#2 is on Ghetty.
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undertale-fic-librarby · 2 months ago
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Had read all of the fic you recommend! (It's good) But had you read any story about classic friendships? Doesn't matter who is it, just friendship (no reader) preferably no romance :p
Howdy, thanks for asking! Here are some fics that might fit what you're looking for!
This Face I Wear for You by ReyNovana (Teen And Up, Complete)
He'd lived his life content. When he begins getting nightmares the day a Human fell from the Surface, he admits, he wasn't having the greatest time. Especially not when he learns the kid had been killing Monsters. --- Or, Classic Sans begins getting memories, in the form of nightmares, of the past [RESET]'s along with loops from other timelines as well. Which would've been all well and good on its own if it's not for the fact that somethings seem to be bleeding through.
pocket infinity by blaise_nova (General Audiences, Complete)
Error has an affinity for the original - the Classic, if you will - and they both have an affinity for the stars. or: Error and Classic hang out in Outertale and get a little bit existential, as a treat.
Meeting the giants. by astragalus_foxglove (General Audiences, Complete)
Papyrus and Sans have been on the surface for quite a while. Multiverse counterparts get pulled through one day. They figure things out. Decide to turn off the machine for safety, and kind of keep the project on hold for now. It was like that for a long time. Until today. An incident happened, and 2 more skeletons arrived, very clearly coming from a nightmarish place. Later in the day, they're offered dinner as they very obviously need it. Sans' pov and thoughts on how the evening goes and how he feels about the new brothers o/
Pan-ghetti-cakes Bring Families Together by PerpetuallyTired_PT (General Audiences, Complete)
For the UT character bonanza prompt: Breakfast Error nearly closes the portal for good to continue working on his puppet to spite his hunger when he finds himself staring as a classic Papyrus stands at the stove. The Papyrus is wearing an apron with “COOL COOK” written on it in sharpie as he cooks what looks to be pancake batter mixed with spaghetti. It shouldn’t be appetizing, and normally Error’s sure it wouldn’t be. Yet for some reason that he’s obvious too, he finds himself reaching through to grab the plate of finished pan-ghetti-cakes sitting to the side. “AH AH,” Error freezes, confusion and rarely felt shame stirring in him at the scolding tone. Or, Error eats breakfast with two skeletons who feel strangely familiar.
And the truth came out by neko_naruto (Mature, Complete)
Sans decides to check out on Underlust one last time, never to step foot in there again, but, he finds his counterpart a lot more sober than usual and naturally, a conversation starts.
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vintagebiker43 · 3 months ago
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“Cosa salveresti della scuola italiana?” Nulla. La rivoluzione si fa in un solo modo: decapitando il re.
Farò imbestialire una marea di persone con questo scritto. Così sia. Qualcuno deve dirlo.
Questi sono i dati, le statistiche e le fonti che dimostrano perché la scuola italiana debba crollare - e crollerà - prima di poter rinascere.
SALUTE MENTALE:
1. La scuola italiana è infelice. Solo il 26% delle ragazze e il 17% dei ragazzi si dice contento di andare a scuola, contro una media europea del 56%. (Fonte: OCSE)
2. La scuola italiana è impopolare. A 15 anni, il 92% dei ragazzi e il 90% delle ragazze risponde: “No” alla domanda “Ti piace la scuola?” (Fonte: OMS)
3. La scuola italiana è insalubre. Il 51,4% dei ragazzi soffre in modo ricorrente di stati di ansia o tristezza prolungati. Il 49,8% lamenta un eccesso di stanchezza. (Fonte: Agia)
4. La scuola italiana è la più stressante del mondo. Il 46,5% degli studenti dichiara di provare nervosismo costante sui banchi di scuola. La media mondiale è del 37%. (Fonte: WeWorld)
5. La scuola italiana mette a rischio la stabilità psichica degli insegnanti. Quasi la metà degli educatori è a rischio di burnout, o stress lavorativo cronico. (Fonte: Osservatorio sul Benessere dei Docenti dell’Università di Milano-Bicocca)
6. La scuola italiana è insoddisfacente. Meno del 50% degli insegnanti, degli alunni e dei genitori si dice soddisfatto della scuola italiana. È la terzultima in Europa. (Fonte: Save the Children)
INCLUSIONE:
1. La scuola italiana è esclusiva. È al terzo posto in Europa per tasso di dispersione scolastica (9,4%), dietro solo a Germania (12,8%) e Spagna (13,7%). Uno studente su dieci non si diploma. (Fonte: OCSE)
2. La scuola italiana è discriminatoria. Il 32,5% - uno su tre - degli studenti stranieri non completa il percorso di studi, contro una media europea del 22,2%. (Fonte: MIUR)
3. La scuola italiana è iniqua. Solo sei su dieci tra gli studenti considerati “eccellenti” ma aventi difficoltà socioeconomiche riportano di ambire alla laurea, contro nove su dieci dai contesti più privilegiati. (Fonte: OCSE)
4. La scuola italiana è classista. Ancora oggi i licei, in particolare il classico, rimangono appannaggio dei ceti benestanti. Chi li frequenta proviene da famiglie i cui genitori sono laureati o diplomati e tendenzialmente ottiene i risultati scolastici migliori. Gli altri, spesso provenienti da realtà socioeconomiche più depresse, sono relegati agli istituiti tecnici o professionali, costituendo dei veri e propri “ghetti educativi”. (Fonte: AlmaDiploma)
INSEGNANTI:
1. La scuola italiana è inaccessibile. Il 90% degli insegnanti che hanno partecipato al concorso per l’abilitazione alla docenza di scuola secondaria ha fallito. (Fonte: La Stampa)
2. La scuola italiana è sotto organico. Secondo le stime elaborate da ANIEF, nell’anno scolastico 2024/2025 gli insegnati precari saranno circa 250 mila.
3. La scuola italiana è imprevedibile. Sono solo lo 2,99% gli insegnanti a tempo indeterminato con meno di 35 anni. (Fonte: Openpolis)
4. La scuola italiana è vetusta. Più del 53% degli insegnanti ha superato i 50 anni, contro una media europea del 37%. (Fonte: OCSE)
5. La scuola italiana è datata. Solo il 50,4% degli insegnanti under-35 in Italia ha svolto una formazione completa, contro una media UE del 75%. Inoltre, il 75% dei docenti italiani non ha frequentato corsi di formazione nella scuola in cui insegna dopo l’abilitazione. La media europea è del 58%. (Fonte: OCSE)
6. La scuola italiana è irriconoscente. Gli insegnanti italiani sono i più sottopagati dell’area OCSE e hanno visto una perdita del 6% del potere d’acquisto tra il 2015 e il 2023. (Fonte: OCSE)
7. La scuola italiana non è meritocratica. In molti Paesi europei, se dalla valutazione emerge che un insegnante registra un rendimento insoddisfacente, si applicano misure correttive. Solo in Spagna, Italia e Slovacchia non sono previsti interventi. (Fonte: la Repubblica)
INVESTIMENTI:
1. La scuola italiana è sottofinanziata. La spesa pubblica per l’istruzione è pari al 4% del PIL, contro una media europea del 4,9%. (Fonte: OCSE)
2. La scuola italiana è inadeguata. Sei strutture su dieci sono prive di agibilità. Ogni tre giorni in una scuola italiana si verifica un crollo di calcinacci da soffitti e pareti di aule, laboratori e palestre. L’80% delle scuole è ubicato in edifici non adeguati. Il Ministro Valditara ha dichiarato l’edilizia scolastica “un’emergenza nazionale”. (Fonte: Avvenire)
3. La scuola italiana è sovraffollata. Più di 5000 aule, le cosiddette “classi pollaio”, ospitano oltre 27 alunni ciascuna su base giornaliera, per un totale di 165 mila studenti costretti a trascorrere l’anno in condizioni di sovraffollamento. (Fonte: MIUR)
RISULTATI:
1. La scuola italiana non aiuta a capire. Un quindicenne italiano su quattro fatica a comprendere testi di complessità elementare, e solo uno su venti riesce a distinguere i fatti dalle opinioni leggendo un testo su un argomento sconosciuto. (Fonte: OCSE)
2. La scuola italiana è insufficiente. La metà dei maturandi non raggiunge il livello minimo accettabile di competenze in matematica (oltre il 50%) o in italiano (sotto il 50%). (Fonte: Il Sole 24 Ore)
3. La scuola italiana è nozionistica. Gli studenti italiani hanno totalizzato 31 punti su 60 nella risoluzione di problemi in maniera innovativa con il pensiero laterale e divergente. (Fonte: OCSE)
4. La scuola italiana insegna l’individualismo, a scapito del lavoro di gruppo. Gli studenti italiani hanno totalizzato 478 punti contro una media OCSE di 500 punti nella “risoluzione collaborativa dei problemi”, ovvero la capacità di interagire con altri, condividendo sforzi e conoscenze per raggiungere la soluzione. L'Italia si classifica al 26° posto su 32 Paesi. (Fonte: OCSE)
5. La scuola italiana causa avversione al rischio. L’85% dei quindicenni italiani ha paura di prendere brutti voti, contro una media europea del 66%. (Fonte: OCSE)
FUTURO:
1. La scuola italiana è incostante. Mentre alle elementari gli studenti registrano risultati pari, se non superiori, a quelli dei coetanei europei, alle medie e alle superiori le metriche crollano.
2. La scuola italiana non orienta. Solo il 35,8% dei quindicenni italiani ha accesso a servizi di orientamento professionale nel contesto scolastico, contro una media dell’80-90% in Paesi come la Danimarca e Finlandia, per esempio. (Fonte: OCSE)
3. La scuola italiana non prepara al mondo del lavoro. L’Italia registra il periodo più lungo tra i Paesi del Nord Globale in quanto a transizione dalla scuola al lavoro, un attesa di 5,9 anni nel 50% dei casi. (Fonte: OCSE)
4. La scuola italiana produce analfabeti funzionali. L’Italia è in cima alle classifiche mondiali per analfabetismo funzionale. Il 27% delle persone tra i 16 e i 65 anni non è in grado di leggere un testo e rielaborarlo, capirlo a fondo e usare il proprio pensiero critico per distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. (Fonte: OCSE)
5. La scuola italiana non combatte la disoccupazione. L’Italia è il primo Paese di giovani che non studiano né lavorano (NEET) con un tasso del 27,4% contro la media europea del 14%. (Fonte: ISTAT)
La scuola italiana va smantellata fino al suo nucleo e ricostruita da zero.
E credo che accadrà, che ti piaccia oppure no.
Non perché un bel giorno la politica si sveglierà capace e disposta a fare il proprio lavoro in modo adeguato. Ma perché l’intero sistema scolastico collasserà entro il 2050. La natalità in Italia parla chiaro: di questo passo, metà delle scuole in funzione oggi - circa 20.000 - chiuderà entro il 2030. E da lì si è in caduta libera. La disoccupazione e il precariato tra gli insegnanti sarà dilagante. I sistemi a cui ci siamo strenuamente aggrappati verranno abbandonati, e non per scelta, ma per obbligo. Non sarà piacevole. Ma è inevitabile. E questo darà inizio a un’era più prospera per la scuola e i suoi abitanti. E noi saremo lì a raccogliere i cocci. Saremo anche lì a crearli, appena prima.
Siamo in tanti ad aspettare quel giorno. Milioni di insegnanti, genitori, presidi e alunni che, come me, non criticano la scuola perché la odiano, ma perché la amano troppo per accettare il suo disfacimento standosene impalati a guardare.
Saranno proprio queste persone a ricostruirla. Saranno gli insegnanti che rifiutano i suoi limiti. Saranno gli insegnanti che non si danno per vinti. Saranno gli insegnati che ci credono, nonostante tutto. E sono tanti. Siamo tanti. Siamo molti di più noi che la critichiamo amandola di chi, magari difendendola a parole, poi se ne frega. Siamo la maggioranza silenziosa di chi non ne può più ma, nonostante tutto, continua a credere in un domani migliore.
Un domani possibile.
Sogno un domani non lontano in cui tutti noi, insegnanti e cittadini, ci riuniremo attorno al tavolo da disegno e congegneremo la Scuola dei Sogni: una Scuola più umana, felice e migliore.
Dunque, mi correggo: della scuola italiana salvo chi resiste.
P.s. Non critico MAI i singoli individui o le singole realtà. So bene che ce ne sono a migliaia, di insegnanti e Scuole che già incarnano la nostra rivoluzione nella loro esistenza quotidiana. Sono i nostri più grandi alleati sul territorio, infatti. La mia critica è rivolta solo ed esclusivamente al SISTEMA. Un sistema che, anziché valorizzare l’innovazione, la creatività e l’amore per la professione, nel migliore dei casi li ignora, e nel peggiore li penalizza, li sminuisce e li svilisce. Ma il suo tempo è scaduto.
Nicolò Govoni - Fondatore di "Still I rise"
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compneuropapers · 4 months ago
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Interesting Papers for Week 38, 2024
Computational Mechanisms Underlying Motivation to Earn Symbolic Reinforcers. Burk, D. C., Taswell, C., Tang, H., & Averbeck, B. B. (2024). Journal of Neuroscience, 44(24), e1873232024.
Rule-based modulation of a sensorimotor transformation across cortical areas. Chang, Y.-T., Finkel, E. A., Xu, D., & O’Connor, D. H. (2024). eLife, 12, e92620.3.
Abstract deliberation by visuomotor neurons in prefrontal cortex. Charlton, J. A., & Goris, R. L. T. (2024). Nature Neuroscience, 27(6), 1167–1175.
Synapse-specific structural plasticity that protects and refines local circuits during LTP and LTD. Harris, K. M., Kuwajima, M., Flores, J. C., & Zito, K. (2024). Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences, 379(1906).
Neural Correlates of Crowding in Macaque Area V4. Kim, Taekjun, & Pasupathy, A. (2024). Journal of Neuroscience, 44(24), e2260232024.
Neurocomputational model of compulsivity: deviating from an uncertain goal-directed system. Kim, Taekwan, Lee, S. W., Lho, S. K., Moon, S.-Y., Kim, M., & Kwon, J. S. (2024). Brain, 147(6), 2230–2244.
The hippocampus dissociates present from past and future goals. Montagrin, A., Croote, D. E., Preti, M. G., Lerman, L., Baxter, M. G., & Schiller, D. (2024). Nature Communications, 15, 4815.
Memory for space and time in 2-year-olds. Mooney, L., Dadra, J., Davinson, K., Tani, N., & Ghetti, S. (2024). Cognitive Development, 70, 101443.
Synergistic information supports modality integration and flexible learning in neural networks solving multiple tasks. Proca, A. M., Rosas, F. E., Luppi, A. I., Bor, D., Crosby, M., & Mediano, P. A. M. (2024). PLOS Computational Biology, 20(6), e1012178.
Two- and three-year-olds prefer mastery-oriented over outcome-oriented help. Raport, A., Ipek, C., Gomez, V., & Moll, H. (2024). Cognitive Development, 70, 101462.
Making precise movements increases confidence in perceptual decisions. Sanchez, R., Courant, A., Desantis, A., & Gajdos, T. (2024). Cognition, 249, 105832.
Equal levels of pre- and postsynaptic potentiation produce unequal outcomes. Savtchenko, L. P., & Rusakov, D. A. (2024). Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences, 379(1906).
Memory Reactivation during Sleep Does Not Act Holistically on Object Memory. Siefert, E. M., Uppuluri, S., Mu, J., Tandoc, M. C., Antony, J. W., & Schapiro, A. C. (2024). Journal of Neuroscience, 44(24), e0022242024.
Spatial summation for motion detection. Solomon, J. A., Nagle, F., & Tyler, C. W. (2024). Vision Research, 221, 108422.
Training enables substantial decoupling of visual attention and saccade preparation. Topfstedt, C. E., Wollenberg, L., & Schenk, T. (2024). Vision Research, 221, 108424.
Development and organization of the retinal orientation selectivity map. Vita, D. J., Orsi, F. S., Stanko, N. G., Clark, N. A., & Tiriac, A. (2024). Nature Communications, 15, 4829.
Unsupervised restoration of a complex learned behavior after large-scale neuronal perturbation. Wang, B., Torok, Z., Duffy, A., Bell, D. G., Wongso, S., Velho, T. A. F., … Lois, C. (2024). Nature Neuroscience, 27(6), 1176–1186.
Feature-selective responses in macaque visual cortex follow eye movements during natural vision. Xiao, W., Sharma, S., Kreiman, G., & Livingstone, M. S. (2024). Nature Neuroscience, 27(6), 1157–1166.
Natural scenes reveal diverse representations of 2D and 3D body pose in the human brain. Zhu, H., Ge, Y., Bratch, A., Yuille, A., Kay, K., & Kersten, D. (2024). Proceedings of the National Academy of Sciences, 121(24), e2317707121.
Negation mitigates rather than inverts the neural representations of adjectives. Zuanazzi, A., Ripollés, P., Lin, W. M., Gwilliams, L., King, J.-R., & Poeppel, D. (2024). PLOS Biology, 22(5), e3002622.
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virtual-minotaur · 2 months ago
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theres some details in that food poll i had to cut out because of space limitations but. instead i will give you my opinions on each of them.
dont like coquille saint-jacques, shepherd's pie or tourtière because i dont like potatoes, oreilles de crisse are like. way too salty and fat, hot chicken is all mushy (ew), and grand-pères, sucre à la crème and sugar pie are WAY too creamy and sugary for me.
i DO . really enjoy pickled beets (not always though) and cretons (really good breakfast spread). and pizza-ghetti because wow.. 2 good things.. in one plate.. crazy..
oh and. poutine is alright. i guess 😒
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dxzziie · 2 years ago
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Will Limón be like her mom and be afraid of bananas? Or lemons?
luckily no, especially not lemons because ghetti might as well be eating them every 2 hours lol
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universomovie · 5 months ago
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'Coringa 2' tem Joaquin Phoenix brilhante, mas Lady Gaga apagada
Personagem da diva pop não tem desenvolvimento, em sequência arrastada e com números musicais ruinsBruno Ghetti Lady Gaga e Joaquin Phoenix em cena do filme ‘Coringa: Delírio a Dois’ – Divulgação Veneza (Itália) – Uma das maiores surpresas na história do Festival de Veneza foi quando “Coringa”, de Todd Phillips, ganhou o Leão de Ouro, há cinco anos. Poucos pensavam que um longa protagonizado…
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Miss Ivy pt.2
But when Alphys spoke to Undyne about Sans’ eye, she got a bad lobotomy which left her in a loony bin. Undyne tasked Ivy to heal Alphys so while Ivy was working on it it seemed impossible, however, Alphys bit Ivy on her arm, which Bone on Bone felt weird. Ivy told Undyne what happened and she was furious so with that Ivy fled After Mettaton left MTT so he could tend to Alphys, Ivy was left to tend to the resort and the show, between the harsh freezing cold and the scorching heat She was surprised she could survive the conditions, many times she just went to rest in the hot lands. Her eyes constantly drooping but she tried to stay awake for others who needed her, the stress making her head feel like it was in a vice that was constantly being twisted tighter and tighter. She was crushed under the pressure of the roles she took on by trying to fix things herself, the underground healer, feeder, and MTT manager. So when Aliza fell Ivy didn't want her to end up as another meal, even if it meant she went against her father, uncle, and queen.  Ivy met Aliza when the human made it out of the Ruins. Ivy stayed in the shadows, her eye lights blending with the falling snow Flowey noticed her and Ivy noticed him. Ivy snuck behind Aliza and used bones to break traps in her way. In a sense, Aliza had a guardian angel in the living world, When Papyrus saw Ivy he watched as she tried to keep the human alive. Then Ivy and Aliza met. the girl tried to scream but Ivy covered her mouth “ Shh” Ivy said. “ If the monsters hear you, you might just become the next meal” She shuddered as she looked around seeing monsters around, Ivy made a small necklace with a green heart on it, placing it on the human’s neck. “ This will keep you safe, It will create a barrier between you and a threatening monster.  Just lift your hands and it will protect you.” Ivy removed her old purple, dusty scarf to put on the human's neck to keep her warm. Aliza smiled at Ivy as the two walked together, after a while Ivy picked Aliza up and started to carry her because she was starting to get cold the blue sweater dress put off a surprising amount of heat, despite a skeleton carrying her.  To Ivy’s surprise, another human ran behind them, and Ivy stopped and turned around to see a small girl, with dark brown eyes and her hair a deep brown, resting on her back. She wore a torn-up light blue dress with small white stars throughout without any shoes, nor did she bear any form of protection, She seemed younger than Aliza, not much younger than 9 or 10. So Ivy shifted Aliza around so she could reach the other small human's hand, the small girl looked at Ivy and leaned away then the small girl saw Aliza, so she hesitantly took her hand. The three of them made it to a small cottage that was in the woods, small smoke coming out of the chimney “ I hope you don't mind, this is the only place I know that is safe.” She unlocked the door with the key on her hip. She then opened the door to a small cozy living room, a fireplace, two bookshelves on both sides of the fireplace, and some chairs welcoming them inside, the plush carpeting feeling warm on the feet of the small human. Ivy smiled, taking the three of them inside. Setting Aliza on the ground the two small humans sat by the fireplace, warming up, the humans seemed to know one another, Ivy closed and locked the door. She headed to the kitchen and looked for food to feed two small girls ‘ Humans need food I have some fruits and vegetables I grew and canned myself so they wouldn’t go bad. And I don't trust my Uncles cooking for two small girls’ She thought as she looked around, eyeing her flour and a cookbook she decided to make her own pasta. She grabbed some eggs, flour, and a bowl and started making pasta and bread. A warm and comforting smell went through the small cottage, hearing the small girls coming Ivy smiled, grabbing some canned tomatoes to turn into a sauce. When she was done she made what she called Iv-ghetti-spaghetti.  With laughter filling the house, Ivy almost forgot the world outside the walls… almost. 
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identifying-f1-in-posts · 7 months ago
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[1] 1st February 2015 Pre-season Jerez Testing Ferrari Press Conference
[2] 6th June 2021 Azerbaijan Grand Prix Podium
[3] 14th April 2019 Chinese Grand Prix Post-race Parc Ferme
[4] 6th November 2013 Red Bull World Championship Conference
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happy sebastian vettel day to all of you who celebrate
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berylliumliumite · 5 years ago
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ok nvm i dont know why i rbed that post i dont ever want to see it again
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aggressionbread · 6 years ago
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you, my mutuals: “Duckling, this dinner party sucks. We’re hungry and we’ve been sitting here waiting for 6 hours now"
me, carrying a large pot: “introducing: spaghetti... 2!”
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but in doing this i slam the pot into the ground and the food spills everywhere, so you will never know if i really did successfully create spaghetti 2
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identifying-f1-in-posts · 7 months ago
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[1] 26th August 2023 Dutch Grand Prix Post-qualifying Parc Ferme
[2] 7th May 2021 Spanish Grand Prix Friday Practice
[3] 22nd October 2023 United States Grand Prix Pre-race
[4] 13th November 2022 Brazilian Grand Prix Post-race Parc Ferme
[5] 6th October 2023 Qatar Grand Prix Friday Post-quallifying
[6] 22nd September 2019 Singapore Grand Prix Pre-race
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galex + txt posts = true <3
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puzzlebones · 3 years ago
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time to commit food crimes.
"hey bro i made dinner~"
ah yes, he's holding a plate of meat-ghetti and spag-balls.
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He’s about 2 seconds away from killing his brother. someone stop him plz
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orotrasparente · 4 years ago
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dovrei comprare vestiti nuovi ma 1. mi scoccio 2. mi fa tutto venire brividini e schifo cosmico 3. ma perché vendono solo roba tipo ghetti americani dei film anni 90 ormai??
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identifying-f1-in-posts · 7 months ago
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[1] 25th January 2023 Fernando Alonso's First Day at AMF1
[2] 23rd March 2017 Australian Grand Prix Thursday Press Conference
[3] 7th August 2010 Lance Stroll Ferrari Academy Announcement
my favorite f1 team is when it’s lance stroll and some weird little old guy
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+ bonus lance and TWO weird little old guys
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gregor-samsung · 5 years ago
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Fatta eccezione per la Francia precocemente malthusiana della Terza Repubblica, l'Europa non era in grado di offrire granché ai suoi abitanti in soprannumero. Condannati a espatriare, essi cominciarono con il raggiungere a milioni, a partire dal 1880, i nuovi territori di insediamento bianco: gli Stati Uniti e il Canada, l'America latina, l'Australia. L'ondata raggiunse tali proporzioni che quei paesi chiusero le porte, o le lasciarono aperte soltanto a metà. Quando, nel 1964, gli Stati Uniti decisero di trasferire ai "paesi poveri" (quelli mediterranei) le quote di immigrazione (2 per cento degli effettivi insediati in America nel 1890) inutilizzate dai "paesi ricchi" (anglosassoni, tedeschi o scandinavi), si era già verificato il subentro dell'Europa industrializzata. A turno, italiani e nordafricani, spagnoli e portoghesi, iugoslavi, greci e turchi presero la via della Germania e della Svizzera, della Francia e dei paesi del Benelux, diventando le "braccia" della crescita degli anni 1955-75. Si ripeteva, a cinquant'anni di distanza, la storia delle grandi trasmigrazioni transoceaniche: la partenza in massa dei giovani in età da lavoro dalle regioni rurali più sovrappopolate; il loro raggruppamento in comunità di origine in grado di assicurare l'accoglienza, il primo impiego e quel minimo di calore umano indispensabile all'integrazione; la loro utilizzazione per i compiti più duri, meno qualificati e meno remunerativi; la loro facile espulsione in caso di crisi; i conflitti tra minoranze e autoctoni, spia delle difficoltà di assimilazione. L'Italia è con ogni probabilità il paese che più è stato modificato da tale recente mobilità. In poco più di un secolo (1860-1970), ha registrato 25 milioni di partenze - per la verità non tutte definitive -, pari alla metà della sua popolazione nel 1960. Si tratta di un caso per molti versi esemplare. La prima emigrazione, a partire dagli inizi del XIX secolo, aveva avuto come meta soprattutto il bacino mediterraneo, l'Egitto, la Tunisia e in particolare l'Impero ottomano, dove gli italiani, eredi dei genovesi e dei veneziani di Pera-Calata - il quartiere "franco", ossia europeo, di Istanbul -, si impongono come commercianti e negozianti, architetti e medici, ingegneri e operai delle ferrovie: una emigrazione di "tecnici". La realizzazione dell'unità, però, sconvolge l'economia e la società della penisola. A voler partire saranno ormai in maggioranza rurali, contadini senza terra, a malapena in grado di pagarsi il viaggio: li ritroveremo come operai - spesso malvisti in quanto "crumiri" - nell'agricoltura, nell'edilizia, nelle miniere. È un'emigrazione della miseria e delle illusioni perdute. Verso il 1860-80 emigranti provenienti dal Piemonte, dalla Toscana o dall'Emilia si spargono per l'Europa, e soprattutto in Francia: a partire, però, sono per il momento soltanto in 100.000 circa all'anno. Dopo il 1880 tale numero raddoppia, triplica, supera i 600.000 nel decennio 1901-10, e raggiunge la cifra record di 872.598 nel 1913. Provengono dalle zone rurali più povere, dal Veneto e soprattutto dal Sud, dalla Sicilia e dalla Calabria, dalle Puglie e dagli Abruzzi. Attraversano l'Atlantico, raggiungono l'Argentina, il Brasile meridionale - dove fondano città dai nomi evocativi, quali Nova Venetia, Nova Trento, Nova Vicenza, Nova Milano - e soprattutto gli Stati Uniti. Poverissimi, si stabiliscono nelle città e qui ricostituiscono quartieri e reti di rapporti interpersonali: Little Italy, Brooklyn, una cultura comune fatta, come scrive S. Romano, “un po' di religione, un po' di superstizione, un po' di patriottismo e un po' di gastronomia". E anche, mito o realtà, la mafia. Finisce così per prevalere un po' dappertutto l'immagine di un italiano resistente all'assimilazione, attaccato alla sua lingua, ai suoi costumi e al suo stile di vita, di volta in volta "crumiro" e "sovversivo". Dal pogrom di New Orleans nell'ottobre del 1890 all'esecuzione di Sacco e Vanzetti nel 1927, nonché al complesso della letteratura di ieri e di oggi sul sindacato del crimine, tutta la comunità italoamericana ne ha pagato il prezzo, e un prezzo pesante. In Francia, peraltro, è stato bandito dai manuali di storia, per carità di patria, il ricordo degli incidenti di Aigues-Mortes, nell'agosto del 1893 (una cinquantina di morti) e di Lione, nel giugno del 1894, dopo l'assassinio di Sadi Carnot per mano di Sante Caserio. Chi legge, oggi, il romanzo di L. Bertrand L'Invasion, che nel 1907 denunciava il "pericolo italiano"? Con le limitazioni imposte sia dagli Stati Uniti sia dal fascismo, e in seguito alla crisi degli anni '30, il movimento rallentò fin quasi a interrompersi. Dopo la guerra però eccolo riprendere vigore, diretto questa volta più verso la Svizzera e la Germania che non verso il Canada e gli Stati Uniti: intorno al 1960 l'Italia è ancora il paese che fornisce i più grossi contingenti di manodopera all'Europa industrializzata. Con il "miracolo economico", però, tale emigrazione pressoché tradizionale è aggravata ed entra in competizione con un'altra, questa volta interna, che ha per meta l'Italia del Nord, le città e le fabbriche della Lombardia e del Piemonte, e anche le campagne, dove i meridionali sostituiscono, sui terreni meno produttivi, i contadini che già li hanno abbandonati. Dei quattro milioni di uomini e donne che in vent'anni (1951-71) hanno lasciato il Sud, solo un milione si è recato all'estero. Durante l'autunno caldo del 1969, anche Torino e Milano scoprono i sordidi "ghetti", popolati di calabresi e siciliani, che hanno invaso le loro periferie, e insieme il volto sempiterno del razzismo: sono sempre i meridionali, esclusi senza complimenti dai quartieri borghesi, a occupare nei giornali le pagine di cronaca nera, colpevoli, manco a dirlo, di tutti i delitti. Ma neppure le dinamiche industrie del Nord bastano ad assorbire l'enorme massa degli emigranti: molti sono ancora ammucchiati, prima tappa o sosta provvisoria, nelle borgate e nelle bidonvilles delle periferie di Napoli e di Roma, in attesa di un ipotetico impiego in qualche ufficio o ministero promesso da un lontano cugino o da un grande elettore dei partiti al potere... Intanto, nelle campagne siciliane disertate dalla loro popolazione, bisogna fare appello ai tunisini per le vendemmie nella zona di Marsala: e ancora una volta, ecco affacciarsi il razzismo. Nello spazio di un secolo l'Italia percorre così tutto il grande ciclo delle migrazioni moderne, che svuotano a uno a uno tutti i paesi mediterranei - e all'interno di ciascuno le regioni più diseredate - delle popolazioni di campagna, mobilitandole a svolgere i compiti più bassi presso le economie industriali.
Maurice Aymard, Migrazioni, saggio raccolto in:
Fernand Braudel (a cura di), Il Mediterraneo, (traduzione di Elena De Angeli; collana Tascabili, n° 7), 2002¹³; pp. 221-24.
[ Edizione originale: La Méditerranée, Paris, Flammarion, 1985 ]
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soldan56 · 5 years ago
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Pubblichiamo di seguito l'intervento di Moriba alla conferenza stampa che si è tenuta questa mattina dopo il taglio del nastro. Che mille Case don Gallo nascano! Che mille resistenze e alternative avanzino!
👇🏿👇🏿 Un saluto a tutti e a tutte, mi chiamo Moriba e sono un ex abitante di casa Don Gallo, uno dei primi occupanti di Casa Madiba, oggi sono un operatore sociale di questo spazio che inauguriamo ufficialmente ma dentro il quale abbiamo vissuto dal 24 dicembre 2015 fino all'11 marzo 2019 ed essere ritornati, il 15 ottobre scorso, dopo la fine deii lavori di ristrutturazione. Oggi prima di tutto il nostro pensiero va a Bafode, il piccolo Bafode, abitante di casa Don Gallo deceduto all’età di 22 anni insieme ad altri 11 braccianti, nella strage del 6 agosto 2018 a Foggia, strage e vittime che abbiamo ricordato durante la Dalle radici alle stelle.Marcia per i diritti contro lo sfruttamento Rimini di questa estate nell'anniversario della strage attraverso la testimonianza di Alagie uno dei due superstiti. "Mi chiamo Alagie Saho e ho vissuto nei campi di Lesina un anno e cinque mesi. In camera mia eravamo 3: Alagie Cisse, io e Romanus. In casa con me abitavano anche Bafode, Ebere, Moussa Toure, Alieu e Pap. Abitavamo tutti insieme, mangiavamo insieme, lavoravamo insieme, dormivamo insieme. Nella casa non c’era elettricità ne acqua corrente. Se volevamo fare la doccia, dovevamo camminare fino alla casa più vicina e chiedere di darci l’acqua del pozzo. Per mangiare facevamo una colletta di soldi, e a turni ogni settimana andavamo a comprare da mangiare. Sempre tutti insieme. E il tetto, il tetto era un problema. Quando pioveva, la casa si riempiva di acqua. Ogni mattina ci veniva a prendere un caporale. Di solito alle 4 di mattina, perché i campi da raggiungere sono molto lontani. Ogni giorno caricavano 10 o 15 di noi, non importava quanto grande fosse la macchina. E’ difficile dire quanto si guadagna, il guadagno va a cassone. Ogni cassone è 3,50 euro. Se raccogli i pomodori grandi il cassone si riempie presto e allora puoi farne anche 10. Se invece i pomodori sono piccoli, non riesci a farne più di 5. La sera si lavora fino alle 18, a volte tornavamo a casa che era già buio. La mattina dell’incidente sono venuti a prenderci, e in una macchina che poteva tenere 7 persone ne hanno messe 14. Della mia casa su quel camion eravamo 6: io, Bafode, Romanus, Ebere, Alagie Cisse e Moussa Toure. Le altre persone erano delle case vicine, ci conoscevamo tutti. Quella mattina, sono salito in macchina davanti con l’autista. Stavo stretto stretto, e allora gli ho chiesto se potessi cambiare posto. Mi ha mandato dietro negli ultimi posti e davanti a me c’era Khadim. Mi sono messo le cuffie nelle orecchie e mi sono addormentato ascoltando musica. Non mi ricordo niente dell’incidente, forse sono svenuto. Mi ricordo che quando mi sono svegliato, ero sul ciglio della strada. Ho aperto gli occhi e ho sentito che stavano contando i morti. Ho sentito dire “Sei morti” e così ho capito che erano morte sei persone. Solo in ospedale ho saputo che tutti erano morti, tranne me e Khadim. Ci siamo salvati perché eravamo gli ultimi. Sono stato 14 giorni in ospedale. Il mio corpo è guarito dopo molti mesi, ma quando dormo la notte ancora mi sveglio con i ricordi di quel giorno. Erano i miei fratelli. Erano i miei amici. Mangiavamo insieme, dormivamo insieme, la domenica, quando non andavamo al lavoro, stavamo seduti insieme a bere l’ataya. Io non posso dimenticare. Non voglio".
Casa don Andrea Gallo è nata anche per contrastare queste forme di grave sfruttamento lavorativo e precarietà di vita, ad aiutare le potenziali vittime di queste forme di sfruttamento a prendere coscienza della propria condizione perché queste condizioni sono piuttosto generalizzate e presenti anche in svariati settori del nostro territorio, in particolare quello turistico e i recenti dati dei controlli dell’ispettorato, della ausl, della guardia di finanza nonché le recenti azioni repressive nel contrasto alle forme di infiltrazioni della malavita organizzata, sono li a ricordarcelo. Il problema abitativo e della crescita del numero di homeless che colpisce la nostra come le altre città è strettamente connesso al tema dei working poors, del lavoro povero. Senza un lavoro degno, una salario degno, senza dignità nei luoghi di lavoro non può esserci il diritto alla casa, il diritto alla vita. Oggi è anche la giornata di sciopero generale di svariati settori produttivi, ci uniamo ai lavoratori e alle lavoratrici in sciopero in particolare con quelli del sociale: educatori, operatrici dell’accoglienza che lavorano per 8 euro lordi allora, con una laurea!! Circa due terzi degli attuali abitanti presenti nella casa hanno lavorato questa estate ma nessuno è in grado di andare in autonomia abitativa, molti difficilmente avranno accesso agli ammortizzatori sociali e alla disoccupazione, alcuni di loro si sono rivolti alle istituzioni preposte per denunciare situazione di sfruttamento lavorativo in questo caso parliamo di 2, 3 euro all’ora. Casa don Gallo è allora un approdo sicuro non solo perché da un tetto a chi non ce l’ha, ma anche per imparare a vivere in contesti spesso ostili esacerbati da un razzismo e da forme di sfruttamento feroce ma anche per attivare la città degna che intorno a questo progetto si è organizzata: dal vicinato al centro anziani, da casa madiba alla casa dell’intercultura. Questo perché casa don gallo è molto più di un progetto di accoglienza abitativa innovativo basato sull’autogestione realizzata dagli stessi abitanti che sono così responsabilizzati nella gestione della casa rompendo con modalità gerarchizzanti della relazione di aiuto ma anche perché rappresenta  un progetto politico di città da costruire, a misura dei bisogni di tutti e tutte, dove al centro ci sono prima le persone e non gli interessi di una parte. Dove la sicurezza per essere tale deve produrre diritti e condivisione della nostra vita in comune e non paura e clandestinità, ghetti e stigma sociale. A differenza di quanto sta accadendo con le recenti  leggi sulla sicurezza, i cui effetti, visibili anche in questo quartiere  ci   preoccupano molto per i conflitti che potrebbero produrre e per la manovalanza a basso costo che cresce sia per arricchire la malavita organizzata che le filiere del lavoro sfruttato. Invece che guardare al  passato, oggi vogliamo guardare al futuro e siamo convinti che di tutte le opere realizzate, l’apertura di questo spazio rimarrà nella storia di RIMINI. Abbiamo una casa, che mille case don Gallo nascano a Rimini come altrove. A tutti e tutte quelli che per svariati motivi, impegni, incarichi, tempo dedicato, si sono attivati per Casa Don Andrea Gallo dobbiamo dei ringraziamenti collettivi per aver riconosciuto, sostenuto, incoraggiato questo progetto e aver ridato a questi luoghi la dignità che meritavano. Una casa per tutt* Avanti Rimini! Che mille case Don Gallo aprano! che mille resistenze e alternative conquistino spazi e vincano la battaglia. ABBIAMO UNA CASA!
Una Casa Per Tutt*
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