#zitti tutti
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Se avessero dimezzato gli stipendi, la gente si sarebbe incaxxxta di brutto. Invece, raddoppiando i prezzi delle cose e dei servizi, tutti stanno zitti. 👍
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Allora raga in pratica mia sorella a natale è via e io da ora al 27 sarei dovuta stare nel chill con la sua gattina bellissima la sua vasca e la sua tv con tutti gli abbonamenti del mondo e il suo divano ad angolo la sua vista sulle montagne il paesino dove non conosco nessuno e posso fare la main character che legge in spiaggia sul lago va be'
Mio padre invece si è presentato per "farmi compagnia". In realtà sono obbligata a cucinargli pranzo e cena e pulire e servirlo e riverirlo e sentirlo parlare male della mia povera madre (donna che ha picchiato e abbandonato)
E io non sono la cazzo di sguattera di nessuno porca miseria piuttosto che essere donna di casa mi apro il petto mani nude e mi mangio il mio stesso cuore a morsi
Ma lui cazzo mi paga l'affitto
Ragione bonus per cui sono arrabbiata: "finalmente" ti sei laureata auguri
Ma mocc a chi ti è vivo, finalmente lo dirai a qualcun altro!! quand'è che finalmente vi state zitti
Scusate momento rage
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Vi ricordate quel periodo in cui tutti ridevano di presunte parentele boldriniane installate in posti improbabili? Amilcare Boldrini che prendeva 7000 euro al mese, Luciana Boldrini che beneficiava di pensioni milionarie, Samuele Boldrini che guidava aziende pubbliche con benefit da megamanager? Tutto inventato di sana pianta. E giù a ridere.
Adesso che invece il governo di borgata ha piazzato veramente cognati, amanti di cognati, sorelle, amanti di sorelle, amanti di ministri, tutti zitti? Muti? Non si ride più?
Non a caso si chiamano Fratelli d’Italia: tirano dentro fratelli, sorelle, cognati, figli, nipoti, cugini. Tutti piazzati. Tutti ben stipendiati. Tutti sprocedati.
Persino gli ex filarini delle superiori di Meloni dobbiamo foraggiare.
Però gridano all’amichettismo, sti zozzoni.
Silvia Ballestra
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ad essere dolci e carini sono capaci tutti, ma quando bisogna dire qualcosa che non va se ne stanno zitti
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Vi ricordate quel periodo in cui tutti ridevano di presunte parentele boldriniane installate in posti improbabili? Amilcare Boldrini che prendeva 7000 euro al mese, Luciana Boldrini che beneficiava di pensioni milionarie, Samuele Boldrini che guidava aziende pubbliche con benefit da megamanager? Tutto inventato di sana pianta. E giù a ridere. Adesso che invece il governo di borgata ha piazzato veramente cognati, amanti di cognati, sorelle, amanti di sorelle, amanti di ministri, tutti zitti? Muti? Non si ride più? Non a caso si chiamano Fratelli d’Italia: tirano dentro fratelli, sorelle, cognati, figli, nipoti, cugini. Tutti piazzati. Tutti ben stipendiati. Tutti sprocedati. Persino gli ex filarini delle superiori di Meloni dobbiamo foraggiare. Però gridano all’amichettismo, 'sti zozzoni. Silvia Ballestra, Facebook
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ho capito che io non vado d'accordo con la gente che non parla, con quella che non si incazza, quella che sta sempre zitta col capo chino e annuisce. Io non ce la faccio, ogni qualvolta qualcosa non mi andasse bene avevo il fuoco dell'inferno nel petto, stare zitta non è mai mai stato nel mio carattere, mai. E si va bene esistono caratteri e caratteri, non siamo tutti uguali blablabla però cazzo, cazzo ma alzatele quelle teste, ribellatevi, cazzo, ma a che vi serve subire tutto senza dire una parola? Le cose andranno di merda ugualmente e vaffanculo, ma almeno avete provato, almeno non siete stati zitti. Ribellatevi, smettetela di essere dei sacchi di patate ammuffite.
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Non contraddire mai, taci. Se non approvi ciò che dice l'altro non sollevare polemiche o voler a tutti i costi avere ragione, rimani nel silenzio. Questo del silenzio non è un atto di sottomissione come la mente ti porta a credere, bensì un atto di regalità. Perché vuoi costringere l'altro a pensarla come te? Forse perché tu stesso non credi davvero a ciò che dici e vuoi conferme "dall'esterno?" o forse perché non tolleri di essere contraddetto? Vedi, si ignorano sempre alcune cose importanti quando non si è d'accordo con ciò che un altro dice, la prima è il fatto che non sappiamo come l'altro "veda" la realtà e ancor meno sappiamo a che livello evolutivo egli si trova; la seconda è che ignoriamo spesso che ciò per cui oggi ci battiamo domani sarà mutato e la nostra opinione con lui. Ognuno vede la propria realtà ed essa è per lui "reale" come la nostra lo è per noi, ecco il perché del silenzio, non tanto perché se stiamo zitti ammettiamo di avere torto ma perché è sciocco voler che gli altri ci diano "ragione",l'autentico sapere proviene dal cuore e il cuore non ha bisogno dell'approvazione altrui.
Georges Ivanovič Gurdijeff
lettera a sua figlia
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dovremmo avere una giornata nazionale del silenzio o della tranquillità in cui tutti stiano zitti per 24 ore
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Abbiamo cominciato a tacere da ragazzi, a tavola, di fronte ai nostri genitori che ci parlavano ancora con quelle vecchie parole sanguinose e pesanti. Noi stavamo zitti. Stavamo zitti per protesta e per sdegno. Stavamo zitti per far capire ai nostri genitori che quelle loro grosse parole non ci servivano piú. Noi ne avevamo in serbo delle altre. Stavamo zitti, pieni di fiducia nelle nostre nuove parole. Avremmo speso quelle nostre nuove parole piú tardi, con gente che le avrebbe capite. Eravamo ricchi del nostro silenzio. Adesso ne siamo vergognosi e disperati, e ne sappiamo tutta la miseria. Non ce ne siamo liberati mai piú. Quelle grosse parole vecchie, che servivano ai nostri genitori, sono moneta fuori corso e non l'accetta nessuno. E le nuove parole, ci siamo accorti che non hanno valore, non ci si compra nulla. Non servono a stabilire rapporti, sono acquatiche, fredde, infeconde. Non ci servono a scrivere dei libri, non a tener legata a noi una persona cara, non a salvare un amico. Fra i vizi della nostra epoca, è noto che c'è il senso della colpa: se ne parla e se ne scrive molto. Tutti ne soffriamo. Ci sentiamo coinvolti in una faccenda di giorno in giorno piú sudicia. Si è detto anche del senso di panico: anche di questo, tutti ne soffriamo. Il senso di panico nasce dal senso di colpa. E chi si sente spaventato e colpevole, tace. Del senso di colpa, del senso di panico, del silenzio, ciascuno cerca a modo suo di guarire. Alcuni vanno a fare dei viaggi. Nell'ansia di veder paesi nuovi, gente diversa, c’è la speranza di lasciare dietro a sé i propri torbidi fantasmi, c’è la segreta speranza di scoprire in qualche punto della Terra la persona che potrà parlare con noi. Alcuni s’ubriacano, per dimenticare i propri torbidi fantasmi e per parlare. E ci sono poi tutte le cose che si fanno per non dover parlare: alcuni passano le serate addormentari in una sala di proiezioni, al fianco la donna alla quale, cosí, non sono tenuti a dover parlare; alcuni imparano a giocare a bridge; alcuni fanno l'amore, che si può fare anche senza parole. Di solito si dice che queste cose si fanno per ingannare il tempo: in verità si fanno per ingannare il silenzio. Esistono due specie di silenzio: il silenzio con se stessi e il silenzio con gli altri. L'una e l'altra forma ci fanno egualmente soffrire. Il silenzio con noi stessi è dominato da una violenta antipatia che ci è presa per il nostro stesso essere, dal disprezzo per la nostra stessa anima, cosí vile da non meritare le sia detto nulla. È chiaro che bisogna rompere il silenzio con noi stessi se vogliamo provarci a rompere il silenzio con gli altri. È chiaro che non abbiamo nessun diritto di odiare la nostra stessa persona, nessun diritto di tacere i nostri pensieri alla nostra anima.
Natalia Ginzburg, Silenzio (da “Le piccole virtù”)
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Chissà se tutti quelli che pensano di esser furbi, s'accorgeranno un giorno, che siamo stati sempre zitti soltanto per educazione
Col tempo tutto arriverà, nel momento giusto....tempo al tempo 🖤
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BILLIE HOLIDAY: LA REGINA DI UN REAME DI STRACCI
Ne**a? Non si vede?
Cantante? Ascoltami e vedrai
Puttana? Sì, ho fatto anche quello
E bevo anche come quattro uomini
Non mi fai paura, ho suonato in posti peggiori di questo
In bar di cow boys nel sud dove mi sputavano addosso
In una città dove il giorno stesso avevano linciato un nero
A New Orleans dove un diavolo alla moda
Ogni sera mi regalava fiori di droga
E a Chicago mi innamorai di un trombettista sifilitico
E all’uscita del night mi hanno spaccato la bocca
Sotto la pioggia da una stazione all’altra
Lady sings the blues
Ne**a? Sì, ma ci sono abituata
Cantante? Canto come una gabbia di uccelli
Note gravi e alte, e tutto il repertorio
Posso svolazzare come quelle belle cantanti dei film
E poi posso piantarti una ballata nel cuore
Vuoi strange fruit? Vuoi midnight train?
Posso cantartela anche da ubriaca
O con un coltello nella schiena
O piena di whisky e altro, perché sono una santa
E il mio altare è nel fumo di questo palco
Dove Lady sings the blues
Ne**a? Ne**a e bellissima, amico
Cantante? Non so fare altro
Puttana? Beh sì ho fatto anche quello
E bevo come quattro uomini
Non toccarmi o ti graffio quella bella bianca faccia
Posate il bicchiere, aprite quel poco che avete di cuore
State zitti e ascoltate io canto
Come se fosse l’ultima volta
Fate silenzio, bastardi e inchinatevi
Lady sings the blues
E quando tornerete a casa dite
Ho sentito cantare un angelo
Con le ali di marmo e raso
Puzzava di whisky era ne**a puttana e malata
Dite il mio nome a tutti, non mi dimenticate
Sono la regina di un reame di stracci
Sono la voce del sole sui campi di cotone
Sono la voce nera piena di luce
Sono la lady che canta il blues
Ah, dimenticavo... e mi chiamo Billie
Billie Holiday
[Stefano Benni]
Atlantide
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Tengono famigghia a carico.
E poi, vuoi mettere per questi nerd autistici grufolosi SENTIRSI PRETI DAL PULPITO e tutti zitti e mosca a pendere dalle loro labbra?
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io e babbo portiamo i fiori al cimitero, prima che la notte scenda
nonno e nonna assistono al cambio di fiori di stoffa, sì di stoffa e pure di fiori veri. un compaesano in giro di cimitero, che non conosco e chiameremo signor mattone, perché ha un cardigan color mattone, si avvicina e attacca bottone, con mio padre, risaputo cordiale parlatore, ma sai, dico ma non lo dico, anche babbo desidera i silenzi di fronte ai suoi morti, sbuffo dentro, e per tutto il cambio vasi cambio fiori, colpetti di tosse, il signor mattone parla parla parla, dei tempi andati dei parenti suoi che non stanno lì, del chicchessiaqualunquecosa. Nonno Attilio sbuffa, giovane ragazzo quando mio padre aveva un mese soltanto, o non so cosa pensa. Ci guarda col volto basso, un po’ interdetto un po’ faccia di bronzo, capello impomatato sigaretta sospesa sulle labbra, pinces sui pantaloni, james dean prima di james dean, maledetta la vespa, maledetta la strada dell’incrocio dei paesi. Gina, dall’alto del suo gran petto che riempie l'ovale della foto e dal basso della sua minutezza, paziente, paziente per forza per amore, aspetta, che il signor mattone ci lasci soli, con la nipote mai conosciuta e il figlio adorato dagli occhi cerulei come i suoi, in bianco e nero. Sospira, la sento che sospira. Io faccio le faccende dei fiori, magari il signor mattone s’accorge e va via, però non so se ho scelto i fiori giusti per lei, se amava questi o preferiva i cristantemi, ma a me non piacciono tanto nonna, e poi non riesco a concentrarmi sull’ikebana, se non posso stare da sola qui con mio padre e con voi, questo signore marroncino continua a parlare della giunta comunale e di chi ruba i fiori alle tombe.
Mattone poi se ne va e io chiedo a babbo un ricordo di tutti e due, anche inventato, è la nostra preghiera. Poi ci prendiamo sottobraccio e andiamo verso la tomba di Grazia, saliamo le scale, c’è un tragitto da fare per raggiungerla, anche se casualmente, è stato un caso, ma nulla è per caso, nel cimitero la tomba di mamma e quella dei nonni si guardano, mamma dal balcone, loro da basso, attorno all’aiuola verde. Una prende l’alba, loro il tramonto.
C’è un sacco di via vai, tutti sembrano più di me provvisti di fiori speciali acque e spruzzini e lavette, io con le mie rose color malva chiaro, e poi volevo pure le foglie e pure le melagrane dell'orto nostro, ma i vasetti son piccini, e tra poco cala il sole.
Arriviamo da mamma a ovest, e come fantasma urlatore scorgiamo il gomito del signor mattone lì davanti la pietra di mia madre. Non ci credo, ci stava aspettando lì, per parlarti ancora! Facciamo un altro giro, un po’ di silenzio vi prego su questa terra, magari si stufa e se ne va, intanto babbo racconta, saluta di qua, io invidio la nebbiolina fiorita di là, che annuvola i vasetti, passa tempo, cala la luce ancora un po', e poi ritorniamo da mamma, ora addirittura s’è creato crocicchio di altrettanti a me sconosciuti, in quei tre metri quadri di fronte alla parete di piccole lapidi. Sospiriamo, giriamo l’angolo verso mamma, facciamoci vedere, tanto qui non se ne va nessuno mi sa.
Ciao mamma dico piano, perché tutti attorno parlano forte di gente che sta male, di un marito che pensa! imbocca la moglie, e io mi dico ma ma ma, ma no, non dico, io e mamma ci guardiamo, la vedo con gli occhi all’indietro, che dice santa pace e qualche parolina di sarcasmo beffardo, babbo sorride contrito alle mie spalle, costretto alle parole degli Altri, è più silenzioso del solito, è scocciato mio padre, è scocciato anche lui, da signor mattone e signor senape e signora muschio, ma mai dirà Potete un attimo lasciarci soli?, Possiamo un attimo raccoglierci, zitti, zitti vi prego, su questa terra, d'altronde lui è il figlio di quei due là sotto all'aiuola dell'est, è il marito della donna qui davanti che sta di fronte al mare coi capelli al vento, e se ne frega dei capelli scapecciati, lui è quello che sta qui, lui accoglie.
Io invece sono la figlia di questo qui che accoglie, e della donna in foto di fronte al mare in tempesta, metto le tre rose color malva nel vasetto, come graffiare il muro della lavagna, mi avvicino alla pietra faccio quasi per entrare dentro il ritratto, cerco di immaginare le battute di mia madre scaccia-urlatori inopportuni, analfabeti della gentilezza, la guardo, chiedo suggerimenti, la vita fa ridere un sacco, ora mi metto un lenzuolo in testa e faccio BOOOO a tutti, così se ne vanno.
invece no, fingiamo di andarcene noi, salutiamo, gli Altri si dileguano, non c'è più da chiacchierare spettegolare a voce alta, torniamo indietro, zitti zitti, non abbiamo gabbato la morte, gabbiamo l'inopportuno, non è poco. Dai sistema i fiori, dimmi i ricordi.
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"TRA CENSURA, REPRESSIONE E IMPRUDENZA: LA DIFFICILE RELAZIONE CON LA LIBERTA'.
Chi ha incarichi pubblici ha una relazione strabica con le libertà civili. Non si fida dei cittadini comuni. Li teme. Per ragioni ideologiche o per imprudenza, per una pulsione all’arbitrio o per decisioni poco sagge, chi amministra ha il ‘grilletto’ facile con la denuncia penale, la sospensione di stipendio, la cancellazione di decisioni prese. In tutti i casi, alza un polverone che confonde, non ci fa sentire sicuri. Non possiamo sentirci padroni delle nostre opinioni, quali che esse siano, se con coercizione o censorio paternalismo veniamo indotti a non fidarci del nostro giudizio. Reprimere, denunciare, depennare sono decisioni diverse, ma tutte con il sapore della diffidenza nei confronti dei cittadini e delle loro libertà civili.
Il caso piú noto di quest anno è quello di Christian Raimo, insegnante e scrittore, sospeso per alcuni mesi dall'insegnamento e in parte dallo stipendio per aver criticato il Ministro all'Istruzione e al Merito, Giuseppe Valditara (dal palco di una manifestazione politica, ha paragonato l’impatto del ministro sulla scuola pubblica alla “Morte nera di Star Wars"). Il commento dall'Ufficio Scolastico Regionale del Lazio è stato questo: le parole di Raimo non aiutano a fare una “critica costruttiva” e inoltre sono state “proferite da un docente” che dovrebbe “rappresentare un esempio di comportamento etico e civile per gli studenti”. Che cosa significa “critica costruttiva?” Chi la definisce? Il ruolo di un insegnante si estende al di fuori dell’insegnamento e dura 24 ore al giorno come quello di un poliziotto? La posizione di un insegnante di fronte allo Stato dipende da un giuramento di fedeltà e di obbedienza? Nella vaghezza si annida l’istigazione all’arbitrio.
Il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (riformato nel 2023) all’articolo 2 dice che “il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell’amministrazione o che possano nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale.” Si intuisce come questa lista di termini aulici, “prestigio”, “decoro”, “immagine” (per giunta riferiti non solo all’amministrazione di appartenenza, ma a quella pubblica in generale) lasci largo spazio alla discrezionalità interpretativa.
La libertà di opinione è in bilico con una normativa pensata per ottenere piú facili interventi coercitivi. Nel nome della norma! Per cambiare la mentalità e il comportamento; per abituare ad associare la critica con l’opposizione; per fare di alcuni singoli un modello che veicoli timore e ci induca a starsene zitti e buoni; per educarci al conformismo; e per indurci a pensare che se lo dice la norma... Scriveva J.S. Mill nel 1859 che “legalizzando” le società pensano di aver finalmente vinto “il pericolo e l’onta delle persecuzioni”. Il liberticidio vellulato viaggia con i regolamenti.
L’incerta relazione con la libertà segue anche vie meno repressive ma sempre censorie, come la cancellazione del rapper Tony Effe dal programma del concerto di fine anno promosso dal Comune di Roma a causa della misogenia dei suoi testi. I responsabili dell’amministrazione capitolina si sono affidati ad agenzie per creare il programma del concertone. Ma spettava a loro vagliare i testi e decidere. E quel che han fatto dopo avrebbero dovuto farlo prima: non invitare, invece di cancellare. Mancanza di prudenza che tra l’altro ha dato ancor piú visibilità al rapper. Il moralismo non è un buon investimento, soprattutto se usato come toppa. E’ vero che il pubblico del concerno sarà composto di famiglie e quindi bambini, per cui quei testi sono poco adatti. Ha senso usare il paternalismo con i minori. Ma lo si adotti ex ante! Ci mettiamo il casco prima di salire in moto, non dopo un incidente. Poca professionalità e poca prudenza.
Alla fine, sarebbe stato preferibile sentire il rapper e poterlo fisciare; fare quel che Marco Capanna e i suoi amici fecero all’inaugurazione della stagione lirica alla Scala di Milano nel dicembre 1968: tirare uova marce. La libertà non deve fare paura. Lasciate che siamo noi a gestirla, a fare censura orizzontale con la nostra opinione, che è autorevole e molto temuta!"
Nadia Urbinati
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Oggi e' uscita questa vignetta satirica sul Fatto Quotidiano. Apriti cielo!! Ha tuonato la mamma, la moglie, la cristiana Meloni. Hanno tuonato le massime cariche istituzionali della politica e ministri del governo. Questo mare di indignazione da parte di personaggi che fanno capo a quella parte politica, posso anche capirla, come mamma orsa Jj4 quando ha difeso i suoi cuccioli da un possibile pericolo. Quello che proprio non ho capito e' la solidarieta' data dai massimi vertici del PD. Ha iniziato la Schlein: "assordante silenzio sullo sfregio del Fatto ad Arianna Meloni". A seguire tanti altri politici del partito. Addirittura Saviano scrive sul profilo FB della Presidente Meloni per dare solidarieta' a lei e alla sorella.. ma..ma.. Ma io non ci capisco piu' niente. Politici del PD che non hanno mai dato troppa solidarieta' alla Boldrini, donna di sx che per anni e' stata massacrata in tutti i sensi, muti come pesci ai tempi di "Patata bollente" rivolta alla sindaca di Roma, zitti quando Salvini dava della Lewinsky alla ministra Azzolina alludendo a quella bocca piena di rossetto buona per fare esami orali. E oggi? Oggi va a suonare il campanello Lollobrigida-Meloni, dai massimi esponenti nazionali a quelli che siedono nel Parlamento Europeo e porta solidarieta' come re magi davanti la culla del Gesu'.
Che tristezza!! Fantasmi sbiaditi di un partito un tempo glorioso.. @ilpianistasultetto
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ROMA REFERENCE TUTTI ZITTI
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