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#10 giorni che fecero tremare il mondo
gregor-samsung · 7 years
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A notte inoltrata andammo attraverso le strade vuote, sotto la Porta di Spagna alla grande Piazza Rossa di faccia al Kremlino. La chiesa del benedetto Vassili torreggia fantasticamente con le nobili cupole rotonde, a vivi colori, che apparivano vagamente nel buio. Non v'era traccia di guasti... Da un lato della piazza si levavano le nere torri e le mura del Kremlino. In cima ai muri palpitavano rossastri bagliori di fuochi nascosti; e attraverso l'immensa piazza ci arrivava un suono di voci, di zappe e di vanghe.Ci avviammo da quella parte. Montagne di fango e di pietre si accatastavano alla base del muro. Dopo averle scalate scorgemmo in due fosse, fonde dieci o quindici piedi e lunghe una quindicina di yarde, un centinaio di uomini fra soldati e operai che scavavano al lume di enormi falò. Un giovane studente ci parlò in tedesco: «È la fossa della fratellanza», ci spiegò. «Domani vi seppelliremo cinquecento proletari morti per la Rivoluzione». Egli ci fece scendere nella fossa. Vanghe e zappe erano maneggiate con una foga fanatica e la montagna di tera aumentava. Nessuno parlava. Sopra di noi, la notte era fitta di stelle, e le mura dell'antico imperiale Kremlino torreggiavano gigantesche. «Qui, in questo luogo santo», disse lo studente, «il più santo di tutta la Russia, noi seppelliremo i nostri più santi. Qui dove sono le tombe degli Zar, dei nostri Zar, dormirà il popolo...». Aveva un braccio al collo per la ferita di un proiettile che gli era toccata combattendo. Egli l'osservava fissamente parlando. «Voi stranieri ci guardate dall'alto in basso, noi russi, perché tanto a lungo abbiamo tollerato una monarchia medioevale», disse. «Ma noi vediamo che nel mondo vi sono altri tiranni oltre lo zar; il capitalismo è anche peggiore e impera in tutti i paesi del mondo... I sistemi rivoluzionari russi sono i migliori...». Mentre noi ci allontanavamo, gli uomini che lavoravano nella fossa cominciarono a uscire faticosamente, esausti e bagnati di sudore nonostante il freddo. Attraverso la Piazza Rossa un gruppo di persone arrivava in gran fretta. Scivolarono nella fossa, presero le vanghe e cominciarono a scavare, a scavare, senza una parola...
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; pp. 227-28
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comunicazionelibera · 5 years
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Giornalisti locali sempre più alla gogna e nessuno paga,nonostante vengono denuncitati,aggrediti e minacciati!
Secondo i dati Unesco, nel mondo 1.010 giornalisti sono stati uccisi dal 2016 al 2017 mentre svolgevano correttamente il loro lavoro.
È in aumento il numero di giornalisti uccisi al di fuori delle zone di conflitto negli ultimi anni,infatti, il 55% di quelli uccisi nel 2017 non erano corrispondenti di guerra con l’elmetto in testa e il giubbotto antiproiettile, ma cronisti locali, fuori dai teatri di guerra.
Molti si occupavano di argomenti legati alla tratta di esseri umani,ma anche di mafie e corruzione della politica.
Per questi 1.010 giornalisti uccisi l’impunità è quasi assoluta: 9 volte su 10 non è stata fatta giustizia.
  In Sicilia,non sono molti i cosidetti “giornalisti antimafia”,cioè quelli che lottano contro la mafia e la corruzione locale con inchiesta e scrivendo nomi e cognomi.
Gli studi e i mezzi a disposizione,spesso e volentieri,sono a carico dei singoli giornalisti,ovviamente anche le intimidazioni a via di denunce o vere e proprie aggressioni e minacce.
La certezza della potente mafia siracusana la troviamo in alcuni documenti come quello che segue…
Il 30 giugno 1992,ad appena cinque settimane dalla strage di Capaci,Leonardo Messina,mafioso e uomo di fiducia del boss Giuseppe Madonia,decise di collaboratore con la giustizia.
Ad incontrarlo nella località protetta in cui si trovava,furono:il dottor Paolo Borsellino e il dottor Antonio Manganelli della Polizia di Stato.
Leonardo Messina,durante quell’incontro,fece i nomi di personaggi mafiosi siracusani e del loro coinvolgimento nella strage di Capaci.
Dichiarò il boss:
Signor giudice quei due delitti, la morte di Salvo Lima e di Giovanni Falcone, sono stati decisi in quella riunione, sono anelli di un’unica strategia. La commissione interprovinciale, quella che noi chiamiamo Regione, non si riunisce per niente, si riunisce soltanto per decidere cose di gravità eccezionale. Solo adesso ho capito, signor giudice:ad Enna, in quel giorno di febbraio, hanno deciso tutto. Solo ora sono in grado di mettere insieme cose diverse, solo ora ho capito.
Nella dichiarazione al giudice Borsellino,Leonardo Messina dichiara:
Già sapevo, signor giudice, che i rapporti della famiglia di Caltanissetta con i siracusani, che non sono uomini d’ onore,erano stretti, ma non pensavo quanto stretti. C’era uno della nostra famiglia, uno che faceva il macellaio – Vincenzo Burcheri (ndr) – che avevamo posato. Che significa? Significa che era stato sostanzialmente emarginato dalla famiglia, nessuno gli diceva più niente, nessuno lo prendeva più in considerazione. Poi d’improvviso vedo che uno dei consiglieri di Piddu Madonia comincia a frequentare la macelleria di Burcheri. Che cosa stava succedendo? Vengo a sapere che Piddu aveva deciso di tenere di nuovo in conto il macellaio perché aveva in mano i siracusani e che noi utilizzavamo i siracusani per compiere dei delitti nella nostra zona. Poi, vengo arrestato. Nel carcere di Caltanissetta Giuseppe Di Benedetto mi confermò questi buoni rapporti. Mi disse che il capomandamento di Riesi, Pino Cammarata, uomo fidatissimo di Piddu, e Cataldo Terminio, che era un soldato della mia famiglia e anche consigliere provinciale di Caltanissetta, avevano chiesto ai siracusani due telecomandi .
Ma ecco i nomi dei siracusani che ancora oggi fanno tremare la provincia.
Questi telecomandi,mi fu detto,erano stato procurati da Agostino Urso.Sì,quello che hanno ucciso due giorni fa.Cammarata e Terminio avevano contattato Urso attraverso Valentino Salafia, fratello di Nunzio Salafia.
Da un articolo storico di Repubblica del 21.11.1992,riportiamo quanto segue:
I Salafia erano addirittura vecchie conoscenze per Borsellino. Nunzio Salafia, 53 anni, era stato accusato della “strage della circonvallazione” (fecero secco il boss catanese Alfio Ferlito, morirono anche i quattro carabinieri che lo scortavano). Era stato di nuovo arrestato, Nunzio Salafia, nel 1982 per l’ assassinio del prefetto Dalla Chiesa con il fratello Valentino, 31 anni, bloccato con un fucile calibro 22 con la matricola abrasa.
Salafia Nunzio deceduto il 6 luglio 2016
Per la cronaca:Nunzio Salafia era il boss del clan Aparo di Solarino
Ecco cosa successe in carcere dopo la notizia della morte di Giovanni Falcone,Francesca Morvillo e gli uomini della scorta.
“Ma è quello che è successo, in carcere, dopo la strage di Capaci che mi ha dato la certezza che quei due telecomandi erano serviti per far saltare in aria il dottor Falcone. La sera di quel 23 maggio, appena in carcere sapemmo della morte di Falcone,ci fu come un boato.Ci furono grida di gioia.Esultavano tutti.Furono proprio gli uomini d’onore di Cosa Nostra a intervenire per calmare i più agitati, per calmare quella gioia.Volevamo evitare provvedimenti disciplinari, tutto qui.Ce ne volevamo stare tranquilli. Tutto qui.Quando tornò la calma, nella mia cella,erano sei gli uomini d’onore, brindammo. Ricordo che c’erano Emanuele Argenti, il figlio di Guido, Maurizio Argenti. Poi uscimmo nel corridoio che si attraversa per andare all’aria. Mi venne incontro Giuseppe Di Benedetto. Mi abbracciò per congratularsi, mi baciò.Pensava che l’attentato a Falcone fosse stato commesso utilizzando quei telecomandi e con il concorso della mia famiglia.Quel Di Benedetto la sapeva lunga,aveva notizie di prima mano perché era in cella con un altro Agostino Urso,il cugino di quell’Agostino Urso ucciso al Sayonara.E d’altronde non mi meravigliai che i siracusani avessero dei telecomandi, dispongono di un gran quantitativo d’ armi, hanno anche tre bazooka”.
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Urso Agostino – Fonte Diario1984
Nunzio Salafia – Fonte Diario1984
Grazie alle dichiarazioni di Leonardo Messina, il dottor Paolo Borsellino riuscì a metter in atto l’Operazione Leopardo, che porto in carcere oltre duecento mafiosi.
«L’Operazione Leopardo,coordinata da Giovanni Tinebra,procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta,si concretizzò nel mese di novembre del 1992,4 mesi dopo la strage di via d’Amelio nella quale morirono il dottor Paolo Borsellino e la sua scorta».
La rivoluzione dei clan siracusani cambiò tra gli agli anni ’80 e ’90.
Nel 1981 si ruppero alcuni equilibri all’interno del clan,con le scissioni dal gruppo madre di Rizza e Schiavone fondarono due cosche distinte che portavano i loro nomi.Dopo questa mezza rivoluzione, il clan Urso non controllerà più l’intera città in quanto, dopo un apposito summit,i tre gruppi stabilirono di comune accordo di spartirsi le zone cittadine:ad Urso andò l’isola di Ortigia con il mercato ittico ed ortofrutticolo,mentre ai clan Rizza e Schiavone tutta la terraferma a partire dalla Borgata Santa Lucia.Purtroppo,come spesso accade,iniziarono nuovamente le faide e nell’estate del 1981 il boss Rizza venne eliminato con un plateale agguato ordinato da Agostino u prufissure.Solo Totuccio Schiavone con il suo gruppo resistettero fino a quando il reggente si dette alla latitanza, sostenendo così la famiglia Urso che nel frattempo veniva affiancata dal clan Bottaro retto da Salvatore Bottaro. Le due cosche infatti presero la nuova denominazione di “Urso-Bottaro“, e controllando quasi interamente Siracusa si resero protagonisti di una sanguinosa faida con i clan cittadini del boss Salvatore Belfiore detto u cinìsi e Santa Panagia. Fra le vittime di quella faida che insanguinò l’intero territorio aretuseo, vi fu l’omicidio del superboss Agostino Urso; dalla sua scomparsa iniziò l’ascesa del gruppo Bottaro che si prefissò l’obiettivo di colmare il vuoto lasciato da u prufissure. (fonte WIKIPEDIA)
Urso è morto,il clan cambiò nome in Bottaro – Attanasio,ma adesso anche Bottaro non c’è più,quindi come si chiama e chi afferma la posizione del super boss Alessio Attanasio?
Infine,ma più importante per sconfiggere l’omertà:
Bisogna ricordare – è d’obbligo – che ad Avola,in provincia di Siracusa,il 29 novembre 1995 fu commesso l’omicidio di Antonino Buscemi.
Antonino Buscemi era un imprenditore,titolare di un’impresa edile. Probabilmente si era rifiutato di sottostare al racket o era riuscito ad aggiudicarsi lavori voluti da altri.
Questa è la storia di della Sicilia,delle stragi e degli omicidi di mafia,ma è anche la storia del racket e dell’omertà che racconta e analizza la mafia della provincia di Siracusa!
I giornalisti locali sono i più minacciati.La mafia siracusana esiste! Giornalisti locali sempre più alla gogna e nessuno paga,nonostante vengono denuncitati,aggrediti e minacciati! Secondo i dati…
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gregor-samsung · 7 years
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Il 30 ottobre [1917] ebbi un appuntamento per parlare con Trotzky. Lo trovai in una piccola stanza squallida sull'attico dello Smolny. Egli sedeva in mezzo alla stanza su una rozza sedia, davanti a una tavola grezza. Da parte mia bastarono poche domande; egli parlò rapidamente e con forza per più di un'ora. La sostanza del suo discorso, con le sue proprie parole, posso riferirla così: «Il Governo Provvisorio non ha assolutamente alcun potere. La borghesia è sotto controllo, ma questo controllo è eluso da una fittizia coalizione coi partiti "oborontsi" [appellativo dato ai gruppi socialisti "moderati" favorevoli al proseguimento della guerra]. Ora, durante la Rivoluzione, si sono viste rivolte di contadini stanchi di aspettare le terre che sono state promesse, e in tutto il paese, in tutte le classe lavoratrici, è evidente lo stesso disgusto. La dominazione della borghesia è solo possibile attraverso la guerra civile. Il metodo Kornilov [ovvero la dittatura militare] è il solo mezzo col quale la borghesia possa dominare. Ma è la forza che manca alla borghesia... L'esercito è con noi. I conciliatori e i pacifisti, socialisti rivoluzionari e menscevichi hanno perduto ogni autorità, perciò la lotta fra i contadini e i proprietari, fra gli impiegati e gli operai, fra i soldati e gli ufficiali, si è fatta più aspra e irriconciliabile che mai. Soltanto dalla concorde azione delle masse popolari, soltanto dalla vittoria della dittatura proletaria, la Rivoluzione può essere conclusa e il popolo può essere salvato... «I Soviet sono la più perfetta rappresentanza del popolo, - perfetta per l'esperienza rivoluzionaria, per le loro idee, i loro scopi. Fondati direttamente sull'esercito nelle trincee, sui contadini nei campi, sugli operai nelle officine, formano la spina dorsale della rivoluzione. «Vi è stato un tentativo di creare un potere senza i Soviet e si è creato un Governo senza potere. Nei corridoi del Consiglio della Repubblica Russa si tramano piani controrivoluzionari di ogni genere. Il partito dei Cadetti [Democratici Costituzionali] rappresenta i contro-rivoluzionari militanti. Dall'altro, lato i Soviet rappresentano la causa del popolo. Fra i due campi non esistono gruppi di seria importanza... È la lotta finale. La controrivoluzione borghese organizza tutte le sue forze e aspetta il momento di attaccarci. La nostra risposta sarà definitiva. Noi completeremo l'opera appena abbozzata in marzo, e proseguita durante l'affare Kornilov...»
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; pp. 60-61
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gregor-samsung · 7 years
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Verso la fine di novembre accadde il "pogrom del vino"*, il saccheggio delle cantine, cominciato col saccheggio dei sotterranei del Palazzo d'Inverno. Per giorni e giorni si videro soldati ubriachi per le strade... In questo era evidente la mano della controrivoluzione che distribuiva tra le truppe piani topografici indicanti l'ubicazione dei depositi alcoolici. I Commissari dello Smolny [=sede del Consiglio dei Soviet di Pietroburgo] tentarono di opporsi dapprima co esortazioni e ragionamenti che non riuscirono però ad arrestare i crescenti disordini, seguiti quasi sempre da tremde risse fra soldati e Guardie Rosse... Finalmente il Comitato Militare Rivoluzionario fece uscire compagnie di marinai armati di mitragliatrici, che spararono senza pietà sui rissanti, uccidendone parecchi; e con ordine esecutivo le cantine furono occupate dai Comitati che a colpi di scure distrussero le botti o le fecero saltare in aria con la dinamite... *Fu scoperto più tardi che esisteva una regolare oragnizzazione diretta dai Cadetti [=Costituzionalisti Democratici; reazionari] per provocare disordini fra i soldati. Furono mandati messaggi telefonici alle diverse caserme per informare che v'era del vino abbandonato nel tal luogo, al tale indirizzo, e quando i soldati vi arrivavano, un individuo indicava l'ubicazione delle cantine... Il consiglio dei Commissari del Popolo nominò un commissario per la lotta contro l'ubriachezza, che procedette senza misericordia contro le orgie del vino, distruggendo centinaia di migliaia di botti. Le cantine del Palazzo d'Inverno contenevano vini rari valutati più di cinque milioni di dollari, e prima furono allagate, poi il vino fu distrutto. In questo compito i marinai di Cronstadt, «fiore e orgoglio delle forze rivoluzionarie», come li chiama Trotzky, si comportarono con ferrea disciplina...
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; pp. 246 e 315
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gregor-samsung · 7 years
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Vicino all'ingresso della stazione si trovavano due soldati col fucile e la baionetta inastata. Li circondavano un centinaio di persone, uomini d'affari, impiegati governativi e studenti, che discutevano con loro violentemente e li coprivano di insulti. I soldati apparivano tristi e mortificati come scolari rimproverati ingiustamente. Un giovanotto dall'espressione arcigna, che indossava l'uniforme di studente guidava l'attacco. «Vi rendete conto, m'immagino», diceva con insolenza, «che prendendo le armi contro i vostri fratelli diventate strumenti di assassini e traditori?» «Ora, fratello», rispose giudiziosamente il soldato, «sei tu che non capisci. Vi sono due classi, vedi, il proletariato e la borghesia. Noi...» «Oh, li conosco questi stupidi discorsi», proruppe rozzamente il giovane. «Un mucchio di contadini ignoranti come voi sono stati imboniti da qualcuno. Voi non capite che cosa intendono loro. Non fate che ripetere come un branco di pappagalli». La folla rideva. «Sono uno studente marxista, e vi dico che questo per cui combattete non è socialismo. Non è che un piano in favore dell'anarchia tedesca!» «Sì, lo so», rispondeva il soldato, col sudore che gli gocciava dalla fronte. «Tu sei un uomo istruito, si vede subito, e io sono soltanto un uomo semplice. Ma mi sembra...» «M'immagino», interruppe un altro sprezzantemente, «che tu creda che Lenin sia un vero amico del proletariato?» «Sì, lo credo», rispose il soldato a disagio. «Bene, amico mio, non sai che Lenin ha attraversato la Germania in un vagone piombato? Non sai che Lenin è pagato dai tedeschi?» «Bene, io non so nulla di tutte queste cose», rispose testardamente il soldato, «ma mi sembra che quando lui parla dice proprio le cose che io ho bisogno di sentire, e che hanno bisogno di sentire tutti gli uomini semplici come me. Ora ci sono due classi, la borghesia e il proletariato...» «Sei uno stupido! Caro te, io ho passato due anni a Schlüsselburg [fortezza 35 km ad est di San Pietroburgo,  famigerato luogo di detenzione dei prigionieri politici - nel 1887 vi fu ucciso Aleksandr Ulyanov, fratello maggiore di Lenin] per attività rivoluzionaria quando tu sparavi ancora contro i rivoluzionari e cantavi "Dio salvi lo Zar". Mi chiamo Vasili Georgevitch Panyin. Hai mai sentito parlare di me?» «Mi dispiace dire che non ho mai sentito», rispose il soldato con umiltà. «Poi io non sono un uomo istruito. Tu probabilmente sarai un grande eroe» «Infatti», disse lo studente con convinzione. «Io sono contrario ai bolscevichi che stanno distruggendo la nostra Russia, e la nostra libera rivoluzione. Ora questo come lo spieghi?» Il soldato scosse la testa: «Io non lo spiego affatto», disse con una smorfia penosa per lo sforzo intellettuale. «Mi sembra perfettamente semplice, ma poi, io non sono un uomo istruito. Mi sembra che ci sono soltanto due classi: il proletariato e la borghesia...» «Sei sempre allo stesso punto con la tua stupida formula», gridò lo studente «...soltanto due classi», proseguì il soldato ostinatamente. «E perciò si sta da una parte o dall'altra...».
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; pp. 172-73
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gregor-samsung · 7 years
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“   It was just 8.40 when a thundering wave of cheers announced the entrance of the presidium, with Lenin−great Lenin−among them. A short, stocky figure, with a big head set down in his shoulders, bald and bulging. Little eyes, a snubbish nose, wide, generous mouth, and heavy chin; clean−shaven now, but already beginning to bristle with the well−known beard of his past and future. Dressed in shabby clothes, his trousers much too long for him. Unimpressive, to be the idol of a mob, loved and revered as perhaps few leaders in history have been. A strange popular leader−a leader purely by virtue of intellect; colourless, humourless, uncompromising and detached, without picturesque idiosyncrasies−but with the power of explaining profound ideas in simple terms, of analysing a concrete situation. And combined with shrewdness, the greatest intellectual audacity.  “
John Reed, Ten Days That Shook the World, 1919
Traduzione:
“  Erano esattamente le 8:40 quando una tonante ondata di applausi annunciò l’ ingresso della presidenza con Lenin. Il gran Lenin era fra loro. Una figura piccola e tarchiata dalla grande testa calva e rotonda piantata fra le spalle; gli occhi piccoli, il naso camuso, la bocca larga e generosa, le gote cascanti, era sbarbato di fresco, cominciava già a spuntargli quella barba caratteristica del suo passato e del suo futuro. Indossava un abito consunto coi calzoni troppo lunghi per lui. Figura di nessun rilievo che doveva essere l’idolo della folla, amato e rispettato come forse pochi capi lo sono stati nella storia. Strano capo popolare (capo solo per virtù dell’intelletto; senza colorita apparenza, senza allegria, inflessibile, staccato, senza pittoresche insofferenze) ma col potere di chiarire in termini semplici idee profonde, e di analizzare una concreta situazione, unendo all’ astuzia la più grande audacia intellettuale.“
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; p. 123
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Un carro armato andava lentamente su e giù con la sua urlante sirena. A ogni angolo, in ogni spazio libero, si radunavano piccoli gruppi: soldati e studenti che discutevano. La notte scese rapidamente. Palpitarono le lampade a larga distanza l'una dall'altra e la corrente della folla seguitò a fluire instancabilmente... Come sempre in Pietrogrado, prima dei torbidi... La città era nervosa, in ascolto di ogni più piccolo rumore. Ma ancora nessun segno di bolscevichi; i soldati stavano nelle caserme, gli operai nelle officine... Andammo a vedere un film che si rappresentava vicino alla cattedrale di Kazan: un sanguinario film italiano di passione e di intrigo. Ci sedevano davanti alcuni soldati e marinai che fissavano con fanciullesca meraviglia lo schermo, completamente incapaci di capire perché fosse necessario tanto impeto violento e tanti omicidi...
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; p. 68
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In nome del Comitato Rivoluzionario Totsky aveva dichiarato che il Governo Provvisorio aveva cessato di esistere. «La caratteristica dei governi borghesi», egli disse, «è quella di ingannare il popolo. Noi, Deputati del Soviet degli Operai, dei Contadini e dei Soldati, stiamo tentando un esperimento unico nella storia, stiamo ponendo le basi di un potere che non avrà altra mira se non quella di soddisfare i bisogni dei soldati, degli operai e dei contadini». Lenin era apparso, accolto da una potente ovazione, e aveva preconizzato la Rivoluzione Socialedi tutto il mondo... Zinoviev aveva gridato: «In questo giorno, noi abbiamo compiuto il nostro dovere verso il proletariato internazionale, e inferto un terribile colpo alla guerra, un terribile urto di masse contro gli imperialisti e specialmente contro Guglielmo, il Carnefice...». Poi Trotsky comunicò che erano stati mandati al fronte telegrammi per annunciare la vittoria dell'insurrezione, ma nessuna risposta era giunta. Si diceva che le truppe erano in marcia su Pietrogrado; una delegazione doveva essere mandata incontro a loro per informarle della verità.
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; p. 91
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gregor-samsung · 7 years
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«Alla fine di questa guerra vedo l'Europa risorgere non per opera dei diplomatici, ma del proletariato. La Federazione delle Repubbliche Europee (gli Stati Uniti d'Europa) ecco quello che dovrà esservi. L'autonomia nazionale non basta più. L'evoluzione economica esige l'abolizione delle frontiere nazionali. Se l'Europa resta spezzata in gruppi nazionali, l'imperialismo ricomincerà l'opera sua. Soltanto una federazione delle Repubbliche Europee può dare pace al mondo.» Egli [Trotzky] sorrise, e che stanco e delicato sorriso il suo. «Ma senza l'azione delle masse europee, questi scopi non possono essere raggiunti».
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; p. 62
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gregor-samsung · 7 years
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Poco dopo, mentre sedevamo alla tavola della stampa nella grande sala, un anarchico che scriveva nei giornali borghesi mi propose di andare con lui alla ricerca della presidenza. Non v'era nessuno nell'ufficio del Tsay-ee-kah [Comitato Centrato Esecutivo dei Soviet dei Deputati degli Operai e dei Soldati] né in quello dei Soviet di Pietrogrado. [...] Intanto il mio compagno mi descriveva la sua antica attività rivoluzionaria, il suo lungo e piacevole esilio in Francia... In quanto ai bolscevichi, mi dichiarò in confidenza, erano gente volgare, rozza, priva di sensibilità estetica. Egli era un perfetto esemplare dell'intelligentzia russa... [...] Quando proseguimmo nel corridoio, il mio amico riprese le sue spiegazioni. «Vedete, io sono un seguace di Kropotkin. Per noi la rivoluzione è un gran fallimento; non ha ridestato il patriottismo delle masse, naturalmente, non è che un'altra prova in più di come il popolo non sia pronto per la Rivoluzione».
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; pp. 122 e 123
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gregor-samsung · 7 years
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«Ulianov-Lenin stesso ammette che la situazione dell'estrema sinistra dei Social Democratici in Russia è favorevolissima». (A questo punto Kerensky legge il seguente passo tolto da un articolo di Lenin):«Pensateci... i compagni tedeschi hanno soltanto un Liebknecht senza giornali, senza libertà di riunione, senza i Soviet... Hanno contro di loro la incredibile ostilità di tutte le classi sociali, eppure anche i compagni tedeschisi provano ad agire: mentre noi, avendodozzine di giornali, libertà di riunirci, la maggioranza nei Soviet, noi, che che ci troviamo nella migliore condizione dei proletari di tutto il mondo, possiamo rifiutarci di appoggiare le organizzazioni rivoluzionarie e insurrezionistiche della Germania? ...» Poi Kerensky continuò: «Gli organizzatori di rivolta riconoscono così implicitamente che le condizioni migliori per la libertà di azione di un partito politico si trovano in Russia ora, sotto l'amministrazione del Governo provvisorio, a capo del quale, secondo questo partito, si trova "un usurpatore, un uomo che si è venduto alla borghesia, il ministro presidente Kerensky"...»
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; pp. 69-70
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gregor-samsung · 7 years
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Così Lenin e gli operai di Pietrogrado decisero l'insurrezione, il Soviet di Pietrogrado rovesciò il Governo Provvisorio, e compì il colpo di stato col Congresso dei Soviet. Ora v'era da conquistare tutta la grande Russia, poi il mondo! La Russia sarebbe insorta? E cosa avrebbe fatto il mondo? E i popoli avrebbero risposto e si sarebbero levati in una rossa ondata su tutta la terra?
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; p. 111
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gregor-samsung · 7 years
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il 23 ottobre vi fu una battaglia navale contro la squadra tedesca nel golfo di Riga. Col pretesto che Pietrogrado era in pericolo, il Governo Provvisorio abbozzò un progetto per l'evacuazione della capitale. Prima si dovevano allontanare le fabbriche di munizioni che sarebbero state sparse per la Russia, poi il Governo doveva trasferirsi a Mosca. Subito i bolcevichi proclamaronoche il Governo abbandonava la capitale russa per indebolire la Rivoluzione. Riga era stata venduta ai tedeschi, ora si sarebbe venduta anche Pietrogrado. La stampa borghese giubilava: «A Mosca», scriveva il giornale dei Cadetti [Costituzionali Democratici, conservatori], "Ryetch" (La parola) «Il Governo può proseguire il suo lavoro in una tranquilla atmosfera, senza essere turbato dagli anarchici». Rodzianko, esponente dell'ala destra del partito dei Cadetti, dichiarò nell' "Utro Rossii" (Il Mattino di Russia) che l'occupazione tedesca di Pietrogrado sarebbe stata provvidenziale, in quanto avrebbe distrutto i Soviet e tolto di mezzo la Flotta Rivoluzionaria del Baltico. [...] Di fronte alla bufera del popolare malcontento, il progetto di evacuazione venne abbandonato.
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; pp. 42-43
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gregor-samsung · 7 years
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Il soviet di Pietrogrado non aveva ordinato dimostrazioni, ma il Comitato Centrale del Partito bolscevico stava considerando l'opportunità di un'insurrezione. La riunione durò tutta la notte 23 [ottobre 1917]. Erano presenti tutti gli intellettuali del partito, gli esponenti e i delegati degli operai di Pietrogrado e della guarnigione. Fra gli intellettuali soltanto Lenin e Trotzky erano per l’insurrezione. Perfino i militari si opponevano. Si ricorse ai voti; e l’insurrezione fu bocciata. Si alzò allora un rozzo operaio, con la faccia contratta dalla collera. «Parlo per il proletariato di Pietrogrado», disse aspramente. «Noi siamo in favore dell’insurrezione. Voi la vedete a modo vostro, ma io vi dico ora che se voi ora lasciate distruggere i Soviet, noi ci scaglieremo contro di voi» Alcuni soldati si unirono a lui... e dopo una nuova votazione la rivolta prevalse
John Reed, 10 giorni che fecero tremare il mondo, Traduzione di Orsola Nemi, Longanesi, 1974 [ed. or.: Ten Days That Shook the World, 1919]; p. 51
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