#vera amorales
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softavasilva · 5 years ago
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often i just want to be held 
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poisson-de-juin · 5 years ago
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Vera reacting to Marcela’s touch
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fadedtobluesuniverse · 5 years ago
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Desenfrenadas 1x07
‘Don’t encourage her stupidity, Marcela.’
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bithcassidy · 5 years ago
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Fav Scenes from Desenfrenadas (2/?)
Episode 2: Check Your Privilege
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subtitlesinblackandwhite · 5 years ago
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baokingsley · 5 years ago
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animafolle81 · 4 years ago
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Ti hanno chiamato pazza, eri, e sei, semplicemente una persona vera che per troppo tempo è rimasta immersa nel amorale circolo di chi ben pensa, tra i ben pensanti, e nel privato è schiavo del proprio vizio.
No, non sei pazza, pazzo diventa chi nasconde se stesso a gli altri finendo per non trovarsi più.
Rimani vera, ne uscirai ammaccata, ma resterai pulita per chi saprà come tenerti stretta.
Fabio Privitera
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cruelsummvrs · 5 years ago
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𝐇𝐄𝐑𝐄 you’ll find 167 gif icons of the beautiful and talented 𝗧𝗘𝗦𝗦𝗔 𝗜́𝗔 as vera amorales in desenfrenadas and interviews. all of these gifs were made from scratch by me, so please don’t repost them in any other gif hunts or claim as yours. i’ll update this soon. give a like or reblog if you’ve found this useful.
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paoloxl · 6 years ago
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Caro amico, qui in Italia le cose stanno finalmente volgendo per il verso giusto, almeno per quanto riguarda certi temi etici.
Gli italiani devono essere in possesso di determinati requisiti per legge. È finita l’epoca in cui qualunque persona poteva vivere come voleva, il che spesso non coincideva con il modo in cui altri ritenevano dovesse vivere. E in questo caso sono gli altri, i membri della comunità, ad avere sempre ragione. Anche perché che senso avrebbe una comunità in cui i suoi componenti non avessero in comune lo stesso modo di vivere? Sarebbe una contraddizione in termini. Mica qui si parla di cose banali come il taglio dei capelli o il colore degli occhi. Per tacer di quello della pelle.
Ad esempio, gli italiani devono tutti avere obbligatoriamente una madre e un padre, da specificare rigorosamente nella richiesta del documento d’identità così come disposto giustamente dal nuovo ministro dell’Interno. Diciture generiche come “genitore 1” e “genitore 2” non sono ammissibili perché in contrasto con il dettato costituzionale che vuole la famiglia quale “società naturale fondata sul matrimonio”. Ok, matrimonio non significa letteralmente un uomo e una donna, ma lo sanno tutti che è quello. È sempre stato così, non è che puoi cambiarlo da un giorno all’altro come ti va. Qualcuno dice che una volta nei moduli si scriveva “genitore o chi ne fa le veci” e nessuno ha mai obiettato nulla, ma questa certo non è una buona ragione per impedire di cambiarlo come si deve.
Non è ancora chiaro cosa accadrà ai bambini che non hanno una madre o un padre. Nel senso che non li hanno più, non certo che non li hanno mai avuti perché è semplicemente impossibile; tutti hanno in origine una madre e un padre. Forse in questi casi gli verrà assegnato il genitore mancante d’ufficio, come si fa con chi viene rinviato a processo ma non può permettersi un avvocato suo. L’importante è che il sesso sia opposto a quello del genitore presente, questo è ovvio. Una cosa comunque è sicura: i ragazzi che pensano di poter avere due madri o due padri, magari perché qualche sindaco amorale ne ha ammesso la registrazione (ma anche su questo punto le cose stanno cambiando), devono semplicemente togliersi quest’idea malsana dalla testa e rinunciare a un genitore, o pagarne le conseguenze. Che magari loro pensano di essere felici con le loro due mamme, ma è solo per via del condizionamento subito. Una volta che il genitore di troppo gli sarà stato allontanato sperimenteranno finalmente una felicità vera e soprattutto “naturale”, come naturale è l’unica famiglia che esiste.
La famiglia naturale, appunto, è finalmente stata definita dal ministro competente «un investimento […] per il benessere e l’economia del Paese». Questo significa intanto che saranno tempi duri per chi si ostina a non voler mettere al mondo dei bambini, visto che il fisco privilegerà chi invece si dimostra prolifico. E del resto, se tu non dai allo Stato quello che si aspetta da te, cioè nuovi cittadini a cui magari far fare il servizio di leva (che così gli insegnano quello che le famiglie non riescono a insegnargli, esclusa l’educazione sessuale perché lì invece vige il primato educativo della famiglia), come puoi pretendere di essere trattato come gli altri? Anzi, speriamo che in seguito proporranno qualcosa di simile a quell’ottima tassa sul celibato in vigore durante l’era fascista. Ma soprattutto significa che ci sarà un giro di vite anche sugli aborti: le donne devono essere convinte a non abortire, e visto che quel disincentivo di fatto che è l’obiezione di coscienza non ha dato i frutti che ci si aspettava, ecco che intervenire sul welfare può diventare determinante. A Verona si sono già portati avanti con una mozione ad hoc, la quale intende stabilire per legge che c’è una persona già dall’istante successivo all’incontro tra ovulo e spermatozoo (gli scienziati si facciano cortesemente gli affaracci loro) e dove finalmente si dice chiaro, e con il dovuto rilievo istituzionale, che abortire fa male alla salute delle donne.
In particolare sono importanti le parole del ministro della Famiglia (singolare, perché appunto ce n’è un solo tipo) riguardo all’immigrazione: «qualcuno dice che l’immigrazione ci serve per contrastare il calo demografico, ma alla lunga i costi sociali dell’integrazione sarebbe meglio finalizzarli all’aumento demografico già integrato». E ci mancherebbe pure che invece di incentivare la natalità spendiamo soldi per integrare stranieri. Che poi protestano pure perché vogliono vedere le partite di calcio Sky!
Insomma, finalmente le cose vanno nella giusta direzione, verso il riconoscimento del primo dei diritti umani: quello di non vedere altri umani richiedere diritti stravaganti. Gli islamici l’avevano capito da un pezzo e infatti si sono scritti la loro Dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo. Magari potremmo scriverci noi la nostra, così potremmo metterci i diritti che vogliamo ed escludere quelli che non ci piacciono. La chiamerei “Dichiarazione cristiana dei diritti dell’uomo”… perché c’è anche un’altra cosa che ancora non ti ho detto: il crocifisso sarà obbligatorio per tutti. Fosse per me dovrebbe esserlo pure per la sede dell’Uaar, almeno fino a quando non gliela chiuderanno come si meritano o salterà in aria. Comunque ti tengo informato. Alla prossima.
by Massimo Maiurana
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coffee-and-kadena · 5 years ago
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Hi, yes. A request for this particular anon to continue this in fic form, please. Hoping to see the Marvera relationship blossom on screen in the future. Super layered.
My guess is just that the whisper is that they go explore another part of the beach. An innocent start. Vera acting on instinct, knowing she wants more alone time with Marcela without quite realizing exactly what she wants. Then, once they are there, Vera just stares at Marcela. She can't help it. And Marcela is no dummy, she knows what that sort of look means. She isn't sure if Vera knows what it means though, so she takes pity on Vera and kisses her.
Wow, getting a whole little ficlet in my inbox, and one that actually seems really in-character! Nice, anon.
That actually is super possible… It would go like that, as with so much of their interactions, Vera just throws stuff out there, Marcela would be the one to understand what she actually needed and shape it into what Vera didn’t even know she was asking for. God, I can literally imagine it, Vera just staring at Marcela, kind of challenging but imploring at the same time. 
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softavasilva · 5 years ago
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i would like to thank the desenfrenadas ig for my rights
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poisson-de-juin · 5 years ago
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Of course you’re embarrassed, because it’s honest. It comes from the heart. But that’s what it’s about, about sharing it.
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fadedtobluesuniverse · 5 years ago
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Desenfrenadas 1x07
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bithcassidy · 5 years ago
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Fav Scenes from Desenfrenadas (1/?)
Episode 2: Check Your Privilege 
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baokingsley · 5 years ago
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italianaradio · 5 years ago
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Università, seminario di Mario Caligiuri all’Alma Mater di Bologna
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/universita-seminario-di-mario-caligiuri-allalma-mater-di-bologna/
Università, seminario di Mario Caligiuri all’Alma Mater di Bologna
Università, seminario di Mario Caligiuri all’Alma Mater di Bologna
“La disinformazione è la priorità educativa e democratica di questo tempo”. È quanto ha sostenuto Mario Caligiuri, professore di pedagogia della Comunicazione all’Università, durante il seminario “La società della disinformazione” svolto a Bologna all’Alma Mater. Dopo l’introduzione di Maurizio Fabbri, professore di pedagogia generale dell’ateneo bolognese e promotore della manifestazione, Caligiuri ha evidenziato come l’eccesso di informazione da un lato e il basso livello di istruzione sostanziale dall’altro provochino un corto circuito cognitivo che allontana le persone dalla comprensione della realtà. Soffermandosi sulla situazione nazionale, ha ricordato che gli effetti delle politiche educative si constatano dopo decenni, per cui, nella sua interpretazione, il boom economico degli anni Sessanta è stato sostenuto dalla riforma scolastica di Giovanni Gentile del 1923 mentre l’attuale debolezza dell’istruzione nazionale, secondo le classifiche internazionali e le recenti valutazioni dell’Invalsi, sono la conseguenza dell’abbassamento del livello educativo a cui ha contribuito la facilitazione degli studi avvenuta dopo il Sessantotto. A questo riguardo, ha definito il fenomeno “facilismo amorale” in quanto ha finito con l’allargare le distanze sociali con l’illusione di ridurle. Per Caligiuri, la democrazia va ricostruita attraverso l’educazione, tenendo conto dell’inevitabile scarto esistente tra i tempi immediati delle dinamiche sociali e i tempi lunghi della formazione delle persone. “Essere consapevoli – ha sostenuto – che siamo immersi nelle disinformazione sarebbe già, in questo momento, un valido punto di partenza. Ridurre la disinformazione a uno sterile dibattito sulle fake news, che è un aspetto marginale del problema, non fa comprendere la vastità del fenomeno in quanto la gran parte del del dibattito pubblico si fonda sulla disinformazione. E questo vale sia a livello sociale che politico ed economico, poiché si sta combattendo una vera e propria guerra dell’informazione in cui tutti noi siamo soldati inconsapevoli”. Per il docente “con oltre la metà della popolazione mondiale collegata ad internet, la menzogna e la manipolazione che si sono sempre registrati nelle vicende del mondo, hanno assunto le dimensioni di una vera e propria epidemia. Rendersi conto di questo probabilmente ci fa comprendere “lo spirito del tempo” e cioè la tendenza dominante del XXI secolo. Con tutti i limiti e le incertezze, l’antidoto non può che essere quello educativo poiché è l’unico che può costruire una democrazia meno irreale offendo ai cittadini consapevoli strumenti critici e culturali per non essere vittime della propaganda, della pubblicità e della manipolazione sistematica della realtà”.
“La disinformazione è la priorità educativa e democratica di questo tempo”. È quanto ha sostenuto Mario Caligiuri, professore di pedagogia della Comunicazione all’Università, durante il seminario “La società della disinformazione” svolto a Bologna all’Alma Mater. Dopo l’introduzione di Maurizio Fabbri, professore di pedagogia generale dell’ateneo bolognese e promotore della manifestazione, Caligiuri ha evidenziato come l’eccesso di informazione da un lato e il basso livello di istruzione sostanziale dall’altro provochino un corto circuito cognitivo che allontana le persone dalla comprensione della realtà. Soffermandosi sulla situazione nazionale, ha ricordato che gli effetti delle politiche educative si constatano dopo decenni, per cui, nella sua interpretazione, il boom economico degli anni Sessanta è stato sostenuto dalla riforma scolastica di Giovanni Gentile del 1923 mentre l’attuale debolezza dell’istruzione nazionale, secondo le classifiche internazionali e le recenti valutazioni dell’Invalsi, sono la conseguenza dell’abbassamento del livello educativo a cui ha contribuito la facilitazione degli studi avvenuta dopo il Sessantotto. A questo riguardo, ha definito il fenomeno “facilismo amorale” in quanto ha finito con l’allargare le distanze sociali con l’illusione di ridurle. Per Caligiuri, la democrazia va ricostruita attraverso l’educazione, tenendo conto dell’inevitabile scarto esistente tra i tempi immediati delle dinamiche sociali e i tempi lunghi della formazione delle persone. “Essere consapevoli – ha sostenuto – che siamo immersi nelle disinformazione sarebbe già, in questo momento, un valido punto di partenza. Ridurre la disinformazione a uno sterile dibattito sulle fake news, che è un aspetto marginale del problema, non fa comprendere la vastità del fenomeno in quanto la gran parte del del dibattito pubblico si fonda sulla disinformazione. E questo vale sia a livello sociale che politico ed economico, poiché si sta combattendo una vera e propria guerra dell’informazione in cui tutti noi siamo soldati inconsapevoli”. Per il docente “con oltre la metà della popolazione mondiale collegata ad internet, la menzogna e la manipolazione che si sono sempre registrati nelle vicende del mondo, hanno assunto le dimensioni di una vera e propria epidemia. Rendersi conto di questo probabilmente ci fa comprendere “lo spirito del tempo” e cioè la tendenza dominante del XXI secolo. Con tutti i limiti e le incertezze, l’antidoto non può che essere quello educativo poiché è l’unico che può costruire una democrazia meno irreale offendo ai cittadini consapevoli strumenti critici e culturali per non essere vittime della propaganda, della pubblicità e della manipolazione sistematica della realtà”.
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