Ciao! Sono una ragazza con una "piccola" ossessione per Harry potter. Scrivo immagina, blurbs, conversazioni e faccio ship su ERA DEL TRIO, ERA DEI MALANDRINI, NUOVA GENERAZIONE, ANIMALI FANSTASTICI E DOVE TROVARLI. RICHIESTE APERTE :) (elenco immagina per cellulare)
Don't wanna be here? Send us removal request.
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Heyy! Sono l'anon della relazione segreta tra James x Lettrice, l'ho appena letta e niente sono morta sul posto è meravigliosa. Non mi aspettavo scrivessi proprio la mia richiesta è stata una sorpresa diciamo ^_^ Mi hai migliorato la giornata, grazie ❤
Oddio tesoro grazie a teeee, mi hai fatto sciogliere😍😍 è stato un piacere scrivere questo immagina! Se hai altre richieste non esitare a scrivermi! Abbi una buona giornata😘
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fai un immagina su James potter da giovane dove lui e la ragazza hanno una relazione segreta? grazie :)
Appena postato love!! Fammi sapere cosa ne pensi😘😘
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Sono Felice con Te (James Potter x Lettore)
Avvertimenti: nessuno mi pare
Richiesta: Yas “fai un immagina su James potter da giovane dove lui e la ragazza hanno una relazione segreta? grazie :)”
Parole: 1874
A/n: la mia prima richiesta in tipo poco più di sei mesi lol, spero ti piaccia hun <3<3
La labbra di James crollarono contro quelle di (T/n) e le sue mani le carezzavano i fianchi facendola rabbrividire. (T/n) sentiva il peso di James premerla contro il muro gelido di pietra e il suo cuore battere forte contro il suo petto, quasi a cercare di sincronizzarsi con il suo. Per qualche minuto entrambi si dimenticarono della scuola, dei compiti, della rivalità delle loro Case e si concentrarono solamente l’uno sull’altra.
-(T/n)- mormorò il ragazzo contro le sue labbra. Lei si staccò leggermente per guardarlo negli occhi nonostante la scarsa visibilità provvista dallo sgabuzzino in cui si trovavano. Anche nella semi-oscurità riusciva a vedere la scintilla negli occhi ambrati di James e il sorriso che gli aleggiava sul viso.
-Sei bellissima.- disse spostandole una ciocca di capelli da davanti agli occhi. (T/n) sorrise a trentadue denti: James sapeva sempre cosa dire e quando dirlo. Il ragazzo lanciò un’occhiata veloce all’orologio e sospirò.
-Cosa c’è?- chiese (T/n) aggrottando le sopracciglia. Lui le mostrò il quadrante scuotendo la testa.
-Dobbiamo andare a cena- rispose riannodandosi la cravatta e passandosi una mano tra i capelli. (T/n) sospirò a sua volta. James le prese il mento dolcemente così che si guardassero negli occhi.
-Ehi, sono felice.- disse con tenerezza prima di darle un bacio veloce sulle labbra e uscire dallo sgabuzzino.
Sono felice. Il loro codice segreto. Avevano deciso che per evitare di dire “ti amo” troppo presto, senza veramente volerlo, avrebbero invece detto “sono felice”. Un significato molto simile, a pensarci bene, ma comunque completamente diverso.
Il fantasma delle labbra di James aleggiava ancora sulle sue e (T/n) giurò di sentire ancora l’odore del suo profumo addosso, come a voler lasciare una traccia invisibile di quei minuti trascorsi assieme.
(T/n) sospirò un’ultima volta, poi spinse la porta dello stanzino e uscì, lasciandosi alle spalle James, il suo odore e i suoi baci.
In Sala Grande (T/n) era seduta da sola visto che la sua migliore amica Lindsey era malata e in mancanza di qualcosa di migliore da fare stava osservando James. Era seduto dall’altra parte della stanza, al tavolo di Grifondoro, e stava parlando animatamente con i suoi amici. Era bellissimo. I capelli erano spettinati, come al solito, gli occhiali squadrati gli sedevano sbilenchi sul naso, la sua risata riecheggiava allegra nella grande stanza.
Quasi accorgendosi che (T/n) lo stava guardando, James incrociò il suo sguardo e il suo sorriso si fece più ampio. (T/n) arrossì, compiaciuta di esserne il motivo, e gli sorrise di rimando.
-Cosa guardi, (T/c)?- sibil�� Christina Millins con malignità. -Potter non ti degnerebbe mai di uno sguardo, nemmeno se fossi in Grifondoro. E poi, anche se fosse, si stancherebbe di te dopo una settimana.
(T/n) non rispose e abbassò lo sguardo sul suo piatto, la gioia causata dal sorriso di James evaporata completamente. James l’aveva degnata di tantissimi sguardi: furtivi, apprensivi, dolci. O almeno così pensava. Sì, era lei che aveva voluto che la loro storia restasse segreta. Non poteva immaginare cosa sarebbe successo se tutta la scuola fosse venuta a sapere che James Potter stava con una Serpeverde. Sapeva che non avrebbe potuto sopportare di essere presa in giro dai suoi compagni di Casa, né di essere giudicata dagli amici di James. Ma allo stesso tempo voleva poterlo baciare e non preoccuparsi che qualcuno li vedesse, senza pensare alle conseguenze delle sue azioni per una volta. Voleva essere davvero felice, senza doverlo nascondere, ma sapeva che non poteva.
-A dopo- sussurrò una voce familiare da dietro di lei. (T/n) si voltò e vide James e i malandrini allontanarsi verso l’uscita della Sala Grande. Cercando di nascondere il sorriso che stava lentamente cercando di farsi strada sul suo viso (T/n) si alzò.
Quella sera (T/n) era di ronda al settimo piano. Essere Caposcuola era abbastanza noioso: l’unico lato positivo era che anche James lo era.
-Buona sera, collega Caposcuola- la salutò il ragazzo cogliendola di sorpresa. (T/n) rise.
-Buona sera a lei- rispose lasciando che James le prendesse la mano e gliela baciasse.
-Com’è andata la cena?- chiese e allacciò le dita a quelle della ragazza. (T/n) fece spallucce.
-Abbastanza bene.
-Ho sentito che state preparando uno scherzo per Malfoy. Posso dare un suggerimento?- disse (T/n) sorridendo malignamente.
-Per favore, sì!- disse James.
-Scambiate il suo shampoo con tintura per capelli. Secondo me il rosa gli starebbe divinamente. E poi io potrei aiutare a piazzarla nel suo bagno.
James si fermò improvvisamente facendo sì che (T/n) gli sbattesse addosso.
-Sei un genio.- disse lui guardandola con ammirazione, un po’ prendendola in giro, un po’ sul serio.
-Smettila!- (T/n) lo spinse via giocosamente. Gli occhi di James luccicarono al buio.
-Fammi smettere tu.- mormorò, improvvisamente serio. (T/n) non riuscì a resistere e, lanciandogli le braccia al collo, lo baciò furiosamente. James avanzò facendola indietreggiare e facendola finire spalle al muro. Non riusciva a credere di essere lei quella a farlo sorridere, quella che lui voleva baciare e abbracciare. Eppure le parole di Christina Millins le frullavano ancora per la testa.
-Ti piacerei di più se non fossi in Serpeverde?- chiese improvvisamente (T/n) dopo diversi minuti passati tra baci e parole dolci, non riuscendo più a tenersi tutto dentro. James era confuso. Come poteva una ragazza così intelligente, simpatica e buona pensare che gli importasse a che Casa appartenesse?
-No, certo che no. Perché me lo chiedi?- fece il ragazzo con dolcezza. (T/n) sospirò.
-Non lo so. Stavo solo pensando che saresti più felice con una ragazza che non abbia paura di mostrarsi in pubblico al tuo fianco.
James la guardò per un lungo istante cercando di riordinare i pensieri che affollavano la sua mente.
-Ma io voglio te. Non voglio qualcun altro. Non voglio un’atra ragazza. E io con te sono felice, tumi rendi felice. E non importa se vuoi tenere la nostra relazione un segreto, a me basta che siamo solo io e te.- mormorò accarezzandole la guancia. James voleva che (T/n) capisse quanto desiderasse averla al suo fianco più di qualunque cosa.
-Anche tu mi rendi felice James- rispose (T/n) tornando a sorridere.
Dopo la conversazione di quella sera le cose tra (T/n) e James andarono lisce come l’olio. Appena potevano, scappavano dalle loro Sale Comuni e s’incontravano nel solito sgabuzzino. Tutto quel correre e nascondersi rendeva la loro relazione molto eccitante e fresca, ma (T/n) non poté evitare di notare come una parte di lei volesse di più. Non sapeva cosa, né perché. Finché un giorno lo scoprì.
Era seduta sull’erba in riva al Lago Nero con la sua migliore amica Lindsey a scrivere un tema per Pozioni e godersi l’aria frizzante di Marzo quando vide un gruppo di ragazzi passarle davanti.
-Ti dico che secondo me funzionerebbe Lunastorta! Diglielo Felpato!- stava dicendo James che, quando si accorse di (T/n), le fece un occhiolino furtivo. (T/n) sorrise nascondendosi dietro alla sua pergamena. Il gruppetto dei Malandrini si sedette all’ombra di un pioppo poco distante da (T/n) e Lindsey.
-(T/n)?- chiese l’amica chiudendo la sua copia di Pozioni Avanzate. (T/n) alzò lo sguardo dal suo tema.
-Dimmi.
-Per caso tu e Potter vi conoscete?- domandò maliziosa. (T/n) arrossì e scosse il capo.
-Come ti è venuta in mente una roba del genere? È un Grifondoro!- esclamò ignorando il calore che il suo corpo emanava e il rossore che dominava il suo viso. Lindsey rise.
-Non ti credo!- disse spingendola giocosamente. (T/n) rise a sua volta.
-Ti giuro che non c’è niente tra di noi.- disse con la mano destra sul cuore. Odiava mentire alla sua migliore amica, ma non era ancora pronta a dirglielo.
-Come vuoi... io vado, ho ripetizioni con Jason Blake.- disse Lindsey raccogliendo le sue cose. (T/n) la guardò per un attimo.
-Ripetizioni? Da quando ti servono?- chiese con fare indagatore. L’amica sorrise sorniona.
-Da quando il mio insegnante è un figo pazzesco. Ci vediamo a cena!- la salutò allegra.
(T/n) scosse la testa con un sorriso. Lindsey era incorreggibile: solo quell’anno aveva avuto tre fidanzati.
Aveva appena ricominciato a concentrarsi sul suo tema quando sentì delle voci avvicinarsi. Pensando che fosse qualcuno che voleva parlare con lei, alzò lo sguardo per poi vedere che il gruppo di ragazze che aveva sentito era diretto verso i Malandrini.
-Ehi James!- disse una ragazza con lunghissimi capelli biondi. (T/n) sentì una stretta di gelosia al cuore. James la guardò confuso: non aveva idea di chi fosse.
-Ciao.- rispose passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
-Ti andrebbe di andare ad Hogsmeade insieme? A prendere una burrobirra solo io e te?- chiese battendo le ciglia come una civetta e avvicinandosi decisamente troppo a James. Le sue amiche trattennero il respiro all’audacia della ragazza, James invece sembrava piuttosto a disagio mentre i suoi amici fischiavano.
-Io veramente...
-Oh dai Jamsie, lo sanno tutti a scuola che ci piacciamo a vicenda. Perché non la finiamo con questa farsa?- disse passandosi una mano tra i biondi capelli e sporgendosi per baciarlo sulla guancia. James la evitò di pochissimo.
(T/n) era furiosa. Con l’adrenalina che le scorreva nelle vene a velocità supersonica e la gelosia che le bruciava in petto si precipitò verso il gruppetto.
-Potter ti devo parlare- disse furente una volta di fronte alla scena. La ragazza la squadrò sogghignando.
-E chi sarebbe questa sfigata?- fece con un sopracciglio alzato. (T/n) rise.
-Io sono la fidanzata.- disse scoccando uno sguardo inviperito alla bionda. Ormai non le importava più tenere il segreto, non sopportava vedere quella tipa provarci con ilsuoragazzo. Sirius, Remus e Peter restarono a bocca aperta dallo shock, così come le ragazze.
James la guardò con adorazione.
-Dimmi che non è vero Jamsie!- fece la bionda allontanandosi di qualche passo. Lui si alzò in piedi e si fermò di fronte a (T/n).
-Invece sì.- disse prima di poggiare dolcemente le labbra su quelle di (T/n). Le ragazze se ne andarono indignate e imbarazzate.
Quando si staccarono James la guardò un po’ colpevole mentre la trascinava via dai suoi amici che li stavano guardando estremamente curiosi ed eccitati.
-Scusa, non volevo baciarti davanti a tutti, è solo che quella tipa...
-Va tutto bene James. Tenere tutto segreto è stata una mia idea e mi rendo conto solo ora che non mi basta vederti nei magazzini delle scope. Voglio poter andare in giro mano nella mano e sedermi accanto a te a pranzo e cena. Adesso sono pronta.- lo rassicurò (T/n) passandogli una mano sulla spalla teneramente.
-Sei sicura?- chiese da sopra gli occhiali.
-James tu mi rendi la persona più felice sulla faccia della Terra! Io ti amo James Potter e voglio stare con te.
Ecco. Le aveva dette. Le parole senza ritorno.
Con una lentezza che sembrò lacerare il cuore di (T/n) per poi ricongiungerne i pezzi in un solo veloce istante, James sorrise. Uno di quei sorrisi che illuminavano la stanza e che la facevano sentire speciale quando erano indirizzati solo e soltanto a lei.
-Anche io ti amo. Ti amo da impazzire.- disse e la baciò improvvisamente. A (T/n) non poteva interessare di meno se qualcuno li avesse visti. Non aveva più paura di cosa sarebbe potuto accadere se qualcuno l’avesse vista al fianco di James.
-Vieni- disse James quando si staccarono passandole un braccio intorno alle spalle e stringendola a sé. -Ti presento i miei amici.
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ELENCO IMMAGINA
ERA DEL TRIO
IMMAGINA:
Harry Potter
Io avevo capito
Uscire con Harry Potter includerebbe
Non è colpa tua
Ron Weasley
Lasciami in pace
Draco Malfoy
Scusa
Uscire con Draco includerebbe
Qualità
Buon Natale
Con te sto meglio
Fred Weasley
Idiota
Ricordi
George Weasley
Uscire con George Weasley includerebbe
Lieto fine
Cedric Diggory
Campione
Oliver Baston
Il capitano e la sua vice
ERA DEI MALANDRINI
IMMAGINA:
James Potter
Te ne penti?
Bacio di mezzanotte pt.1 / pt.2
Con o senza di te
Sirius Black
Sei bellissima
Spirito Libero?
Il migliore amico di mio fratello
Remus Lupin
Penso di amarti
Sono incinta
Non ce n'era bisogno
Studentessa in Scambio
Rosso fuoco
NUOVA GENERAZIONE
IMMAGINA:
Teddy Lupin
Appuntamento
James Sirius Potter
Segreti e conseguenze
ANIMALI FANTASTICI E DOVE TROVARLI
IMMAGINA:
Newt Scamander
Uscire con Newt Scamander includerebbe
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Il Migliore Amico Di Mio Fratello (Sirius Black x Lettore)
Avvertimenti: alcol, qualche parolaccia, un po’ triste (?)
Richiesta: nope
Parole: 2466
A/n: se non vi ricordate cosa significhi: O= Oltre Ogni Previsione. Inoltre SIAMO QUASI ARRIVATI A 100! Sono stra contenta, grazie😘😘!
GIF NOT MINE
-Buongiorno sorellina- disse James sedendosi vicino a (T/n) e spettinandole i capelli. Lei alzò gli occhi al cielo.
-Hai solo un anno in più di me cretino- ribatté (T/n). James la guardò finto offeso.
Per (T/n) essere la sorella minore di James era un supplizio. Certo, i suoi amici erano meravigliosi e lui era un bravo fratello, ma sentiva gravare su di lei l’aspettativa dei professori che volevano che lei fosse brava tanto quanto James, e anche quella dei suoi compagni di classe che speravano (T/n) fosse divertente e popolare come il fratello.
Già solo il fatto che fosse stata smistata in Tassorosso aveva deluso non poche persone, in primis i suoi genitori che, sebbene avessero tentato di celarlo, avevano sperato che fosse finita in Grifondoro come tutto il resto della famiglia. Inoltre non era per niente appassionata di sport, nonostante James avesse provato un milione di volte a farle piacere il Quidditch. Semplicemente non capiva il senso di volare in cerchio lanciandosi una palla. A scuola se la cavava abbastanza bene con una media di O, ma purtroppo non era minimamente popolare quanto il fratello e quindi frequentava il suo stesso cerchio di amici. Questo aveva portato ad un incremento della sua popolarità e anche della sua capacità di organizzare scherzi indimenticabili. Ma essere a stretto contatto con i Malandrini aveva anche di lati negativi.
-Ciao (T/n), Ramoso- disse Remus sedendosi di fronte a James. Peter arrivò qualche minuto dopo con il fiatone e la divisa stropicciata e si sedette di fronte a (T/n).
-Dov’è Felpato?- chiese James trangugiando la sua colazione. Remus fece spallucce.
-Non c’era quando sono uscito dal dormitorio- disse Peter sporgendosi per prendere un pezzo di toast.
-Sarà nel letto di qualche ragazza- suggerì (T/n), ignorando il dolore sordo che pronunciare quelle parole le aveva causato. Quando due estati prima lui era scappato di casa ed era venuto a vivere da loro avevano iniziato a passare molto tempo insieme e (T/n) aveva sviluppato dei sentimenti che non aveva idea avrebbe mai potuto provare per Sirius. Poi, pochi giorni prima di cominciare il sesto anno per lei e il settimo per lui, Sirius l’aveva baciata, ma una volta ricominciata la scuola aveva fatto di tutto per evitarla.
-Può darsi. L’altro giorno l’ho visto per mano con Giudy Carrington.- disse Remus frugando nella sua borsa alla ricerca della Mappa del Malandrino.
-Beh, parlando di cose importanti: sabato sera, festa in Sala Comune dopo la vittoria a Quidditch.- annunciò James fiero. (T/n) sbuffò.
-Non sai nemmeno se vincerete. Guarda che la nostra squadra si è allenata un sacco ultimamente.- protestò lanciando un’occhiata al tavolo di Tassorosso. James e Peter scoppiarono a ridere e (T/n) diede un pugno al fratello e un calco sullo stinco all’amico.
-Quanto siete deficienti.
-Eccolo!- esclamò Remus che per tutta la durata del loro piccolo litigio aveva consultato attentamente la mappa.
-Nell’aula di Trasfigurazioni con...- strizzò gli occhi -Maridy Stall.
(T/n) sentì la gelosia impossessarsi di sé.
-Che schifo.
-Ci sarai sabato sera vero?- chiese James alla sorella che per tutta risposta fece spallucce.
-Boh, forse. Non so.
-Beh, è ora, andiamo?- Remus si alzò in piedi e si mise la borsa in spalla. (T/n), James e Peter lo imitarono e s’incamminarono fuori dalla Sala Grande.
-Che schifo, eh?- fece Peter una volta che James e Remus si furono allontanati un po’. (T/n) alzò gli occhi al cielo e gli diede una gomitata.
-Ti spezzo una gamba se gli dici qualcosa Codaliscia, giuro- lo avvertì (T/n) guardandolo da sopra gli occhiali a goccia. Peter rise.
-Io sono arrivata, ciao ragazzi!- salutò (T/n) prima di entrare nella classe di Incantesimi.
-Ciao (T/n)!- dissero all’unisono i tre amici dirigendosi verso l’aula di Trasfigurazione.
Per tutte le due ore di lezione (T/n) non smise di pensare a Sirius. Era stata sicura che il loro bacio avesse significato qualcosa per lui, ma con il passare del tempo lo era sempre di meno, fino a quella mattina. Non sapeva come spiegare la delusione e la rabbia che provava, ma si rendeva conto di non aver alcun diritto di essere gelosa, perché Sirius non aveva mai dato segno di volere qualcosa di speciale da lei e lo sapeva benissimo. Però non poteva fare a meno di sentire una stretta allo stomaco quando qualcuno lo nominava né di sperare che lui le andasse a parlare.
Sabato giunse in fretta e con esso la partita Tassorosso contro Grifondoro. (T/n) si sedette sugli spalti di Tassorosso vicino ad alcune ragazze del suo anno. Tifava segretamente per suo fratello, ma non poteva fare a meno di sperare che Tassorosso desse una lezione a quegli spocchiosi dei Grifondoro, che purtroppo vinsero trecentotrenta a centottanta.
-Te l’avevo detto (T/n) che avremmo vinto noi- disse James una volta finita la partita con un sorriso che (T/n) avrebbe voluto togliergli a suon di schiaffi, ma essendo allo stesso tempo orgogliosa del suo fratellone.
-Avete visto Felpato? Non era con noi. Codaliscia dove vai? Sgancia.- fece Remus allungando una mano verso l’amico. Peter gli diede due galeoni di controvoglia.
-Una truffa- commentò scocciato.
-Solo perché non sai scommettere- rispose Lunastorta intascando il bottino con un sorrisetto.
-Sirius non era sugli spalti?- chiese (T/n) ritornando al discorso “dove cavolo è Sirius?” che era stato molto frequente in quei mesi. Peter e Remus fecero spallucce.
-Strano- disse James. -Beh, allora vieni?- chiese rivolto alla sorella. (T/n) pensò alle sue opzioni: stare da sola nella Sala Comune piena di Tassorosso avviliti di aver perso di nuovo oppure andare alla festa di James e correre il rischio di imbattersi in Sirius. A quel punto tutto era meglio di stare da sola con i suoi pensieri assordanti.
-Sì, non vedo perché no.- disse scrollando le spalle (T/n).
-Grande!- James le diede il cinque.
Quando il quartetto entrò nella Sala Comune di Grifondoro la festa sembrava già iniziata da un pezzo. La musica era a mille e la gente era scatenata. (T/n) notò un tavolo infondo alla stanza pieno di bibite, alcoliche e non, e cibo: Burrobirra, Gelatine Tuttigusti +1, Whisky Incendiario, Rum di ribes rosso, Piume di zucchero, Succo di zucca...
-Come avete fatto ad avere tutte queste cose?- chiese incredula (T/n) prendendo una Bacchetta Magica alla Liquirizia.
-Con un piccolo aiuto da parte del passaggio segreto che porta a Mielandia e degli elfi domestici. Un gioco da ragazzi.- rispose Remus con un sorriso malizioso. (T/n) non credeva ai suoi occhi. Di tutte le feste che i Malandrini avevano organizzato quella era decisamente la migliore.
-Buonasera miei amati amici- fece una voce strascicata dietro di loro. (T/n) si girò e vide un terribilmente ubriaco, sorprendentemente bello Sirius Black.
-Ehi Felpato, te la stai spassando?- chiese James dandogli una pacca sulla schiena.
-Un casino!- rispose trangugiando due Zuccotti di Zucca inzuppati nella Burrobirra. James, Peter e Remus scoppiarono a ridere. (T/n) invece lo guardò preoccupata.
-Non è una splendida idea bere ancora Sirius, ti sentirai male- disse togliendogli di mano il bicchiere prima che lui potesse rendersene conto. Sirius le scoccò uno sguardo d’indignazione quasi infantile.
-Non sei mia mad...- non fece a tempo a finire la frase che si precipitò in bagno a vomitare. (T/n) sospirò e posò il calice di Whisky Incendiario.
-Te ne prendi cura tu (T/n)?- chiese James implorante. (T/n) pensò che suo fratello si meritava di godersi la festa, mentre lei avrebbe anche potuto sacrificarsi per una volta. Anche se ciò voleva dire soffrire un pochino.
-Okay, faccio io.- disse (T/n). James la ringraziò e sparì in due secondi, lasciandola sola con i suoi pensieri. Adesso doveva controllare che il ragazzo che le piaceva non facesse cazzate: ottima idea!
Preso un bicchiere d’acqua dal tavolo e qualche tovagliolo, (T/n) si diresse verso il bagno. Seduto per terra abbracciato alla tazza del water c’era Sirius che rimetteva. (T/n) detestava vederlo così, ma non poteva farci nulla. Dopo tutto non era colpa sua se l’idea di divertimento di Sirius era bere fino a non riuscire nemmeno a stare in piedi. Quando sembrò aver finito (T/n) gli si inginocchiò di fianco e gli porse il bicchiere.
-Bevi un po’, dai- disse poggiandogli il bicchiere alle labbra. Lui trangugiò il contenuto del bicchiere, per poi abbandonare l’intero peso del suo corpo su (T/n) che faticò a restare in equilibrio e non cadere. Quell’odore così familiare e così vicino la scioccò e per qualche istante le sembrò di tornare a qualche mese prima. Le sembrò di sentire di nuovo le labbra di Sirius dolci e calde sulle sue, le sue grandi mani tra i suoi capelli, il suo corpo muscoloso contro il suo.
-Forza Sirius, alzati. Ti porto nel tuo dormitorio, okay?- disse (T/n) cercando di farsi scivolare addosso il ricordo del loro bacio. Sirius mormorò qualcosa di incomprensibile, ma si lasciò tirare su. (T/n) si passò un braccio del ragazzo intorno alle spalle e mise il suo intorno alla vita di Sirius.
Arrivata in cima alle scale (T/n) spinse la porta del dormitorio con un calcio e lasciò cadere Sirius sul primo letto sulla destra.
-Okay Sirius, adesso mettiti a letto. Domani mattina ti sentirai di merda, però stanotte non avrai problemi. Buonanotte.- disse rimboccandogli le coperte e facendo per andarsene, ma Sirius la prese per il polso e la tirò verso di sé. (T/n) si sedette sul bordo del letto.
-Che c’è?
-(T/n)- mormorò Sirius senza lasciare la presa sul suo polso.
-Sono qui- rispose lei accarezzandogli i capelli. Lui chiuse gli occhi abbandonandosi completamente al tocco di lei.
-Ti amo.
(T/n) era senza parole. Aveva sentito correttamente?
-Tu cosa?
-Ti amo.- ripeté Sirius sempre con gli occhi chiusi. Il cuore le sprofondò nello stomaco. (T/n) lo guardò per qualche istante, poi, non sapendo cosa dire né cosa fare, si alzò.
-Ne parliamo domani, ti va? Buonanotte.- sussurrò baciandogli la fronte. Prima di chiudersi la porta alle spalle gli lanciò un’ultima occhiata. Era così che lei lo conosceva: umano, fragile, vulnerabile, spontaneo ed era così che lo voleva ricordare per sempre.
Il mattino dopo (T/n) scese in Sala Grande a fare colazione e trovò tutti i suoi amici già seduti al tavolo. Quasi tutti si tenevano la testa tra le mani come se ciò potesse fargli passare la sbornia.
-Buongiorno- li salutò e si sedette vicino a Sirius poiché era l’unico posto libero. Come risposta ottenne un grugnito di gruppo.
-Vedo che vi siete divertiti ieri- commentò con una risata.
-Da morire. Peccato che la McGranitt ci abbia fatto andare a letto poco dopo l’una. Ha detto che se non ce ne fossimo andati ci avrebbe bocciati tutti.- raccontò James. (T/n) prese un chicco d’uva dal grappolo nel piatto di Sirius e gli disse:-Ti farebbe bene mangiare della frutta. Sai, per i postumi.
Lui annuì e si mise in bocca due chicchi senza fiatare.
-Chi viene ad Hogsmeade con me oggi?- chiese (T/n). Tutti scossero la testa, troppo esausti per uscire dal castello. (T/n) pensò che se lo sarebbe dovuto aspettare viste le condizioni dei suoi amici, ma non poteva sopportare di stare in presenza di Sirius. Non dopo la sera precedente e soprattutto non dopo quello che le aveva detto.
-Okay, allora vado da sola. Ci vediamo stasera.- disse e si alzò dalla panca. Quando fu quasi arrivata al portone d’ingresso sentì una voce alle sue spalle chiamarla.
-(T/n)!
Lei si voltò e vide Sirius correrle incontro. Il suo cuore saltò un battito. Era davvero bellissimo con i capelli al vento e il sorriso sulle labbra.
-Posso venire?- chiese quando la raggiunse. (T/n) annuì, confusa dall’improvvisa voglia di Sirius di andare ad Hogsmeade con lei.
-Dobbiamo parlare- disse (T/n) quando si furono seduti al Tre Manici di Scopa. Sirius la guardò per qualche istante prima di annuire. (T/n) inspirò a fondo.
-Che cosa ti ricordi di ieri notte?- domandò giocherellando con la manica del maglione.
-Non molto in realtà.- rispose Sirius bevendo un sorso della sua Burrobirra. -Ricordo che ho vomitato in bagno. Che mi hai portato su in camera. Che abbiamo parlato. Ma non mi ricordo che cosa ci siamo detti.
-Beh, ecco, quando ti ho messo a letto tu hai detto una cosa strana. Hai detto... che mi ami.
Sirius lanciò uno sguardo nella direzione della ragazza con lo stomaco in una morsa. (T/n) deglutì.
-E visto comunque quello che è successo prima dell’inizio della scuola io ho... non so. Ho pensato che forse...- non ebbe la forza di finire la frase. Sirius la guardò senza dire niente. Si sentiva sul punto di vomitare o di svenire, o entrambi. Non sapeva cosa dire, né come, né quando.
(T/n) d’altro canto era impietrita. I pensieri le sfrecciavano in mente alla velocità alla luce, troppo confusi, troppo aggrovigliati per potersi concentrare su uno solo. E se lui in realtà la odiava? E se quel bacio non significava nulla? E se lei era un’altra delle sue conquiste? E se..?
-Senti, non importa. È stato un errore parlarne.- disse (T/n) rompendo quel silenzio insostenibile e alzandosi per andare via.
-(T/n)!- la voce di Sirius la rincorse.
-Lasciami stare Sirius!- esclamò con il viso rigato dalle lacrime.
-(T/n), ti prego, fermati- disse il ragazzo quando la raggiunse. (T/n) sentì le dita di Sirius chiudersi dolcemente intorno al suo polso, ma lei lo sfilò dalla sua presa con un movimento veloce.
-(T/n), guardami.
(T/n) alzò gli occhi e incontrò quelli grigi di lui. Sirius sembrava sconvolto. Aveva lo stesso sguardo che aveva avuto la notte che era scappato di casa ed era andato dai Potter: spaventato a morte e nervoso.
-Ti amo.- disse guardandola come se la sua vita ne dipendesse. -Ti ho sempre amata. Ho provato a dimenticarti uscendo con altre ragazze, ma loro non erano te. Sono stato un idiota, avrei dovuto chiederti di stare insieme quest’estate, ma ho avuto paura di non essere abbastanza per te. Tu sei così buona, così intelligente, io non sono alla tua altezza...
(T/n) lo zittì con un bacio. Le mani tremati di Sirius le accarezzarono i capelli mentre lei lo teneva per le spalle e per un attimo tutto sembrò così giusto.
-Non dire mai più che non sei alla mia altezza, hai capito?- disse (T/n) quando si staccarono per riprendere fiato.
Sirius appoggiò la fronte a quella di lei, inspirando il suo profumo, assaporando la sua essenza e poi, molto lentamente, annuì.
-Come faremo a dirlo a James?- chiese dopo qualche secondo. (T/n) sorrise.
-Troveremo un modo. E se lui dovesse rompere le palle noi ce ne fregheremo, okay?- rispose, sapendo che col tempo James avrebbe accettato la loro relazione e sarebbe poi finito per essere contento che la sua sorellina e il suo migliore amico stessero insieme.
-Okay- rispose prima di sporgersi per baciarla. Le loro labbra si sfiorarono appena, ma quel contatto fu sufficiente per far venir loro i brividi, ubriachi di quella sensazione che erano finalmente liberi di provare.
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Uscire con Newt Scamander includerebbe:
-sei tu ad invitarlo a prendere un caffè insieme
· “un caffè? Insieme? Io e te?”
· “sì? Se non vuoi non è un problema”
· “No! Anzi! Volentieri.”
-per la prima parte dell’appuntamento lui è un po’ imbarazzato perché non sa cosa dire
-però tu rompi il ghiaccio e gli chiedi delle sue creature
-e allora lui comincia a raccontarti del suo Snaso e di come gli frughi sempre nelle tasche
-mentre parla dei suoi animali gli si accendono gli occhi con una luce quasi infantile (e tu lo trovi molto carino)
-alla fine dell’appuntamento lui ti chiede di uscire di nuovo
· “ti andrebbe... ehm... di vederci ancora... se ti va... insomma io-“
· “volentieri Newt”
-dopo un paio di volte che siete usciti insieme lui prende coraggio e ti bacia
-il bacio è un po’ incasinato
-lui non sa dove mettere le mani
-così ti allontani
-prendi le sue mani e gliele metti sui tuoi fianchi
-tu poggi i palmi sulle sue guance e lo baci
-e boh, parti in orbita
-il bacio migliore della tua vita
· “mi è piaciuto”
· “ah sì?”
· “già. Mi piacerebbe farlo ancora.”
· “non ti fermerò Newt”
-da quel momento in poi diventate inseparabili
-tu lo trovi la persona più dolce del mondo
-ti regala una rosa ogni settimana
-tu adori guardarlo avere cura delle sue creature
-ABBRACCI DA DIETRO
-colazione a letto
-doppi appuntamenti con Jacob e Queenie
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Il Capitano e La Sua Vice (Oliver Baston x Lettore)
Avvertimenti: nessuno credo
Richiesta: no
Parole: 1010
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Così come nessuno dubitava dell’ossessione di Oliver Baston per il Quidditch, nessuno dubitava che ci fosse qualcosa tra te e lui, tra il capitano della squadra e la sua vice, tra il numero uno e l’agguerritissima numero due. Ogni volta che vi trovavate insieme, c’era sempre una strana tensione tra di voi, eppure, se confrontati sull’argomento, entrambi avreste negato di provare qualcosa per l’altro.
Era la vigilia della finale del campionato scolastico e Grifondoro avrebbe dovuto scontrarsi con Tassorosso per vincere la coppa di Quidditch. Oliver aveva fatto allenare la squadra per due intere settimane e tutti, tu compresa, erano esausti.
-Forza, ancora cinque giri di campo in volo! Poi facciamo qualche rigore e infine liberiamo il Boccino per un paio di minuti!- gridò Oliver dall’altra parte del campo da Quidditch sotto la leggera pioggia estiva.
I gemelli sbuffarono e imprecarono sotto voce, e con loro anche tu. Oliver non aveva il senso della misura. Né della stanchezza. Senza contare che stava pure piovendo, e da più di due ore.
-Eddai Baston, siamo stanchi! Non possiamo fermarci?- chiedesti esasperata sentendo la pioggia bagnarti fino all’osso e gli occhi che quasi ti si chiudevano per la stanchezza.
-Siamo preparatissimi per la finale, lo sai anche tu!- esclamarono all’unisono Fred e George rincarando la dose.
La testa di Oliver scattò nella tua direzione. Se uno sguardo avesse potuto uccidere, saresti stata bella che stecchita. Oliver odiava essere interdetto, lo sapevi benissimo, ma era più forte di te. Non potevi fare a meno di stuzzicarlo e dargli fastidio, ti divertiva troppo vedere quello sguardo furente che gli trasformava il viso. Lo faceva sembrare così forte e inafferrabile, così bello e potente. Okay, forse un pochino lo trovavi carino, ma solo questo. Sì, era anche intelligente, simpatico, determinato e gentile, ma erano solo dettagli. Dopotutto era il tuo capitano, non poteva... insomma non era possibile che... cioè, semplicemente no.
Oliver non rispose alla tua obiezione, più per tenersi calmo che per altro.
L’allenamento continuò tranquillamente per altri tre quarti d’ora. Quando finalmente Oliver annunciò che per quella sera avevano finito e che era soddisfatto del lavoro che avevano fatto (il che era davvero raro), tutti si fiondarono a velocità supersonica negli spogliatoi ad asciugarsi e cambiarsi, tu invece, per sistemare la pluffa e le altre palle nello sgabuzzino, rimanesti indietro.
Un colpo di tosse ti fece sobbalzare.
-Ehilà Oliver.- salutasti sorridendo sotto i baffi con una mano sul fianco. Era ancora irritato da prima, era piuttosto visibile, ma fingere che non fosse accaduto nulla ti era sembrata la strategia migliore per stuzzicarlo un altro po’.
-Mai più.
Tu aggrottasti le sopracciglia, fingendo di essere confusa.
-Mai più cosa?- chiedesti con il tono più innocente che riuscisti a fingere.
-Non contraddirmi mai più, capito?- disse lui cercando di fare il minaccioso e avvicinandosi a te. Era talmente alto da dover praticamente piegare la testa verso il basso di novanta gradi per guardarti negli occhi e tu lo trovavi molto divertente.
-Ah sì? Altrimenti?- ribattesti facendo un passo verso di lui. C’era come una forza che ti attirava verso di lui, come foste due calamite, due metà di un uno.
-Altrimenti ti caccio dalla squadra (T/n).- rispose con voce bassa. Un brivido ti percorse la schiena e di certo non era colpa della divisa bagnata. Sapevi che non lo intendeva sul serio, e con l’adrenalina che ti scorreva nelle vene, non riuscisti a fermarti.
-Sei carino quando sei arrabbiato- rispondesti appoggiando le mani sulle sue spalle, sentendo come i suoi muscoli si contraevano al tuo tocco. Lui ti guardò negli occhi per qualche interminabile istante, poi, senza preavviso, ti baciò. Le sue mani, forti e delicate allo stesso tempo, ti afferrarono i fianchi e ti strinsero a lui. Le vostre labbra combaciavano perfettamente, come se fossero state fatte a posta per completarsi a vicenda. Lui avanzò di qualche passo facendoti indietreggiare fino ad appoggiare la schiena al muro.
Inconsciamente avevi aspettato per questo momento dal secondo in cui avevi posato lo sguardo su Oliver. Certo, a volte ti faceva impazzire con la sua ossessione per la perfezione, con il suo essere instancabile e con il suo fare autoritario. Ma in fondo sapevi perfettamente come ogni suo sguardo ti facesse sentire speciale e ogni sua parola, sussurrata o urlata che fosse, importante.
Il baciò sembrò durare un’eternità. Ogni centimetro della sua pelle in contatto con la tua, le tue mani nei suoi capelli, le vostre bocche l’una contro l’altra erano come ossigeno nuovo per i vostri polmoni, come una boccata d’aria fresca, come il tepore del sole di maggio.
-Ma guarda un po’! Pensavamo di dover aspettare fino alla fine dei nostri giorni prima che vi metteste insieme!- le voci di Fred e George interruppero il vostro momento. Oliver li guardò scocciato, mentre tu trovavi la situazione alquanto divertente.
-Beh? Cosa volete?- chiese Oliver. George fece spallucce.
-Ho dimenticato la mia mazza- rispose Fred con un sorriso a trentadue denti.
-Bene, prendete la mazza e andatevene, eravamo nel bel mezzo di qualcosa- ribatté il capitano, guardandoli irritato.
Fred e George rovistarono tra le scope della scuola molto lentamente, per poi rialzarsi diversi minuti dopo con due grandi sorrisi.
-Mi sbagliavo, non è qui. Peccato.- disse Fred fingendosi innocente. Oliver quasi ringhiò, ma tu gli poggiasti una mano sul braccio e lui spostò l’attenzione su di te.
I due gemelli ti fecero l’occhiolino e sparirono in due secondi.
-Allora, dov’eravamo rimasti?- domandasti con un sorriso malizioso. Oliver addolcì lo sguardo e ti prese le mani tra le sue.
-(T/n)?
Tu lo guardasti con fare interrogativo.
-In realtà era da un po’ che volevo dirti una cosa... beh, tu mi piaci. Tipo, un casino-. Le sue guance divennero scarlatte.
Il cuore ti si sciolse: non aspettavi altro.
-Quindi, ecco, vorresti uscire con me questo fine settimana?- chiese abbassando gli occhi, come se si aspettasse un rifiuto. Ma come avresti potuto rifiutare?
-Certo che sì, Oliver.
Lui alzò lo sguardo come se non credesse alle tue parole e, senza lasciarti nemmeno il tempo di prendere fiato, ti baciò di nuovo.
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Con Te Sto Meglio (Draco Malfoy x Lettore)
Avvertimenti: qualche parolaccia
Richiesta: yas "Ti confesserò di essere rimasta scioccata a trovare la tua pagina. Solitamente le ff e 'immagina' sono tutte in inglese, quindi è davvero stupendo (ed è un miracolo) che tu abbia creato questa pagina. Visto che ci siamo, scriveresti un'immagina su Draco (amo quel ragazzo) e su una ragazza serpeverde? Magari che sono sempre a battibeccare ma alla fine finiscono insieme? Grazie in anticipoo!"
Parole: 2424
A/n: oddio, allora intanto scusa da morire per il ritardo e poi ho cambiato un po' la storia (la ragazza non è in Serpeverde, ti prego non ammazarmi), ma spero ti piaccia lo stesso😘
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(T/n) e Draco avevano sempre avuto un rapporto particolare. Sin da quando lui l’aveva fatta cadere a terra con uno sgambetto a Villa Malfoy mentre la sua famiglia era in visita e aveva riso di lei e per tutta risposta (T/n) gli aveva tirato giù i pantaloni, i due erano diventati migliori amici. Non c’era quasi niente su cui andassero d’accordo e litigavano in continuazione, ma non c’era stata discussione che li avesse separati per più di qualche giorno: la loro amicizia era semplicemente più forte. (T/n) non sapeva come descrivere ciò che li legava, ma a lei piaceva pensare ad una corda spessissima che univa le loro anime. Certo, a volte la corda sembrava essere sul punto di spezzarsi, ma non lo era mai veramente.
(T/n) ricordava quanto si fossero urlati contro prima di partire per il loro primo anno ad Hogwarts: Draco sapeva di volere, e sotto sotto anche di dovere, diventare un Serpeverde, ma (T/n) voleva essere Corvonero. Draco le aveva detto che la sua famiglia l’avrebbe disconosciuta se non fosse finita a Serpeverde e infondo lo sapeva anche lei, ma non le importava. Lei non era la sua famiglia, gli aveva detto, e se anche lui ne avesse avuto il coraggio, una volta finita la scuola sarebbero potuti scappare insieme, lontani dai loro genitori che tanto li intossicavano con le loro scelte e i loro modi rudi. Quando poi (T/n) era stata smistata in Corvonero e aveva ricevuto la prima lettera da parte di suo padre, era corsa da Draco in lacrime. Lo sapeva che sarebbe arrivata, ma il solo pensiero di aprire la busta la spaventava a morte e non poteva farlo senza di lui. Allora insieme lessero la pergamena in cui suo padre le diceva che non era più la benvenuta a casa e che avrebbe dovuto trovare qualcuno che l’accogliesse anche per l’estate. (T/n) era crollata tra le braccia di Draco e gli aveva detto che aveva paura, che non sapeva cosa fare. Lui le aveva assicurato che le porte di casa sua erano sempre aperte e che i suoi sarebbero stati contenti di ospitarla. (T/n) sapeva che era probabilmente una bugia, che i genitori di Draco la disprezzavano tanto quanto i suoi, ma in quel momento quella bugia così candida e così dolce l’aveva calmata, almeno per qualche istante.
Con il passare degli anni (T/n) aveva sentito la corda che li legava diventare sempre più forte, sempre più robusta, e l’aveva sentita anche cambiare, lentamente, senza che lei se ne accorgesse, in un sentimento che la spiazzava, completamente nuovo, diverso. E poi l’aveva sentita allentarsi, non abbastanza da perdere completamente la presa, ma sufficientemente per lasciarla di stucco quando Draco aveva baciato Pansy Parkinson al quinto anno. Certo, lui non conosceva i suoi sentimenti, ma (T/n) ci era rimasta comunque male. Non sapeva cosa farsene di ciò che provava, così aveva iniziato ad uscire con chiunque la invitasse ad un appuntamento, stanca di rifiutare tutti solo per aspettare Draco. Lui l’aveva delusa unendosi alla Squadra d’Inquisizione, l’aveva delusa baciando una persona che credeva essere sua amica, ma non riusciva ad evitare che il cuore le battesse più forte quando lui le parlava o che il suo stomaco facesse mille contorsioni ogni volta che la toccava, anche se per sbaglio.
All’inizio del loro sesto anno (T/n) aveva sentito Draco allontanarsi e la corda congelarsi: sempre tesa, ma quasi in un modo innaturale, e tagliente come il filo di un rasoio. Non si erano mai scritti per tutta l’estate e per qualche motivo (T/n) si era accorta che Draco era rimasto quello di sempre, ma allo stesso tempo era completamente cambiato e non riusciva a capire perché non gliene parlasse. Le loro conversazioni erano le stesse di prima, eppure sembravano meccaniche, come se stessero recitano un copione. (T/n) non ce la faceva più, ma allo stesso tempo non voleva lasciarlo andare.
-Hey- disse Draco schioccando le dita in faccia a (T/n), distraendola dai suoi pensieri. -Continua, era piacevole- disse indicando i propri capelli. (T/n), seduta a terra nella Sala Comune di Serpeverde e con la testa di Draco appoggiata sulle gambe, riprese ad accarezzargli il ciuffo. Draco stava leggendo un manuale logoro che sembrava provenire dal secolo precedente. (T/n) sospirò.
-Tutto bene?
La domanda la sorprese.
-Mhm- rispose annuendo leggermente. Draco alzò la testa e incrociò il suo sguardo.
-A cosa pensi?- chiese con un’espressione strana in viso: sembrava stanco, stanchissimo, ma allo stesso tempo determinato. Aveva le occhiaie scurissime ed era più pallido che mai, non aveva più la carnagione lattea che lo rendeva così affascinante, bensì sembrava solo terribilmente malato. Sulle tempie si potevano vedere le pulsanti vene blu ed era talmente dimagrito che s’intravedevano quasi le costole attraverso la camicia bianca della divisa.
-A niente- mentì (T/n), perché anche se sapeva che le cose non sarebbero mai tornate a com’erano prima, anche se sapeva che ormai tutto ciò che facevano insieme era diventato una messinscena, non voleva lasciare andare quell’ultimo brandello della sua infanzia che l’ancorava al suo passato.
Draco alzò le spalle e riappoggiò la testa sul grembo di (T/n).
Un’ora dopo (T/n) si alzò dicendo di dover andare a prepararsi. Quella sera aveva un appuntamento con Zacharias Smith e, anche se non sapeva esattamente perché avesse accettato di uscirci visto che era un idiota, sapeva che andare fuori con lui avrebbe dato un po’ di fastidio a Draco.
Per tutta la durata dell’appuntamento Zacharias l’aveva annoiata con discorsi sulla sua nuova scopa e su come non vedeva l’ora di battere Grifondoro a Quidditch, anche se (T/n) aveva smesso di ascoltarlo dopo meno di un’ora interrompendolo ogni due minuti con un “ah davvero?” oppure un “già”, giusto per fingere di star attenta. Intanto pensava a Draco. Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo, ma non poteva sopportare di vederlo così magro, così pallido, così giù. Perché anche se lui fingeva che tutto andasse bene, lei sapeva che c’era qualcosa che non voleva dirle, qualcosa di grave, e non sopportava di non poter fare nulla per aiutarlo.
L’appuntamento terminò con un bacio bavoso e imbarazzante che (T/n) concluse dopo pochi istanti spingendo Zacharias via. Con non così sottile indignazione, Zacharias per ripicca non l’accompagnò nemmeno alla Torre di Corvonero, ma la lasciò invece davanti alla Sala Grande, andandosene senza proferire parola.
(T/n) era infastidita, ma non sorpresa, così si scrollò di dosso l’appuntamento con un sospiro e s’incamminò verso la Torre Ovest prendendo il giro largo per svuotare la mente da qualsiasi pensiero. Stava passando per un corridoio del settimo piano, quando vide Draco uscire dalla Stanza delle Necessità. Aveva ancora quel manuale in mano ed aveva un’espressione terribile in volto. Sembrava contemporaneamente furente, stremato e spaventato.
-Hey- lo salutò lei. Draco la guardo appena.
-Ciao.
-Cosa facevi lì dentro?- chiese preoccupata. Uno strato di sudore imperlò la fronte del ragazzo di fronte a lei.
-Affari miei.- ribatté secco. –Eri fuori con Smith?
-Affari miei.
Draco sollevò lo sguardo e la fissò come non aveva mai fatto prima. C’era un misto di preoccupazione e fastidio nei suoi occhi, ma la postura del suo corpo sembrava voler mostrare disinteresse. (T/n) non capiva: perché adesso gli fregava con chi usciva?
-Sai che non mi piace quel tipo.- disse Draco. Una parte di lei era soddisfatta di aver provocato una reazione, benché minima, l’altra era notevolmente infastidita.
-E quindi? Devo chiederti il permesso prima di uscire con chi mi va?- ribatté (T/n) scaldandosi.
-Forse dovresti- rispose tagliente lui. (T/n) rise amaro.
-Sai una cosa? Perché non la smetti di fare lo stronzo e mi dici cosa ti sta succedendo, invece di criticare la mia vita sentimentale? Perché sussulti ogni volta che ti tocco? Perché te ne stai a leggere sempre quel cazzo di libro invece di stare con i tuoi amici? Perché, Draco, eh?- disse (T/n) quasi gridando, con le lacrime agli occhi.
Draco contrasse la mascella.
-Non posso dirtelo.
(T/n) sbuffò. –Certo, come no.
Draco la guardò con il ghiaccio negli occhi e (T/n) fu per la prima volta spaventata del suo migliore amico, o, per lo meno, di quello che aveva creduto fosse il suo migliore amico.
-Ho bisogno di una pausa tra noi due. Non voglio più essere amico tuo per un po’. Devo fare e pensare a delle cose. Prendiamoci un po’ di tempo per noi stessi.- disse Draco senza abbassare gli occhi. (T/n) scosse la testa lentamente senza più nascondere il pianto amaro.
-Vaffanculo Draco.
Non avevano mai litigato così, pensò (T/n) mentre le lacrime le bagnavano dolcemente il viso, nemmeno quella volta prima di iniziare il primo anno. Forse un po’ di tempo distanti gli avrebbe fatto bene. Forse sarebbe riuscita a cancellarlo dalla propria mente una volta per tutte. Forse.
-Ti tocca fino in fondo al cuore,
è un sentimento indimenticabile,
quando lo provi ti senti strano,
ma è bellissimo anche per questo,
è sempre dolce, ma a volte fa male,
lui ti fa innamorare,
la soluzione ti ho dato con queste parole,
la risposta è?
(T/n) sorrise amaro all’indovinello di quella sera e fu esattamente in quel momento che sentì l’immensa corda che la legava a Draco tendersi fino a quasi far male. Poi, improvvisamente, con un colpo secco che per poco non le tolse il fiato, la corda si spezzò.
-L’amore.
Le settimane passavano con una lentezza insopportabile. Ogni minuto, ogni secondo sembrava lasciare un segno indelebile e doloroso sulla sua pelle. (T/n) non sopportava Draco per averla ridotta in tali condizioni. Perché se non fosse stato per l’attaccamento che provava per lui e per il ruolo fondamentale che aveva avuto nella sua vita, (T/n) avrebbe potuto avere una vita normale, tranquilla. Ma non avrebbe mai potuto saperlo.
Da quando aveva “rotto” con lei, Draco era introvabile: era raramente a lezione e nel tempo libero spariva nel nulla, senza dire niente a nessuno. Per i primi giorni (T/n) lo aveva cercato ovunque, per poi rinunciare. Aveva pensato a lui ininterrottamente da quella sera, chiedendosi che cosa stesse facendo e se anche lui sentiva la sua mancanza.
Poi, improvvisamente, smise del tutto. Non pensò più ai suoi occhi glaciali, né al suo viso d’angelo. Iniziò a pensare a se stessa, alla persona che era, a quella che era stata e a quella che un giorno sarebbe voluta essere. Scrisse una lettera alla sua famiglia in cui raccontava tutto ciò che era successo in quegli anni in cui loro non c’erano mai stati, in cui sfogava tutto il dolore che aveva provato per causa loro e, anche se non l’aveva mai inviata, si era sentita meglio, libera da un fardello che le tarpava le ali. Si era liberata di tutto ciò che la faceva stare male, si era concentrata su se stessa e per la prima volta in quasi diciassette anni di vita si era sentita finalmente viva. Non aveva più bisogno dei suoi genitori o di Draco, perché aveva se stessa, e quello le bastava. Eppure c’era un parte di lei, una piccolissima ed insignificante parte di lei che aveva cercato di nascondere, di chiudere a chiave in una scatola e di buttare nel Lago Nero, che era ancora legata al suo amico d’infanzia. Ma (T/n) era più forte.
Un giorno di Febbraio, quando la neve si stava lentamente sciogliendo e i primi fiori tentavano di sbocciare, (T/n) era particolarmente di ottimo umore: aveva preso una E nel compito di Trasfigurazione e a pranzo avevano servito il suo piatto preferito. Mentre apriva il suo libro di Pozioni per prendersi avanti con i compiti, un pezzo di pergamena scivolò a terra. (T/n) lo raccolse e lesse ciò che riportava scritto.
"Torre di Astronomia, dopo cena. Vieni da sola."
(T/n) non riconobbe la scrittura, sembrava quasi stregata per non far capire a chi appartenesse. Nonostante fosse alquanto sospettosa, decise di andare comunque, nel caso fosse qualcosa d’importante.
Dopo cena, quindi, si alzò di fretta e s’incamminò verso la Torre e quello che vide una volta giunta in cima le mozzò il fiato. Draco era lì, con il vento che gli scompigliava i capelli e una margherita in mano, e la guardava in silenzio. Il cuore le sprofondò in petto.
-Fai in fretta, non ci tengo a farmi trovare fuori dal dormitorio dopo il coprifuoco.- disse (T/n) con durezza, cercando di nascondere quanto fosse scossa nel vederlo.
Draco le porse la margherita e lei la prese di scatto, senza lasciare che la mano di lui la sfiorasse.
-Dobbiamo parlare.
-Non voglio parlare con te.
-Okay, allora ascoltami.- disse Draco quasi pregandola. (T/n) lo guardò negli occhi per qualche istante, incerta sul da farsi.
-D’accordo.
Il ragazzo inspirò a fondo e poi iniziò a raccontarle di tutto quello che era successo durante l’estate e fino a quel momento. Le parlò del Marchio Nero, della sua missione, di Piton, di quanto fosse spaventato e del perché non avesse voluto parlargliene, di come non voleva metterla in pericolo. (T/n) si accorse di star piangendo solo quando lui si sporse per asciugarle una lacrima.
-È per questo che sono stato così distante. Avevo paura di ferirti (T/n) e non potevo permettere che ti accadesse qualcosa.
(T/n) era senza parole. Aveva paura per lui e per il suo futuro, ma d’altra parte come avrebbe potuto evitare che gli fosse dato un incarico così difficile?
-Però in questo tempo senza di te ho capito una cosa- continuò Draco guardando verso l’orizzonte. –Ho realizzato di aver passato tutta la mia vita a sentire la tua mancanza, (T/n). Mi sei sempre mancata (T/n), anche quando eravamo insieme, ma non riuscivo a capire che cosa volesse dire, perché tu eri lì, accanto a me. E poi quando ti ho allontanata da me ho capito. Sono innamorato di te, (T/n), e lo sono sempre stato. E so che ti sto mettendo in pericolo parlandoti di tutto questo, ma non posso più sopportare di starti distante.
(T/n) non riusciva a muovere un muscolo. Draco era lì a dirle ciò che aveva sempre sognato che le dicesse, ma non riusciva a reagire.
-In queste settimane ho pensato molto- cominciò, incerta di dove sarebbe andata a finire con la frase. –Ho riguadagnato molta fiducia in me stessa. Sono tornata in armonia con il mondo. Sono stata bene senza di te.
Draco la guardò come se lo avesse appena schiaffeggiato, ma (T/n) non ci fece caso.
-Però con te sto meglio e non posso continuare a mentire a me stessa dicendomi che non ho bisogno di te. E anche se è pericoloso, anche se potrò farmi del male, io voglio stare con te, perché ti amo.
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Heyyyyy
Non sono morta (ancora). Non ho postato negli ultimi 6 mesi (?) perché avevo rotto il computer, perso password eccetera, ma adesso sono tornata, computer nuovo e tanta voglia di scrivere!
Quindi se avete richieste mandatele pure, intanto io in questi giorni sto scrivendo un immagina anche se non so quando riuscirò a postarlo perché sono in Francia in vacanza e il Wi-Fi fa un po' cagare, per cui ecco.
Inoltre siamo quasi arrivati a 100 followers e boh io sono stra felice, vi voglio un sacco di bene e niente, a prestoooo😘
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Lieto Fine (George Weasley x Lettore)
Avvertimenti: menzione di stupro (niente di descrittivo), alcol, è un po’ triste
Richiesta: lol no
Parole: 2238 (sorry è lunghissimo)
A/n: basata su una storia vera (non mia, ma di una persona che conosco e a cui voglio molto bene), leggermente ispirata da “Bad Reputation” di Shawn Mendes. Spero vi piaccia.
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Il Ballo del Ceppo era dietro l’angolo e, ovviamente, tutta la scuola era al settimo cielo. Ogni giorno almeno una ventina di ragazze ricevevano uno sdolcinato invito da parte di altrettanti ragazzi e (T/n) non ce la faceva più. Sì, per la prima settimana era stato tutto molto romantico: le coppiette che giravano per la scuola a braccetto e il penetrante odore di fiori le facevano venire il buon umore. Era sicura che prima o poi sarebbe arrivato anche il suo momento, che prima o poi George Weasley l’avrebbe fermata in un corridoio e l’avrebbe invitata al ballo. Quando lo vedeva in classe non poteva fare a meno di ripensare a loro due e a come la loro relazione si fosse interrotta bruscamente. Purtroppo l’amarezza non la fermava dal sognare il momento in cui l’avrebbe guardata con i suoi meravigliosi occhi scuri e le avrebbe chiesto di accompagnarlo al ballo. Ovviamente lei avrebbe risposto di sì, quasi con le lacrime agli occhi. Almeno una decina di ragazzi l’avevano invitata ad andare con loro, ma lei li aveva declinati tutti: ci sarebbe andata con George, e con George soltanto.
Non sapeva esattamente perché ne fosse così convinta, ma ogni giorno che passava la sua sicurezza si tramutava in speranza, e da speranza diventava muta rassegnazione. Era quella la cosa che la faceva soffrire di più: era così convinta che l’avrebbe invitata che le faceva male il cuore vedere quanto la festa si stesse avvicinando e come lei fosse rimasta ancora senza accompagnatore.
-Hey (T/n), tutto bene?- chiese Cho Chang, la sua migliore amica. (T/n) sospirò sconsolata. No, non andava tutto bene. Come poteva andare tutto bene quando la persona che le aveva spezzato il cuore, ma che ancora amava, non la salutava nemmeno per i corridoi? Come poteva andare tutto bene se sarebbe finita per andare al ballo da sola?
-Senti, posso dire a Cedric che ci vado con te, da amiche. Non è un problema-. La ragazza le strinse il braccio con dolcezza. (T/n) sbuffò.
-No, Cho, non voglio rendere infelice anche te. Ci vado da sola, non ti preoccupare.
-Almeno fai colazione-, Cho le versò un bicchiere di succo di pera. –Non devi morire di fame solo per un ballo, dai.
(T/n) sorseggiò il succo dando un’occhiata al tavolo di Grifondoro. Eccolo lì, vicino al suo famosissimo gemello. (T/n) osservò come la luce naturale del sole facesse brillare i suoi occhi e come i suoi denti bianchissimi scintillassero quando rideva.
Dio, era così perfetto! E lei era così stupida per aver pensato anche solo per un secondo che l’avrebbe invitata al ballo. Si disse che doveva aver letto troppe favole perché era certa che il lieto fine semplicemente non esistesse. Non poteva aspettarsi che il ragazzo con cui aveva condiviso così tanto, e per cui aveva versato così tante lacrime, all’improvviso si pentisse di aver rotto con lei e la invitasse al ballo in ginocchio. Si sentiva così stupida.
-Oh (T/n), è lui che ci perde, okay? Tu sei fantastica e se lui non lo ha capito… beh, è proprio uno scemo- la rassicurò Cho che, evidentemente, aveva seguito il suo sguardo e aveva capito che cosa la sua amica stesse pensando. (T/n) rise.
-Certo, come no. Le solite cose che si dicono ad un’amica con il cuore spezzato- rispose alzando gli occhi al cielo. Cho la guardò per qualche istante, incerta se sputare il rospo o no, poi le pizzicò il braccio.
-Ahia! E questo per cos’era?!- esclamò (T/n) seccata, ma venne immediatamente zittita dall’amica.
-Lo vedi quel ragazzo lì infondo? Al tavolo di Tassorosso?- bisbigliò indicando il tavolo di fronte a loro.
-Avrò bisogno che tu sia più precisa, ce ne sono a decine, sai com’è…- ribatté (T/n) sarcastica.
-Quello con i capelli castani che sta parlando con Ernie.
(T/n) annuì: erano stati compagni di banco a pozioni per tutto l’anno passato.
-Ho sentito che ti vuole invitare.
-Ha-ha, molto divertente, ora possiamo parlare di cose serie?-. Cho sospirò.
-Sono seria, okay? Me l’ha detto Marietta, è tipo un suo lontano cugino.
Il sorriso abbandonò il viso (T/n). Non le importava granché di andare con Steve Cooper, ma pensò che sarebbe stato meglio che non andarci affatto, per cui, quando il giorno dopo Steve si presentò davanti all’aula di Transfigurazione con una rosa in mano chiedendole di andare al ballo insieme, accettò.
Il giorno del Ballo del Ceppo arrivò in fretta. (T/n) aveva sentito che George aveva invitato Alicia Spinnet e la cosa l’aveva fatta stare tanto male che aveva quasi pensato di dare buca a Steve. Ma, dopotutto, perché negarsi una serata di svago? Certo, sarebbe stata dura, ma non avrebbe mollato.
-Non lo so Cho… secondo te come li faccio i capelli? Li raccolgo o li lascio giù?- chiese all’amica guardandosi allo specchio. Indossava un lungo abito rosa pallido con una cintura di brillanti e il busto ricamato, ai piedi portava dei sandali argentati con un po’ di tacco e alle orecchie aveva delle perle molto discrete, ma bellissime, che erano appartenute a sua nonna. I capelli le ricadevano in morbide onde sulle spalle.
-Wow (T/n), sei bellissima.- disse Cho uscendo dal bagno. (T/n) arrossì un po’.
-Decisamente giù i capelli comunque.- aggiunse avvicinandosi all’amica. (T/n) si girò e lasciò che Cho le mettesse un filo di rossetto.
-Pronta?
-Ponta.
Quando (T/n) e Cho uscirono dalla sala comune di Corvonero trovarono Cedric e Steve ad aspettarle con un bouquet di fiori a testa.
(T/n) accettò i fiori di Steve con un sorriso sommesso, ma quando si accorse che si trattava di camelie il cuore le saltò un battito: George gliele regalava in continuazione, erano le sue preferite. Steve le porse il braccio timidamente, strappandola dai suoi dolorosi ricordi, e (T/n) lo prese sospirando: sarebbe stata una lunga serata.
(T/n) e Steve ballarono a lungo. Lui era molto dolce e (T/n) si sentiva un mostro ad ingannarlo così. Non voleva creargli false speranze, ma avere qualcuno al proprio fianco che desiderava soltanto che lei stesse bene la distraeva dal cercare George con lo sguardo. Non che non lo avesse fatto, anzi, aveva lasciato che i suoi occhi osservassero attentamente la Sala Grande diverse volte. A giudicare dalla vicinanza dei loro corpi George e Alicia si stavano decisamente divertendo. (T/n) sentì qualcosa spezzarsi dentro di lei per l’ennesima volta.
-Tutto bene (T/n)?- la voce apprensiva di Steve la strappò ai suoi pensieri. (T/n) sorrise: quel ragazzo le scioglieva il cuore con la sua dolcezza, ma non era lui.
-Sì, tutto okay. Stavo solo… pensando.
Gli occhi scuri del ragazzo la scrutarono per qualche istante.
-Ti stai annoiando? Vuoi che ti vada a prendere qualcosa da bere?
(T/n) scosse la testa e si avvicinò di un passo a Steve. Sentiva le sue mani sui fianchi leggere come piume, ma non era lo stesso. Il tocco di George era una boccata d’aria fresca, un alito di vento che scompigliava i capelli, un brivido che saliva e scendeva per la schiena, era semplicemente diverso.
Steve doveva aver mal interpretato il suo gesto, perché inclinò la testa e si sporse per baciarla. Nel panico più totale (T/n) voltò il viso e le labbra di Steve finirono per sfiorarle la guancia.
-Scusa Steve, sul serio…- cominciò con voce tremante allontanando il viso dal suo.
-Solo che io non provo lo stesso per te.
Il ragazzo sembrò cascare dalle nuvole e un intenso rossore gli tinse le guance.
-Io… non volevo, m-mi spiace- tentò di scusarsi grattandosi la testa imbarazzato. (T/n) scosse la testa.
-No, dispiace a me di averti illuso. Mi dispiace sul serio.- disse baciandolo velocemente sulla guancia e correndo fuori dalla Sala Grande mentre un conato di vomito la bruciava la gola.
La Luna dista dalla Terra 384.400 km, ha un raggio di 1737 km e il suo periodo di rivoluzione dura ventisette giorni; la Bastiglia è stata presa nel 1789; un piede corrisponde esattamente a 30,48 cm; l’impero romano d’occidente è caduto nel 476; Grindelwald è stato sconfitto da Silente nel 1945.
I numeri calmavano (T/n). In momenti del genere, quando le emozioni diventavano troppe e si ammassavano nella sua testa tutte assieme, (T/n) si ripeteva tutte le date, distanze, lunghezze che riuscisse a ricordare. E ce n’erano tante.
Era seduta in riva al Lago Nero, i sandali slacciati buttati poco lontano e il viso solcato dalle lacrime. Come aveva potuto essere così ridicola? Così ingenua? Era ovvio che George non avrebbe fatto alcuna fatica a trovare un’altra, mentre lei… Lei non ce la poteva fare. Dopo la loro rottura (T/n) non era nemmeno stata in grado di aprire la bocca per diverse settimane.
-Non respiro! Non riesco a… a respirare, George! Mi sento soffocare, non ce la faccio più!
Il mascara di (T/n) si era sciolto a causa delle sue lacrime, le stesse lacrime che stavano bagnando il maglione di George.
-Ti prego, dimmi che cosa posso fare per aiutarti- mormorò lui carezzandole i capelli. Sentiva il cuore di (T/n) battere all’impazzata contro il suo petto e il suo respiro affannoso nell’orecchio.
(T/n) non sapeva come dirglielo, non sapeva come dirgli che aveva bevuto troppo ad una festa di Serpeverde e che pensava di essere stata stuprata da un ragazzo che non conosceva. Non lo sapeva, non riusciva a ricordare, e il cuore le si stava lentamente lacerando. Era così terrorizzata di aver perso la verginità con uno sconosciuto e per di più contro la sua volontà, che le sembrava impossibile respirare. Come poteva ammettere di aver tradito la fiducia della persona che amava? Come poteva ancora guardarlo negli occhi dopo quello che aveva fatto?
-(T/n), amore, ti prego, parlami.
-Voglio una pausa, George- riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro. (T/n) sentì il corpo del ragazzo irrigidirsi contro il suo.
-Cosa?
-Mi hai sentito. Ti prego, ti prego vattene.
(T/n) sentì la porta sbattere e il suo cuore spezzarsi nello stesso istante.
Il sapore amaro che le invadeva la bocca non era una novità: ogni volta che ripensava a quei terribili momenti la bile le ribolliva nello stomaco. Tempo dopo aveva scoperto che alla festa non era successo nulla e che tutti le avevano fatto credere di aver fatto qualcosa, quando invece non era vero.
Certo, aveva voluto dirlo a George, spiegargli perché aveva rotto con lui, raccontargli la verità una volta per tutte, ma lui sembrava non volerne sapere e (T/n) non poteva biasimarlo. Sicuramente qualcuno aveva fatto girare la voce e l’intera scuola era venuta a sapere quello che era accaduto.
(T/n) sentì dei passi avvicinarsi e vide una sagoma scura sedersi accanto a lei.
-Steve, senti, io…- cominciò girandosi verso la persona al suo fianco, ma, quando vide di chi si trattava, la frase le morì in bocca.
-Chi è Steve?- chiese George confuso.
-N-nessuno.- rispose (T/n) con la gola secca e lo stomaco stretto in una morsa di ghiaccio. George le sorrise mesto.
-Ti ho vista correre via, stai bene?
(T/n) rise tra sé e sé. No, non stava bene.
-Adesso t’importa?- ribatté guardandolo negli occhi. Solo in quel momento capì quanto le era mancato poterlo divorare con lo sguardo, senza doversi nascondere.
George cambiò espressione in un millisecondo.
-Mi è sempre importato, (T/n).
(T/n) sentì le lacrime bruciarle la gola, ma fece il possibile per trattenerle. Gli doveva una spiegazione.
-So che ci sono state delle orrende voci su di me in giro, ma voglio che tu sappia che non sono vere. Io non sono… andata a letto con nessuno quella sera.
George prese le gelide mani di (T/n) tra le sue, bollenti in confronto. –Lo so, io…
-Fammi finire.- lo interruppe (T/n) senza più preoccuparsi della propria voce rotta dal pianto. –Io avevo bevuto troppo, è vero. Ma quando avevano cominciato a dire che ero stata con Zachary Quebert, una ragazza è venuta da me e mi ha detto che era stata vicino a me tutta la serata e si ricordava perfettamente che non avevo nemmeno sfiorato quel tipo. Ma io ho avuto paura lo stesso. Non sapevo come dirtelo e ormai avevamo chiuso e… mi dispiace, George.
Lui la guardò negli occhi per la prima volta da quando aveva iniziato a raccontare e (T/n) poté vedere come anche lui stesse piangendo. George l’abbracciò forte, lasciando che le sue lacrime gli bagnassero la camicia. Passò una mano tra quei capelli così familiari e le baciò la fronte.
-Non pensare nemmeno per un attimo che sia colpa tua, perché non lo è.- le mormorò all’orecchio piangendo con lei.
-Non ho mai smesso di amarti, per quello che conta. Ci ho provato sul serio, ho provato con tutto me stesso a lasciarti andare, ma non ce l’ho mai fatta. Ti amo (T/n), ti amo da morire.
(T/n) si allontanò giusto per poterlo guardare negli occhi e immaginò che cosa avrebbe visto qualcuno che si fosse avvicinato a loro in quello momento: due ragazzi che piangevano stretti l’uno all’altra, seduti sulla ghiacciata riva di un lago. Se non fosse stato così straziante, sarebbe potuto sembrare quasi romantico.
-Anche io ti amo, George.
E così, nell’aria gelida di dicembre, dopo mesi interminabili e strazianti, le loro labbra s’incontrarono di nuovo. Fu un bacio disperato, un bacio che sapeva di malinconia, di lacrime, di paura. Quelli che seguirono, invece, sapevano di nuovi inizi, di speranze, di un passato condiviso.
Sì, il lieto fine non esisteva, (T/n) ne era certa, ma ciò non voleva dire che alcune storie non potessero avere un meraviglioso inizio.
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heyyy! Non sono morta, giuro! Sto lavorando in queste ore a un George x lettore che mi sta piacendo un casino (spero piacerà anche voi) e penso che lo posterò domani o dopodomani e una volta finito mi metto a lavorare sulla richiesta Draco x lettore.
non vi ho abbandonati, credetemi! un bacio :)
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Ti confesserò di essere rimasta scioccata a trovare la tua pagina. Solitamente le ff e 'immagina' sono tutte in inglese, quindi è davvero stupendo (ed è un miracolo) che tu abbia creato questa pagina. Visto che ci siamo, scriveresti un'immagina su Draco (amo quel ragazzo) e su una ragazza serpeverde? Magari che sono sempre a battibeccare ma alla fine finiscono insieme? Grazie in anticipoo!
Heyyy! Credimi, ti capisco perfettamente: trovare storie in italiano è impossibile! Infatti questo è esattamente il motivo per cui ho deciso di aprire questo blog lolComunque grazie per la richiesta, mi metterò a scrivere questa settimana💝
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Rosso Fuoco (Young!Remus Lupin x Lettore)
Avvertimenti: c’è una parolaccia (forse di più, non ho controllato bene) e c’è una menzione di odio contro se stessi
Richiesta: no, solo qualcosa a cui ho pensato un po’ di tempo fa
Parole: 1626
A/n: spero vi piaccia perché l’ho riscritto tipo un milione di volte lol. ah e poi io immagino Andrew Garfield come il perfetto Remus da giovane, ma voi immaginate chi vi pare obv :)
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Il suo rossetto rosso fuoco, non di certo uno dei più economici, era ben conosciuto ad Hogwarts: ognuno dei ragazzi con cui (T/n) fosse mai stata erano andati in giro per la scuola con le labbra macchiate di rosso.
Forse era il contrasto con il nero dell’uniforme, forse la Grifondoro che era in (T/n) che bramava essere diversa da tutti gli altri, ma quando lo indossava si sentiva coraggiosa, imbattibile, inafferrabile come il vento e semplicemente non poteva immaginare di vivere senza.
La sua relazione con Remus era diventata di pubblico dominio quando, un pomeriggio ventoso di novembre, lei era rientrata nella Sala Comune e poi era entrato anche lui, ovviamente dopo cinque minuti, con del rossetto di un rosso vibrante sulle labbra e sul collo. La Sala Comune si era riempita di fischi e di applausi. Lei si era messa a ridere: adorava essere al centro dell’attenzione, ma non si poteva certo dire lo stesso di Remus. Sì, era tra i ragazzi più popolari di tutta la scuola, ma preferiva starsene sulle sue. Inutile dire che nel giro di due ore tutta la scuola era venuta a sapere della scottante rivelazione: (T/n) (T/c) e Remus Lupin,- sì, quel Remus Lupin, stavano insieme.
Per i primi mesi si poteva sentire l’allegra fibrillazione nell’aria: per Hogwarts era tutto ancora molto nuovo e (T/n) non poteva evitare di sentirsi un po’ importante quando percepiva gli sguardi della gente sulle loro mani allacciate o sul colletto macchiato di rosso della camicia di Remus. Era una battuta ricorrente nel suo gruppo di amici: dopo ogni volta che stava con lui le sue labbra diventavano sempre più scure di qualche sfumatura e quelle di lei più chiare, come per magia.
Era solo che le labbra di Remus erano sempre così dannatamente attraenti che non lanciargli le braccia al collo, stringerlo a sé e baciarlo fino a ritrovarsi senza fiato era una battaglia persa in partenza.
Era felice, era dannatamente euforica: lo amava da impazzire. Non riusciva nemmeno a rendersi conto che stavano davvero insieme. A volte, soprattutto durante le lezioni, si ritrovava a combattere silenziosamente con se stessa: un po’ di autocontrollo (T/n), si ripeteva continuamente, come un mantra, quando faceva fatica a tenere le mani in tasca.
(T/n) aveva iniziato ad accorgersi che qualcosa non andava un sabato particolarmente soleggiato di aprile. Era seduta in riva al Lago Nero alla ricerca disperata di un angolo d’ombra: non sopportava stare troppo a lungo sotto la luce diretta del sole. Mentre frugava nella borsa per trovare la crema solare da spalmarsi sul viso che scottava di già, sentì delle ragazze parlare a voce altissima, senza nemmeno curarsi di abbassare il tono.
-È davvero una cosa disgustosa!
-Davvero, non so con che coraggio vada in giro per la scuola con quella puttana.
-Sempre con quel rossetto rosso, ma chi si crede di essere? La regina del mondo?
-Quel Lupin meriterebbe proprio di meglio!
-Ma non si rende conto di metterlo in imbarazzo facendolo girare per la scuola con il suo marchio sul collo, come se fosse una vacca da pascolo?
Il tubetto di crema le cadde dalle mani. Stavano parlando di lei e Remus. Sentì il volto bruciare, e non per la scottatura. Non le era mai nemmeno passato per la testa che a Remus potesse dare fastidio il suo rossetto, o che potesse vergognarsi di farsi vedere marcato di rosso su tutto il viso. Credeva gli piacesse, che facesse parte di quella complicità che si era creata sin da subito tra di loro.
Quel rossetto era una parte di lei, era davvero difficile separarsi da quel piccolo tubetto dorato. La faceva viaggiare fino in Olanda, il paese natale di sua madre che aveva visitato così tante volte, le faceva rivedere il rosso sgargiante dei bellissimi tulipani che costellavano la campagna vicino la casa dei suoi nonni. La stessa, identica, precisa sfumatura del suo rossetto. Ecco perché non se ne separava mai. Non era il coraggio che le infondeva, non era lo spirito ribelle di Grifondoro: era l’unico legame con sua madre, ormai defunta da molti anni, con il paese dov’era nata, con una parte della sua famiglia che era stata spazzata via improvvisamente dalla sua vita. Quel rosso era ricordi, era dolore, era la forza di rinascere dalle ceneri. Quel rosso era lei, e soltanto lei. Non poteva immaginare che non piacesse a Remus, tantomeno che lo potesse mettere a disagio.
Con il viso scarlatto per l’imbarazzo, (T/n) recuperò tutte le sue cose e, trattenendo a stento le lacrime, corse nel suo dormitorio.
Da quel giorno le cose avevano cominciato a precipitare: sentiva gli sguardi bruciarle la nuca, sentiva i commenti cattivi sussurrati nemmeno così a bassa voce. Era terribile.
Un mattino (T/n) si svegliò di umore particolarmente pessimo: si sentiva svuotata da qualsiasi emozione dopo aver passato tutta la notte a piangere silenziosamente contro il cuscino, pensando a sua madre e a quanto le mancasse e a Remus. Il suo Remus. Come aveva potuto non notare che forse sbandierare il fatto che fosse suo in giro per la scuola poteva effettivamente dargli fastidio? A lui poi, così sempre sulle sue, sempre in disparte, sempre in un angolo. Si sentiva una vera e propria deficiente.
Scendendo le scale fino alla Sala Grande si accorse di come tutti i colori fossero sbiaditi in fretta: i blu sembravano grigi, i gialli apparivano spenti, i verdi non infondevano più la speranza di prima. Per non parlare dei rossi, privati totalmente della loro grinta, della loro forza, ridotti quasi a dei pallidi rosa. Per (T/n) era una vera e propria tortura.
-Ehi (T/n)! Dov’è il tuo rosso?- esclamò James dall’altra parte del tavolo. (T/n) lo fulminò con lo sguardo.
-Stai zitto Potter.-, lui la guardò offeso.
-Cos’è? Siamo regrediti ai cognomi? Andiamo (T/n)...
-Non. Oggi. James!- sibilò sedendosi accanto al suo ragazzo.
-C’è qualcosa che non va?- chiese premuroso Remus, posandole una mano sulla schiena con uno sguardo apprensivo. Lei scrollò le spalle cercando il più possibile di non incrociare gli occhi del ragazzo.
Per tutta la giornata (T/n) fece del suo meglio per evitare i suoi amici e Remus: non era proprio in vena di altri commenti sarcastici sul fatto che quella mattina aveva deciso di non mettersi il rossetto. Il tubetto dorato l’aveva fissata dal suo comodino pregandola di essere indossato, ma lei lo aveva scagliato a terra, rompendolo in centinaia di frammenti e poi, con l’amaro in bocca, lo aveva buttato nel cestino. Non ce la faceva più a sentire i commenti della gente. Non ce la faceva più a stare al centro dell’attenzione. Voleva solo che quella giornata passasse in fretta. (T/n) ripensò a quando percepire gli occhi delle persone addosso la faceva stare bene, la faceva sentire sul limite di un burrone, al sicuro, mentre sorrideva con sicurezza all’oscurità infinita sottostante. Ora voleva solo sentire le braccia del vuoto stringerla forte mentre precipitava.
Stava camminando davanti ad un magazzino delle scope, quando un braccio la afferrò e la trascinò nell’angusto spazio. Si ritrovò con le spalle al muro e il peso di un corpo contro il suo. Due labbra, morbide, familiari, le sfiorarono il collo facendola rabbrividire. Poi, le baciarono il lobo sinistro, poi la mascella e infine la bocca. (T/n) si abbandonò al bacio e sentì piano piano i nervi sciogliersi e la tensione accumulata in quei giorni, in quei terribili, interminabili giorni, allentarsi lentamente.
Dopo diversi minuti, o forse diverse ore, Remus ruppe il bacio.
-Meglio?- chiese spostandole una ciocca sfuggita dalla coda dietro l’orecchio. (T/n) annuì dopo qualche istante.
-Allora mi dici cosa non va? Perché non hai messo il tuo rossetto?
(T/n) sorrise davanti alla sua premura, ma sentì il cuore bruciare.
-Non ti imbarazza farti vedere con il mio rossetto su tutta la faccia?-. Remus sgranò gli occhi, incredulo.
-Imbarazzarmi? No, io impazzisco quando lo metti. Vado fuori di testa, (T/n). Mi piace da morire, pensavo lo sapessi- mormorò prendendole il viso tra le mani.
(T/n) abbassò lo sguardo.
-Tutti a scuola parlano di quanto sia inappropriato e disgustoso… pensavo che tu potessi essere d’accordo.- ammise la ragazza, sentendo la voce spezzarsi.
-Senti, non ti deve importare quello che pensa la gente. Forse non sono la persona adatta per questo tipo di discorso, ma tu sei tu, e io ti amo da impazzire. Non devi cambiare quello che sei. Non sei perfetta, nessuno lo è. E te lo dico io che sono forse l’essere umano meno perfetto al mondo-.
-Non dire così, Rem. È solo che… non so…
Una lacrima solcò la guancia di (T/n) e Remus la baciò.
-Volevo dartelo al tuo compleanno, ma...- tirò fuori dalla tasca un pacchetto. (T/n) lo guardò con la fronte aggrottata.
-Aprilo.
(T/n) fece come le era stato detto. Quando tolse il coperchio alla scatola rimase col fiato mozzato. Un tubetto di rossetto nuovo di zecca. Un’altra lacrima le bagnò il viso.
-Rem...- riuscì a dire. Non aveva idea di come spiegare cosa quel gesto significasse per lei. Remus riusciva a capirla così bene, senza che lei dovesse dire nulla, e lei gliene era infinitamente grata.
Lui scrollò le spalle:-Mettilo, dai.
(T/n) aprì il tubetto e poi, con grande calma, si passò il rossetto sulle labbra un paio di volte. Si sentiva rinata, un’altra persona. Il viso di Remus s’illuminò nel vederla così. (T/n) non riuscì a tenere le mani al loro posto: il sorrisetto compiaciuto che increspava le labbra del ragazzo davanti a sé era irresistibile. Gli lanciò le braccia al collo e lo attirò verso le sue labbra.
Qualche interminabile ora dopo, (T/n) e Remus fecero i loro ingresso nella sala comune, con le mani allacciate. (T/n) con le labbra di un pallido rosa, Remus macchiato di un acceso rosso pompeiano dal viso al colletto della camicia.
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Davvero,scrivi dei bellissimi immagina,molto dettagliati e realistici E una volta letto uno non ne poi più fare a meno😍
Mi sciolgooooooo😍 grazieeeeee 😘(A breve arriva un immagina nuovo di zecca, lo sto rileggendo e facendo le ultime correzioni😉)
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sono strabelli i tuoi immagina, vorrei leggerne su Draco all’infinito
Grazie mille tesoro, lo apprezzo tantissimo!😘 (Anche perché Draco non è un personaggio facile) Adesso ho un paio immagina già pronti, però su altri personaggi (li posterò in questi giorni), ma richiedimi tutto quello che vuoi e io sarò più che felice di scriverlo❤ Tra l'altro: richiedete anche dei blurbs! (non ho idea di come tradurlo in italiano ma vabbè) Ci sono delle frasi tra cui potete scegliere e potete richiedere un breve immagina con quelle che preferite (da una a tre di solito) e un personaggio a vostra scelta!
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fai un immagina su Draco?
appena postato love! fammi sapere se ti piace ;)
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Buon Natale (Draco Malfoy x Lettore)
Avvertimenti: nessuno
Richiesta: sì, “fai un immagina su Draco?”
Parole: 357
A/n: scusate se è passato così tanto dal mio ultimo upload, ma la scuola mi ha portato via un sacco di tempo. Durante le vacanze mi metto a lavorare però, giuro! Comunque ho scritto questo breve drabble per natale e per la richiesta ricevuta, ho preso due piccioni con una fava ;)
Era ovvio che, tra tutti i giorni dell’anno, (T/n) si dovesse ammalare proprio la vigilia di Natale. Frustrata e dolorante, (T/n) allungò il braccio per recuperare il pacchetto di fazzoletti infondo al divano della Sala Comune di Serpeverde. Poi, dopo essersi soffiata il naso con una smorfia di dolore (le bruciava da morire) riprese la sofferta lettura di “Orgoglio e Pregiudizio”, un libro mondano che le aveva consigliato la sua migliore amica. Bello, per carità, ma la testa le girava in un modo...
La porta della Sala Comune si aprì lasciando entrare Draco Malfoy, il suo fidanzato.
-Ecco piccola, ti ho portato una camomilla.- le disse porgendole una tazza fumante. Lei la bevve tutta in un sorso, sperando che almeno quella l’avrebbe scaldata un po’. Un piacevole tepore le invase il petto: ora sì che andava meglio.
-Grazie amore- disse ridandogli la tazza vuota. Lui l’appoggiò sul tavolino lì affianco e poi si sedette sul divano, lasciando che (T/n) gli appoggiasse la testa sulle ginocchia. Di nuovo, (T/n) sentì il bisogno di soffiarsi il naso e, brontolando tra sé e sé, cercò il pacchetto di fazzoletti.
-Ma dimmi tu se devo prendere l’influenza la vigilia di Natale!- si lamentò. -Detesto ammalarmi.
Draco rise.
-Allora forse non avresti dovuto giocare a palle di neve nel cortile l’altro giorno.- fece sorridendo sotto i baffi. (T/n) alzò gli occhi al cielo. Draco abbassò la testa verso quella di (T/n), sporgendosi per baciarla, ma lei lo spinse via.
-Sei matto? Ti ammalerai anche tu!- esclamò girandosi dall’altra parte.
Lui scosse la testa. -Non mi interessa.- sussurrò prendendole il viso e voltandolo verso di lui. Gli occhi color ghiaccio di Draco la stavano guardando con desiderio. Le loro labbra si incontrarono in un bacio dolcissimo.
-Ti amo piccola mia- disse Draco passandole una mano tra i capelli.
-Ti amo anch’io Draco- rispose (T/n) assonnata.
Poco prima di addormentarsi, proprio quando il tepore del sonno stava iniziando a diffondersi in lei, Draco starnutì.
-Cosa ti avevo detto?!- esclamò (T/n), ormai sveglissima, guardandolo in cagnesco.
-Buon Natale anche a te- rispose Draco guardando l’orologio con un sorriso. Era appena scoccata la mezzanotte.
(GIF NOT MINE)
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