#villaggio masai
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CHI SONO I CAPI MASAI E COSA SONO LE RIUNIONI MASAI
CHI SONO I CAPI MASAI E COSA SONO LE RIUNIONI MASAI
Per capire chi sono i capi maasai e in cosa consistono le loro riunioni, facciamo un po’ di chiarezza:
Al centro un capo masai
Il popolo masai vive a stretto contatto non solo con la famiglia d’origine, ma anche con i villaggi adiacenti. Oggi parliamo di Tanzania, ma le stesse regole vengono applicate anche alla tribù masai del Kenya. I maasai possono incontrarsi, non conoscersi o non essersi…
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Il sogno di Kakenya Ntaiya
https://www.unadonnalgiorno.it/il-sogno-di-kakenya-ntaiya/
Kakenya Ntaiya è un’educatrice, femminista e attivista kenyota.
È fondatrice e presidente del Kakenya Center for Excellence, una scuola per ragazze nel villaggio Masai di Enoosaen aperta nel 2009.
Bisogna ricordare che l’80% delle ragazze Masai nelle zone rurali del Kenya sono costrette a lasciare la scuola intorno ai 12 anni per andare in spose.
Kakenya Ntaiya, nata nel 1978, prima di otto figli, sapeva che avrebbe dovuto avere lo stesso destino. Promessa sposa intorno ai cinque anni, avrebbe subito la mutilazione genitale da adolescente per poi lasciare la scuola e sposarsi. Ma lei aveva altri progetti. Voleva studiare e essere un esempio per le bambine del suo paese.
Da adolescente ha negoziato con suo padre e gli anziani del villaggio, ha acconsentito a subire la brutale pratica della mutilazione con l’accordo di poter continuare la sua istruzione e completare la scuola superiore.
Successivamente, dopo aver vinto una borsa di studio per i suoi brillanti risultati, ha fatto un patto con la sua comunità, ha chiesto sostegno per andare negli Stati Uniti con la promessa che avrebbe usato la sua istruzione per aiutare il villaggio.
Si è laureata in Virginia, conseguito un dottorato di ricerca in educazione all’Università di Pittsburgh, ed è tornata a casa per mantenere la parola data.
Mentre era ancora una studentessa è stata protagonista di un reportage sul Washington Post dal titolo “La promessa di Kakenya“.
Nel 2009, ha fondato il Kakenya’s Dream, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che fa leva sull’istruzione per dare potere alle ragazze vulnerabili e elevare le comunità rurali in Kenya.
Oggi, il sogno di Kakenya sta trasformando le comunità, cambiando le norme sociali e responsabilizzando migliaia di ragazze attraverso i suoi tre programmi: le scuole femminili Kakenya Center for Excellence, i corsi di formazione sulla salute e l’empowerment e la rete per l’eccellenza, che supporta le studentesse che intendono studiare all’università.
Vogliono diventare dottoresse, avvocate, pilote. E i loro padri oggi pensano ‘mia figlia potrebbe fare meglio di mio figlio’ e la comunità in generale sta iniziando a capire i benefici a lungo termine per tutti e tutte. L’obiettivo è quello di formare le donne per posizioni dirigenziali, così possono fare la differenza e creare sviluppo e pace.
Kakenya Ntaiya è nel primo libro di Melinda Gates, The Moment of Lift, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo impegno: Vital Voices Global Leadership Award (2011), CNN Top Ten Hero of the Year (2013) e il Global Women’s Rights Award dalla Feminist Majority Foundation (2013).
È stata anche riconosciuta da Women in the World come Woman of Impact, nominata da Newsweek tra le 150 donne che scuotono il mondo nel 2011, annoverata tra le 100 persone più stimolanti per il futuro di ragazze e donne.
Ha raccontato la sua storia e visione in un TED Talk, trasmesso nel 2013, che ha più di 2,3 milioni di visualizzazioni.
Quello di Kakenya Ntaiya è il sogno di una bambina che ha voluto cambiare la condizione di vita propria e di tante altre conterranee. Un sogno che sta diventando prepotentemente realtà.
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Nel 2008, sei guerrieri Masai, corsero la maratona di Londra. Lo fecero per una buona causa, ovvero raccogliere denaro per portare l'acqua a Eluai, un villaggio nella Tanzania del Nord,dove vivono. Si sono preparati alla gara inseguendo i leoni nella savana e correndo per giorni interi dietro alle loro mucche e il tutto indossando i loro vestiti e le loro calzature, delle ciabatte fatte con vecchi copertoni d’auto. (presso Tanzania) https://www.instagram.com/p/CJot06_jRHS/?igshid=1fd8df44jw6fv
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Imparando ad accendere il fuoco nel villaggio #Masai. #Viaggio in #Kenya www.viaggiaescopri.it @viaggiaescopri (presso Maasai Village, Kenya) https://www.instagram.com/p/B7Jh2R_C81t/?igshid=rf9gdp03mms0
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Oggi distribuzione di farmaci, ed educazione alla salute in uno dei villaggi della tribù dei Masaai, che ci sta più a cuore: Kambala, villaggio in cui ancora sono in vigore rituali di passaggio quale la clitoridectomia e l’infibulazione. - Today distribution of medicine and health education in one of the villages of the Masaai tribe, which is most important to us: Kambala, a village where rituals of passage such as clitoridectomy and infibulation are still in force. - #tribe #masai #tanzania #hps #charity #ong #africa #education #humanity #humanrights #seforamotta #happyness #poverty #lessismore #neverstopexploring #magnum (presso Morogoro, Tanzania) https://www.instagram.com/p/B3Cb1NWCktg/?igshid=1vr5p2dy94nr
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Villaggio Masai, siamo stati ospiti a casa del capo masai ( ultima foto), ci ha spiegato come affrontano la vita, le loro tradizioni, come costruiscono la casa, e tante altre curiosità. È stata una giornata memorabile! . . . #masaimaranationalpark#masaipeople#masaiculture#masaihome#igafrica#igkenya#unsognoneltrolley#africa#kenya🇰🇪#masaimarasafari#masaiculture#travel#travelpicture# (presso Masai Mara National Reserve) https://www.instagram.com/p/BtQGPNTgTJG/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=sv2zgjmkgin1
#masaimaranationalpark#masaipeople#masaiculture#masaihome#igafrica#igkenya#unsognoneltrolley#africa#kenya🇰🇪#masaimarasafari#travel#travelpicture
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Arte Praga la mia opera “Villaggio Masai” (presso Praga, Republica Checa) https://www.instagram.com/p/Bsxok_PB_yM/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1dc8wnyed17ck
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FANTAGIRL, I am the woman I am
Fantagirl è un progetto ideato dal brand “Fantabody” fondato da Carolina Amoretti nel 2015 con l’intento di creare nove sinergie e interazioni tra le donne partendo dal suolo natale, Milano.
Il progetto fotografico è realizzato in collaborazione con Giustina Guerrieri, giovane contributor del marchio da sempre interessata a dar voce a storie reali,
esplorando i confini della femminilità.
Un’ ode al corpo femminile, in qualsiasi tipo di forma e colore esso possa presentarsi; una ricerca che incoraggia l’accettazione della “diversità” come punto di partenza per affrontare temi come la disabilità, l’immigrazione, le sex worker, raccontati con un approccio inclusivo, curioso e affascinato, privo di pregiudizio.
Ogni soggetto rappresentato nella sua seducente unicità ha l’occasione di raccontare la sua storia e rivelare la sua natura con orgoglio.
Una collaborazione tutta al femminile dove i soggetti in questione vengono coinvolti dalle fotografe selezionate dal brand e intervistate attraverso un intimo scambio di aneddoti ed esperienze vissute.
Tra le tematiche care al progetto, quella di smentire l’idea per cui una donna vittima di una malattia o affetta da disabilità debba perdere la sua componente di sana vanità femminile.
Ma il progetto vuole anche focalizzarsi sulle scelte delle donne il cui corpo diventa strumento di lavoro e capire come cambia il rapporto con la propria intimità.
Cosa fa sentire bella una donna di cultura islamica? E come vive il rapporto con il proprio corpo una donna orientale? Indagare sulla cultura, gli usi e costumi dei paesi lontani dal mondo occidentale è un esigenza che porterà il progetto a una ricerca worldwide.
Anche per questo motivo, “I AM THE WOMAN I AM” vede il coinvolgimento di fotografe appartenenti a diverse etnie, affinchè possano esprimere la loro sensibilità artistica in toto, servendosi anche della propria matrice culturale e sociale.
#3 Intervista a Esta James
Intervista a cura di Giustina Guerrieri.
Foto di Nicky Woo.
Esta James indossa “Carolina Yellow” e “Lya Turchese” della collezione SS18 di Fantabody.
Ciao Esta, ti va di parlarmi un pò di te, della tua vita e di come ti piace trascorrere il tuo tempo?
Il mio nome è Esta James, ho 19 anni e vengo dal villaggio di Kiteto vicino ad Arusha, in Tanzania. È un villaggio di medie dimensioni. I miei genitori sono morti alcuni anni fa. Prima mio padre e poi un paio d’anni fa mia madre mentre stava ancora allattando il mio fratellino più piccolo. Fortunatamente, i miei nonni sono ancora vivi, quindi siamo andati a vivere con loro. Quando i miei genitori sono morti ho smesso di frequentare la scuola, sebbene tutti i miei fratelli e sorelle maggiori andassero alla scuola primaria e secondaria, in quanto la mia anziana nonna credeva che fosse meglio per me restare in casa ad occuparmi dei miei fratellini più piccoli e a lavorare con il bestiame. Tuttavia mio fratello e mio zio, da sempre colpiti dalla mia intelligenza brillante e dalle mie capacità mnemoniche hanno pensato che per me fosse meglio vivere in una realtà più grande e dinamica come Zanzibar, dove potessi apprendere informazioni utili sulla gestione delle piccole imprese e guadagnare, in modo da poter aiutare anche la mia famiglia del villaggio. Nel tempo libero adoro leggere storie d’avventura.
Sei nata e cresciuta in una tribù Maasai. Cosa significa per una ragazza? Puoi parlarmi un po ‘della vita nella tribù, specialmente da un punto di vista femminile?
Il villaggio Masai è chiamato Boma. Nella società Boma gli uomini svolgono tutte le attività pesanti come l’agricoltura, l’allevamento di animali, andare in città per fare acquisti ecc. La donna invece si occupa principalmente della costruzione e gestione della casa (fatta di legname, piccoli ramoscelli e fango), di allevare i bambini, esattamente come faccio io con i miei fratelli, e di creare collane e gioielli nel tempo libero.
La collana colorata che indossi è davvero bella. Le donne Masai hanno modi particolari per sentirsi belle, come indossare collane o abiti speciali? Li crei da sola?
Le grandi collane come quella che indosso io nella foto vengono chiamate “oturehe”, e di solito le indossiamo per le occasioni speciali, preferendo gioielli più piccoli per la vita di tutti i giorni. In alcune occasioni o festività speciali poi indossiamo collane di taglie diverse tutte insieme, in modo che emettano suoni diversi ogni volta che danziamo o camminiamo. Quella che indosso in queste foto è stata fatta da mia madre per me, ma ogni donna può creare personalmente i gioielli che preferisce.
Nicky mi ha detto che per queste foto sei andata al mare per la prima volta. Com’è stato il contatto con l’acqua, ti è piaciuto? Il mare suscita sempre sentimenti forti, potresti spiegarmi cosa hai provato?
L’acqua mi è veramente piaciuta! Quando siamo saliti sulla barca per raggiungere la piccola isola dove abbiamo fotografato, sono rimasta molto sorpresa dalla sensazione di dondolio e dalla consapevolezza che sotto di me non vi fosse la terra ferma, ma al tempo stesso non ho avuto paura. Alla fine, quando mi sono sdraiata in acqua, mi sono sentita davvero bene! Era anche la prima volta che indossavo un vero costume da bagno. Ora non mi resta che imparare a nuotare, deve essere davvero bello!
Puoi spiegarmi le tue cicatrici circolari sulle gambe?
Per noi Maasai, le cicatrici sono un segno di forza e bellezza. Indicano che hai imparato a sopportare il dolore e a superarlo senza gridare. Quelle sulle mie gambe le ho fatte io stessa, tenendo il fuoco molto a lungo sulle mie gambe. La gente ti considera più bello perché prova rispetto per te, perché non hai avuto paura. Ci sono anche piccole cicatrici rotonde sulle mie braccia che ho creato con tappi di bottiglia di coca-cola bollenti.
Perché non hai i due denti anteriori?
Anche questo è considerato un segno di bellezza, un tratto distintivo della nostra tribu. Una dottoressa viene da te due volte per rimuoverli. Una volta quando sei molto piccolo e poi di nuovo quando si formano i denti adulti. Tutti i Maasai li hanno rimossi. Non sei Maasai altrimenti.
Ti piace vivere la tua vita a contatto con la natura? Hai mai avuto paura di qualcosa?
Dove viviamo nel Boma, non è così selvaggio. È per lo più terra piatta e polverosa. Raramente vedo elefanti o persino giraffe. Certo, puoi incontrare dei serpenti, ma nessun problema, posso ucciderli. Una volta ho visto un uomo quasi essere inghiottito da un’enorme serpente, ma è fuggito, così ho imparato a non aver paura di loro.
Com’è il rapporto con i ragazzi della tua tribù? Vivete a stretto contatto o conducete vite separate?
Nel mio villaggio interagiamo liberamente tra noi, uomini e donne, ma la maggior parte delle famiglie sono tutte strettamente imparentate tra loro quindi è raro trovare un compagno lì. I ragazzi devono avere rispetto per le ragazze, ma a parte questo siamo tutti insieme. Al momento non penso assolutamente a sposarmi. Se mi sposo, dovrò lasciare i miei giovani fratelli e la mia famiglia per vivere con mio marito.
Le donne possono scegliere liberamente i propri mariti, ma la sua famiglia e in particolare il padre / i fratelli devono essere d’accordo. Di solito ogni futura moglie ha una dote di 12 mucche.
Sei molto giovane. Se dovessi pensare al tuo futuro, ti piacerebbe vivere nella tribù per sempre o ti piacerebbe vivere altrove?
Adoro avere la mia indipendenza. Mi piace fare affidamento su me stessa e vivere senza che nessuno mi dica cosa fare, ma sarebbe anche bello che qualcun altro mi aiuti a prendermi cura di me stessa pur continuando a permettermi di essere indipendente. Mi piacerebbe continuare a vivere nella mia comunità, con la mia famiglia e i miei fratelli, ma sarebbe bello un giorno poter sperimentare ancora maggiore libertà. La cosa interessante di vivere a Zanzibar è che qui si ha l’opportunità di lavorare e guadagnare i propri soldi, potendoli investire in altre piccole imprese ed aiutando economicamente la propria famiglia. Spero di poter lavorare sempre ed essere completamente libera ed indipendente.
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Ecco di seguito un’interessante storia raccontata da una mamma che, con tutte le ansie legate all’idea di partire per un viaggio con i propri figli, ha preso coraggio e li ha portati in Kenya regalando loro un’emozione che li accompagnerà’ per sempre.
È già’ trascorso un mese da quando abbiamo lasciato il Kenya. Anche se e’ durato solo 10 giorni, mi manca l’Africa ogni singolo giorno.
Queste le prime parole e continua,
Mi sono seduta a raccontare questa avventura non solo per condividere con voi ciò che i miei figli hanno imparato in Kenya, ma per ricordarlo anche a me stessa, per mantenere vivo il ricordo e consigliarvi di fare lo stesso. Mi sono resa conto che liberarsi da tutte le paure con cui solitamente viviamo può’ rivelarsi benefico per i bambini.
Ci racconta che al momento della prenotazione ha optato per fare tutte le cose che vengono generalmente raccomandate in partenza per un viaggio in Africa: come i safari alla ricerca dei Grandi Cinque ovvero dei grandi animali della savana (leone, elefante, leopardo, rinoceronte, bufalo) toccando quindi con mano il Masai Mara.
Ma volevo anche mostrare ai miei figli come vivevano altri bambini. Ero stanca delle loro costanti richieste “superficiali” e tristemente mi rammaricavo capendo che non davano alcun valore al denaro. Ero anche stanca quando di fronte ad un piatto che sapevo non avrebbero mangiato ricordavo loro dei bambini in Africa che non avevano cibo. In tutta onestà, non avevo idea se o come questo viaggio avrebbe avuto un impatto sui miei figli una volta tornati a casa, ma avevo sognato l’Africa da quando ero bambina ed ho immaginato che forse era il momento buono per andare. Speravo fossero abbastanza adulti da poter beneficiare del viaggio, sebbene in accordo con le recensioni lette a riguardo sarebbe stato opportuno aspettare almeno fino a quando Charlie avesse compiuto 8 anni.
Da mamma attenta ha preparato i figli alle procedure doganali, ai controlli di sicurezza, alle code in attesa di processare il visto e alle formalità’ in aeroporto.
Avendo sentito storie diverse da altre persone, mi aspettavo che i nostri primi giorni in Africa avrebbero necessitato di un buon livello di adattamento da parte nostra. Ho preparato i miei figli per la sicurezza extra che mi aspettavo a Nairobi e questo e’ stato ripagato al nostro arrivo. Volti sorridenti ci hanno accolti in Kenya e i bambini che stavano piangendo vennero fatti passare con priorità’ alle linee di controllo mentre i miei erano rimasti in silenzio aspettando il loro turno, ( ho anche pensato di pizzicare Charlie in modo da poter saltare avanti e iniziare la nostra avventura) ma abbiamo atteso pazientemente. Oltre alla presenza di alcune guardie armate al banco di sicurezza c’era molto poco che sembrava diverso dagli altri aeroporti in cui avevamo transitato prima. Anche tutte le raccomandazioni che gli avevo fatto riguardo al trasferimento in hotel (ancora una volta avevo probabilmente esagerato) sono andate a buon fine. Siamo stati accolti da una guardia sorridente che rapidamente ha controllato sotto la nostra auto con uno specchietto e poi ci ha lasciato passare attraverso le porte. I bambini non se n’erano neanche accorti, nel giro di un ora tutte le mie ansie di visitare il Kenia erano svanite e stavamo camminando sul suo terreno rosso.
Qualche piccolo accorgimento e un’attenzione per il dettaglio e’ stata ripagata con la magia di trovarsi su una terra lontana, a meta’ strada tra il sogno e la realtà’.
Ho immediatamente notato come Will ( 7 anni ) non mi sembrava nervoso o impaurito, ma costantemente impegnato a guardarsi attorno. La prima notte del nostro tour sebbene Will sia un appassionato non mangiatore di carne (praticamente un altro mangiatore) ha deciso di provare qualcosa di nuovo. Prese un piccolo boccone di pollo in un ristorante indiano per poi cambiare idea e optare per una ciotola di riso bianco. Certo, non volevo fare la mamma cliché che dice a suo figlio che ci sono figli affamati in Africa mentre si trovano in Africa, quindi ho solo tenuto la bocca chiusa senza sapere cosa sarebbe veramente accaduto dopo. Nairobi per i miei figli era eccitante. Amarono il Santuario degli Elefanti e visitare la città. Abbiamo infine guidato verso Kibera, la più grande baraccopoli in Kenya e una delle più grandi al mondo, e abbiamo cercato di spiegargli, ma nessuno dei due sembrava davvero capirlo. Questo è pero’ cambiato quando abbiamo lasciato la città ..
In campagna le cose cominciano ad apparire per come in realtà’ sono anche agli occhi di Will e Charlie che immediatamente iniziano a notare bambini della loro eta’, ad anche più’ piccoli, che lavorano nei campi o che comunque hanno responsabilità’ diverse da quelle dei loro amici in Italia.
Il secondo giorno in Kenya ci ha portato l’opportunità di visitare un villaggio locale in compagnia della nostra guida. I bambini locali correvano verso Will e Charlie afferrando le loro mani e guidandoli verso diverse parti del villaggio. Abbiamo dovuto allontanare tutti i bambini per andare a casa. Qui, Will e Charlie hanno anche visto quanto era difficile ottenere acqua pulita. Sapendo che avevamo molte bottiglie di acqua fresca nel nostro camion hanno cominciato ad offrire cibo e bevande a tutti coloro che abbiamo incontrato.
Sicuramente dal contatto diretto con la popolazione locale ed in particolare con i bambini loro coscritti, Will e Charlie hanno avuto una forte scossa. Nei giorni successivi infatti Will ha abbandonato la sua “dieta senza carne”, per sperimentare tutto cio’ che veniva a lui offerto.
Mentre i giorni trascorrevano lenti continuammo ad esplorare il Kenia, entrambi i miei figli continuavano a stupirmi. In una giornata particolarmente calda, Will ha chiesto gentilmente al conducente del bus se era possibile fermarci quando ha visto due giovani ragazzi a lato della strada che lavorano al sole. Siamo tutti scesi dall’autobus e Will ha suggerito di afferrare una pallina da calcio per giocare con loro. Abbiamo fatto proprio così e scesi avevamo ora due nuovi amici in Kenia che avrei stimato tra i 5 ei 8 anni. Entrambi i ragazzi erano dotati di un singolo bastone per proteggere un’intera mandria di bestiame. Dopo che ci siamo imbarcati sull’autobus, notai che alcune lacrime scendevano sul volto di Will mentre stavamo per continuare il tour.
La realtà africana ha colpito i ragazzi in modo duro ma buono, sorride felice la mamma ricordando le notti lontani da casa. Anche lei stessa si e’ resa conto che spesso si preoccupa eccessivamente per assicurare ai propri figli di avere il meglio, e si ripropone di lasciarsi guidare da quelle emozioni anche in futuro.
Ho deciso che i nostri viaggi d’ ora in poi saranno diversi; il safari in Kenya ci ha lasciato ricordi come non avevamo mai avuto finora e sono contenta che abbiamo avuto questa possibilità. Abbiamo preso del tempo per raccontarci storie, giocare a carte e, soprattutto, conoscere i nostri compagni di viaggio. La nostra guida e lo chef erano entrambi genitori che avevano storie incredibili da raccontare sui loro figli cresciuti in Kenya ed erano molto felici di condividerle con noi. Ogni sera a cena ci scambiavamo i racconti della nostra vita quotidiana e ci hanno raccontato tutto sulla vita familiare in Africa.
Will e Charlie oggi pregano di rincontrare questi ragazzi e anche io con loro spero che un giorno saremo in grado di tornare in Kenya.
Anche se la barriera linguistica tra i bambini era significativa, Will e Charlie li seguivano immediatamente per giocare nei campi e imparare a buttare bastoni e utilizzare scudi. Sono stata particolarmente toccata da una bambina che mi si era seduta accanto e voleva giocare con la mia fotocamera. Lei si divertiva a scattare e io le ho mostrato che cosa stava catturando sullo schermo. Lo sguardo di pura gioia sul suo viso mi fa sorridere ogni volta che riesco a tornare a quel momento.
Ciò che non è accaduto a questa famiglia in viaggio per il Kenia è ciò che a tutti noi spesso toglie la spinta per lanciarci in un’avventura di questo tipo.
Le strade, sebbene “faticose” non si sono rivelate troppo dure per i bambini. Non ci siamo mai sentiti minacciati o a rischio. Nessuno è stato morso da insetti pericolosi. I ragazzi non si sono mai annoiati. Ovviamente a volte piccoli attimi di panico si sono avvertiti, come quando pensavo di venir divorata da un ippopotamo o una leggera paura per colpa di una testarda scimmia che ha frantumato i nostri bicchieri di vino in campeggio, ma tutto sommato anche questi incidenti possono rientrare nella lista delle sfide conquistate.
Will e Charlie sono ora ritornati a casa da un mese ma le tracce di quell’esperienza vissuta così intensamente a contatto con la gente keniota non li lascerà’ mai.
Adesso capisco il mal d’Africa e guardando i miei figli essere tornati a vivere la nostra regolare vita in Italia sono certa di aver fatto la scelta giusta. Ora non sono più’ così sorpresa di come il Kenya ha colpito i miei figli poiché’ e’ lo stesso anche per me. Quello che i miei figli hanno imparato in Kenya è chiaramente dimostrato ogni giorno. Non si tratta solo di preferire un cibo ad un altro, i miei figli sono ora grati del lavoro che svolgo per loro, e lo faccio con amore, Will non va a letto senza prendere il tempo per ringraziarmi per averlo nutrito e Charlie non ha dimenticato i bambini senza acqua.
Anche i rapporti all’interno della famiglia si sono evoluti in seguito al viaggio in Kenya e la mamma sottolinea con allegria il ritrovato buon umore dei figli, oggi più’ consapevoli del valore delle cose semplici.
I cambiamenti sono più evidenti per me quando ci troviamo ad uscire. Proprio ieri, entrambi i ragazzi sono venuti a fare shopping con me e si sono guardati intorno per più di 20 minuti prima di dire che era il momento di andare. Nessuno ha chiesto nulla e le poche volte che hanno voluto acquistare qualcosa era per spedirlo ai ragazzi che avevano conosciuto in viaggio o per darlo qui in Italia a chi ha di meno.
Questi cambiamenti dureranno per sempre?
Non posso esserne sicura ma nel mio cuore credo che l’impatto di ciò che i miei bambini hanno imparato in Kenya continuerà a modellarli per anni.
SE ANCHE TU HAI UNA STORIA CHE SENTI DI VOLER CONDIVIDERE
vai al link chi e’ loragipsy?
Intervista “Quello che l’Africa ha regalato ai miei figli, e a me” Ecco di seguito un'interessante storia raccontata da una mamma che, con tutte le ansie legate all'idea di partire per un viaggio con i propri figli, ha preso coraggio e li ha portati in Kenya regalando loro un'emozione che li accompagnerà' per sempre.
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Il risveglio con l'alba in savana, by dal #villaggio #masai in #Tanzania https://maasai-travel.com/2019/03/29/cosa-visitare-prezzi-vaccini-viaggiando-a-zanzibar-safari-savana-e-tribu-in-tanzania/ #travelmaasai #tanzania #safari #cultural #culturaltravel #culturaltrip #discoverafrica #wildafrica #savana #savannah #maasai #tribu #adventuretime #tribe #afrikaans #instaafrica #instatrip #travel #traveller #traveling #travelgram #instago #instapic #instatravel #masai #travelphoto #travelingram #africa #maasaiculture #travellifestyle (presso Kiberashi, Dodoma, Tanzania) https://www.instagram.com/p/B0cn-PGoeKC/?igshid=flkw3is97o8h
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Ho visto villaggi masai, vivere in armonia, la loro indifferenza, verso la tecnologia, li rendeva liberi, ma dopo qualche anno sono tornato in quel villaggio fuori dal mondo civile, e ho visto che non era lo stesso villaggio di anni fa, e il capo tribù, mi ha raccontato che il male è arrivato falla civiltà, dalle multinazionali che per i loro interessi, hanno distrutto foreste, villaggi, e mandati allo sbando molte popolazioni, ora chiedo a voi ..ma che razza di gente cattiva egoista esiste in questo pianeta,
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Era una serata particolarmente fredda (in savana vige lo sbalzo termico, caldo al giorno e molto fresco la sera tutto l'anno) le donne masai iniziarono a chiamare in casa i bambini per cenare. Terminata la cena, i giovani maasai, si chiamano e si rispondono da villaggio a villaggio con dei forti ululati, è bello sentirli nel buio tra la foresta. Formano un gruppo enorme di amici, ballano, cantano, saltano fino a crollare di stanchezza mentre i più piccoli giocano a nascondino fino a tarda notte, ridono, scherzano. Non importa se non vivono nello stesso villaggio, quando è ora di andare a dormire, si accovacciano tutti insieme nella stessa "capanna" Al risveglio del mattino ognuno torna a casa a svolgere i propri compiti quotidiani, ci sarà chi parte con il bestiame e chi si dirige a scuola. Nel mentre i vecchi masai come d'abitudine raccontano molte storie, non sono così brava a parlare la loro lingua "maa" ma mi arrangio, bastano poche parole, ho imparato a rispondere ed a mettere insieme la frase. Un vecchio racconta delle antiche tradizioni maasai, c'è un grande fuoco all'interno del villaggio e ci sediamo in cerchio per sentirne il suo tepore. Il capo villaggio decide di sacrificare una capra poiché era venuta fame e voglia mangiarne la sua carne. Mio marito inizia a tagliare dei legni e a darne la forma di un uncino, infilzano la carne ed iniziano a grigliare. Osservo la nuvola di fumo con la luce del fuoco a illuminarci nel buio, il profumo che la carne emana è ottimo. Nel mentre si è cenato tutti insieme con la buonissima carne grigliata che i masai hanno preparato, accompagnata da un'ottima polenta di mais bianco e da una verdura cotta di sapore simile ai nostri spinaci che le donne cucinano benissimo. Più ascoltavo i maasai parlare e più mi rendevo conto del bellissimo dialogo che hanno in famiglia. A domani con la 3 parte... By Tina #vacation #happyholidays #masaitravellife #breakaway #restday #rest #happy #family #vacation #fun #prilaga #happydays #trip #maasai #happyday #bestday #holidayseason #holidays #travelgram #vacationtime #maasaitribe #instatravel #travel #ilovetravel #traveling #vacations #travelling #holiday #savannah #love (presso Kiberashi, Dodoma, Tanzania) https://www.instagram.com/p/CDZCPSND3XI/?igshid=xk4askhzgkyz
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"Un sogno diventato realtà in Tanzania".... Ringrazio mio marito maasai!
“Un sogno diventato realtà in Tanzania”…. Ringrazio mio marito maasai!
Quando misi piede nella vera Africa in savana mi ritrovai in un vero villaggio masai come da sempre sognavo di visitare, ma mai in vita mia avrei pensato di arrivarci davvero!
IL MIO PRIMO VIAGGIO NELLA SAVANA IN TANZANIA
Mi ci portarono dei masai che avevo conosciuto nella mia prima vacanza a Zanzibar e mentre eravamo in viaggio con l’autobus che attraversa la savana ….
uno di loro mi…
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Questa è una domenica come tante passate nel nostro villaggio. Si era da poco usciti dalla Chiesa e William mi stava accompagnando a casa. Con noi c'era uno dei tanti nostri piccoli nipoti, al contrario di me non hanno per niente paura di salire in moto. Nel libro che stiamo scrivendo, tra le tante esperienze vissute vi racconteremo anche della mia disavventura, sono caduta con la moto facendomi davvero tanto male. Finalmente scoprirete il motivo del mio non sentirmi più sicura su una moto!!! Eppure Willy è bravissimo nella guida. Rispetta il mio terrore e va piano. Che dire..... ogni volta che per forza di cose mi devo spostare a bordo di una moto, ci sono degli istanti che potrei mettermi a piangere come una bambina! Non avete idea di quante volte è capitato che ho fatto fermare la moto per scendere e... E poi... ho proseguito a piedi per km con Willy al seguito che spingeva la moto per non lasciarmi da sola!! In alcuni tratti di strada la paura prevale. SANTA PAZIENZA Grazie di essermi sempre vicino amore mio!!! www.maasai-travel.com #maasai #savana #Tanzania #motorcycle #motorcicle #daymotorsportsphotography #goprohero9 #documentary #life #masai #safari #safariphotography #safaritanzania #trip #instagood #coupleblackandwhite #myfamily #naturephotography #amzing #landscape #motorsport #motorsportphotography #village #experience #sunday #italianiallestero #trento #explore #africatwin #africastyle @gopro @dmax_tv (presso Kiberashi, Dodoma, Tanzania) https://www.instagram.com/p/CcYD6amN9h0/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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