#uomini che non capiscono un cazzo
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darktimemachinechaos · 2 months ago
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[dimmi che sei un cretino senza dirmi che sei maschio]
È "bello" notare come molti maschi italiani investano tutte le proprie energie sui social non per risolvere il problema "violenza sulle donne", ma solo per tirarsi fuori dal problema - peccato che non possano farlo perché il Paese è cattolico e la cultura dello stupro maschile è ben presente anche nell'educazione cattolica.
Oltre a guardare il fenomeno pericoloso per tutti dell'immigrazione da Paesi Incivili, proviamo a fare un'analisi di coscienza da uomini italiani, e a notare di vivere in un Paese come l'Italia che non vuole affatto la parità tra uomo e donna, perché altrimenti molti uomini da quanto fanno schifo manco avvicinerebbero di striscio una donna emancipata.
In questo momento, io noto solo uomini TOTALMENTE IDIOTI che cercano di discolparsi dal fenomeno "violenza sulle donne" in Italia, quando in realtà sono tutti coinvolti, conniventi, nello stesso meccanismo anche cattolico di considerare una donna inferiore all'uomo.
È sempre un "buon giorno" per troppi italiani per dimostrare che come uomini non si capisce un cazzo quando si parla di abusi subiti dalle donne, che vanno dalla violenza in senso stretto al ricatto economico👍
Se è necessaria una Legge per impedire ad un maschio di stuprare una donna, è chiaro che abbiamo un grosso problema di soggetti maschili primitivi che, nei millenni, rispetto alle donne, NON SI EVOLVONO cerebralmente, fra di noi.
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rosabianca77 · 2 months ago
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Ma per un uomo quante donne deve avere nella vita …..non c’è un cazzo da fare, non si accontenta di una deve adocchiare anche le altre l’importante siano fighe 🤮🤮🤮 … basta che le fanno un sorriso … e non capiscono un cazzo … odio questo tipo di uomini
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dudewayspecialfarewell · 8 months ago
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cosa le donne non capiscono minimamente degli uomini.
Le donne che credono che gli uomini facciano tutto quello che fanno per il sesso non hanno capito gli uomini. Gli uomini quando passano dall'essere ragazzini all'essere uomini, cercano una compagna di vita. Siamo uomini ci hanno insegnato a non lamentarci. Cioé per far capire al pubblico femminile questa cosa: il non lamentarsi di quello che fate sta all'uomo quasi quanto l' aspetto fisico di una donna, da uomo non lo devi fare e basta, accettazione incondizionata. Gli uomini non si lamentano di quello che gli fa male davvero perché glielo hanno insegnato e perché semplicemente le donne non lo capiscono. Una volta dovevo andare a prendere una a cui piacevo parecchio, ma sotto casa sua non si trova mai parcheggio, una cosa oscena 45 minuti per parcheggiare e lei non era mai in tempo. io sono abbastanza lamentoso sulla macchina ma quando siamo andati a casa sua per una cena con un gruppo di amici e anche un altro mio amico che guidava ha avuto lo stesso problema, cioé proprio li ho pensato " ti scopo e basta". Cioè è tipo una condanna che gli uomini fanno nella loro testa: mi costringi a fare qualcosa di assurdamente pericoloso, o insensato, o come in questo caso: di fare incidenti, prendere multe perché non sai usare un cazzo di orologio? Automaticamente il cervello va in modalità " scopare e non amare". Tutte le mie amiche o nemiche single dai 30 in su hanno sto problema. Sono un accollo. Un accollo immenso. Tipo c'è quella che mette le foto del culo su Instagram e ti chiede il 24 febbraio alle 9 di mattina di andare a sciare. Un uomo ti dirà si ma ti odierà, perché se lo porti in una zona estremamente trafficata sarà un inferno, rischi di fare un incidente, spendere migliaia di euro perché non sai stare al mondo. L'amicizia tra uomo e donna non esiste perché le donne non capiscono questo aspetto degli uomini. Noi per avervi nella nostra vita quando ci avete colpito faremmo di tutto, letteralmente di tutto. Se dobbiamo morire per salvare un cucciolo di capriolo nel fiume lo facciamo. Se ci fate fare un incidente a catena perché ci mandate a guidare in mezzo ad un ingorgo perché non vi sapete organizzare, state letteralmente sprecando la nostra vita su ogni piano interpretativo possibile. Una donna che ti rispetta, che tipo si piazza sotto casa per farti parcheggiare se non c'è parcheggio, che arriva puntuale, che non ti fa morire per niente, non la molli nemmeno se ti minacciano di morte. Non ci fa paura la morte. L'assenza di amore ci spaventa. Una che ti succhia il cazzo non è amore, una che apprezza quello che fai davvero e prende sul serio il suo ruolo, è amore. Prego Xo Xo Dude
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sognosacro · 1 year ago
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Io non capisco perchè gli uomini per provarci con una donna mandano la foto del cazzo, sei bella mi ecciti.
non capiscono che è rozzo? Che non è eccitante, ma disgustoso?
Che c'è dimeglio nella vita?
COME REGALO DI NATALE TI DO IL MIO PACCO
manco fossi un esperto mi farebbe felice.
Innoncete certo, puro di cuore.. Pervertito.
Non credo che sia questo il modo di provocare, anzi se mi succede mi sembra un colpo di sfortuna.
Ci sono delle tappe importanti da superare prima di riconoscere tale possibilità con qualcuno, quando dicono "non bruciare le tappe" C'è un senso.
Il corteggiamento non avviene parlando del proprio pacco in ogni frase.
Non avviene facendo allusione al sesso in tutte le conversazioni.
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solo-stef · 4 years ago
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Tutta la verità, signori, sui TRENTENNI. 
I 30 ANNI sono “il decennio peggiore della vita di un essere umano”.
Si potrebbero riassumere in un termine semplice: ANSIA DA CONFUSIONE.
A 30 anni vivi co la sindrome del macchinista de Trenitalia: stai in ritardo su tutto.
Ogni frase che te rivolgono comincia co ANCORA: - ANCORA non ti sei sposata/o? - ANCORA non hai 3 figli? - ANCORA non ti sei laureato? - ANCORA non sei diventato miliardario col network marketing? - ANCORA non vivi da solo? - ANCORA al letto stai? - ANCORA non hai fatto sesso legato al soffitto mentre te frustano cor mocio Vileda?
OH! Ma quando le dovevamo fa tutte ste cose? A me non m’aveva avvisato nessuno. Fino a 29 anni tutti a dimme: “Tranquillo sei giovane c’è tempo”.
Appena soffi sur 30: tu madre se leva la maschera e sotto c’è er commercialista, tu padre quando ar citofono dici “So io” te comincia a risponde “Io chi?” e tu nonna non te dà più i soldi del gelato.
Te stavano a aspettà tutti ar varco, tipo Covid ar bancone der Billionaire.
A 30 anni diventi come quei vip famosi negli anni ’90 che oggi partecipano ai reality: UN DISINCANTATO COI DEBITI.
Si perché a 30 anni, la parola “lavoro” e la parola “precario” so indivisibili come la De Filippi e il potere mediatico. Il lavoro del trentenne infatti, è l’unica cosa precaria che dura per sempre.
A 29 anni lo chiami lavoretto. A 30 la chiami povertà.
Di conseguenza il mercato ti ignora. Ogni vestito che vendono o è troppo da giovane o è troppo da vecchio. Non vendono vie de mezzo.
Questo perché sei l’unica categoria che non c’ha una lira. Sei troppo vecchio pe fatte dà i soldi da tu madre e troppo giovane pe obbligà tu nonno a fasse gestì la pensione. 
A 30 anni sei in quella fase in cui sai troppe cose pe’ crede ancora nei sogni, ma troppo poche pe’ riuscì a vive sereno. 
SE SEI UOMO, a 30 anni sai già che le ragazze scureggiano, che se ti dicono che sei bravo a letto è per carineria e che la storia della pancetta sexy sarà pure vera ma solo perché in assenza de Jason Momoa hanno deciso d’accontentasse de te. Metà delle ragazze che frequenti si aspetta di trovare in te una figura maschile che tu identifichi ancora come “tu padre” e l’altra metà rientra nel penale. Per dirla chiara: la situazione è che tu te ostini a mette i cuori ai culi su Instagram, a ragazze che se te incontrano nella vita reale te lasciano er posto sull’autobus. SE SEI DONNA, a 30 anni i tuoi appuntamenti amorosi so passati all’improvviso da un muretto co un venticinquenne alcolizzato a un aperitivo a mezzi co un divorziato in giacca e cravatta, ormai ascolti le chiacchiere degli uomini come s’ascoltano i racconti del Fantabosco e la tua vita sessuale si alterna tra un “no il dilatatore anale non lo uso” e un “tranquillo succede a tutti”. Fino a poco tempo fa con le amiche confrontavi la lunghezza dei piselli, adesso confrontate le patologie psichiatriche al grido de “ce l’ho - me manca - lui pensa che non l’ho capito che è sposato”. A 30 anni poi, all’improvviso, arrivano LE FITTE. Così, a buffo. Fitte lancinanti in parti del corpo che fino a quel momento non sapevi nemmeno d’avecce. Tu cammini tranquillo mentre cerchi de decide se coi 5€ che te so rimasti ce compri le sigarette o la cena e all’improvviso TRATATÀ! Una fitta a buffo tra il ginocchio e il polpaccio. Tu stai lì tranquilla che sorseggi un OKI co l’amica tua mentre parlate de quella volta che ve siete scordate dentro er Tampax e ce n’avete messo un altro e all’improvviso TRATATATATATÀ! Una fitta a buffo tra il fegato e le costole. CHE CAZZO C’È TRA IL FEGATO E LE COSTOLE? Fino a 29 anni stavi tranquillo, erano fitte de gioventù. Adesso no. Adesso non po esse. Ormai te e la parola gioventù siete lontani come i negazionisti e er diploma de terza media.
A 29 anni erano fitte de gioventù. Adesso dall’infarto all’embolia po esse tutto.
A 29 anni era acne giovanile. Adesso è rogna.
A 29 anni era salute. Adesso è panza.
E la cosa brutta è che a 30 ANNI, di queste cose, non puoi parlarne con nessuno. Perché se ne parli con quelli più giovani, quelli te cominciano a dà del lei! SÌ! Quelli te chiamano SIGNORA e te fanno passà avanti sussurrando timorosi “prego, MI SCUSI”!
Se invece ne parli co quelli più grandi de te...... che so tanti...… tantissimi...… so almeno 5 generazioni de rancorosi co alle spalle minimo 40 anni de rotture de coglioni… loro, te cominciano a elencà na serie de malattie cardiovascomuscolari che Dottor House se gratterebbe i coglioni co la parte larga der bastone. Tu non fai manco in tempo a dì “A” che quelli te tartassano tipo er Tamagotchi quando c’aveva fame: “MA STA ZITTO STAI, ZITTO DEVI STARE, PARLI TU PARLI ,E IO CHE DEVO DÌ ALLORA EH? CHE DEVO DÌ IO? VOGLIO VEDÈ QUANDO ARRIVI ALL’ETÀ MIA POI NE RIPARLIAMO ALTRO CHE, TU ZITTO DEVI STARE, ZITTO!” Se non ci credete, vi basterà leggere i commenti sotto questo post. (PS: Si lo so, alla parola Tamagotchi ti sei commosso. Non ringraziarmi, non c’è bisogno). Quello che non capiscono è che un QUARANTENNE non sarai mai uguale a un TRENTENNE. Mai. E il motivo è semplicissimo: A 40 anni sei il più giovane tra i vecchi. A 30 anni sei il più vecchio tra i giovani. Non può essere uguale, cambia proprio il punto di vista. Il quarantenne c’ha lo stato d’animo de uno che se sta a giocà il tutto per tutto. Il trentenne sta dentro un cortile coi muri alti a giocà a campana co la depressione. Tutto qua.
I 30 ANNI sono la vera età di passaggio. E questo passaggio ha un nome preciso: METABOLISMO.
Quando soffi sulle candeline, tu la porta la attraversi, er metabolismo tuo no. Rimane de là. Te saluta vestito da Po dei Teletubbies: “Ciao Ciao!” Quello che prima era un meccanismo perfetto, tutto ad un tratto si interrompe. Prima, quello che magnavi cacavi. Adesso, se te magni na teglia de pizza, il giorno dopo cachi una pallina.
Tu guardi nel cesso e te senti disorientato. Dici: “OH! E tutto il resto dove sta? Dove sta tutto il resto? E CHE CAZZO CI FA QUEL CICCIONE NELLO SPECCHIO DE CASA MIA!” Nulla sarà come prima. E lo capirai sulla tua pelle.Con la tua pelle. Con quello che stazionerà sotto la tua pelle. E il numero dell’estetista passerà sotto la N di Nutrizionista. Ed è lì, che imparerai ad usare Photoshop. Ma in tutto questo c’è un cambiamento a 30 ANNI, che ti farà soffrire più di tutti gli altri: il tuo rapporto con LA MOVIDA. Quelli che prima chiamavi DIVERTIMENTI, da oggi in poi se chiameranno CONSEGUENZE. Sì tu, proprio tu. Tu che fino a ieri te tatuavi, vomitavi e t’accoppiavi 4 volte co 5 persone diverse tutto nella stessa sera. Tu che fino a ieri uscivi coi capelli bagnati pure pe annà a fa Capodanno a Ovindoli. Tu che fino a ieri te prendevi 26 caffè al giorno senza tremà o morì, e poi dormivi pure. Tu che fino a ieri riuscivi a assorbì una quantità d’alcol che un mozzo del ‘600 te se sarebbe tatuato sul braccio, senza nemmeno vedecce appannato. Tu che fino a ieri dormivi per terra a casa de gente qualsiasi e la mattina presto, alle 14, andavi ar bagno mentre te ripartiva er passetto house. Tu che fino a ieri eri in grado de andà a ballà, fa l’after, uscì all’alba e andà al mare, ritornà e andà a ballà co altri amici, rifà l’after e il giorno dopo andà a lavorà da McDonald’s, tu. Proprio tu. Oggi. Tu oggi dopo er terzo caffè stai tre giorni su na sedia coi tic, tipo Stephen Hawking. Tu oggi se incontri birra e pizza nella stessa sera devi dormì dentro ‘na vasca de Gaviscon. Tu oggi se dopo una serata te porti al letto uno, la mattina dopo er problema non è più ricordasse come se chiama lui, ma ricordasse chi cazzo sei te. Tu oggi se vai a ballà er Sabato sera, er Giovedì mattina sembri ancora ‘na comparsa de Tim Burton. Tu oggi non ce vai a ballà er Sabato sera. Tu oggi esci er Venerdì. Pomeriggio. Presto. Tu oggi dopo il primo cocktail c’hai le guance bordeaux, te scappano sorrisi maliziosi mentre guardi ‘na colonna e te togli i pantaloni dal culo come se nessuno te vedesse. Tu oggi al secondo cocktail cammini usando le sponde der muro tipo flipper cercando de centrà la porta del bagno. Tu oggi al terzo cocktail t’abbracci er buttafuori sudato e piangendo je strilli nell’orecchio: “SCUSA MAMMA!” Tu oggi te risvegli a casa tua alle 7.30, de domenica, co la sveglia che te sei scordato de toglie, per terra, a metà der corridoio, perché sul letto la sera prima non ce sei arrivato, e te stupisci della tua coordinazione mentre te trascini al bagno coi gomiti. E tutto questo non perché sei vecchio. Ma perché sei scrauso. Infine, tutto ciò si riflette inesorabilmente nella tua vita sentimentale. Una volta ti buttavi, per vedere se funzionava. Oggi, prima de uscì co qualcuno, sto qualcuno deve risultà molto più interessante del divano de casa tua, co davanti una serie tv su Netflix e in mano una pizza a domicilio. E NESSUNO è più interessante de divano, serie tv e pizza. Nessuno. È la vita di noi trentenni. Una vita sospesa a metà. Una vita in cui non siamo né carne né pesce. Questo siamo: i vegani dell’anima. 
(di Emiliano Luccisano)
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giotanner · 4 years ago
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Ma sta cominciando un nuovo Discourse sulla fisicità degli attori? XD Meglio che scrivo in Ita, così i merrigani non capiscono. Comunque, sono orba io oppure Marwan mi sembra quello più "delicato" nei lineamenti? Nel senso: chiaramente è un tronco di pino d'omo, altissimo (Cor cazzo che sono soltanto 3 cm, secondo me imbrogliano!!!) però, se una toglie la parte della schiena/spalle/braccia che chiaramente è muscolosa per via dell'allenamento intensivo da lui fatto (1)
... Marwan ha un vitino di vespa, ha le cosce più magre e slanciate rispetto a Luca che è decisamente più impostato. Luchino non ha mai avuto un ruolo tipo Majid e per questo non si è mai "pompato", ma guarda l'ampiezza naturale delle spalle, della vita e delle cosce. Non lo so. Io direi: Marwan decisamente più alto ma più slanciato, ma Luca un sacco più "thicc". Ecco XD (fine/2)
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Sono completamente d'accordo con te. Poi ecco già ad occhio umano basta semplicemente guardare, plus: avendo studiato anatomia artistica mi soffermo proprio sui punti caratteristici e quello che è evidente e che Luca è più "tarchiato", su spalle e coscie, ma non ha un fisico muscoloso, ha le "curve" (possiamo dire così?) Infatti guardiamo la vita, il sedere, la muscolatura delle gambe come fasciano i pantaloni (il quadricipite). Marwan ha un fisico più asciutto e atletico, non è formoso, ma con sport intensivo a conti fatti è muscoloso e dunque se uno lo disegna/lo descrive così ha ragione. È più longilineo, non ha le curve del sedere o delle gambe.
Tutto ciò per dire una cosa elementare ovvero che hanno fisici diversi, SONO BILANCIATI.
Non hanno una diseguaglianza, solo diverse caratteristiche. E Nicky e Joe sono eguali perché non devono essere la STESSA persona. Bensì essere due uomini distinti, ma alla pari.
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rinascimentoprivato · 4 years ago
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Ci sono uomini che non capiscono un cazzo. Neanche il loro. Neanche quando lo usano.
Carmine Mangone
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magicnightfall · 5 years ago
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MAN OR WOMAN, SHE’S THE BOSS ANYWAY
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La mia vita è un pendolo che oscilla incessantemente tra “Ma cosa campo a fare?” e “Se non altro c’è Taylor Swift”. Non c’è infatti cataplasma migliore, contro il logorio della vita moderna, di un po' di tempo speso a cercare di capire cosa passa per la mente della gattara. Stavolta l'occasione per tale approfondimento psicologico è data dal video di The Man. Ora, sui social hanno già scritto e detto tutto su tale argomento, hanno anche già individuato tutti i singoli easter egg e i riferimenti esoterici alla circoscrizione dei Templari di Baranzate bassa, quindi in questo post, che viaggia con Trenitalia, non troverete nulla che non avete già letto in tempo reale su cosechenessunovidirà.covid19.com: pertanto se volete saltare direttamente alla fine dove ci sono le previsioni del tempo, fate pure. The Man è una delle canzoni più interessanti di Lover (ne ho parlato qui), e il video che l’accompagna non è da meno. Innanzitutto, è stato scritto, diretto, prodotto, interpretato e posseduto — non nel senso demoniaco del termine — da Taylor stessa, la quale ha evidentemente deciso di darsi all’autarchia. Siamo, devo dire, ancora lontani dalla compiuta realizzazione del concetto “Se vuoi che le cose vengano bene devi fartele da solo” perché, per esempio, la scena della pipì sul muro — per quanto d’impatto �� è zoomata troppo e zoomata a caso, ma comunque la gattara merita un plauso per aver provato a mettersi in gioco su un’arte complicata come la regia. In realtà, la ragione sottesa a questo suo coinvolgimento così capillare nella realizzazione del video è anche e soprattutto un’altra, e origina dal contenzioso sulla discografia precedente a Lover, e i master di cui non è riuscita a ottenere la proprietà. Con la (quasi) totalità della sua produzione artistica in mano a plutocrati viscidi, falsi e tracotanti, a un certo punto Taylor ha deciso che l’unica padrona di se stessa doveva essere, appunto, se stessa (emblematico il disclaimer con l’indicazione del copyright: Taylor Swift in luogo della casa discografica, come invece accadeva in passato). Così non passa certo inosservata la “denuncia” cui dà voce il cartello appeso a un muro decorato con i graffiti con i titoli dei suoi album: “Smarriti: in caso di ritrovamento restituire a Taylor Swift”. (sia messo a verbale che, se dovessi smarrirmi, anche io vorrei essere restituita a Taylor Swift. Federica Sciarelli prendi nota) E nemmeno passa inosservata la frecciatina a Scooter Braun, uno dei tracotanti di cui sopra, affidata a un secondo cartello che vieta i monopattini elettrici (“scooter”). (certo che uno che decide di darsi al business col soprannome “Scooter” dovrebbe essere preso a botte alla stregua di uno che sceglie di farsi chiamare, che ne so, “Apecar”, ma il mondo non è mai stato un posto troppo razionale) Ora, sebbene questi siano un aspetti senza dubbio importanti da menzionare, il video si concentra principalmente su altre questioni, così come, in effetti, il testo della canzone: i due pesi e le due misure che la società applica tra donne e uomini. E sceglie di mostrarcelo in modo letterale, lasciando tuttavia che sia lo spettatore a unire i puntini, portandolo (si spera) a una riflessione su come sarebbe percepita una donna se facesse quelle stesse cose. Così Taylor mette in scena non solo i comportamenti odiosi degli uomini come il manspreading, cioè l’allargare le gambe sui mezzi pubblici occupando tre posti invece di uno, l’aggressività sul luogo di lavoro (che però viene vista come un atteggiamento sicuro e vincente), ma anche i comportamenti odiosi della società stessa, la quale considera padre dell’anno l’uomo che fa il minimo indispensabile nei confronti della sua progenie, o celebra il playboy che passa da una ragazza all’altra (consapevoli che, a parte invertite, la donna verrebbe invece messa alla gogna). C’è chi dice che il video avrebbe avuto maggiore impatto se protagonista fosse stata una donna invece di un uomo, ma io non sono tanto d’accordo. Abbiamo già avuto modo di vedere come, fondamentalmente, i media e buona parte della società siano stolidi buoi che, come dire, non capiscono mai un cazzo: se ancora, dopo sei anni, molti faticano a cogliere l’ironia e le metafore del video di Blank Space, non vedo perché si possa pensare che quegli stessi soggetti siano in grado estrapolare un sottotesto. Secondo me ha avuto ragione Taylor a voler fare un video che rinuncia a qualsiasi intento allegorico per mostrarci invece le cose come in effetti sono. Così è, se vi pare. “Gli uomini si comportano in questo modo, gli uomini pensano in questo modo, la società consente loro di comportarsi in questo modo, è ora che ve ne rendiate conto: ecco perché ho messo tutto qui, nero su bianco” parrebbe dirci Taylor. Credo che con questo espediente sia meno marcato il rischio che la “morale della favola” finisca per perdersi.
Se da un lato, però, un video così testuale paga per forza lo scotto di risultare un tantino banale, dall’altro il vero guizzo di originalità è data dalla circostanza che l’uomo è Taylor stessa. Il reparto trucco e parrucco ha fatto un lavoro davvero straordinario (forse secondo soltanto ai miracoli degli addetti Photoshop di Giorgia Meloni). Sebbene fin dalla prima immagine rilasciata in anteprima, con l’uomo di spalle, mi aspettavo una trovata del genere (un po’ a là Drew Barrymore e Cameron Diaz in Charlie’s Angels più che mai), confesso che non l’ho riconosciuta fino all’ultimo, e per ultimo intendo proprio quando fanno vedere la trasformazione. Anche se la voce di The Rock (quella sì che l’avevo riconosciuta) mi aveva insospettita, sono proprio cascata dal pero. A rivederlo, col senno di poi, si capisce che non poteva essere che lei (il modo in cui si muove, tipo quando fa l’occhiolino o allarga le braccia, è inconfondibile), ma per il resto sono ancora F4 basita. Questo sotterfugio, devo dire, mi è piaciuto tantissimo: dopotutto, nella canzone Taylor riflette su come sarebbe percepita se fosse un uomo, e si può dire che, con questo ben riuscito artificio, abbia toccato con mano le sue teorie. Nella canzone la gattara afferma anche che, se fosse un uomo sarebbe un tipo “Alpha”. Ebbene, credo di parlare a nome di tutti dicendo che, per quel che ci riguarda,  donna o uomo, Taylor è l’intero alfabeto greco. Meteo: chicchi di grandine grandi come furgoncini su tutta Baranzate bassa.
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marquise-justine-de-sade · 5 years ago
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FARE LA SPESA AI TEMPI DEL COVID
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La prima cosa che provi a fare è ordinarla online.
I siti erano talmente intasati che dopo un po’ m’appariva direttamente la scritta STOCAZZO.
All’inizio pensavo che fosse er nome della ditta de consegne, poi ho capito:
DOVEVO USCÌ.
Me comincio a preparà alle 10 pe uscì a mezzogiorno.
Quando ho finito la vestizione sembravo un incrocio tra Top Gun e no stagnaro de Chernobyl.
Orgoglioso e teso come un Sergente dei Marines che sta pe’ annà a conquistà er Vietnam, armato solo de na Bic coi cartoccetti a sputo, guardo la mia famiglia, cantiamo l’inno, ci abbracciamo piangendo e poi dico severo:
VADO ALL’ORA DE PRANZO, COSÌ C’È MENO GENTE.
Al supermercato, ad aspettarmi, il raduno nazionale dei furbi.
Nel frattempo m’hanno pure fermato i carabinieri:
- Buongiorno, dove va?
Io li guardo.
C’ho i guanti, ‘na mascherina, ‘na tuta ermetica e 50 buste del Conad.
Do cazzo sto a annà secondo te? A fa ‘na rapina a ‘na banca del seme?
Capiscono, e me mandano via.
Arrivo al supermercato, scendo, e me sento come Armstrong quando è sbarcato sulla luna.
Prendo il carrello, guardo la fila:
praticamente na puntata qualsiasi de Malattie Imbarazzanti.
Sembrava de sta ai provini pe’ le comparse de Star Wars.
M’avvio a piedi per arrivare alla fine della fila.
Nel tragitto guardo stupito sta mostra de mascherine: da quelle normali a quelle professionali, passando pe quelle fatte ar punto croce e un paio de maschere antigas della guerra del Golfo.
Qualcuno aveva pure foderato gli assorbenti co la carta forno.
Uno, che de sta storia dell’assorbenti non c’aveva capito un cazzo, girava co du tampax infilati nel naso.
Dopo 50 minuti a piedi, arrivo più o meno in provincia de Viterbo.
Me metto in fila.
Dopo 2 ore e 40 passate a pensà al senso della vita e a avecce paura de morì, arrivo all’entrata del supermercato e entro.
Me so fatto una lista, solo beni de prima necessità.
Poi mentre cammino pe’ gli scaffali me vengono in mente tutte le ricette de Fatto in casa da Benedetta e comincio a comprà cose a cazzo parlando in Marchigiano.
Dopo venti minuti er carrello era pieno de pasta sfoglia e ancora dovevo comincià la lista.
Nelle corsie se guardamo tutti male, tipo un qualsiasi film ambientato nel Bronx.
Se qualcuno fa un passo in più verso de te, mentalmente sei pronto a sgozzallo co la carta forno.
A fare da sottofondo a tutto ciò, si alza un coro unanime:
- SCUSI, C’È LA FARINA?
Alla decima domanda, un commesso ha sbroccato e ha cominciato a corre pe’ le corsie cantando “Somewhere over the rainbow” sventolando carta igienica rosa.
Finita la lista, passo davanti all’alcool, chiudo l’occhi, e butto dentro qualsiasi cosa c’avesse un tappo e n’etichetta metallizzata.
Arrivo in cassa.
So più sudato dello psicologo de Tina Cipollari.
Il primo istinto è quello di crollare emotivamente, tipo se vedi tu fija a Uomini e Donne.
‘Na disperazione profonda.
Poi te fai coraggio, perché affacciandoti da dietro il carrello, vedi in faccia la cassiera.
La cassiera c’ha l’espressione de Giletti in diarrea, c’ha l’occhi spenti, è inerme, la stanchezza ormai gliela misurano co la scala Mercalli.
Due cose ti dice.
La prima è : Ce l’ha la tessera?
La seconda è: Sono 1897€ e 37 centesimi.
Paghi con la carta, che appena la infili nel Pos, evapora.
Da qui comincia la ritirata.
Esci ormai nuotando nel tuo stesso sudore, nascosto da na montagna de buste.
Posi le buste in macchina, posi il carrello, butti i guanti, butti la mascherina, butti i vestiti, dai fuoco a tutto col Napalm, te fai la doccia nudo nel parcheggio co un secchio de Amuchina e risali in macchina.
Arrivi a casa che sono le quattro del pomeriggio e più o meno per le 18 hai portato tutto su.
In compenso te senti come se c’avessi il fisico di The Rock.
Te aprono la porta, te guardano e piangono perché sei tornato.
Non è sempre chiaro se è un bene o un male.
A quel punto te disinfettano dando fuoco a un secchio de candeggina che te tirano addosso, te raschiano co no scopettone da esterni e poi puoi entrare.
Iniziate a mettere a posto la spesa disinfettando ogni confezione.
Se tutto va bene, arrivi all’ultima busta in tempo pe’ la colazione del giorno dopo.
In quel momento però, un pensiero inizia a prendere forma.
Da pensiero, diventa certezza.
L’aria si fa pesante, le gambe non si muovono, il respiro è bloccato.
Gli sguardi degli astanti sono vitrei, rassegnati alla crudeltà dell’esistenza.
Lo stomaco ti si stringe, le labbra tremano lasciando intravedere la paura e una lacrima silenziosa segna il tuo viso come la pioggia segna la sabbia d’inverno.
Sì...
Sì...
Sì.
Te sei scordato er burro.
Di Luccisano Emiliano
PAGINA: Www.facebook.com/luccisanodicecose/
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corallorosso · 5 years ago
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L’ANNUNCIO DI LORY MISS CURVY Benvenuto sul mio profilo, sono Lory Miss Curvy una bellezza tutta italiana, 31 anni, mora e con un fisico apprezzabile come puoi vedere dalle mie recenti foto.Prediligo uomini italiani di buon gusto, educati e puliti, che apprezzano incontri di alto livello. Amo sentire la tua voce quando mi contatti e ti riserverò un trattamento principesco se tu mi rispetterai sin dall' inizio. Ambiente indipendente e riservato. All'ingresso ci sara' il controllo della temperatura con termoscanner ZONA/QUARTIERE: CORSO TRIESTE PIAZZA ANNIBALIANO “Non ho paura di niente. Diciamo che mi sono dovuta creare un nuovo tipo di lavoro, il più vecchio, ma adesso è nuovo”. A La Zanzara su Radio 24, Lory, prostituta romana di 31 anni, racconta come continua a fare clienti anche col coronavirus: “All’ingresso di casa misuro la temperatura con un termoscanner che ho comprato su internet. Una specie di pistola che punto in testa, vedo com’è la situazione e via. Ricevo soprattutto perone che già conosco, però mi sono dovuta inventare questa cosa perché la gente in questo periodo ha paura. Così la gente è più serena nell’incontrarmi, sono tranquilla pure io e capiscono che sono una persona responsabile”. Quanti clienti hai fatto nell’ultima settimana?: “Beh, diciamo che non mi sono fermata. Quelli che passano da me vengono dal lavoro, dunque hanno l’autocertificazione. Arrivano esausti dall’ufficio ed hanno bisogno di relax, di un mio massaggio e di un mio trattamento. Passano tranquillamente dal mio ingresso indipendente, non c’è nulla di male. Poi, scusate ragazzi, in questo periodo sono tutti allupati. Basta uscire che uno rischia che si inchiappettino anche il cane”. Non posso fare dieci appuntamenti al giorno, come facevo prima. Ne faccio due o tre con le giuste precauzioni. Niente baci in bocca, niente secrezioni salivari. Pompini solo coperti, uso posizioni specifiche. E allontano il viso dal mio cliente. I due visi non possono essere a contatto. Mi metto magari a quattro zampe ed il cliente si mette dietro di me. Allontaniamo le secrezioni vaginali ed uso soltanto le mie mani e la mia bocca con la protezione giusta e dovuta, ma non bacio. Anche se i clienti hanno una voglia assurda, sono sconvolta, vogliono tutti il bacio. Del coronavirus non gliene frega un cazzo a questi clienti”. Le tue prestazioni prevedono sesso anale?: “Anche e soprattutto anale. E in questo periodo aumento anche il prezzo per il timore di beccarmi qualcosa. Devo aumentare, tanto i clienti non si fanno problemi. La mia tariffa normale qual è? La mia tariffa normale parte dalle 100-150, adesso vado sui 200. Ed è pieno, pieno, di gente che mi chiama. Vi assicuro”. Da “la Zanzara - Radio 24”
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eva-delle-corde · 6 years ago
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Quelli che il BDSM....
rubato sul web
Quelli che “ciao cagna”
Quelli che “ciao master”
Quelli che “ciao, sono alla prima esperienza, mi insegni tutto?” ed alla terza parola iniziano a farti obiezioni sul fatto che “il termine schiava mi sembra francamente offensivo e lesivo della dignità femminile…..”
Quelli che “sono Dom, però con la persona giusta posso anche essere switch…”
Quelli che “sono sub, però con la persona giusta posso anche essere switch….”
Quelli che “sono switch e non mi prende sul serio nessuno…”
Quelli che “buonasera Padrone, sono qui per servirVi” e quando gli rispondi “ma non sei la mia schiava, dammi pure dal tu che prima vorrei conoscerti come persona, sai com’è…” si offendono
Quelli che sono sempre collegati ma non scrivono mai.
Quelli che non sono mai collegati ma scrivono sempre.
Quelli che “ho capito che Il BDSM è la mia vita e voglio viverlo in maniera totalizzante!”, poi scopri che hanno coniuge, 2 amanti, 3 figli in età scolare, suocera inferma in casa a cui badare, yoga 3 volte alla settimana, corso di cucina cajun alla domenica mattina, triplo lavoro, possono chattare solo dalle 23,00 alle 23,10 al martedì e al giovedì ed incontrarti per una conoscenza preliminare soltanto nei giorni pari dei mesi dispari degli anni bisestili quando Mercurio è in terza casa con Giove e ti dicono “la mia vita non deve essere messa in discussione eh, questa è la base”
Quelli che “amore e BDSM sono due cose inconciliabili” e poi appena dici una parola gentile diventano così dolci che ti si cariano anche le unghie dei piedi
Quelli che “io non ho limiti” e poi alla prima cinghiata ti urlano “AHIAAAAAA! BASTA BASTA BASTA TI PREGOOOOOO!!!!”
Quelli che “io ho questi limiti che non supererò mai e poi mai” e poi alla prima cinghiata ti dicono “fammi quello che vuoi…”
Quelli che non hanno mai praticato e ti dicono “io non sono masochista”, e dopo la prima sessione della loro vita rivedono la loro posizione e con aria pensierosa ti guardano e dicono “però… non credevo….”
Quelli che “da quando c’è Internet non è più come una volta quando ci si riconosceva dalle parole in codice sulle riviste negli anni 80…ahhh, bei tempi quelli..”
Quelli che “da quando ci sono gli smartphone non è più come quando è iniziato il BDSM su Internet negli anni 90…ahhh, bei tempi quelli…”
Quelli che “sono un Maestro di Shibari” e quando gli chiedi che ne pensano del Karada ti rispondono “Non ci sono ancora stato, l’anno scorso ho fatto il Mar Rosso, sai c’era l’offerta…”
Quelli che “mi sono avvicinato alla filosofia BDSM approfondendo alcuni testi” e poi ti citano “50 sfumature …la TRILOGIA…”
Quelli che “le schiave di questo sito non mi rispondono,è pieno di fake e di maschi che si spacciano per donne, il sito fa schifo, è una truffa, mi rivolgerò all’Adiconsum, alla polizia postale, all’Onu ed anche a Putin se è il caso!!” e poi scopri che il loro messaggio di esordio è invariabilmente “ciao” + “epiteto a scelta”+ contatto skype.
Quelli che “il BDSM è una dimensione totalizzante dell’essere che si esplicita attraverso un libero incontro di corpi e spirito in uno scambio di ruoli spesso antitetico al quotidiano, eversivo nel suo svolgere una sorta di capovolgimento carnascialesco dei ruoli socialmente imposti traslati in una chiave dell’Es erotizzante che già Foucault, riprendendo De Sade, aveva individuato come via d’uscita dalla nevrosi della quotidianità”, e quando gli chiedi “è da molti anni che pratichi?” ti rispondono “In realtà non ho mai praticato XD!”
Quelli che “mi sono appena iscritta e ho 100 messaggi, alcuni mi hanno anche insultato…è uno scandalo!!!” poi nel profilo hanno un primo piano della topa senza una riga di testo
Quelli che “il BDSM è pev tutti, siamo una gvande famiglia che condivide una mevavigliosa filosofia e non facciamo distinzioni di ceto sociale, ti spieghevò meglio il concetto alla festa pvivata che ovganizzevò a fine mese nel pavco della mia villa a Covtina alla quale ti invito, sevata ponyplay..vicovda di povtave la biga..hai una biga vevo? No? Chi non ha una biga al giovno d’oggi daaaaai…se vuoi pvaticave attvezzati pevò!”
Quelli che “ciao…” “dimmi” “sono timida” “dico io?” “mmhh, no…” “e chi dice?” “mmhh, non lo so…” “facciamo testa o croce?” “ecco, mi prendi in giro perché sono timida!”
Quelli che “dai lo sappiamo che è un gioco, tra noi possiamo dircelo, siamo tutti qui per scopare e basta su, non giriamoci attorno troppo dai…” e quando gli rispondi “io non gioco e non sono qui “per scopare e basta”, per me è una ricerca vera” ti dicono “anche per me, volevo metterti alla prova….ora che so che sei serio/a possiamo procedere.”
Quelli che postano una foto presa da Internet ogni 20 minuti ignorando che esiste “Google immagini”
Quelli che “concorderete tutti con me che il BDSM è innanzitutto apertura mentale, accettazione delle diversità e tolleranza, e che i froci e le puttane che non lo capiscono devono essere espulsi dall’ambiente e bruciati vivi”
Quelli che “sono 25 anni che pratico, ho imparato a fare tutti i nodi esistenti al mondo inclusi quelli marinari ma lo ammetto: non ho mai capito come si pronuncia correttamente la parola bondage”
Quelli che “una sera ero strafatto con degli amici cioè troppo fuori volevamo andare a un rave e per sbaglio siamo finiti in un posto con tutta sta gente strana in pelle e in lattice…noo, guarda, troppo fuori, tutti pazzi, troppo ridere…cioè alla fine mi sono incuriosito e sono qui…come funziona la storia?”
Quelli che “Si, è vero, ho 20 anni ma sono straconsapevole di cos’è il BBMS eh, non giudicarmi dall’età….”
Quelli che “io sono uno che conta nella scena, ho anni e anni di feste, eventi, sessioni, pratiche, sperimentazioni, scoperte, ho brevettato tecniche di bondaggio che conosco solo io, mi costruisco le fruste da solo, ho un dungeon di 100mq attrezzatissimo in centro, conosco tutte le slave, Mistress, Master e schiavi nel raggio di 500km, giro sempre in dress code e sono fiero di quello che sono, non mi nascondo mica io, ci metto la faccia…” e poi quando gli chiedi il contatto skype ti dicono “eh, un attimo, la privacy sai…”
Quelli che “ma come funziona sto sito? Oddio non ce sto a capì nulla….” …inizi a spiegarglielo, si disconnettono di colpo e non li rivedi mai più...
Quelli che fanno un profilo, se ne vanno sbattendo la porta e facendosi bannare, rifanno un profilo, si comportano male e si rifanno bannare, rifanno un profilo e provano a comportarsi bene ma reggono per pochissimo e si rifanno bannare…
Quelli che organizzano un incontro per 3 mesi rimandando ogni volta e quando finalmente fissi un giorno certo non si presentano
Quelli che “cerco in un Master quello che mio marito non è e non potrà mai darmi, ma mi donerò solo ad un vero Master, al Padrone della mia vita” poi lo trovano, proclamano Appartenenza eterna, si fanno scoprire, incasinano un matrimonio, vanno, vengono, forse divorziano, forse abbandonano il BDSM per sempre e alla fine scoprono che il loro marito era “il loro vero Master”, poi tornano si fanno riscoprire e abbandonano il BDSM, poi il marito torna “il loro vero Master” etc.etc. (questa è autobiografica, alcuni e soprattutto alcune di voi che sanno tutta la storia la apprezzeranno particolarmente;))
Quelli che “il BDSM è anzitutto rispetto, fiducia e trasparenza” poi lei vede 3 Master e lui 4 slave ed entrambi se lo nascondono…
Quelli che “io sono un’anima nera, uno spirito inquieto, un lupo della steppa…il BDSM è il mio lato oscuro senza il quale non posso vivere”, poi con la prima persona di cui si innamorano fuori dall’ambiente ci fanno 3 bimbi e se gli parli di BDSM ti dicono “BDS cosa?”
Quelli che “ ma un sub a un Dom deve dare del tu, del lei o del Voi? E se il sub da del Voi al Dom il Dom non dovrebbe usare il plurale maiestatis? E da quando? Come si fa a capirlo? Qual è la regola?”
Quelli che “ma Gorean e BDSM che cazzo c’entrano scusate?”
Quelli che “se sei BDSM vero devi essere Gorean, oh yeah!”
Quelli che “Gorean va bene per alcune cose come le posizioni, ma la filosofia sottesa è sessista e schiavista…mi spiace, ma devono essere messi dei limiti”
Quelli che “Gorean non può essere analizzato come “una filosofia”..è un immaginario distopico dove il BDSM è la pulsione di fondo che viene sviscerata per contrapposizione, se si usano parametri etici è chiaro che il concetto è aberrante, suvvia, non c’è neanche bisogno di specificarlo…”
Quelli che “Cosa vuol dire Gorean?”
Quelli che “mio nonno non sapeva manco cos’era il BDSM ma a mia nonna gli dava certe cinghiate e la faceva stare al suo posto…quelli erano uomini, altro che quelli di oggi….”
Quelli che “mia nonna manco sapeva cosa era il BDSM ma mio nonno le dava certe cinghiate che la facevano stare al suo posto..finché un giorno lei si è stancata e gli ha fracassato un ferro da stiro in testa…quelle erano donne, altro che quelle di oggi…”
Quelli che “scusami ma cagna lo reputo comunque offensivo, siamo esseri umani e non bestie dai….” e poi chiamano la loro slave “troia”…
Quelli che hanno 2 profili e si rispondono da soli
Quelli che hanno 3 profili e si rispondono da soli a turno
Quelli che hanno 4 profili e creano una comunità nella comunità
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lilithlovesautumn · 7 years ago
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Nonostante siano passate tante ore , una notte intera a dir la verità ,dal momento in cui il fotomontaggio MetaMoro è stato postato ,su altri social continuano ad infuriare i post contro la persona che ha creato il suddetto fotomontaggio e contro le fan dei MetaMoro in generale . Tra persone che predicono la fine di un'amicizia (come se un'immagine ironica possa rovinare il rapporto che si è creato tra due grandi artisti e soprattutto due uomini adulti che hanno dimostrato di tenere l'uno all'altro in svariati modi senza preoccuparsi del giudizio altrui) , altre che per dire che il fandom di Fabrizio è composto da persone mature e razionali devono specificare che in esso sono presenti anche molti uomini ( seriamente , che cosa dovrei farmene di questa informazione?) e fanpage ufficiali che chiamano “parassiti” i fan che non sono conformi ai loro requisiti di serietà , ormai si parla più di un fotomontaggio realizzabile in cinque minuti che della cessione dei diritti d'autore di NMAFN. Da persona che nei fandom ci è cresciuta ho sempre trovato fastidiosa la distinzione che spesso si fa tra alcuni fan e altri , molte volte le persone che sono state presenti in un fandom per più tempo di altri tendono a considerarsi fan di serie A , mentre i novellini sono fan di serie B che non capiscono a pieno l'artista o l'opera intorno a cui il fandom si è creato . Secondo loro io e molti di voi qui su tumblr siamo fan di serie B , perché a quanto pare prendere la vita con leggerezza , sclerare un po’ per le varie reunion dei MetaMoro e anche shippare chi di più e chi di meno , non è un comportamento adeguato . Ora , credo che ognuno di noi segua questi artisti per un motivo che nel suo io considera importante , ad esempio per me ascoltarli è una grande novità, perché dopo diciotto anni di vita di cui quindici in Italia non ho mai sentito il bisogno di approfondire la musica italiana perché prima di adesso non c'è mai stato un artista in grado di farmi ascoltare le sue parole dall'inizio alla fine , di farmi commuovere e al tempo stesso consolarmi con i suoi testi . Ermal Meta e Fabrizio Moro per quanto mi riguarda sono riusciti dove tutti gli altri hanno fallito e non voglio essere etichettata come una falsa fan perché li seguo veramente solo da febbraio e perché nonostante ami la loro amicizia e mi senta fortunata perché ci hanno resi partecipi a tutto ciò , li shippo un po’ e mi diverto quando vengono accostati a Chiamami col tuo nome che io adoro. Nonostante i toni usati da Ermal nel commentare la foto hanno turbato alcuni , non la giudico una cosa gravissima, anche perché “avete rotto il cazzo” é una di quelle frasi usate in continuazione e non sempre seriamente (lo abbiamo detto tutti ai nostri amici almeno una volta ), quello che mi ha sorpresa sono stati i toni usati dalla pagina I lupi di Ermal , perché usare la parola parassita nei confronti di altri esseri umani non è un insulto su cui credo si debba sorvolare , scrivere un post su un social può dare l'impressione che il peso delle parole usate non sia reale perché neanche le persone dietro lo schermo vengono percepite come tali , tuttavia per la persona a cui l'insulto è diretto questa é la realtà .Non abbiamo tutti la stessa personalità , ad alcuni non importa nulla di ciò che scrive una fanpage ma ad altri può importante , non mi sembra giusto usare una parola che porta con se un certo peso nascosti dietro una tastiera senza preoccuparsi del tipo di persona che riceve questa parola . Ho letto i post di molti che si lamentano dei fan MetaMoro perché gli fanno passare la voglia di ascoltarli , in realtà credo che siano le persone che si prendono la libertà di insultare altri esseri umani coloro che fanno sbiadire l'entusiasmo di seguire un determinato artista .
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lachiamavanofelice · 6 years ago
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Persone che odio :) (tutto questo alle 4 di notte)
1. Quelle che vanno di fretta
2. Quelle che vogliono attrarre chiunque attorno a se
3. Quelle che fanno rumore mentre masticano
4. Quelle che parlano al cinema
5. Quelle che straparlano e poi non fanno nulla
6. Quelle che parlano solo degli altri e mai di sé stessi
7. Quelle che ascoltano la musica con la cassa in un luogo pubblico
8. Quelle che fanno casino in treno alle 6 di mattina
9. Quelli che ti toccano mentre ci parli insieme
10. Quelli che ‘sono meglio io’
11. Quelli che si vantano di avere i soldi
12. Quelli che dicono stronzate negando totalmente l’evidenza
13. Quelli che non sono sinceri
14. Quelli che con te sparlano degli altri e quando è con gli altri sparla di te
15. Quelli che si atteggiano da Latin lovers
16. Quelli che “ truccati un po’ di meno”
17. Quelli che “vestiti più colorata”
18. Quelli che “ma ti è morto il gatto?”
19. Quelli che tentano di calmarti quando sei in piena crisi di nervi
20. Quelli che ti fissano sui mezzi pubblici
21. Quelli che puzzano
22. Quelli che non si sanno truccare ma si vantano del meraviglioso trucco
23. Quelli che indossano i braccialetti con i campanelli
24. Quelli che indossano i sandali con i calzini
25. Quelli che al mercato settimanale tentano di passare in mezzo all folla con carrozzine enormi e biciclette
26. Quelli che in centro anche se ci sono dodici metri devono venire a suonarti il campanello vicino perché devono passare con la bicicletta
27. Quelli che giudicano senza sapere
28. Quelli che si fissano con dei pregiudizi e non riescono a toglierseli
29. Quelli che criticano ogni persona
30. Quelli che ascoltano reggaeton
31. Quelli religiosi e bigotti
32. Quelli che odiano i gay
33. Quelli che parcheggiano male
34. Quelli che non mettono la freccia quando girano
35. Quelli che suonano il clacson per qualsiasi cosa
36. Quelli che sono ignoranti ma non lo ammettono
37. Quelli che fanno i tamarri con lo stereo della macchina a 1000
38. Quelli che sfrecciano con il motorino (altamente rumoroso) solo per fare i fighi
39. Quelli che non ti fanno passare sulle strisce pedonali
40. I bambini che non sanno andare in bicicletta e ti vengono addosso
41. I bambini che urlano
42. I bambini che piangono
43. I ragazzini in piena tempesta ormonale
44. Quelli che ascoltano ogni discorso che fai
45. Quelli che non ti rispondono al telefono
46. Quelli che non ti cagano su whatsapp essendo online
47. Quelli invasati con Salvini
48. Quelli che viva Il Duce e l’Italia agli italiani
49. Gli invidiosi
50. Quelli che sputano
51. Quelli che russano
52. Quelli che invadono il tuo spazio vitale
53. Quelli che non si lavano i denti
54. Quelli che sul treno occupano dieci posti nonostante ci sia il treno pieno e la gente in piedi.
55. I tossici che ti vengono a chiedere 1 euro per il treno, che poi lo sappiamo tutti che non è per quello
56. Quelli che fanno l’elemosina per strada, soprattutto nelle grandi città
57. Quelli che nei musei urlano
58. Quelli che si mettono a parlare a voce alta in biblioteca
59. Quelli che sono invidiosi di te ma ti insultano
60. Quelli che ti insultano a caso e ti dicono “stavo scherzando”
61. Quelli che vorrebbero salvare tutti gli animali del creato e poi vogliono far morire negri e stranieri vari
62. Quelli che non riescono a comprendere che una news è fake e partono con filippiche basata su una notizia palesemente falsa
63. Quelli che guardano Uomini & Donne e Temptation Island
64. Quelli no vax
65. I coatti
66. Gli sgrammaticati
67. Quelli che non si prendono mai una responsabilità
68. I pedofili
69. Quelli che bevono il the alla pesca
70. Quelli che mangiano la pizza con l’ananas
71. Quelli che si vantano delle loro performance sessuali
72. Quelli che mangiano la carbonara vegana
73. Quelli che insultano i veri cibi con l’hamburger di quinoa
74. Quelli che si fissano i muscoli in palestra
75. Quelli che vengono in palestra tuttI truccati e tirati
76. Quelli che dicono che dovrei essere più femminile
77. Quelli che tirano su con il naso invece di soffiarmelo
78. Quelli che fanno tanto i saccenti in modo arrogante
79. Quelli che pensano di conoscermi ma in realtà non hanno capito un cazzo
80. Quelli che ti parlano anche quando hai le cuffie
81. Quelle che ti parlano ma tu non hai voglia di ascoltare
82. Quelli che ti logorano l’anima pur di fare la cosa che vogliono loro
83. Quelli che non capiscono che sono permalosa
84. Quelli che ti raccontano tutta la loro agenda quando in realtà non te ne frega un cazzo
85. Quelli che usano i calzini di colore diverso l’uno dall’altro
86. Quelli che indossano le espadrilles (uomini)
87. Quelli che cambiano musica e non la fanno finire MAI.
88. Quelli che ti spoilerano le cose
89. Quelli che no ma non scrivermi mai. (Se volete sentirmi potreste anche scrivermi voi)
90. Le ragazze che si chiamano amo/ tesoro/ cuore
91. Quelli che odiano le bestemmie (ma come fai!)
92. Quelli che urlano
93. Quelli che fanno i finti moralisti
94. Quelli che non hanno una bella dentatura
95. Quelli che lasciano le frasi a metà
96. Quelli che non cantano in macchina
97. Quelli che si lamentano e alla fine non combinano in cazzo
98. Quelli che puzzano
99. VI ODIO TUTTI
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giancarlonicoli · 4 years ago
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31 mar 2021 12:35 I VERBALI E LE INTERCETTAZIONI TRA LA FAMIGLIA DI MAGLIARI E I LORO MANAGER DIMOSTRANO TUTTO IL LORO DISPREZZO PER IL BENE PUBBLICO, E ANCHE QUALE FOSSE IL LORO UNICO OBIETTIVO: ARRICCHIRSI IL PIÙ POSSIBILE, CON TANTI SALUTI AGLI INVESTIMENTI IN SICUREZZA I 5 STELLE “SCEMI”, I “SEGNALI” DELLA DE MICHELI E LE RISATE DOPO IL CROLLO DEL SOFFITTO DI UNA GALLERIA A GENOVA TRA FABIO CERCHIAI E CARLO BERTAZZO: “DEVI ANDARE IN AEREO. IN AEREO. PERÒ SE VAI IN GALLERIA, PUOI FARE TU IL…” – LA COPERTINA DI “PANORAMA”
Giacomo Amadori e Alessandro Rico per “Panorama”
Sotto le macerie del Ponte Morandi di Genova non sono rimaste solo 43 vite di cui pochi ricordano i nomi, ma anche la credibilità di una schiatta di maestri tessitori che per quasi quarant'anni ha attraversato da protagonista la scena imprenditoriale italiana, ma che oggi è trattata alla stregua di una bottega di magliari.
Il cognome Benetton, secondo gli esperti di onomastica, dovrebbe derivare dalla forma dialettale contratta dell'accrescitivo del nome Benedetto. Benedettoni, dunque. Ma ormai di benedetto c'è ben poco. E a restituire la giusta luce all'immagine offuscata non basterebbe neppure il fotografo di corte, quell'Oliviero Toscani cacciato con disdoro dai suoi mecenati per aver pronunciato la vile infamia: A chi interessa che caschi un ponte. A oltre trenta mesi dal crollo che ha spezzato in due Genova scopriamo che i peggiori giudici dei Benetton sono i Benetton stessi o i loro più fidati collaboratori.
Come raccontano le intercettazioni depositate dalla procura guidata da Franco Cozzi nei vari filoni del procedimento avviato dopo il crollo. Montagne di trascrizioni scodellate nei vari riesami e ore di audio che gli avvocati stanno ascoltando in una stanza dedicata al nono piano del Tribunale del capoluogo ligure.
Chi sono davvero i Benetton? Chi sono gli imperatori delle concessioni autostradali, i giganti del tessile, i magnati che hanno diversificato il loro business acquistando catene come Autogrill o investendo nelle assicurazioni (Generali) e nel credito (Mediobanca)?
Un ritratto autentico lo forniscono, alcune conversazioni registrate dalla Guardia di finanza, discorsi proferiti da membri della famiglia o dagli uomini a loro più vicini (tutti, precisiamo, non indagati), a partire dal top manager Gianni Mion.
Questo settantasettenne padovano dalla chioma candida è il dirigente che ha traghettato gli affari dei Benetton dal mondo concreto delle filande a quello volatile e ingrato dell'alta finanza e dei trasporti, dalle strade ai cieli, approfittando delle privatizzazioni selvagge dei bei tempi dei governi di centrosinistra, alla cui tavola i Benedettoni hanno mangiato a quattro palmenti.
Mion è stato per la famiglia di Ponzano Veneto quello che per gli Agnelli sono stati Cesare Romiti o Vittorio Valletta: per decenni ai vertici della holding Edizione, nella quale ha operato dal 1986 al 2016 e, poi, di nuovo dal 2019 al 2020.
I BENETTON? NON CAPISCONO UN C...
Torniamo alle intercettazioni finite nel fascicolo in mano all'aggiunto Paolo D'Ovidio e ai pm Massimo Terrile e Walter Cotugno. È il 31 dicembre del 2018, da quattro mesi è crollato il viadotto sul Polcevera, gestito da Autostrade per l'Italia (Aspi). Da allora, la politica sta provando a togliere (un esproprio per dirla con uno dei loro amici) alla dinasty trevigiana la gestione della rete viaria a pagamento.
Mion è al telefono con Fabrizio Palen zona, già vicepresidente di Aeroporti di Roma (Adr, altra società della galassia Benetton, che controlla lo scalo di Fiu micino), membro del cda di Mediobanca (di cui Edizione detiene il 2,1 per cento) e presidente dell'Aiscat, l'associazione che riunisce le società concessionarie di autostrade.
Mion sbotta: Noi dobbiamo fare qualcosa su Aspi che bisogna che diamo garanzie, ma non solo garanzie, tanto i Benetton l'hanno capito tutti che non capiscono un cazzo e che siamo degli inetti, no?. Un epitaffio sulla storia dei suoi datori di lavoro.
Poco dopo, soggiunge: [...] la prova di inettitudine è certificata da parte dell'azionista di riferimento, no?. È una climax di invettive: Loro, i signori del ponte, si incazzano quando parlano (si parla, ndr) sempre di Benetton, quello scrive la lettera perché non c'entra un cazzo... ma non c'entri un cazzo perché non capisci niente!
Perché allora... i tuoi dividendi li dovevi devolvere in beneficienza perché non ti riguardavano, no? Cioè insomma una figura da cazzo così è.... L'epistola cui fa riferimento Mion è quella spedita da Luciano Benetton, uno dei fondatori del gruppo ed ex senatore repubblicano, a diversi quotidiani nazionali, poche settimane prima: Nessun componente della famiglia Benetton ha mai gestito Autostrade, aveva cercato di auto assolversi l'imprenditore.
Ma quello che era stato il manager di fiducia della famiglia, al telefono, pur dicendosi de ciso a sparare tutto quello che abbiamo da sparare per salvare dignità, azienda e investimento, riconosce che questi qua, cioè gli stessi Benetton, sono quelli che se lo meritano di meno. Al telefono con Fabio Cerchiai, presidente di Atlantia (la controllante di Aspi), il 3 gennaio 2020, Mion finisce per restituire un desolante ritratto dell'intero management della società: Non son boni [...] francamente, insomma la patente di incapaci l'abbiamo già portata a casa, no?.
UN MERDAIO, ABBIAMO ZERO CREDIBILITÀ
Però non è solo il Romiti di Edizione a demolire la casata. Persino il rampollo Alessandro, secondogenito di Luciano, pare non avere una buona opinione dei famigliari, soprattutto dei cugini. Con loro, Christian, Franca Bertagnin e Sabrina, Alessandro era entrato in rotta di collisione nel 2016, uscendo dal cda del gruppo.
Il 20 gennaio dell'anno scorso è al telefono con Fabio Corsico, già capo delle relazioni istituzionali di Atlantia. Con lui, Alessandro è costretto ad ammettere: Allora... la prima cosa da dire è che qui è venuto fuori che era tutto un merdaio>> Pardon? <> ripete a scanso di equivoci. E << anche il nostro Castellucci era un bello stronzo>>.
Si riferisce a Giovanni Castellucci,ex a.d. di Aspi e Atlantia, dimessosi un anno dopo la tragedia del Morandi e al quale la società, nel dicembre 2019, aveva sospeso la buonuscita. Il suo errore, per Alessandro Benetton, è stato di prendersi tutte queste responsabilità non essendo in controllo, perché qui emerge che non c'era un controllo.
Corsico ridicolizza anche il piano appena presentato da Aspi per rimettere a posto la rete autostradale: [...] quando tu dici "faremo 7 miliardi di investimento nel prossimo anno", la gente dice scusa un attimo, [...] ma siamo matti che voi in un anno fate un investimento che non avete fatto in 20 anni?. L'uomo cuce un bel ritratto dei rampolli della famiglia: [...] il problema vero è che la famiglia Benetton era una famiglia di imprenditori... cioè, era Gilberto un imprenditore, Luciano, ma Luciano 20 anni fa... scusami, eh, se parlo così di tuo padre, non Luciano di oggi, e Alessandro che, comunque, nel bene o nel male non è la cabina di regia, tolti questi tre, punto. Il resto sono dei figli di ricchi... cioè la realtà vera è che un gruppo non va avanti coi figli dei ricchi, va avanti con gli imprenditori.
A parere di Corsico, il gruppo ha perso l'essenza dell'imprenditorialità, si compra le Generali, si compra la Nestlé, non gestisce Atlantia. Un'analisi con cui, paradossalmente, Alessandro concorda appieno: [...] allora, noi eravamo bravi quando avevamo un po’ meno soldi, un po’ meno o per lo meno pensavamo di avere meno competenze e avevamo una grandissima credibilità… oggi noi ci troviamo che i soldi potenzialmente ci sono… le competenze, abbiamo ascoltato gente dall'interno che ci ha convinto che ne avevamo tante e non ne avevamo un cazzo... e abbiamo zero credibilità... e questo succede, nell'evoluzione dei gruppi, sempre ciclicamente....
E chiude neanche fosse Mogol: Tu ora puoi chiamarli figli dei ricchi, o anche quelli con la pancia piena, quelli che diventano autoreferenziali. L'erede prosegue, illustrando i motivi dei suoi attriti con i cugini: [...] quando mi chiedevano, ma perché tu li hai mandati affanculo? [...] che cazzo me ne faccio io di un socio che è nato ricco?. Sul dossier Autostrade, Alessandro fa lo scaricabarile: [...] non me ne occupo e sono cazzi loro, ci sono i miei cugini. L'imprenditore ritiene ci sia una sola via d'uscita: [...] c'è un problema di credibilità compromessa che non è recuperabile... ok? [...] per salvare Atlantia noi dovremmo uscire da Aspi.... Ma come si fa a rinunciare alla gallina dalle uova d'oro?
DIVIDENDI, DIVIDENDI, DIVIDENDI
Perché le autostrade fruttano incassi da capogiro. Quel denaro che, sempre stando a Mion, intercettato il 2 febbraio 2020, è l'ossessione dei Benetton: Le manutenzioni, confessava il manager, le abbiamo fatte in calare, più passava il tempo, meno ne facevamo... così distribuiamo più utili e Gilberto e tutta la famiglia erano contenti.
Un concetto ribadito da Carlo Bertazzo, nuovo a.d. di Atlantia, l'8 febbraio 2020. Conversando con il presidente Cerchiai, egli riporta un'opinione che ha ascoltato da almeno due fonti: I Benetton hanno di fatto ingessato la società in quanto volevano solo dividendi, dividendi, dividendi.
Sono proprio i dividendi, a un certo punto, a imbarazzare Ermanno Boffa, consigliere d'amministrazione di Atlan tia e marito di Sabrina Benetton (uscita dal cda pochi giorni fa, per essere stata sottoposta a pressioni di ogni tipo, dopo la tragedia del Morandi).
Nel 2020, al telefono con Mion, Boffa sottolinea che sarebbe devastante se venisse fuori che i Benetton si sono distribuiti 200 milioni di euro nel loro momento peggiore, cioè successivamente alla strage sul Polcevera.
Grazie ai bilanci si può ricostruire l'immenso flusso di denaro che, negli anni, è transitato sui conti correnti degli azionisti delle società della famiglia di Ponzano Veneto. Nel 2010, l'ammontare dei dividendi di Atlantia superava i 516 milioni. Nel 2016, era salito a oltre 775. Il balzo più clamoroso avviene nel 2017, con oltre 2 miliardi e 567 milioni di euro. L'anno della tragedia di Genova, la slot machine di Aspi si ferma a circa 456 milioni. In nove il totale fa quasi 7 miliardi e mezzo. Così, sempre citando Mion, il defunto Gilberto e tutta la famiglia erano contenti.
5 STELLE SCEMI E I MESSAGGI DELLA MINISTRA
Dalle telefonate emerge chiaramente come la famiglia veneta e i suoi collaboratori cerchino di interpretare come aruspici ogni palpito o sospiro della politica.
Un esempio lo abbiamo quando Mion parla del prezzo delle azioni dei Benetton che Cassa depositi e prestiti (controllata dal ministero dell'Economia e delle Finanze) avrebbe dovuto acquistare, per prendere il controllo del 51 per cento di Aspi:
Bisogna anche fare la verifica se ci vogliono o non ci vogliono, perché se non ci vogliono, basta che mettiamo a posto le aziende e poi ognuno per sé e Dio per tutti... perché [...] non c'è dubbio che è stata la Cassa depositi che ha insufflato tutti sti 5 stelle per un anno e mezzo per cacciarci a calci nel culo.
Ecco perché, tra i bersagli della vis polemica di Mion, figurano i grillini, tifosi sfegatati della revoca delle concessioni: Pensavano che bastasse parlare del ponte e di Benetton e si aumentavano i voti del 15 per cento... non mi sembra che abbiano avuto il 15 per cento in più dei voti e anche lì si conferma che tutto sto battage che hanno montato, anche in termini elettorali, non gli porta assolutamente niente, perché la gente ha capito che è tutta una stronzata.
Ma una ciambella di salvataggio, come molte volte in passato, il gruppo veneto confidava arrivasse dagli ambienti della sinistra. E per questo cercava segnali nelle mosse della ministra, cioè Paola De Micheli, la titolare piddina del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel governo giallorosso.
Mion osserva: Ieri è andata a vedere i lavori da 200 e fischia milioni di investimenti che sta facendo Adr, cioè Aeroporti di Roma. Il manager è speranzoso: Quindi è un messaggio, no?
È un messaggio per dire, beh, le cose stanno accadendo, no? Capito? [...] il Pd è lì che si barcamena fra questi scemi dei 5 stelle e poi il fatto che questa qui sia andata in Adr, è un fatto significativo secondo me... perché insomma, voglio dire, non è che t'ha messo lo stigma del lazzarone da tutte le parti... no?.
UNA BANDA DI LAZZARONI
Ma se i Benetton non capiscono un cazzo, nelle intercettazioni ce n'è anche per manager e tecnici. Per esempio, in un'altra telefonata, Mion umilia l'ex a.d. Castellucci e critica pesantemente Spea engineering Spa, la società del gruppo Atlantia che avrebbe dovuto occuparsi dei controlli strutturali sulla rete autostradale.
È a questa che attribuisce le più gravi responsabilità delle omesse verifiche: [...] però non è solo Castellucci francamente, perché la verità è che c'era questa società che si chiama Spea, no? Fatta tutta di ingegneri [...] qualcuno a suo tempo degli interni mi aveva detto... "guarda che lì c'è una banda di lazzaroni".
In uno scambio di vedute con Bertazzo, il 31 dicembre 2019, Mion discute proprio di come far fuori Spea. E, su questo dossier, contesta la gestione di Cerchiai: [...] lui deve dire [...] "questa società qua, gestita in questo modo, non la voglio!" [...] Se non lo dice che cazzo sta a fare? Sta a coprire!.
Non è finita: Si capisce che Cerchiai sta solo a proteggere sé stesso... ma insomma basta!. E ancora: Cerchiai e Castel lucci sono responsabili, direi che sono responsabili in ugual misura! [...] Uno perché era pazzo e quell'altro perché è paraculo!. Atlantia è tutto un casino, sospira Alessandro Benetton, dialogando con il manager Corsico: Cerchiai ha fatto tutto fuorché il presidente.
Ma, come specifica il rampollo, egli era assolu tamente contiguo al sistema pur non direttamente coinvolto e consapevole. Insomma, la fotografia dell'impero industriale e finanziario dei Benetton, scattata dai suoi stessi protagonisti, è choccante, come un'istantanea di Toscani. Emblematica la chiosa di Mion: [...] diciamo, tutto quello che nei primi dieci anni si è costruito... nei secondi dieci anni si è distrutto.
GALLERIE? PRENDO L'AEREO
Un'ultima intercettazione rende bene l'idea di come, nel regno dei Benetton, non si salvino né i sovrani, né i consiglieri. Il 31 dicembre 2019, Mion, Bertazzo e Cerchiai, i vertici delle società del gruppo, organizzano una call a tre.
Poche ore prima, sull'A26, nei pressi di Masone (Genova), dal soffitto di una galleria si è staccato un enorme blocco di cemento. Il problema dei tre sembra quello di evitare di prendersene uno in testa andando in vacanza alla volta di mari esotici e montagne innevate.
Cerchiai è pensieroso: Per andare giù devo fare tutte le gallerie.... Risate. Bertazzo fa riferimento a un censimento del Mit sui tunnel non a norma: Mi son preso paura quando m'ha detto 200 gallerie su 270 in Italia.... Irrompe la battuta di Mion: Devi andare in aereo, devi andare in aereo. Cerchiai sta al gioco: Vado in aereo, difatti, sì. Altra ilarità. Chiude Mion: Eh sì però, se vai in galleria puoi fare tu il monitoraggio. Nuove risate. Cheese... mancava solo Oliviero per una bella foto in posa.
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claudio1959 · 4 years ago
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UN COLLEGA MI HA COLPITO NEL PROFONDO. PUBBLICO UN SUO ARTICOLO:
Paolo Capitini
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Li avete mai guardati i vecchi soldati? Sono quegli uomini sempre un po’ fuori moda; dai modi o troppo bruschi o troppo gentili. Mai equilibrati. Se li osservate sembra che si sentano sempre un tantino fuori posto. Hanno le scarpe lucide, il nodo Windsor alla cravatta e i capelli tagliati male. Appena ti incontrano ti danno solo del lei e non c’è donna che per loro non sia “Signora”. E poi ci sono i giovani soldati. Magri, gli occhi sorpresi, le mani nodose e i gesti precisi di chi sa cosa fare. Fumano lentamente. Non li vedi mai da soli, perché essere soldati vuol dire prima di tutto avere un compagno al proprio fianco e talvolta un nemico di fronte. Fanno cose da soldati. Alcune noiose, altre faticose, alcune terribili, molte inutili. Non odiano mai nessuno, neppure il nemico. Amano solo di più la gente che proteggono. I soldati si capiscono tra di loro e sorridono guardando ai film dove sembra che urlare, sparare, fare flessioni, vestire una mimetica basti a fare uno di loro.
Ho servito nell’esercito per quasi quarant’anni e ricordo i volti e spesso i nomi di quasi tutti i miei bersaglieri. Per me “La Babini”, “La Mameli”, “La Ferrari-Orsi” sono nomi che hanno un suono materno e l’odore di casa. Mai mi sarei sognato di chiamarle “la caserma”, un suono che sa di galera. Ecco perché mi sono sentito offeso nel vedere la pietosa farsa pseudo-militare andata in onda ieri su RAI2. Non era un film, non era una fiction. Pretendeva essere un “reality”, qualcosa cioè che rasenta la realtà. Che tristezza vedere la mia uniforme trattata come un costume di scena. Io la mia l’ho lavata, stirata, gli ho messo i miei gradi, l’ho piegata e riposta nella mia cassetta d’ordinanza, quella che conservo dai tempi dell'Accademia. Sopra ho adagiato la mia sciarpa azzurra, quella che mi aveva regalato mia madre e su di essa la mia sciabola ricurva dall’elsa dorata e la testa di leone. Ho chiuso e messo il lucchetto. Era il mio ultimo giorno di servizio e sono diventato un vecchio soldato. Fuori dalla cassetta, a portata di mano, ho lasciato solo il rispetto e l’amore per quella famiglia sgangherata i cui figli anche oggi servono il mio paese qui a casa o in qualche altra parte nel mondo. Non vivono un reality; fanno la guardia alle ambasciate e alle chiese per davvero, prendono pallottole e bombe vere per le strade dell’Afghanistan, aiutano gente sotto la tenda di un ospedale da campo e rischiano la vita in mare o dentro un aereo o un elicottero. Quando li incontrate fate loro un sorriso e dite loro un grazie. Per loro vale più dei soldi e di certo più dello share. Quelli sono i soldati veri, quelli a cui vorrò bene per sempre e allora, guardando a quel pietoso spettacolo cui ho assistito ieri mi viene da chiedere IO SONO UN UFFICIALE DEI BERSAGLIERI, MA VOI CHI CAZZO SIETE?
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divaniradioattivi · 4 years ago
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If only I could see, return myself to me
Io non esisto, e non credo di essere mai esistita. Non esisto per Francesco. Non esisto per Lorenzo. Non esisto per Stefano. Sono un trauma, un’idea che ti fa sentire meglio con te stesso, sono un corpo da usare per il piacere, ma niente di più, niente più di un contenitore da riempire con quello che senti al momento. Un canale da accendere quando ti annoi, e di cui lamentarti quando non viene trasmesso niente di buono. Un quarto d’ora di pubblicità, ragazzi, ma sarà possibile? Possibile che si spendano così tanti soldi nelle cazzate e nella manipolazione? Che cazzo lo pago a fare il canone scusa? Ve l’ho già detto: non esisto. Quando scrivo “corpo da usare per il piacere”, magari tu lettore temerai che stia per parlare di violenza sessuale, ma ci sono tanti modi in cui possiamo usare gli altri e con cui l’altro può darci piacere, e se hai pensato subito allo stupro fisico, vedi di fare un po’ di autoanalisi riguardo ai Pregiudizi che ti porti dentro. Di cui siamo pieni tutti eh, e da cui cerco io (almeno) di scappare da tutta la vita. Perché non voglio sbagliarmi su di te, amico, lettore, persona. Non voglio che il mio recinto mentale ti impedisca di scorrazzare libero per la vita e i pensieri e, soprattutto, di stupirti da solo, eventualmente. Da una settimana bevo tutti i giorni. Che c’è di male? Che mi rendo conto di non volerlo. Sento solo un gran istinto colpevole e silenzioso che mi fa buttare giù alcolici come acqua fresca in un giorno di calura. Ma so che non mi piace, so che non va bene, nel mio pregiudizio personale mi sento spaventata perché non mi era MAI capitato di reggere l’alcool così bene. Per carità, lo scelgo io di far sparire bottiglie di vodka e Pampero in due giorni, ma fino ad un certo punto, e non lo dico per deresponsabilizzarmi. Forse il mio problema (uno dei) è che ho, anzi, sempre fatto il contrario. Il fatto è che forse adesso, dopo venti e otto anni, sto iniziando a esistere. Perché sto scappando da qualcosa. Vorrei tanto non inciampare nel mio recinto mentre scappo, vorrei non pensare così spesso e così forte che gli  uomini sono Tutti Uguali. Vorrei credere loro quando mi dicono che capiscono come sto, e che non vogliono farmi del male, vorrei riuscire a fare finta di niente come loro. Vorrei morire un pochino dentro come fanno loro quando non parlano, invece io muoio dentro, fuori, tutto intorno, è come guardare un quadro che prende fuoco dal centro, muoio di continuo come un albero che cade da solo nella foresta. Tanto non se ne accorgono mai, quindi è come se non morissi. Vorrei tirare fuori la mia verità dalla tasca e sbatterla in faccia alla verità dell’altro, vorrei non sentire tutto così forte, vorrei avessero ragione loro. Sono settimane che mi si stacca la pelle di dosso e che rimane uno scheletro che urla. E urla sempre e solo la stessa cosa, che vuole esistere, senza giudizi, rotture di coglioni, senza qualcuno che ti dice costantemente “sei sicura?”, urla e piange e si dissolve. E poi tutto si riassembla in quella figura che alcuni chiamano Angela, altri Wotsu, altri Quella Strana, e ricomincia da capo.
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