#vano/aria
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The RedBall Project è un progetto di arte urbana, ideato dall’artista Kurt Perschke.
Dal 2001 porta in giro per il mondo una gigantesca palla di PVC ad aria compressa di colore rosso acceso, soffermandosi per un’intera giornata in luoghi selezionati. Schiacciata nel vano di un edificio o tra due tiranti di un ponte, la RedBall attira tutti gli sguardi.
Kurt Perschke ha scelto consapevolmente, fin dal primo abbozzo, di dare alla sua palla una colorazione rossa che non passa certo inosservata. Questo perché le persone reagiscono al colore in modo inconscio ed istintivo, indipendentemente da nazionalità, lingua parlata o condizionamenti culturali. E il rosso rappresenta, come nessun’altra tonalità cromatica, l’energia, l’amore e la giocosità.
L'artista rompe consapevolmente con la tradizione delle sculture negli spazi pubblici, che generalmente hanno il carattere di monumenti, attirando l’attenzione a sé senza tuttavia essere aggressivo né provocante e invitando tutti a toccare l’opera e a partecipare.
Renolit.com
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Morte, sangue, limpido e puro.
La lama che scorre sulle mie braccia, sulle mie gambe, sul mio corpo aprendo una ferita incurabile.
Ferita ancora fresca, ferita che si ignora nel tentativo vano di dimenticarla.
Vita, respiro, affanno.
Aria che entra nei polmoni e occhi spenti.
La morte non è solo clinica, sono morta il momento in cui la mia vita non è più stata "vita", ma sopravvivenza.
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Sono lì che ci ripenso...e mi sembra che io non sia invecchiata di un giorno.
Certi amori possono scavare in profondità che senti ti cambino per sempre.
Eppure qualcosa di te ancora brilla in questa preziosa miniera scintillante.
La tua armatura, che dinnanzi a me indossi di nuovo,
ed io che vi bacio gli angoli, quelli che tu definisci ''spigolosi''.
Poi proverei a sollevarti il morale, tenterei di farti ridere.
Ti salterei in braccio presa da una confusa gioia ed esclamerei; ''portami fino a li'''
e tu lo faresti. Berremmo acqua da un ruscello incantato e ci guarderemmo negli occhi, ci accorgeremmo allora che siamo ancora gli stessi, e che esiste ancora una possibilità.
''Baciami finché le labbra son ancora rosee''
finché siamo ancora giovani, finché troviamo un angolo di forza o un briciolo di motivazione a scriverci.
Ti vorrei dire tutto su quello che significa per me, vivere senza di te.
Ed ogni volta la scelta sarà la stessa: lascerò puntualmente andare.
I sassolini che lanceremo sopra lo stagno faranno dei rimbalzi, tre, quattro, e i nostri desideri si mischieranno nelle notti più insonni.
Cos'é un desiderio, questa tenacia, questa esasperazione.
E quella voglia di correrti incontro e dirti che non è finita, non finirà mai. E tu mi darai un buffetto sulla spalla, farai un sospiro.
Mi sorriderai.
Ci sorrideremo come se non avessimo mai pianto.
Ti prenderò la mano e scuoterò la testa. Della neve mi cadrà dai capelli e ti toccherà i dorsi.
Avrai un brivido, ed avrai paura. Io avrò la stessa paura tua, spererò nel sole, nell'estate. Ci scioglieremo in un granello di malinconia.
E quella sigaretta che lanciai in mezzo alla pioggia: ''poverina, è tutta sola'' somiglierà al mio vano tentativo, di salvare un po' la tua salute, dimenticando la mia innumerevoli volte, aprendo le tende ad ogni visita illusoria in cui la tua anima bussava ai cancelli del nostro amore inconsumato per chiedere forse solo una carezza, magari niente, non una cosa in più, ed io avrei voluto sapertela dare.
Ti sistemerò la cravatta, mi lascerai le chiavi sulla scrivania, ti dimenticherai di segnare i giorni sul calendario. Ti scriverò una lettera piena di sentimenti che non leggerai, metterai della legna nel caminetto ad ardere, la farò sfumare al suo interno senza dirtelo. Penserai che il mio amore sia stato solo un illusione, ti scalderò con una coperta al mattino gelido prima di andare via. Guarderò l'orologio e sistemerò il tuo, le lancette sembravano essersi fermate.
I fiori sul davanzale della tua finestra profumeranno tutta la casa, saranno più vivi che mai. Prenderai alcune bollette tra le mani, detesterai l'ordinario.
Ma la vita è una cosa pratica, dirai sbucciando un frutto amaro, ogni pezzo che con l'unghia scavi via, sarà parte di una tristezza che senza guardare, distrattamente, avrai messo da parte.
Ed io danzerò, danzerò sull'asprezza. Danzerò sul non detto, danzerò per quella mia fiamma sempre scintillante come la tua armatura, danzerò sulle volte in cui non volevamo più saperne di avere a che fare l'uno con l'altra. Danzerò su quella volta che ti ho detto ad occhi lucidi e con voce rotta che ti amavo, e tu mi hai baciata.
I miei capelli si solleveranno in aria in un frame di pochi millisecondi dove avrò dimenticato per tanto poco, di aver annusato il tuo profumo addosso ai miei vestiti, tanti anni fa, e non aver desiderato esperire di meglio.
Soffierò sui miei guanti, ed un respiro di vita immaginata insieme a te lascerà la mia mente e le mie fantasie, per sempre.
Tuttavia il resto della vita arriverà,
Lo accetterò, lo saprò accogliere. Forse non ti saprò più in luogo alcuno.
Forse mi volterò e ti volterai, forse diremo solo... ''ehi''.
Nulla di più semplice, un esclamazione di riconoscimento.
ti scoprirò a credere in un nuovo amore, che forse prima o poi porterai al dito,
ed in quel momento finalmente saprò, che sarà possibile anche per me ricominciare, metterci di nuovo tanto impegno. Ti darò una pacca sulla spalla e sarò Felice per te con tutto il cuore, perché è questo che l'amore fa, dipinge sul volto gli stessi sentimenti di una persona cara.
Non c'é più possesso, oramai, non so amare che così, ed è solo così che voglio amare.
Forse è proprio questo che accade, quando il dolore scava tanto affondo. Si trovano pietre rare e preziose, ed allo specchio, ti senti etereo, ti pervade una cura miracolosa, che somiglia alla luce dell'alba, la quale sveglia ed irradia i pochi presenti.
#addiomapertuttalavita
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Catania: i Carabinieri pizzicano ed arrestano pusher in azione
Catania: i Carabinieri pizzicano ed arrestano pusher in azione. Prosegue incessante l’attività di prevenzione e repressione dei reati in genere tra cui quelli connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti, portata avanti da parte dei militari dell’Arma di Catania, volte a contrastare una delle maggiori fonti di approvvigionamento della criminalità organizzata. In tale contesto, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Piazza Dante hanno svolto tutta una serie di mirate azioni investigative che hanno portato all’arresto di un catanese di 35 anni, pregiudicato, per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. L’attenzione degli investigatori, che avevano intrapreso il servizio con auto di copertura nel centro cittadino, è stata attirata da un uomo che, in una piccola traversa nei pressi del centralissimo viale della Libertà, appoggiato ad uno scooter in sosta, frugava all’interno di uno zaino. L’atteggiamento, palesemente sospetto, il muoversi continuamente girandosi intorno con aria guardinga e, in più, il fatto che non sembrava assolutamente un residente della zona, sono stai i motivi per i quali i militari hanno deciso di seguire attentamente le sue mosse. Quindi, posizionatisi in zona defilata, gli investigatori, hanno iniziato ad osservare in “modalità discreta” tutti i movimenti dell’uomo. Poco dopo, infatti, hanno avuto certezza che si trattasse di un pusher, perché lo hanno visto prendere una bustina dallo zaino e consegnarla ad un passante, che gli si era avvicinato, in cambio di denaro. A quel punto è scattato il “blitz” quindi, i Carabinieri, hanno velocemente raggiunto il 35enne che, accortosi del loro arrivo, ha tentato in vano la fuga visto che è stato immediatamente bloccato dopo qualche metro. I militari del Nucleo Operativo, quindi, dopo averlo messo in sicurezza, lo hanno subito perquisito scovando nello zaino, 11 grammi di cocaina, più di 250 grammi di marijuana e 10 grammi di hashish, tutto già suddiviso in dosi che avrebbero fruttato circa 2.500 € nella vendita al dettaglio. In tasca, invece, lo spacciatore aveva nascosto una dose di crack e banconote per più di 250 € sicuro provento dello spaccio. Il pusher è stato, pertanto, arrestato e posto dai Carabinieri a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, che ne ha convalidato l’arresto, mentre la droga e le banconote ritrovate sono state sequestrate.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Provo il Kymco Downtown 350
Il Kymco Downtown è uno di quei nomi, tra gli scooter di media cilindrata presenti sul mercato che non puoi non ricordarti, perché lo avrai sicuramente sentito citare più volte magari tra i tuoi amici e perlopiù visto sulle strade che frequenti ogni giorno.
Media cilindrata dicevamo, monocilindrico a 4 tempi, con una potenza massima di 28,3 CV a 7.500 giri/min e una coppia massima di 30,0 Nm a 5.750 giri/min, rappresenta l’unione tra le necessità urbane e il fuori porta, uno sport-touring sintesi di comfort e maneggevolezza, il tutto sotto una veste, fatta di tratti e linee sempre più dinamici tra di loro.
Un mezzo capace di affrontare senza alcun timore, distanze dal lungo raggio e necessità di carico.
Il tempo instabile di questo mese, mi concede dopo lunge giornate di pioggia e nubi basse, una splendida giornata di sole che se non fosse perché siamo prossimi al freddo invernale che tarda sempre più, mi ricorda invece le prime belle giornate di sole che tanto attendiamo, dopo lunghi mesi bui e freddi dell’inverno seppur mite che contraddistingue la nostra Genova.
Salgo in sella per affrontare strade del centro e fuori porta, la posizione appare subito molto comoda seppur a mio parere “infossata”, è la classica posizione che in questo tipo di scooter ti porta a stare un po’ in basso, sei seduto bene sì, ma con la sensazione di essere un po’ incastrato, la sella è ben sagomata con un’ottima porzione di seduta sia per il guidatore che per il passeggero, ma poco cedevole e dalla forma così ben definita, che di lì, non ti sposti - mi sento quasi costretto.
Le braccia assumono una posizione comoda ,ma con il busto, sebbene con posizione rilassata, tendo, almeno questa è la mia sensazione, ad andare indietro più che essere perfettamente verticale o leggermente più caricato in avanti.
Il motore fin dai primi metri fa sentire la sua voce, una voce da subito bassa, sembra forte di aspirazione, così forte che a qualcuno potrà far emergere e ricordare quella fame di aria e rumore che i vecchi carburatori, rilasciavano senza il filtro aria presente, allo spalancare del gas.
E’ però fluido, corposo, di sostanza, in grado di essere docile nelle partenze ma prestazionale alla richiesta di potenza con quel rumore di cui parlavo che porta l’accento sportivo a questa unità propulsiva.
Le vibrazioni si sentono, sono presenti anche al manubrio e basta azionare il freno posteriore quando si è al minimo, fermi in attesa del semaforo verde, per sentire con vigore come queste vibrazioni si dipanino per tutto il telaio.
La ciclistica, ferma e stabile permette cambi repentini di direzione anche nel traffico più intenso, stabilità e precisione nel fuori porta anche ad andatura sostenuta.
Freni modulabili ed efficaci nelle frenate più impegnative, sospensioni non troppo rigide e in grado di assorbire bene anche il pavé cittadino, completano le attitudini di questo scooter, che con l’arrivo del Traction Control alza i livelli di sicurezza su ogni fondo stradale e in qualsiasi condizione climatica.
Le linee sportive ma eleganti ogni modo, sono accompagnate dai distintivi fari anteriori con luci a tubi di led, un frontale che ho trovato non solo ben proporzionato ma piacevolmente aggressivo, mentre il doppio vano portaoggetti e un enorme sottosella, dopo aver ospitato due caschi integrali offre ancora spazio utile.
Sto passando diverse ore con questo scooter e più il tempo passa e più sa farsi apprezzare - per l’equilibrio, la sostanza, quell’accento posto sulla sportività, sulla protezione buona dall’aria, sulla comodità che in generale di certo non delude.
Mantiene proporzioni giuste e misure contenute, l’ho parcheggiato con disinvoltura tra altri mezzi e con il passeggero ha saputo offrire spazio.
Bravo Downtown, più passa il tempo e più migliori senza mai stravolgerti, ma sicuro e certo di voler proseguire su quella linea tracciata da tempo, fatta di sostanza e modernità al prezzo giusto.
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MEATER 2 Plus, cuocere carne e pesce in modo impeccabile è finalmente possibile - Recensione
Nell'ambito dei gadget culinari, ogni tanto appare sul mercato un prodotto che si propone di cambiare il modo in cui pensiamo alla preparazione dei cibi. Il MEATER 2 Plus si colloca saldamente in questa categoria, promettendo di rivoluzionare l'esperienza culinaria domestica. Con la sua tecnologia wireless di punta e un design elegante, il MEATER 2 Plus non è solo un termometro per alimenti: è un assistente di cottura intelligente che aspira a far raggiungere ai suoi utenti la maestria degli chef stellati, garantendo ogni volta risultati impeccabili. In questa recensione, metteremo alla prova le sue promesse, esplorando come questo strumento può effettivamente trasformare la cottura di carne e pesce in un'esperienza semplice, affidabile e di precisione. Unboxing L'azienda Meater è stata molto "carina" a mandarci un kit di benvenuto davvero ben fornito in una scatola "TOP SECRET". All'interno come vedete nella foto abbiamo trovato dei guanti da barbecue, un panno in microfibra morbido, un Cavatappi, una sacca molto carina, dei sottobicchieri in legno e un cappellino per affrontare il freddo mentre si cucina durante le feste natalizie che ci attendono. Al momento non sappiamo se questo kit di benvenuto verrà integrato anche nella spedizione del prodotto. Sempre nella scatola abbiamo trovato il vero protagonista di questa recensione che è il MEATER 2 Plus ben protetto dentro una scatolina dov'è presente anche un piccolo manuale di utilizzo. Com'è fatto? Il corpo principale è completamente in legno e misura 3,8cm in larghezza, 15,5 cm in lunghezza e 2,5 cm in altezza. Nella parte anteriore troviamo il logo Meater+, un led di segnalazione che ci indica il corretto collegamento dello stesso e i due contatti di ricarica della "penna" di misurazione, quest'ultima, misura in altezza 13 cm. Nella parte posteriore troviamo 2 calamite che permettono di "attaccare" la stessa al frigorifero (idea molto carina" e il vano che nasconde l'unica batteria AAA da 1.5V che permette di tenere carica la penna di misurazione. Il design è caratterizzato da linee pulite ed eleganti. Il blocco in legno di bambù e la sonda in acciaio inossidabile si combinano per creare un oggetto esteticamente gradevole che non passerà inosservato in cucina. Oltre all’aspetto estetico, il design è anche funzionale, poiché il blocco offre uno spazio dedicato per l’inserimento della sonda, mantenendo tutto organizzato e facilmente accessibile. Il test Il MEATER 2 Plus è un termometro da cucina wireless progettato per chi ama la cottura di precisione. Questo strumento all'avanguardia si presenta con un design raffinato, realizzato interamente in acciaio inossidabile, che non solo garantisce durabilità ma anche un tocco elegante da esibire nella propria cucina. La sonda, del diametro di 5 mm, è notevolmente più sottile rispetto a quella del suo predecessore, e incorpora cinque sensori Smart Temp™ per monitorare con precisione la temperatura interna del cibo fino a 105°C, e un sensore ambientale esterno che può resistere fino a 500°C. Queste caratteristiche lo rendono adatto per un'ampia varietà di metodi di cottura, inclusi arrosto, griglia, affumicatura, cottura in padella e frittura sia ad aria che in olio. La connettività avanzata è un altro punto di forza: grazie alla tecnologia Bluetooth 5.2, ho avuto la possibilità di allontanarmi dalla postazione di cottura, mantenendo comunque il controllo della situazione tramite il mio Samsung Galaxy S23. La sonda ha la ricarica rapida con un'autonomia di 12 ore di utilizzo dopo appena 15 minuti di carica. La sonda ha una capacità di mantenere la carica per oltre 24 ore una volta completamente carica e la durata della batteria AAA che arriva fino a due anni. Passando all'esperienza pratica, ho avuto l'opportunità di testare il MEATER 2 Plus con tre diversi tipi di alimenti: una fiorentina, una salsiccia e un pezzo di salmone. Ho seguito la procedura iniziale per la configurazione della sonda, rimuovendo la linguetta isolante dalla batteria e lasciandola in ricarica nella basetta di legno per circa 40 minuti. Dopo aver scaricato e avviato l'app MEATER, ho effettuato la registrazione e il collegamento Bluetooth. Per la fiorentina, ho utilizzato la funzione di Cottura Guidata dell'app MEATER, che mi ha fornito istruzioni dettagliate e suggerimenti per il livello di cottura desiderato. La sonda ha monitorato la temperatura interna della carne, e grazie all'algoritmo dell'app, ho potuto vedere il tempo stimato di cottura aggiornarsi in tempo reale, permettendomi di organizzare il resto del pasto senza stress. Ho replicato un processo simile per la salsiccia e il salmone, adattando la temperatura target fornita dall'app per ciascun tipo di alimento. La flessibilità di impostare manualmente la temperatura con un semplice slide è stata particolarmente utile per ottenere il punto di cottura che preferivo. L'aspetto più rivoluzionario è il calcolo del tempo di cottura, che si aggiorna a seconda della temperatura dell'alimento e dell'ambiente circostante. E quando il cibo ha raggiunto la temperatura target, un allarme sonoro sul mio smartphone mi ha avvertito, evitando la necessità di un controllo continuo. MEATER Master Class La MEATER Master Class™ è una funzionalità integrata nell'app MEATER, progettata per migliorare l'esperienza culinaria degli utenti del MEATER 2 Plus. Questa serie di lezioni digitali ha l'obiettivo di educare gli utenti sulle varie tecniche di cottura, consentendo loro di trarre il massimo beneficio dalla sonda intelligente MEATER 2 Plus. Nel dettaglio, la MEATER Master Class™ offre: - Videotutorial: Oltre 25 lezioni in video, con contenuti aggiuntivi previsti in rilasci mensili, che guidano gli utenti attraverso vari metodi e tecniche di cottura. Questi tutorial coprono argomenti come l'affumicatura, la bruciatura inversa, il barbecue a due fuochi e le tecniche di scottatura in padella. - Lista della Spesa Smart: Una funzione molto pratica che fornisce agli utenti un elenco di ingredienti e strumenti necessari per ciascuna ricetta presentata nei tutorial. È anche possibile spuntare gli elementi man mano che vengono acquistati, facilitando l'organizzazione del processo di cottura. - Istruzioni Passo-Passo: Ogni Master Class è accompagnata da video di alta qualità e testi esplicativi che guidano l'utente attraverso ogni fase della preparazione della ricetta. Questo approccio educativo è particolarmente utile per coloro che sono nuovi al mondo della cottura sofisticata o per gli chef casalinghi che desiderano espandere le loro abilità. Non solo fornisce una risorsa formativa per migliorare l'arte culinaria, ma anche un modo per garantire che gli utenti possano sfruttare appieno le capacità tecniche avanzate del MEATER 2 Plus. La MEATER Master Class™ non è solo limitata ai nuovi utenti del MEATER 2 Plus, ma è anche compatibile con le versioni precedenti dei termometri MEATER. Ciò significa che anche gli utenti dei modelli più vecchi possono beneficiare delle nuove lezioni e tecniche presentate, aggiungendo valore a lungo termine al loro investimento iniziale nel prodotto MEATER. Conclusioni Dopo aver testato il MEATER 2 Plus devo dire che non posso più farne a meno. Avevo già provato il MEATER Block che era diventato il mio compagno inseparabile per i barbecue ma la comodità di questa singola sonda che addirittura si può attaccare al frigo come una sorta di calamita decorativa è insostituibile. Ecco pregi e difetti che ho riscontrato: Pregi: - Precisione di Monitoraggio: Le cinque sonde Smart Temp™ offrono misurazioni estremamente accurate della temperatura interna, essenziale per piatti come la fiorentina, che richiedono una cottura precisa. - Design e Materiali: Il design elegante e l'utilizzo di acciaio inossidabile rendono il MEATER 2 Plus non solo un utensile pratico ma anche un oggetto di design. - Connettività e App: La connettività Bluetooth 5.2 insieme all'app MEATER fornisce una comoda esperienza di monitoraggio a distanza, permettendo all'utente di allontanarsi dalla postazione di cottura senza perdere il controllo del processo. - Funzionalità Avanzate: L'algoritmo che calcola il tempo di fine cottura in base alle condizioni ambientali e alla temperatura interna dell'alimento è una caratteristica distintiva che aggiunge valore al prodotto. - Ricarica Rapida e Durata della Batteria: La ricarica rapida e la lunga durata della batteria sono caratteristiche notevolmente convenienti, specialmente per chi utilizza il termometro con frequenza. Difetti: - Complessità per Utenti Principianti: Nonostante l'app MEATER fornisca una guida passo-passo, potrebbe esserci una curva di apprendimento iniziale per gli utenti meno tecnologici o per coloro che non sono abituati a cucinare con termometri intelligenti. - Dipendenza dalla Tecnologia: L'uso della sonda è fortemente legato all'app e alla connettività Bluetooth; in caso di problemi tecnici o di compatibilità, l'esperienza potrebbe essere compromessa. Prezzo e acquisto Il MEATER 2 Plus è posizionato sul mercato al prezzo di 129 euro. Questo prezzo riflette la sua posizione come dispositivo di punta nel segmento dei termometri intelligenti da cucina, che offre un ampio insieme di funzionalità avanzate, come monitoraggio di precisione, connettività Bluetooth estesa, e l'esclusiva MEATER Master Class™. Per coloro che sono interessati all'acquisto del MEATER 2 Plus, il prodotto è disponibile direttamente sul sito ufficiale dell'azienda. Acquistare dal sito ufficiale garantisce che il cliente riceva un prodotto autentico, con il supporto del servizio clienti dell'azienda e l'accesso diretto a eventuali aggiornamenti software e assistenza tecnica. Read the full article
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Décimo dia *Sorpresa*
#Sanstober #Sorpresa
La sorpresa aquí es que el AU de Amelia no está todavía hecho claro hay historia y personajes solo falta el apoyo y escritores ya que la idea de este AU era o es hacerlo con varias personas en los cuales los requisitos que puse yo son ser escritores o saber hacer una historia corta, ser dibujante para crear su personaje en este AU también pueden utilizar sus oc, también es opcional contál que sepan escribir historia yo misma le aria su personaje, el último requisito y el más importante tener 2 o 1 dibujante para que haga el comic porq 2 porq uno podría hacer el boceto y el otro lo aria a limpio claro sería perfecto si es al digital pero si solo pueden hacerlo amato se le acepta también, y 1 si es que puede con la responsabilidad de hacer el comic sola ya que pretendo que todo el comic tenga un solo estilo de dibujo y eso sería la persona o personas que aria el comic se aria tres grupos el grupo principal, el grupo de escritores/guiones, y el grupo de dibujantes cada uno tiene su propósito y todo eso pero está publicación no es para explicar eso
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El AU se llama HyperUptale y el Protagonista es Hyper!Sans el cual spoiler entonces aqui aparece mi querida Amelia que ha perdido contra Hyper!Sans que eso spoiler y el alma que está arriba es la primera que spoiler entonces ella como buena chica que es y quiere ayudar a Hyper!Sans le entrega su alma
~|°🥀Amelia🥀°|~
›se como se siente *coff* estar lejos de alguien *coff* querido y querer ayudarlo *coff* te entrego mi ALMA *coff* por lo menos mi muerte no será en vano *coff* y podré ayudar por última vez *coff*
«esta cae al suelo boca abajo inconsciente haciendo que el hueso que tiene enterrado en sus intestinos se enterrará más dándole una muerte rápida y segura»
Sanstober:
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Stralci biografici/2
Non c´è infelicità umana, scriveva nello Zibaldone, che non possa crescere. Egli stesso collaborava a questa disperazione: “Questo mi consola” scriveva pochi giorni prima del tentativo di fuga da Recanati “perché m´ha fatto disperare di me stesso, e conoscere che la mia vita non valendo più nulla, posso gittarla, come farò in breve, perché non potendo vivere se non in questa condizione e con questa salute, non voglio vivere, e potendo vivere altrimenti, bisogna tentare. E il tentare così com´io posso, cioè disperatamente e alla cieca, non mi costa più niente, ora che le antiche illusioni sul mio valore, e sulle speranze della vita futura, e sul bene ch´io potea fare, e le imprese da togliere, e la gloria da consegnare, mi sono sparite dagli occhi, e non mi stimo più nulla”.
[...] insensibile al dolore e alle sventure: nessuna felicità è più capace di agitarlo fortemente. Passa a uno stato di quiete e di rassegnazione così costante, e di disperazione così poco sensibile, che qualunque nuovo male gli riesce indifferente. Allora l´uomo perde il sentimento e il dono della poesia, non sente più né la natura né la bellezza: la sua grande immaginazione diventa fredda, e smarrisce persino l´angoscia per la nullità delle cose. Questa sventura colpisce l'amore di sé stesso, che è la fonte della nostra esistenza; si riduce all´inerzia fisica e morale. Così Leopardi raggiungeva la condizione del feto: come diceva con un verbo molto amato, si “rannicchiava” attorno a sé stesso, ritornando alla posizione originaria. Aveva cominciato a pensare e a soffrire da fanciullo, compiendo il corso delle sventure di una lunga vita, e adesso si sentiva “moralmente vecchio, anzi decrepito”, perché persino il sentimento e l´entusiasmo, compagni e alimenti della sua vita, erano dileguati da lui “in un modo che mi raccapriccia”. Era tempo di cedere al destino: di morire. Leopardi si sentiva, e si voleva sentire simile a una pietra.
La noia è una passione moderna, perché è la fine delle passioni. Essa è molto più grave del dolore, della disperazione e di qualsiasi forma di vita tragica: opprime, stanca, affanna, lacera, spaventa, spegne, uccide, nullifica. Sebbene la natura non l'abbia creata e la ignori, la noia sconfigge la natura e la deride. Leopardi aggrediva la noia da tutte le parti, perché essa ha molti aspetti e incarnazioni. In primo luogo, non è altro che il vuoto dell´anima, che suscita in noi un orrore: quello stesso orrore del vuoto che gli antichi fisici supponevano nella natura per spiegare alcuni suoi effetti. Dunque, la noia è sterile: è una nebbia che incombe e un'acqua limacciosa che ci affoga. La noia è un paradosso, una coincidenza di estremi: la morte nella vita, la morte sensibile, il nulla nell´esistenza. È anche un qualcosa di solido e immobile, ed è pertanto una sostanza, una realtà: anzi consiste in lei quanto la vita degli uomini “ha di sostanzievole e di reale”. Tutto il resto dell´universo è vano e fondato sul falso. Infine, Leopardi scoprì l'identità definitiva: noia e nulla sono la stessa cosa, o sono figlia e madre l´una dell'altra. E se tutto è noia “tutto è nulla al mondo, anche la mia disperazione, della quale ogni uomo … ed io stesso certamente in un´ora più quieta conoscerò, la vanità e l'irragionevolezza e l'immaginario. [...] è vano, è un nulla anche questo mio dolore, che in un certo tempo passerà e s'annullerà, lasciandomi in un vôto universale”. Già nel 1819 Leopardi immaginava di penetrare dentro il nulla diventando anche lui un nulla: si sentiva soffocare, perché in quel nulla non era aria, o vuoto o fantasmi come noi immaginiamo, ma “solido nulla” com´era solida e immobile la noia.
Il suo spirito era assuefatto da lunghissimo tempo alla solitudine e al silenzio, ed era “pienamente ed ostinatissimamente nullo” nella società degli uomini. Nessuno, egli diceva, si occupava di lui: tutto lo contraddiceva, tutto lo respingeva; bastava che egli desiderasse una cosa perché accadesse il contrario. I parenti e i conoscenti lo disprezzavano. Questa condizione di “disprezzato e vilipeso” distruggeva in lui ogni sentimento, ogni slancio di entusiasmo, fantasia e compassione, ogni immagine nobile e dolce; e faceva sì ch'egli si considerasse un nulla. Così diventava apatico, vuoto, indifferente. Il disprezzo assumeva le proporzioni di una catastrofe cosmica. Si sentiva abietto; e così penetrato di abiezione, da diventare incapace di amare e di scrivere. Conosceva la condizione amarissima che spetta a un letterato. Sapeva che la letteratura era diversa o contraria alla vita: rendeva straniero, infelice, malato; faceva sì ch´egli non avesse più niente in comune con quelli che amano definirsi uomini normali. Era stato un “giovane d´indole e di ardore incredibile” e di “grandissima speranza”; ma, via via che scriveva, conduceva una vita sempre più “simile alla morte”: perché chi scrive scende, ogni istante più profondamente, nel grembo e nell´abisso della morte. Tutto quello che usciva dalla sua penna era, nel migliore dei casi, il respiro di un sopravvissuto, sebbene questo respiro avesse il dono di salvare il mondo e la poesia. Il 5 marzo 1821 aveva scritto nello Zibaldone: “L´uomo d´immaginazione di sentimento e di entusiasmo, privo della bellezza del corpo, è verso la natura appresso e a poco quello ch´è verso l´amata un amante ardentissimo e sincerissimo, non corrisposto nell´amore. Egli si slancia fervidamente verso la natura, ne sente profondissimamente tutta la forza, tutto l'incanto, tutte le attrattive, tutta la bellezza, l´ama con ogni trasporto, ma quasi che egli non fosse punto corrisposto, sente che egli non è partecipe di questo bello che ama ed ammira, si vede fuor della sfera della bellezza, come l´amante escluso dal cuore, dalle tenerezze, dalle compagnie dell'amata … Egli insomma si vede e conosce escluso senza speranza”. Lui non cedeva né si piegava; alla fine, volgeva il furore contro sé stesso, immaginando i momenti del proprio suicidio.
Della fisionomia di Leopardi la descrizione più bella è quella fornita dall'amico Antonio Ranieri: “Fu di statura mediocre, chinato ed esile, di colore bianco che volgeva al pallido, di testa grossa, di fronte quadra e larga, d´occhi cilestri e languidi, di naso proffilato, di lineamenti delicatissimi, di pronunziazione modesta e alquanto fioca, e d´un sorriso ineffabile e quasi celeste”.
Per tutta la vita preferì lo sguardo indiretto. Secondo Filippo Ottieri non rifiutava naturalmente la società e la vita sociale. Avrebbe avuto desiderio di conoscerla, di mescolarvisi. La solitudine e la vita oscura erano, per lui, più che un bene, un “rimedio o un rifugio”. Ma si rendeva conto che la società non lo amava: sentiva in lui qualcosa di ostile, di avverso, di refrattario. Quando era afflitto, o oppresso dalla malinconia o dalla sventura, non tollerava “il tuono della frivolezza e della dissipazione”, o l´aspetto della “gioia insulsa”, che il mondo emana come un cattivo profumo.
Era timido e questa timidezza era provocata dalla riflessione, dalla delicatezza, dall'eccesso di amor proprio, dalla sovrabbondanza di forza vitale, dalla vivacità dell´immaginazione. Quando rifletteva più profondamente, capiva che la timidezza era il paradosso della sua vita e la analizzava in ogni aspetto. Egli “teneva per nulla” la vita e le cose umane: desiderava la morte, volava oltre la morte, toccando la regione sconosciuta del “non essere”; eppure si perdeva di coraggio nella società, si spaventava del rischio di essere ridicolo – rischio che aveva sempre davanti agli occhi e che lo rendeva timido.
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"La Setta degli Elementi"
Il calderone celtico
Cernunnos
Il calderone celtico può essere considerato come il perno attorno cui gira l’apparato simbolico della mitologia celtica.
Il calderone è lo strumento per eccellenza dell’arte magica.
Al suo interno si producono i sortilegi che hanno il potere di trasformare la realtà.
Viene considerato una fusione dei quattro elementi di Acqua, Fuoco, Aria e Terra.
I Celti ne facevano il protagonista dei rituali, tipicamente celebrati in occasione dei solstizi ed equinozi. La finalità era raccogliere offerte, petizioni, simboli, e bruciare in esso tutto ciò che si voleva allontanare dalla vita terrena.
Secondo la tradizione, il calderone è fatto di ferro e si appoggia su tre piedi. Il primo simbolo che troviamo sta proprio nella sua stessa conformazione. Si tratta, infatti, di un’allegoria della trinità della Grande Dea.
- La Giovane, vergine e pura, è simbolo del nuovo inizio.
- La Madre, fertile e feconda, rappresenta la vita nel suo pieno sviluppo.
- La Vecchia è simbolo di saggezza, delle esperienze e conoscenze accumulate durante l’esistenza che sta per giungere al termine.
Si tratta, quindi, di una rappresentazione ciclica dei tre passaggi di nascita, vita e morte.
Cuore dell’alchimia, il calderone celtico simboleggia innanzitutto i momenti di grande passaggio.
Rinnovamento, cambiamento, resurrezione, consacrazione, sono tutti fenomeni e processi che hanno piena attinenza con le trasmutazioni realizzate in questo magico recipiente.
Nelle leggende e storie popolari ed epiche, il calderone apporta benessere al suo proprietario.
La condizione necessaria, però, è che sia puro di cuore. Senza questa purezza, difatti, la magia del calderone non si può attivare e qualsiasi tentativo sarà vano.
Per chi sa usarne la magia in modo positivo, il calderone assurge a simbolo di abbondanza. Può dare cibo, ricchezza e anche restituire la vita.
Un gran numero di calderoni celtici sono stati trovati sui fondali dei laghi del nord.
Una coincidenza, o forse no, vista la profonda connessione del calderone con l’elemento Acqua.
In occasione dei sacrifici, infatti, questo oggetto dalle valenze magiche veniva gettato in un lago.
Il significato era simbolico: augurare un nuovo inizio e quale luogo migliore se non nell’acqua fonte di vita e inizio di tutte le cose.
Quest’immagine era così importante per i Celti che gli stessi mari e oceani erano considerati come enormi calderoni.
Cernunnos è il dio della natura, signore degli animali, della caccia, degli alberi e della fertilità.
Le prime rappresentazioni conosciute di Cernunnos furono rinvenute nella Val Camonica, nel nord Italia, ma le scene più famose raffiguranti Cernunnos, circondato da vari animali, si trovano sul Calderone di Gundestrup
Le incisioni italiane rinvenute in Val Camonica mostrano una figura umana con corna di cervo, che reca in una mano qualcosa di molto simile a un torques, gioiello simbolo di nobiltà fra i Celti, e nell’altra un serpente ritenuto simbolo di rinnovamento e di rigenerazione.
Cernunnos è considerato come un tutt'uno con le pietre, le piante, gli animali, gli esseri umani, con le gerarchie angeliche e il ciclo delle stagioni, nonché, colui che favorisce la comunicazione con ogni spirito della natura.
Viene raffigurato in forma maschile, metà uomo, metà cervo, con una folta barba e corna di cervo alle quali vengono attribuiti poteri quali la rigenerazione delle foreste.
Solitamente viene rappresentato seduto su di un tronco d'albero o in mezzo all'erba, con le gambe incrociate.
Un altro nome ad egli associato è "il Dio verde" o Pan.
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I modi in cui i nazisti uccidevano i prigionieri nei campi di concentramento di Saverio Tommasi In un campo di concentramento era più facile essere ammazzati che sopravvivere, ma i modi in cui i nazisti procuravano la morte ai prigionieri erano molti e diversi fra loro. Conoscerli significa avvicinarsi alla comprensione dell'orrore, perché ciò che è stato mai più accada, neanche in altre forme e in altri luoghi. I prigionieri nei campi di concentramento arrivavano in treno, o a piedi. Più precisamente i prigionieri nei campi di concentramento arrivavano stipati in carri bestiame, oppure obbligati con lunghe marce, e qualcuno moriva già prima dell’arrivo. A Mathausen quando i prigionieri erano troppi e dentro non ci stavano, quelli nuovi che arrivavano non li facevano entrare, li lasciavano la notte fuori a meno dieci gradi. Nudi, e li bagnavano continuamente con idranti che sparavano acqua gelata. Questi massacri erano così utilizzati che avevano anche un nome: Totbadeaktionen, cioè bagni della morte. La mattina i prigionieri venivano ritrovati come statue di ghiaccio, in terra accuciati, o anche in piedi, completamente congelati. Nel campo di concentramento di Auscwitz, quando nasceva un bambino, veniva affogato in un barile pieno d’acqua, di fronte alla madre. Ai prigionieri più grandi, per lievi mancanze come ad esempio quando non si toglievano velocemente il berretto a richiesta, oppure il berretto gli scivolava in terra per un momento, veniva spinta la testa dentro un secchio d’acqua fino ad affogarli. Risparmiavano così le munizioni. Le munizioni fino alla scoperta delle camere a gas erano molto usate. Ad esempio nella finta “raccolta di lamponi”, fuori dai reticolati di filo elettrico. Ai detenuti veniva dato un cestino, venivano fatti uscire, e poi gli sparavano per “tentata fuga”. Si divertivano così i nazisti. Nelle fucilazioni di massa i neonati venivano spesso lanciati in aria e usati come bersaglio. Perché la carne degli infanti, troppo tenera, non era in grado di fermare la pallottola, dicevano, che perciò sarebbe potuta entrare nel corpicino, uscire dal corpicino, rimbalzare sul terreno e colpire magari di striscio un nazista. Per questo pensavano fosse meglio lanciare i bambini in aria e sparargli al volo. Nei campi di concentramento si poteva morire di fame, il regime alimentare era appositamente studiato per essere insufficiente, non era solo una questione di risparmio, a liberazione avvenuta si scopriranno infatti magazzini ricolmi di viveri e scorte immense di patate. Il regime alimentare era studiato in modo minuzioso per far vivere il deportato pochi mesi, 2 o 3 al massimo. Si poteva morire per dissanguamento, diverse centinaia di prigionieri morirono così, dissanguati dai prelievi a cui i nazisti li obbligavano, inviando poi quel sangue per trasfusioni ai soldati tedeschi feriti in guerra. Nei campi di concentramento si poteva morire per un colpo di rivoltella alla nuca durante false misurazioni dell'altezza dei deportati. "Ecco, bravo, in piedi, stendi bene la schiena", si mettevano dietro e gli sparavano alla nuca. Questi venivano chiamati "prigionieri K", da Kugel che significa "pallottola". Poi con le camere a gas i nazisti si accorsero che potevano fare prima e risparmare. La scusa con cui li convincevano era quella di andare a fare la doccia, e così che li rinchiudevano e poi calavano dentro dei barattoli di Zyklon B., il nome commerciale di questo gas cianidrico. Erano capsule di colore azzurrino che al contatto con l'aria si disperdevano diventavano aeriformi e determinavano la morte per asfissia. La morte sopraggiungeva ma lentamente, 15 o 20 minuti. Quando le SS non sentivano più le grida indossavano le maschere antigas e portavano fuori i corpi, per prendere loro i denti d'oro, ma anche i capelli per l'imbottitura degli stivali della Luftwaffe. Esistevano pure le camere a gas mobili, lo sapete? Sostanzialmente era un camion con il tubo di scappamento rivolto all'interno del vano posteriore del veicolo. Prima di accendere il camion venivano fatte salire dietro una trentina di persone, poi veniva chiuso il portellone e messo in moto il veicolo. Il camion percorreva i cinque chilometri di tragitto che separava i forni crematori di Mauthausen e quelli di Gusen. Bastava questo tragitto per uccidere le persone dietro con gli scarichi. Tolti i cadaveri dei gasati all'arrivo, si caricavano allora i nuovi prigionieri destinati a giungere morti all'altro crematorio, e così via, scambiandosi, in modo da risparmiare viaggi e benzina. Sopravvissuti di Mathausen testimoniarono nei processi ai nazisti nel dopoguerra di aver udito, dalle loro celle, grida strazianti provenienti dal sotterraneo, in concomitanza del rumore delle saracinesche dei forni che si aprivano e chiudevano, a testimonianza che molte persone venivano gettate nei forni ancora vive. Si poteva morire appesi per il mento a dei ganci da macellaio. Certi corpi di bambini erano così leggeri, che per fare entrare il gancio sotto il mento, dovevano tirarli per le gambe. Mengele era il non-dottore di Auschwitz, ed era particolarmente interessato ai bambini gemelli omozigoti, che poi con i suoi esperimenti ammazzava. Ad esempio iniettava loro nell'iride il metilene blu per far divenare i loro occhi azzurri, come la razza ariana. I bambini urlavano dal dolore, diventavano ciechi e quando poi alla fine si addormentavano, Mengele li soffocava nel sonno. Si poteva essere uccisi con un’iniezione a base di benzina o fenolo. Veniva effettuata nella latrina del blocco a Gusen. Il prigioniero veniva fatto sedere e gli venivano coperti gli occhi. L'avambraccio sinistro veniva tenuto da un inserviente alle sue spalle, mentre il medico effettuava l'iniezione con una siringa con un ago grosso e molto lungo, la siringa è ancora oggi esposta nel Museo di Mauthausen. Subito dopo l’iniezione, nei pochi secondi prima che il veleno facesse effetto, la vittima veniva fatta correre il più possibile, letteralmente veniva trascinata dall'inserviente fuori dalla latrina, fino al mucchio degli altri cadaveri fuori. In questo modo i nazisti si risparmiavano la fatica di trascinare il morto, perché era il "morto" stesso che veniva fatto correre nei pochi secondi che gli restavano prima di morire. Certi Kapò si divertivano con lo strangolamento, altri aizzando i cani contro i prigionieri facendoli sbranare. Georg Bachmayer possedeva due mastini addestrati a sbranare i prigionieri al suo comando, questa morte era chiamata dagli aguzzini "il bacio del cane". Si moriva anche impiccati a nodo di canapo lento, oppure per i piedi, così da procurare una morte più dolorosa. A Mathausen si poteva morire sfracellati dalle pietre mentre quelle stesse pietre si trascinavano verso quella che veniva appunto chiamata "Scala della Morte". A Mathausen si poteva anche morire spinti già da una rupe, che i nazisti chiamavano a spregio “parete dei paracadutisti”, dalla quale gettavano le persone vive. Alcuni prigionieri si gettarono prendendo loro stessi la rincorsa, per disperazione. Ad Auscwitz altri si suicidarono correndo e gettandosi contro il reticolato di filo spinato ad alta tensione. Finisco con una citazione, è di Primo Levi: “Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo”.
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Corpo, facchino dell’anima, in cui sperare forse sarebbe vano, amato corpo, più che non amarti; cuore in un vivente ciborio trasmutato; bocca senza fine tesa alle più nuove esche. Mari dove si può vogare, sorgenti dove si può bere; frumento e vino misti al banchetto rituale; alibi del sonno, dolce cavità nera; inseparabile terra offerta a tutti i nostri passi. Aria che mi colmi di spazio e di equilibrio; brividi lungo i nervi; spasmi di fibra in fibra; occhi sull’immenso vuoto per poco tempo aperti. Corpo, vecchio mio compagno, noi moriremo insieme. Come non amarti, forma a cui io somiglio, se è nelle tue braccia che stringo l’universo?
Marguerite Yourcenar
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The Dazzlings
CAPITULO 19 : BAJO UN HECHIZO AHORA ESTAS
- ¡necesitamos refuerzos ahora! -ordena de manera desesperada un soldado, quien acude la ayuda para detener a las 2 chicas que causaron los problemas: Adagio y Sunset.
Todos los presentes deciden ayudar al hombre, quien, estaba tratando de luchar, pero fue en vano, tan rápido como lo hizo cayó abatido por la sirena y el pony, las mismas estaban atentos a lo que se les venía por delante.
Sonata alcanza a escuchar esa orden, quien se asusta por lo que esté pasando, de alguna forma le pica la curiosidad así que, sin pensarlo 2 veces, se levanta de la cama con el objetivo de saber la causa de todo este embrollo.
En todo este desastre ve a lo lejos a Cindy, quien estaba mirando todo desde la ventana principal, la chica de cabello celeste pensó por un momento que Aria estaría con ella, pero al parecer no se encontraba por ningún lado, eso la asusto demasiado, sin embargo, no perdió tiempo y fue a preguntarle sobre el paradero de su hermana, su sorpresa fue grande al escuchar las frías y serias palabras de la mujer:
-tu hermana me ha dicho que te encontrabas mejor, eso me alegra.
Sonata le iba a responder, pero pensó por unos segundos, posiblemente la este tratando de cambiar el tema ya que se lo dijo de manera calmada, no permitiría dejarse manipular por esas palabras así que fue directo al grano con ella:
- ¿Dónde está Aria? -pregunta seriamente.
Cindy se mantenía tranquila a pesar de la gravedad de la situación que pasaban los soldados al ser vencidos por Adagio y Sunset, parecía que le prestaba atención a un detalle, algo que la hacia sonreír un poco.
-no te preocupes, tu hermana se encargará de algunos asuntos pendientes, te aseguro que esto se arreglará forma rápida- explica ella siendo comprensiva ante la hermana menor de las Dazzlings, quien estaba confundida por lo que acaba de decir.
Sonata no lo comprendía del todo, ¿su hermana se encargaría de la situación? ¿Cuál situación? Esas preguntas pasaban por su cabeza, decidió investigar por cuenta propia volteando a ver desde la ventana lo que esta pasando realmente, llevándose una sorpresa ante sus ojos, que se abrieron como platos a causa de una gran impresión:
Aria acaba de darle una golpiza en la cara de Adagio, mandándola lejos, no podría creer que un golpe de ella la aturdiera así, tanto la rubia como Sunset estaban atónitas por lo que acaba de pasar. Sonata estaba confundida a mas no poder, miro a la mujer buscando una explicación a todo esto, su confusión cambio a una expresión de terror al notar que ella se estaba riendo de la situación.
- ¡en efecto! La prueba está saliendo a la perfección - decía satisfecha, contemplando lo que se avecinaba para después mirar a la chica de cabello celeste. - ¿le cuento algo curioso señorita Sonata? para acabar con algún problema mayor debes usar sus propias armas en su contra, un claro ejemplo sería el conflicto ante nuestros ojos- le explica Cindy refiriéndose a lo que esta ocurriendo con la rubia y la chica de cabello morado.
-.. ¿a que se refiere con la prueba? … -pregunta la chica, paralizada a causa del profundo terror.
-Adagio esta usando un cristal rosa, pensé que no conseguiríamos algo parecido al objeto, pero da la casualidad que esos “portales” sueltan pequeños extractos de esta, tu hermana nos brindó información importante cuando las trajeron aquí, nuestros científicos investigaron todo lo relacionado al poder que tenían esos cristales, lo intentamos de todo para descubrir alguna forma de controlarlos, sin embargo, todo dio frutos- la explicación de la mujer dejaba atónita a la chica de cabello celeste, quien estaba escuchando todo lo que le decía. -resulta que de ese extracto podremos hacer una especie de energía muy poderosa, una sustancia que se implementaban a la perfección con las armas, vehículos y los demás artefactos, tenia el mismo poder de los cristales, solo que ahora es mas practico para nosotros, tuve que encontrar una forma de que se implementaran en personas… lo cual conseguí.
Sonata no podría expresarse adecuadamente debido al terror que le invadía cada vez más, ese último detalle la hizo pensar mucho ¿a qué se refería?, ella volteo a ver a Aria desde lejos y ahí lo descubrió, causando que trague la saliva de los fuertes nervios.
El uniforme de la chica del cabello morado tenia unos detalles que notarían los ojos más escépticos: en su espalda tenia una especie de mecanismo manejado por agujas, adentro de esta tenían el dichoso liquido rosado al que se refería Cindy, Aria era su conejillo de indias, la misma no lo sabía, ni siquiera notaba ningún cosquilleo de las agujas, solo se limito a limpiarse con su codo un poco de ese líquido saliendo de su nariz mientras observaba a Adagio, quien se estaba acercando un poco.
-se supone que debíamos rescatarte a ti y a Sonata- dice la rubia con nervios, rascándose un poco la nuca. -el lado bueno es que me ahorraste el tiempo -continúa diciendo dando una pequeña risa, intentando calmar la tensión.
Sunset miraba esto con un poco de vergüenza, sin embargo, hizo señas dándole indicios de que continúe en hablar con ella. Adagio se da cuenta de eso y aclara su garganta.
-escucha, vine aquí porque aparte de rescatarte, también es para disculparme- menciona la rubia dando lentos pasos hacia Aria, quien se confunde por lo que ha dicho. -he hecho cosas terribles, he asesinado y torturado a varias personas inocentes, la verdad es que no tenía las intenciones, pensé que estaba haciendo lo correcto, pensé que me esforzaba en conseguir una mejor vida para ustedes después de lo que paso en la batalla de las bandas, pensé que el cristal me daría algo de ventaja en esto, solo quiero que vengan conmigo y que nos olvidemos de todo, iniciar de nuevo con todo esto para que estemos en paz- explicaba Adagio estando frente a frente con su hermana de cabello morado.
Todo lo escucha Sonata a lo lejos, quien se conmueve un poco, pero a la vez se sorprende de que ese era su objetivo principal todo este tiempo.
Aria la mira con seriedad, sin embargo, no se le ocurre nada que decir, pareciendo que entra en confianza con ella, la rubia al darse cuenta de eso le soba un poco el codo en forma de cariño.
-ya deberíamos ir por Sonata y regresar a Equestria, ¿no es así hermana? -pregunta con una cálida sonrisa en el rostro, esperando alguna respuesta de la chica del cabello morado.
Parece que esto no llegara a mayores ya que Aria imita la acción que hizo la rubia, su mano está en el codo de ella, Sunset siente un gran alivio ante esto, comenzando a sonreír un poco, parece que esto termino al igual que la chica de cabello celeste, quien se alivia un poco.
Aquí hay algo extraño, la mano de Aria se desliza lentamente al cuello de la rubia, la misma lo nota poco a poco, sintiéndose confundida, ahí se da cuenta de lo que realmente quería hacer, lamentablemente no pudo reaccionar a tiempo ya que siente como le aprietan con una fuerza bestial su cuello, impidiéndola respirar.
La chica de cabello morado la elevaba un poco mientras la ahorcaba, tanto Sunset como Sonata se alarman ante esto, antes de que pudieran reaccionar, Aria le estampa la cara contra el suelo, no fue suficiente para ella a pesar de que la rubia haya gritado del dolor, con la sangre salpicándose, ni siquiera ella pudo contraatacar al sentir como la chica de cabello morado le pateaba la cabeza con fuerza, provocando que se aleje debido al impacto.
Aria tenia las intenciones de acercarse a Adagio, sin embargo, la electrocutan al golpearla con una macana electrificada, Sunset estaba dispuesta a defender a la rubia, grande fue su sorpresa al notar que ella resistía esos potentes ataques, volteando a verla furiosa. La pelirroja no se daba por vencida ante eso, volvió a dar el ataque, sin embargo, Aria lo detiene simplemente agarrando el arma, a pesar de que sentía como su brazo se electrocutaba procedió a arrebatárselo y lanzarlo lejos, Sunset se asusto por eso, intento alejarse, pero fue en vano:
La chica recibió un fuerte golpe en la cara, seguido de una fuerte patada, el impacto fue tan fuerte que salió disparada hacia una pared, tronándose la espalda, con sangre escurriendo de su nariz debido al golpe intento levantarse, pero observo como Aria la miraba con esas pupilas brillantes de color rosado.
- ¡no vuelvas a entrometerte en esto! -grito ella para después pisarle la pierna de Sunset, rompiéndosela más.
La pelirroja gritaba con desesperación y dolor, ella intentaba cubrir su pierna, pero dolía demasiado, las demás chicas que miraban aterrorizadas todo lo que pasaba por el ordenador no podían creer lo que estaba pasando.
Cindy se reía ante esto, no cabe duda que lo disfrutaba, Sonata la mira horrorizada.
-en este punto ya deben sentirse calmadas, es evidente que la señorita Aria se encargara de eliminar la basura- menciona la mujer con total seguridad.
-.. ¿usted está mal de la cabeza? No se deberían arreglar las cosas así –le dice Sonata, sintiéndose aterrorizada ante lo que estaba pasando.
-entiendo que usted este confundida ante estas decisiones, tal ves en su mundo de Equestria las cosas se resuelvan a base de diálogos… -al decir eso, la mira con una sonrisa macabra. -pero esto es Estados Unidos, el mundo real no se resuelven con simples palabras, esto jamás fue de color de rosa, las cosas deciden resolverla de la forma mas fácil: eliminar a la maldita victima y fingir que fue un suicidio, haciendo que todo vuelva a la normalidad.
Por otro lado, de esta tensa situación, Aria voltea a ver a la rubia, quien se levanto con dificultad, al limpiarse la cara, se da cuenta que su nariz gotea sangre, poco después observa como la chica de cabello morado la miraba.
- ¿crees que caeré de nuevo en tus malditos juegos? Te tengo noticias: tus putas palabras de manipulación ya no funcionan conmigo- al decir eso saca un arma, disparando a quemarropa hacia Adagio.
Varias balas atraviesan su brazo, haciéndola gritar un poco, al darse cuenta de dónde venía el ataque no perdió el tiempo, decidió cubrirse corriendo hacia una mesa de la zona de la cafetería. Aria tampoco perdería el tiempo al verla entrar al lugar, dando pasos hacia ella.
-dios, que adorable, en vez de defenderte como lo haces siempre te atreves a esconderte, mejor deja de ser una hipócrita- dice ella, entrando en la cafetería.
Adagio se movía sigilosamente a cada mesa para que no la encontrara, no importa cuantas veces se limpiaba la sangre de su rostro o cuanto trate de cubrir sus heridas del brazo, no cabía duda de que cada paso que daba Aria era un golpe en el corazón de la rubia, esto debido a que le daba muchos nervios, siendo sus fuertes palpitaciones a cada segundo.
- ¿sabes algo? Esto me da un recuerdo peculiar, justo ahora debes sentir lo mismo que ese niño cuando se escondía entre el gran montón de cadáveres que tu dejaste- menciona con seriedad, mientras daba lentos pasos como un león cazando a su presa.
Cada palabra que la chica mencionaba dejaba pensando a la rubia, dándose cuenta de lo que había hecho en el banco, le dolía con todo su corazón lo que les hizo a esas personas, se arrepentía, pero no debe dejarse llevar por esto, es hora de terminar con esta tortura y arreglar todo, ahí decide levantarse de manera sigilosa, su hermana estaba en frente de ella y debía atacar con la espalda.
-lo peor es que el necesitaba a su madre, ¡todas esas personas tenían familias que los estaban esperando o que querían estar con ellos al menos una última vez! -exclama la chica de cabello morado, mirando a todos lados para encontrar a Adagio.
A punto de darle un ataque sorpresa con las intenciones de detenerla, la rubia no esperaría que, en un repentino movimiento, Aria le daría un fuerte codazo dirigido de nuevo a su rostro, el dolor era inevitable para Adagio, no solo le aumento el sangrado, si no que le quito un diente, ni siquiera pudo reaccionar ante esto debido a que la chica de cabello morado la golpeo en el estómago, sacándole el aire a la líder de las Dazzlings.
-no lo entiendo, de las tantas veces que te podrías defender ¿Por qué no lo haces en este momento? - pregunta con curiosidad al agarrarla fuerte de su cabello para después jalarlo hacia atrás, forzando a mirarla.
La misma entre suspiros le responde:
- porque no quiero pelear contigo, quería que lo habláramos, lo hubiéramos arreglado más rápido, pero veo que no me dejas opción…
Al decir esas palabras le escupe sangre en el ojo de Aria, causando que reaccione del dolor, soltando el cabello de Adagio para cubrírselo ya que le provoca un ardor inmenso, la rubia aprovecha para golpearla las veces que sean necesarias, no importa si eso causa mas dolor en su brazo, quien esta sangrando un poco.
Aunque su ataque logre efecto haciéndola retroceder a las mesas de la zona, esto no detendría a Aria, en el 3er golpe que le dio Adagio lo pudo detener agarrando su puño, acto seguido le tuerce la mano poco a poco, al mismo tiempo que hace retroceder a la rubia, la misma no debía rendirse ante esto así que intento golpearla con el otro puño, fue un grave error debido a que la chica de cabello morado lo detuvo al instante, de igual forma torciéndola. Adagio ya no podría hacer nada, retorciéndose del dolor.
- ¿crees que somos lo bastante estúpidas como para seguir tus ordenes? Te hemos temido por bastante tiempo, dime ahora… ¿Qué se siente ser humillada? -pregunta sonriendo de manera macabra, se notaba a la vista que el líquido rosa escurría por sus mejillas, fosas nasales y boca.
Ni siquiera tuvo que responder debido a que la había pateado tan fuerte que salió disparada, chocando con las mesas y sillas de la cafetería, quedando cerca del área de recepción para pedir la comida. Con un esfuerzo descomunal logra levantarse un poco.
-escúchame, te juro que no estoy mintiendo, de verdad quería lo mejor para ustedes, perdónenme por todo lo que les he hecho en el pasado, debemos parar con esto- explica Adagio con dificultad, por supuesto Aria no le cree en lo absoluto.
- ¿para que creerle a alguien que fue grosera con sus propias hermanas, a alguien que nos amenazo de muerte por años? ¡¿quién le creería a alguien que le disparo sin piedad a la persona que se preocupaba por ella y que no le importe su vida en lo más mínimo?! – pregunta Aria con impotencia y odio.
Después de esas duras palabras, la chica de cabello morado agarro una especie de plato metálico de forma ovalada, sus orillas se veían afiladas, lanzándola fuerte hacia la rubia, la misma se asusto y lo esquivo con dificultad, el plato rozo una parte de su cara y cabello, dando un fino corte en su mejilla y cortando un poco su pelo, su sorpresa fue grande cuando Aria le lanzaba más de esos platos, fue difícil para Adagio desviarlas, uno de ellos logra impactar en su cara, la fuerza de esta era tal, que retrocedió un poco, dándole ventaja a Aria para darle una fuerte patada, causando que el vidrio del mostrador de comida se destruya, no solo eso, el cuerpo de la rubia resbala hacia la cocina por el impacto.
Todos esos ataques la debilitaban poco a poco, pedazos de vidrio se encriptaron en su cuerpo al resbalarse, fue suerte que los diferentes cuchillos que cayeron al suelo no la hirieron más.
A este punto ya sería suficiente para la rubia, sorpresivamente Aria estaría dispuesta a más, acercándose lentamente hacia ella.
Todos los golpes dados por la chica de cabello morado habían dañado de gravedad el micrófono y la cámara, impidiendo que las 6 chicas vean lo que ocurrirán después por medio del ordenador, afortunadamente, ya vieron lo suficiente, no se quedaran sentadas ahora, deben ayudar tanto Adagio como a Sunset.
- ¡no podríamos permitir esto! -exclama enojada Applejack, levantándose de su asiento.
-estoy de acuerdo, pero es peligroso y arriesgado ir ahí- dice Rarity con nerviosismo.
-si te quieres quedar aquí no nos importa, pero Sunset esta en peligro, no podríamos dejarla- dice Raimbow Dash con seriedad.
- ¡no te olvides de Adagio, ella también la podría pasar peor! -grita Pinkie pie sintiéndose nerviosa mientras come palomitas de maíz.
Todas miran confundidas a la chica del cabello de algodón de azúcar por comer en medio de una situación difícil.
- ¡no es momento para comer Pinkie! Mejor dejen de hablar y entremos a la acción- dice Twilight, saliendo del camper.
-esperen, ¿qué es lo que haremos exactamente? ¿detener a Aria o rescatarla junto con Sonata? -pregunta confusa la chica de cabello de arcoíris.
- primero lo primero: rescatar a Sunset y luego detener a Aria- explica la chica de cabello amarillo.
-no te olvides de Sonata, jamás se ha visto por la cámara, podría estar con esa mujer- agrega Fluttershy. Esas palabras dejan confusa a Rarity.
- ¿cómo deduces eso? -pregunta ella.
-seria una posibilidad- responde la chica de cabello rosa un poco nerviosa, pero sonriendo un poco.
- ¡¿qué estamos esperando?! ¡Debemos salvar a dos almas perdidas, como en las películas de acción! -dice Pinkie con emoción, saliendo rápido del camper.
Las demás siguen a las que salieron del camper, procediendo a entrar rápido a la base del gobierno.
- ¿cómo podría permitir eso? No quiero relacionarme con usted, detendré esto sea como sea, no pienso estar en este país- dice Sonata, marchándose del lugar lo más rápido posible.
De repente, 2 soldados de alto rango la detienen agarrándola de los brazos, ella se alarma e intenta liberarse de forma desesperada pero no le sirve de nada, quedando a la fuerza en frente de Cindy, sin posibilidades de irse.
- ¡¿qué están haciendo?!¡Déjenme ir! -Exclama la chica de cabello celeste, intentando irse hacia sus hermanas, por supuesto que la mujer no se lo permitirá.
-señorita Sonata, comprenda que esto seria lo mejor para ti y para Aria, este pequeño experimento podría ayudarnos a mejorar nuestras armas y hacer fuertes a nuestros soldados, además cuando todo esto termine no se tendrán que preocupar por Adagio y todos los problemas que le causo, estarán libres- explica Cindy de manera comprensiva, de manera inesperada interrumpe Sonata.
-no lo entiendo, sé que Adagio ha hecho cosas terribles, pero no cabe el echo de que es mi hermana al fin de cuentas, tenemos otro modo de resolver las cosas, hacerlo de este modo esta mal, administrarle liquido rosa a Aria esta mal, es arriesgado y podría morir, incluso para ustedes podría ser peligroso- explica la chica de cabello celeste, dando su esfuerzo para liberarse, aunque sea en vano, los soldados le aprietan los brazos cada vez más fuerte.
-comprendo como te sientes, de hecho, dudo que no seas capaz de entender todo que eso implica, los problemas que nos debemos enfrentar, lo que se debe sacrificar con tal de salvar a la humanidad de este tipo de amenazas, por ejemplo, Adagio Dazzle- las palabras de la mujer sorprenden demasiado a Sonata.
-… ¿de qué hablas? -pregunta con nerviosismo la chica de cabello celeste, lo raro es que se sentía curiosa por la respuesta.
-lamentablemente eres tonta por naturaleza, las personas te consideran así todo este tiempo, en la batalla de las bandas hasta ahora siempre fuiste alguien menor, nadie importante, en mi caso te consideraría “un caso perdido”- explica Cindy de manera seria.
Eso deja atónito a Sonata, no podría creer que todo estos años la habían considerado una estúpida, como alguien sin tener la capacidad de comprender temas complejos, era doloroso que la mujer frente a ella le haya dicho la verdad en la cara, en lo mas profundo de su alma le enoja que todos la consideren así, ella jamás fue así, siempre intenta arreglar las cosas de la manera mas calmada y amable, es odioso si eso lo consideran estúpido, al salir de sus pensamientos la mira sintiendo mucha furia en su interior.
Cindy se confunde ante esto, en cambio los soldados reaccionan de manera agresiva:
- ¡deja de ser insensible maldita niña! – grita uno de ellos, empujándola fuerte, la chica cae al suelo debido a la repentina acción del sujeto.
Ese fue el detonante para Sonata, haciéndola explotar de la ira, de alguna forma que nadie se esperaba, se lanzó hacia Cindy, golpeándola fuerte en la cara, simplemente no paraba, ya no había vuelta atrás, seguía golpeándola con fuerza en la cara, sus puños se llenaban un poco de la sangre derramada del rostro, los hombres la detienen a la fuerza, forzándola a separarse de ella, la mujer se limpia la sangre de su boca mientras observa como someten a Sonata para que se calme.
La chica de cabello celeste forcejea lo mas que puede para liberarse, uno de los soldados la golpea en el rostro con el arma, causando un moretón en el ojo.
- ¡cálmate de una vez! -le grita uno de ellos, ordenando que se calme, sin embargo, Sonata no pensaba en rendirse, así como así.
Entre fuertes suspiros nota algo en el suelo, eso la sorprende un poco: al parecer Cindy tuvo un extracto del cristal rosa todo este tiempo, el mismo que usaron para el liquido rosa de Aria, debido a los fuertes golpes que le dio la chica de cabello celeste, se ha caído al suelo, ahora esta frente a sus ojos, el problema seria la mujer que esta junto al cristal.
-veo que fuiste agresiva, podría ser admirable de tu parte, pero temo decirte que si no te calmas debemos hacerlo por la fuerza, me refiero a que serás anestesiada y puesta en tu cama bajo custodia, ¿no quisieras eso verdad? -dice Cindy con seriedad ante la 3era hermana de las Dazzlings.
Los soldados estarán dispuestos a hacer lo que sea para calmarla en caso de que las cosas salgan mal, Sonata no tenia otra opción mas que calmarse, ella lo hizo al dar un ligero suspiro, los presentes entendieron y la soltaron poco a poco. La mujer al ver esto sonríe un poco.
-me alegra que hayas tomado la decisión correcta, puedes retirarte a su habitación y es mejor que no salga hasta que termine toda la situación- ordena ella siendo comprensiva al mismo tiempo.
Lo que nadie esperaba es que, al sonreír la chica de cabello celeste, se lanzo corriendo hacia el extracto de cristal justo debajo de ella, tanto los soldados como Cindy se alarmaron demasiado, los hombres intentaron ir tras ella, sin embargo, algo ocurre…
Sonata al agarrar el extracto no se dio cuenta que lo activaría de manera repentina, una onda de energía lanzo lejos a los soldados y a la mujer, la chica de cabello celeste sentía un fuerte dolor en el pecho y la cabeza, sus ojos se tornaron de color rosa, comenzando a glitchear la realidad por unos segundos, el pequeño cristal comenzó a emanar una energía a causa de una pequeña fisura de esta, esa misma energía alcanzo el dije que tenia en el cuello, de manera repentina el artefacto empieza a brillar de color rojo, Sonata comenzó a sentirse peor a tal punto que el dolor que sentía era insoportable, su cuerpo estaba mutando.
Cindy se recupera del aturdimiento, viendo con sus propios ojos lo que le estaba pasando a la chica de cabello celeste, asustándose un poco.
Las 6 chicas lograron entrar a la base, notando de primera que Aria y Adagio no estaban, para fortuna vieron a lo lejos a Sunset, quien estaba tratando de que no se desangre sintiendo un profundo dolor en su interior. Ellas no perdieron el tiempo y fueron hacia ella, acudiendo a su ayuda.
-no puede ser, ¡Sunset! -grita Twilight, ayudándola a levantarse. La misma se da cuenta y se alegra.
-es un gran alivio que llegaron- menciona Sunset aun sintiendo dolor, pero manteniendo su cálida sonrisa.
-debemos salir de aquí cuanto antes, claro que debemos salvar a Adagio y a Sonata- dice Applejack con seriedad.
-recuerda que debemos detener a Aria-menciona Rarity seriamente, aunque por dentro este nerviosa.
-ya me confundí, ¿debemos salvar a Aria y Sonata? O ¿salvar a Adagio y a Sonata? O ¿Detener a Aria y salvar a Adagio y a Sonata? -pregunta Pinkie pie, confundiéndose mas de lo que ya estaba debido a las diferentes preguntas que se formula.
-escuchen, primero haremos un plan ya que posiblemente tenemos dos problemas en nuestras manos, Adagio no podría defenderse tanto de Aria así que una de ustedes va… -una fuerte onda de energía interrumpe a Sunset, las demás también lo sintieron, estaban confundidas por eso hasta que una de ellas les grito:
- ¡cuidado!
Raimbow dash alarma a las chicas ya que un gran pilar de la estructura de la base caía ante ellas, derribándose ante sus ojos, por suerte, se lograron salvar a tiempo, las 7 chicas notan que una parte de arriba se esta colapsando debido a un problema mas grande.
- ¡¿que acaba de pasar?! -pregunta desesperada Rarity, al borde del colapso.
-espero que no sea lo que creo que es… -dice Sunset de manera nerviosa, mirando poco a poco hacia arriba.
La chica de cabello de arcoíris nota su preocupación, mirando de igual forma hacia arriba, ahí siente un fuerte terror, a tal punto de que susurra algo que hiela la sangre de todas las presentes:
-no de nuevo…
Una gran parte de la base se destruye de forma brutal, revelando ante todos a Sonata en su forma original: un gran hipocampo con un brillante color celeste en su piel, lo que le aterraba más es que había varios detalles que no recordaban: sus ojos emanaban un fuerte brillo color rosado, sus venas rosadas eran mas evidentes, dejándose notar en toda su piel, la sirena no noto la presencia de las 7 chicas, sin embargo, las mismas sienten un gran terror al verla.
-¡¡¡no puede ser!!! ¡¡¡que mierda es esa cosa!!! -gritaba Rarity, cayendo al suelo, alejándose poco a poco de lo que sus ojos veían. Las demás no la culpan por eso.
Todas están asustadas, de igual forma dieron lentos pasos hacia atrás.
-n-no lo recordaba tan terrorífico… -tartamudeaba Raimbow dash.
- no se asusten, hemos pasado una situación así hace 4 años, no podremos rendirnos tan fácil, no ahora… -les dice Sunset, dirigiendo su mirada a Sonata, se sentía determinada con el viento moviendo su cabello.
Todo había empezado de repente: los soldados al darse cuenta de esto no lo dudaron y empezaron a disparar hacia la bestia, el gran hipocampo soltó un gran rugido al sentir las frías balas en su cuerpo, en un acto horrible empezó a comérselos uno por uno, destrozando sus cuerpos uno por uno, era admirable para ellos, seguían levantándose para luchar ante la bestia celeste, esforzándose de que esa cosa este muerto.
Adagio es lanzada lejos contra una pared, Aria se lanza hacia ella golpeándola con todo lo que puede, por suerte la rubia esquiva el primer golpe, causando que la pared sufra una leve grieta.
-acabare con esto ¡aquí y ahora! -grita con furia la chica de cabello morado.
-esto esta yendo demasiado lejos Aria- dice la rubia, intentando defenderse de los golpes.
Las dos siguen peleando, la rubia sufre varias heridas, ella da su esfuerzo para contraatacar, pero sin éxito, Aria es herida varias veces, consiguiendo moretones en la mejilla en un ojo, aun así, no se detendría ante nada, siendo más ágil que la líder de las Dazzlings. Adagio ya no podía más, se sentía más débil debido a los golpes, ya no podía hacer nada ante la chica de cabello morado.
Cindy intento defender a sus hombres disparándole, ellos no esperaban esa ayuda.
- ¡señorita! Usted debe estar a salvo- dice uno de ellos de forma preocupada.
-tu y sus hombres deben escapar de aquí, tienen que estar a salvo sea como sea- dice la mujer seriamente, seguía disparándole con todo lo que puede a Sonata.
-pero… -Cindy le interrumpe de forma repentina.
- ¡es una orden, soldado! -le grita con furia, estaba preocupada por ellos y quería que estén bien ante la amenaza que se les presentaba.
Los soldados sin ninguna opción se marchan rápido del lugar, en el camino chocan con las 7 chicas, quienes los miraban confundido.
- ¿están huyendo? -pregunta Raimbow dash confundida.
-podría ser, pero es comprensible, esa criatura es peligrosa para ellos- dice Fluttershy sintiéndose nerviosa ante todo esto.
Ellas llegan al lugar, viendo desde lejos a Cindy disparándole a Sonata, la misma se da cuenta de lo que hace la mujer, rugiéndole fuerte, Cindy no sabe que hacer con ella, estaba asustada ante la bestia.
Sonata se encontraba frente a frente con la mujer, quien estaba paralizada, en un momento critico para ella donde pensó que ya no había escapatoria, se dio cuenta que el extracto del cristal rosa estaba en el suelo, debajo del inmenso hipocampo, el problema era ella misma, sin embargo, eso desapareció cuando escucho una voz atrás de ella:
-Sonata, escucha, matar a esa mujer no vale la pena, debes calmarte y podríamos arreglarlo de la manera mas tranquila, no es necesario perder mas vidas por causa de ese cristal rosa, podremos encargarnos de eso nosotros mismos, Adagio vino a rescatarte junto con Aria, sea lo que sea estaremos contigo…- grita Sunset, esto para entrar en razón con el hipocampo, cosa que logra.
Ella ve a la pelirroja junto con las demás, eso la calma un poco, decidiendo escucharla más.
-prometo que encontraremos una solución a todo esto- se lo dice con seguridad, sonriéndole un poco.
Parece que las cosas se calmaron, excepto por un detalle, Cindy decide aprovechar ese momento para escapar, corriendo hacia el extracto, pateándolo para que se active el portal y así poder escapar de este lugar.
Sonata se da cuenta de esto, enojándose de nuevo, recurriendo a ir hacia ella, el viento expulsado por la repentina acción del hipocampo soplo fuerte hacia las demás chicas, ellas se alarman mucho de lo que podría hacer la bestia. A continuación, ella mordió fuerte a la mujer, clavando sus afilados colmillos en todo el cuerpo, apretándola para que no escapara, ella se retorcía del fuerte dolor, entre gritos desesperados intento liberarse, pero era imposible.
Sunset y las demás veían aterradas la grotesca escena, era horrible como los dientes de la bestia apretaban con fuerza a la mujer, y en como trataba de librarse de esta, pensaban que no era justo, ella no se merecía un sufrimiento así. En unos segundos Sonata se da cuenta de lo que ha hecho Cindy al abrir el portal, sabiendo de sus verdaderas intenciones, al verla con sus brillantes pupilas color rosado estaba decidida a ayudarle con ese pequeño favor. La mujer se percata de esto y la mira con mucha desesperación y miedo.
-e-espera, por favor no lo hagas, te lo imploro- intenta decirlo, estaba muy asustada.
-no, no, no, no, ¡Sonata no lo hagas! -grita la pelirroja con desesperación, estaba apoyando a que no muriera ella de esa manera.
El hipocampo hizo caso omiso a sus plegarias, con una velocidad increíble, entro al portal junto con Cindy, quien estaba gritando de la desesperación, antes de que las chicas hagan algo, el portal se cierra bruscamente, dejando sin posibilidades de que vuelvan.
En medio del extenso océano, la inmensa criatura sale disparada del inestable portal seguido de una gran energía que emanaba de ella, al llegar no perdió tiempo, con una fuerza descomunal lanza a la mujer por los aires. En medio del vuelo Cindy con esfuerzo alcanza a notar algo extraño:
En frente de ella estaba Sonata preparándose para rematar su ataque, sus pupilas emanaban un hermoso brillo rosado, lo que mas le llamaba la atención era lo que estaba detrás de la hipocampo, como una explosión se tratara, alrededor de esta salían pequeños cristales rosas, era impresionante la cantidad de esta, la mujer estaba atónita por esto, es como si recibiera una señal de dios ante sus ojos, la textura y el brillo de esos bellos objetos reflejaban sin cesar, no cabe duda que lo veía hermoso.
En tan solo un chasquido la gran sirena canto con fuerza, disparándole una fuerte onda sónica que impacto fuerte a Cindy, haciéndola caer velozmente al agua, la misma sufría esto: sus oídos comenzaron a sangrar al mismo tiempo que sus lentes se destrozaron, ni siquiera cubrirse los odios servirá, antes de que se diera cuenta, cayo al océano, impactando fuerte su espalda contra el agua helada.
La presión del océano obligaba a la mujer hundirse en lo profundo, la caída la había dejado inconsciente, quedándose atrapada en la profundidad del agua congelada, sin la posibilidad de salvarse, sin retorno alguno…
Sonata comienza a sentirse mal, el portal la había afectado de tal manera que su cuerpo retorno a su forma humana, cayendo al agua debilitada, los pequeños cristales caen al mismo tiempo, todos impactan al océano, yendo a lo profundo, por suerte el impacto despertó a la chica de cabello celeste, al recuperar la conciencia comenzó a mirar a su alrededor, buscando a Cindy.
Ella se alivió enseguida, ya no estaba esa mujer, ahí decidió no perder el tiempo por ningún motivo, comenzando a nadar hacia la superficie, la presión del agua la jalaba mas a lo profundo, sin embargo, ella no se rendirá ante nada, debía salvar a sus hermanas, tenía que hacerlo por su vida, debían arreglar todo…. Para por fin vivir una vida tranquila…
Una burbuja salió de la boca de Sonata, era demasiado tarde, no pudo aguantar mas la respiración, cayendo lentamente a la gran profundidad, ella sentía que su vida se apagaba lentamente… ya no tuvo las fuerzas para continuar, cerrando sus ojos….
En la base todo estaba empeorando de igual forma, las chicas no sabían que hacer, el extracto era inservible y el portal se cerró ante sus ojos, todas estaban desesperadas por encontrar alguna forma de traer de regreso a la chica de cabello celeste, la que se le notaba más era Sunset.
- ¡¿enserio no habría alguna forma de regresar a Sonata usando de nuevo el extracto?! -preguntaba ella, estaba estresada por todo lo que paso.
-por desgracia no, el objeto ya no funciona al parecer- responde Twilight con decepción, intentando hacer funcionar el extracto del cristal, sin obtener éxito.
- ¡esto no puede estar pasando, debemos activarlo de alguna manera! – exclama la pelirroja intentando acercarse al extracto por su propia cuenta, sin embargo, Applejack no se lo permite, deteniéndola a tiempo.
-oye, ten cuidado, no estas en las mejores condiciones para seguir caminando- explica la chica de cabello amarillo, refiriéndose por supuesto a su pierna rota.
-tranquila Sunset, de seguro encontraremos una forma, solo hay que ser pacientes- dice Rarity, animándola para que no haga esfuerzo en caminar.
- ¡¿pacientes?! Estamos perdiendo el tiempo estando paradas aquí, posiblemente Sonata ya está muerta, ¡Adagio podría estar en problemas y pides que seamos pacientes! -las palabras de ella asustan un poco a la chica de cabello violeta y a Applejack, de manera inesperada empieza a avanzar hacia adelante, eso alarma a las demás. -no es correcto que nos quedemos con los brazos cruzados, tenemos que...-la interrumpe abruptamente un fuerte crujido, cayendo al suelo.
Todas se aterran y acuden a su ayuda, preguntándose la causa de la situación, resulta que la pierna de tanto esfuerzo que ha hecho desde el festival mas el daño que ha recibido por parte de Aria ha causado que ya no se pueda mover más, el dolor se volvía más insoportable y será más arriesgado de que ya no vuelva a caminar.
- ¡tenemos que llevarla a una sala de emergencias rápido! -ordena Twilight para después alzarla con esfuerzo.
-creo que vi uno cerca cuando entramos- menciona Fluttershy.
-no perdamos el tiempo, llévanos rápido- exclama Raimbow dash, llevándose a la chica de cabello rosa para que los guie al lugar, todas la siguen por supuesto. Pinkie se alarma por algo más que solo su amiga herida.
-esperen, ¿qué es lo que pasara con Adagio? – pregunta muy preocupada y espantada.
Pasando a eso, Aria golpea con todas sus fuerzas el rostro de Adagio, causando un fuerte dolor, ella ya no podía continuar más, su cuerpo se sentía débil y adolorida, con fuertes suspiros junto a frías gotas de sangre y sudor recorriendo su cara intento alejarse de ella.
- veo que te quieres rendir- se acerca a ella de manera lenta y amenazante. - ¿no se supone que la gran líder de las Dazzlings jamás se rinde? ¿Qué siempre encuentra la manera de triunfar?
La rubia no responde, limitándose a retroceder ante ella, ni siquiera logra alejarse debido a que sus piernas no querían responderle por el fuerte cansancio que ella sentía.
-…. De verdad lo lamento… -las disculpas no servirán para la chica de cabello morado, quien la hace tropezar, cayendo al suelo.
-si que eres una puta decepción- al decir eso le pisa con fuerza el estómago, la misma al intentar defenderse le volvió a dar una patada en las costillas, empujándola fuerte.
Adagio intento escapar con todo el dolor de sus costillas y su estómago, arrastrándose con esfuerzo.
-por favor basta… -las palabras no surgieron efecto con Aria, quien la agarra fuerte de la ropa, elevándola hacia ella, quedando frente a frente.
- espero que ardas en el infierno, de todos modos…- sus manos recorrieron el cuello de la rubia para después apretarlo con fuerza, clavando lentamente sus uñas dentro de su delicada piel. -nadie recordara tu maldita existencia…- al decir eso, le sonríe de manera satisfactoria, disfrutaba ver como Adagio intentaba liberarse, dentro de ella deseaba verla morir.
El líquido rosa no paraba de salir de sus ojos y boca, a tal punto que goteaban cerca de la rubia, uno de ellos cayo justo cerca de las heridas del rostro de esta, causando que, de alguna forma, el liquido se meta dentro de su cuerpo, fue un grave error permitir que eso ocurra: de repente Adagio empezó a ver borroso, sus odios solo lograron escuchar sus lentos latidos del corazón, parecía que era su fin…. Pero no fue así, no se debía rendir tan fácil, no era justo para ella que recibieran una golpiza de ese modo, ¿Por qué se permitía humillarse de esa manera por una simple sirena que no le llegaban ni a los talones?, todos esos pensamientos enojaban mucho a la rubia, sus pupilas se volvieron de un color fucsia fuerte, mirando a regañadientes hacia Aria. La misma se confunde un poco por esa reacción.
-Esto es estúpido, ¿porque no solo te das por vencida? ¡Quiero que mueras! -grita ella para después golpearla fuerte en el rostro, lo que no esperaba es que la rubia detendría su puño, torciéndole su mano, causando que gritara fuerte.
La chica de cabello morado la suelta debido al fuerte dolor que le provoco la líder de las Dazzlings, desafortunadamente no era todo, Adagio golpeo fuerte a Aria en el rostro, haciéndola retroceder sin la posibilidad de contratacar, era extraño para ella, de pronto obtuvo la fuerza para volver a hacerle frente, pareciendo que estallo en ira, cada golpe que le daba era más doloroso que el anterior, la rubia agarro un tubo de metal tirado entre los escombros de la base, sin pensarlo 2 veces, lo golpeaba sin cesar haciendo uso del arma, sin piedad alguna se lo encajo fuerte en las costillas, rompiéndolas un poco, la chica de cabello morado pego un grito desgarrador ante ese ataque, aunque intento quitárselo fue en vano, lo único que lograba era desangrarse más.
En un arranque de ira acumulada, Adagio golpeo su rostro con ayuda de un escombro hecho de cemento, causando que salpique mucha sangre, no solo su rostro estaba dañado, si no que la hizo caer al suelo bruscamente, al intentar levantarse la rubia no se lo permitió, pisando fuerte su cabeza, Aria agarro fuerte su pierna para hacerla caer, sin embargo, Adagio fue muy lista, dislocándole el brazo poco después de esquivar el ataque de esta. La chica de cabello morado estaba sufriendo del profundo dolor que sentía, ahí nota el brillo que emanaba las pupilas de la rubia, quien estaba mirándola con mucho odio mientras daba fuertes suspiros.
- ¡¡maldita hija de puta!! -grita ella, intentando atacarla de nuevo, sin importarle que se desangre por el tubo de metal incrustado en su cuerpo, para ella ya no le importaba nada.
- ¡¡Ya cállate!!- grita Adagio a todo pulmón, volviéndola a golpear el rostro con el escombro usando una fuerza increíble, causando que la chica de cabello morado por fin caiga noqueada.
Todo había acabado… aun con los destrozos que se presentaron en la base, con Aria en el suelo junto con un pequeño charco de sangre, la rubia debía sentirse satisfecha por esa gran victoria, sin embargo, fue todo lo contrario, al calmarse y ver a su hermana en ese estado la hacía sentirse, no solo por lo que hizo, si no por lo que había pasado, al caer de rodillas y reflexionar todo lo que hizo, decidió que no tenia que terminar de esa manera: comenzando por quitarle con cuidado el tubo de metal, ella se quitó la ropa, específicamente su vestuario del robo, dejándose ver su camisa de tirantes, con ella hizo un nudo frente a la parte de las costillas para que dejara de desangrar, tal ves no la logre salvar pero al menos hace lo mejor que puede, sintiendo las calientes gotas de lagrimas en sus ojos, abrazo un poco a Aria.
-lo lamento mucho, yo te quiero tanto a ti como a Sonata, debí ser mas cariñosa con ustedes y ser cuidadosa en las decisiones que llegue a tomar, prometo serlo a partir de ahora, te pido por favor… no te mueras… -dice entre lágrimas.
Los policías llegan al lugar, los soldados de Cindy les explican a los oficiales quien es el culpable de todo esto, al ver a Adagio se la llevan esposada, algunos con mano armada empiezan a explorar la base para encontrar a los sobrevivientes, mientras que los otros llaman a la ambulancia.
Uno de ellos ve a lo lejos a las 6 chicas cuidando de Sunset, yendo hacia ellas.
-señoritas, ¿qué está pasando aquí? -pregunta con seriedad, la cual las demás agradecen su llegada.
-por favor ayúdenos, nuestra amiga está gravemente herida, deben llamar a la ambulancia- dice preocupada Twilight, refiriéndose a Sunset, quien esta inconsciente.
-no se preocupen, pronto vendrán ayuda, pero tendrán que acompañarnos para que expliquen todo lo que ha pasado- explica el policía.
-con gusto- dice Rarity sintiéndose preocupada.
Dicho eso, el oficial les avisa a sus compañeros por radio que hay mas personas y que necesitan ayuda médica, el decide quedarse con las chicas para mas seguridad, esto mientras llega la ambulancia, al llegar, empezaron a llevarse rápido en camillas a Aria y a Sunset mientras que Adagio estará en la cárcel de la comisaria por unos días hasta el día de la corte, las chicas acompañan a los paramédicos hacia el hospital.
La pesadilla había terminado, la rubia no le agradaba ir a la cárcel, pero sabe que es lo correcto por todos los crímenes que cometió, es hora de un cambio en su persona y como le dijo Sunset:
Este es el primer paso.
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Un bote de pesca descubre una luz de color rosa que brillaba en lo profundo del océano, con sus redes decidieron investigar que era, en lugar de eso se percataron de que atraparon algo pesado entre las redes, ellos no lo dudaron y empezaron a sacarlo del agua.
Al verlo mejor se sorprendieron demasiado, las personas encargadas ordenaron meterla dentro, revelando ante todos que era una chica, quien se despertó alarmada, empezando a vomitar toda el agua, tosiendo al mismo tiempo, ellos estaban confundidos.
-oye ¿estás bien? -pregunta con curiosidad hacia la chica.
-… ¿ustedes viven en Estados Unidos? -pregunta ella al ver que están en medio del océano.
-oh, así es señorita, de hecho, regresaremos allá, por suerte debe haber un muelle cerca- responde uno de ellos.
-por favor llévenme con ustedes hacia el muelle, se los agradecería demasiado -pide ella, revelando que es Sonata Dusk.
-claro, seria un placer-dice el para después dirigir de nuevo su camino hacia un muelle cercano.
El viaje será largo, pero no pierde la esperanza de que la chica de cabello celeste regrese con sus hermanas, deseando que se encuentren bien….
#the dazzlings#aria blaze#sonata dusk#sunset shimmer#adagio dazzle#fanfic#accion#historias originales#equestria girls#my liitle pony
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... uno dei miei famigli, grande e forte, montato su un baio gagliardo che aveva una bocca impossibile, ma fresco e vigoroso, per fare l’ardito e superare i suoi compagni, lo spinse a tutta briglia sulla mia strada, piombò come un colosso sul piccolo uomo e sul piccolo cavallo, fulminandoli col suo peso e col suo slancio e gettandoci l’uno e l’altro con i piedi in aria: ed ecco il cavallo abbattuto a terra tutto stordito e io dieci o dodici passi più in là, morto, disteso bocconi, la spada che avevo in mano a più di dieci passi, la cintura in pezzi, senza più movimento né coscienza, come una radice ... Quando ripresi a vedere, fu con una vista tanto torbida, debole e morta, che discernevo soltanto la luce... quanto alle funzioni dell’anima, esse nascevano grado a grado con quelle del corpo. Mi vidi tutto insanguinato, perché la mia camicia era macchiata dal sangue che avevo vomitato... Mi pareva che la mia vita non mi tenesse più che alla punta delle labbra: chiusi gli occhi per aiutarmi, così mi sembrava, a spingerla fuori, e prendevo piacere a illanguidirmi e a lasciarmi andare. Era un’immaginazione che non faceva che nuotare appena alla superficie della mia anima, tenera e fioca come tutto il resto, ma in verità non solo priva di dispiacere, anzi mischiata a quella dolcezza che sente chi si lascia scivolare nel sonno. (...) in cui si trovano coloro che vediamo venir meno di debolezza nell’agonia della morte, e che compiangiamo senza ragione, credendo che essi siano agitati da gravi dolori o abbiano l’anima oppressa da pensieri penosi (...) Ho sempre pensato, che essi avessero l’animo e il corpo sepolti e addormentati: vivit, et est vitae nescius ipse suae. E non ho mai potuto credere che, in un così grande scotimento delle membra e in una tale perdita dei sensi, l’anima possa mantenere dentro qualche forza per riconoscersi ... Io avevo lo stomaco oppresso dal sangue coagulato e le mie mani vi correvano da sole, come fanno spesso là dove prude, contro l’avviso della nostra volontà. Vi sono parecchi animali e anche alcuni uomini i quali, dopo che sono morti, vediamo stringere e muovere i muscoli. Ciascuno sa per esperienza che vi sono delle parti di noi che si muovono, drizzano e abbassano senza chiedere il permesso. Queste passioni, che non ci toccano che attraverso la scorza, non si possono dire nostre. Per farle nostre, occorre che l’uomo vi sia impegnato tutto intero; e i dolori che i piedi e le mani sentono mentre dormiamo, non ci appartengono. Questo racconto di un evento così futile, sarebbe abbastanza vano, se non fosse per l’insegnamento che ne ho tratto per me: poiché, in verità, per abituarsi alla morte, io trovo che non ci sia altro da fare che avvicinarsi ad essa...
Montaigne
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Caos alla stazione di Pescara, un uomo spaventa i passanti e aggredisce la Polizia
Caos alla stazione di Pescara, un uomo spaventa i passanti e aggredisce la Polizia. Ieri mattina, la Polizia di Stato è intervenuta nell’atrio della stazione ferroviaria di Pescara Centrale, dove era stata segnalata la presenza di un uomo che, andato in escandescenza, stava danneggiando alcune suppellettili del punto d’ informazione vicino alla biglietteria buttandole per aria, creando paura e apprensione tra i dipendenti di Trenitalia e i viaggiatori. Caos e baraonda Il personale della Sottosezione Polizia Ferroviaria di Pescara impegnato nei servizi di vigilanza in ambito ferroviario e che ha ricevuto la segnalazione, si è subito recato sul posto cercando di ricondurre alla ragione l’uomo, un cittadino extracomunitario originario della Costa D’Avorio che, tuttavia si avventava contro di loro procurando la distorsione del secondo dito della mano sinistra ad uno degli operatori che aveva cercato di fermarlo. Nel frattempo sul posto è sopraggiunto in ausilio personale della Squadra Volante che, a fronte di ogni vano tentativo di calmare l’uomo, faceva ricorso all’utilizzo del TASER, avendo compreso che non vi era altro modo per interrompere la condotta violenta e pericolosa per se stesso e per le altre persone in quel momento presenti nell’atrio della stazione. Immobilizzato Una volta immobilizzato, l’uomo, già conosciuto per i suoi precedenti di polizia, destinatario di un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale e che in passato si era già comportato in modo simile, è stato condotto in Questura e tratto in arresto dagli agenti della Polizia Ferroviaria per i reati di resistenza, violenza e lesioni a Pubblico Ufficiale. Dopo gli adempimenti di rito, atteso il perdurare del suo atteggiamento aggressivo incompatibile con il trattenimento nella camera di sicurezza della Questura, è stato condotto presso la locale Casa Circondariale in attesa dell’udienza di convalida. L’operatore della Polizia Ferroviaria rimasto ferito ha riportato 15 giorni di prognosi. Read the full article
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«Sul balcone d’un sesto piano: è qui che avrei dovuto passare tutta la vita. Bisogna puntellare le superiorità morali mediante simboli materiali, se no quelle si afflosciano. Ora, di preciso, qual è la mia superiorità sugli uomini? Nient’altro che una superiorità di posizione: io mi sono piazzato al disopra dell’umano che è in me e lo contemplo. Ecco perché mi piacevano le torri di Notre Dame, le piattaforme della torre Eiffel, il Sacro Cuore, il mio sesto piano in via Delambre. Sono simboli eccellenti.
Bisognava talvolta ridiscendere in istrada. Per andare all’ufficio, ad esempio. Soffocavo. Quando si è sullo stesso piano con gli uomini, è molto piú difficile considerarli come formiche: ci toccano. Una volta, ho visto un tizio morto per la strada. Era caduto faccia a terra. L’han rivoltato, sanguinava.
Ho visto i suoi occhi aperti, la sua aria stralunata e tutto quel sangue. Mi dicevo: «Non è nulla, non è piú commovente di una vernice fresca. Gli hanno dipinto il naso di rosso, ecco tutto».
Ma ho sentito una sporca dolcezza prendermi alle gambe e alla nuca, sono svenuto. M’hanno portato in una farmacia, m’hanno dato grandi manate sulle spalle e fatto bere un alcolico. Li avrei ammazzati.
Io sapevo che erano miei nemici ma loro non lo sape vano. Si amavano tra loro, si stringevano l’uno all’altro; e a me, mi avrebbero benissimo dato un colpetto qua e là, perché mi credevano un loro simile. Ma se avessero potuto indovinare la minima parte del vero mi avrebbero picchiato. [...]»
— Jean-Paul Sartre Erostrato
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Milenaria
Un giro súbito a la derecha. Welcome to Polonnaruwa. Boleto a los guardias de la caseta. Avanzamos por la brecha empedrada. Nos escoltan mil años de esplendor engullidos por la selva. El suelo es rojo terracota como una hemorragia imparable desde la escisión de la matriarca aria. Cielo azul zafiro que se refleja a la distancia en las aguas profundas de Minneriya. Simios pequeños de pelajes sedosos saltan de una rama a otra mirándonos expectantes, curiosos, atentos, hambrientos quizá.
Te espero aquí. Puedes dar una vuelta. Hay muchísimos templos por allá, dice el chofer. Bajo del coche. Choque de calor. Sudores torrenciales de un cuerpo que intenta en vano refrescar su carne. Mi gorra está empapada y no llevo dos minutos fuera del aire fresco del carro. Giro mi cabeza lento. Piedras, pagodas, templos, monos, templos y más templos a lo largo de kilómetros y kilómetros en lo que fuera en su momento una de las ciudades más grandes del mundo. Hinduismo y budismo se funden, se oprimen y se destruyen uno a otro por milenios y milenios hasta dejar joyas esparcidas por todo el sur de Asia como la que tengo frente a mí.
No dejo de pensar en el hombre hermoso que me escribió ayer cuando volvía exhausto de aquel complejo de pirámides, cisternas y templos en lo alto de una roca que se alza imponente doscientos metros por encima de las llanuras centrales de Sri Lanka. Me encantaría olerte los huevos y el pene ahora que estuviste todo el día escalando y caminando con este sol, le dije. Me encantaría que me olieras los huevos ahora mismo. Te hospedas en Sigiriya, preguntó. No, en Dambullah, a veinticinco kilómetros de ti. Bueno, hablemos. Tal vez nos encontremos mañana por ahí. OK, respondí. Llegué a mi hotel, me cogí al guardia de seguridad y dormí como pocas veces había dormido en los últimos meses arrullado por la brisa y el canto de las ranas que poblaban los arrozales frente a mi habitación.
Luego de seis templos, treinta y cinco grados y humedad de noventa por ciento, ya no puedo ver un templo más. Le digo al conductor que ya me hice una idea de lo grande que era la ciudad. Me cuenta que hay un par de templos más. Me llega una notificación. Es el hombre guapo con el que hablé ayer. Se rentó una bici y está recorriendo la ciudad entera bajo este sol. Cada quien, pero se va a poner una ardida. Estoy en este templo [y manda ubicación]. No estoy seguro de que podamos hacer algo aquí. Podemos venirnos juntos. No sé si un templo budista sea el mejor lugar para hacerlo. No crees que es algo victoriano y mojigato pensar que el sexo sea algo indebido dentro o fuera de un templo. Ya, entiendo tu punto. Ahí te veo, le respondo. Le digo al conductor que me lleve a esa ruina en específico. Pero ése no es tan interesante como el que te quería enseñar [señalando la dirección opuesta]. Ajá, pero yo quiero ir ahí. No, el que te digo es mucho mejor. No, gracias, llévame al que yo digo. Por qué. Qué hombre tan pesado. Que me lleves al templo al que quiero ir, que voy caliente y hay una verga inmensa que me espera ahí. [Me habría encantado decirle eso.] Pone una cara de da igual y me lleva adonde quiero ir.
Bajo del coche por enésima vez en el día. A ver si me da una pulmonía de pasar de quince grados a treinta y cinco, sudado, veinte veces por día. El suelo arde como una estufa. No parece haber mucha gente en esta pagoda. Bueno, no se ve tan mal. En realidad es la mejor que he visto hasta ahora. Uf, creo que es ese hombre que viene ahí. Madres. Cómo le cuelga la verga. No lleva calzones y tiene unos huevos inmensos que chocan contra sus piernas. Me mira. Me sonríe y me saluda con los ojos mientras caminamos el uno hacia el otro. Hey, man. Que cómo te llamas. Que de dónde eres. Eres australiano. Ah, no, perdón, inglés. Mira. Me sonaste algo australiano. Ah, viviste ahí. Chido. Claro que te tomo una foto. Yo sé lo que es viajar solo y no salir en ninguna de tus fotos. Claro, las selfies salen horrendas. Además en los templos budistas no te dejan. Eso sí que no es correcto. Pero coger sí, que te quede claro. Se ríe. Buscamos un sitio. Vale. Chingadamadre. Me quemo los pies. Corre a la sombra. Corre. Uf. Apoyo el culo sobre una roca ancestral para poder levantar las plantas de los pies de una arena dorada que quema diez veces más que la arena más caliente de la playa. No es muy práctica la regla budista de quitarte el calzado cuando el suelo parece un comal.
Corremos desde donde estamos a la siguiente sombra. Un árbol. Me mira con sus ojos azules enormes. Barba dorada de tres días. Bronceado de surfero. Piel rojiza requemada por el sol. Le golpeo suavemente el escroto para que le bailen un poco los huevos debajo del short. Se ríe. Buscamos un sitio ahora, le pregunto. Yo digo que ahí detrás. Ok, sígueme. Crees que ahí. No. Bueno, sigamos caminando. Pero cuidado. Siento que nos va a salir un animal. Es que meterse a la selva sin zapatos no creo que sea buena idea. Claro, dejamos las chanclas a la entrada del templo y ya no hay marcha atrás. Creo haber leído que hay escorpiones aquí. Te lo juro. Bueno. Mira, detrás de ese muro. Sí, sí. Y luego nos adentramos un poco en la selva detrás del templo. Mira, detrás de esa barda.
Saltamos una barda de piedra y caemos en la selva de verdad donde no hay turistas ni senderos ni letreros ni nada. Algo se mueve detrás de un árbol. Una especie de ciervo enorme sale corriendo al percibirnos. Monos negros nos miran y aúllan desde las ramas comunicando la llegada de intrusos. Éstos no parecen tan amigables como los bebés espulgados por sus mamás que hay en las ruinas a unos metros de nosotros. This seems to be the real shit, dice mirándome con cara de niño travieso y sonrisa de empotrador perverso al mismo tiempo. Vamos detrás de ese árbol. Aquí. Perfecto. Aquí no viene nadie. Uf, qué bueno estás. Qué bueno estás tú. Uy, qué pitote. Bueno, no ha habido quejas hasta hoy, dice riendo. Me la quieres meter. Claro, tienes condones y lubricante. Yo siempre llevo condones y lubricante.
Me penetra. Tardo un poco en acostumbrarme. Es larga, rosa y gruesa como un embutido. Me inmoviliza sólo de lo dura que se siente dentro de mi vientre bajo. Me besa el cuello y me lame la oreja. Siento las gotas de sudor que caen de su cuello hacia mi espalda y resbalan por mi columna hacia mi culo abierto ya por su pene inmenso. Me la mete a un ritmo creciente mientras me tira firme del pelo y del cuello. Me somete por completo. A lo lejos veo monos colgados de las ramas. Hay hormigas por todo el suelo y los pies duelen de las pequeñas piedras y ramas que se encajan cada vez que nos acomodamos, con cada embestida de ese cuerpo escultural que tengo detrás de mí. Miro al frente y distingo la pagoda milenaria entre ramas, lianas y hojarasca. Me corro dentro o fuera. Dámela en los huevos, el digo. La saca, se quita el condón, me gira hacia él y me da una carga de leche sobre mi escroto mientras gime a todo volumen. La maleza absorbe bien los sonidos. Su semen se mezcla con nuestros sudores que chorrean desde nuestras frentes y cuellos como cataratas y fluye por mis piernas hasta mis rodillas. Me corro en su cadera mientras une su pecho al mío, bañados en sudor. Jadeamos sofocados. El aire se siente más denso y caliente que nunca. El sudor de mi frente nubla mi vista. Sus pestañas están mojadas también. Me mira a los ojos. Me sonríe. Me derrito hasta el suelo. Nos besamos suavemente. El olor de su aliento, su saliva y su transpiración me invaden y llegan a todos los rincones de mi ser. Visión nebulosa de mi derredor. Cantos de bestias salvajes y chirridos de insectos desconocidos inundan nuestras cavidades auditivas. Los rayos de sol se dibujan anaranjados a través del follaje sobre nuestras cabezas. Me como sus labios. Se come mi cuello. Las frentes juntas, fundidas. No podemos parar de jadear.
Andamos con cautela de vuelta hacia el templo frente al cual dejamos nuestras sandalias. Me he encajado no sé cuántas espinas y piedras en las plantas de los pies, pero el placer infinito de sentir su cuerpo empapado contra el mío, su pene sacudiendo mis entrañas y sus huevos monumentales chocando con los míos vale eso y más. Have you fucked local guys. Uy, hijo. Que si he cogido con locales. Obvio he cogido con locales. Y no con dos ni tres. Le cuento mis tácticas de ligue con los esrilanqueses. Queda estupefacto. Pues qué valiente eres. La homosexualidad es un delito aquí. No mames. Qué delito va a ser la homosexualidad si yo ya le di tres vueltas a esto.
Nos damos un abrazo. Lamo una vez más su cuello para retener su sabor en mi lengua camino a mi hospedaje esta tarde. No hemos podido limpiarnos mucho, así que mis piernas, mis huevos y todo mi cuerpo huele a una mezcla de su sudor, su semen y su saliva mezclados con los míos. Y no hay sensación más hermosa que aspirar y oler cachondez pura sobre tu carne. Sentir cómo ese aroma cambia a medida que los fluidos se secan. Dejarlo reposar durante la noche y despertar sintiendo cómo alcanza los poros de tu nariz desde las sábanas.
Estremeciente vuelvo al coche donde mi chofer me espera. Sí que tenías ganas de ver ese templo, no. Te tardaste un rato. Moría de ganas. Es por mucho el mejor que vi hoy, le contesto. Por el retrovisor veo al hombre guapo subirse a su bici y empezar a andar en dirección opuesta. Qué delicia, digo en mi mente mientras pedalea de pie con ese culo duro y hermoso al aire y la camiseta mojada por completo. Me da mucho gusto, amigo. Bueno, seguimos viendo templos o quieres que te lleve a comer ya. Basta de templos por hoy, le digo sonriendo. Vamos a comer, que me estoy muriendo de hambre. We’re on our way. Arrancamos.
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