#vicini o lontani
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tizianacerralovetrainer · 1 year ago
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IL FIGLIO CHE COSTA DI PIÙ
Quando sei mamma di un figlio, ce n'è uno che costa di più.
È quello che ti risponde,
quello che ti sfida,
quello che ti "impara",
quello che ti fa leggere tutti i libri di aiuto, per cui fai sessioni di terapia, per cui ascolti podcast, video, audio,
Vai ai gruppi di sostegno.
Questo è il figlio che costa di più.
E costa di più perché è quello che ci assomiglia di più, è quello che proietta ciò che ancora non abbiamo visto in noi stessi, è quello che ci ricorda ciò che siamo, è quello che riflette che non siamo ancora la versione migliore di noi stessi.
Questo figlio ha bisogno di più amore e
più attenzione di quanto immagini, è quella che ha bisogno di più controllo anche se ti supplica con il suo atteggiamento che ha bisogno di stare da solo, è quella di cui ha bisogno una mamma presente perché ancora non riesce a controllarsi.
Quindi, anche se a volte senti di non poterlo fare, tienilo stretto, vedrai che non si muoverà.
Anche se senti di voler esplodere davanti a qualcosa che ti dica, voltati e digli:
"Ti amo come sei",
e noterai che il suo viso si rilassa.
Anche se vuoi gridargli che non è lì, che questa non è la strada, prendi e meglio prendi la sua mano e guidalo dove credi più conveniente.
Anche se vuoi perdere la pazienza, non farlo perché ogni atto di ribellione è un grido disperato di tuo figlio per voltarlo a vederlo, insegnagli che non deve farlo in questo modo, che basta che ti dica che ha bisogno,
diglielo sempre
"Eccomi",
"Sono ancora qui",
"Ti ascolto",
"dimmi di cosa hai bisogno",
"Sono sempre qui".
E anche se non sai come,
dai per scontato che tutto andrà bene, perché l'unica cosa di cui tuo figlio ha bisogno è la tua presenza, il tuo tempo e il tuo sguardo.
Quel figlio che costa di più,
è il meno forte e
quello che ha più bisogno di te,
è colui che non sa dove, è colui che ti ha scelto come mamma perché sapeva da prima di nascere che tu avresti potuto guidare i suoi passi sempre.
#reflexionesdevida
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petalidiagapanto · 2 months ago
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«Sembra che ti abbia amato in innumerevoli modi,
innumerevoli volte
nella vita dopo la vita, ripetutamente, sempre.
Il mio cuore incantato ha creato e ricreato la collana delle canzoni,
che hai accettato in dono e hai messo attorno al tuo collo a modo tuo,
nella vita dopo la vita, ripetutamente, sempre.
Ogni qualvolta odo vecchie cronache d’amore, è un’annosa pena,
l’antica storia di trovarci lontani l’uno dall’altro o insieme.
Quando mi perdo nel mio passato, alla fine tu emergi da esso,
rivestita della luce di una stella polare, attraverso le ombre del tempo.
Diventi un’immagine di ciò che è impossibile dimenticare.
Tu ed io abbiamo galleggiato qui sul ruscello che ci porta con sé dalla fonte.
L’amore reciproco, nel cuore del tempo.
Abbiamo giocato insieme a milioni di amanti,
abbiamo condiviso la stessa timida dolcezza dell’incontro,
le stesse penose lacrime di addio,
antico amore ma in forme che si rinnovano di continuo.
Oggi questo amore trabocca ai tuoi piedi, ha trovato la sua fine in te.
L’amore di tutta una vita: gioia universale, dolore universale, vita universale.
Si fondono con il nostro i ricordi di tutti gli amori -
e le canzoni dei poeti di tutti i tempi» (Rabindranāth Tagore)
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singinthegardns · 2 months ago
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Non era destino, me lo sono ripetuto per talmente tanti anni che alla fine ci ho creduto anch'io. Forse non era destino, ma anche due sassi che stanno vicini sulla spiaggia, se vengono presi e lanciati in mare, si perdono tra le onde. E passeranno tutta la vita a credere di dover stare lontani, invece qualcuno all'inizio li aveva messi vicini. Allora il destino qual è? La posizione dell'inizio o la posizione della fine?
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cywo-61 · 2 months ago
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Amicizia virtuale, così la chiamano! Ma le emozioni, le sensazioni, il capirsi tra le righe della chat o attraverso un link sono reali, come reale è l'affetto che si prova per questi amici così lontani ma che sentiamo tanto tanto vicini. Le sensazioni sono le prime, ci fanno sentire il feeling e sono quelle che ci fanno scegliere un amico piuttosto che un altro. Le emozioni arrivano man mano che ci si conosce e ci si rende conto di condividere affinità, gusti, pensieri. Ed è così che ci si inizia a capire, a captare gli stati d'animo la gioia, la tristezza, la malinconia o la felicità attraverso gli scherzi, le confidenze e, perché no, anche attraverso le parole non scritte, ma che avvertiamo tra le righe. Ed è per tutto ciò che all'improvviso ci accorgiamo che è nato qualcosa di speciale, un affetto, un sentimento, un'amicizia, che chiamano virtuale ma è tanto tanto reale.
Lucia Giunta
Amicizia - da PensieriParole.it
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Raro, rarissimo e per questo prezioso.
cywo
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greenbor · 2 months ago
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Emozioni d'amore di https://www.tumblr.com/singinthegardns
Non era destino, me lo sono ripetuto per talmente tanti anni che alla fine ci ho creduto anch'io. Forse non era destino, ma anche due sassi che stanno vicini sulla spiaggia, se vengono presi e lanciati in mare, si perdono tra le onde. E passeranno tutta la vita a credere di dover stare lontani, invece qualcuno all'inizio li aveva messi vicini. Allora il destino qual è? La posizione dell'inizio o la posizione della fine?
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southernlonewolf · 1 year ago
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E tu sai cosa?
Ogni volta che arriva la sofferenza,
questo desiderio di essere vicini, se lontani,
o di essere più vicini, se vicini.
Vinicius De Moraes
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susieporta · 15 days ago
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L’ULTIMA LUNA
30 Dicembre 2024
Buongiorno Anime Belle,
finiamo l’anno con una bella Luna Nuova nel segno del capricorno, l’ultima Luna che ci traghetterà nel 2025.
La Lunazione invita ad assumerci le nostre responsabilità, lasciando andare quelle che non sono di nostra competenza. Tra queste anche il voler salvare il mondo, gli altri o credersi responsabile degli stati emotivi altrui. No, noi non decidiamo come stanno gli altri, semmai siamo degli attivatori delle tematiche altrui e così gli altri con noi. Non sono gli altri a crearci dolore o sofferenza, e nemmeno la gioia e la felicità. Queste emozioni le abbiamo già dentro di noi e le attiviamo in determinate circostanze. Crediamo che siano le circostanze a crearci quelle emozioni, ma non è così! Noi le possediamo già; semmai, le circostanze sono l’effetto di quelle emozioni che portiamo dentro.
Tutto parte da noi, ogni cosa, ogni evento: la risposta è solo nostra e così quella di chi ci sta di fronte.
È questo un momento ideale per riflettere su ciò che si vuol davvero nella vita, considerare la priorità e fare un bilancio delle proprie esigenze e desideri.
Questa Luna Nuova potrebbe portare un po’ di malinconia e senso di solitudine, ma è il metro di giudizio per capire quanto siamo vicini o lontani dal nostro centro.
E con questa Luna Nuova io vi auguro di concludere il 2024 nel migliore dei modi e di iniziare il 2025 ancora meglio… sarà un anno veramente interessante e di grande cambio energetico.
A voi, che in questo anno mi avete dimostrato ancora di più il vostro affetto e supporto, dedico il caffè con la panna!
“L’ultima luna
la vide solo un bimbo appena nato,
aveva occhi tondi e neri e fondi
e non piangeva
con grandi ali prese la luna tra le mani, tra le mani
e volò via e volò via era l’uomo di domani
e volò via e volò via era l’uomo di domani”
(“l’ultima luna” Lucio Dalla)
Akash astrologia moderna
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danzameccanica · 5 years ago
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I Windir sono una delle prove che il black metal in Norvegia, alla fine degli anni ’90, aveva ancora delle novità assolute da presentare. Valfar, unica mente dietro questo progetto, ha deciso di mischiare epic, folk e black metal. E fin qui, niente di nuovo. La cosa particolare è che lo strumento principale, alla pari delle chitarre, è la fisarmonica. Non solo però… ci sono diverse cose per le quali i suoi prodotti, Arntor, ein Windir soprattutto, sono molto vicini a band come Taake, Gorgoroth, Enslaved e allo stesso tempo diametralmente opposti. Eppure, anche se andate a pescare i progetti folk-metal dell’epoca (tipo i Finntroll o i Sòlstafir, Moonsorrow o Heidevolk) li troverete davvero lontani dal mondo di Valfar. Valfar è da solo, nato e cresciuto (e morto purtroppo) nel Sogndal, un paesino isolato in maniera equidistante da Trondheim da Bergen e da Oslo. In questa lunga insenatura lungo il Sognefjord, il fiordo più lungo della Noregia, percorso continuamente dalle navi da crociera Valfar conosce il blackmetal e lo riadatta in un modo tutto suo, fatto di vita rurale, con forconi e trattori anziché corpse-paint e cartucciere.
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"The Beginning", intro esclusivamente eseguito in fisarmonica, vi farà subito capire che anche se non ci troviamo di fronte ad un album di Raoul Casadei, forse il liscio non è una chiave così sbagliata per leggere questo album (e gli altri dei Windir in generale). Subito con "Arntor, ein Windir" si capirà appieno l’interpretazione del mondo dei Windir; una lettura che era già parzialmente venuta fuori nel debut Sóknardalr ma che solo ora esplode in tutta la sua potenza. Blast-beat sì, chitarre distorte sì, e harsh-vocals in classico stile norvegese sì, uso della lingua-madre sì. Ma la cosa incredibile sono le scale armoniche. Valfar prende il mondo della musica folk norvegese e fa una sorta di sintesi fra le arie di fisarmonica e di violino per ricostruirle con la fisarmonica. Sceglie le melodie più epiche e malinconiche, che ben si adattano al background black-metal e a quel punto compie una seconda operazione: traduce tutto una seconda volta in chitarra solista. Ecco che la maggior parte dei riff principali dei Windir sono melodie completamente anomale, mai sentite in nessun bagaglio culturale rock-metal. Se a metà brano di "Arntor" ci sono dei richiami di polka o di valzer è esclusivamente per l’utilizzo di tali armonie, del rullante e del tempo in 3/4: le chitarre da una diventano due e poi tre, come un gioco di violini. A tutto questo dobbiamo aggiungere i cori in voci pulite e questa perenne aura malinconica che smorzano sempre i momenti più gagliardi (a volte quasi da rodeo). I synth sono un’ulteriore strumento che va ad arricchire a dare ulteriore voce a queste suggestioni già pazzesche di sé. "Kong Hydnes haug" è un brano più classico, dove la matrice dei Bathory più epici è forte e dove gli effetti scelti per la chitarra si mescolano con la fisarmonica creando una struggente e violenta ballata che va ad esplorare terre fantastiche e battaglie leggendarie. "Svartesmeden Og Lundamyrstrollet" è probabilmente il miglior brano composto dai Windir e si basa su un lunghissimo e perenne arpeggio, veloce, tagliente, che ricalca sempre scale folk anomale e che, a lungo andare, soprattutto mescolandosi al resto della composizione, acquisisce un’aura di violenta malinconia. "Kampen" è forse il brano più ballad-folk in stile taverna caciarona con elementi simili ai Troll o al primo album dei Finntroll mentre "Saknet" merita un discorso analogo a "Svartesmeden" perché è una sorta di suo lungo pendant da dieci minuti.
Ascoltando le trame chitarristiche di Valfar è impossibile non rimanere affascinati dalla composizione di questa particolare colonna sonora fatta di contrasti fra le urla e i synth celestiali, fatta di cavalcate in mezzo a valli e cascate; melodie dannatamente epiche ed easy listening che però non sfociano mai nell’heavy metal di motociclette alla Judas Priest né a quell’accozzaglia homo-latex dei Manowar. La parte finale di "Saknet" è da lacrime, è un’accelerazione finale verso la morte in battaglia, in stile Hammerheart dei Bathory. "Ending" è un’improbabile fusione fra Burzum e i synth che assomigliano più all’euro-dance anni ’90 piuttosto che a qualsiasi band folk-metal. E, in maniera totalmente autonoma e folle, un’ancora più improbabile fusione fra la goa-trance e il black metal, fra dj Tiesto e gli Emperor, si sentirà nel successivo 1184. La particolarità dei Windir sta nel restare sempre in perfetto equilibrio fra folk, heavy e black metal; è davvero raro, quasi impossibile trovare delle fonti alle quali Valfar si è attinto, probabilmente Emperor, Bathory e Summoning, ma con un piglio chitarristico davvero unico. Perfino dopo l’esistenza dei Windir si contano sulle dita di una mano i progetti che hanno tentato di tenere viva l’eredità di Valfar: Cor Scorpii e gli ultimi Vreid sono fra questi, ma si avvicineranno pochissimo solo all’ultimo Likferd. Forse su coordinate analoghe si muovono gli Angantyr, capaci di evocare sensazioni simili, ma la scelta melodica davvero unica e impeccabile di Valfar fa dei Windir qualcosa di più facilmente assimilabile e di, ancora una volta straordinario perché fuori da ogni contesto.
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quelmaredeimieiocchi · 3 months ago
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L’ultima volta che sono stata con te era appena iniziato l’autunno.
Ci eravamo dati un appuntamento dopo settimane di attesa e sms, non ricordo neanche come era iniziata la nostra conversazione. So solo che quella mattina ci siamo dati appuntamento: mentre venivo da te ho messo delle canzoni di Liberato. Sono saltata fuori dall'auto con gli occhiali da sole ancora sul viso, faceva caldo e il Sole picchiava fortissimo. Mi sentivo brillare anch’io.
Quando hai aperto quella porta hai fatto quattro passi indietro, avevamo paura, troppo vicini siamo pericolosi noi. Ho alzato gli occhiali, ero un po' arrabbiata (come sempre) ma mi hai detto: “Hai gli occhi che ridono”. “Non ci provare con me!” ti ho sussurrato.
Troppo tardi.
Troppo tardi perché da lì in poi è un movimento a catena, o a cascata: un vortice in cui ci sentiamo risucchiare, quella sensazione perfetta che butta giù tutti i muri, i pensieri razionali, il senso di appartenenza a te e a nessun altro al mondo. Tu mi completi, tu sei l'altro lato della medaglia, l'esatta metà, l'ultimo pezzo per completare il puzzle, tu sei me, mi appartieni.
Tu non sei semplicemente la mia calamita, no, ma sei quella dannatissima voglia di viverla.
Il desiderio di non essere la tua maledetta esatta metà ed il desiderio, allo stesso tempo, di sentirmi finalmente completa. La felicità di saperti al mondo, di dire che tutto questo è reale, esiste, la fortuna di dire: "Cazzo esiste per davvero. Ma è successo davvero?" e, allo stesso tempo, la consapevolezza che siamo un qualcosa di irraggiungibile, un'emozione che comprendiamo solo noi.
E poi la maturità di dire: non si può, è troppo forte. Così forte che ci fa male. Viverti con qualcuno che può farti così male solo sfiorandoti fa paura. E' un sentimento così forte che intimorisce, è fragile come un cristallo ma puro, ed in realtà semplice.
Il tuo sorriso, le tue mani, il tuo profumo, la tua voce io non ce la faccio. Per questo siamo lontani anni luce. Tu mi fai battere il cuore, la tua esistenza mi permette di vivere, la tua lontananza mi permette di vivere serenamente.
Ma poi è un filo rosso, che quando ti allontani troppo, e ti sento distante da me, ci riporta faccia a faccia con la realtà dei fatti. Sei mio per sempre, anche se con gli stessi occhi mi hai insegnato che si muore.
Prima di andar via mi sono guardata allo specchio, tu ti sei messo dietro di me e ci siamo guardati insieme, dal di fuori: noi, le nostre immagini riflesse, quello che eravamo e quello che siamo diventati oggi. Noi bambini, noi adulti, ma pur sempre noi, ancora una volta lì insieme. Non è cambiato niente, non cambia mai.
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ambrenoir · 1 year ago
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BASTA CON I LEGAMI
É TEMPO DI RELAZIONI
💫
Sì ... relazioni, quelle sane.
Che non hanno nulla a che fare con la vecchia energia, con la vecchia modalità di coppia o di amicizia. Perché si creeranno tra persone "risolte":
Guarite. Leggere. Nuove.
Ma prima di arrivare a questo ... è certo che è stato fatto in precedenza un profondo lavoro di pulizia interiore.
Attraverso esperienze necessarie per guarire il karma e alleggerire l'anima dai pesi del passato.
Se hai avuto uno o più rapporti "pesanti" : difficili, contrastati, morbosi, violenti, sofferti ... di certo hai lavorato su questo.
Sappi che molto spesso quello che viene scambiato per amore, in realtà è soltanto affetto o attaccamento contornato da tantissimi "irrisolti."
Molto spesso quello che chiamiamo amore è semplicemente tantissimo karma.
L'attrazione fortissima che senti per qualcuno molto spesso è semplicemente la tua Anima che Chiama l'altra, e viceversa:
Entrambe Vogliono Guarire quindi si attraggono come calamite per risolvere i sospesi ed effettuare un passaggio di consapevolezza.
La maggior parte delle coppie sono alle prese con un legame Karmico.
E quindi con ferite molto profonde e complesse, cariche di dinamiche accumulate in molte vite assieme. Vite in cui il legame è sempre stato molto stretto: un fratello, un genitore, un'amante, un figlio.
Sappi che il legame Karmico quando arriva nella tua vita ... esige la tua attenzione, e tu non puoi scappare.
Ti sembrerà di essere sotto gli effetti di un incantesimo, non ti riconoscerai più… Perché sarai in balìa di quella persona e degli eventi che verranno creati appositamente per guarire il karma in comune.
Quando si dice perdere la testa… ecco, questo è proprio un legame Karmico. Perché ti farà perdere la centratura, toglierà tutte le tue certezze, ma soprattutto porterà molto dolore.
Sarà un rapporto combattuto e sofferto, proprio perché verranno a galla tutte le ferite passate.
Il legame karmico è quella persona che arriva nella tua vita improvvisamente, e come una calamita .. non riesci più a starle lontano.
Non si riesce a stare lontani, ma neppure troppo vicini.
Tutto è doloroso, le emozioni sono amplificate.
Ecco che i momenti di sconforto sono fortissimi, il bisogno di questa persona nella tua vita è imponente e non lascia spazio ad altro.
È una mancanza continua, un continuo abbandono, un continuo rifiuto.
Una calamita che attrae e poi respinge.
E lo fa continuamente.
Le emozioni inaspettate .. forti, fortissime. Contrastanti. Che ti conducono in paradiso e poi all'inferno in qualche secondo ... e poi ancora su, e poi più giù ... Sensazioni altalenanti, instabili. Che svuotano..
E portano via tutto il tuo equilibrio ... Rendendoti ogni giorno più fragile e creando una forte dipendenza in questa relazione tossica.
È un'altalena emozionale che scuote profondamente facendo presa dove serve. E quindi nei tuoi punti più deboli. Le tue ferite, le tue fragilità sono il il bersaglio di questo rapporto, proprio perché devono essere guarite. Questa persona è arrivata per porre rimedio a qualcosa rimasto in sospeso in passato, e porta con sé tutto il dolore di quell'esperienza.
Quando incontri questa persona riattivi tutte le informazioni reciproche riguardanti il passato e poi inizi a rivivere tutto da capo. L'incontro con lei/lui è semplicemente "rivivere" il passato, per guarirlo e trasformarlo.
La guarigione avviene attraverso la tua decisione di chiudere cicli ripetitivi di dolore e di dinamiche tossiche sempre uguali cambiando atteggiamento ed energia.
Molto spesso per guarire è necessario perdonare dove in passato è subentrato il rancore, riappropriarsi del proprio potere personale dove è mancato, e portare chiarezza e verità dove serve.
E cioè fare ciò che è Giusto.
Ció che in passato è mancato. Ciò che in passato non è stato fatto e ha causato la memoria di dolore in questione.
È il Cuore a riportare Ordine dove prima era il caos.
A volte anche attraverso una chiusura definitiva, un allontanamento da quella persona ... ma sempre accompagnato da una profonda comprensione e serenità. E quindi dal rispetto per sé stessi e per gli altri.
La guarigione porta con sé leggerezza e gioia, qualunque sia stata la modalità per ottenerla.
Sappi ... finché c'è rancore non c'è guarigione.
E situazioni simili si ripresenteranno nella tua vita finché non avrai sciolto tutto il dolore dentro di te.
Come fare per risolvere tutto questo?
Amati. Amati davvero.
Amati fino in fondo, rispettando te stesso prima di ogni altra cosa.
Il passato è carico di dolore perché hai permesso al dolore di avvicinarsi e trascinarti con sé. Adesso è necessario rivendicare per te il rispetto e la dignità che prima sono mancate.
Facendo questo porti equilibrio nel tuo campo energetico, perché le informazioni sottili si modificano e creano una nuova armonia.
Rispetta la tua verità
Onora il tuo valore
E porta compassione per te e per gli altri.
La parola chiave è: Armonia.
Ti hanno insegnato che l'amore deve essere contrastato e sofferto per essere romantico. Questa visione appartiene alla vecchia energia.
Il Nuovo Mondo vuole serenità e sintonia.
E una volta guarito il karma la tua Anima sarà leggera .. come non è mai stata prima.
E troverà pace, perché i conflitti sono stati risolti.
Conflitti interiori di cui alcune persone attorno a te sono state le manifestazioni esterne.
Quindi ...
Cura le tue ferite infantili, cura i tuoi bisogni nutrendo te stesso. Sii per te stesso il genitore, l'amante, il figlio, che vorresti. Dai a te stesso tutto quello di cui hai bisogno.
NUTRITI D'AMORE.
Questa è la guarigione.
In questo modo entri nella Nuova Energia dove esiste benessere ed equilibrio.
E Assonanza
Ed ecco ti ritroverai ad avere affianco persone in sintonia con te
La guarigione di legami karmici porta poi a relazioni sane.
Ecco avrai la possibilità di avere Relazioni Evolutive.
In cui il Cuore finalmente potrà rilassarsi e aprirsi ancora di più
E l'Anima si sentirà realizzata.
Le nuove relazioni porteranno alla piena realizzazione di sé stessi e del proprio compito animico.
Saranno le spinte verso quei sogni che prima si pensava fossero irrealizzabili.
La Nuova Energia è prima di tutto "possibilità".
E Tutto diventa possibile perché i limiti autoimposti si sono spezzati
Nella pace interiore di un cuore guarito, maturo e consapevole nascerá il Nuovo Mondo
La sofferenza del vecchio mondo è stata necessaria per imparare .. ma non deve rimanere.
Basta con le prigioni emotive
È tempo di libertà e gioia
È tempo di stare Bene
Prima di tutto.
L'amore non è sofferenza
Bensì
Sintonia, Rispetto, Connessione, Alleanza e Appagamento reciproco
💫
Marika Moretto
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florifer-ego · 1 year ago
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le mie ultime ore da ventiseienne: mi sveglio mi lavo i denti ma quel retrogusto di alcol non va via ieri ho bevuto due drink anzi tre o forse quattro tra amici vecchi e amici presunti sono andata a dormire intorno alle tre dal divano ti ho scritto una cosa che probabilmente non leggerai mai ho messo su una canzone random e sentivo già il panico arrivare e la morte e il buio e chissà domani ma in qualche modo sono riuscita a chiudere gli occhi e mettere via tutto ho sognato m. quindi mi sveglio mi lavo i denti ma chissà che fine ha fatto il mio asciugamano quindi non mi resta che usare la carta igienica ahimè mi vesto in fretta e in furia annuso i vestiti e scelgo una felpa nera giacca di jeans pantaloni di cotone nero bicchiere d'acqua faccio per accendere una sigaretta ma guardo l'orologio e tra quattordici minuti ho il treno corro arrivo in treno c'è posto di fronte ad una signora metto in piedi due parole in tedesco per chiederle se il posto è libero e mi siedo ora sono qui stessa canzone di ieri notte e sto tornando da te in quella che ormai negli ultimi sei mesi è stata mia dimora fissa non vedo l'ora di aprire la porta e ritrovare il tuo il nostro odore Kelly che mi scodinzola intorno felice percepisco già la sensazione di averla tra le braccia il suo odore toccarle la fronte piano mi manca terribilmente e non sono neppure ventiquattr'ore da quando ci siamo lasciate tu sei a lavoro allora farò qualche lavatrice una doccia perché non importa quanto ci si possa lavare altrove ma la doccia a casa ha un altro sapore farò una passeggiata andrò al supermercato a sbirciare tra le corsie per cercare di capire cosa voglio per pranzo accenderò il pc illudendomi di poter studiare ma poi passerò a leggere poi a guardare un film poi ad ascoltare un podcast poi poi in un loop infinito che ormai conosco bene chiamerò mia madre le dirò tutto dei vestiti che voglio cosa di nuovo ho imparato ieri che la vita è scomoda e lei mio angelo non batterà ciglio e raccoglierà tutte le informazioni poi ti aspetterò mi piace aspettarti aprirti la porta un bacio un sorriso che tento ancora di nascondere guardarti guardarti e guardarti tentando di nascondere anche quello oggi non vado a lavoro quindi abbiamo il pomeriggio per oziare insieme chissà aspettare la mezzanotte e dormire vicini mi sembra assurdo che tra quattro giorni parti tra dieci giorni parto io e per oltre un mese non ci vedremo non siamo mai stati così lontani in questi tre anni due mesi e diciannove giorni da quando ci conosciamo ci sono state solo poche notti in cui non abbiamo dormito l'uno di fianco all'altra pochi giorni in cui non ci siamo sfiorati neppure per un secondo a volte succede che presi dalla frenesia della quotidianità dagli orari diversi ci incrociamo solo per una manciata di minuti torni da lavoro e poi mi accompagni in stazione perché tocca a me andare a lavoro e ho paura non so bene di cosa esattamente ma ho paura mille paure e se decidessi di non tornare? e se io decidessi di non tornare? se dovessimo trovare un senso di casa effettivamente a casa nostra? due luoghi così lontani so che starò bene tutto sommato ma so anche che a fine giornata la mancanza di te di Kelly mi sfiancherà i dubbi e le parole che si perderanno tra i km e il fuso orario e poi mi chiedo come sarà tornare? probabilmente nulla cambierà non ho paura che sia la distanza o questo buco temporale a farci qualcosa a poterci deteriorare o spegnere lentamente perché credo in quello che abbiamo che è più di questo non ho nemmeno paura come prima di perderti ho lavorato tanto e a lungo e sono quasi serena anche all'idea di una fine di mettere un punto mi spaventa solo l'ignoto quello che verrà come verrà mi spaventa e rattrista solo l'idea di quello che seguirà quando e se dovessimo decidere che è tempo che le nostre strade si separino e che ognuno prenda la propria ho paura di sentire quel click e poi un boato e poi poi poi
sei stato quasi tutta la mia vita adulta tu forse non lo sai ma mi sei stato accanto mentre io assumevo finalmente una forma mia bella brutta sporca immacolata ma mia niente tabu niente peccato niente regole niente giudizi niente rimproveri niente umiliazioni tre anni che mi pesano sulla pelle come se fossero stati trenta intanto sono arrivata ho aperto la porta Kelly ora è di fianco a me mi guarda mi annusa ci coccoliamo la stessa canzone che va le prime lacrime della giornata sono già andate io finisco di scrivere ma è tempo di mettere su la prima lavatrice e via così mentre ti aspetto e il cuore si scalda già come ogni giorno all'idea di sentire il campanello e poi vederti sull'uscio a tra poco amore mio
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tizianacerralovetrainer · 2 years ago
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Dovremmo sempre tener presenti le vicende umane. Mi hanno emozionato moltissimo i figli. Quei figli che commossi, si fermano davanti ad una folla gremita e urlante, al termine delle esequie, sotto un sole cocente e che sembrano voler congelare quel momento per non staccarsi ulteriormente dal loro papà. Quei figli che sembrano farsi forza in quell’unione, che unendo le mani, stringendosi tra loro, sussurrano alla folla in lontananza:”grazie”. Ringraziano in continuazione tutti e cinque, quasi a voler affidare quel grazie al vento, perché venga recapitato ad ognuno dei presenti, vicini o lontani. I figli che sembrano inchinarsi, grati, silenziosi, provati, forse perché di fronte a tante polemiche, oltre l’imprenditore, il comunicatore, il politico, il visionario, il rivale, loro sono lì , insieme a chi li sostiene, per accompagnare nel suo ultimo viaggio terreno in questa vita, l’uomo, il padre.
tizianacerra.com
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canesenzafissadimora · 9 months ago
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Pensavo che è strano il modo che hanno di volersi bene le persone. Il modo in cui si allontanano per sciocchezze, l'abilità con cui riescono a tessere fili di incomprensioni attorno a piccoli screzi. È una caratteristica che appartiene a molti rapporti, temo. Amori, famiglie, amicizie: periodi uniti e coesi, poi improvvisamente sparpagliati e lontani, incapaci di stare troppo vicini fisicamente e nei sentimenti.
Pensavo a com'è più facile allontanarsi anziché chiedere scusa, riconoscere che quando discutiamo con le persone che amiamo a un certo punto dovremmo fregarcene se avevamo torto o ragione. Ammettere che ne sentiamo la mancanza.
Invece lasciamo che i giorni passino, e mentre ci affatichiamo a sopravvivere in una routine che ci travolge di impegni, capita che a un certo punto ci si fermi a pensare al motivo per cui ci siamo allontanati. E cosi, scopriamo, che era talmente banale quel motivo, che nemmeno ce lo ricordiamo più.
Il problema è che nel frattempo, però, ci siamo abituati alla distanza, e chiedere scusa per qualcosa per cui siamo stati stupidi diventa troppo difficile.
Allora passano altri mesi. Altre cose. Passa altro silenzio.
Finisce che siamo talmente ottusi nel rimanere impigliati nella nostra posizione che la distanza prevale. Prevale il distacco. La nostalgia.
Ecco, pensavo proprio questo.
Che basterebbe poco, in fondo.
Basterebbe essere solo un po' più coraggiosi, deporre l'orgoglio e fare come facevamo da bambini: chiedere alle persone di restare, anziché lasciarle andare via.
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Roberto Pellico
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immensoamore · 2 years ago
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Ti chiedo solo questo: pensami.
Quando sarai triste perché ti senti lontano da tutti. Se vorresti leggere un libro e non sai a chi chiedere, pensami.
Pensami la sera, quando parlavamo. Non farmi scivolare via come si fa con le cose brutte, o peggio, con quelle cose che sono finite per sempre.
Pensami quando incontrerai qualcuno col nome uguale al mio, o quando sentirai il nome della mia città al telegiornale, pensami e non forzarti a lasciarmi fuori dalla tua testa, dalla tua vita, ti prego.
Pensami quando vedrai due alberi molto vicini, ma troppo lontani per toccarsi. E pensa a noi quando vedrai le foglie dei loro rami sfiorarsi per il vento.
Pensami nel giorno del mio compleanno, e non scordarti la data, è il regalo più bello.Ti chiedo solo questo. Se mai ti mancherò non scacciarmi dai tuoi pensieri.
Pensami.
Ricordati di me, finché puoi.
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scrittricedannata · 2 years ago
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21 maggio
22:08
Mi hai chiesto
di non smettere di amarti mai,
di vedere sempre un Noi
anche negli attimi persi,
in quei momenti in cui
la lampadina si brucia
e non devi far altro
che sostituirla;
però alla fine,
nonostante ciò,
sei stato tu a farlo.
Io non ti ho mai supplicato
di amarmi per tutta la vita,
di restare fino alla fine
di questo grandissimo mondo
che avevi promesso nostro.
Forse perché avevo già intuito
che la conclusione di questa amorevolezza,
alla fine,
sarebbe stata da parte tua.
Ho preferito non dirti niente,
lasciare che questo pensiero
mi spezzasse in due
senza che tu ne fossi a conoscenza,
senza che tu potessi evitarlo,
Sai perché alla fine ci è andata male?
Perchè ogni fottutissimo giorno
continuavo a domandarmi
quanto tempo ci rimaneva
per goderci,
per viziarci,
per litigare,
per restare.
E ti giuro, Tu,
mi pento così tanto
di non averti amato
come se un domani
non esistesse.
Se non fossi così realista,
se non avessi saputo
dentro di me,
in qualche angolo nascosto
del mio cuore
che prima o poi
sarebbe finita,
forse adesso
saremmo ancora l’uno
nelle braccia dell’altro.
Ora sei volato via.
Non so chi ti abbia ammaestrato a volare,
ma sei fuggito,
mi sei scappato dalle mani,
e tu a prendere il volo
non me l’hai insegnato mai.
Però c’è da ammettere che
è meglio sentirsi distanti ed esserlo,
che essere vicini percependosi lontani.
No?
scrittricedannata;
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montag28 · 2 years ago
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Le vent nous portera
Il ramo più basso del tiglio, foglie larghe e ruvide e setose, come lamine morbide e asciutte, sottilissime lingue di gatto. Mi accingo a passarci attraverso, senza aiutarmi col braccio, ci infilo il viso dentro; il mio naso fende il verde e scosta la cortina vegetale, aprendo la strada verso l’interno. Tiglio non può fare male, le mani stanno a guardare, gli occhi abbassano le serrande, accarezzo con le ciglia le nervature, o forse viceversa, è l’albero che accarezza me, con le sue foglie sulle mie palpebre chiuse. Una tendina giapponese leggera fissata alla sua stecca naturale, un ramo alto come un ragazzino di dieci, undici anni. Mi chino un poco e finalmente mi addentro in quel nascondiglio di clorofilla ed essenze, a respirarne il verde, ad ascoltarne gli aromi, a osservarne le innervate carezze. Le foglie sono ora scialle sulle mie spalle, i rami sono tetto, l’albero capanna.
Il cielo si appanna e s’accartoccia su sé stesso, cenci di grigio si stratificano e s’ammucchiano, cirri sopra cumuli, il vento fa tremare il mio e tutti gli altri tigli del viale. L’aria si carica di nuovo di promesse di tempesta e sensazione di pioggia imminente; non pioverà. I papaveri, da qualche parte, lontani e vicini, il loro coro rosso che canta: noi siamo qua, non abbiamo paura, il vento non ci sposterà. Il vento, ci porterà.
Il mio sonno m’attraversa il corpo come la linfa un tronco d’albero. Levarsi in piedi e iniziare a vivere quando è ancora notte comporta un giorno intriso di cosciente attività onirica e sghembe fantasie che attorcigliano la veglia col sogno, come maglie di giunco e vimini intrecciate in un unico cestino, un comune destino. Ma il profumo della siepe di gelsomino nella via alle quattro e quarantacinque del mattino è reale, esiste; persiste. Come il ricordo della sera prima, il ragno controluce in prossimità del semaforo pedonale, alla mia sinistra. Attendo di attraversare: il ragno scende dal cielo, perpendicolare, il suo filo perfetto e invisibile teso dalla forza di gravità. Muove le zampe e danza nell’aria, scendendo dall’alto, fluido e verticale: spremo la vista, come ad assicurarmi che i miei occhi non siano farlocchi, ovvero che non ci sia davvero una parete trasparente su cui il ragno sta in realtà camminando. Allungo una mano, la parete svanisce.
Io pure, cammino: e più non distinguo l’oggi dallo ieri, l’alba dalla sera, i nomi delle nuvole. Confondo i sensi, senza confondermi col senso. Conosco la direzione. Riconosco i miei passi, distinguo il loro suono dalle altre tracce: attrito di pneumatici sull’asfalto, camere di scoppio di motori in temperatura; e in alto, più alto, il fruscio argentino delle foglie dei pioppi e dei tigli, mosse ora dal vento di bufera di oggi, ora dalla brezza calma della sera di qualche ieri, di qualche domani. Che il tempo sia clemente o che s’inasprisca, il loro suono rimane dolce, riconciliante. Come la voce, la voce che non ho perso. Mi basta chiudere gli occhi, nella strada, per ritrovarla ancora, ancora. E poi, risentirla, ancora - come il coro dei papaveri, che il vento porterà.
*
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