#vivere leggeri
Explore tagged Tumblr posts
Text
Volare oltre le cose, non torturarsi con le domande nella testa, perché sai che conoscere le risposte non sempre cambia qualcosa. Vivere leggeri, con solo quello che ti succede adesso sulla pelle. Vivere per rendere migliore il presente e non con l'illusione di riuscire a rendere migliore un futuro di cui non conosci niente.
z.o.3
#frammentidicuore#frasi#frasi di vita#riflessioni#frasi profonde#parole#amore#pensieri#vita#cit#frasi tumblr#frasi belle#frasi vere#citazioni tumblr#citazioni belle#vivere il momento#vivere leggeri#leggerezza#libertà#cambiare#crescere#maturità#rabbia#domande#dubbi#ansia#felicità#verità#coraggio#cambiamento
34 notes
·
View notes
Text
Scrivere queste parole mi costa un’enorme fatica, non solo perché sento un vuoto dentro che non riesco a spiegare, ma perché metterle nero su bianco mi obbliga ad affrontare una realtà che sto cercando di ignorare da troppo tempo. Mi sento smarrita, tradita, delusa, e soprattutto stanca. Stanca di credere nelle persone, stanca di dare il meglio di me per poi ritrovarmi sempre con un pugno di niente tra le mani.
È incredibile quanto dolore possa provocare un'amicizia che finisce, soprattutto quando quella persona non era solo un'amica, ma una parte di te, qualcuno che credevi sarebbe rimasto per sempre. La cosa peggiore, è restare, ma con la distanza emotiva di chi non ti capisce più, di chi non è più veramente lì per te. Credevo in te. Ti ho aperto ogni parte del mio mondo, anche quelle che avevo sempre nascosto agli altri. Ti ho mostrato le mie fragilità, le mie insicurezze, i miei sogni e i miei fallimenti. E tu eri lì, accanto a me, come se niente potesse mai separarci. Eppure, eccoci qui, quasi due estranee che si guardano da lontano, senza nemmeno il coraggio di parlarsi, senza nemmeno la forza di spiegarsi.
Non capisco come si possa cambiare così, da un giorno all’altro. Non capisco come tu abbia potuto guardarmi negli occhi, sapere cosa stavo passando, e comunque scegliere di allontanarti. Sai cosa mi stava passando per la testa, sai quanto fosse difficile per me anche solo alzarmi dal letto ogni giorno e non strapparmi la pelle. Eppure, hai scelto il silenzio, hai scelto l’indifferenza, hai scelto di lasciarmi andare senza una vera e propria spiegazione quando avevo più bisogno di te.
E sai qual è la cosa peggiore? Che tutto questo mi sta facendo dubitare di ogni singolo rapporto umano. Mi guardo intorno e vedo solo superficialità, persone che non sanno cosa significhi costruire qualcosa di vero, qualcosa che duri nel tempo. Tutti pronti a prendere ciò che possono, a succhiare via ogni briciolo di energia, ma nessuno disposto a restare, nessuno disposto a lottare per un legame. È come se il concetto di rispetto non esistesse più, come se l’empatia fosse diventata una qualità rara, quasi inesistente.
Non capisco come si possa essere così leggeri nel distruggere qualcosa di così prezioso. Non capisco come tu possa aver scelto di trattarmi come una persona qualunque, dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Mi fa male, un male che non riesco nemmeno a descrivere. È un dolore che mi tiene sveglia la notte, che mi fa mettere in discussione ogni cosa di me stessa. Sono stata troppo? Non sono stata abbastanza? Ho fatto qualcosa di sbagliato? O semplicemente non valgo abbastanza per te, per nessuno?
Non voglio più credere a nessuno. Non voglio più aprirmi, più fidarmi, più sperare. Ogni volta che l’ho fatto, mi sono ritrovata a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non so nemmeno se valga la pena ricostruire. È come se fossi circondata da persone che non sanno cosa significhi amare davvero, rispettare davvero, rimanere davvero. Mi sento usata, vuota, come se tutto ciò che ho dato fosse stato preso e gettato via.
E adesso, qui, in questo periodo buio della mia vita, mi sento più sola che mai. Non c’è nessuno su cui possa davvero contare, nessuno che sappia cosa significhi esserci davvero. È come se stessi gridando sott’acqua, e il mondo continuasse a girare, ignaro del fatto che sto annegando. E tu, tu eri quella persona che pensavo mi avrebbe salvata, quella che non avrebbe mai permesso che mi sentissi così. E invece, sei stata proprio tu a spingermi più a fondo.
Non voglio più vivere con questa costante paura di essere abbandonata. Non voglio più costruire legami che alla fine si rivelano fatti di nulla. Ma allo stesso tempo, non so come fare a smettere. Perché nonostante tutto, nonostante il dolore, una parte di me continua a sperare che qualcuno, un giorno, sia diverso. Ma quella speranza si sta spegnendo, e con essa, anche una parte di me.
Non credo più alle persone. Non credo più ai “per sempre”, ai “ci sarò sempre per te”, alle promesse fatte sottovoce. Perché ogni volta che ci ho creduto, sono rimasta sola, a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non regge più. E tu eri l’ultima persona da cui mi sarei aspettata tutto questo.
Mi sento un guscio vuoto, una persona che non sa più come fidarsi, come amare, come vivere davvero. E tutto questo per cosa? Per credere di nuovo alle persone? Per aver sperato che tu fossi diversa?
Non mi rimane più nulla, se non il dolore di tutto ciò che abbiamo perso. E la tristezza di sapere che, probabilmente, a te non importa nemmeno più.
Ed è questo che fa più male, sai? Sapere che, mentre io passo le notti a chiedermi dove ho sbagliato, tu probabilmente non ci pensi nemmeno. Sapere che per me eri una sorella, un pezzo di vita irrinunciabile, mentre per te sono diventata una presenza superflua, qualcuno che è facile lasciare indietro.
Non riesco a capire come ci si possa spegnere così, come si possa scegliere di voltare pagina senza neanche provare a spiegarsi. Non riesco a capire come il rispetto che credevo avessimo l’una per l’altra possa essere diventato così fragile da frantumarsi senza un vero motivo. E il dolore cresce, giorno dopo giorno, perché continuo a cercare risposte, a dare un senso a questa fine, ma non trovo nulla. Solo vuoto.
Sai quanto è devastante perdere fiducia in qualcuno? È come se qualcosa dentro di te si spezzasse in modo irreparabile. Ogni volta che provo a ricordare i momenti belli, le risate, le confidenze, sento una stretta al petto. Ogni ricordo si trasforma in una ferita aperta, una prova di quanto mi sono sbagliata su di te, su noi.
Ero già in difficoltà. Lo sapevi. E nonostante tutto, hai scelto di andartene, di tirarti indietro proprio quando avevo più bisogno di te. Come si fa? Come si può essere così insensibili? Non riesco a capire se sono io il problema, se pretendo troppo, o se semplicemente sono stata sfortunata a credere ancora una volta nella persona sbagliata.
Sai cosa fa più paura? L’idea che ormai io non riesca più a fidarmi di nessuno. Che ogni volta che qualcuno si avvicina, sento solo la paura di essere ferita di nuovo. È come se stessi costruendo un muro intorno a me, un muro che mi protegge ma che allo stesso tempo mi isola. Perché se nemmeno tu, che consideravo una parte di me, sei rimasta, allora chi mai potrebbe farlo?
Non so più cosa aspettarmi dalle persone. Non so più se esista davvero qualcuno in grado di comprendere cosa significhi rimanere, lottare per un legame, rispettarlo, anche quando è difficile, anche quando richiede sforzo. Mi sembra che nessuno sappia più cosa sia il rispetto, cosa significhi tenere davvero a qualcuno. Tutto è diventato così effimero, così fragile, che a volte mi chiedo se valga ancora la pena provare.
Mi sento stanca. Non solo fisicamente, ma dentro, nel profondo dell’anima. È una stanchezza che non si riesce a spiegare, che ti spezza ogni giorno un po’ di più. Ogni delusione, ogni abbandono, ogni parola non detta aggiunge un peso che diventa insopportabile. E mi chiedo quanto ancora riuscirò a sopportare.
Forse sbaglio io, forse sono io che mi aggrappo troppo alle persone, che vedo cose che non ci sono. Forse sono io che mi illudo, che mi costruisco castelli in aria, che vedo legami dove gli altri vedono solo convenienza. Ma se è così, allora non so più chi sono. Non so più come fare a essere diversa, come fare a non dare tutta me stessa, anche quando non dovrei.
Quello che mi distrugge è che non posso smettere di volerti bene, nonostante tutto. Nonostante il dolore, nonostante la delusione, una parte di me spera ancora che un giorno ti renderai conto di quello che abbiamo perso, di quanto valeva il nostro legame. Ma forse è una speranza inutile, una speranza che mi farà solo più male.
E allora resto qui, con questo vuoto dentro, cercando di capire come andare avanti, come continuare a credere nella vita, nelle persone, quando tutto sembra crollarmi intorno. Forse non ci riuscirò mai del tutto. Forse questa delusione mi accompagnerà per sempre, come un’ombra che non riesco a scrollarmi di dosso.
Ma quello che so è che non dimenticherò mai il dolore che mi hai lasciato, il senso di perdita, di abbandono. Non dimenticherò mai quanto pensavo che fossi diversa, e quanto invece mi sbagliavo. E questo, forse, è ciò che mi farà più male di tutto.
14 notes
·
View notes
Text
Un mese. Manca un mese esatto. Sarà il 14 dicembre e oggi 14 novembre ero in ospedale per fare la prima delle tre visite necessarie prima di partire. "Perché sei qui?" "Mastectomia" "Il destro o il sinistro?" "Entrambi" "Ah" mi ha risposto la tecnica di laboratorio con espressione dispiaciuta. Volevo quasi rassicurarla e dirle che non sto male, che non c'è motivo di avere la faccia contrita, che ho il privilegio di sceglierla questa operazione, che non è una malattia a giustificarla ma un incredibile amore per me stesso, un'insolita e nuova fiducia nei confronti di quello che provo a cui per una volta voglio dare credito. Resto in silenzio mentre mi dice come girarmi, ero entrato tranquillo e sono uscito un po' ammaccato, quel dispiacere altrui m'è rimasto addosso. Per questo forse per un sacco di tempo è stato più facile essere un altro, un'altra.
Un mese esatto e nonostante stia programmando ogni cosa mi sembra di non sapere cosa succederà. Ho preso i voli, la stanza, ho firmato i documenti, sto facendo le analisi, ho pensato anche alle serie tv da guardare durante i giorni a letto, ma resta il fatto che non so come sarà. Penso che il risveglio sarà bello ma anche traumatico, che per quanto io lo voglia sarà comunque una botta vedere una parte del corpo sparire da un momento all'altro sapendo che non tornerà più. Io e le mie tette ci siamo divertiti molto in passato, è stata una bella relazione ma - come tante altre volte - quando una relazione ti toglie più che darti, è arrivata l'ora di chiudere e vivere più leggeri. Non vedo l'ora di vedermi fra due mesi, quando la parte più difficile sarà passata. E poi non vedo l'ora di mettere la prima canotta, la prima maglia attillata, la prima camicia, la prima volta al mare, ed essere di nuovo un ragazzino che fa tante cose per la prima volta.
Quando sono stanco l'ansia spunta fuori, ma come dice il mio amico J. le decisioni si prendono quando stai bene non quando stai male. E io quando sto bene mi vedo ragazzino scatenato, un giovinastro, e come dice Truppi questo ragazzino lo seguirò fino in fondo perché è il mio amore, anche se spesso pare che non sappia stare al mondo. Invece sono grande, faccio scelte importanti. Chissà come sarà scoprirmi di nuovo.
54 notes
·
View notes
Text
Un piccolo e silenzioso angolo al di fuori del tempo.
Nel nostro mondo esistono piccole sacche che resistono all’incedere del tempo, piccole faglie in cui tutto sembra scorrere in maniera consueta, dove il giorno passa ma il tempo non avanza, luoghi in cui è possibile vivere quelli che io chiamo “piccoli momenti neorealistici”.
È in una frattura del nostro tempo quella in cui vi voglio portare oggi, nella scalinata di un vecchio palazzone romano situato dentro un vivace quartiere popolare, un piccolo spazio in bianco e nero.
Il fresco dell’androne permetteva di riprendere fiato dal caldo soffocante del piazzale esterno. In quello spazio riparato dal sole anche il caldo vento estivo si raffrescava, per un attimo i suoi leggeri abiti parevano essere troppo sottili, la pelle candida delle esili braccia reagiva creando delle piccole collinette e andando ad imitare la briosità d’animo della giovane ragazza.
Le gambe agili si arrampicavano sulle scale di graniglia, la calda e bianca mano contrastava con il freddo e nero ferro battuto del corrimano, la salita si trasformava in una gioiosa e vivace corsa, era in atto un infantile e romantico gioco di ruolo.
Lei rideva, i cristallini suoni della sua voce riecheggiavano per le scale,”fai piano, ci scopriranno”, il cesto di vimini cadeva sul pianerottolo, ma la corsa non si arrestava, fino a quando con il cuore allo spasimo per la salita e la gioia i suoi occhi non vennero lambiti dai raggi del sole.
Lei adesso è in piena luce, il cielo è limpido e candide lenzuola ondeggiano al vento, il suo casto vestito nero si muove accarezzato da invisibili mani, i suoi lunghi capelli corvini seguono lo stesso destino, sono sul pontile di un vascello.
Lei sorride ma lo sguardo è diventato serio, è lo sguardo di chi chiede una muta promessa, “sì”, le due ombre proiettate sulla tela lentamente si uniscono, il vento riempie le profumate vele, il palazzo sembra navigare, tutto si muove, tutto è vita.
La schiena è cullata dal tepore del pavimento, gli occhi sono rivolti al cielo, lei indica un minuscolo puntino volante in aria, “cos’è?”, il sole riflette su di una splendente fede, il tempo è andato avanti.
11 notes
·
View notes
Text
Io voglio questo con te,
dividere persino le immagini impresse
dentro gli occhi, lasciarsi attraversare
da attimi magnifici sapendo che domani
ce ne saranno altri e altri ancora.
E voglio questo con te, sapere
che mi mancherai già prima di andare
via ma sapere che farò l’impossibile
per tornare ad abbracciarti in fretta.
E voglio questo con te, sapere che potrò guardarti dormire e non sprecare un giorno freddo senza parlare chiusi in casa
e poi fare l’amore, e poi confondere i momenti in cui accadrà una cosa o l’altra e provare
lo stesso profondo piacere nel toccarsi
con le mani o con le parole.
E voglio questo con te, sapere che potremmo avere e non volere più, sapere che potremmo andare e non andare via,
sapere che è un peccato mortale sprecare notti senza sorridersi, senza dirsi buonanotte, vivere io per me, tu per te, senza noi.
E voglio questo con te, vincere la paura, scoprirci fragili e poi difenderci
e tanto forti da distruggere qualsiasi ostacolo che ci sarà, fieri, orgogliosi e liberi,
determinati come le onde e poi leggeri
come le nuvole e fusi come il cielo
e il mare sulla linea dell’orizzonte,
dove guardare per creare un mondo fatto apposta per noi.
E voglio questo se lo credi possibile,
se sai intuire la direzione del vento
in cui soffia il mio cuore e mi vorrai condurre fino a te, per smettere di arrenderti al mondo che non vuoi.
E voglio questo con te,
riconfermarti e sceglierti come bellezza pura, mancarsi solo per attendersi
sopra il rumore di ogni cosa
e senza perdersi mai.
E voglio dirti:” Sì” davanti all’anima del mondo, perché del nostro amore
ne guadagni tutto l’universo,
alla velocità del suono trasformarmi in musica e lasciarti una canzone che tutti impareranno per dedicarla a chi vorranno accanto.
E voglio questo con te, amarti da impazzire
ma dirti di non averti amato mai abbastanza,
... per ricominciare.
Massimo Bisotti
7 notes
·
View notes
Text
Infondo cosa vuol dire divo? sono semplicemente Marcello.
Gli uomini della mia generazione sono cresciuti con miti di ogni natura, il divismo era un immagine mistica, onirica, negli occhi dello spettatore. Sognare rendeva leggeri, creativi, romanzieri. Lo ammetto a volte da ragazzo, da bambino, l'ho fatto anche io, ho usato i miei sogni, sceneggiato speranze e mi sono riscoperto a vivere molte vite ritrovandomi poi, con il successo, in una visione divistica negli occhi dello spettatore. Io, Divo! Infondo cosa vuol dire divo? sono semplicemente Marcello, la forma più concreta dell'uomo, nella sua bellissima e intera fallibilità. Sono il contrasto perfetto, più adeguato, più discutibile. Mi domando, come possa la gente trovare in me, un esempio di uomo da divizzare. Il divismo, forma-immagine così astratta in una realtà sostanziale da rifuggire. Ecco forse, cosa spinge a trovare in me il divo, una fuga che permetta leggerezza, quella sottile irraggiungibilità che alimenti la voglia e il desiderio, proprio come accade in amore. Ma divo io, non mi ci sento affatto. Privilegiato, fortunato, pubblicizzato sono aggettivazioni più opportune. I divi hanno temperamenti più spigolosi, definiti, a cui io sento di non appartenere, mi appartengono i mezzi toni, perché gioco in rimessa. Il divo è una figura eterea, e a me piace il concreto, prendere tutta la bellezza, io apprezzo il tangibile. Il divo elargisce sogni, io pezzi di cinica verità, mentre stai sognando. La differenza è sottile, intelligibile, dolcissima. Non sento di appartenere ad una immagine ma ad una riconoscibilità della stessa. Sento di essere entrato in un vortice, in una fenomenologia, ma ne rifuggo fortemente l'etichetta, la forma, il confine, il concetto, la sua volgarità sottile. È l'unico potere che ho, l'unico tratto più acuto, più spigoloso che mi concedo per difesa mentre tu, rimani a sognare.
#marcello mastroianni#best actor#latin lover#telefonamitra20anni#federico fellini#movies#biografy#storytelling#film photography#mastroianni marcello gif#moviegifs#original photographers#Spotify
8 notes
·
View notes
Text
Meditazione su mettā
(gentilezza amorevole)
Che io possa essere in pace, felice e leggero nel corpo e nella mente.
Che io possa essere sicuro e libero da offese.
Che io possa essere libero dalla rabbia, dalla paura e dall’ansia.
Che io possa imparare a guardarmi con gli occhi della comprensione e dell’amore.
Che io possa essere in grado di riconoscere e toccare i semi della gioia e della felicità in me stesso.
Che io possa imparare a identificare e a vedere le fonti di rabbia, desiderio e illusione in me stesso.
Che io sappia nutrire ogni giorno i semi della gioia in me stesso.
Che io possa vivere fresco, stabile e libero.
Che io possa essere libero dall’attaccamento e dall’avversione, ma non indifferente.
Che voi possiate essere in pace, felici e leggeri nel corpo e nella mente.
Che voi possiate essere sicuri e liberi da offese.
Che voi possiate essere liberi dalla rabbia, dalla paura e dall’ansia.
Che voi possiate imparare a guardarvi con gli occhi della comprensione e dell’amore.
Che voi possiate essere in grado di riconoscere e toccare i semi della gioia e della felicità in voi stessi.
Che voi possiate imparare a identificare e a vedere le fonti di rabbia, desiderio e illusione in voi stessi.
Che voi sappiate nutrire ogni giorno i semi della gioia in voi stessi.
Che voi possiate vivere freschi, stabili e liberi.
Che voi possiate essere liberi dall’attaccamento e dall’avversione, ma non indifferenti.
di Thich Nhat Hanh
(monaco zen vietnamita)
5 notes
·
View notes
Text
ho la pelle dura, l'ho detto tante volte e non è mai stato vero, ad ogni colpo mi si sfracellava l'anima come un'auto a duecento chilometri orari contro un muro d'amianto. Ho detto tante volte anche che avrei smesso di legarmi alle parole, di legarmi a chi le dice e invece, non era vero nemmeno questo. Ho detto tante cose, quante volte ho pronunciato con tono sicuro "questa è l'ultima volta" e invece non lo era mai, mai. Ancora uno, ancora uno, dai questa è l'ultima, la prossima è l'ultima e non finiva mai, colpo dopo colpo, parola dopo parola fino a che non è rimasto più nulla da sfracellare contro quel muro. E quanti pianti, quante lacrime sono cadute sul mio viso, lo stesso viso sul quale ho tirato schiaffi molto più forti di quanto avrebbero mai potuto fare gli altri, ma non ho mai imparato niente. Vorrei riuscire a volermi bene, vorrei poter trovare qualcuno che mi voglia puramente bene anche nelle cose che il resto del mondo cataloga stupide e insignificanti. Forse ho smesso di credere in qualcosa, forse ho smesso di credere nella sincerità del prossimo perché non sarà mai del tutto sincero, forse ho smesso di credere nell'amore reciproco, uno dei due ama sempre di più, forse io ho smesso di sperare. La speranza mi ha aiutata la maggior parte delle volte, la buona fede, la gentilezza, o forse sono state solo il capro espiatorio dei miei assassini. Io questo non lo so o forse lo so, ma non voglio ammetterlo che l'unico problema è sempre stato il mio cuore, la mia buona volontà di metterci l'impegno serio. Avrei dovuto dare meno peso, meno importanza, avrei dovuto legarmi di meno come fanno loro, come fanno tutti e invece no. Mi sono sempre sgretolata, ogni volta che qualcuno me lo chiedesse, ho eseguito ogni richiesta come un bravo soldato, non importava quanto male mi facessero i muscoli e le ossa, ma evidentemente questo non è mai bastato. Non è bastato nemmeno portarmi via dalle mani armate in cui ho riposto il mio cuore, non basta andarci coi piedi di piombo, non basta avere cautela, non basta restare leggeri, non basta non pensarci, la testa viaggia va in posti che nemmeno so. Arrivata a questo punto, l'unica cosa che so è che niente è bastato davvero, che forse semplicemente non sono una persona amabile, che forse io sono la cosa più pesante per un mondo che vuole vivere leggero. E va bene, va bene se finisco in frantumi ogni volta che viene detta una parola o ogni volta che non viene detta, va bene. So cosa voglio ma so che non lo troverò e allora fingo di cercare, qualcuno che non abbia bisogno di spiegazioni su come afferrare la mia mano e stringerla forte, qualcuno che sappia come tenermi all'interno della propria vita, perché sa che le soglie delle porte non mi piacciono perché fa corrente, fa corrente. Vorrei poter essere piuma come voi, ma sono solo una parola sbagliata detta ad alta voce che trascina a fondo il mondo. Non ho la pelle dura, ho mentito, ma so cosa significa addormentarsi ogni sera contando le ferite.
34 notes
·
View notes
Text
Ricostruzione
Non credo di poter vivere fino alla fine dei miei giorni senza sapere se lui ha o non ha avuto un figlio.
Ma lui che ti disse? Che vuol tenere questo "segreto della vita" con sé. Però m'irrise quando scambiai i nomi della Belardinelli e della Brini perché iniziano entrambi per b e hanno delle lettere in comune.
Ovvero? Mi disse: "Vuoi sapere come mi divertii con la Belardinelli? Ella morì per un ascesso dentale mal curato; si recò in un paese vicino, da un frate. Egli maldestramente le spezzò il dente che doveva cavarle. Ne nacque una gangrena che la fece soffrire e strillare per mesi. E poi morì".
Ma davvero? Storia triste. Povera ragazza. Invece la Brini era vivace come un'ape, vestita di rosso e con un bel fazzoletto sulla testa. Lo salutò, o lui immaginò che lo facesse. Diede a lei il suo primo bacio, in sogno. Annota anche il suo parlar con lei dopo averla sognata. La descrive di umile condizione, ma bella e allegra.
Va bene, ma queste vicende hanno un senso? Scrisse per lei qualche poesia? No. Si limitò a delle annotazioni sullo Zibaldone, che però risalgono alla sua giovinezza e alle prime interazioni con lei. Poi non ne fece più menzione. Forse entrò con lei in una relazione che non gli suscitava grandi emozioni, e quindi, proprio per questo, gestibile anche sul piano fisico.
E quando nacque, il figlio di questa ragazza? Il 5 novembre.
Uhm…andando nove mesi indietro, si risale al 5 febbraio. Sì.
E lui cosa scrisse nei dintorni di quella data? Gran cose.
Ah, quindi ci sono delle prove… Prove della sua attività intellettuale, certamente sì. Un certo risveglio, un certo fermento… Si potrebbero costruire ad arte delle prove, legando insieme spezzoni di quei suoi pensieri.
Hai pensato di farlo? Sì e no. Non sono spregiudicata fino a questo punto. Anche perché, leggendo ciò che scrisse, rimasi talmente impressionata da accantonare per qualche momento la questione del figlio.
Allora doveva esser proprio materiale bollente! Mi ha ricordato lo stesso acume che gli aveva fatto scrivere che tutto è male durante la liaison con la Malvezzi.
Quindi l'amore non migliorava il tono del suo umore. Ma vedi, lui era settato sul pessimismo, o meglio, sul materialismo, e secondo me trovava, pure nell'amore, segreto argomento a sostegno del fatto che vi è più male che bene nell'universo. Quando era su di giri, dava fondo a queste argomentazioni. Erano la sua comfort zone, il modo in cui appagava il suo ego sentendosi intelligente in contrapposizione agli spiritualisti. Infatti struttura queste considerazioni in una sorta di contraddittorio, di dialogo embrionale…
Embrionale!…La lingua batte… Sì, è chiaro, il mio cervello è posseduto dalla questione. Avrei cominciato la costruzione delle false prove menzionando i suoi pensieri sull'etimologia di donna nel senso di padrona e donzella di quello di padroncina. In realtà sono mere considerazioni linguistiche.
Ma a lui piaceva considerarsi signoreggiato dalla donna. Ricordi? "Signora e padrona della mia forza"… Gli piaceva porsi in obbedienza alle donne per uscirne bene moralmente, qualunque azione facesse in realtà. Non penso mica facesse qualcosa di male. Forse, mentre in un grembo stava sorgendo la vita, lui dimostrava come, a rigor di logica, la materia senta e pensi, e l'inutilità e la fallacia del concetto di spirito, che per lui è solo una parola. "Per questo riguardo, gli uomini si sono dimostrati più che bambini", scriveva, sentendosi certamente un grand'uomo. Doveva sentirsi proprio potente! Scrisse che se avesse avuto lui per le mani la materia e l'onnipotenza, certamente avrebbe "di leggeri" costruito un universo assai migliore del presente, il quale, di per sé, non dimostra neppure che sia frutto di un'entità intelligente.
Oh perbacco, cos'aspettiamo a dar per le mani a Leopardi la materia e l'onnipotenza? Che ci costruisca un universo che finalmente funzioni bene, con la sua grande intelligenza! Sarebbe conveniente: un universo in cui il singolo sarebbe felice, anziché mera pedina di un sistema teso soltanto ad autoperpetuarsi.
3 notes
·
View notes
Text
Buon esame a tutti
Vi mancherà, credetemi
vorrei potervi dire quanto
ma so che non mi credereste
ora che siete esausti
di fogli sparsi ovunque e di nottate
di caffè
di messaggi
di dubbi
di incubi
e di incertezze.
Vi mancherà
come una parte di voi
abbandonata chissà dove
e ci ripenserete
come si ripensa ad un momento bello.
Tra un po’ di anni
la memoria scivolerà a quei giorni
passati troppo in fretta
vi sembrerà di viverli
vi sembrerà di sfiorarli
e credetemi
sarà importante sapere di poterli avere lì
per sempre
a portata di cuore.
Vi mancherà
forte come il desiderio che ora avete
di dare fuoco a tutti quegli appunti
a quei libri
di non pensarci mai più
di sentirvi leggeri
di riprendervi il vostro tempo.
Vi mancherà
ma adesso correte fuori
uscite a vivere
che la vita vi aspetta.
Quella che non sta scritta da nessuna parte
quella che nessuno vi insegna.
La maturità non è un esame
non è un voto
ma un passaporto per tutto ciò
che sceglierete di essere.
Un passaggio tra il volere e il potere.
Un terreno fertile per ogni amore che verrà.
Per questo vi dico, scegliete bene.
Esagerate di fantasia e di bellezza
viaggiate, divertitevi, sbagliate.
Imparate.
Coltivate in sogni il vostro angolo di cielo.
Pensatevi invincibili, perché lo siete
finché sarete liberi di scegliere.
Non siate severi con voi stessi
restatevi vicini, restatevi amici.
Un giorno avrete bisogno di voi
e quel giorno capirete
che le persone sole
sono solo quelle
che non hanno mai imparato
a prendersi per mano.
A. Faber
4 notes
·
View notes
Text
Chissà, mi domandavo
Se chi ti invidia quella forza che hai
sapesse quanto ti è costata
tutte le volte che un “si”
sarebbe stato comodo
ma per non accontentarti
invece di seguire una delle tante mode
invece di seguire una delle tante strade
ti sei messa a scrivere la tua
ogni volta
reinventandola da zero
passo dopo passo
sogno dopo sogno.
Chissà, mi domandavo
se chi ti invidia quella forza che hai
sapesse cosa si nasconde
dietro la semplicità del tuo sorriso
che credono che vivere leggeri
equivalga a prendere la vita con leggerezza.
Se sapessero che i tuoi mostri
li hai incontrati tutti
che ti sei affrontata a cuore aperto
prima di accettarti.
E ti senti dire spesso
“Vorrei sapere ascoltare, come sai ascoltare tu”
Non lo sanno
quanto silenzio hai dovuto ingoiare
prima di trovare le parole giuste.
Non lo sanno loro
quanti “Non fa niente”
ti sono usciti sottovoce dalle labbra.
E invece eccome se faceva
faceva tanto male.
Chissà se chi ti invidia quella forza che hai
sa cosa significhi
non avere nulla da nascondere
ma desiderio di farsi trovare.
Se sa che che non è facile
accettare di essere persone speciali.
Che a volte preferiresti che tutto ti scivolasse addosso.
A volte vorresti una pelle
dove non resti tutto scritto
tutto impresso.
A volte preferiresti non averle
tutte quelle cicatrici.
Non averli, tutti quei ricordi.
Chissà se chi ti invidia quella forza che hai
riuscirà mai a capire che dal dolore non si sfugge.
Che il dolore va vissuto fino in fondo e poi compreso.
Che non esistono altri modi per convincersi
che la bellezza esista.
Che oggi, se puoi dirti una persona libera
è solo perché non hai mai creduto
di poter essere qualcun altro
se non te stessa.
E ti sei messa in viaggio
quel giorno in cui hai urlato basta
in cerca della tua felicità.
#andrew faber#quotes#citazioni#frasi#calma#tempeste#scrittori#sentimenti#libri#scrittori italiani#frasi e citazioni#frasi instagram#amore
3 notes
·
View notes
Text
Immagina di stare su una spiaggia
con il caldo addosso come fosse una coperta
il cielo spento con tante piccole lucine accese proprio sopra la tua testa
il delicato suono dell'acqua del mare che con timidezza si affaccia sulla riva
tanta sabbia sotto di te che fa rumore qualsiasi movimento tu faccia.
Immagina di stare su una spiaggia
con i pensieri leggeri che ti ballano nella testa
con la voglia di dormire ma con il desiderio ancor più forte di restare sveglio, a goderti quel momento così prezioso di vita che ti sta passando addosso in quel momento.
Immagina di vivere una serata
quella serata
una di quelle che per chi non l'ha vissuta è solo "niente di che"
ma che per te che ci sei stato dentro rappresenta il dono più grande che ci è stato fatto dalla vita:
essere liberi
con la vita che ti aspetta lì,
proprio lì
ad un passo nella sabbia.
zoe, 2020
#frammentidicuore#immagina#che sogno#magari aggiungiamoci una chitarra#e il fuoco#e i marshmallow#frasi#frasi di vita#riflessioni#frasi profonde#parole#amore#pensieri#vita#cit#cose belle#essere liberi#libertà#frasi positive#citazioni belle#citazioni tumblr#estate#frasi estate#caldo#mare#sole#spiaggia#cielo stellato#indimenticabile#frasi dolci
17 notes
·
View notes
Text
sensazioni che sulla pelle sfregolavano. ho sentito una leggerezza indescrivibile su quel liberty in due con dei caschi decisamente troppo grandi per noi e i capelli che si muovevano e noi che cantavamo stonatissime 'un viaggio' di Cremonini, il sole sulla pelle, le guance rosse, le scollature, il panorama da quella strada visto lentamente, il voler scattare delle foto con gli occhi, le risate, il cane di 40 kg che mi è saltato addosso, la spensieratezza, il tramonto da casa tua, il posto tranquillissimo dove mi hai portata. era questo quello a cui avevo pensato e sinceramente non mi sento in colpa per aver mangiato solo schifezze oggi, vivere leggeri significa anche questo
5 notes
·
View notes
Text
Dis-abilitá
Dopo 30 giorni di stop mi aspettavo che avrei potuto camminare e invece mi sbagliavo.
Onestamente non pensavo che proprio io avrei mai scritto qualcosa su questo tema ma come si dice, la vita riserva sempre sorprese, ed ecco la mia.
Dopo essere caduta ed aver avuto una distorsione e lesione dei tendini, tutte le mie abitudini e i miei equilibri sono cambiati.
Ho perso la mia autonomia, la mia velocità, i miei sport che mi aiutavano a sentirmi libera nel mondo, il mio equilibrio, la capacità di stare in piedi che si è trasformata in Piede XD, e soprattutto anche i miei muscoli.
Sono cambiati i miei ritmi, se prima per andare al bagno ci mettevo qualche secondo adesso passano dei minuti, se prima mi volevo alzare per riempirmi l'acqua era un'attività da niente "che ci vuole", oggi ci vuole.
Se prima scendere le scale era la norma, ora è diventata una norma chiedere aiuto, prima perché non avevo la forza per fare da sola ora perché anche se ho la forza di fare da sola le mani mi servono libere per mantenermi.
Dis-abilità è appunto la mancata abilità, per me di essere autonoma e camminare senza affaticarmi anche per breve tratti e la lentezza nel fare le cose.
Ma qui ho scoperto l'abilità.
È vero che ad oggi non ho più un'autonomia come prima ma ho scoperto la bellezza del cervello umano, ovvero la capacità di reinventarsi. Quante volte ti è capitato di vedere nelle gare delle persone con degli arti amputati e chiederti "Ma come fa?!" o anche in quei video in cui li vedi nella loro quotidianità che fanno cose che noi persone con tutti gli arti non saremmo in grado di fare.
Ecco, ho scoperto che puoi trovare nuovi modi per fare ciò che vuoi (vero non sempre "leggeri" come prima ma nuovi). Quindi una nuova autonomia nell'usare in modo ingegnoso il mio cervello e il mio corpo e con esso i miei muscoli.
Sembra roba da poco ma per una sportiva vedersi i muscoli rammollirsi non è piacevole, anzi.. Inizi a farti tutti pensieri depotenziati sul tuo corpo, su di te, su come sarà dopo, su tutta la fatica che avevi fatto per crearti quello standard di fisico e poi vedi tutto all'aria.
Poi anche qui ho fatto un piccolo cambio. Anziché giudicarmi per quello che era e vivere in funzione di quello che sarà, ho apprezzato cose nuove e ho fatto pensieri nuovi; banalmente ho pensato che non ho mai passato così tanto tempo senza allenarmi duramente come ero solita fare e che quindi quando ritornerò ai miei ritmi normali avrò non solo una ripresa più rapida ma anche una forma fisica ancora più performante con meno grasso. E poi mi sono resa conto che, proprio perché compio molti sforzi per fare qualunque cosa, mi sto comunque allenando, anche se non alleno tutto. Questo cambio di prospettiva mi sta permettendo di non ingrassare.
Ho anche riscoperto quello di cui avevo bisogno, prendermi i miei tempi.
Negli ultimi mesi mi ero resa conto che spesso mi dicevo che avrei voluto essere in luoghi differenti e avrei voluto fare cose differenti da quelle che stavo stavo facendo in quel momento.
Volevo sentirmi libera di andare al mare senza il pensiero del lavoro, senza il sentirmi il peso delle aspettative che il mio ruolo copriva e fare ciò che il mio cuore mi diceva di fare. Ma poi non lo facevo.
Mi stavo dis-equilibrando.
Me ne ero resa conto ma non facevo molto per cambiare.
E quindi è intervenuto il mio corpo.
Certo, me la sono cercata io la caduta, perché non ho ascoltato il mio corpo quando mi ha detto di fermarmi ma visto che nulla accade a caso e che tutto lo creiamo noi stessi, io mi sono chiesta, in questi giorni ancora di più, "perché ho chiesto di fermarmi?"
Per assaporare la vita.
Fare le cose con calma.
Rendermi conto delle persone che veramente hanno a cuore la nostra relazione e se ne occupano e mi danno una mano.
Dare valore a ogni mio arto.
Scegliere cose fosse il meglio per me e che immagine di me volevo lasciar andare.
E imparare a riprendere le mie buone e sani abitudini:
Meditare = per riallineare i miei pensieri e darmi chiarezza
Pregare = per purificar mi e ricordami di essere umile
Ringraziare= per provare belle e sane emozioni, sentimi ricca di ciò che sono e di ciò che ho
Scrivere= per mettere a fuoco il processo è per lasciar andare
Visualizzare= sentirmi forza creatrice
Sono passati 30 giorni ed questo quello che mi porto.
Ah e stamattina ho appoggiato bene il piede per camminare, quindi da adesso inizia il mio countdown ✨
#pensieri#disability#disabilità#corpo#corpo e mente#Insegnamenti di vita#Vita#Tutto accade per un motivo#Pazienza
2 notes
·
View notes
Text
Sul perdono
“Molti parlano di perdono senza capire l’impercettibile ma grave pericolo che si nasconde dietro alcune situazioni, come ci si deve comportare? Il perdono è trascendenza o è un particolare comportamento?”
Sicuramente il vero significato è il medesimo, purtroppo però il termine ‘perdono’, col tempo, si è caricato di condizionamenti culturali e spirituali che sembrano dover implicare specifici comportamenti. Il perdono è stato troppo concettualizzato ed è collegato, almeno nell’immaginario comune, ad una serie di ‘istruzioni’ su cosa fare. Della serie: ‘se sei buono, ci si aspetta che tu faccia così’. Questo può creare ulteriori dissonanze cognitive in chi già viene confuso e manipolato da persone cattive, il che indebolisce ancor di più. Il perdono è quindi più fraintendibile e, sono d’accordo, può diventare anche pericoloso. Non a caso negli insegnamenti religiosi una delle virtù da coltivare è anche la prudenza, proprio per controbilanciare tutti questi concetti che possono essere fraintesi.
La nuda trascendenza non ha queste accezioni solitamente. È già spiritualità e, come tale, non è fatta di concetti, è la soluzione più pratica e semplice che ci sia. Se non provo rabbia o dolore, perché li ho trascesi davvero, non sento di aver nulla da perdonare, mantenendo, allo stesso tempo, un contatto con la realtà impeccabile e non manipolabile. La lucidità è priva della scia psichica e valuta molto meglio l’accaduto. Le azioni che ne conseguono sono solo frutto di intelligenza. Il perdono, ad esempio, non implica affatto continuare a frequentare una persona distruttiva e subdola, soprattutto se si deve difendere, non solo se stessi, ma anche qualche persona di cui si è responsabili. Lo ripeto, soprattutto se si è responsabili di qualcuno che deve essere difeso.
Non serve odiare il lupo per non farlo entrare in casa, serve solo il buon senso. Lo si può addirittura reputare bello e augurargli ogni bene. Con la trascendenza è impossibile nutrire avversione e relativi pensieri vendicativi e cattivi e questo basta di per sé. La pratica spirituale, nell’atto pratico, è sempre un processo di sottrazione, non è mai fatto di concetti o di consigli su cosa fare. Dobbiamo sempre e solo togliere contenuti mentali o emozionali, tutto qua.
La situazione più difficile che può capitarci è proprio quella in cui effettivamente non c’è via d’uscita. Potremmo vivere una situazione tossica da cui è davvero impossibile sottrarsi o una crisi generale in cui non appena trascendiamo una reazione, ne viene stimolata un’altra troppo presto. In questi casi dovrete avere compassione soprattutto per voi stessi e non condannarvi se, a volte, le vostre reazioni risultano un po’ nevrotiche. Continuate a praticare intensamente e imparate a farlo sempre. Queste crisi sono da prendersi come un corso full immersion di meditazione. Finita la crisi diverrete forti come leoni e avrete un distacco ben maggiore del precedente. Vedrete che la base della vostra pratica subirà una sorta di upgrade. Prendete tutto, ma proprio tutto, come uno stimolo alla pratica e purificate il più possibile. Le azioni che seguono la purificazione, così ottenuta, sono spontaneamente le più intelligenti, che siano severe e restrittive o accoglienti e accomodanti. Questa spontaneità vi renderà più leggeri e agili.
La differenza tra concetti e trascendenza separa la sfera umana dalla sfera spirituale. Tutti i dubbi sulla spiritualità sono solo concettuali, perché, se praticassimo davvero, sapremmo che dobbiamo solo ed esclusivamente trascendere le reazioni interiori e i relativi pensieri che si presentano. In passato ho spesso definito i condizionamenti come ‘lato psichico della realtà’. È come un’appendice che può essere tolta da tutto, grazie al distacco. Una volta tolta, resta solo la realtà. Così sviluppiamo la capacità di riconoscere il vero dal falso e, inoltre, alleniamo la forza di accettare la realtà per ciò che è, e questo è l’antidoto migliore contro qualsiasi tipo di dissonanza.
Il perdono e la benevolenza sono sottolineate in ogni religione perché il bivio tra creatività e distruttività (o tra bene e male, se volete) parte proprio dal dolore . Il dolore mal gestito degenera fino a causare risposte distruttive: rabbia, avversione, odio, vendetta. Chi è maturo e cerca perlomeno l’elaborazione del dolore a livello psicologico non diviene distruttivo e ha più energie per essere creativo. Può, però, ancora sbagliare parecchio nell’atto pratico, perché il suo perdono, come detto, può essere ancora condizionato da quella serie di aspettative che sembra comportare. Ancor più se chi ha intorno preme per un comportamento ‘da manuale’. L’influenza degli altri può far perdere la lucidità che serve in situazioni potenzialmente pericolose.
Il contemplativo difficilmente farà questi errori perché trascende gli elementi psichici lasciando l’azione totalmente libera. Non si fa influenzare da consigli, frecciatine o paternali varie, non ha a cuore quello che gli altri pensano di lui ed ha la forza di stare solo contro il mondo. Non c’è manipolazione che tenga. È dunque integro in un modo inaccessibile agli altri proprio in quanto più distaccato dal mondo e disinteressato a ciò che il mondo pensa di lui. Il contemplativo sa che Dio lo guarda e lo giudica da dentro, resta quindi a pulire dove davvero conta.
Invece di decidere le azioni col pensiero, come gli altri, chi trascende segue un flusso naturale dettato dalla sensibilità. Quando si può sperare di salvare il salvabile, egli darà naturalmente delle seconde possibilità senza neanche pensarci. Se e quando arriva a chiudere del tutto con una persona, non sta chiudendo il suo cuore e la sua compassione, sta solo chiudendo la manifestazione esterna del suo amore, perché risulta controproducente. Tutto questo avviene intuitivamente e senza scelta. Avviene inoltre senza dubbi o pentimenti perché, in quel caso, è evidente che la persona in questione ha più possibilità di imparare col dolore della perdita che con la manifestazione aperta del suo amore. Il perdono non deve mai abbandonare i nostri cuori ma può manifestarsi o non manifestarsi esternamente.
Nella trascendenza, oltre alle risposte intelligenti e libere da condizionamenti, si verifica una vera e propria trasmutazione energetica. Ciò che interviene, in questo caso, non è più solo creativo, è creazione stessa. Si comincia, allora, ad essere testimoni di piccoli e grandi miracoli quotidiani. E vi assicuro che, se avete qualche hater incallito, comincerà a chiedersi come fate ad evitare gli ostacoli e a tramutare le loro vendette in benedizioni. Loro ancora non sanno che essere buoni conviene e questa lezione gliela può impartire solo un buono forte ed integro, saldo nella consapevolezza e dedito alla trascendenza.
La spiritualità dona una forza divina e non una bontà debole.
2 notes
·
View notes
Text
Lande devastate
Tum tum, il cuore che batte nelle tenebre seguendo il ritmo del pendolo dell’orologio posto in alto sulla torre lasciata alle spalle, città in rovina o quasi. I fantasmi che vengono evocati in questi tempi, segnati da continui malefici, marciano sospinti dai venti freddi provenienti dalle lande desolate, ove solo la secchezza dei piccoli arbusti produce un flebile scricchiolare disordinato, l’unico rumore della natura, ormai morta, che è permesso.
Ecce homo! Proprio lì! Colui che condensa in se stesso il genere umano, figlio di generazioni di peccatori alla ricerca di ben più alto mistero. Lo vediamo camminare perso nei suoi pensieri con il cielo grigio sopra di lui, presagio di un diluvio universale. Lui che annegherebbe con un bicchiere d’acqua perché il rospo in gola, sintomo di rimpianti passati, non si vuole spostare o l’uomo stesso non gli permette ciò. Desideroso di soffrire, l’uomo ha sempre goduto in questo sadismo autodistruttivo perché è l’unico essere che necessita per natura della risposta alla domanda fondamentale… Essendo stupido non ha ancora capito che la risposta è che la domanda stessa non si sarebbe dovuta porre. Lo lasciamo camminare, noi che possiamo osservare la vita dalla platea, lasciando il palcoscenico agli altri. Gli attori sono coloro che non sanno vedere oltre al loro punto di vista della realtà, gli spettatori sono quelli che non hanno bisogno del corpo per vivere perché la loro stessa esistenza si snoda tra quegli arbusti che il l’uomo vede nel suo cammino. Guardano incuriositi quello strano animale che alza la polvere nella landa desolata.
Giunge la pioggia.
Nel più totale contrasto tra la polvere che si alza per amalgamarsi al fluido che discende, l’uomo è partecipe della novità che lo sconvolge. Spaventato continua a camminare, infondo quello è il suo mestiere. E le vesti da viandante si fanno pesanti e sporche da un’acqua che finora ha portato solo distruzione. I fantasmi strapazzati dai venti ora si fermano, non riescono a muoversi e paiono piombo, freddo. L’uomo li nota, loro lo notano. L’uomo cammina. Loro aspettano il termine del temporale. Loro erano il passato dell’uomo stesso, stravolto dai ricordi, che per quanto uno si possa sforzare non ricorderà mai esattamente. Il passato non esiste più nello stesso momento in cui esso diventa tale. Girandosi indietro le orme sono già state cancellate dalla pioggia e si notano solo dei leggeri solchi destinati a scomparire. Il viandante non saprà più dire quale granello di sabbia aveva calpestato lungo la sua vita, il passato è perso. L’uomo è perso. Il temporale finisce. I fantasmi riprendono la marcia seguendo il vento.
Tutto si ripete.
Ancora.
2 notes
·
View notes