#・ vivi & letty .
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at the fall festivities' flea market station with celeste james ... @astralfms
― walking around pointlessly just to see what the market had to offer had turned out to be quite the waste of some good few minutes. she'd always been more of a farmer's market kind of girl anyway. but the familiar face in the crowd caught vivi's attention and she failed at being discreet with her look, unceremoniously staring at the girl's soul at that point. it shouldn't surprise her when she was caught doing so. “ sorry, i was staring. it's just- ” she paused, wondering if it made sense to even say the words, unsure if celeste even remembered her at all. “ you've grown so much. ”
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she wasn't too prideful to admit that, while leaving had not been an easy thing for viviènne, staying away had. even so, she had always debated whether she should reach out or not. not in the first few weeks, the heartbreak then was still fresh enough that she wanted nothing to remind herself she had ever set foot in palmview. but as time passed and she learned to deal with it, people like celeste came to mind more often than not and she found herself wondering. “ some wounds take more time to heal than others, i guess. by the time i felt ready to reach out, your reaction wouldn't have been any different than it is now and that kept me from doing it. ” calling just to get hung up on somehow would've been far more hurtful than hearing the words and seeing the clear hurt and frustration letty felt regarding her now. the following question took her a little time to answer, mostly because viviènne still wasn't sure why she'd returned. “ not leaving for good. i'm not sure it makes any sense but the best way i can describe is: i realised i miss what i left behind but am still not ready to let go of what i built so i'm trying to combine both. ”
half of celeste had heard and registered everything vivienne had said, while the other half was too focused on her own memories and emotions to actually consider what she was being told. she'd always had a hard time seeing things from the other person's side, stepping outside of herself and seeing the bigger picture. instead, she hyper focused on her own emotions and the way other people's actions affected her reality. one of the things she's working on, or at least she tells herself she is. “well, it was a shitty option !” is all she can muster, hands thrown up with a sigh as she fights between her own feelings and what she can see vivi is fighting with beneath the surface. she may not be willing to forgive, but at the very least, celeste was willing to listen. “i mean, you enjoyed and found it easy enough to stay gone for over a decade ? no communication ?” it all feels so obvious to her, and she can't understand why her point is so hard to understand. “not planning to stay, got it.” nods curtly, the words feeling like a second knife through her old wounds. “why come back and make yourself known if you're just planning on doing it all over again ?”
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L'amante spesso non è solo una cosa di sesso. A volte comincia così...e poi diventa anche uno stare accanto all'altro in tutti i sensi.E allora può capitare che una volta ti vedi lo stesso e non fai l'amore o sesso che sia ma ci si ascolta.
Esistono amanti e amanti.Amanti che sono diversi da una escort o da un gigolò o da una botta e via. Un amante...beh...chiedete alle camere d'albergo, ai vicoli fuori mano, ai portieri di notte, ai treni o ai taxi presi per raggiungere un luogo dimenticato da Dio. Chiedete ai letti sfatti, alle Donne addette alle pulizie che trovano i preservativi usati.Chiedete a chi nei corridoi ha sentito ridere. A chi ha visto le lacrime degli addii o degli arrivederci.
Chiedete ai cigolii delle molle del letto o a quel ristorantino dove si è fatta la follia di andare una volta a cena o a pranzo fuori per gioco.Chiedete agli ascensori in cui qualcuno si è specchiato per controllare se tutto fosse in ordine per l'appuntamento.Chiedete ai muri di alcune case che hanno visto uomini e Donne piangere e sentirsi in colpa.
Chiedete ai "Dio mio che sto facendo?" per poi capire che si aveva solo bisogno di sentirsi vivi e di sognare e di vibrare.
Chiedete alle valigie fatte e disfatte.Alle scrivanie degli uffici.Agli orologi che in quegli incontri avevano il tempo contato. Chiedete... Chiedete degli amanti che era solo sesso e piacere e di quelli che poi si è provata quella scintilla in più.
Chiedete quanto amore serve ed è esistito o esiste in quella scintilla. Oppure quanto piacere ed eroticità negli incontri di soli corpi.Chiedete cosa sia un'amante a chi lo è stato in un modo o nell'altro. Chiedete a chi forse non stirava camicie e non poteva preparare la cena ma era più presente di un marito o una moglie.Chiedete ai telefoni e alle chiamate di nascosto.Chiedete alla pazienza.Chiedete ai sorrisi stampati sul volto e alla semplicità di momenti rubati alla realtà...
Cosa è un'amante? Ecco è qualcuno che seppur costretto al silenzio spesso oltre al sesso prova a costruire
un paio di ali all'altro per farlo volare...ancora... ♠️🔥
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Il pasticcio nasce come sempre dal voler credere a hamas, stavolta quando ha comunicato di aver accettato la proposta di accordo di Egitto e Qatar.
Israele ha fatto sapere a stretto giro che non si trattava della stessa proposta su cui nei giorni scorsi le delegazioni stavano lavorando al Cairo, ma di un piano diverso che lo stato ebraico non aveva mai visto. E il mainstream media internazionale subito insinua che è stato Israele a rimangiarsi il patto e, seguendo Haaretz (il quale con Netanyahu é obiettivo come Il Fatto Quotidiano su Berlusconi), che vuole invadere Rafah per evitare la crisi di governo.
Piano taroccato da hamas, inclusivo tra l'altro di 30 ostaggi da liberare in cambio di centinaia di detenuti, senza chiarire quanti fossero restituiti vivi o cadaveri. Un tentativo di gioco delle tre carte abbastanza osceno, giocato sulla pelle degli rapiti e dei civili di Gaza, ma hamas sa bene che il mainstream media internazionale è come la gente che si affolla attorno al banco del truffatore: sa bene chi sia il soggetto e cosa stia facendo ma se ne frega.
Il teatrino ha sempre il medesimo obiettivo: alimentare quella pressione massmediatica internazionale standard antisemita che da sempre prende tanti all'amo, indipendentemente dall'orientamento politico. Operazione pesantemente finanziata sottobanco dai soliti amici (si parla di un giro di soldi miliardario diretto ai sinistri occupatori dei campus universitari americani. flusso in evidente estensione verso l'Europa). A questa pressione i terroristi si affidano per ottenere la fine della guerra che canterebbero come una vittoria, obbligando i civili di Gaza a festeggiare sui cadaveri dei loro parenti.
Con hamas si tratta solo piazzandogli un coltellaccio alla gola. Ieri Israele ha iniziato a far evacuare la parte della Striscia più vicina al confine egiziano. Tsahal ha calcolato che sono circa centomila le persone che dovranno lasciare quella parte della città di Rafah nel sud della Striscia di Gaza, in cui si nascondono quattro battaglioni di Hamas. Coi soldi destinati ai finti studenti dei campus occidentali per far casino, si potrebbero alloggiare e alimentare milioni di sfollati.
(Libera rielaborazione da news e commenti letti in giro)
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Amanti...
spesso non è solo una storia di sesso,
il sesso è solo l'espressione che la mente trasmette al corpo, non è solo contatto fisico.
A volte comincia così, all’improvviso,
e poi diventa anche uno stare accanto all'altro in tutti i sensi, vivere l'uno nella pelle dell'altro.
E allora può capitare che una volta ti vedi lo stesso e non fai l’amore, ma ci si ascolta.
Esistono amanti e amanti.
Amanti che sono diversi da una escort o da un gigoló.
Un amante, beh, chiedete alle camere d’albergo, ai vicoli fuori mano, ai portieri di notte, ai treni o ai taxi presi per raggiungere un luogo dimenticato da Dio. I muri delle case, le scale, i sottoscala, i parcheggi.
Chiedete ai letti sfatti, alle donne addette alle pulizie che trovano...
Chiedete a chi nei corridoi ha sentito ridere.
A chi ha visto le lacrime degli addii o degli arrivederci.
Chiedete ai cigolii delle molle del letto o a quel ristorantino dove si è fatta la follia di andare una volta a cena o a pranzo fuori per gioco.
Chiedete agli ascensori in cui qualcuno si è specchiato per controllare se tutto fosse in ordine per l’appuntamento.
Chiedete ai muri di alcune case che hanno visto uomini e donne piangere e sentirsi in colpa. Alle bugie dette. Alle menzogne raccontate e da raccontarsi.
Chiedete ai “Dio mio… che sto facendo?” per poi capire che si aveva solo bisogno di sentirsi vivi e di sognare e di vibrare. Di vivere quelle emozioni che solo se e quando ti investono capisci la meraviglia della vita!
Chiedete alle valigie fatte e disfatte.
Alle scrivanie degli uffici.
Agli orologi che in quegli incontri avevano il tempo contato. Ai bagni. Alle cucine. Ai tavoli.
Chiedete.
Chiedete degli amanti che era solo sesso e piacere e di quelli che poi si è provata quella scintilla in più. Quel sentirsi...
Chiedete quanto amore serve ed è esistito o esiste in quella scintilla.
Oppure quanto piacere ed eroticità negli incontri di soli corpi. Dei baci intensi e profondi. Degli abbracci.
Chiedete cosa sia un amante a chi lo è stato in un modo o nell'altro. Il raccontarsi...
Chiedete a chi forse non stirava camicie e non poteva preparare la cena ma era più presente di un marito o una moglie.
Chiedete ai telefoni e alle chiamate e ai messaggi di nascosto.
Chiedete al Natale o ai giorni di compleanno non vissuti.
Chiedete alla pazienza.
Chiedete ai sorrisi stampati sul volto e alla semplicità di momenti rubati alla realtà.
Cosa è un amante? Che cos'è l'amore?
È uno sguardo che dice tutto, frequenze cardiache e vocali che tremano e che parlano, odori e profumi di essenza primordiale. Istinti. Passione. Follia. Voglia. Paura.
Ecco è qualcuno che, seppur costretto al silenzio, silente, spesso oltre al sesso prova a costruire un paio di ali all'altro per farlo volare… ancora, sentendosi vivo.
L'amore è l'essenza stessa della vita per chi sa amare con il cuore.
E amante, per me, sta per colui che ama.
(web)
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Sto leggendo i racconti di Feria d'agosto: per evitare di dimenticarli una volta letti, ne sto facendo degli stringati riassunti man mano che li vado leggendo. Se mi avessero assegnato questo compito quando andavo a scuola, lo avrei svolto con insofferenza. Adesso, invece, lo faccio con l'entusiasmo con cui si notano i segni particolari di una persona interessante, quelli che sembra ce ne facciano innamorare. Eccoli:
LA SERPE
Magia simbolico-ancestrale della parola.
FINE D'AGOSTO
La donna, volenterosa ma insufficiente oggettivazione dell'inesplicabile mondo che l'uomo si porta dentro.
VECCHIO MESTIERE
Nostalgia per la vita semplice, più naturalmente disciplinata e costruttiva, di una volta, desiderio che la vita scorra su binari predestinati di dovere, per aver diritto al piacere dell'entusiasmo per la vita stessa.
L'EREMITA
Un vedovo con un figlio preadolescente: quest'ultimo resta affascinato da un vagabondo e ne fa un momentaneo sostituto della figura paterna.
LA GIACCHETTA DI CUOIO
Un ragazzo vuole imparare il mestiere e la vita da un maturo barcaiolo, il quale però soffre per una donna che lo tradisce e si rovina definitivamente strozzandola e gettandola nel Po. Fine di un modello di vita. Anche i migliori si rovinano per le donne.
PRIMO AMORE
Un ragazzino fa a botte per difendere l'onore della sorella di un suo amico, che però amoreggia con uno molto più adulto di lui. Il primo amore, mai espresso nemmeno a sé stesso, gli fa venire il desiderio di mostrarsi coraggioso e adulto.
IL MARE
Il viaggio di un ragazzo, abitante di collina, verso il mare che non ha mai visto; ma non lo vedrà, perché dopo due giorni di vita selvaggia sulla strada, incontra un amico più grande con il quale gli sembra naturale riavviarsi verso casa, dove lo aspettano.
IL PRATO DEI MORTI
In uno spiazzo fuori mano, vengono le persone a due a due: un assassino e la vittima. Parlano stancamente, come compiendo un rito; poi, avviene il delitto, come un evento in fondo risaputo. Il cadavere rimane solo sotto la luna. Ma una notte i morti sono due, vittime di due delitti: e allora, finché c'è la luce della luna, parlano tra loro, dicendo ciò che direbbero se fossero vivi. Racconto sospeso, surreale, magico pur nell'efferarezza dei gesti narrati.
SOGNI AL CAMPO
Descrizione dello stato d'animo di detenuti in un campo di lavoro, la cui vita vera si concentra nei sogni della notte, fino a mantenerli anche di giorno in uno stato di irrealtà. Un pezzo di bravura dove si cerca di esprimere sensazioni psico-fisiche familiari, ma intraducibili, come spesso accade in Pavese, con accostamenti e metafore letterariamente eleganti. Nulla dell'orrore è narrato, ma solo suggerito dallo stato di straniamento in cui vivono i prigionieri.
UNA CERTEZZA
Confessione virtuosistica dell'angolo (dell'abisso, dell'infinito) che Pavese ha dentro di sé, sicuro e assoluto, più importante di tutti gli avvenimenti che decide di vivere. Dice che è il sé stesso ragazzo, con cui andava d'accordo: è l'armonia dell'essere, l'integrazione delle sue varie componenti, che risulta invece frantumata nella vita successiva.
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Amanti...
spesso non è solo una storia di sesso...il sesso è solo l'espressione che la mente trasmette al corpo...Non è solo contatto fisico...
A volte comincia così, all’improvviso …e poi diventa anche uno stare accanto all'altro in tutti i sensi...vivere l'uno nella pelle dell'altro...
E allora può capitare che una volta ti vedi lo stesso e non fai l’amore...ma ci si ascolta...
Esistono amanti e amanti...
Amanti che sono diversi da una escort o da un gigoló...
Un amante… beh… chiedete alle camere d’albergo…ai vicoli fuori mano…ai portieri di notte…ai treni o ai taxi presi per raggiungere un luogo dimenticato da Dio. I muri delle case, le scale, i sottoscala, i parcheggi.
Chiedete ai letti sfatti…alle donne addette alle pulizie...
Chiedete a chi nei corridoi ha sentito ridere...
A chi ha visto le lacrime degli addii o degli arrivederci...
Chiedete ai cigolii delle molle del letto o a quel ristorantino dove si è fatta la follia di andare una volta a cena o a pranzo fuori per gioco...
Chiedete agli ascensori in cui qualcuno si è specchiato per controllare se tutto fosse in ordine per l’appuntamento...
Chiedete ai muri di alcune case che hanno visto uomini e donne piangere e sentirsi in colpa... Alle bugie dette... Alle menzogne raccontate e da raccontarsi.
Chiedete ai “Dio mio… che sto facendo?” per poi capire che si aveva solo bisogno di sentirsi vivi e di sognare e di vibrare... Di vivere quelle emozioni che solo se e quando ti investono capisci la meraviglia della vita!
Chiedete alle valigie fatte e disfatte...
Agli orologi che in quegli incontri avevano il tempo contato... Ai bagni...Alle cucine... Ai tavoli...
Chiedete...
Chiedete degli amanti che era solo sesso e piacere e di quelli che poi si è provata quella scintilla in più... Quel sentirsi...
Chiedete quanto amore serve ed è esistito o esiste in quella scintilla...
Oppure quanto piacere ed eroticità negli incontri di soli corpi... Dei baci intensi e profondi... Degli abbracci...
Chiedete cosa sia un amante a chi lo è stato in un modo o nell'altro. Il raccontarsi...
Chiedete a chi forse non stirava camicie e non poteva preparare la cena ma era più presente di un marito o una moglie...
Chiedete ai telefoni e alle chiamate di nascosto... Gli sms, ì whastapp, i Messenger, le direct di Instagram...
Chiedete al Natale o ai giorni di compleanno non vissuti.
Chiedete alla pazienza.
Chiedete ai sorrisi stampati sul volto e alla semplicità di momenti rubati alla realtà.
Cosa è un amante? Che cos'è l'amore... È uno sguardo che dice tutto, frequenze cardiache e vocali che tremano e che parlano, odori e profumi di essenza primordiale. Istinti. Passione... Follia. Voglia. Paura...
Ecco è qualcuno che, seppur costretto al silenzio, silente, spesso oltre al sesso prova a costruire un paio di ali all'altro per farlo volare… ancora, sentendosi vivo...
L'amore è l'essenza stessa della vita per chi sa amare con il cuore....e amante x me ..sta x colui che ama...
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Modena, oltre cento alunni uniti nella commemorazione in onore delle vittime di mafia
Modena, oltre cento alunni uniti nella commemorazione in onore delle vittime di mafia. "Addio amici, addio famiglia. Spero che quello per cui ho combattuto sia servito, che la mia lotta non muoia con me...". Sono le ultime parole di Piersanti Mattarella, immaginate e interpretate da alcuni studenti giovedì 21 marzo, in occasione di un'iniziativa per la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. La commemorazione si è svolta in presenza di oltre cento alunni, provenienti da alcune classi delle scuole medie Carducci e Mattarella, di fronte alla stele nell'area verde di via Carlo Alberto Dalla Chiesa che omaggia, appunto, donne e uomini uccisi dalla criminalità organizzata. All'evento, organizzato dal Quartiere 3, erano presenti il presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi, il vicepresidente del Quartiere 3 Nino Remigio e alcuni volontari modenesi di Libera, associazione che dal 1995 sensibilizza la società civile nella lotta alla criminalità organizzata. Al centro della commemorazione la lettura di due testimonianze degli studenti, sintesi dei percorsi di legalità svolti nelle scuole. In particolare, gli allievi delle classi prime dell'Istituto Piersanti Mattarella hanno teatralizzato gli ultimi attimi di vita proprio del presidente della Regione Siciliana, assassinato dalla mafia il 6 gennaio 1980, in presenza dei familiari. La breve performance ha permesso di trasporre un progetto creato durante l'anno che racconta, con l'ausilio di tecniche cinematografiche, le vicende di magistrati, giornalisti e politici uccisi dalla criminalità, a cui sono dedicate le vie limitrofe alla scuola (video disponibili su www.ideacinema3.ic3modena.edu.it). L'incontro con personalità impegnate contro le mafie, ma soprattutto il lavoro annuale svolto con la criminologa romana Flavia Fiumara, sono stati, invece, al centro della testimonianza letta dagli studenti della 2^C delle scuole Carducci. Nell'istituto, infatti, dal 2010, è attivo un progetto di legalità che consiste nell'approfondimento di storie di donne e uomini impegnati, anche a prezzo della propria vita, nella lotta quotidiana contro la mafia "che è una cosa orribile e potente – hanno concluso i ragazzi – ma non invincibile perché, parafrasando Giovanni Falcone, come tutti i fenomeni umani ha avuto un inizio e avrà una fine". Nel suo intervento, il presidente Poggi ha voluto sottolineare l'importanza di contrastare le mafie a partire dal valore della cultura e dalla formazione proprio nelle scuole: "La conoscenza, lo studio, i saperi – ha affermato – se resi vivi e operanti nella nostra quotidianità, ci rendono persone libere capaci di sognare e progettare il proprio futuro senza affidarlo a chi, con prepotenza e con l'inganno, ci promette illusioni in cambio di obbedienza, omertà e rinuncia della propria dignità". Dopo le testimonianze, sono stati letti i nomi di alcuni magistrati uccisi dalle mafie ed è stato osservato un momento di silenzio. Al termine, è stata deposta una corona di fiori davanti alla stele commemorativa collocata 15 anni fa, nel 2009, nell'area verde della via dedicata al generale e prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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...anche Miša le apprezzava, ma preferiva di gran lunga evocare tutte le forze oscure che ogni posizione celava dentro di sé, come un brulicante mondo sottomarino; o accumulare nubi e nubi di complessità sulla scacchiera in modo che all'improvviso la folgore si abbattesse. _______________
L'aveva detto diverse volte, in passato: occorre agguantare l'avversario e trascinarlo nel fitto di una foresta dove le regole saltano - dove due più due fa cinque e per uscirne vivi esiste appena un impervio sentiero, una viuzza nascosta tra felci rovi e tronchi caduti, percorribile da un giocatore solo. Certo gli stili arditi esistevano già da tempo, ma ad essi Miša aggiungeva una nuova sfumatura: il puro rapimento del paradosso, e la scelta deliberata della continuazione più interessante, in luogo della più efficace. Perché l'efficacia era banale, un ideale di poco conto. _______________
...rammentava il corpo della madre steso su di lui per proteggerlo, il cuore di lei battente nel fragore degli aerei, il suo respiro strozzato, il volto nell'erba del campo dov'erano fuggiti. (Quella sensazione di assoluta sicurezza in mezzo al massimo pericolo: proprio ciò che avrebbe provato anni dopo scatenando i suoi attacchi nei tornei). [...] E, in forma oscura, si manifestava in Miša una certezza che l'avrebbe accompagnato per sempre: quel gioco non era soltanto una tregua per esuli e lavoratori; era la paziente tessitura di un altrove. Un mondo nuovo, dove fucili e bastoni non costringevano gli alfieri a muoversi e la vittima era in grado di rifarsi sul carnefice. Un'altra occasione: girare il tavolo, pretendere rivincita, esattamente quanto la realtà negava. [...] Niente botte, carceri, confische di beni o minacce, e nemmeno il futuro cui altri si dedicano con tanta abnegazione, edificato cadavere su cadavere. _______________
...anche la gioia terrena ammette forme di martirio. Bevo e fumo perché rifiuto l'ascetismo dei fanatici: per la vita sono onnivoro e voglio conciliarla con la mia ossessione, ma non ho le forze di affrontarla in tutta la sua massa incalcolabile di variazioni e contromosse. Dà alla testa persino a me, esattamente come può accadere a un fabbro o a un postino; essere un genio, in fondo, non cambia nulla. Dunque bere perdonava le colpe e smussava i difetti, rendeva più pure le risate. A torto o a ragione, un ubriaco si vendica dell'intero cosmo: potete schiacciarmi, mutilarmi, fare ciò che volete di me - ma io sono sbronzo, conosco la vanità di ogni programma a lungo termine, e questo non me lo toglierete mai. Tanto vale giocare. Infine, l'alcool leniva il dolore incessante. Quanta sofferenza può produrre un corpo? Quanta ne può sopportare? _______________ Miša era un patito delle ore in cui le persone si svegliano di colpo da un incubo e ricapitolano senza volerlo i propri fallimenti, seppellendosi nelle lenzuola fino al mento e mormorando a fior di labbra tutti gli insulti che l'indomani non diranno al capo o al marito o al collega, gonfiandosi il cuore di amarezza e temendo oscure rappresaglie: le ore d'ambra, come le aveva chiamate una volta, pensando al colore gettato da certi lampadari, uniche pozze di luce rimaste nei ristoranti e sotto le quali, mentre fuori il buio paralizzava nei letti gli onesti cittadini, lui cercava ancora di rubare tempo al tempo: ordinando un altro giro o lanciando un applauso alla banda che sudava sui violini, fra i camerieri che spazzavano mestamente a terra e si portavano le mani ai fianchi indolenziti. Poi le sedie sui tavoli, il silenzio improvviso, tre colpi di interruttore spegnevano le lampade, e lui trascinava un collega altrove per giocare lampo. [...] Per lui il tempo assomigliava a un lago che non doveva essere attraversato lentamente, bensì prosciugato alla svelta. Se andavi abbastanza veloce, se avevi il coraggio di bruciarti nel processo, l'infelicità non poteva raggiungerti davvero: la graduale trasformazione in un essere umano disilluso e incapace di stupore, un destino che riguardava la stragrande maggioranza del pianeta, non sarebbe avvenuta. _______________
Del resto scegliere di ardere il proprio genio è a sua volta opera geniale: soltanto i mediocri credono sia possibile incrementarlo giorno dopo giorno, o proteggerlo dagli urti. Il talento sepolto non porta frutti, e forse nemmeno il talento investito con oculatezza. Solo quanto dissipato è realmente vivo. _______________ Il passato lo sovrastava come una condanna e nessuno sapeva cosa significasse assistere da vivo, e già da molto tempo, alla sua trasformazione in leggenda: gli anni d'oro, il declino e le rinascite, e tutte le storielle che giravano continuamente di bocca in bocca, alimentandosi a vicenda e componendo un'aneddotica non priva, temeva, di apocrifi - Il cittadino Michail Nechem'evi? Tal' ha fatto così e cosà. Non ci badava molto, ma ogni tanto aveva un sussulto di tristezza, la vecchia paura in nuove forme. Era diventato campione troppo giovane, troppo giovane era caduto; l'immagine dell'astro che brucia nel cielo notturno gli era venuta a noia, e temeva che la sua intera biografia fosse ridotta a poche istantanee: sguardi, sbronze, frasi fulminanti. Del resto, pensava, abbiamo tutti il goffo bisogno di chiuderci in una formula - il Patriarca, il Mago di Riga - perché il mistero ci atterrisce quanto il nostro destino di ignoranza: nulla sappiamo realmente degli altri, nulla sapremo mai di loro. Così Miša celava momenti da custodire ben lontano dalla fama: non le sbronze o la bottigliata in testa all'Avana ma la quiete del suo secondo matrimonio: la figlia Žanna fatta ballare sulle ginocchia una sera d'estate, mentre Gelja gli carezza dolcemente i capelli; non le scappatelle cui è incapace di resistere - le donne lo adorano, lui adora le donne, le seduce con la sua parlantina e le porta a letto e poi non sa più come comportarsi - bensì un assolato mattino di giugno a Riga, nell'appartamento di Gor'kij iela, lui e Salli nudi fra le lenzuola, il cielo ardesia ritagliato dalla finestra. Una fetta di cha?apuri con un bell'uovo giallissimo e tutto colante sopra, in un ristorante di Tbilisi dall'insegna in metallo brunito. _______________
...quando la vita si riempiva di screzi e ferite, l'allegra generosità non era più sufficiente, e i suoi sentimenti intensi ma volatili parevano avere effetti peggiori dell'odio o dell'indifferenza _______________ Il capriccio, pensò ora con l'onestà dei febbricitanti: l'incapacità di resistere al capriccio, ecco cosa mi ha perseguitato. Ho fatto quel che volevo perché ero sicuro del perdono altrui. Amare sembrava semplice, e lui certo amava, ma prendersi devotamente cura degli altri era assai più arduo. [...] Doveva, sì: perché in alcuni di noi pulsa qualcosa che non ci appartiene fino in fondo, un bisogno terribile e che pure occorre sfamare, la cui violenza ci rende più sfuggenti e insieme - ecco il paradosso, il suo piccolo ricatto quotidiano - più desiderabili. _______________ ...forse, aveva buttato lì, la certezza di vedere qualcuno che arde davvero. Tutti pensavano di ardere, ogni singolo imbecille in quel paese di imbecilli poteva battersi il petto e dirti che ardeva per te o il Partito o il lavoro o la poesia, ma erano per lo più sciocchezze da disperati. Pochissimi ardevano come lui, con candore e noncuranza: era un uomo davanti al quale tutto il resto perde rilievo, una creatura che esercita il diritto cui ognuno segretamente aspira - vivere al di là delle incombenze e del potere. «È molto pericoloso», aveva concluso. «Hai qualcosa di pericoloso» _______________ Se vivi come si deve, crepi come si deve: bell'affare. Perché non provare qualcosa di diverso? _______________ Perché con i pezzi Miša offriva sull'altare le stolide certezze che ognuno possiede fin da quando impara il gioco: una torre vale più di un cavallo e un cavallo più di due pedoni: questa ragioneria da mercante non significava nulla per lui, che immolava materia in cambio di tempo, velocità, mobilità; oro in cambio di fiamme. [...] «Una mossa sbagliata e crolla tutto», dicevano di certe combinazioni perfettamente calcolate: ma nel suo stile le mosse sbagliate trovavano in qualche modo cittadinanza: perché riteneva che errore e correttezza non fossero concetti opposti bensì fusi e lavorati insieme nella fragile lega del rischio. Anche vincere era in fondo meno importante di esporsi per cercare bellezza; era una conferma del suo scopo primario: forzare i limiti della probabilità, battere a colpi di maglio un cateto fino a renderlo più lungo dell'ipotenusa. Voleva che la gente ripercorresse le sue partite borbottando: Ma come diavolo...? Voleva che le sue creazioni fossero narrabili solo con il lessico dell'incanto o del sortilegio; voleva la magia. ________________ Questo miraggio delle partite o delle vite senza sbagli: no, Miša si teneva volentieri il fallimento. Si teneva la vulnerabilità e lo scompiglio. Tanto valeva ubriacarsi o combinare pasticci, ma rispettare sempre la dignità del singolo essere umano: gentilezza e generosità erano migliori di una rettitudine che, nel nome di se stessa, non esitava a calpestare gli altri. _______________ Il fato. In Occidente affibbiavano a quella parola significati astratti e poetici, citando Eschilo o Shakespeare, ma senza mai capirla davvero, come un bimbo che si pavoneggia con un'espressione troppo complessa. In Unione Sovietica il fato era cosa di tutti i giorni. Una porta che si apre di colpo e da cui entrano persone incaricate di distruggerti o, con l'avvento di un potere meno atroce, ridurti al completo silenzio. Non occorrevano opere d'arte per capire quanto ogni essere umano dipendesse da forze più vaste e incontrollabili. Allora il vero modo di sfuggire al sistema, pensava Miša, non è combattere né fuggire. È tentare di fregarsene. [...] Devi solo garantire a te stesso un luogo al riparo dall'arbitrio, dalle idee che gli altri hanno di te, dalla trama che vincola e strozza la società intera: un millimetro dove nessuno può scrutare.
Giorgio Fontana, Il mago di Riga
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Purgatorio XVI e XVII vanno letti insieme
Purgatorio XVI e XVII vanno letti insieme: Libertà & Amore.
Dante si mette in cattedra, avendo preparato prima il terreno, e la sua è una lezione magistrale di somma potenza.
Amore naturale e amore d'animo... Quello naturale, obbligato, non sbaglia.. è l'amore che muove il cosmo... Divino.. quello d'animo, umano, è invece fallace.
Da qui tutta la struttura del Purgatorio:
1) superbia
2) invidia
3) ira
-- 4) accidia
5) avarizia
6) gola
7) lussuria
I primi tre per troppo o troppo poco vigore hanno legato la propria libertà e il proprio amore ad un oggetto 'sbagliato' (vanagloria, il male dell'altro che si vuole per invidia, la vendetta dettata dall'ira violenta..)... gli ultimi tre sono mossi invece verso un oggetto 'sano', beni buoni (il denaro in se non è male, il cibo che ci mantiene vivi, la/il donna/uomo a cui leghiamo la nostra esistenza nell'amore) ma 'troppo'... in maniera eccessiva, fuori da ogni misura... in modo 'disordinato'.
.
Gli accidiosi sono coloro che per scarsa determinazione non si sono mossi verso l'amore l'oggetto del desiderio, giusto o sbagliato.
Un colpo di scena: i peccati sono TUTTI commessi per AMORE! Perché nella vita non si può non amare.. come la forza di gravità.. c'è e basta.
.
Non il desiderio il problema ma l'inganno, l'oblio della ragione, del cuore, che sposta e 'corrompe' il nostro desiderare.. che si fa sporco.. e che sporca (noi e gli altri).
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La dinamica è sempre la stessa: la differenza tra chi finisce all'Inferno e chi in Purgatorio sta nella consapevolezza: se intuisci, anche per un frammento di tempo, la giusta direzione.. OK.. se invece la bolla nella quale ti sei rinchiuso è totale.. non c'è speranza (come non ripensare a Farinata o Ugolino... ciechi nel loro orgoglio/odio).
Da qui la fondamentale importanza della Divina Commedia: giustamente va letta, studiata... meditata.
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È un racconto iniziatico potente. Ed è forse l'unico merito che ha ancora la scuola italiana... decennio dopo decennio mette davanti agli occhi degli studenti un po' di Bellezza... lo fa male.. ma la offre... l'unico gesto pedagogico che salva l'anima della scuola italiana.
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Diario di lettura - I fratelli Karamazov
Premesse
Inizio questo libro intimorito dalla mole e dai pareri letti online: difficile, arzigogolato, lunghissimo.
Ho finito da poco Delitto e castigo e ne sono rimasto folgorato. In particolare, mi sono stupido della qualità della scrittura e della facilità di lettura; mi aspettavo di annoiarmi, di leggere capitoli non avvincenti o lunghissime descrizioni, invece è tutto l’opposto.
Poi ho affrontato Oblomov con le stesse preoccupazioni. Mattone russo: tantissimi nomi, trama complicata, lunghissime descrizioni: chissà se ce la farò, se ne varrà la pena. Ancora una volta ho trovato esattamente l’opposto: Oblomov è un romanzo frizzante, denso, godibilissimo.
Poi sono entrato nel “rabbithole” Dostoevskij. Mi affascina l’autore, i romanzi e i temi trattati. Voglio esplorare di più l’800 russo, la cultura russa, gli autori russi. Leggo “Sanguina ancora” di Paolo Nori, libro su Dostoevskij che mi dà anche tantissimi spunti letterari (ho comprato Puskin, Gogol, Turgenev, Tolstoj, molto altro Dostoevskij).
Così ho deciso di provare coi fratelli Karamazov. Il secondo libro più lungo che potrei leggere (Il signore degli anelli, 1150 pagine, è in prima posizione). Il libro più ampio e complesso di Dostoevskij, così pensavo.
Diario di lettura
Libro primo - Storia di una certa famigliola
Inizio fresco e tranquillo. Dostoevskij presenta i protagonisti. Prima il padre e poi, a turno, i figli: Dimitrij, Ivan e Alekseij. Ho trovato questa parte inusuale. Dostoevskij preferisce prima descrivere il carattere dei figli che “mostrare” il loro carattere con gli avvenimenti (lo farà, ma dopo). Strano. Eppure funziona; inizio a inquadrare i protagonisti per “categorie”. Il padre, Fedor Pavlovic, è un uomo benestante ma infido, avido, egoista e prono ai tradimenti, ai vizi, agli inganni. Dimitrij, Mitjia, è il primogenito. Ingenuo, buono ma anche estremamente cedevole alla bella vita, a sperperare denaro, ad andare a letto con più donne possibili, alle risse. Cede ai piaceri della vita. È sempre a corto di soldi. Ivan è “l’intelligente”, il cupo, il pensieroso, il razionale. Ha anche dei tratti un filo sadici o comunque cinici quando prende in giro, ad esempio, i credenti. Aleksej, Alesia, è il credente. Crede ciecamente in dio, si è fatto monaco, è buono, casto, un filo ingenuo, puro.
La struttura famigliare è semplice ma è scritto talmente bene che trovo questa parte comunque avvincente. Questa prima parte vola.
Secondo libro - Un’accolta inopportuna
Vanno tutti al monastero dallo Starets, il “monaco principale”, una specie di santo, perché possa aiutarli a dirimere lo scontro tra Dimitrij e suo padre. Mitjia vuole soldi, il padre non vuole darglieli. Il capitolo si svolge nel monastero ed è abbastanza veloce. C’è un capitolo in cui l’osservatore si sposta nelle fedeli che sono accorse per chiedere miracoli allo Starets; sembra un po’ campato in aria ma qui facciamo conoscenza di due importanti donne, la Chochlakova e la figlia disabile, che reincontreremo più avanti. È un capitolo in cui i caratteri dei personaggi iniziano a prendere forma. Ivan, acuto ma strafottente, Fedor Pavlovic, infido ed egomaniaco, Aleksej, timido e timorato di dio e dello Starets. Dialoghi interessantissimi proprio perché Dostoevskij è bravissimo a descrivere i personaggi che sono proprio vivi, sfaccettati, fatti carne e sangue. Non ci sono macchiette o personaggi stereotipati. La lettura è facile. Non ci sono digressioni o descrizioni, punto (stavo per aggiungere “noiose”, ma non c’è proprio nulla del genere).
Scopro in seguito una cosa che avevo preso con superficialità. Tra le donne che vanno a sentire lo Starets ce n’è una che ha perso 4 figli e l’ultimo la sta ammazzando di dolore. È distrutta. Il racconto dello straziamento è devastante. Scopro che il figlio si chiamava Aleksej, come il protagonista del romanzo e come il figlio morto di Dostoevskij stesso.
Libro terzo - Lussuriosi
Parte molto importante. Appaiono Katerina Ivanovna, Grusen’ka e Smerdjiakov, tre personaggi importantissimi. La prima è promessa a Dimitrj ed è amata da Ivan. La seconda ha fatto innamorare sia Dimitrj che il padre, Fedor Pavlovic. Il terzo è un servo di casa Karamazov con una storia molto avvincente. È appena introdotto, però si capisce che è un altro personaggio estremamente affascinante. Asociale, intelligente, autoriferito. Si capisce anche che Dimitrj è nei guai perché ha buttato all’aria 3000 rubli che gli aveva dato la Ivanovna affinché li inviasse alla sorella, per festeggiare e bagordare con la sua amante, Grusen’ka. Quindi Dimitrj ha un debito vergognoso con la sua fidanzata e un’amante che però è interessata anche a suo padre. In questo capitolo si capisce anche meglio Grusen’ka che è manipolatrice e infida. Inoltre c’è il primo scontro tra Dimitrj e il padre, che rimane contuso. Appunto, Dimitrj è di animo buono ma focoso e gli ci vuole poco a essere violento; inoltre col padre non solo ha in ballo la questione dei soldi ma anche un’amante. C’è anche un bellissimo dialogo tra il padre, Fedor, Aleksej, Ivan e Smerdjakov su dio e i credenti. Insomma, tanti avvenimenti che mi hanno coinvolto tantissimo perché i personaggi sono spremuti per bene e si vede ogni singola “tara” di ognuno.
Parte seconda
Libro quarto Straziamenti
Introduzione su padre Ferapont, monaco pazzo del monastero. Poi c’è una scena dalla Chochlakova e dalla Ivanovna dove c’è anche Ivan. Discutono. Dialoghi frizzantissimi. Parte molto scorrevole. Interessantissima la figlia disabile, con un animo irrequieto e nervoso. Aleksej incontra per caso un ragazzino scapestrato che viene picchiato da altri ragazzini, Iljusa. Ivan ha intenzione di partire e di andarsene per sempre a Mosca. Poi Aleksej va da un signore che era stato picchiato da Dimitrji per chiedergli perdono a suo nome, anche perché questo ex capitano era caduto in disgrazia (di cui Iljusa è figlio). Scena meravigliosa. C’è struggimento, emozione ma anche la rigidità morale di alcuni che fa sì che loro prendano la strada più impervia pur di non cedere, appunto, ai loro principi. Molto russa come cosa. Questa parte è relativamente breve, molto scorrevole e molto interessante.
Libro quinto Pro e contra
Avvenimento inaspettato per Aleksej, molto tenero e molto in linea con il suo carattere. Breve parentesi su Smerdjakov che serve a descrivere ancora meglio il suo carattere chiuso, scontroso, asociale, anche un po’ manipolatore. È anche affetto da epilessia. Poi arriva, finalmente, il momento topico del libro quinto: il grande inquisitore. Aleksej va alla ricerca di Dimitrji ma trova Ivan in una taverna, si fermano a parlare e discutono “di filosofia”. Ivan racconta a Alekseji questo suo racconto. Gesù torna nel 16esimo secolo e compie miracoli. Viene catturato e interrogato dal grande inquisitore che dice: sei venuto per ribadire la libertà totale per gli uomini ma gli uomini non se la meritano, hanno bisogno di regole, di una guida dura e ferma. Non sono in grado di sopportare il peso della verità. È la prima grande digressione. Il libro quinto dura 80 pagine, il grande inquisitore 27. Nonostante sia una digressione vera e propria, ficcata da Dostoevskij per “filosofeggiare”, è di facile lettura e molto interessante.
Libro sesto Il monaco russo
Il libro sesto dura circa 50 pagine ed è un’altra digressione. Si racconta la vita dello Starets, che nel frattempo muore. È una digressione bella e buona. È la parte più lenta e meno interessante che finora ho incontrato. C’è molta “religiosità” e cose religiose, pochi avvenimenti interessanti e molta “fede” nuda e cruda, quindi noiosa. Ci tengo a specificare: non è una parte difficile da leggere, è “solo” lenta e non in particolare sintonia con il resto del libro. Si riprende quando c’è il racconto dell’incontro tra lo Starets e un misterioso sconosciuto; capitolo avvincente e struggente, vero Dostoevskij. Però il libro sesto è il più lento e noioso proprio per il tema trattato.
Parte terza
Libro settimo Alesa
Parte stupenda. Il protagonista del libro è Alekseij, Alesa, come dice il narratore più volte, ma in questa parte prevale. Prima lo Staretz che muore crea scandalo e turba Alekseij. Poi Alekseij va a trovare la Grusen’ka e ci sono dialoghi meravigliosi. Alla fine Grusen’ka si rivela cattiva, sì, ma in modo sfaccettato e sofisticato, come ci si aspetta da un personaggio di Dostoevskij. Ha sofferto per amore; è combattuta e triste. Inoltre anche il monaco che l’ha accompagnato, che è una figura secondaria, è descritto benissimo: è un impiccione approfittatore e pettegolo e viene descritto in modo perfetto, tanto che, secondo me, può richiamare qualcuno in ognuno di noi. C’è un racconto struggente sulla cattiveria. Anche la donna più cattiva può redimersi, basta un cipollotto. Questa storia del cipollotto mi è molto rimasta. Capitolo freschissimo che vola, molto avvincente.
Libro ottavo Mitja
Qua il protagonista è Dimitrij. Noto solo ora quanto la scrittura di Dostoevskij si adatti ai personaggi. Questo capitolo è frenetico, confuso, carnevalesco, teatrale: è Dimitrij. Si raccontano le vicende di Dimitrij che deve tenere sotto controllo la Grusen’ka (ha paura vada dal padre) ma che allo stesso tempo deve trovare i 3000 rubli e inizia a subire lo stress devastante. Mena le mani, fa festa, sperpera denaro, ama follemente e in modo idiota, litiga, minaccia. Il libro ottavo è una gioia da leggere: scorre velocissimo e frenetico. Trasmette l’ansia e la confusione di Mitjia in modo magistrale. E finalmente si arriva al fattaccio.
Nota alla fine dell’ottavo libro. Sono estasiato dalla scrittura di Dostoevskij. Il libro, finora, è facilissimo da leggere, scorrevolissimo, avvincente, freschissimo. Una sola digressione stona per lucidità, secondo me, quella del monaco; davvero non necessaria, anche perché spezza tantissimo il ritmo. Per il resto sono completamente innamorato dei personaggi, sia quelli primari che i secondari, sono vivi e tangibili ed è facile amare, soffrire, gioire e temere insieme a loro. Altra nota. Da vera soap opera le storie d’amore. Questa cosa mi fa impazzire: il grande, serissimo, cupo Dostoevskij, il filosofo(!) che intreccia storie d’amore assurde, folli, sanguigne e senza senso.
Libro nono - L’indagine preliminare
Mitjia è accusato di aver ucciso il padre. In queste circa 80 pagine c’è l’interrogatorio a Dimitrji.
Noto con curiosità l’enorme rispetto del diritto della seconda metà dell’800 in russia. Testimoni, diritti, doveri, trascrizione di ogni parola. Non me l’aspettavo. La gestione della Giustizia è segno di enorme civiltà. Chiaramente non c’è un avvocato o altro ma questa prima parte di interrogatorio è inaspettatamente evoluta (per me, per le mie competenze). Il protagonista è Mitjia (Dmitrij), che però già conosciamo. Verso la fine si scopre quanto sia irrazionale e sconclusionato l’animo umano quando Mitjia non vuole ammettere una sua enorme inconfessabile vergogna, tanto che “i detective” quasi lo prendono in giro perché è tutto nella sua testa. Ripeto, Dostoevskij è magistrale nel dare vera sostanza ai personaggi. Si cita Smerdjiakov e si fa cenno che in effetti è anche lui figlio di Fedor Pavlovic; all’inizio ci sono dubbi che però vengono subito risolti. Credo di aver capito, tramite spoiler, che sia stato lui ad uccidere Fedor Pavlovic. Il libro nono si legge d’un fiato, è un vero e proprio thriller con un po’ di soap opera, un po’ di teatralità e pathos in più.
Libro decimo - Ragazzi
Una delle parti che mi sono piaciute di più. Si introduce Koljia, ragazzino sveglio, intelligente e di buon successo sociale ma che è clamorosamente influenzato dal giudizio di Aleksej. Un altro personaggio sfaccettato e pieno di contraddizioni: meraviglioso. Pensavo fosse una digressione e invece non lo è; non è legata alla trama principale, al delitto, ma non è una digressione vera e propria. Questa parte è dolce e commovente. Si riprende la storia di Iljusa e del capitano. Ci sono dialoghi pazzeschi e sembra di essere a teatro, talmente i personaggi sono vivi. Li vedi proprio vivere davanti a te. Sono insicuri, sfaccettati, contraddittori. Non c’è niente di bianco/nero, com’è, in effetti, la vita. Dura una cinquantina di pagina e vola che è un piacere. È fresco, scorrevole e, appunto, dolce e commovente.
Nota dopo il libro decimo Impressione a caldo dopo la lettura degli ultimi 2 libri di seguito: sono sopraffatto dalla realtà di questo romanzo, dalla moltitudine di cose che contiene. È tutto vivo, è tutto reale, è tutto vero.
Mancano solo 2 libri per circa 220 pagine. Il prossimo è su Ivan (l’ultimo fratello rimasto). E poi c’è il processo.
Libro undicesimo Il fratello Ivan Fedorovic
Libro lungo una novantina di pagine. È una parte molto importante per la storia. Alekseij incontra prima Grusen’ka poi la Chochlakova; Grusen’ka continua il suo rapporto teso e folle con Mitjia, ormai in carcere. La conosciamo: è manipolatoria e infida. La Chochlakova è logorroica e Dostoevskij rende molto realistico questo tratto. Poi nel capitolo “il demonietto” Alekseij incontra Liza, personaggio malato e sgradevole. Ha rinunciato a sposarsi con Alesia, lo tratta male e dimostra chiaramente di essere pazza. Inizia la parte con Ivan come protagonista. Mi aspettavo molto più Ivan ma invece la parte dedicata a lui è molto breve. Prima Ivan incontra Alesia che gli fa una sorta di “profezia”, gli dice che non è stato lui, Ivan, a uccidere il padre. Ivan lo prende per scemo. Poi Ivan inizia a rimuginare e a insospettirsi su Smerdjiakov; ci viene raccontato il loro rapporto in 3 capitoli e in 3 “interrogatori” che Ivan gli fa. Smerdjiakov è un personaggio meraviglioso. È manipolatorio, infido, viscido, egomaniaco. Sostanzialmente pazzo ma sempre sotto controllo. È descritto, tramite dialoghi, in modo perfetto. Ivan perde parecchie volte le staffe, si agita, si innervosisce. È un altro elemento da non sottovalutare: Ivan ci viene presentato, all’inizio, come personaggio sotto controllo, razionale, sarcastico. E invece, anche lui, è più complesso di così. È senza dubbio il personaggio negativo migliore e mi ricorda molto Svidrigajlov, di Delitto e castigo. La malvagità in Dostoevskij mi sembra non sia mai manifesta e violenta, è sottile, infida, manipolatrice. Si arriva al famoso principio di Ivan del “se dio non esiste allora tutto è lecito”, che dà il via a tutti gli avvenimenti. Poi si scopre il segreto di Ivan. A me ha ricordato molto Woland, ammetto, anche se immagino non c’entri niente. Capitolo meraviglioso che si legge tutto d’un fiato.
Libro dodicesimo Un errore giudiziario
Ultimo capitolone del romanzo. 110 pagine tutte dedicate al giorno del processo. Un ennesimo riferimento ai personaggi: anche qui, ovviamente, sono meravigliosi. Tutti sfaccettati, tutti complessi. Non c’è niente di banale, anche in quelli secondari. La prima parte del processo, in cui vengono ascoltati i testimoni ecc, dura una cinquantina di pagine. È densa ma veramente interessante. Ci sono dialoghi frizzantissimi e scene da commedia teatrale con gente che si dispera, crisi di pianto, strilli e urla pazze. Poi iniziano le 70 pagine di arringhe. Prima da parte dell’accusa poi della difesa. L’arringa dell’accusa si legge con facilità ma non dà spunti particolari, ovviamente, visto che sappiamo già tutto. Unica parte che mi ha colpito è la descrizione della natura umana come “vasta”, Karamazoviana nel senso di sfaccettata, una scala di grigi immensa. “Proprio perché la nostra è una natura vasta, karamazoviana (a questo voglio arrivare), e può contenere ogni sorta di opposti e può contemplare in un sol colpo i due abissi, l’abisso che è sopra di noi, l’abisso degli ideali supremi, e l’abisso che è sotto di noi, l’abisso del peggiore e del più fetido degrado”. Dostoevskij. La requisitoria della difesa è molto più intrigante. È un vero e proprio trattato sofisticato di teoria della Giustizia. Colpevole fino a prova contraria, il garantismo, la fallacia della memoria, la necessità di una dimostrazione. “Meglio rilasciare 10 colpevoli che condannare un solo innocente!”. Poi si conclude in modo lineare. È una parte sicuramente più lunga. È un vero e proprio processo quindi sembra quasi estraneo al libro per come l’ho affrontato finora. Però è godibilissima e facile da leggere.
Epilogo L’epilogo dura circa 15 pagine. Dostoevskij ha deciso di chiudere il libro in modo che definirei furbo, cioè commuovendo. È un epilogo semplicissimo ma, appunto, commovente e strappa lacrime.
Commento a caldo: che privilegio aver letto questo romanzo! Sono un po’ sopraffatto.
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Recensione: "La donna in nero" di Susan Hill
autore: SUSAN HILL genere: HORROR anno: 2022 VOTO: 2 Ed eccomi di nuovo qui, tra i vivi! Bentrovati, amici, vi sono mancata? Be’, spero di sì 🙂 Oggi vi allieto (e purtroppo si fa per dire…) con una recensione negativa. E doveva pur capitare, dopo una sfilza di magnifici libri letti e ascoltati! Iniziamo con la trama (fonte: Amazon). ARTHUR KIPPS, GIOVANE AVVOCATO londinese, viene incaricato…
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Marie Kondo, una che è diventata miliardaria dicendoci che il solo modo per essere felici era svuotare le case dal superfluo, quindi da tutto, e tenerci solo calzini, mutande e pentole (via pure i libri), s’è arresa all’entropia, persino lei accumula vestiti e libri e beni superflui agli angoli delle stanze, sotto i letti, dentro i tappetti, e non stira, e non piega, e non ripiega. I figli (tre) le hanno strapazzato le priorità, accorciato le giornate, stremato le energie, e così dominare il caos non le importa più, o meglio le importa ma lo fa in modo diverso, non più esiliandolo, ma sedendocisi sopra, dentro, affondandoci con piacere come facciamo tutte, tutti. Ha detto che la sola cosa che conta per lei, adesso, è passare più tempo con i suoi bambini, e lo ha detto presentando il suo prossimo libro, che smentisce il precedente, il best seller del 2018 (Il magico potere del riordino, Vallardi), che il New York Times recensì come il manuale di un miracolo alla portata di tutti, un Vangelo. Adesso ha cambiato idea, e la sua nuova filosofia è il Kurashi, e cioè una più serena accettazione del disordine (il libro si chiama Marie Kondo's Kurashi at Home: How to Organize Your Space and Achieve Your Ideal Life): un italianissimo compromesso, una mediazione tra l’ossessione minimalista e la compulsione accumulatrice.
Ricorderete il momento in cui Marie Kondo, guru senza averne l’aria, piombò nelle nostre vite dicendoci che per essere felici avremmo dovuto rinunciare al superfluo, appallottolarlo e buttarlo via, senza pietà, in spregio alla nostalgia, al feticismo, all’animismo, e, una volta compiuto il grande repulisti, avremmo dovuto seguitare a mettere in ordine i pochi beni materiali essenziali rimasti. Era quattro anni fa, prima del Covid, prima che quello che rimaneva della spensieratezza andasse perduto per sempre, irrimediabilmente. Le fake news godevano di robusta salute, e il pensiero magico anche: eravamo già creduloni abbastanza da credere che una trentaquattrenne giapponese avesse trovato la chiave della felicità e che quella felicità fosse metterci a sistemare cassetti. Ci piacevano ancora le favole felici, le buonanotte per bambine ribelli, certo, ma soprattutto i manuali per rivoluzioni morbide, private, individuali. L’ambientalismo era meno impegnativo, e ci eravamo accomodati nell’idea che per far bene al mondo era sufficiente far bene a casa nostra, al nostro divano, al nostro comodino. E infatti arrivò lei, candida, pulita, precisa, pettinata, forse ignifuga, e ci disse che campavamo di eccessi, che vivere circondati da oggetti che ci ricordavano il passato, oltre a far polvere, ci ancorava al passato, ci ingrigiva, ci destabilizzava. Lei propose di tirare fuori e giù tutto e interrogare ogni fantasmino, ogni lettera, ogni disco, ogni libro, tenerlo stretto e capire, in pochi minuti, quali vibrazioni ci restituiva, e procedere a eliminarlo se quelle vibrazioni erano negative. E ci convinse. Tutti abbiamo almeno un amico o un’amica che ha applicato il manuale di Kondo ed è venuto anche a dirci di essere diventato migliore, più sensibile, più profondo, più spirituale.
Finché il mondo s’è chiuso in casa per il Covid e gli oggetti sono diventati importanti, animati, vivi, amici, ed è diventato ancora più importante ridefinire gli spazi, ricavarne di nuovi e ulteriori dentro appartamenti diventati angusti, perché da che erano dormitori si sono ritrovati a essere piazze e uffici e ristoranti. E le priorità le abbiamo ridiscusse tutti e all’essenziale, visibile o invisibile che fosse, ci abbiamo dovuto puntare tutti, dopo un anno di galera collettiva forzata, e così come lei ci dimetteva dagli oggetti, noi ci siamo dimessi dal lavoro, dalle relazioni tossiche, dalle città inquinate – o almeno ci abbiamo provato. E siamo diventati (un po’ più) radicali, così come lei voleva che lo fossimo, mentre lei s’è ammorbidita, e lo ha fatto da madre, sapendo che questo è un mondo che non perdona chi cambia idea, a meno che non lo faccia in nome dei figli, perché questo è un mondo che i figli li ritiene incompatibili con l’assoluto.
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Ilja Ehrenburg ~ L'uomo comunista perfezionato
Ilja Ehrenburg Una nebbia gialla e calda strisciava fuori dalle piccole cappelle, dalle chiese anfrattuose, con le basse volte, dagli appartamenti regali e principeschi, con i monaci che andavano a bere il tè dalle zarine, con i murati vivi, gli accecati, nei corridoi spruzzati d’acqua bollente, con gli enormi soffocanti letti, dove i monaci dopo il tè si dimenavano con i loro corpi dalle…
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"...voglio però ricordarti com eri, pensare che ancora vivi...." . Cara amica mia bella, e cosi ci hai lasciato. Solo pochi giorni fa ti ho mandato questi fiori per il tuo compleanno...non mi sembra vero, non sai che dolore provo e non riesco a farmene una ragione. . Immaginavo non andasse bene perché non rispondevi più ai miei msg e gli ultimi non li hai neppure letti. Ma speravo.... speravo fosse un momento in cui stavi facendo delle cure, magari nuove e più forti, di certo non mi aspettavo che te ne saresti andata cosi presto. . Cara dolce bella Mara. Ci sono persone che conosciamo nel corso della vita che lasciano un segno profondo anche se è un amicizia poco frequentata, poco vissuta, nata cosi senza grandi premesse e nemmeno promesse. E tu sei stata per me una persona davvero molto molto molto speciale. . L anno scorso, quando mancò tuo nipote mi dicesti "...io credo che l’energia che abbandona un corpo rimane e ci segue, ci circonda e continua ad amarci". E voglio credere che sarà cosi: per David, l'Amore della tua vita, per i tuoi familiari e le tue pelosette che adoravi e per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerti, viverti e apprezzarti per la bella persona che eri e anche per me. . Ogni tanto andrò a rivedermi le foto che ti ho fatto quelle mattine che abbiano giocato a "Modelle per un giorno" e quelle che ti ho scattato a sorpresa in palestra dove ci siamo conosciute. Quanto ci siamo divertite, quante risate e tu con le tue fisime che non eri fotogenica, non venivi bene e avevi questo e quello....invece eri bellissima. . Ciao cara dolce Mara, mi piace pensare che un giorno le nostre energie si incontreranno di nuovo. Nel frattempo ti porterò sempre nel mio ❤ ricordando i tuoi limpidi, splendidi occhi, il tuo sorriso, la tua dolcezza. . Ti voglio bene e sempre te ne vorrò. . Che la terra ti sia lieve. Maria https://www.instagram.com/p/CdQkp3bNsLX/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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LOONA “WHY NOT” LOCKSCREENS
like or reblog if you use ☄
don't repost ☄
->->->-> @meteorlandy <-<-<-<-
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