiglio di Sicurezza, ogni volta Israele lascia il Libano attendendo invano la bonifica proclamata dall’ONU, ossia il disarmo completo di ogni gruppo armato nel sud. Le successive quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza continuano a rimanere lettera morta.
Israele ha appena invaso per la quarta volta il Libano nel tentativo di sbaragliare Hezbollah, foraggiato dall’Iran che gli manda armi attraverso la Siria, sotto lo sguardo non troppo severo proprio di quelli dell’UNIFIL, che in tutti questi anni hanno visto sotto il naso spuntare come funghi kilometri di tunnel come quelli di Gaza. Ora Hezbollah, secondo una tecnica ormai collaudata, si è ritirata a ridosso della forza multinazionale, sulla quale Israele, visti i precedenti, ripone ben poca fiducia. Ma volendo chiudere i conti con il Partito di Dio una volta per tutte, Israele sta entrando in un pesante conflitto con la forza multinazionale, che non vuole saperne di andarsene, almeno per ora.
Ma se l’UNIFIL è stato inviato nel sud del Libano dal Consiglio di Sicurezza ONU per disarmare qualsiasi milizia ostile a Israele, visti i fallimenti dell’ultimo mezzo secolo, per quale motivo Israele non dovrebbe esigere che l’UNIFIL svolga il compito per cui è stato creato? «Se non ci pensate voi, ci pensiamo noi» avrebbe detto Herzl Halevi, capo di stato maggiore dell’esercito israeliano.
Antonello Tomanelli.
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carmenvicinanza · 4 months ago
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Shania Twain
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Shania Twain, cantautrice canadese e regina del country pop, è una delle donne che hanno venduto più dischi della storia, più di cento milioni di copie.
Scrive testi che parlano d’amore, di empowerment femminile, descrive spaccati di vita quotidiana e mette in luce, con ironia e sarcasmo, il materialismo e la superficialità del mondo contemporaneo.
Più volte in testa alle classifiche mondiali, tre dei suoi album sono stati premiati come dischi di diamante.
Tra i numerosi premi ricevuti spiccano cinque Grammy Awards, due World Music Awards e ben 39 BMI Songwriter Awards.
È inserita nella Walk of Fame del Canada, nella Walk of Fame di Hollywood, nella Canadian Music Hall of Fame e nella Nashville Songwriters Hall of Fame. Le è stata anche dedicata una Barbie.
Per il suo impegno umanitario e per aver dato lustro alla storia della musica, è stata insignita col prestigioso Ordine del Canada.
Nata col nome di Eilleen Regina Edwards a Windsor, in Ontario, il 28 agosto 1965. Ha avuto un’infanzia difficile vissuta in ristrettezze economiche.  Il suo patrigno, che l’aveva adottata insieme alle due sorelle dando loro il cognome Twain, picchiava la madre caduta in depressione che, per un periodo, era anche stata accolta in una casa rifugio per donne maltrattate.
Ha iniziato a cantare nei bar all’età di otto anni per aiutare la sua famiglia. L’esperienza nei locali notturni sono stati la sua prima palestra di vita.
A 13 anni è comparsa in un programma della CBC e ai tempi del liceo era la cantante di una band locale che faceva cover.
Quando, nel 1987, la madre e il padre adottivo sono morti in un incidente d’auto, si è trovata a prendersi cura delle sorelle e del fratello.
Nel 1991 ha firmato il suo primo contratto con la Mercury Nashville Records adottando il nome d’arte Shania, che, in una lingua nativa, significa “a modo mio“.
Nel 1993 è uscito il suo primo album, l’omonimo Shania Twain con cui si è fatta notare e anche criticare nella scena country per i suoi videoclip in cui metteva in mostra l’ombelico.
Due anni dopo, insieme al produttore Robert Lange, che intanto aveva sposato, ha pubblicato The Woman in Me rimasto per mesi al primo posto nelle classifiche country e che ha venduto dodici milioni di copie, vinto un Grammy e ottenuto due premi dall’Academy of Country Music.
Come on Over, del 1997, ne ha consacrato il successo internazionale. Rimasto in classifica per due anni consecutivi, con i suoi 40 milioni di copie, è stato il disco di musica country più venduto di tutti i tempi che le ha portato quattro Grammy.
Da allora la sua carriera musicale è stata tutta in ascesa, tour mondiali, importanti collaborazioni, i suoi brani usati per importanti campagne pubblicitarie e serie tv.
Una vita non priva di intoppi e arresti, ha superato la malattia di Lyme e un lungo periodo di depressione ma si è sempre rialzata, con la grinta e l’ironia che la contraddistinguono.
Nel 2011 è stata protagonista di un reality dal titolo ‘Why Not? with Shania Twain‘ andato in onda sul canale americano ‘OWN’ di proprietà di Oprah Winfrey. Nel corso del programma, ha ripercorso tutte le tappe della sua vita, anche quelle dolorose causate dal divorzio col marito, l’infanzia e la difficile adolescenza.
Il 3 maggio dello stesso anno è uscito From This Moment On, il suo libro autobiografico.
Dal 1º dicembre 2012 è stata presenza fissa per due anni di seguito al Caesars Palace di Las Vegas con lo spettacolo residente Shania: Still the One.
Nel 2017 ha pubblicato l’album Now, seguito da un anno di tour promozionali prima di accettare la seconda residenza a Las Vegas Let’s Go! , che ha aperto il 6 dicembre 2019 che si è conclusa il 10 settembre 2022.
Nel luglio 2022 è stato pubblicato un documentario Netflix che ripercorre la sua carriera intitolato Not Just A Girl.
Il 3 febbraio 2023 è uscito il suo sesto album in studio, Queen of Me.
Shania Twain ha partecipato a concerti che hanno fatto la storia, a numerose trasmissioni televisive e recitato in serie tv e diversi film.
Ha sgomitato per farsi apprezzare oltre la sua bellezza e avvenenza fisica ma è stata di ispirazione per tante giovani musiciste, prima tra tutte, Taylor Swift.
È vegetariana e da anni vive in Svizzera.
Nel 2010 ha creato Shania Kids Can, organizzazione che si occupa di assistenza all’infanzia. Sostiene una serie di enti di distribuzione alimentare per persone indigenti.
È una donna grintosa, partita dal niente che è diventata una delle star più potenti del mondo musicale.
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alephsblog · 5 months ago
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Se non fossero state distrutte, le munizioni esplose nel deposito di Tver, avrebbero potuto essere utilizzate contro città e infrastrutture in Ucraina, causando inevitabilmente la morte di civili innocenti. Negli ultimi mesi il Cremlino ha deciso colpire regolarmente obiettivi civili violando qualsiasi codice di guerra. Solo in questo settembre gli attacchi russi a scuole, ospedali e altri obiettivi civili hanno causato centoundici morti tra i civili e quattrocentoquarantatré feriti. In particolare l’attacco avvenuto il 6 settembre a Kostiantynivka, ha colpito un mercato, uccidendo almeno quindici persone e ferendone oltre trenta.
L’attacco al deposito di Tver considerato dalle autorità russe come una struttura altamente protetta, dimostra quanto sia importante mantenere la pressione sulle capacità militari russe, anche all’interno del loro stesso territorio. I droni ucraini, forniti in parte grazie al sostegno internazionale hanno mostrato al resto del mondo anche quanto sia fragile la difesa russa e quanto si sovrastimi la sua potenza militare. Nel 2018 l’allora viiceministro della Difesa russo Dmitrij Bulgakov aveva annunciato che il «moderno arsenale per lo stoccaggio sicuro di missili, munizioni ed esplosivi»di Toropets, nella regione di Tver, era dotato di “depositi in calcestruzzo avanzati, progettati per resistere ad attacchi missilistici ed esplosioni nucleari”. Ma è bastato un attacco di droni per distruggerlo. Inoltre questo attacco fa guadagnare tempo prezioso anche agli altri paesi europei del fronte orientale, riducendo la probabilità di un’ipotetica invasione russa degli Stati baltici e della Polonia.
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progetto-geografia · 9 months ago
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Pechino
Iniziamo dicendo che il Mandarino è la lingua ufficiale di tutta la Cina.
Si trova 12 ore di volo da noi ed è 8 ore in avanti nel fuso orario.
Cosa dire per rappresentarlo meglio?
Le festività ovvio, le più importanti che si svolgono a Pechino seguono il calendario lunare tradizionale. La festa più sentita è sicuramente il Capodanno Cinese, anche detta Festa della Primavera, che cade tra la fine di giugno e la metà di febbraio e dura ben tre giorni.
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Due settimane dopo la sua conclusione si tiene il Festival delle Lanterne, che è caratterizzato proprio da una grande partecipazione popolare: migliaia di persone camminano di notte per le strade di Pechino portando in mano lanterne dai colori sgargianti.
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Altre due feste molto sentite sono la Giornata della Pulizia dei Sepolcri,che corrisponde alla nostra Festa dei Morti.
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Il Festival di metà autunno,noto anche come Festival della Luna. La prima festa prevede la visita ai propri defunti nei cimiteri e la distruzione del “denaro fantasma”, bruciato in quanto non più utilizzabili dai defunti nell’aldilà.
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La seconda festa, invece, è caratterizzata dalla condivisione dei gustosi dolci della luna (biscotti ripieni di pasta di loto) e si svolge tra settembre e ottobre. Da non perdere anche gli spettacoli teatrali e le acrobazie che si svolgono tutto l’anno.
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Cosa vedere a Pochino? Dei consigli?
1) Cittá proibita
2) La grande muraglia
3 ) National museum of China
4 ) La Torre della campana e la Torre del Tamburo
5 ) Palazzo d’estate
6 ) La via Sacra delle tombe dei Ming
1 cittá proibita
Situata nel cuore di Pechino e incastonata fra i Giardini Imperiali e Prospect hill (una collina artificiale che offre una vista mozzafiato sulla stessa), la Città Proibita rappresenta uno dei palazzi imperiali meglio conservato in Cina. Questo complesso di palazzi, cortili ed edifici, costruiti e posizionati secondo un preciso schema, e ognuno con il proprio rappresenta la massima espressione dell'architettura popolare cinese.
E' stata abitata per quasi cinquecento anni esclusivamente dagli imperatori e dalle loro famiglie: dinastia Ming (1368-1644), dinastia Qing (1644-1911). La Città Proibita venne poi aperta al pubblico solo a partire dal 1949.
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2 La grande muraglia
Non si trova direttamente a Pechino, ma a oltre 40 km dal centro. E' considerata uno dei più importanti simboli della tradizione popolare cinese e una delle sette meraviglie del mondo: stiamo parlando della Grande Muraglia cinese.
Inserita fra i patrimoni dell'umanità UNESCO, fu costruita in soli dieci anni dal generale Meng Tien nel 221 a.C., come linea strategica di difesa. Si estende per migliaia di chilometri, circondata dal verde della giungla: dalle montagne della Corea fino al deserto del Gobi. Conosciuta dagli occidentali solo alla fine dell'XIII secolo, grazie alle descrizioni dei primi viaggiatori, la Grande Muraglia è una tappa obbligata in un viaggio a Pechino.
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3 National Museum of China
Considerato il tempio della storia e della cultura cinese, il National Museum of China è uno dei più grandi al mondo. Imponente e maestoso, racconta grazie alle tante sale e collezioni presenti all'interno, ben cinquemila anni di storia: dalle mostre di antichi e preziosi manufatti risalenti al Neolitico fino alle mostre d'arte contemporanea. Costellato da ritratti di Buddha e di Mao, questo museo è una sintesi di storia e politica, riguardanti le varie dinastie che si sono susseguite.
Alcune fra le attrattive più curiose presenti al suo interno sono: gli incisivi di un homo Erectus, l'"Uomo di Yuanmou", un vestito funerario cerimoniale in giada, risalente alla Dinastia Han, e un antico vaso in bronzo, chiamato Simuwu Ding.
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4 La Torre della campana e la Torre del Tamburo
Posizionate l'una di fronte all'altra, in uno degli hutong storici, le Torri della Campana e del Tamburo rappresentano due dei simboli più importanti di Pechino. Furono erette durante la dinastia Ming e anticamente venivano utilizzate per scandire il tempo, grazie ai venticinque tamburi contenuti nella Torre del Tamburo e alla campana di bronzo nell'altra. L'alba veniva infatti annunciata dalla campana, il tramonto dal tamburo. Dopo l'abbandono della città proibita, le torri non vennero più usate per scandire il tempo, tuttavia i tamburi suonano ancora oggi per quindici minuti, quattro volte al giorno. La campana, invece, tace dal 1924.
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5 palazzo d’estate
Situato a circa 15 km nord-ovest da Pechino, il Palazzo d'Estate fu costruito nel 1750, durante la dinastia Qing, come residenza estiva degli imperatori. Leggende narrano che l'imperatrice vedova Cixi ne fece per molti anni la sua dimora, dandovi luogo a eccessi e sregolatezze.
Nel 1998 è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO. Il suo giardino, che si estende su una superficie di circa 290 ettari, è una delle massime espressione dell'antica arte paesaggistica cinese ed è oggi considerato uno dei meglio conservati dell'intera Cina. Elementi centrali nella composizione del giardino sono il Lago di KunMing e la vicina Collina della Longevità. Presso questi vi è anche un vasto repertorio di architetture che comprendono edifici di notevole valore artistico.
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6 La via Sacre delle tombe dei Ming
Lungo circa 7 km, a nord-ovest di Pechino, questo viale veniva percorso dal corteo funebre in occasione della morte degli imperatori. La via termina nel cimitero imperiale, costeggiato su tre lati da montagne, che custodisce al suo interno tredici mausolei: uno per ogni imperatore della dinastia Ming lì sepolto, insieme a imperatrici, concubine, principi e principesse.
All'interno del cimitero sono presenti ben 36 sculture in marmo bianco di Pechino, scolpite nel 1435: 24 animali e 12 figure umane, secondo l'antica tradizione di erigere una scultura davanti all'ingresso delle tombe imperiali, iniziata sotto la dinastia Qing. Lo scopo di ogni statua era quello di proteggere il sonno eterno degli imperatori.
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Cosa mangiare di tradizionale?
Anatra alla Pechinese
Dim Sum
Jiaozi
Hot Pot
Pollo Gongbao
Spaghetti con salsa di soia
Chuan
Tang hu lu
Torta lunare (Moon Cake)
Tè cinese
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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2023: gli eventi più significativi dell'anno
Quali eventi ricorderemo dell'anno 2023? Se volessimo definire l'anno che volge al termine con un semplice aggettivo dovremmo usare "rovente" e non solo perché il 2023 è stato dichiarato l'anno più caldo della storia. A livello internazionale sono aumentati i cosiddetti fronti caldi mentre la cronaca ci ha messo di fronte a problematiche che possiamo definire di scottante attualità. Donne e migranti Prima fra tutte la violenza sulle donne. Nel 2023 sono state uccise 109 donne. Aggiornare l'elenco delle vittime non è semplice poiché il ritmo al quale si espande la scia di sangue corre davvero veloce. Un fenomeno che non fa sconti né all'età né alla condizione sociale e che fatichiamo a debellare. La notte tra il 25 e il 26 febbraio, al largo delle coste di Cutro, in Calabria, 94 migranti muoiono in seguito al ribaltamento dell'imbarcazione sulla quale viaggiavano. Un caicco salpato dalle coste della Turchia che portava circa 180 persone. Tutti ricordiamo le polemiche scoppiate dopo il tragico evento. Gli eventi più significativi dell'anno: la situazione internazionale Il 7 ottobre, l'organizzazione terroristica Hamas sferra un attacco a Israele. In un solo giorno uccide 859 civili israeliani, almeno 278 soldati e 57 membri delle forze dell'ordine e rapisce circa 250 persone. L'attacco ha provocato una durissima reazione da parte di Israele che sta attuando una vera e propria carneficina del popolo palestinese. In Europa, dove continua a consumarsi la guerra tra Russia e Ucraina, il 2023 ha registrato un cambiamento importante. La Finlandia, Paese direttamente confinante con la Russia, ha rinunciato alla neutralità ed è entrata a far parte della Nato. A fine maggio, Recep Tayyip Erdoğan è stato confermato alla guida della Turchia ottenendo il suo terzo mandato da presidente. La politica Il 2023 sarà anche l'anno che ha visto l'incoronazione di Carlo III d'Inghilterra e la morte di Silvio Berlusconi. Dopo il lunghissimo regno della regina Elisabetta, suo figlio Carlo è asceso al trono e il 6 maggio è stato incoronato a Westminster nel corso di una solenne cerimonia. Silvio Berlusconi si è spento, presso l'ospedale San Raffaele, a Milano, il 12 giugno, all'età di 86 anni. Da tempo ammalato di leucemia, il Cavaliere è stato al centro della scena politica fino all'ultimo giorno. Imprenditore di successo, fondatore del partito politico Forza Italia e quattro volte presidente del Consiglio è stato al centro di numerose vicende giudiziarie. Con lui si è chiusa una lunga pagina di storia del nostro Paese. Il cambiamento climatico tra gli eventi dell'anno 2023 Ricorderemo il 2023 anche per gli eventi climatici estremi e i terremoti che lo hanno scosso. Nei mesi di maggio e giugno in Emilia Romagna, a causa delle violente piogge, sono esondati 23 corsi d'acqua. Le alluvioni che ne sono conseguite hanno generato circa 250 dissesti e frane in 48 Comuni. Nel mese di settembre, nei Campi Flegrei, in Campania, è tornato l'incubo del bradisismo. Le scosse di terremoto si sono verificate a cadenza giornaliera e la situazione generale ha reso necessario l'approvazione di un decreto ad hoc da parte del governo. Forti terremoti si sono verificati anche in altri Paesi del mondo. Il 6 febbraio un violento terremoto ha scosso Turchia e Siria. 50mila vittime e danni devastanti il tragico bilancio. L'8 settembre è stata la volta del Marocco dove il terremoto ha fatto oltre 3mila vittime. 2mila morti è, invece il bilancio del terremoto del 7 ottobre in Afghanistan. Ancora nel mese di settembre, la tempesta Daniel ha portato inondazioni senza precedenti in Libia. Il disastro ha provocato la rottura di due dighe e la morte di migliaia di persone. Anno rovente dicevamo in apertura. Il 2023 è stato dichiarato l'anno più caldo di sempre. Secondo gli studiosi potrebbe essere solo il primo di una serie di anni sempre più caldi. In copertina foto da Depositphotos Read the full article
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e-o-t-w · 1 year ago
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Eyes on the world #164
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Ottobre è partito a velocità spaventosa.
Questa settimana ho dovuto rimescolare un po’ di carte in tavola per l’accavallarsi di notizie importanti. Partiamo dalle ultimissime dalla Striscia di Gaza (dove c’è un attacco ancora in corso), poi focus sugli USA e la loro situazione alla Camera. Quindi Iran, Kosovo, guerra in Ucraina e q.b. di criptovalute.
Senza indugi, cominciamo 👇
🇮🇱 MISSILI DI HAMAS A ISRAELE, STRISCIA DI GAZA PRESA D’ASSALTO. NETANYAHU: “SIAMO IN GUERRA.”
(1) Partiamo subito da una notizia in continuo aggiornamento, per via di un attacco molto potente in corso in #Israele. Alle 6 italiane di stamattina il gruppo radicale palestinese #Hamas ha sorpreso Israele lanciando oltre 5 mila razzi sulla Striscia di #Gaza e facendo irruzione nel territorio con milizie armate. Secondo molti analisti, è l’attacco più grave diretto a Israele da diversi anni a questa parte. Le cittadine più interessate dagli scontri sono quelle a confine con la Striscia e ancora non è possibile fare un esatto bilancio di morti e feriti. Mohammed Deif, leader del reparto militare di Hamas, ha parlato in un comunicato di attacco diretto a “posizioni nemiche, aeroporti e basi militari” al fine di difendere la moschea di al Aqsa, tra i luoghi di culto più importanti per l’Islam. C’è da chiedersi come abbia fatto Hamas a coordinare un attacco così potente senza che l’intelligence israeliana sia riuscita a scoprire nulla in anticipo; ciò potrebbe rivelarsi un durissimo colpo per il premier israeliano #Netanyahu, che ha fatto della lotta contro i palestinesi un punto focale della sua politica. Al momento il primo ministro ha solo diffuso un breve messaggio video in cui afferma che Israele è in guerra adesso. Dal canto suo, l’esercito locale sta provando a rispondere attraverso dei bombardamenti aerei diretti sulla Striscia, ma sembra che decine di palestinesi stiano entrando indisturbati in territorio israeliano, passando da uno dei confini più militarizzati al mondo (la Striscia di Gaza appunto) e approfittando della distruzione delle recinsioni.
🇺🇸 USA: SHUTDOWN EVITATO (PER ORA), MA A FARNE È LE SPESE LO SPEAKER REPUBBLICANO KEVIN MCCARTHY
(2) Stavolta proseguiamo non con la guerra in Ucraina, perché gli #StatiUniti sono i protagonisti di questa settimana, gli stessi che per un pelo hanno evitato che le attività del governo federale si interrompessero bruscamente, andando incontro al cosiddetto “shutdown”. Il presidente Joe #Biden ha firmato un provvedimento provvisorio minuti prima che la chiusura avvenisse, scongiurandola fino a metà novembre, quando il problema potrebbe ripresentarsi. In caso di shutdown, tutte le attività che la Casa Bianca non considera essenziali non vengono più finanziate, mentre chi lavora per quelle definite invece essenziali lo fa senza ricevere lo stipendio. Il #Congresso è andato vicino alla chiusura per via del mancato accordo sulle leggi utili a finanziare il prossimo anno fiscale, partito il 1° ottobre fino al 30 settembre 2024. Solitamente è lo #speaker della Camera (paragonabile al nostro presidente della Camera dei deputati) a occuparsi di mettere d’accordo le parti (Democratici e Repubblicani) e trovare un accordo comune per far avanzare i lavori. La figura in questione era il Repubblicano Kevin McCarthy e ha dovuto scendere a parecchi compromessi con l’ala più radicale del suo partito (che chiedeva maggiori tagli alla spesa) per chiudere la partita. Alla fine si è optato per una legge cuscinetto della validità di 45 giorni per rinviare la decisione vera e propria e – nel frattempo – evitare lo shutdown. Il compromesso è stato trovato grazie a uno degli argomenti più divisivi del momento: gli aiuti all’#Ucraina, voluti dai Democratici ma osteggiati pesantemente dai Repubblicani. Nella legge cuscinetto, chiamata “continuing resolution”, gli aiuti sono stati eliminati e la legge è passata sia alla Camera che al Senato. Ma non senza conseguenze. Da tempo si parla di una rivoluzione all’interno del partito Repubblicano per indirizzarlo ancora più a destra e dai suoi McCarthy non è più visto come una figura di riferimento. Quest’ultimo, pur di trovare l’accordo, ha messo infatti in gioco il suo posto, promettendo un voto di sfiducia in qualsiasi momento pur di evitare lo shutdown (costringendolo anche ad accordi con membri del partito Democratico). Il deputato repubblicano Matt Gaetz ha avanzato la proposta e la mozione di sfiducia contro lo speaker del suo stesso partito è stata approvata con 216 voti favorevoli e 210 contrari, costringendo McCarthy ad abbandonare il suo ruolo. È la prima volta nella storia degli USA che un fatto simile accade, lasciando un vuoto all’interno della Camera che i Repubblicani difficilmente riusciranno a colmare nel breve termine, viste le profonde divisioni al suo interno. L’ipotesi più gettonata prevede la nomina di uno speaker ad interim, che avrebbe il compito di supervisionare quella del nuovo nome. Il tutto – possibilmente – entro il 17 novembre, data della nuova votazione per evitare lo shutdown.
Restiamo in USA per alcune brevi notizie della settimana. Innanzitutto Hunter Biden, figlio dell’attuale presidente, si è dichiarato non colpevole durante la prima udienza in merito alle accuse rivoltegli settimane fa riguardo il possesso di un’arma da fuoco e all’uso di sostanze. Non sono ancora note le date della seconda udienza, men che meno dell’inizio del processo, ma potrebbero ricadere nel corso della campagna elettorale del padre del prossimo anno. Proprio Joe Biden è alle prese con alcune grane legate all’#immigrazione. Nel 2019 gli USA interruppero i rapporti diplomatici con il #Venezuela, dopo che Nicolas Maduro venne nuovamente eletto a capo del paese in seguito a elezioni disertate dalle opposizioni e mai ritenute legittime dall’#ONU e da diversi paesi occidentali. La crisi politica ed economica che ne seguì costrinse centinaia di migliaia di venezuelani a fuggire nei paesi limitrofi, ma molti di loro si spinsero fino agli Stati Uniti e vi entrarono illegalmente. Avendo interrotto i rapporti con il loro stato d’origine (considerato anche non sicuro), non fu possibile rimpatriarli; il tutto fino allo scoppio della guerra in Ucraina. L’amministrazione Biden decise di tornare a parlare con Maduro per cercare fonti alternative di petrolio e fare fronte alla crescita dei prezzi dei carburanti, favorendo anche nuovi discorsi sul rimpatrio dei migranti entrati illegalmente in USA. Solo alcuni di loro beneficeranno di alcune misure volte all’integrazione (più precisamente chi è arrivato prima del 31 luglio), mentre le espulsioni interesseranno chiunque sia entrato da agosto in poi. Non è tutto. Il governo americano ha anche approvato la sospensione di 26 leggi affinché la costruzione di una parte di barriera al confine tra Texas e Messico possa continuare a essere costruita e impedimenti di tipo ambientale potessero rallentarla.
🇺🇦 ELEZIONI IN SLOVACCHIA, STOP AI FINANZIAMENTI ALL’UCRAINA, ATTACCO A GROZA: LA SETTIMANA IN BREVE
(3) Ora sì, è tempo di fare il punto sulla guerra. Intanto partiamo con un occhio alla nomina del socialista (e filorusso) Robert Fico a nuovo primo ministro della #Slovacchia. Si tratta del suo terzo mandato (non consecutivo), giunto grazie alla vittoria alle elezioni della scorsa domenica, nelle quali il suo partito Smer ha trionfato con il 23,4% dei voti. Fico ha con il tempo inasprito la sua politica (facendo uscire il suo lato più razzista e sessista), ammorbidendo contemporaneamente la sua posizione nei confronti della #Russia. Per questo motivo la sua nomina non è vista di buon occhio dall’UE e da paesi più inclini ad aiutare l’Ucraina. Proprio su questo tema Fico si è espresso durante la campagna elettorale, dicendo di voler interrompere finanziamenti e invii di armi e ostacolando apertamente le sanzioni contro la Russia. La Slovacchia si unirà quindi all’#Ungheria in quel blocco di paesi presenti nelle istituzioni europee che hanno l’obiettivo di impedire l’approvazione di provvedimenti in cui è necessaria l’unanimità. Questa nomina, unita alla nuova legge approvata in USA (vero ago della bilancia per evitare lo shutdown del governo), fa capire che potrebbe diventare sempre più complesso fornire aiuti e mezzi all’Ucraina. Per non parlare del fatto che la Slovacchia, a est, confina proprio con l’Ucraina. Del sostegno alla nazione invasa si è parlato a #Kiev, nella prima riunione tenuta lunedì fuori dall’UE dei ministri degli Esteri europei. All’incontro non hanno partecipato quelli di Ungheria e #Polonia, quest’ultima ancora in aperto contrasto con Zelensky per le ultime dispute sulle esportazioni di grano di cui abbiamo parlato la scorsa settimana (e che hanno portato alla fine dell’invio di armi all’Ucraina dalla Polonia). Al fronte da segnalare un grosso attacco missilistico russo sulla cittadina ucraina di Groza, nella regione del Kharkiv. In base a quanto riportato dalle autorità ucraine, è stata colpita un’area commerciale e i morti sarebbero almeno 51, oltre a un numero di feriti non meglio specificato.
🇮🇷 DOPO MAHSA AMINI, NUOVE ACCUSE PER LA POLIZIA IRANIANA. VITTIMA UNA SEDICENNE SENZA HIJAB
(4) Armita #Geravand, un nome che prossimamente potremmo sentire spesso. Si tratta di una ragazza di 16 anni, in coma dalla scorsa domenica, nonché nuova potenziale vittima della polizia iraniana. Dopo il caso di Mahsa Amini dello scorso anno (morta in seguito all’arresto subito per non aver indossato correttamente l’hijab), sembra profilarsi un nuovo caso di violenza con la medesima motivazione. Numerosi attivisti iraniani e gruppi attivi nella difesa dei diritti umani hanno nuovamente puntato il dito contro la polizia iraniana (e più in generale contro il governo), dopo che – nella mattina del 1° ottobre – Geravand era salita a volto scoperto insieme ad altre due ragazze sulla metropolitana nella zona sud della capitale #Teheran. Un video delle telecamere di sorveglianza mostra la sedicenne trascinata fuori dalla metro da alcuni passeggeri, all’apparenza svenuta, e successivamente portata via in barella. Geravand è tutt’ora ricoverata in terapia intensiva in un ospedale militare. Come prevedibile, le autorità iraniane non hanno diffuso alcun video di quanto successo all’interno del treno, ossia nei momenti successivi all’ingresso della ragazza fino alla sua uscita. In base a quanto riferito a Reuters e BBC, sembra che Geravand sia stata picchiata dalla polizia perché non indossava l’hijab, violando l’obbligo previsto per tutte le donne all’interno degli spazi pubblici. Secondo le autorità, la ragazza avrebbe subito un semplice calo di pressione. Le proteste provocate dalla morte di Mahsa Amini, avvenuta a causa delle lesioni procurate dalla polizia religiosa, ebbero visibilità in tutto il mondo, ma portarono a pochissimi (nonché provvisori) cambiamenti all’interno della società iraniana. Ad oggi non sono state organizzate proteste di simile entità per le strade dell’Iran, con il governo che si sta cautelando bloccando ogni tipo di informazione in uscita sul tema e impedendo l’accesso all’ospedale dove la ragazza è ricoverata.
🇷🇸 TRUPPE SERBE AL CONFINE CON IL KOSOVO. SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO, MA LA NATO E GLI USA VIGILANO
(5) La situazione continua a non essere eccelsa nemmeno in #Serbia e #Kosovo. Qualche settimana fa un gruppo armato composto da uomini serbi ha compiuto un attacco a un monastero di Banjska, in Kosovo, che ha portato alla morte di 4 persone (tra cui un poliziotto kosovaro). Il fatto ha riportato tensione tra le parti dopo la calma che ha seguito gli scontri risalenti a questa primavera. Il governo degli Stati Uniti ha reso noto lo scorso weekend che un nutrito numero di truppe in capo alla Serbia si stava ammassando al confine con il Kosovo; gli USA hanno chiesto al governo serbo di ritirarli quanto prima, grazie all’intervento del segretario di Stato Antony Blinken e alla sua chiamata al presidente serbo Vucic. Anche la #NATO si è mobilitata per prevenire eventuali escalation, inviando 600 soldati britannici in Kosovo per rafforzare le difese del paese. Il capo di stato maggiore serbo Milan Mojsilovic ha poi fatto sapere di aver dimezzato il numero di soldati presenti al confine, che è passato da 9.000 unità alle solite 4.500 d’ordinanza, ma il livello di allerta non è sceso. La conferma del ritiro di metà dei soldati serbi presenti al confine è stato confermato dal portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americano John Kirby. Nel frattempo in Serbia è stato arrestato un uomo sospettato di aver organizzato l’attacco armato che ha poi portato al suddetto scontro con la polizia locale e alla morte delle 4 persone. Il suo nome è Milan Radoicic ed è uno dei volti del gruppo politico che rappresenta i serbi in Kosovo. Dopo l’attacco armato è fuggito in Serbia, dove martedì è stato posto in custodia cautelare.
💸 SAM BANKMAN-FRIED A PROCESSO: IL GURU DELLE CRIPTOVALUTE È ACCUSATO DI FRODE E RICICLAGGIO
(6) Torniamo infine in USA per l’inizio di uno dei processi più importanti degli ultimi anni a carico di Sam #Bankman-Fried, imprenditore e volto noto del mondo delle #criptovalute. Nel 2019 SBF (come viene spesso chiamato) aveva contribuito alla fondazione di #FTX, tra le piattaforme di scambio di crypto più grandi e note al mondo, ma fallita lo scorso anno. A dicembre SBF venne arrestato per aver orchestrato – dalle accuse – una gigantesca truffa con al centro riciclaggio di denaro e associazione a delinquere finalizzata alla frode. In pratica, avrebbe usato i soldi provenienti dai clienti che investivano in FTX per scopi personali, acquistando immobili, finanziando sia il partito Repubblicano che quello Democratico e tappando un enorme buco nel bilancio di un suo fondo d’investimento (Alameda Research). Negli ultimi anni il mondo delle criptovalute è stato scelto da moltissimi investitori convinti di potersi arricchire velocemente e senza sforzo, trattandosi invece di un mercato altamente speculativo. Le prime indagini e inchieste su FTX, risalenti a novembre 2022, hanno evidenziato una solidità finanziaria dell’azienda molto più debole di quanto sembrasse all’esterno, costringendo gran parte degli investitori a spostare i propri fondi altrove. Tuttavia, al momento di ritirare i miliardi di investimenti fatti su FTX, i depositi erano stati già prosciugati da Bankman-Fried; al bilancio infatti mancavano ben 8 miliardi di dollari, al punto da costringere l’azienda a dichiarare bancarotta. La mancanza di regolamentazione del mercato delle criptovalute ha portato enorme attenzione mediatica e politica sul fenomeno, facendo luce sulla natura quantomeno pericolosa di tali investimenti. SBF sarà molto probabilmente incriminato, vista soprattutto la mole di prove e documenti raccolti dai pubblici ministeri, e il processo dovrebbe durare circa sei settimane. Anche quattro ex collaboratori stretti di Bankman-Fried si sono dichiarati colpevoli.
Alla prossima 👋
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massimomelani58 · 1 year ago
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The Nun II è un film di genere horror del 2023, diretto da Michael Chaves, con Bonnie Aarons e Taissa Farmiga. Uscita al cinema il 06 settembre 2023. Distribuito da Warner Bros. Italia.
SINOSSI THE NUN II
New Line Cinema presenta il thriller horror “The Nun II”, il secondo capitolo della saga di “The Nun”, l’opera di maggior successo dell’universo “The Conjuring” , che ha incassato più di 2 miliardi di dollari.
The Nun II, film diretto da Michael Chaves, è il sequel di The Nun - La vocazione del male (2018), spin-off dell'universo horror di The Conjuring. È ambientato nella Francia del 1956, dove un prete viene trovato morto. Si tratta di un omicidio. Mentre il male inizia a diffondersi, sorella Irene (Taissa Farmiga) indaga su quanto accaduto. È così che la giovane suora scopre che dietro la morte del prete si nasconde un'entità malefica. Suor Irene capisce che dovrà affrontare ancora una volta la demoniaca suora.
Nel cast troviamo Bonnie Aarons, che torna a interpretare la protagonista, la diabolica suora.
RECENSIONE DI THE NUN 2
È doveroso fare una premessa all'inizio della recensione di The Nun 2, al cinema dal 6 settembre con Warner Bros. Chi scrive è affezionato fin dalla prima ora all'universo di The Conjuring creato da James Wan oramai 10 anni orsono, soprattutto perché era un nuovo modo di unire le storie horror al cinema, tra prequel e spin-off vari come una sorta di mostro tentacolare che, potenzialmente, potesse non finire mai
The Nun II è un film del 2023 diretto da Michael Chaves.
La pellicola è il nono film della serie di The Conjuring ed è il sequel di The Nun - La vocazione del male, diretto da Corin Hardy nel 2018.
1956 - Francia. Un prete viene assassinato. Un male si sta diffondendo. Il sequel del film campione d'incassi segue le vicende di Suor Irene, quando viene a trovarsi nuovamente faccia a faccia con Valak, la suora demoniaca. The Nun II è 3° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 261.333,00 e registrato 72.827 presenze.
Tarascon, Francia, 1956. Un sacerdote trova la morte in circostanze terribili e misteriose all'interno della sua chiesa davanti agli occhi del suo chierichetto. Suor Irene, ancora turbata dalla lotta contro il demone avvenuta pochi anni prima e raccontata nel primo film della serie, vive adesso serenamente in un convento, ma riceve la visita di un prelato: oltre a quella a Tarascon, ci sono state altre strane morti di preti e suore. È chiaro che il demone è tornato e sta seguendo un suo percorso con un obiettivo sconosciuto. Dato che padre Burke è morto, solo lei può affrontarlo. Benché riluttante, suor Irene si mette in viaggio accompagnata da suor Debra. Scoprirà che nella vicenda è coinvolto Marcel, suo compagno di lotta nel primo film, adesso lavorante in un collegio femminile, e che la mira del demone è puntata su un'antica reliquia che lo renderebbe ancora più potente: gli occhi di Santa Lucia.
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In questo modo, avremo finalmente posto rimedio a questo fastidioso problema, vi ricordo inoltre che basta riattivare la spunta su “Consenti in Popup e reindirizzamenti” per far tornare tutto come prima.
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La pellicola è il nono film della serie di The Conjuring ed è il sequel di The Nun - La vocazione del male, diretto da Corin Hardy nel 2018.
1956 - Francia. Un prete viene assassinato. Un male si sta diffondendo. Il sequel del film campione d'incassi segue le vicende di Suor Irene, quando viene a trovarsi nuovamente faccia a faccia con Valak, la suora demoniaca. The Nun II è 3° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 261.333,00 e registrato 72.827 presenze.
Tarascon, Francia, 1956. Un sacerdote trova la morte in circostanze terribili e misteriose all'interno della sua chiesa davanti agli occhi del suo chierichetto. Suor Irene, ancora turbata dalla lotta contro il demone avvenuta pochi anni prima e raccontata nel primo film della serie, vive adesso serenamente in un convento, ma riceve la visita di un prelato: oltre a quella a Tarascon, ci sono state altre strane morti di preti e suore. È chiaro che il demone è tornato e sta seguendo un suo percorso con un obiettivo sconosciuto. Dato che padre Burke è morto, solo lei può affrontarlo. Benché riluttante, suor Irene si mette in viaggio accompagnata da suor Debra. Scoprirà che nella vicenda è coinvolto Marcel, suo compagno di lotta nel primo film, adesso lavorante in un collegio femminile, e che la mira del demone è puntata su un'antica reliquia che lo renderebbe ancora più potente: gli occhi di Santa Lucia.
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The Nun II
1956 - Francia. Un prete viene assassinato. Un male si sta diffondendo. Il sequel del film campione d'incassi segue le vicende di Suor Irene, quando viene a trovarsi nuovamente faccia a faccia con Valak, la suora demoniaca. The Nun II è 3° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 160.608,00 e registrato 20.874 presenze.
Regia di Michael Chaves. Un film con Taissa Farmiga, Jonas Bloquet, Storm Reid, Anna Popplewell, Bonnie Aarons. Cast completo Genere Horror, Thriller, - USA, 2023, durata 110 minuti. Uscita cinema mercoledì 6 settembre 2023 distribuito da Warner Bros Italia.
Tarascon, Francia, 1956. Un sacerdote trova la morte in circostanze terribili e misteriose all'interno della sua chiesa davanti agli occhi del suo chierichetto. Suor Irene, ancora turbata dalla lotta contro il demone avvenuta pochi anni prima e raccontata nel primo film della serie, vive adesso serenamente in un convento, ma riceve la visita di un prelato: oltre a quella a Tarascon, ci sono state altre strane morti di preti e suore. È chiaro che il demone è tornato e sta seguendo un suo percorso con un obiettivo sconosciuto. Dato che padre Burke è morto, solo lei può affrontarlo. Benché riluttante, suor Irene si mette in viaggio accompagnata da suor Debra. Scoprirà che nella vicenda è coinvolto Marcel, suo compagno di lotta nel primo film, adesso lavorante in un collegio femminile, e che la mira del demone è puntata su un'antica reliquia che lo renderebbe ancora più potente: gli occhi di Santa Lucia.
Dopo il notevole successo di pubblico del primo film, era probabilmente inevitabile questo seguito.
Il problema è che già il primo film si muoveva su binari di notevole prevedibilità e questo secondo capitolo si limita a fare altrettanto, riservando ben poche sorprese ed esercitandosi su una linea narrativa solida, ma di sin troppo evidente semplicità.
La formula del racconto si basa quasi esclusivamente sulla creazione - molto efficace visivamente, va detto - di un'atmosfera densamente e cupamente macabra e su una programmatica alternanza di attese, silenzi e improvvisi jump scare.
Da un punto di vista meramente spettacolare, la cosa funziona abbastanza, soprattutto quando, nel finale, la lotta entra nel vivo di una furibonda concitazione supportata da un consistente tripudio di effetti speciali, ma la mancanza di veri colpi di scena e di sostanza narrativa si fa sentire anche in termini di ripetitività.
Le rappresentazioni delle creature demoniache sono abbastanza generiche e di poca inventiva: resta sempre e comunque valida, peraltro, la figura iconica della suora demoniaca, usata con efficacia e parsimonia.
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the-nun-ii-cb01-gratis · 1 year ago
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Ultimo aggiornamento giovedì 7 settembre 2023
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1956 - Francia. Un prete viene assassinato. Un male si sta diffondendo. Il sequel del film campione d'incassi segue le vicende di Suor Irene, quando viene a trovarsi nuovamente faccia a faccia con Valak, la suora demoniaca. The Nun II è 3° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 160.608,00 e registrato 20.874 presenze.
Regia di Michael Chaves. Un film con Taissa Farmiga, Jonas Bloquet, Storm Reid, Anna Popplewell, Bonnie Aarons. Cast completo Genere Horror, Thriller, - USA, 2023, durata 110 minuti. Uscita cinema mercoledì 6 settembre 2023 distribuito da Warner Bros Italia.
Tarascon, Francia, 1956. Un sacerdote trova la morte in circostanze terribili e misteriose all'interno della sua chiesa davanti agli occhi del suo chierichetto. Suor Irene, ancora turbata dalla lotta contro il demone avvenuta pochi anni prima e raccontata nel primo film della serie, vive adesso serenamente in un convento, ma riceve la visita di un prelato: oltre a quella a Tarascon, ci sono state altre strane morti di preti e suore. È chiaro che il demone è tornato e sta seguendo un suo percorso con un obiettivo sconosciuto. Dato che padre Burke è morto, solo lei può affrontarlo. Benché riluttante, suor Irene si mette in viaggio accompagnata da suor Debra. Scoprirà che nella vicenda è coinvolto Marcel, suo compagno di lotta nel primo film, adesso lavorante in un collegio femminile, e che la mira del demone è puntata su un'antica reliquia che lo renderebbe ancora più potente: gli occhi di Santa Lucia.
Dopo il notevole successo di pubblico del primo film, era probabilmente inevitabile questo seguito.
Il problema è che già il primo film si muoveva su binari di notevole prevedibilità e questo secondo capitolo si limita a fare altrettanto, riservando ben poche sorprese ed esercitandosi su una linea narrativa solida, ma di sin troppo evidente semplicità.
La formula del racconto si basa quasi esclusivamente sulla creazione - molto efficace visivamente, va detto - di un'atmosfera densamente e cupamente macabra e su una programmatica alternanza di attese, silenzi e improvvisi jump scare.
Da un punto di vista meramente spettacolare, la cosa funziona abbastanza, soprattutto quando, nel finale, la lotta entra nel vivo di una furibonda concitazione supportata da un consistente tripudio di effetti speciali, ma la mancanza di veri colpi di scena e di sostanza narrativa si fa sentire anche in termini di ripetitività.
Le rappresentazioni delle creature demoniache sono abbastanza generiche e di poca inventiva: resta sempre e comunque valida, peraltro, la figura iconica della suora demoniaca, usata con efficacia e parsimonia.
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kritere · 1 year ago
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Terremoto in Marocco, Tajani: “Ci sono 200 italiani nella zona, per ora nessun morto o ferito”
DIRETTA TV 9 Settembre 2023 Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dato rassicurazioni sugli italiani presenti nella zona di Marrakech in Marocco, colpita questa notte da un terremoto di magnitudo 7. Si tratta di circa 200 persone, l’ambasciata le ha contattate tutte: non ci sarebbero morti né feriti. 6 CONDIVISIONI Non ci sono italiani né tra i feriti né tra le oltre 600 vittime del…
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marcel-lo-zingaro · 1 year ago
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Il 13 settembre 1940 le truppe italiane guidate dal generale Rodolfo Graziani entrarono in Egitto e conquistarono immediatamente el sollum e sidi al barrani, la spedizione italiana numericamente era di gran lunga inferiore alle truppe inglesi, per cui Graziani si rifiutò di proseguire verso Marsa matru'h sino a che Badoglio non gli avesse inviato i giusti rinforzi.
Il Duce promise 30.000 camion blindati e una nutrita schiera di uomini, ma poi li mando' in Grecia e nell'inutile Jugoslavia, nel frattempo gli inglesi si erano rinforzati di nuovi arrivi dal regno di Albione che il 9 dicembre scatenarono la controffensiva polverizzando in tre giorni 5 guarnigioni italiane, a quel punto Graziani mandò un telegramma al comando polemizzando "continuerò le manovre quando la patria mi metterà in condizioni di agire" e ripiegò in quel di Tripoli.
Quello stesso anno, precisamente il 24 maggio a Dunkerque, dopo aver circondato l'esercito alleato Anglo Francese, Hitler ordinò la ritirata invece di dare l'assalto finale e vincere così la seconda guerra mondiale definitivamente, per poi suicidarsi con il successivo attacco alla Russia di Stalin il 22 giugno dell'anno successivo.
Ora mi porrei una domanda; è mai possibile che due statisti che sino allora hanno dimostrato tanta lungimiranza nelle politiche interne, risollevando l'economia di Italia e Germania e azzerando in toto la disoccupazione possano essersi bevuti il cervello con due distinti suicidi militari? I modi trionfalistici con i quali questi si sono fatti conoscere e rispettare dai rispettivi popoli, sembrano escludere il tradimento e far ricondurre il tutto a dei semplici errori di valutazione bellica, ma possibile che dei capi di stato circondati da generali esperti possano commettere simili errori? A volte la verità sta' innanzi agli occhi e ci si rifiuta di guardarla, per cui nel 2016 è passata quasi del tutto inosservata la notizia della desecretazione di parte degli archivi inglesi.
La notizia però non è sfuggita al bravissimo saggista Giovanni Fasanella, il quale unitamente a Mario José Cereghino si è precipitato a spulciare nei succitati archivi scoprendo come i servizi segreti inglesi abbiano creato, finanziato e guidato il fascismo e il fascista Mussolini, i risultati delle loro ricerche unitamente a copie delle documentazioni consultate hanno dato vita al libro edito da chiarelettere "nero di Londra" tuttora acquistabile. Ma in effetti qualche dubbio doveva sorgere sin dalla ridicola marcia su Roma, fatta in treno, senza sparare un petardo, annunciata in gran fanfara da tutti i giornali dell'epoca e culminata col Re prono ad accogliere al portone di palazzo Venezia, la delegazione di sovversivi e affidargli solo tre giorni dopo il governo dell'Italia. Facciamo un attimo di chiarezza, non molti anni (6/9 maggio 1898) prima un certo Bava Beccaris plurimedagliato dava ordine di sparare sulla folla lasciando a terra 81 morti e 450 feriti, due anni dopo i reali vennero uccisi in quel di Monza alimentando uno stato di allerta per l'incolumità dei sovrani, tale, che a rigor di logica, l'esercito avrebbe dovuto fare tabula rasa dei fascisti sin dalla stazione di Faenza, invece gli si è lasciata spalancata la porta; errore anche in questo caso o ordini superiori? A tal proposito rimando a chi mi segue la questione anglo Savoia, con la creazione del giornale Serbo "pijemont" (Piemonte ) grazie al quale vennero reclutati tutti i personaggi - era il periodo degli anarchici - che dapprima cambiarono la posizione geopolitica della Serbia, poi diedero il là alla prima guerra mondiale con l'uccisione dell'arciduca Ferdinando in quel di Sarajevo, una cosa talmente ben studiata che gli attentatori e gli attentati progettati furono 7 distinti nello stesso giorno; poche ore prima che Gavilo Princip sparasse all'arciduca, una molotov sbaglio mira colpendo l'auto della scorta, l'attentatore fu' linciato dalla folla.
Tornando per un attimo agli archivi inglesi, nel 2017 il Daily mail ha dato notizia della vendita all'asta del primo documento firmato da Chamberlain nel quale la Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania: ebbene, è datato 25 agosto 1939, ovverosia una settimana prima che i tedeschi entrassero in Polonia, però attenzione, non dimentichiamo che Hitler posticipò la data di invasione, appunto di una settimana, cioè sembra quasi che tutte le parti in gioco sapessero.
In Germania qualcuno aveva capito il tradimento di Hitler, difatti organizzarono il famoso attentato fallito che costò la vita tra gli altri alla mitica volpe del deserto, il generale Ervin Rommel, e se qualcuno si stia chiedendo per quale oscura ragione Rudolf Hess fece il mitico volo su Londra nel maggio 1941, beh collegate tale data con quella dell'attacco alla Russia di Stalin. A proposito di quest'ultimo, sapete come reagì alla notizia dell'attacco tedesco? Si chiuse per 10 giorni nella sua Dacia a riflettere, ovverosia non se lo aspettava minimamente.
A questo punto la domanda è "cui prodest?"
Chissà perché, chissà percome, da ogni manovra i primi a trarne vantaggio sono sempre gli inglesi.
Facendo notare che se un esperimento funziona lo si replicherà ogni qualvolta lo si ritiene opportuno e vantaggioso, mi sposterei ai giorni nostri. Da circa un ventennio nel vecchio continente, a est, regna incontrastato un grande statista lungimirante che ha risollevato le sorti della sua nazione, quintuplicando stipendi e pensioni, quasi azzerando la disoccupazione, questo statista qualche anno fa' è entrato in guerra contro una piccola nazione e facendo esattamente il contrario di quanto sta' scritto in un manuale di tattica militare, è riuscito sinora nell'improbabile impresa di dilatare all'infinito un conflitto che avrebbe potuto vincere in pochi giorni: si è dimenticato di avere un aviazione, non distrugge le strade di accesso dei rifornimenti del nemico, ha mandato in prima linea gli istruttori distruggendo così il proprio stesso esercito, non salvaguarda le proprie postazioni strategiche, ha lasciato in bella mostra facendola distruggere la nave ammiraglia della sua marina, ha lasciato venissero distrutte le sue strutture logistiche, ha creato divisioni tra le sue stesse truppe creando presupposti per degli ammutinamenti, ma niente, non è bastato per far si che - al pari degli altri due statisti citati- la fiducia del proprio popolo venisse meno e qualcuno cominciasse a pensare che tali "errori" bellici siano in realtà un tradimento.
Veniamo al Mali, quarto produttore di uranio al mondo e unico fornitore per le centrali nucleari francesi; se la Francia dovesse perdere tali forniture dovrebbe ripiegare su altre fonti, amplificando l'attuale crisi energetica europea. La Francia - per chi avesse la memoria corta- è quella nazione che non ci ha pensato due volte a radere al suolo la Libia per impossessarsi del petrolio altrimenti destinato all'italia, ma in questo caso sembra che non abbia intenzione alcuna di muoversi.
Al tempo stesso la Russia ha allargato le sue manovre in Africa disperdendo ulteriormente le proprie forze belliche.
Avete ancora dei dubbi? Temete possa esserci una catastrofe nucleare? Tranquillizzatevi, nessun ordigno nucleare verrà mai utilizzato ( a meno che non si voglia provocare la Corea) e tra parentesi, la Russia amicissima dell'Iran mai si è sognata di fornire loro arsenale nucleare, sarà forse perché non sono allineati al sistema? Stesso discorso per la Siria, eppure Putin e Assad sono amiconi per la pelle.
In tutto questo ho una sola domanda; qual è il vero nome di Putin?
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