#vecchio dentro
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illsadboy · 3 days ago
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Confermate che tra i 25/30 anni è quel periodo della vita in cui non sai se licenziarti, se aprire un tuo business, ritornare a studiare, trasferirti all'estero, sposarti e avere dei figli, continuare a vivere con i tuoi oppure andare avanti a piangersi addosso per tutto(?) Veramente mi sembra di passare la crisi di mezza età e a giugno faccio 28 anni, è assurdo, spero di non essere l’unico a sentirmi così.
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buscandoelparaiso · 2 years ago
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il mondo vedendo il dramma su damiano david:
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fans dei 1D presenti nel 2013,14,15,16:
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primepaginequotidiani · 3 days ago
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PRIMA PAGINA Unione Sarda di Oggi martedì, 18 marzo 2025
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scritti-di-aliantis · 2 months ago
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Amo il disordine che porti nella mia vita. Perché ha l'odore sacro e il fascino irresistibile del sesso più sporco e coinvolgente che io abbia mai fatto. Casa mia ormai è un letamaio, grazie a te. Ma va bene così. Il caos mi parla di te. Sei imbranata, non fai sport o alcun'altra attività fisica. Non presti attenzione a nessuna delle cose che ti dico. Mi sminuisci. Lavori da anni dietro al banco di un fast food senza troppo impegno. Mangi solo hamburger, patatine e schifezze, per risparmiare. Per poi comprarti... scarpe costosissime che non sai portare. E che non sono assolutamente adatte a te e alla tua roba da mercato dell'usato.
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Perché poi vesti sciatto: non hai gusto, non hai mai addosso un paio di calze che non siano sfilate. O una maglia che non abbia un buco rammendato. Abbinare i colori, o la stessa idea di sobrietà, di classe, sono concetti ignoti ai tre o quattro neuroni che hai in testa. Sei veramente stupida, molto volgare: nei modi, nel linguaggio e nella sostanza delle tue azioni, dei tuoi pensieri da presuntuosa. Ti ritieni molto intelligente, ma... lasciamo stare. Sei proprio una stronza permalosa che ha un cervello dalla mentalità molto ristretta. Guardi film demenziali, soap argentine degli anni ottanta e leggi vecchi romanzi rosa di nessun valore. Stai sempre incollata al cellulare.
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O parli per intere ore di cazzate assurde con le tue amiche. Che alla fine ormai conoscono nei particolari più scabrosi tutto ciò che fanno a letto due lesbiche, cioè io e te! Non sai tenerti nulla. Sei la peggiore pettegola. Loro godono, a sentirti. E tu lì a fare la protagonista, a vantarti di essere l'amante dell'avvocata importante più vecchia di te ma tua sottomessa. Scema che altro non sei. Se le incontro, divento rossa e loro sorridono, salutandomi con eccessivo calore. Però non potevo proprio sfuggire, al ciclone che è piombato nella mia vita. Dovrei odiarti visceralmente, invece mi sono innamorata di te. Ti adoro e sono proprio cotta. Devo essermi bevuta il cervello.
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Ti penso di continuo, ti messaggio ogni ora. Sono gelosa. Cerco solo il sapore delle tue labbra al ketchup e desidero leccare le tue dita sempre unte di olio fritto, prima di chinarmi, al tuo ordine, sulla tua passera o tuffarmi con la bocca e la lingua avide nel tuo culo a natiche alte e aperte, con l'acquolina in bocca. Per giunta, tutto il giorno ormai penso solo a nuove varianti per farti venire. Perché tu vuoi solo essere masturbata, soddisfatta, leccata ovunque abbondantemente, però tu non vuoi leccare me. Devi comandarmi, darmi ordini e ti incazzi pure se non eseguo subito. Appena vieni a casa mia, mi devo inchinare a te e leccarti i piedi.
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Mi violenti il culo con un vecchio mattarello unto. Neppure con un fallo di gomma. Dici che quando eri ragazza, l'hanno fatto a te e perciò devi farmi provare dolore. Quanto ti amo, quando lo fai: mi fai soffrire, mi fa un male bestia. Tanto male. Ma devo stringere i denti. Devo soffrire muta. Perché mentre me lo agiti dentro e io piango di dolore, magari per un po' di sangue che inizia a uscire dal mio sfintere, tu ti sgrilletti fino ad avere l'orgasmo, grazie alla pena che provo. Mi tratti come una sgualdrina da quattro soldi. E io: anni di studio, rispetto dei colleghi e dei giudici guadagnato sul campo, dozzine di casi complicati risolti, parcelle di notevole entità guadagnate ogni anno, invece di mandarti affanculo, voglio solo quello! Voglio solo te.
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Ti desidero. Bramo la tua durezza, la tua ignoranza brutale, sicura e le tue assolute violenze da denuncia sul mio corpo. Poi, ho bisogno delle tue fortissime scudisciate sulle natiche, dei miei capezzoli pinzati senza pietà. Sei una vera e sadica puttana: sono comunque tua, tua, tua. Non posso stare una notte senza servirti, senza baciarti la fica e leccarti il buco del culo. Quando spegnamo la luce esauste, prima di dormire mi baci in bocca e mi dici che mi ami, che sono la tua troia, che sono l'amore, per te. Che rappresento tutto, per la tua vita. E quindi mi sento ripagata di tutto il dolore provato. Mi accarezzi tenera e torno bambina.
Aliantis
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canesenzafissadimora · 6 months ago
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La tragedia della vecchiaia non è che uno è vecchio, ma che uno è giovane.
Dentro questo corpo che invecchia c'è un cuore ancora così curioso, così affamato, ancora pieno di desiderio come lo era in gioventù.
Mi siedo vicino alla finestra e guardo il mondo passare, sentendomi un estraneo in una terra straniera, incapace di relazionarmi con il mondo esterno eppure dentro di me brucia lo stesso fuoco che una volta pensava di poter conquistare il mondo.
E la vera tragedia è che il mondo è ancora così distante e sfuggente, un luogo che non sono mai riuscito a cogliere del tutto.
Albert Camus
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raccontidialiantis · 2 months ago
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Non desidero altro che te
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Mi sono laureato. Tu ti sei sposata e allora io me ne sono andato: per non soffrire più. Per farmi una parvenza di vita lontano da te. Oltre duemila chilometri, tra noi. Ma le persone te le porti dentro. Tutte quelle che hai incontrato. Una per una. Anche quelle con cui c’è stato solo un breve scambio di battute: magari solo un sorriso o - peggio - soltanto uno sguardo. Intenso. Perché l'incrociare gli occhi, se dura più di due secondi, è più sincero di un raggio laser. Letale. Ti incide il cervello. Le persone te le porti dentro. E tu sei stata la presenza più ingombrante di tutte. Fino a diventare un’ossessione.
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Dopo sette anni di lavoro intensissimo, duro ma produttivo, la settimana scorsa stavo per essere nominato dirigente: stipendio aumentato di molto, benefit vari, tra cui l’auto aziendale di prestigio etc... ma mi sono licenziato! Al buio. Le persone te le porti dentro. L’unica luce che vedevo nella mia mente era quella del tuo sguardo. E allora stasera eccomi qui: lascialo. Non sei felice con lui. Vieni con me. Ti offro di vivere insieme nel vecchio casolare diroccato di mio nonno. Si: quello che ancora si regge per miracolo. Dovremo ristrutturarlo e soprattutto trovare un’occupazione, sia io che te. Lo faremo in un momento, questo, molto difficile per tutti e con occasioni di lavoro sempre più scarse, in Italia.
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Intanto, camperemo con i miei risparmi e con i prodotti che semineremo e coltiveremo. Faremo lievitare ogni giorno insieme il pane e l’amore. Io sono bravo con tutti i lavori manuali; tu sai cucire, cucinare e servire ai tavoli. Venderemo la sovrapproduzione dei nostri prodotti. Faremo mille cose, per mettere insieme il pranzo e la cena. Ti offro una sfida, una svolta drammatica, ardua e coraggiosa. Io mi sono buttato e ho fatto duemila chilometri in una macchina carica di tutto ciò che ho potuto portare; il resto l’ho regalato, venduto o gettato via. La prima cosa che ho caricato comunque, è stato il piccolo Snoopy di pezza che m’hai regalato tu l’ultima volta che ci siamo visti. Mi faceva compagnia la sera, sai? Quando mi lasciasti, me lo desti ed era impregnato del tuo profumo, che ci avevi spruzzato sopra abbondantemente. E anche zuppo delle tue lacrime, che lo hanno bagnato mentre lo tenevi in mano lasciandomi. 
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Perché ti sei sentita obbligata a “sistemarti” e a troncare con “quello smidollato buono a nulla” - parole di tuo padre - per passare la vita intera con uno che non amavi e che non ami. Io lo so. Tu ami me. Ami me, me, me... Anche se mi hai bloccato ovunque per non cedere alla tentazione di provare a essere felice. Anche se cambi sempre discorso, quando ti parlano di me. Me lo dice tua sorella. Le persone te le porti dentro. Anche se il tuo cuore vorrebbe uscire adesso, in questo stesso istante, dalla gabbia toracica per correre incontro al mio e parlargli. Anche se a lui non dai ancora figli, perché in fondo speri in un miracolo. Ma i miracoli li puoi far accadere tu stessa, se solo vuoi. Allora stasera eccomi qui da te. A sorpresa. Non te lo saresti aspettato mai, eh? 
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Non sono ancora andato neppure a casa mia: so bene quello che mi aspetta, se rientro da solo e avendo gettato via tutto ciò che avevo costruito. Dai miei: rimproveri, lacrime, liti e rassegnazione. E il perdono. Loro capiscono. Sempre. Non mi sono potuto fare neppure una doccia e sono distrutto dal viaggio, perché sono partito alle tre di notte e crollo di sonno. Probabilmente puzzo come un caprone. Però ho per te un’unica domanda. Che farai adesso: sceglierai di continuare a portare sulle spalle un rimpianto che pesa una tonnellata e che ti piegherà sempre più per il resto dei tuoi giorni, fino alla fine o prenderai giusto quattro-cose-quattro e verrai via con me proprio adesso, prima che lui torni dal lavoro? 
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Mamma sa che ti amo e che mi ami. Soltanto davanti a lei ho pianto per te. E lei sola sa la vera ragione per cui ho cercato un lavoro lontanissimo: nessun altro. Se vieni tu a casa con me, anche mio padre si ammorbidirà. E solo guardandoti al mio fianco capirà, sono sicuro. Affronteremo tutto insieme: divorzio, problemi, ipocrisie, invidie, cattiverie. I figli tu falli con me. Cresceranno nell’amore. Allora? Vieni o no? Io t’aspetto in macchina.
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RDA
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kon-igi · 2 months ago
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UN QUALCOSA DA NON CREDERE
Mi affaccio dal finestrino. Pur essendo un tardo autunno, l'aria non è ancora fredda e il sole sembra emanare un tiepido calore che filtra attraverso le nuvole.
Guardo alla mia destra; la massicciata della ferrovia taglia in due i campi, parallela alla strada che sto percorrendo con la mia macchina, ma nessun treno con cui perdere la gara di velocità. Pazienza. Improvvisamente i binari si inerpicano su un vecchio ponte di pietra e mi tagliano in due la strada. Io sono costretto a passarci sotto, meglio così che un palloso passaggio a livello. Però…
Aggrotto le sopracciglia ma un BIP mi segnala che ho finito il metano nel serbatoio.
Lo sapevo - penso - lo sapevo ed è per questo che ho preso questa strada invece della solita perché più avanti c'è un distributore di
METANO
recita il cartello, e più piccolo 50 METRI A DESTRA.
Percorro cinquanta metri - non uno di più - e poi svolto a destra.
Il distributore sembra uscito da un disegno di Richard Scarry, quello degli allegri animaletti antropomorfi che fanno cose da umani: stranamente pulito, quasi profumato, con le strisce verde pistacchio e celeste nautico che paiono appena pitturate e una signora sorridente che mi dice 'Oggi si sta proprio bene fuori! Facciamo il pieno?'
Anche se non è più obbligatorio uscire dal veicolo durante il rifornimento, io preferisco sgranchirmi la schiena e prendere una boccata d'aria. C'è un piccolo giardinetto tra le pompe e l'ufficio e dalla panchina posizionata strategicamente sotto un acero campestre intuisco, sorridendo, che quello d'estate è sicuramente un bel rifugio dalla calura. Inoltre dietro alla panchina, appena oltre la recinzione, l'ombra è assicurata anche dagli alti steli del mais che col vento stanno sbattendo contro la rete di metallo.
L'occhio mi cade su un posacenere.
Non è proprio un posacenere ma immagino che venga utilizzato come tale dai clienti e dai gestori per spegnere le sigarette fumate di corsa mentre i serbatoi si riempono.
Nello specifico si tratta di una scatoletta di tonno appoggiata su un trespolo di metallo, forse un vecchio porta estintori.
Aggrotto le sopracciglia, a onor del vero non per la prima volta.
Il posacenere è in mezzo al prato, lontano dalla strada ma lontano anche dalla panchina sotto l'albero. Troppo lontano perché sia comodo e attorno alla panchina nessuna traccia di mozziconi buttati a terra. Avranno pulito - mi dico ma poi vedo che nel tragitto che va dalle pompe alla panchina l'erba è calpestata fino a mostrare il terriccio, mentre il trespolo del posacenere è in mezzo a erba intonsa.
Mi avvicino e prendo in mano la scatoletta: da lontano sembrava di tonno e lo è decisamente anche da vicino… ovviamente il tonno dentro non c'è ma l'etichetta serigrafata recita TONNO PYTHON IN OLIO DI OLIVA. La porto al naso e cerco di distinguere i vari odori - pesce, nicotina, metallo, olio - aggrotto ancora le sopracciglia, avvertendo un sottile mal di testa farsi largo tra gli occhi.
Questo non è l'odore di una lattina di tonno usata come posacenere - sussurro a mezze labbra - questa è una lista di odori, una lista precisa di odori separati
La volto e ne guardo il fondo... Prodotto in PBD - Sagan Industries, Lyssa Inc.
E poi capisco.
Guardo la panchina, l'acero, il campo di mais e, oltre, la ferrovia, su cui non passano treni.
Ma certo…
Mi dirigo verso la tipa del metano che sta aspettando davanti alla mia macchina: braccia lungo i fianchi, schiena dritta, immobile. Non la vedo in faccia perché è voltata ma posso immaginare la sua espressione.
Quando sono a un metro da lei prendo la rincorsa e poi sollevo la gamba, stampandole una pedata di piatto in mezzo alle scapole e lei vola via, andando a sbattere contro la pompa.
Si volta veloce con un espressione di disappunto e mi dice HEY! poi l'espressione cambia ancora e sorridendo - Oggi si sta proprio bene fuori! Facciamo il pieno?
Allora allungo una mano e le tolgo dal taschino un taccuino e un pennarello. Lei sorride, come se nulla fosse.
Mi avvicino al posacenere e intanto comincio a scrivere qualcosa su una pagina.
Sai - dico a voce alta ma con tono calmo - a volte se graffia e miagola non c'è nemmeno bisogno di guardare troppo per intuire che è un gatto e capisco che questo meccanismo ti sia stato molto comodo però… PERO'… il raggio minimo di curvatura per un binario ordinario si distribuisce perlomeno su 300 metri e la deviazione è solo di pochi gradi, NESSUN TRENO TI CORRE ACCANTO E POI DEVIA DI 90° A TAGLIARTI LA STRADA SU DI UN PONTE!
Poi, dimmi, quale contadino con un po' di cervello seminerebbe un filare di mais a pochi centimetri da una recinzione metallica senza lasciare lo spazio di 2 metri per il dente esterno della spannocchiatrice? E poi, dai… IL MAIS A NOVEMBRE?!
Ma il tuo errore più grosso è stata La Firma...
Potevi metterla ovunque, persino dentro lo sciacquone della toilette o anche tatuata sul culo della benzinaia, ma no, tu volevi che fosse ben visibile! E allora ricorda questo la prossima volta: la teoria del Desire Path ci insegna che un tragitto viene percorso solo se è comodo, altrimenti vengono scelte altre scorciatoie. Nessuno avrebbe usato mai quel posacenere perché troppo lontano dalla panchina ma non c'erano mozziconi in giro, da nessuna parte. Era pulito ma puzzava lo stesso di sigaretta, nonostante ci fosse una patina di olio… se pulisci la cenere pulisci anche l'olio ma la tua intenzione era solo metterti in mostra, non fare un lavoro preciso e professionale.
Adesso basta così ! - e sollevo verso il cielo il taccuino aperto su cui avevo appena finito di scrivere
raise exception ("wake up!")
L'ambiente circostante perde improvvisamente colore e luminosità, i contorni degli oggetti cominciano a sfumare e tutto viene avvolto da un grigio spento che infine diventa nero.
Mi sveglio.
Mi stacco dalle tempie gli elettrocateteri percutanei in silicone e guardo lo schermo del portatile, su cui svetta la riga di codice del taccuino.
Ancora non ci siamo, Lyssa - mi lamento in direzione della Vasca Axolotl in cui galleggiano i banchi proteici del Databurst Brain - non ho acconsentito ad addestrarti se poi commetti questi errori dettati dalla tracotanza e dal poco impegno. Ora devo andare ma la prossima volta esigo che da Intelligenza Artificiale Metagenerativa quale sei tu faccia un lavoro migliore!
Quando sto per uscire dal laboratorio, lo schermo vibra di un nero leggermente meno scuro Vedrai - sussurra una voce femminile dagli altoparlanti - ti prometto che la prossima volta non te ne accorgerai nemmeno.
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ilpianistasultetto · 5 months ago
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Ogni volta che c'e' un' alluvione, si fa la conta dei danni, 10-100-1000 milioni.. Case, cose, vestiti, scarpe, mobili, elettrodomestici, automobili, moto e biciclette... Quasi nessuno pensa ad altri danni. Quelli che non puoi vedere, non puoi toccare, quelli immateriali, quelli che fanno piegare le gambe mettendo tantissime persone veramente in ginocchio, come successo al sig. Enzo Pierini, di Bologna. Gia'.. per tanti sono solo oggetti ma per alcuni e' come sbattere la testa e perdere la memoria di botto. L'acqua che s'infiltra, il fango infame che seppellisce. Tu guardi e perdi le forze, in un attimo, invecchi. La sensazione di essere nato poco prima, nato gia' vecchio perche' hai perso tutti i tuoi ricordi, perche' ti ritrovi solo senza le "tue note", quelle note conservate anno dopo anno, perla dopo perla.. che tragedia perdere le note. Come stare dentro un corpo senza piu' il cuore..
@ilpianistasultetto
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ambrenoir · 6 months ago
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"Quando mi sveglio ogni giorno, non lascio entrare il vecchio. Il mio segreto è lo stesso dal 1959: tenermi occupato. Non lascio che il vecchio entri in casa. Ho dovuto trascinarlo fuori perché il tipo si era già comodamente sistemato, infastidendomi tutte le ore, senza lasciarmi spazio per altro che non fosse la nostalgia. Bisogna rimanere attivi, vivi, felici, forti, capaci. È dentro di noi, nella nostra intelligenza, attitudine e mentalità. Siamo giovani indipendentemente dall'età. Bisogna imparare a lottare per non lasciare entrar il vecchio! Quel vecchio che ci aspetta stanco sul ciglio della strada per scoraggiarci. “
Clint Eastwood
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illsadboy · 9 months ago
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+27 🥲
Club 27 🤯🔫
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francescosatanassi · 7 months ago
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COME UN SACCO
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Questo è un vecchio pozzetto di scolo delle acque, lo si incontra sulla strada che porta a Monte Trebbio. Da qui al casolare di Ca Cornio, sulle colline tra Modigliana e Tredozio, sono circa 30 minuti, ma tagliando per i monti, forse anche meno. Nell'estate del '44 Sante Piani è il contadino di Ca Cornio, ma è anche un antifascista, e in quel casolare, da alcuni giorni, ospita il partigiano più ricercato della Romagna, Silvio Corbari, insieme ai suoi fedelissimi Adriano Casadei, Iris Versari e Arturo Spazzoli. L' alba del 18 agosto i fascisti li attaccano e li annientano. Un vicenda complessa che termina poco dopo con l'esposizione dei quattro cadaveri sulla piazza di Forlì. Anche Piani cade dentro questa storia; prima che i corpi giungano a Forlì, viene costretto dai militi a caricarli e trascinarli su una treggia in direzione Castrocaro, per la pubblica impiccagione. Lungo la strada, giunti all'altezza di questo pozzetto, viene intimato l'alt. Lì vicino partono gli automezzi perciò la treggia, e soprattutto il vecchio contadino, non servono più. Piani viene ucciso, forse anche perché riconosce tra i fascisti un volto familiare. Il suo corpo viene gettato come un sacco giù per lo scolo. Ora c'è una lapide che lo ricorda, anche se quasi illeggibile. Ottant'anni dopo, ho pensato fosse giusto ricordare anche lui.
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primepaginequotidiani · 5 months ago
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PRIMA PAGINA Milano Finanza di Oggi martedì, 29 ottobre 2024
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i-am-a-polpetta · 16 hours ago
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minchia raga stanno sti amici della mia fidansata che io devo capire come sia possibile che si paghino una bella casa a milano in affitto che hanno RIFATTO NUOVA DI TASCA LORO nonostante siano in affitto, nel mentre hanno comprato un garage, la macchina da metterci dentro, si sono sposati, sono andati in Giappone un mese, hanno scodellato un bambino e si stanno facendo casa dentro un vecchio rudere restaurato nelle marche loro terra d'origine a nel mentre una volta al mese fanno un viaggio. ah dimenticavo tutto ciò in 2 anni.
io boh sto attenta anche alla marca di carta igienica che prendo perché non ho i soldi manco per pulirmi il culo.
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angelap3 · 1 month ago
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La città vecchia
Nei quartieri dove il sole del buon Dio non da i suoi raggi
Ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi
Una bimba canta la canzone antica della donnaccia
Quel che ancor non sai tu lo imparerai solo qui fra le mie braccia
E se alla sua età le difetterà la competenza
Presto affinerà le capacità con l'esperienza
Dove sono andati i tempi d'una volta, per Giunone
Quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione?
Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino
Quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino
Li troverai là col tempo che fa estate inverno
A stratracannare a strameledir le donne il tempo ed il governo
Loro cercan là la felicità dentro a un bicchiere
Per dimenticare d'esser stati presi per il sedere
Ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
Porteran sul viso l'ombra di un sorriso fra le braccia della morte
Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone?
Forse quella che sola ti può dare una lezione
Quella che di giorno chiami con disprezzo "pubblica moglie"
Quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie
Tu la cercherai tu la invocherai più d'una notte
Ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette
Quando incasserai delapiderai mezza pensione
Diecimila lire per sentirti dire: "micio bello e bamboccione"
Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
In quell'aria spessa carica di sale gonfia di odori
Lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
Quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano
Se tu penserai e giudicherai sa buon borghese
Li condannerai a cinquemila anni più le spese
Ma se capirai se li cercherai fino in fondo
Se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo
(Faber)
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artide · 2 months ago
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Oggi dopo bioenergetica ho sentito rilasciarsi una tensione, ed avevo così paura di essere rilassato che mi veniva da contrarre. Lasciare spazio è spesso doloroso, vuol dire aprirsi al nuovo spesso portatore di gioia e di vita. Ho pensato a quando entrato qui dentro passavo le ore di fronte al fuoco, su una poltrona retro. Ho pensato a quanto il gatto mi faceva compagnia con le sue fusa, il silenzio, alle domeniche fatte di nulla, il freddo. Ho pianto molto, qualcosa di molto vecchio. Ora sento un respiro fluido.
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elperegrinodedios · 2 months ago
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La preghiera di Jim
Un prete era infastidito dal fatto che ogni giorno un vecchio, vestito in modo trasandato, entrava nella sua chiesa verso mezzogiorno e ne usciva dopo pochi minuti. Cosa entrava a fare? Informò il sagrestano a cui chiese di fermare l'uomo, per chiedergli cosa faceva. Dopo tutto, nella chiesa vi si custodivano quadri e arredi molto costosi.
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"Entro a pregare", rispose l'uomo alle domande del sagrestano. "Ma dai", insistette l'altro, "non stai mai in chiesa il tempo sufficiente a pregare". "Beh, vedi", disse il vecchio "io non so fare delle preghiere lunghe, ma ogni giorno alle dodici, io entro quì, e dico "Gesù, sono Jim", e aspetto un attimo poi vengo via. Anche se è solo preghiera corta, credo che lui mi senta".
Qualche tempo dopo, Jim ebbe gravi problemi di salute e lo portarono all'ospedale dove il suo buon influsso, si fece sentire in tutto il reparto.
Pure i pazienti più brontoloni divenirono allegri e spesso il reparto risuonava di risate.
Un giorno un'infermiera gli disse, "Allora, Jim, tutti dicono, che il cambiamento qui dentro è tutto merito tuo, dicono che sei sempre felice, che sei contento".
"Certo che lo sono. Non posso fare a meno di essere contento. È merito di una persona, che viene a trovarmi tutti i giorni, è lui che mi rende felice".
"Qualcuno viene a trovarti qui?", l'infermiera si incuriosì. Aveva notato che la sedia accanto al letto di Jim era sempre vuota durante le ore di visita, perchè era un uomo solo, senza parenti. "Ma quand'è che viene a trovarti?".
"Ogni giorno", replicò Jim. "Si, ogni giorno alle dodici entra e si ferma ai piedi del mio letto. Lo guardo, Lui mi sorride e dice, Jim, sono Gesù".
Fine prima parte
Conoscendo la storia, un missionario di nome Michael in Tailandia finisce poi la storia...
Recentemente in Tailandia, abbiamo incontrato un signore scozzese di nome Jimmy per questo abbiamo iniziato a raccontargli la storia di "Gesù sono Jim!", di quel vecchio che andava in chiesa tutti i giorni a pregare. Ci ha subito interrotto, lui conosceva bene la storia anzi era successa dove viveva lui in Scozia. L'uomo, si chiamava Jimmy Meekan, il quale ci raccontò la conclusione della storia.
Segue...
lan ✍️
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