#violenza immotivata
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"Notte isterica" di Miran Bax (Morellini Editore). Una storia di violenza e razzismo liberamente ispirata a un fatto di cronaca che ha sconvolto Torino nel 2011
Miran Bax – Notte isterica Una storia di violenza e razzismo liberamente ispirata a un fatto di cronaca che ha sconvolto Torino nel 2011 Collana Riflessi diretta da Sara Rattaro e Mauro Morellini ISBN: 9791255271703 Pagine 160 – Prezzo di copertina: 17 Euro Morellini editore L’isteria è un atto di eccitazione incontrollato e quello che è successo la notte del 10 dicembre 2011 è proprio questo.…
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#10 dicembre 2011#campo nomadi#cronaca torinese#isteria#isteria di massa#Miran Bax#Morellini editore#notte isterica#presunta vittima strupro#razzismo#Torino#violenza immotivata#zingari
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C'è troppa violenza nel mondo, tantissima, spesso immotivata, assolutamente non necessaria, eccessiva, in ogni parte del mondo, ogni giorno, ad ogni ora, verso chiunque, contro sconosciuti, contro avversari, ma persino contro amici, parenti, familiari, persone amate
C'è troppa violenza nel mondo.
Che schifo.
Basta.
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Ieri mattina, una troupe della Rai, composta dalla giornalista Lucia Basso e dall'operatore Francesco Caudullo, è stata aggredita a Piazza Armerina (Enna) mentre svolgeva il proprio lavoro nel contesto delle indagini sulla tragica morte di una giovane donna, trovata senza vita in circostanze ancora da chiarire. Il Cdr della Tgr Sicilia e il Coordinamento Cdr Tgr dell'Usigrai hanno espresso solidarietà ai due professionisti, sottolineando la violenza e la gratuità dell'attacco. Secondo quanto riportato dal Cdr, i giornalisti stavano lavorando con estrema discrezione, avendo addirittura spento la telecamera, poggiata a terra, per mostrare alla madre della vittima un servizio trasmesso il giorno precedente. Tuttavia, durante questo delicato momento, un parente della giovane ha iniziato a insultare il team e ha preso a calci la telecamera, distruggendola completamente. Questo gesto ha causato turbamento sia nei colleghi di Basso e Caudullo, sia nella comunità giornalistica siciliana, che ha condannato l'aggressione. Il comunicato rilasciato dal Cdr della Tgr Sicilia descrive l'accaduto come un'aggressione immotivata e chiede rispetto per il diritto e il dovere dei giornalisti di documentare episodi di cronaca di rilievo. Inoltre, viene sottolineata la delicatezza adottata dalla troupe per non turbare ulteriormente i familiari della vittima. Infine, i familiari della giovane hanno rilasciato un messaggio di scuse per l'episodio, comprendendo la gravità del gesto e l'importanza del lavoro giornalistico. Rimane ora l’impegno della Tgr Sicilia di continuare a coprire il caso con rispetto e sensibilità. Read the full article
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Clochard ucciso a Pomigliano, fermati due 16enni per omicidio volontario aggravato
Clochard ucciso a Pomigliano, fermati due 16enni per omicidio volontario aggravato. È svolta nelle indagini sull’omicidio di Friederick Akwasi Adofo, il clochard 43enne, originario del Ghana, ucciso di botte in strada a Pomigliano d’Arco. Due ragazzi di 16 anni sono stati fermati dai Carabinieri di Castello di Cisterna con l’accusa di “omicidio aggravato da futili motivi e dalla crudeltà”. L'uomo è stato picchiato con violenza in via Principe di Piemonte, la zona in cui dormiva su una panchina e chiedeva l'elemosina, ed è deceduto in ospedale per un grave trauma cranico e un'emorragia cerebrale. Il clochard, in realtà, secondo alcune testimonianze, era già stato aggredito tempo fa da una banda di giovanissimi. L’accelerazione nelle indagini è giunta quando gli investigatori hanno preso visione di una telecamera installata in un esercizio commerciale che ha ripreso l’aggressione: una scena di improvvisa e immotivata violenza che ritrae i due ragazzi nel momento in cui si accaniscono sul clochard. I due, dopo aver colpito al volto l'uomo, hanno continuato a sferrare calci e pugni, la maggior parte dei quali indirizzati al capo, anche quando ormai la vittima era immobile a terra. Utili alle indagini anche i profili social degli indagati, pieni di contenuti che esaltano violenza e uso spregiudicato delle armi. Nel corso delle perquisizioni svolte presso le abitazioni degli indagati sono stati trovati indumenti ora al vaglio degli inquirenti. "Mi congratulo con i Carabinieri per la rapidità di intervento e per aver individuato i presunti responsabili di un delitto atroce e che ha traumatizzato tutta la nostra comunità. Ora che la giustizia faccia il suo corso. Noi ribadiamo che i funerali del povero Frederick saranno a spese del Comune", ha detto il sindaco di Pomigliano Lello Russo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Ah sì la violenza immotivata
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Sempre peggio...
Mi sto facendo seguire da una professionista.
Il discorso è il seguente: io vorrei continuare ad andare a lavoro con l’autobus (perché ho dei vantaggi di orario) ma allo stesso tempo smettere di macinare pensieri nella testa.
Sapendo che su quella tratta posso incontrare lei, il pensiero me lo faccio sempre; è un po’ come se con la testa cercassi un modo di avere un contatto. Un saluto, un “come stai”, ma ovviamente non succede mai nulla. Ci ignoriamo, un “ciao” una volta ma freddissimo.
Per questo motivo ho pensato di cercare aiuto, capire se sta diventando un’ossessione e vedere di uscirne, liberare la testa, smettere di essere depresso e apatico; di avere questa ansia.
Però stamattina è successa una roba che mi ha destabilizzato tanto.
Come da suggerimento della psicologa ho preso l’autobus al capolinea, onde evitare incontri proprio alla fermata. Sono arrivato un po’ all’ultimo minuto e quindi il bus era già pieno.
Giuro su quello che volete che io non la ho vista. Quando passo dalla sua fermata ci guardo sempre e non c’era.
Dopo un po’ l’autobus diventa veramente pienissimo; con la app dei trasporti guardo e avevo un altro bus (che fa pure un tragitto migliore) praticamente a 2 minuti di attesa.
Alla prima fermata in cui riesco, scendo e cambio bus.
Sento la sua voce che esclama “no vabbè”. Mi sono sforzato di non girarmi, stare per i cazzi miei, però con la coda dell’occhio avevo visto dove stava.
A un certo momento mi giro un attimo, mi fulmina con lo sguardo: “lo fai apposta, eri sul 18 ti ho visto poi mi hai vista scendere e sei sceso anche tu. Te lo dico hai rotto il cazzo”.
E poi è scappata, è scesa dal bus di colpo a una fermata a caso, non ho fatto in tempo a dire nulla tranne “non è come credi”.
Sono consapevole che questa cosa la ricerco nella mia testa, mi sto facendo aiutare da una specialista anche per questo, ma stamattina non mi sono accorto di nulla di tutte le cose che ha detto; ho solo buttato uno sguardo alla solita fermata e non c’era. Ho cambiato perché il viaggio stava diventando scomodo.
Ieri, dopo l’incontro con la psicologa, mi sentivo molto meglio, ora mi sento di nuovo “rotto”, sbagliato, una persona malata.
In un certo senso ho avuto il famoso contatto che mi ossessionava, e ho scoperto una cosa grave. Lei è come spaventata da me, come se avesse l’ansia di me e non riesco a capirne il motivo...
Ma non importa, ora che ho capito, che questa cosa è diventata palese mi devo adoperare in qualche modo. Cambio capolinea, vedo se riesco a prendere il bus anche a un orario diverso, in anticipo.
Se lei sapeva in che bus ero, per esempio, significa che ci guarda. Cerca di capire in che bus sono per eventualmente scartarlo e non va bene. Senza rendermene conto le sto trasmettendo un ansia, magari immotivata, che la condiziona, la porta a cambiare le sue abitudini e non deve succedere. E’ come se le facessi violenza psicologica indirettamente.
No no, questa cosa mi fa stare malissimo.
Magari starete pensando: Perché mai dovresti cambiare tu le tue di abitudini?
Non mi costa così tanto, poi a me sembra una sorta di fobia la sua, quindi non voglio. Ora l’ho capito quindi basta.
Le ho scritto un sms di scuse, dove cerco di spiegare, dove dico che andrò a un certo capolinea per cercare di evitare...ma ovviamente non mi ha risposto.
Questa situazione è veramente pesante, straziante e assurda...
Una storia che finisce, senza un litigio ne nulla e ci si ritrova ad avere un rapporto del genere.
Domani ne parlo con la psicologa
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BREVEMENTE RISPLENDIAMO SULLA TERRA | Diego Mattei S.I.
Una lunga lettera scritta alla madre: questa è la forma che lo scrittore americano di origini vietnamite Ocean Vuong sceglie per il suo primo romanzo Brevemente risplendiamo sulla Terra.
Intenso, bruciante, spietato e tenero, Vuong racconta la propria storia di ragazzo straniero nella città di Hartford, nel Connecticut, e la vicenda della propria famiglia, risalendo agli anni della guerra nel Vietnam, con la nonna Lan, che significa Orchidea e la madre Hong, che significa Rosa. Sono entrambe segnate nella mente da quel conflitto sanguinoso, l’una affetta da disturbo post-traumatico da stress e l’altra da una forma di schizofrenia; l’una e l’altra chiuse nel guscio della lingua vietnamita che rende tutto più arduo e difficile nella vita quotidiana.
È a Ocean che, fin da bambino, è affidato il compito di essere il traduttore e il mediatore con l’America suburbana, povera e marginale dei quartieri di periferia segnati dalla droga, dalla violenza di strada e domestica, dai ritmi di lavoro massacranti dell’operaio che piega il corpo in una continua ed immotivata richiesta – «Scusa» – per una paga che permette di arrivare a stento a fine mese.
Brevemente risplendiamo sulla Terra però è molto più di questo, perché oltre a essere un romanzo che parla di ferite dell’anima e di ambienti degradati e poveri, è una storia che parla di bellezza, di scoperta di sé e della potenza delle parole che raccolgono una vita altrimenti fatta a pezzi. Nelle ultime pagine Vuong scrive, rivolgendosi alla madre: «Forse sarai una ragazza e forse ti chiamerai di nuovo Rosa e avrai una stanza piena di libri e genitori che ti leggeranno le storie della buona notte in un paese salvo dalla guerra. Forse allora, in quella vita e in questo futuro, troverai questo libro e saprai cosa ci è accaduto. E te ne ricorderai. Forse».
È un romanzo che parla dell’importanza di essere visti, che si esiste solo quando si è visti, e della precarietà della vita. «Perché il tramonto, come la sopravvivenza, esiste solo nel momento in cui sta per sparire. Per essere bellissimi e risplendere su questa terra, prima qualcuno deve vederci, ma essere visti significa essere prede», perché a volte la vita dipende da quale ciglio della strada ti vieni a trovare.
Brevemente risplendiamo sulla Terra è pieno di luce e di colori, di profumi e olezzi, potente nelle immagini. Vuong le cesella con la cura di uno scultore che riesce a trasformare la dura pietra in trine leggere, con l’attenzione a cogliere i minimi dettagli della realtà e a restituirli con precisione. E così la visione delle farfalle monarca, che attraversano gli Stati Uniti per deporre le uova al centro del Messico, e quella dei bisonti che si precipitano nei burroni, ci accompagnano ben oltre la fine della lettura, ben oltre l’ultima pagina.
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Resistenza passiva e palline da ping-pong
Affermazioni. Sono stanca di continue affermazioni. Questo è così, quello è colà. Tante affermazioni e pochissimi dubbi. Sono stanca delle categorie in cui semplificare e rinchiudere il nemico: gli uomini, i fascisti, i sinistri, i negri, i migranti, i renziani, le femministe... Catalogare nemici per non vedere esseri umani: sempre masse senza volto, mai individui con desideri, motivazioni, storie e volontà.
Lo ammetto, non posso combattere. Non posso rispondere ad ogni affermazione immotivata, illogica, ingiusta, mal espressa, balzana che rimbalza più e più volte davanti ai miei occhi. Catturare palline da ping-pong in un tornado. Chi può farlo? Nessuno può, figuriamoci io, sola, così poco atletica e stanca. Quindi cambio metodo e strategia. Perché una strategia devo averla, non ho intenzione di ritirarmi nel mio personale Aventino, per quanto la tentazione ci sia. E perché credo comunque nel valore del singolo, nel potere, per quanto piccolo, dell'individuo rispetto alla massa, del pensiero autonomo rispetto al pensiero omogeneizzato e rimasticato, da qualsiasi pulpito venga, da qualsiasi minoranza/maggioranza convinta di essere perseguitata dalla sua complementare.
Ho intenzione di seminare dubbi dove si coltivano solo certezze, di mettere punti interrogativi dove abbondano i punti esclamativi, di opporre cortesia e forma dove la violenza nasconde la sostanza, di buttare piccolissimi sassolini negli ingranaggi ben oliati delle bolle altrui. E di fare resistenza passiva: un minimo, microscopico muro alle boiate vaganti, da qualsiasi parte provengano, e provengono da ogni parte, palline da ping-pong nel tornado.
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QUANDO LA POLIZIA STATUNITENSE BOMBARDÒ PHILADELPHIA, IL 13 MAGGIO DEL 1985, UCCIDENDO 11 PERSONE TRA LE QUALI 5 BAMBINI: LA STORIA DEL “MOVE BOMBING”
Un boato, l’esplosione e le fiamme. Oltre sessanta case saltarono letteralmente in aria. L’elicottero si era avvicinato al suo obiettivo e Frank Powell aveva armato una carica satchel con esplosivo al plastico C-4. La innescò e la gettò sul suo obiettivo: pochi secondi dopo, un intero isolato venne letteralmente asfaltato. C’è un dettaglio incredibile riguardo questa storia: non siamo né in Vietnam né in un teatro di guerra. Siamo a Philadelphia, Pennsylvania, Stati Uniti. L’anno è il 1985. Frank Powell non è un marine, ma un artificiere della polizia cittadina. L’obiettivo era la casa al numero 6221 di Osage Avenue. All’interno vi erano una dozzina di appartenenti all’organizzazione MOVE: la metà erano bambini o ragazzini. Tale organizzazione era stata una delle più radicali - seppur oggi meno conosciuta, ad esempio, delle Black Panthers - ad essere stata attiva negli Stati Uniti tra gli anni Settanta e Ottanta. I membri di MOVE erano quasi tutti afroamericani. Move si muoveva nell’ambito del “Black Power” più radicale, ma sviluppava al contempo varie prospettive riguardanti sia l’antispecismo - i membri di MOVE erano tutti vegani - e l’ecologismo, assumendo in vari ambiti posizioni anche primitiviste. Il ritorno alle origini, nello specifico verso l’Africa, era alla base anche della decisione di tutti i membri dell’organizzazione di rinunciare al proprio cognome in favore di “Africa”, appunto. Già nei primi anni di attività MOVE si scontrò con le autorità statunitensi che arrestarono diversi suoi membri. Spesso, inoltre, sorgevano diversi problemi di convivenza tra le comuni create dall’organizzazione e il loro vicinato. Nel 1978 una sparatoria nei pressi di una delle loro case comuni terminò con la morte di un agente di polizia che portò ad un’ulteriore stretta repressiva. Ma fu nel 1985 che lo scontro fu portato ai massimi livelli: quando, il 13 maggio di quell’anno, la polizia decise di arrestare quattro membri dell’organizzazione al 6221 di Osage Avenue. Ma i quattro decisero di non consegnarsi, dando il via ad una sparatoria in piena regola, alla quale seguì la decisione di sganciare l’ordigno dall’elicottero. Fu una strage: 11 membri di MOVE, tra i quali il fondatore John Africa e 5 bambini, morirono all’istante. Si salvarono solo un adulto e un altro bambino. Oltre sessanta case bruciarono in seguito all’esplosione, lasciando 250 persone senza dimora. I pompieri non vennero fatti avvicinare per spegnere gli incendi. La successiva indagine accusò la polizia la città di Philadelphia di aver compiuto un gesto di straordinaria e immotivata violenza, ma nessuno venne mai condannato per il bombardamento.
Cannibali e Re Cronache Ribelli
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Ho letto pareri contrastanti riguardo a AFTG, e benchè non mi manchi materiale da leggere - se ne aggiungo altro la mia tbr mi insegue col forcone - MI HAI INCURIOSITO UN SACCO con questi reblog, e sono un po' combattuta,, dunque, *could you please spill the tea, ma'am*
...uhm da cosa hai capito che sono vagamente ossessionata da aftg? *cerca di nascondere i tremila post su aftg sotto al tappeto*
Il problema di questa serie è che modo migliore per riassumerla è questo: i libri parlano di un gruppo di universitari un po’ fuoristrada (eufemismo) che giocano ad uno sport inventato chiamato Exy. In mezzo c’è la mafia giapponese.
Allora, partiamo dalle controversie:
- violenza, tanta, spesso immotivata.
- droga, stupri, omicidi, tortura, self-harm, fiumi di angst, childhood trauma, tutto il pacchetto di trigger warnings al completo (se anche solo una di queste cose ti turba, non leggerlo ti prego - se invece vuoi sapere di più riguardo a questi tw chiedi pure)
- uno dei personaggi droga un’altro personaggio per cercare di estorcergli delle info
- l’autrice si è presa un bel numero di libertà sul modo in cui funzionano antidepressivi & co (d’altronde si è anche inventata uno sport finto perché, sue testuali parole, le tirava stare a studiarsi le regole degli sport già esistenti, quindi la cosa non mi sorprende più di tanto)
Se nulla di tutto ciò ti turba troppo, posso passare ai motivi per cui leggerlo:
- found family TM (un gruppo di ragazzi con tanti tanti problemi che nonostante tutto finiscono per diventare una famiglia e cercano di superare i traumi passati)
- badass female characters 👌
- some goddamn demisexual representation, FINALLY
- the slowest slow burn to ever burn (ad un certo punto avrei voluto prendergli le teste e urlargli in faccia “and now kiss” dalla frustrazione)
- complex characters
- la verità è che la coppia finale (suppongo che tu avendo visto i miei post sappia chi sono, ma nel caso non sia così non faccio spoiler) mi ha rovinato la vita e non riesco a pensare ad altro da quando ho finito la serie due mesi fa.
Ho passato buona parte del primo libro a chiedermi cosa cazzo stessi leggendo. Ho continuato perché sono testarda. Alla fine del secondo libro ho iniziato a dire “oh okay la cosa è interessante”. Il terzo libro, ora come ora, se potessi me lo tatuerei sulla fronte. Tutto questo è successo nel giro di tre giorni perché ho divorato la serie con la stessa foga di un uomo che è invitato ad un banchetto dopo aver speso dieci giorni a digiuno nel deserto (in mia difesa posso dire che non è lunghissima e si leggere molto velocemente).
Se vuoi provare a vedere se la cosa può piacerti, fossi in te io farei così: il primo libro è gratis in versione ebook su amazon *winks* Non è lunghissimo, sono poco più di 250 pagine (60k parole) e si legge veloce. *winks again* è probabilmente il più brutto della trilogia, ma se ti incuriosisce e vuoi proseguire gli altri ebook sono molto meglio e costano solo 89cent....
Ti ho scritto un poema ahahah 💕
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Una storia sbagliata
Sono reduce di una storia sbagliata, quella storia dove mai sarei voluta entrare, quella storia che mi ha fatto sporcare la persona che sono, l’amante a forfe’ che mai avrei voluto essere. Perche’ a forfe’, perche’ io con la mia salute e il grande stress lavorativo e di vita che stavo attraversando stavo cadendo a pezzi. Esco metaforicamente parlando da una citta’ distrutta, dove sento che la guerra pero’ non e’ ancora finita, Mi fa male ho tanto male al cuore. Mi ha cacciato via dalla sua attivita’ mentre stavo cucinando per me e per lui con una scusa “ o te ne vai o qua finisce male” solo perche’ inconsciamente avevo alzato un po’ il tono della voce, ed io questo non me lo potevo permettere ma lui si, si di denigrarmi, beffeggiarmi, svalutarmi per poi farmi capire che ero io stessa a svalutarmi e non credere di essere abbastanza. Ora che non sono piu’ li, mi sveglio tra le 8 le 9 con le crisi di pianto, pensando alla brava lavoratrice che ero e che e’ stata buttata fuori cosi. Che cosa ti resta di me? niente, tu sei senza sentimenti e senza cuore; cosa mi resta di te? tutto, tutto il male che mi hai fatto io me lo sento addosso, nessuno nessuno di noi merita di essere trattato cosi. Le manie di perseguzione, il controllo, la gelosia immotivata, mi facevano vivere nella paura che tutto quello che potevo fare venisse poi interpretato da lui come un’offesa. Avevo paura di tutto perche’ ogni mio comportamento poteva scatenare una lite, e poi partivano i silenzi per giorni e giorni interi, pur avendolo accanto. Esco da una citta’ distrutta che e’ la mia, dove adesso mi tocca ricominciare, senza violenza ma con amore,
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Fosca in radio e in tutti gli store digitali con “Giacca di spine” il suo singolo di esordio
La cantautrice Chiara Carmosini, in arte Fosca, scoperta da Gianni Testa al “Fuoriclasse Talent” organizzato da Catiuscia Siddi e Ivano Trau, fa il suo esordio discografico in radio e in tutti i digital store con il singolo “Giacca di spine”, brano dal sound electro-pop che parla di un rapporto tossico, scritto insieme a Marco Abete, prodotto da Gianni Testa per la Joseba Publishing e arrangiato da Eugene. Il videoclip vede la regia di Valerio Matteu.
Fosca ci spiega: “Ho scelto questo titolo perché sembra qualcosa di accogliente, di caldo, qualcosa che ti protegge dalle insidie del mondo esterno, quando in realtà non fa altro che infliggerti dolore con le sue spine, cercando di farti rimanere all’idea che la sua immagine sia innocua. Non ti sta proteggendo, ti sta manipolando, prendendo da te tutte le tue energie facendoti raggiungere un senso di soffocamento, di buio, di dipendenza“.
Fosca
VIDEOCLIP “Giacca di spine”: https://youtu.be/Tw0bgfsb3Is
Prosegue poi Fosca: “In questo brano si parla di ciò che comporta il ritrovarsi in una relazione tossica, fatale, una relazione che a volte non lascia scampo, che porta la tua mente a infrangere i capisaldi della tua morale. In questo rapporto ritroviamo il ‘déjà vu’, la ripetizione degli eventi che la vittima spera che non ricomincino per l’ennesima volta, rimanendo illusa, perché il manipolatore non cambia ciò che è. Quest’ultimo fa sì che si pensi che possa essere l’unico per te, l’unico che possa comprendere e risolvere le tue insicurezze, perciò nonostante il suo atteggiamento violento si torna sempre da lui. Ma l’ultimo ritornello lascia la speranza che si possa uscire da tutto questo, aprendo gli occhi a ciò che si ha veramente davanti; questo non è amore, è dipendenza unita a una violenza immotivata, una violenza che non può essere giustificata, non è colpa nostra“.
Link social: https://www.instagram.com/lafosca_/
BIOGRAFIA FOSCA – Chiara Carmosini è nata a Roma il 3 settembre del 2003. Immersa nella musica sin dall’infanzia, per lei è uno strumento che le permette di esprimersi e comunicare. Giovanissima entra a far parte del coro di Santa Cecilia delle voci bianche e arricchisce il suo bagaglio culturale studiando canto, pianoforte, violino e chitarra. Partecipa a diversi concorsi nazionali tra cui il Cantagiro nel 2016, il Festival di San Marino e per due anni concorrente al Fuoriclasse Talent che vince alla sua seconda partecipazione. Nel 2022 entra a far parte dell’etichetta discografica Joseba Publishing, diretta da Gianni Testa, e fa il suo esordio discografico nell’aprile 2022 con il singolo “Giacca di Spine”.
source https://www.ilmonito.it/fosca-in-radio-e-in-tutti-gli-store-digitali-con-giacca-di-spine-il-suo-singolo-di-esordio/
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Poco più di un anno fa, durante le feste di settembre di Lanciano, un ragazzo di 20 anni subiva un’aggressione squadrista e immotivata da parte di cinque militanti di un’organizzazione di estrema destra, che gli procurarono un trauma cranico con una prognosi di 10 giorni, oltre svariate lesioni ed ecchimosi al volto. Noi di Zona Ventidue e Laboratorio Sociale Largo Tappia ci eravamo subito proposti di affiancare il ragazzo, curandoci di portare l’accaduto all'attenzione dell’opinione pubblica e delle testate giornalistiche e offrendo tutta l’assistenza legale a lui necessaria, anche memori di altri e simili casi di aggressione a danno di altri cittadini, che purtroppo non hanno avuto le forze o gli strumenti per affrontare le violenze subite. La notizia ha così circolato per giorni sui principali social network, sulla stampa locale e su quella nazionale. L’organizzazione neo-fascista ha sempre e da subito negato totalmente l’accaduto denunciato, parlando pubblicamente di “antifascisti che ricominciano a farneticare” e di “attacchi meschini e infamanti” nei loro confronti. Ma gli elementi di prova raccolti dalla Procura hanno ricostruito l'accaduto, aderendo perfettamente al racconto della persona offesa, aggiungendo anzi ulteriori elementi. Per questo motivo, a distanza di un anno da quella denuncia, gli aggressori hanno risarcito l’aggredito per i danni a lui causati. Di comune accordo con la vittima dell'aggressione squadrista, abbiamo deciso di donare parte del risarcimento alla ONG Mediterranea Saving Humans, impegnata in attività di monitoraggio, testimonianza e denuncia della drammatica situazione dei migranti che attraversano il Mediterraneo, concorrendo attivamente al salvataggio di vite umane in mare. Avremo modo di presentarvi l’ONG Mediterranea Saving Humans e di illustrare le motivazioni che ci hanno portati ad effettuare questa donazione venerdì 9 novembre, quando ospiteremo alcuni dei suoi attivisti per avere testimonianza della loro esperienza. L'evento sarà presentato prossimamente. http://www.ecn.org/antifa/article/5443/aggressione-fascista-a-lanciano pubblicato il 17.09.17 Aggressione fascista a Lanciano · Pubblichiamo un comunicato di Zona Ventidue e Laboratorio Sociale Largo Tappia relativo ad una vile aggressione fascista avvenuta a Lanciano alcuni giorni fa, commessa da noti esponenti della sezione locale di Casapound. La nostra solidarietà ad Alessandro ed a tutti coloro che non abbassano mai la testa di fronte allo squadrismo fascista. A volte ritornano. Quei "bravi ragazzi" di Casapound. Come la malerba che non muore mai e torna ad infestare le strade. Come un germe, un virus che pensi di aver curato, ma che poi torna a costringerti a letto. Così, dopo mesi di silenzio, anonimato e dimenticatoio, Casapound Lanciano torna a farsi sentire nella maniera in cui ci aveva abituato, la peggiore: con la violenza e la prevaricazione. Alessandro lo conosciamo bene. E' uno di quei ragazzi che decide disinteressatamente di impegnarsi per gli altri. L'abbiamo visto al nostro fianco nella battaglia contro Ombrina, nei cortei studenteschi, nelle battaglie per i diritti civili e per la parità di genere, l'abbiamo visto alle nostre feste, ai nostri eventi, e nelle quotidiane piccole lotte di ognuno di noi. E' uno di quelli che decidono di prendersi una responsabilità anche quando potrebbero guardare dall'altro lato. Qualche giorno fa Alessandro è stato aggredito. Ha riportato un trauma cranico, una prognosi di dieci giorni, oltre che svariate lesioni ed ecchimosi al volto. L'hanno picchiato in cinque, senza dargli neanche il tempo di reagire, colpendolo alle spalle e accanendosi sulla sua faccia e sulla sua testa con calci, pugni e sputi. Da vili e da codardi. Quando gli amici di Alessandro sono riusciti a fermarli, lo hanno lasciato a terra, con la faccia sporca di sangue e il fiato spezzato. E' successo alla Stazione Vecchia, in quel momento piena di persone, di ragazzi e ragazze, che magari hanno visto, e che di sicuro avrebbero potuto fare qualcosa. In sottofondo c'erano gli spari della nottata di Lanciano. Forse coprivano il rumore delle grida e delle botte, fatto sta che Lanciano era con lo sguardo all'in sù e oltre ai due amici, accorti quasi per caso, Alessandro se l'è dovuta vedere da solo contro cinque. "Antifascista di merda" è l'ultima cosa che si è sentito dire. Aggressione fascista Lanciano Quelli che l'hanno picchiato sono esponenti di Casapound Lanciano, quelli che si sono candidati alle elezioni comunali nella coalizione democristiana di Tonia Paolucci, quelli che solo nell'ultimo anno: hanno picchiato un minorenne ad una festa d'istituto, hanno minacciato e circondato in venti la casa dove un nostro compagno di Zona Ventidue abitava con la compagna; quelli la cui reputazione si basa sulla violenza, sul timore che ne consegue, e sull'omertà che li nasconde. Alessandro però li ha riconosciuti, e alla fine ha deciso di denunciarli. Aggressione fascista Lanciano Pubblichiamo questa storia per due motivi: il primo è che ci siamo stancati ogni volta di dover ricordare alla comunità, ma soprattutto agli amministratori, che razza di pericolo rappresenti Casapound. Li abbiamo smascherati quando fingevano di essersi rabboniti, abbiamo dimostrato quanto la loro idea politica fosse nociva oltre che idiota, abbiamo cercato di informarvi, spiegando che hanno gli stessi comportamenti squadristi in ogni contesto, in ogni Città, e che quelle che vediamo a Lanciano sono pratiche che si ripetono sistematicamente ovunque ci sia una sede di Casapound; l'abbiamo fatto facendo cultura, con il mese della Resistenza, con la rimozione dei fasci littori dal Teatro e con tanti altri eventi; l'abbiamo fatto facendo politica, portando avanti un'idea antifascista, antirazzista ed antisessista di società, e arrivando a proporre all'amministrazione una delibera in cui si vietasse l'occupazione di spazi pubblici alle organizzazione neofasciste a Lanciano. Torniamo a rinnovare questo invito all'amministrazione, affinche alle chiacchiere seguano i fatti. Speriamo che questa sia la volta buona per essere ascoltati. Il secondo motivo è che troppe volte violenze come questa sono rimaste nascoste e impunite. Troppe storie abbiamo sentito senza poter reagire perchè chi era vittima aveva paura di diventarlo di nuovo. Troppe volte non abbiamo agito perchè ci hanno chiesto, per timore, di non farlo. La scelta di Alessandro è una scelta coraggiosa che speriamo possa essere di esempio e di avvertimento per altri ragazzi e ragazze che hanno subito o stanno subendo ma hanno paura di reagire. Perchè il prossimo a doversi difendere da solo contro cinque, sappia che alle spalle ha una comunità forte e coesa che non ha paura di rispondere. Perchè alla fine, non ci siano più violenze e violenti. Zona Ventidue Laboratorio Sociale Largo Tappia Lanciano http://www.globalproject.info/it/in_movimento/aggressione-fascista-a-lanciano/21044
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Un episodio di violenza ha turbato la festa del gelato Sherbeth, ieri sera, in piazza Verdi a Palermo, intorno alle 23. Due gruppi di giovani, per motivi ancora da chiarire, sono venuti alle mani, scatenando una rissa che ha coinvolto circa una decina di persone. La zuffa è esplosa nei pressi del chiosco in stile liberty, davanti all’ingresso dell’Olivuzza, creando il panico tra i partecipanti all’evento, tra cui numerosi passanti e turisti. La situazione è degenerata rapidamente, con pugni, schiaffi e calci scambiati tra i giovani in mezzo alla folla. Nel tentativo di sottrarsi alla violenza, uno dei ragazzi, con una vistosa ferita alla tempia, si è rifugiato all’interno della vicina Champagneria, inseguito dalla fidanzata preoccupata per le sue condizioni. Proprio la fuga del giovane ferito sembra aver contribuito a interrompere temporaneamente la rissa, mentre i gruppi cercavano di separarsi. Nonostante il tentativo di disperdersi, la calma non è stata immediata: alcuni giovani coinvolti hanno continuato a inseguirsi per le strade dell’Olivuzza, finché, poco dopo, un terzo gruppo – in cui si segnalano anche degli adulti – è giunto in piazza Verdi, entrando poi nell’Olivella per rintracciare il ferito e gli altri ragazzi. Sul luogo sono intervenuti i carabinieri, con quattro pattuglie, e un’ambulanza, che tuttavia non ha rintracciato il ragazzo ferito. I militari acquisiranno i video delle telecamere di sorveglianza per chiarire la dinamica e individuare i responsabili. I presenti non hanno mancato di esprimere la loro preoccupazione per la sicurezza dell’evento. Alcuni partecipanti allo Sherbeth hanno lamentato la scarsa presenza delle forze dell’ordine, sottolineando che un evento di tale portata, con la partecipazione di maestri gelatieri internazionali, avrebbe dovuto ricevere maggiore attenzione. Purtroppo, non è la prima volta che in questa zona si verificano episodi di violenza: lo scorso aprile un sedicenne fu vittima di un’aggressione immotivata e, a giugno, un avvocato e ricercatore universitario fu aggredito per aver ripreso un giovane vandalo. Read the full article
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Cara "cantante".
È passato del tempo da quando ti sei permessa di fare quello che hai fatto, mandando chi per te ad annullare un'intervista ad un media di cui non farò menzione, dando come "motivazione" il fatto che io sarei uno stalker che si apposta sotto casa TUA non so a fare cosa e che avrei complottato con la radio l'ospitata per stalkerizzarri...
Ti invito a riflettere mettendomi una mano sul cuore ed invitandoti a fare altrettanto mentre mi guardi negli occhi in questa foto che ho scattato appositamente perché tu mi potessi vedere in tutta la mia schifezza...
Ho 39 anni e da quando sono nato fatico ad accettarmi per quello che sono, per i problemi fisio-visivi che ho da quando sono nato.
La mia vita non è stata affatto fortunata anche se, grazie a Dio, nonostante non possa vantare un gran numero di amicizia nella vita reale, ho una famiglia che ha sempre cercato di non farmi mai mancare nulla...
Nella vita io mi occupo di volontariato e di sociale perché, per quanto paradossale possa sembrare, penso (anzi: ne sono convinto) che sia più facile aiutare gli altri più che sé stessi... E, per questo, lotto tutti i giorni per fare qualcosa (attraverso la musica, i testi che scrivo e che, talvolta vengono presi in considerazione da qualche buona anima che, senza chiedermi nulla in cambio - sapendo che non avendo un lavoro, non posso nemmeno permettermi di spendere nemmeno un centesimo dei TANTI soldi che faccio spendere ai miei genitori tra farmaci ed interventi costosi ai quali sono sottoposto da sempre, senza contare le spese degli innumerevoli viaggi e spostamenti che ho dovuto fare per raggiungere ospedali e cliniche anche molto distanti da dove risiedo - per potermi permettere di retribuite come vorrei) affinché i miei messaggi di sensibilizzazione possano veicolare per fare capire che non tutti sono perfetti, belli e bravi come te ed i tuoi "colleghi" del mondo dello spettacolo, della moda, del calcio... Della musica - per l'appunto - ma che, purtroppo, esistono persone che, non solo come il sottoscritto, non sanno cosa li aspetterà un domani quando i genitori, i familiari o chi per loro non ci saranno più e, probabilmente, dovranno fare i conti con la dura realtà (che non guarda in faccia niente e nessuno) di trovarsi soli al mondo, magari in un ospizio o, nel peggiore dei casi, sotto ai ponti ad aspettare di morire senza un centesimo in tasca e, soprattutto, senza la carezza di un amico che, per molte persone, dopo la famiglia, rappresenta davvero tutto.
Io non ti conosco e non mi permetto di giudicarti però, da quel poco che ho potuto vedere online sul tuo conto (e non mi sono messo alla morbosa ricerca di tue notizie per chissà quale orrendo motivo che frulla solo nelle menti perverse di chi sa vedere solo il male in ogni cosa, gesto o azione) mi sembri una ragazza molto aggraziata ed "a modo", oltre a riconoscere il talento che hai nell'ambito musicale, motivo per il quale rimango veramente sbigottito dalla tua reazione nei miei confronti: non sai nemmeno chi sono e ti sei permessa di giudicarmi e parlare male di me senza nemmeno prenderti la briga di contattarmi per dirmi che ti ha dato fastidio il fatto che, senza che nessuno me lo chiedesse, come faccio PER TUTTI GLI ARTISTI DELLA #BRIANZA, mi sono impegnato nel farti conoscere a più persone possibili attraverso i contatti che mi sono fatto negli anni in pochi minuti perché mi sentivo di farlo senza chiedere mai a nessuno niente in cambio per fare capire che io sono una persona che vuol rispondere facendo del bene anche a chi mi fa del male (e ti posso assicurare - cara CANTANTE - che, nel corso degli anni ho avuto a che fare con molestie e violenze di ogni tipo da più e più persone che mi hanno fatto stare molto male ma che ho sempre cercato di capire perché dietro le reazioni delle persone si cela sempre dietro una storia di difficoltà e sofferenze di diversa intensità che, sebbene non giustifichino le azioni commesse, perlomeno le spiegano tra le righe) ed è per questo che mi è sembrato carino nei tuoi confronti di ARTISTA fare lo stesso nonostante tu, nell'etichettarmi #STALKER, hai mescolato la tua immagine pubblica con quella privata senza dare i conti col fatto che - come torno a ripeterti - ti sei basata sui racconti di chi non ha nemmeno lontanamente provato a capire il perché delle mie gesta, persone per le quali non provo alcun tipo di risentimento nonostante il male che mi hanno fatto (a me ed a chi era con me quella volta che ci siamo visti di sfuggita quando mi sei passata davanti agli occhi come se quello che stava succedendo quando stavo subendo violenza immotivata fosse una cosa normalissima quando avresti fatto INDUBBIAMENTE molto più bella figura nel placare gli animi facendo notare che, oltre alla violenza, ci sono molte altre vie per risolvere questioni FUTILI come quella in essere quella volta)...
Non era molto più facile fare finta di niente e strizzare l'occhio all'occasione anche se, come penso e mi auguro per te, non è stata e non sarà l'unica della tua vita?
Che, poi, se vogliamo dirla tutta, tralasciando il lato umano, da ARTISTA non è che tu abbia fatto una gran bella figura a rifiutarti di partecipare telefonicamente a quel programma (nel quale mi sono fatto invitare pensando di portarti implicitamente maggior pubblico dandoti l'opportunità di essere ascoltata anche dalla mia utenza senza pubblicizzarti direttamente, visto che la cosa da fastidio a qualcuno e forse anche a te)...
E tu vorresti fare la cantante?
Bah: forse ho sbagliato io la mossa nel cercare di proporti per un fine nobile ma, senza alcuna presunzione, mi sento di dirti che, prima di intraprendere un percorso che ti rende esposta mediaticamente, dovresti imparare, prima di tutto, a valutare le persone e le situazioni con la tua testa perché IO NON TI HO MAI PICCHIATA, NON TI HO MAI FATTO DEL MALE, NON TI HO MAI DIFFAMATA (e spero che chi legga abbia l'intelligenza di capire che queste righe te le sto scrivendo SENZA MENZIONARTI PER GARANTIRE LA TUA PRIVACY, proprio perché ho rispetto di te, dei tuoi sogni, ambizioni e prospettive carrieristiche sperando di aiutarti a migliorarti sempre di più a 360": se di te non me ne frega a niente ti lascia o fare tutte le pessime figuracce del mondo senza farmi scrupoli) e poi, come hanno sempre detto a me, quando decidi di esporti, devi essere consapevole che devi accettare il rovescio della medaglia: non tutto è sempre rose e fiori; i fatti di cronaca parlano chiaro mostrando senza mezzi termini la follia dei VERI stalker che sono arrivati addirittura ad UCCIDERE i propri idoli, ma stai tranquilla che a quei livelli io non ci arriverò MAI perché non sono di indole violenta e la mia famiglia mi ha insegnato a rispettare tutti ed, anzi: non sto a dirti come mi ha sgridato nel momento che ho pensato di allontanare dalla mia vita persone che a tempo debito mi hanno davvero destabilizzato... E questo perché mi hanno portato a riflettere sulla loro situazione per farmi capire quanto avevano bisogno di me, della mia presenza di supporto che, per quelle, poteva rappresentare davvero un aiuto come, poi, il tempo ha dimostrato.
Spero non ti infurierai anche per questo "messaggio nel vento" che ti mando col mio più sincero augurio di buone cose per il tuo futuro, in tutto e per tutto.
Con stima e fiducia, un caro saluto...
- Alessandro -
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Fisciano (Sa): Poliziotti picchiano violentemente Tony Della Pia candidato di Potere al Popolo Toni della Pia, segretario provinciale del Partito della Rifondazione Comunista di Avellino e candidato di POTERE AL POPOLO nel collegio uninominale della Camera dei deputati stava tornando dal lavoro (è un artigiano dell’edilizia) alla guida del suo camion, assieme a un suo collega quando viene fermato, nei pressi di Fisciano – Lancusi, vicino Salerno, da quattro pattuglie della polizia, che, a loro dire, cercano un camion rubato. Un infortunio ovviamente può capitare; e può anche succedere che i poliziotti non credano lì per lì alle dichiarazioni di innocenza di quelli che fermano. Il punto è che qui non si limitano a non credere, non fanno le verifiche che Della Pia chiede e che possono facilmente avvenire per radiotelefono, e al fermo aggiungono una aggressione violentissima e immotivata. Di fatto, Della Pia viene picchiato violentemente. Cade a terra sotto una gragnuola di pugni, schiaffi e calci, indirizzati intenzionalmente al volto. In questo momento la situazione è in stallo, col camion fermo al bordo della via e Della Pia sanguinante. I poliziotti hanno probabilmente capito la prima cosa, e cioè che il camion non era stato rubato, ma è effettivamente di proprietà del compagno. Ma sta a noi, a tutti coloro che hanno a cuore lo “Stato di diritto”, far loro capire anche la seconda e più importante cosa, e cioè che quando fermano qualcuno, indipendentemente dalle accuse che gli muovono, devono tenere le mani e i piedi a posto. Non siamo ancora in una vile dittatura come quelle che c’erano una volta in Sud America, quando chi aveva una divisa si permetteva di fare quello che voleva a suo piacimento. Nell’immediato esprimiamo la nostra solidarietà più totale al compagno Toni della Pia per la violentissima aggressione che ha subito, assicurandogli la vicinanza di Rifondazione Comunista e di tutto POTERE AL POPOLO per ogni doverosa rivalsa legale. Partito della Rifondazione comunista – Potere al Popolo Dal Pronto soccorso dall’ospedale di Mercato San Severino Tony racconta «Mi hanno tirato fuori dal furgone, mi hanno sbattuto a terra, mi hanno preso per i capelli e mi hanno picchiato mentre un agente mi puntava la pistola contro. Sono stato letteralmente massacrato» . «E’ successo – ci spiega – che all’altezza di Baronissi mi sono accorto di essere seguito da tre pattuglie della Polizia che mi segnalavano di accostare. Il tempo di fermarmi e non ho capito più nulla. Dei poliziotti hanno tirato fuori dal furgone, mi hanno sbattuto a terra, mi hanno preso per i capelli e mi hanno picchiato mentre un agente mi puntava la pistola contro. Sono stato letteralmente massacrato». Mentre mi picchiavano io chiedevo “perché?”, “perché?”, “perché?”. L’ho fatto tre volte ma nessuno mi ha risposto. Pensavo di aver perso qualcosa dal furgone e di aver provocato un incidente, per il resto non immaginavo nulla». Uno scambio di persona che Della Pia ha pagato caro con un forte ematoma all’occhio, un dente saltato e svariati dolori al corpo. Dopo le percosse e dopo essere stato immobilizzato, gli agenti, sempre a quanto ci ha raccontato Della Pia, hanno ricostruito la verità. «Hanno perquisito il furgone palmo a palmo – continua – e dopo un mare di tempo, due o tre ore, si sono resi conto di quello che avevano combinato. Mi hanno portato in ospedale e mi hanno notificato anche la resistenza a pubblico ufficiale. per quanto mi riguarda ho già dato mandato al mio legale Cristian Iannone di produrre una denuncia fortissima. Ho anni e anni di esperienza politica alle spalle. E’ la prima volta che provo su di me una violenza simile». Alla fine della chiacchierata Tony Della Pia si lascia andare ad uno sfogo: «Sono finito nel vergognoso braccio armato delle forze dell’ordine. Su di me hanno utilizzato un metodo fascistoide e violento. Un episodio simile davvero fa perdere fiducia nelle persone e nelle forze dell’ordine».
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