#una massa di parassiti
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kseenefrega · 1 year ago
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Comunque Selvaggia Lucarelli è proprio la feccia della nostra Italia.
Attacca tutti solo per emergere lei, solo lei... La fantastica Selvaggia. 🤦🏻‍♂️
Una brutta persona!
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illsadboy · 19 days ago
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Ehi, fatti viva è stata solo un'allucinazione collettiva… Notte d'agosto, vomito inchiostro penso al tuo volto e non ti riconosco eppure fa male eppure ricordo dì al tuo avvocato che mi ha contestato un tentato suicidio che chiedo scusa, che chiedo venia per procurato fastidio. Ho preso le gocce e no pezzi di vetro perché sapevo che non volevi che si sporcasse il tappeto che cazzo di spreco valori e ideali, perle ai maiali i nostri cazzi messi in Piazza Affari la nostra è una gara a chi corre ai ripari finché magistrato non ci separi… Tu che mi butti fuori di casa e io che butto il blister del Prozac hai visto i tuoi amici? Sono "Yes man" saranno felici senza di me sono parassiti, niente di che io odiavo loro, ma amavo te… Dimmi che è un incubo mascherato da sogno eppure lo so che mi hai donato le cose più belle che ho con te ho vissuto cose che io non rivivrò mai più vorrei cancellare tutta questa merda guardarmi allo specchio e tirarmi una sberla e anch'io di cazzate ne ho fatte un po’ troppe abbiamo vinto un concorso di colpe sbagli se pensi che non ho mai amato per te avrei ucciso, ma tu mi hai fermato i buchi allo stomaco che mi son fatto per tutto lo schifo che ho accumulato, la gente festeggia sulla tua carcassa mi chiedo alla fine che cosa hanno vinto, tu sei la distrazione di massa più bella che io abbia mai visto… Ed io mi chiedo ancora se c'è un lieto fine a una favola infelice e storta se fossi stato un’altro me tu un'altra te, forse sarebbe tutta un'altra storia.
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decadence-brain · 2 years ago
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IL passare del tempo che vivo offre immagini false, profili filtrati su ogni portale, per far vedere chi non siamo, per strappare qualche secondo di "fama", fame di visibilità a tutti i costi dove a farla da padrone è il consumare tutto il più velocemente possibile, senza digerire abbuffarsi di ogni cosa purché arrivi l'agognato "mi piace" o un follower in più.
IL passare del tempo che vivo fa girare le stagioni a casaccio e chi ha le redini in mano è un bullo che pesta a sangue il nostro futuro ricattando continuamente chi ha poco o nulla, è uno sciame di gente molesta che ci veste di false ambizioni di false cose importanti che alla fine rimangono solo cose. Uno sciame di gente molesta annoiata e perduta nel ghetto della routine e dell’ignoranza. Tutto deve essere abbondante anche più che abbondante non importa se abbiamo un pianeta che giorno dopo giorno sta diventando una discarica, l’importante è consumare: cibo, sesso, droga, alcool, sentimenti (veri o presunti tali) tutto tritato e buttato dentro a miseri stomaci e bocche insolenti.
IL passare del tempo che vivo mi sbatte in faccia false notizie, miliardi di frasi sballate girano nell’etere e gireranno per moltissimi anni infarcite da nuove verità inventate a proprio vantaggio da chi ci sta mangiando la vita puntandoci il dito contro e dicendo che abbiamo sbagliato tutto, che non abbiamo voglia di lavorare, che siamo dei parassiti, che abbiamo colpe che loro ci perdonano, che siamo nullità ma che loro ci aiuteranno. Oppure inventando nuovi nemici per il colore della pelle, per il loro credo religioso, per il loro orientamento sessuale. L’importante è che ci si scanni fra di noi semplici esseri umani, loro penseranno solo al prossimo nemico da dare in pasto a questa massa putrescente di arroganza, razzismo e ignoranza che è il genere umano.
IL passare del tempo che vivo ci chiede di stare con Vladimir Vladimirovič Putin o Volodymyr Zelens'kyj ma io non sono ne con uno ne con l’altro. Io sono contro, contro la guerra, perché non esiste guerra giusta ed anche perché mi hanno insegnato che per bisticciare, per fare a botte, per divorziare bisogna essere in due e molto raramente, quasi mai, le colpe sono da una parte sola, quindi secondo il mio punto di vista solo gli ignoranti si fanno guerra gli altri parlano, discutono, trovano soluzioni diverse.
La strada che ho percorso nel tempo vissuto è stata costellata di ignoranza, cadaveri, parole a vanvera,  promesse non mantenute, grida non ascoltate o soffocate dal rumore delle bombe, lacrime non asciugate, persone emarginate, uomini e donne masticati e sputati dal potere. La strada che ho percorso è lastricata di buone azioni non fatte, di possibilità non sfruttate, di dolori dilanianti al cospetto dei quali non sai nemmeno cosa dire, cosa fare. Sono stanco, stanco e avvilito da tutte queste cose che sono certo dovrò continuare a vedere perché il genere umano è così, l’uomo è questo non c’è nulla da fare è tutta la vita che provo, per tutta la vita ho fatto cose che non sono servite a nulla.
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kommunalka-blog · 2 years ago
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LA LOGICA GENOCIDARIA DEL LENINISMO.
Lenin, 6-9 gennaio 1918.
"Solo la partecipazione benevola e coscienziosa della massa degli operai e dei contadini, dentro l'entusiasmo rivoluzionario, all'identificazione e al controllo dei ricchi, gli imbroglioni, i parassiti e i delinquenti, può avere la meglio sui rimasugli della maledetta società capitalista, questi scarti dell'umanità, questi membri irrimediabilmente marci e cancrenosi, questa infezione, questa peste, questa piaga che il capitalismo ha lasciato in eredità al socialismo. (...) nessuna pietà per questi nemici del popolo, questi nemici del socialismo, questi nemici dei lavoratori. Guerra a morte ai ricchi e ai loro scrocconi, gli intellettuali borghesi; guerra alle canaglie, ai fannulloni e ai delinquenti. (...) Ogni misura pratica presa per identificare realmente i ricchi e gli imbroglioni, per eliminarli, per sottometterli a un censimento e a una sorveglianza senza sosta, è più importante di una decina di dissertazioni sul socialismo. (...) ripulire la terra russa da tutti gli insetti nocivi, dalle pulci (i lacché), dalle cimici (i ricchi) e così via. (...) Qui li metteremo a pulire i cessi. Altrove li doteremo, all'uscita dalla galera, di un foglio giallo (il foglio degli svenduti allo zarismo) affinché l'intero popolo possa sorvegliare questa gente malvagia fino a che si redima. O, ancora, fucileremo sulla pubblica piazza un individuo su dieci colpevole di parassitismo".
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charlievigorous · 3 years ago
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Il film WHISTLEBLOWER è uscito nel 2011, ispirato a eventi reali.
Un agente di polizia del Nebraska accetta un lavoro come pacificatore delle Nazioni Unite nella Bosnia del dopoguerra e scopre una profonda corruzione, insabbiamenti e intrighi in un mondo di appaltatori privati ​​e discorsi diplomatici multinazionali.
Le Nazioni Unite, la Croce Rossa, i Servizi di protezione dell'infanzia, le più grandi organizzazioni non profit e ONG di tutto il mondo sono dietro i crimini e l'umanità più atroci.
Ogni informatore "piccolo" che cerca di scoprire qualcosa di molto più grande o superiore al suo "grado retributivo" incontra un'opposizione estrema.
Gli informatori sono stati assassinati o "suiciditi" per decenni.
Gli agenti militari e dell'intelligence sono gli scagnozzi di potenti entità oscure.
Sopra di loro ci sono le élite dominanti parassiti e i gruppi/famiglie di stirpi.
Sopra di loro c'è il NON umano.
È tutto connesso.
Il Risveglio NON è carino:
abbiamo vissuto in ombre molto oscure e malvagie.
Pubblico questi soggetti per non dilatarne l'energia.
L' intenzione qui è solo l'esposizione: l'esposizione la dissolverà.
È solo quando scopri che c'è un problema, che si tratti di un problema di salute o di un problema nella tua auto, è allora che lo risolvi o lo pulisci.
In AA, ammettere che c'è un problema con l'alcool è il primo passo verso la guarigione.
Dobbiamo ammettere che questo è il problema più grande dell'umanità.
NON POSSIAMO avere la Nuova Terra nel regno fisico quando ci sono bambini e umani violentati, torturati e mangiati.
Se ti stai chiedendo perché questa operazione mondiale sta impiegando così tanto tempo, è perché la massa sta ancora dormendo.
Tutto ciò a cui stiamo assistendo fa parte dell'operazione WakeUp.
La BUONA NOTIZIA è che gran parte dei pericoli di massa sono stati neutralizzati.
Tuttavia, a seconda della frequenza e della consapevolezza personali di una persona, determinerà che la sua esperienza fisica sarà piacevole o meno, o peggiorerà dannosa per se stessa e per coloro che la circondano. NON siamo ancora in chiaro.
Da CONvid, il mondo si sta lentamente risvegliando dal coma indotto, ma abbiamo ancora un lungo viaggio davanti a noi.
Quelli di noi che sono svegli, DEVONO tenere spazio per gli altri.
Questo ci sta insegnando la pazienza come una chioccia che aspetta lentamente che i suoi ultimi pulcini si schiudano.
Rimani nel tuo spazio del cuore.
Godspeed e DIO ti benedica.
by Cosmic Light force
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ninocom5786 · 2 years ago
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Alle prossime elezioni del 25 settembre 2022 di sicuro voterò una lista che fa le seguenti proposte:
- uscita dell'Italia da UE, euro, NATO e FMI;
- eliminazione delle sanzioni contro la Russia e di invio di armi e di relazioni diplomatiche all'Ucraina e a Israele;
- lotta al business dell'immigrazione di Ong e Cooperative;
- giusto controllo dell'immigrazione e giusto contrasto a quella di massa;
- più soldi a istruzione e sanità pubblica;
- più soldi ai lavoratori e alle lavoratrici;
- contrasto serio ai parassiti della società (non sono i giovani disoccupati né tanto meno gli immigrati)
- contrasto a ogni estremismo, fondamentalismo e integralismo religioso (non solo quello islamico)
- eliminazione di assurde misure antipandemia.
No, non è Lega né Fratelli d'Italia. Sono antifascista e antimperialista, non sono un filorusso. Sono stato sempre fedele alle idee socialiste e progressiste, perciò non sono un liberal socialdemocratico. E non voterò nemmeno i partiti di centrosinistra o di sinistra radicale.
Sono pro diritti LGBT+, seria parità dei sessi, contro l'omobitransfobia, contro il razzismo, il sessismo e l'oscurantismo. Se avanzano e si affermano le destre sempre più affine e legate al fascismo, razzismo e oscurantismo, non è la gente poco istruita e ignorante, bensì è il liberalismo che ha permesso la loro avanzata e affermazione.
Vi ricordo che i liberali negli anni '20 del XX° secolo permisero ai fascisti di salire al potere e di insaturare la dittatura che durò un ventennio. Ciò dimostra che la democrazia liberale è il miglior amico del fascismo.
Il pink washing, il red washing e il green washing non sono la soluzione per battere le destre. Serve ben altro (non rompete con questo benaltrismo).
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schizografia · 5 years ago
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Un'anarchia, senza ordine né legge, le leggi e i comandamenti non esistono senza il disordine della realtà, il tempo è la sola legge. Continuerò a disarticolare ogni cosa, nella vita degli universi, perché il tempo sono io.
La rivolta generale degli esseri è stata un sogno che ho osservato come un albero, nel mio angolo, con l'epidermide delle mie mani, e non ero morto né distrutto, ma nel corpo da qualche parte.
Sono una macchina che funziona benissimo e parte al primo colpo e sono gli esseri che, con la dialettica, fanno sorgere falsi problemi per comprendere esplicitamente quello che dico: che la mia testa funziona.
Seguo la mia strada nell'onestà, nel contegno, l'onore, la forza, la brutalità, la crudeltà, l'amore, l'acredine, la collera, l'avarizia, la miseria, la morte, lo stupro, l'infamia, la merda, il sudore, il sangue,l'urina, il dolore.
Non sono l'intelligenza o la coscienza ad aver fatto nascere le cose ma il dolore mistero del mio utero, dei mio ano, della mia enterocolite, che non è un senso, caro signor Freud, ma una massa ottenuta solo soffrendo senza accettare il dolore, senza rivendicarlo, senza imporselo, senza starselo a cercare ...
Non c'è scienza, c'è solo il niente, e non la supereranno la loro scienza se credono. Non si può vivere con tutti questi parassiti mentali attorno. Io sono colui che ha voluto rendere inutile il segno della croce.
Il dubbio, l'incostanza, l'ignoranza, l'inconseguenza non costituiscono uno stato alterato, ma il solo stato possibile, non esiste l'essere innato che avrebbe infusa la luce, la luce si fa vivendo, ma la sua natura reale è tenebrosa, non riempie mai lo spirito di consapevolezza, ma della necessità di accatastare il suo essere, di raccoglierlo al centro delle tenebre, affermazione consistente di un essere, di una forma che con la sua misura e i suoi appetiti si affermerà, l'essere, non dio, nessun principio innato.
lo non sono mai andato a dire agli intellettuali: che cosa volete? Neppure li ho mai biasimati, li ho solo scandalizzati con la lingua e i colpi. L'idea che ho di me è che non so nulla e sento sempre qualcosa dì diverso ìn merìto a un'ìdea del dolore e dell'amore che non può non uscirne.
Non ho mai amato l'atmosfera delle case di correzione e non accetto che me la sì applichi.
Lo ripeto, a guidarmi non è l'orgoglio letterario dello scrittore che vuole piazzare e veder pubblicato il suo prodotto. Sono i fatti che racconto che voglio che nessuno ignori, i gridi di dolore che lancio e che voglio siano sentiti.
No, io, Antonin Artaud, no e poi ancora no, io, Antonin Artaud, non voglio scrivere se non quando non ho più niente da pensare. Come chi divori il proprio ventre, l'aria del suo ventre, da dentro.
Sotto la grammatica si nasconde il pensiero che è un obbrobrio più difficile da battere, una vergine molto più renitente, molto più difficile da superare quando lo si prende per un fatto innato. Perché il pensiero è una matrona che non è sempre esistita. E che le parole gonfie della mia vita si gonfino nel vivere dei bla bla dello scritto.
Io scrivo per gli analfabeti.
P.S. Bisogna pagare degli ignoranti assoluti con denaro e buone parole per trasportare oppio, e fucilare i soldati, per vestirsi con abiti civili e assassinarli tutti, i soldati.
Liberare l'oppio dell'Afghanistan...
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corallorosso · 5 years ago
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Quella nella foto a sinistra è la copertina di oggi di “Elsevier Weekblad”, il settimanale olandese dei sovranisti: gli alleati in Europa di Salvini e Meloni. Il simpatico disegnino mostra in alto una coppia di olandesi al lavoro. In basso ci sono invece una coppia di italiani intenti a prendere il sole, trangugiando salumi e giocando col cellulare a bordo piscina. Una copertina piuttosto esplicativa che racconta la visione che gli alleati di Salvini e Meloni hanno del popolo italiano: una massa di parassiti che già se la godevano alle spalle degli altri Paesi e che domani, con il Recovery Plan, se la godranno ancora di più sfruttando il lavoro dei popoli diligenti. Qualcuno dirà: è solo un giornale, mica un partito. Già, ma andando sulla pagina di “Forum per la Democrazia”, il partito alleato della Meloni al Parlamento Europeo, il cui leader è stato invitato dalla nostra Giorgia Nazionale al convegno di Atreju, raccontano esattamente la stessa storia. Anche con simpatico video che mostra degli euro volare via dall’Olanda per finire in Italia. Però lei si dice “onorata” quando questi odiatori del popolo italiano partecipano ai suoi convegni. Anche Viktor Orban, il premier sovranista dell’Ungheria, era lo scorso autunno ad Atreju a baciare la mano della nostra Giorgia nazionale. E sempre Orban (di cui Salvini ha mostrato alcuni giorni fa tutto emozionato e felice un messaggio di congratulazioni che gli aveva inviato) oggi commenta così l’idea dell’Europa di aiutare l’Italia: “E’ assurdo e perverso finanziare i ricchi (cioè gli italiani, ndr) con i soldi dei poveri”. Un po’ come disse “Alternativa per la Germania”, partito tedesco sovranista alleato di Salvini, a proposito della manovra italiana del 2019: “La folle manovra dell’Italia a spese della Germania. Perché dobbiamo pagare noi per i ricchi italiani?”. Già perché la narrazione dei sovranisti, in qualsiasi paese, è sempre la stessa: in Italia Salvini e Meloni ci dicono che noi siamo le povere vittime dei Paesi europei ricchi e cattivi; mentre nel resto d’Europa gli alleati di Salvini e Meloni raccontano ai propri elettori la stessa favola al contrario: e cioè che loro sono le vittime della ricca e cattiva Italia. E una domanda sorge spontanea: come vengono comunemente definiti quelli che si alleano con i nemici del proprio Paese? Ah sì, traditori della patria. Ma non in Italia. Qui vengono definiti “patrioti”. I traditori della Patria sono quelli che come Giuseppe Conte hanno strappato in Europa il progetto del più grande finanziamento della storia del continente a favore del proprio Paese. Ma ehi, siamo in Italia no? (Emilio Mola)
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annetta-arletta · 5 years ago
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Nella deriva delle ideologie, Zanzotto cerca una poesia della resistenza, un pullulare di linguaggi, esperienze quotidiane, visioni di paesaggi, ma sempre legata alla necessità di una poesia come comunicazione umana. Attraversa la frantumazione dell’io e della realtà, ma senza fermarsi in una esaltazione del negativo: Zanzotto cerca nella pluralità dei linguaggi un qualcosa di autentico, un legame tra la terra e la materia. Vicino alle problematiche della Neoavanguardia, Zanzotto è consapevole dell’alienazione del linguaggio. In La beltà (1968), la poesia diviene una voce dell’inconscio dell’io e della collettività, allitterazioni, doppi sensi, balbettii, neologismi sonori, petel; Zanzotto si rifà a Lacan e alla natura linguistica dell’inconscio: ma non è solo processo psichico, è la ricerca di un qualcosa di originario, primitivo. Una scrittura oscura, ma lontana dall’ermetismo, è un toccare la fisicità del linguaggio. Andare al di là del linguaggio con il rischio di cadere in un oltraggio. Non si tratta del poeta vate dell’ermetismo, Zanzotto è consapevole del fuori tempo massimo, c’è ironia (Al mondo, da La beltà, 1968). 
 La poesia nasce da una volontà di comunicare, un lodare la realtà in quanto esiste, il poeta è un eccentrico che deve tessere i fili verso il centro. Poesia come un tentativo di dar forma ad un qualcosa che resta informe. Dietro il paesaggio, 1951: un io minacciato dalla perdita, guarda da una prospettiva laterale. Vedere la falsità della storia ufficiale e cercare un calore nello spazio infantile dell’Ur-kind. Ma non è un arrendersi, è un cercare di tirare fuori il mondo dal labirinto, una spinta verso il mostrarsi, l’esistere. Mondo visto come un meccanismo - nel 1965, usci La macchina mondiale di Volponi -, ma sempre legato alla prospettiva del ludus, un gioco quasi infantile. (Al mondo)
 C’è un immettersi nella poesia bucolica e pastorale (IX egloghe, 1962) portando però una natura piena di echi della comunicazione di massa, un pullulare di forme e segni industriali. La natura è cercata nel suo alternarsi e nel suo essere inquinata; il poeta come soggetto metereopatico che sente il pullulare di un’invasione di rifiuti e parassiti nella bellezza naturale. Non si tratta mai di un paesaggio fermo, la stessa aria è sempre febbrile. l’In Galateo in bosco, il terreno naturale è reso fertile da i cadaveri caduti nella Grande Guerra. 
Oppure un’immersione nel dialetto, filò  è la veglia dei pastori la notte: il dialetto è un toccare con la lingua il non sapere da dove essa provenga (Filò, 1976). Il messaggio leopardiano di combattere la natura, ma il rapporto uomo-natura è materno e tragico, il dialetto riporta verso quell’origine. 
In Idioma, raccolta nel 1986, il poeta trova una nuova fiducia nel dire, idioma indica la vita globale della parola, dissociazione, ma anche salvezza, c’è una nuova limpidezza nel nominare le cose, alla fine la lingua è comunicazione umana. In Fuisse - la condizione del non uomo che si vede morto -, ancora il poeta tenta una comunicazione, anche in una realtà aliena e geologica, è ancora un tentativo di uscire dal silenzio. 
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themetamorosnsquadtwins · 6 years ago
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Heroes - pt. 1
PROMPT: So che non accetti più prompt però io provo comunque a lasciartene uno, non si sa mai. Incrocio le dita! Pensavo a una scena in cui qualcuno tenta di far del male a Ermal (magari un tentativo di aggressione fisica o sessuale), ma Fabrizio in versione BAMF lo salva (Fabrizio protettivo e supereroe fa qualcosa ai miei ormoni...) (possiamo prenderci due minuti per sbavare su Fabrizio versione eroe?) (Che caldo che fa!!). Loro due possono già stare insieme oppure no, come vuoi. Incrocio le dita!!
Eccomi qui, provatissima dalla vita ma ci siamo! Premetto che la versione “eroica” di Fabrizio non sarà la classica cosa tipo superman che spara raggi laser dagli occhi, è più una cosa strettamente casuale e anzi, in verità in verità vi dico che di eroe non possiamo proprio parlare.
Altra premessa doverosa e necessaria, è  una au perché è ambientata nel periodo degli anni di piombo. Se non avete idea di che cosa siano, in breve: periodo che non è ben definito ma solitamente in italia si considera partire dalla fine degli anni sessanta e che va fino agli anni ottanta. Di che parliamo? Parliamo di degli anni un bel po’ del cazzo, dove ci furono diverse sconti, stragi e atti terroristici che vedono protagonisti organizzazioni extraparlamentari di estrema sinistra e i relativi gruppi di destra che vi si contrapponevano. In Italia parliamo di organizzazioni come  Lotta Continua per citarne una e per quanto riguarda le organizzazioni terroriste di estrema sinistra naturalmente la più citata e ricordata è quella delle Brigate Rosse, che vedevano la lotta armata come metodo di rivoluzione efficace. Per farvi capire chi sono questi, vi nomino un avvenimento che (spero) conoscerete tutti: sono stati gli autori del sequestro di Moro e della sua uccisione.Non è stato l’unico che hanno rapito e/o ucciso, ma è stato probabilmente il caso più eclatante.
Detto questo, spero che ci siamo capiti sulla situa. Chi sono Ermal e Fabrizio qui dentro? Lo scoprirete solo leggendo.
Buona lettura!
Ermal corre
Corre per le viuzze di Roma, rese scivolose dalla pioggerellina leggera che da qualche ora casca dal cielo e che in precedenza aveva prodotto un piacevole tap tap di sottofondo contro al suo ombrello mentre lui, ritto in piedi vicino a un muretto nei pressi dell’università, saltellava piano sui propri piedi per tenersi al caldo, il vento freddo che gli sferzava il viso e le guance, congelandogliele.
Ombrello che, ora come ora, giace parecchi metri più indietro, rovesciato e dimenticato dal proprietario nella fretta della fuga che sta cercando di compiere
Dietro di lui, risuonano anche fin troppo vicini i passi pesanti e le grida dei suoi inseguitori, che tra un insulto e l’altro si prodigano di ricordargli che è inutile che scappi: tanto, dicono, lo prenderanno. Gli intimano, quindi, di fermarsi, che tanto gli conviene se non ne vuole prendere il doppio, ma Ermal non gli presta attenzione: continua a correre, sentendo il cuore scoppiargli nel petto per lo sforzo e la paura, i muscoli delle gambe che bruciano nello sforzo.
Svolta a destra, poi a sinistra, prosegue dritto e svolta ancora: non ha la minima idea di dove sia o di dove stia andando e, come volevasi dimostrare, questo si traduce in un disastro non appena deve arrestare la sua corsa per non finire contro a un muro.
Vicolo cieco.
In tutta fretta, si volta per tornare indietro, ma è troppo tardi: all'entrata del vicolo tre ragazzi gli bloccano il passaggio e lo fissano, rossi in viso, sudati, bagnati e ansimanti quanto lui, con l’unica differenza che loro hanno stampato in faccia un ghigno trionfante e non una smorfia di paralizzato terrore.
Sono grossi, tutti e tre. Decisamente più grossi di lui. Farebbe fatica a tenere testa a uno solo di loro, ma così non c’era proprio speranza.
Fa un passo indietro, deglutendo rumorosamente mentre loro si avvicinano.
Stringe spasmodicamente la presa sui volantini ormai zuppi e rovinati che tiene in mano, la carta molliccia che cede e si strappa sotto alle sue dita mentre arretra ancora, fino a quando non si ritrova con la schiena contro al muro.
Li osserva da sotto i ricci scuri ridotti a una massa bagnata e informe che gli ricade davanti agli occhi, ma non ha il coraggio di alzare le mani per spostarli, né, in realtà, di muoversi.
Man mano che lui arretrava, loro erano avanzati e adesso si ritrova il ragazzo al centro-il capo dei tre, probabilmente, alto più di lui e grosso il doppio, se non il triplo. Deve essere anche più grande, probabilmente deve avere ventidue o ventitré anni-chino su di lui, che lo squadra a metà tra il disgustato e l’eccitato. Disgusto verso di lui, eccitazione, ovviamente, per averlo catturato. Probabilmente anche il terrore che si sente stampato in viso lo diverte.
Ermal guarda i suoi occhi chiari e vi legge che sta già pregustando il momento in cui lo colpirà, ma per adesso l’altro allunga solo la mano verso di lui, lentamente.
“Da qua, zecca” gli intima, facendo cenno verso i fogli.
Ermal se li stringe di più al petto, come se potessero proteggerlo, premendosi contro al muro, desiderando prepotentemente di potercisi fondere per scampare all’agonia che sa che lo attende.
L’altro inarca appena un sopracciglio, lanciando un’occhiata ai suoi due compari che, a loro volta, lo squadrano dubbiosi ma anche divertiti.
“Ho detto” ripete il ragazzo, avvicinandosi tanto da sfiorarlo quasi con il proprio corpo e torreggiando su di lui “Da qua, piccola e schifosa zecca che non sei altro!” 
Ermal sussulta appena quando lo sente alzare la voce, ma lentamente, con un coraggio che non sa di avere-o più probabilmente con grande stupidità-scuote appena il capo in cenno di diniego. Non riesce a parlare, non ha abbastanza fiato o volontà per farlo, ma basta quel piccolo gesto perché l’altro diventi viola in faccia, la rabbia a deformargli i lineamenti.
“No?” gli chiede, quasi ringhiando “dici no a me, feccia? A me?!”
Se fosse stato nel pieno delle sue facoltà mentali Ermal gli avrebbe volentieri chiesto chi si crede di essere per non poter accettare un no come risposta, ma si rende conto da solo che quella non è proprio una buona idea 
Per cui sta zitto, incapace di fare altro se non mordicchiarsi il labbro con febbrile preoccupazione. 
Sobbalza quando il ragazzo gli strappa violentemente di mano i volantini, deglutendo rumorosamente mentre li osserva e poi, con attenzione, li strappa, facendoli a pezzi davanti ai suoi occhi.
“Spazzatura” mormora, continuando a rompere la carta in pezzi sempre più piccoli, spargendoli ai suoi piedi “spazzatura, esattamente come te” 
Ermal si fa piccolo contro al muro, sentendo il cuore rimbombargli nelle orecchie mentre, disperatamente, cerca con gli occhi una via di fuga che non c’è
L’altro si prende il suo tempo prima di gettare a terra ciò che non ha sminuzzato, sputandoci poi sopra
“Mi fate schifo” dice, spingendolo poi contro al muro, facendolo sussultare di nuovo “siete dei parassiti. Vi metterei in carcere, a voi” continua, dandogli un’altro spintone “ma non basterebbe, vero? Stareste ancora lì, dietro le sbarre, a vivere a spese degli altri, esattamente come fate ora. No, sarebbe meglio ammazzarvi, a voi. Schifosi comunisti” replica, prendendogli poi con forza il viso in una mano, premendo le dita nelle sue guance “Scommetto che tu sei pure frocio, eh?” gli chiede, a mezzo centimetro dalla faccia,
La presa che ha è forte, tanto da fargli male, ma seppur con le lacrime agli occhi Ermal porta le mani sul suo polso, cercando di levarselo dal viso. Geme di dolore quando l’altro stringe la presa, cercando di divincolarsi, ma quello gli tira avanti la testa e poi gliela sbatte contro al muro, facendogli vedere le stelle
“Lasciami!” cerca di dire, provando ancora a togliersi da quella stretta,  ma l’altro ride, facendo un cenno ai suoi compari perché vengano a dargli man forte. 
Lo afferrano, uno da un lato e uno dall’altro, bloccandogli le braccia perché sia totalmente inerme.
Ermal sente il panico salirgli nel petto. Lo sa che lo picchieranno, è piuttosto palese, ma non è quello il problema. 
Il problema è che il ragazzo di fronte a lui sta usando la mano libera per aprirsi i pantaloni e il brivido che gli scende lungo la schiena non ha nulla a che fare con la pioggia gelida che gli entra nel colletto della giacca.
“Frocio e pure comunista. Fossi tuo padre t’avrei già ammazzato” ribatte, facendogli sbattere di nuovo il capo contro al muro “Ma sai, sei fortunato zecca. Forse oggi sarai utile a qualcosa. Tu e la tua sporca boccuccia comunista” 
Ermal boccheggia appena, cercando di scappare dalla stretta delle loro mani che, lo sa, stanno lasciando il segno nella sua pelle, ma non può nulla. 
“Che c’è, non ti va? Dicono che siete bravi, voi froci. siete come donne con il cazzo, dovreste sapere cosa piace a un uomo” replica, facendo ridere sguaiatamente gli altri due “Poi tu sei pure zecca, quindi te ne intendi il doppio sul succhiare” rimanda, dandogli uno strattone che Ermal subisce con un gemito
Si sente le ginocchia molli per la paura, ma la presa degli altri due ragazzi lo sostiene. 
Guarda negli occhi di quello che gli sta di fronte, maligni quanto divertiti, ed è in quel momento che il terrore per quello che l’altro vuole gli fa sciogliere la lingua
“Forse sei tu che sei frocio” bofonchia “altrimenti perché chiederesti a me di succhiartelo?”
Il discorso viene fuori più come un mugolio, ma il senso viene afferrato abbastanza perché l’altro impallidisca, facendosi poi livido di rabbia 
“Cosa hai detto, bastardo?” strilla, ritirando la mano dal suo viso
Ermal apre subito la bocca, ansimando, muovendo appena la mascella dolorante 
“Ho detto” replica, guardandolo, sentendosi tremante e terrorizzato ma come non mai pronto a prenderle “che forse sei tu il fro-”
Non finisce  la frase.
Prima che possa completarla, sente uno scricchiolio funesto gli risuona nelle orecchie e poi un dolore sordo e pulsante gli invade il viso, mentre il sapore ferroso del sangue gli riempie la gola
Per un secondo, vede tutto nero
Sente solo un male atroce alla faccia e alla nuca, dove ha di nuovo sbattuto contro il muretto.
E’ solo quando un sonoro schiaffo gli colpisce la guancia che rinviene, sbattendo le palpebre e ritrovandosi a osservare l’immagine sfocata dell’altro mentre boccheggia, cercando di respirare, sputando sangue
Deve avergli rotto il naso, o non si spiega
Non fa però in tempo a riprendersi che un pugno nello stomaco lo fa piegare in avanti, anche se la presa degli altrui due lo tiene in piedi, nonostante il dolore sordo che sente anche ai muscoli perché gli stanno torcendo le braccia
Geme di dolore, tremando per la paura e il freddo e il male, deglutendo il suo stesso sangue caldo e salato prima di tossire, incamerando l’aria con un risucchio violento.
Sente che il ragazzo di fronte a lui lo sta insultando, ma le orecchie gli fischiano troppo per carpire le sue parole.
Un nuovo calcio, dritto in pancia, gli fa salire un conato di vomito e gli strappa di nuovo l’ossigeno dai polmoni per qualche secondo.
Il dolore sordo alle ginocchia lo avverte che gli altri due energumeni devono averlo lasciato cascare parzialmente in avanti, consentendogli di mettersi in ginocchio sul lastricato.
Sente la dita altrui infilarsi nei propri capelli e poi un dolore acuto alla nuca quando li tira senza garbo, strappandone alcuni, per fargli alzare il capo
Vede le sue labbra muoversi, ma non sente cosa gli sta dicendo.
Aiuto, pensa, qualcuno mi aiuti, ma non sa se lo sta dicendo o la sta solo pensando.
L’unica cosa che capisce è un qualcosa che somiglia a un ti ammazzo e poi il ragazzo gli sferra un altro violento pugno in faccia, colpendolo con l’anello che indossa dritto sul viso, appena sopra l’occhio.
Il dolore gli esplode dietro alle palpebre chiuse sottoforma di lucine psichedeliche.
Poi, le dita dell’altro gli si chiudono attorno alla gola, stringendo con forza, bloccandogli il respiro
Cerca debolmente di divincolarsi, l’istinto di sopravvivenza che prevale, senza successo
I pensieri gli corrono velocissimi nella testa
Pensa che morirà lì, al freddo e al gelo, in quella strada che puzza di fogna e che nessuno conosce, probabilmente nemmeno quelli che ci abitano. Forse il suo cadavere verrà trovato giorni dopo, mangiato dai ratti, e a nessuno importerà perché non è altro che uno stupido diciannovenne albanese che non vale nulla
Sente le lacrime scorrergli lungo il viso mentre prega di venire salvato o di morire in fretta, i polmoni che gli bruciano e la testa che gli scoppia
E poi, miracolosamente la presa sparisce
Boccheggia rumorosamente, tornando a incamerare aria
Sbattendo le palpebre, riesce confusamente a�� distinguere quello che sembra il suo aggressore che si prende un pugno da qualcun’altro, mentre i due al suo fianco lo lasciando andare di scatto.
L’ultima cosa che Ermal sente è quello che somiglia a un grido. 
Poi, collassa in avanti, di faccia, sulla strada, senza la forza di mettere le mani avanti per parare il colpo, e la botta è l’ultima cosa che gli serve per perdere definitivamente i sensi.
“Ragazzino. Ao. Ragazzino svegliati”  “Secondo voi è morto?” “Ma non vedi che respira?” “Secondo me è morto” “State zitti vuoi due. Regazzì, ao, daje” 
Sono tre voci distinte che battibeccano tra loro che gli giungono alle orecchie quando riprende improvvisamente conoscenza.
La testa gli pulsa dolorosamente e la pioggia gli batte sul viso, facendogli strizzare gli occhi
“Visto!” esclama una voce trionfante “Te l’avevo detto che non era morto!” “Cazzo c’hai ragione si muove. Regazzi daje, apre gli occhi. Va tutto bene adesso” “Ao ma state zitti du minuti? Non vedete che-AO PIANO”
La terza voce deve appartenere alla stessa persona che gli sta più vicino e che, al suo tirarsi su di scatto, si è spostata per non prendersi una capocciata con lui
Ermal, del canto suo, non appena ha iniziato a riprendere i sensi si è alzato di scatto, sentendo l’improvviso bisogno di rimettere, la nausea che gli aveva stretto lo stomaco.
Non vede neanche quel che succede: un secondo prima sta guardando il cielo plumbeo e un secondo dopo, dopo un vortice di cose indistinte, fissa la strada su cui, con un gemito, rigurgita il suo stesso sangue che aveva in gola, prendendo poi a boccheggiare e tossire
Chiunque lo circondi-i suoi salvatori, apparentemente-emettono un verso schifato.
“Che schifo” dice la voce di quello che lo credeva morto “Senti meglio che vomiti che soffochi” replica un’altra voce
La terza, invece, rimane quieta, ma in mancanza di parole a far sentire la sua presenza è una mano che gli accarezza energicamente ma delicatamente la schiena, mentre il braccio libero lo sostiene appena posandosi con circospezione sul suo petto 
“Piano” mormora la voce mancante al suo orecchio. è bassa e roca, calda e decisamente piacevole “Va tutto bene, tranquillo. Se ne sono andati. Respira, piano”
Lentamente, riesce a calmare il battito impazzito del suo cuore, tornando a respirare decentemente. Per quanto, ovviamente, glielo consenta il dolore che sente ovunque: alla faccia, allo stomaco, al petto, alla pancia, alla testa. Perfino le gambe e le braccia gli fanno male.
Sbatte spasmodicamente le palpebre, sentendo caldo e appiccicaticcio su un lato del viso e non appena riesce a passarci una mano tremante si rende conto che deve essersi fatto male dato che ritrae un palmo zuppo di sangue.
“prendi” dice qualcuno, facendo comparire  nel suo campo visivo una mano che gli tende un fazzoletto
Ringrazia con un roco mugolio, sentendo la gola bruciante e irritata, e si preme il pezzo di stoffa sul sopraccigglio, sibilando appena per il dolore, cercando di pulirsi l’occhio con l’altra mano.
Quando finalmente riesce a riprendersi abbastanza da mettere a fuoco e alzare il capo, si ritrova davanti forse il trio più singolare che gli sia mai capitato di vedere.
Alla sua sinistra c’è un ragazzo di media statura, a contraddistinguerlo dagli altri solo la leggera barba e i capelli, di colore rosso. Ha una taglio sullo zigomo, e degli schizzi di sangue sulla maglietta. Nel mezzo, si ritrova a ricambiare il preoccupato sguardo di un altro ragazzo, dai capelli scuri e piuttosto lunghi e le labbra stranamente rosee, molto più della media, spaccate in un angolo, un livido non recente che gli ricopre una tempia. E infine, alla sua destra, inginocchiato sulla strada accanto a lui, c’è un ragazzo dai capelli corti e castani, una leggera barba che gli spunta sul viso e gli occhi nocciola che lo squadrano gentilmente. Dei tre è sicuramente il più bello, a suo parere. Distrattamente, nota che ha qualche lentiggine sul viso stanco, segnato da profonde occhiaie.
Quando si accorge di averlo fissato un secondo di troppo abbassa lo sguardo, imbarazzato, schiarendosi di nuovo la gola irritata
“Dove...cosa...” gracchia, guardandoli 
“I coglioni di prima se ne sono andati, se è questo che vuoi sapere” dice il rosso, sorridendogli “Li abbiamo fatti andare via. Figli di cani codardi, sono scappati subito. Li avrei voluti inseguire ma tu stavi qua a terra... Sono Roberto, comunque”
“Già” annuisce il ragazzo dai capelli lunghi, sorridendogli “Gli abbiamo reso quel che meritavano, ai bastardi. Fortuna che passavamo di qua ragazzino, perché quegli animali te l’hanno fatta vedere brutta. Andrea, comunque”
Ermal annuisce mestamente e lentamente prima di rivolgere uno sguardo al ragazzo al suo fianco che, senza aggiungere altro, scrolla le spalle 
“C’hanno ragione sai” dice poi, dopo un secondo di pausa “Te stavano massacrando. Ma che non te l’ha mai detto nessuno che non te ne devi andare in giro da solo a quest’ora per questi vicoli?” gli chiede, prima di sospirare “Comunque io so Fabbbbrizio”
“Con quattro b, sì” gli sorride il rosso, dando una pazza sulla spalla all’amico al suo fianco.
Dopo quelle inconsuete presentazioni, Ermal rimane un secondo in silenzio.
“Gra-grazie” gracchia poi, rendendosi conto solo in quel momento del sollievo che lo invade di colpo quando rielabora che no, i suoi aggressori non sono più in giro “mi avete salvato la vita” mormora, quasi incredulo della cosa. La consapevolezza di quanto quella frase sia vera lo fa tremare appena.
“io... io vi sono debitore. Grazie, davvero” soffia, guardandoli uno per volta prima di soffermarsi su Fabrizio. “Io sono Ermal, comunque” aggiunge, tirando appena su con il naso e poi immediatamente rimpiangendo di averlo fatto data l fitta che lo attraversa.
Parla con voce più nasale del solito e portandosi una mano al viso si sente gonfio e tumefatto
“Te l’hanno rotto, regazzì” osserva Roberto senza tanti complimenti
“Sì e ti hanno anche aperto un sopracciglio” aggiunge Andre, indicando la mano che l’altro preme ancora con il fazzoletto ormai zuppo di sangue
“Basta, voi due. Non c’è bisogno che gli facciate ‘a cartella clinica. C’ha bisogno di cure, non di una diagnosi. Lo porto a casa mia, voi andate a cercare Ale, va bene?”
“Fabbrì, sicuro che ce la fai da solo con lui?” aveva chiesto Andrea, preoccupato, facendogli emettere uno sbuffo “Questo pesa quaranta chili da bagnato, ce la faccio, sì. Voi andate a recuperare Ale e magari qualcosa da mangiare”
I due avevano annuito, allontanandosi prima che lui potesse protestare
Non che avesse poi molto da dire: cosa poteva fare? Che altre opzioni aveva? Nessuna. Se fosse tornato a casa in quello stato, sarebbero stati guai. 
Erano già stati fin troppo gentili con lui, quei ragazzi, ma gli era grato del fatto che non l’avessero semplicemente abbandonato lì come avrebbero potuto fare.
“Ci vediamo ragazzino” aveva detto Roberto, facendogli un cenno leggero, mentre Andrea si era limitato a dirgli “Ciao” e a rivolgergli un sorriso leggero.
Erano spariti quasi subito, lasciandolo solo in compagnia di Fabrizio, dolorante e ancora confuso su quel che era appena successo.
Una parte di lui avrebbe persino potuto credere che si stava immaginando tutto e quei tre non fossero altro che un prodotto della sua immaginazione di persona morente se non fosse che non crede che avrebbe potuto tirar fuori dalla sua mente delle persone tanto... eccentriche.
“Regazzì, riesci a camminare?”
La voce di Fabrizio lo riscuote dai suoi pensieri, facendolo voltare lentamente verso di lui
Lo guarda, gli occhi nocciola puntati nei suoi.
E’ bello, Fabrizio. Bello di una bellezza ruvida ma innegabile e mentre sta li, con i capelli incollati al capo a causa della pioggia, sembra quasi scolpito per quello scenario.
“Io... forse” mormora Ermal, rabbrividendo per il freddo
Solo in quel momento si rende conto di quanto lo sente, fin nelle ossa, i vestiti bagnati che gli pesano addosso come non mai.
“Daje allora. Ti do una mano a rimetterti in piedi” dice Fabrizio, tirandosi poi su. 
E’ abbastanza alto, ma non troppo, la sua figura che è comunque magra e slanciata nonostante tutto.
Ci vogliono cinque minuti, una buona dose di imprecazioni e gemiti e due tentativi falliti prima che Ermal si ritrovi ritto sulle proprie gambe, ansimante e dolorante, appoggiato a Fabrizio per sostenersi che, per aiutarlo, gli ha messo anche un braccio attorno al fianco
Ermal vorrebbe non esserne così consapevole ma la verità è che sente benissimo la presenza di quella leggera stretta.
Nota, con un leggero senso di colpa, che le nocche del suo accompagnatore sono livide, probabilmente a causa dei pugni dati.
Non che importi. Ora quel che conta è mettersi al caldo, e farsi curare.
Guardando per terra, vede i pezzi dei suoi volantini distrutti e sa che è inutile raccogliere pure quelli ancora quasi interi dato che sono completamente zuppi di pioggia.
“Ci sei?” gli chiede Fabrizio e  lui annuisce appena, facendo un passo tremulo e zoppicante in avanti
Si sente la testa che gira e le gambe molli, ma almeno non ha perso di nuovo i sensi.
“Bene” mormora Fabrizio “Perché di strada da fare ne abbiamo un po’. Forza regazzì, andiamo.”
E detto quello, si avviano lentamente sotto la pioggia, il buio della sera che li inghiotte mentre svoltano e la pioggia lava via il sangue dal vicolo, non lasciando nessuna traccia del crimine che vi era appena stato commesso.
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toscanoirriverente · 6 years ago
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INPS per la famiglia
Di quando i 300 di Leonida si reincarnano, e lavorano per lo stato. A-HU!
Stamattina mi alzo, prendo la S-Bahn e mi trovo ad aprire Twitter. E cosa ci trovo? Ci trovo la saga dei 300 soldati di Sparta che si sono reincarnati e si trovano su Facebook a gestire uno stretto passaggio , una pagina istituzionale che deve fermare un’orda di persiani  farlocchi desiderosi di depredare lo stato.
Quello che sta succedendo era altamente prevedibile, per la semplice ragione che e’ sempre successo. Se vi foste mai fermati un giorno ad uno sportello dell’ INPS, diciamo a mettere a posto qualche terminale TN3270 (ho la mia eta’, abbiate pazienza) , avreste visto chiaramente che cosa si presenta agli sportelli. E avreste visto questi impiegati/e, che ogni giorno devono reggere il massimo della fancazzaggine, dell’ignoranza, dell’approssimazione dialettale, dell’evasione fiscale manifesta, del lavoro nero praticamente confessato di fronte allo sportello, con la stessa eroica posa di un oplita alle Termopili. Mai fare un passo indietro.
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Ma la cosa assurda sono le discussioni che poi nascono da questa cosa. Innanzitutto, c’e’ una strana concezione della sinistra come surrogato laico della Caritas. In passato e’ esistito qualcuno, cioe’ la frangia piu’ radicale della sinistra, che per trovare appoggio in un paese cattolico ha spacciato per “sinistra” qualsiasi cosa si sforzi di costruire un welfare per aiutare i poveri. Se consideriamo che il welfare moderno fu inventato da Federico di Prussia, personalmente dubito che tale definizione possa essere corretta , a meno che non si voglia inserire il Re Soldato di Potsdam tra le icone della sinistra.
In ogni caso, sembra che qualcuno abbia raccontato alle masse ignoranti piu’ cattoliche una storia, secondo la quale “la sinistra” sarebbe una versione della Caritas, cioe’ un istituto di carita’, ma molto piu’ finanziato, in quanto pesca direttamente dalle casse dello stato.  Questo ha chiaramente attratto tutta una serie di persone che erano insoddisfatte del trattamento Caritas, ma ha creato un’ala della “sinistra” che era del tutto “non di sinistra”, e che oggi (fortunatamente) e’ confluita nel Movimento Cinque Stelle.
L’equivoco consiste nel fatto che la sinistra non si e’ MAI proposta di fare l’elemosina ai poveri per aiutarli: la sinistra ha sempre parlato di “emancipazione”, cioe’ di offrire ai poveri gli strumenti che servivano loro per prendere il cosiddetto “ascensore sociale”.
Nel partito di sinistra del periodo, il PCI/PDS/whatever , quindi, sono esistite DUE anime:
Quella progressista: diffusa principalmente nelle citta’ e tra gli operai che mandavano a studiare i figli a costo di schiattare di lavoro , questa sinistra spiegava chiaramente cosa si intendesse per “emancipazione”: non si trattava di dare pesce alle persone, ma di insegnare loro a pescare.
Quella populista: in provincia, per strappare le masse alla Chiesa, si era deciso di vendere l’idea di “aiutare le masse lavoratrici” come fosse un sostituto impersonale (cioe’ statale e burocratico) della Caritas. Un posto dove, anziche’ darti la mensa dei poveri, ti davano dei soldi.Insomma, non ti davano la canna da pesca: ti spiegavano che un pesce al giorno fosse un diritto acquisito.
La cosa interessante e’ che la sinistra piu’ radicale non si e’ ambientata molto nell’ala progressista, ma in quella populista. Il sinistrato radicale deve spacciare alle persone delle bufale evidenti e surreali, quindi preferisce avere a che fare con la classe di ignoranti, che credono di essere ignoranti in quanto proletari e non proletari in quanto ignoranti, una classe che si beve qualsiasi cazzata pur di ottenere soldi dallo stato. Se bisogna dire che in Russia si Sta Meglio si dice, basta che dai una pensione di invalidita’ a mia zia.
Il risultato e’ che oggi “Candy Candy Forza Napoli” viene spacciata per una proletaria oppressa dal Capitale, quando e’ una persona che:
E’ cosi’ pigra che non va a registrarsi sul sito di INPS. Ma e’ piuttosto attiva su Facebook.
Si e’ sforzata di resistere ad almeno 10 anni di istruzione gratuita ed obbligatoria, uscendone indenne.
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Tuttavia, arrivera’ qualcuno che si ritiene “di sinistra” a difendere queste persone , classificandole tra i “lavoratori”. In che modo persone che NON sono lavoratori siano “lavoratori” o “la classe lavoratrice” mi e’ del tutto incomprensibile. Ma questo e’ il risultato di un equivoco populista che ha visto la sinistra estrema arruolare nella “classe lavoratrice” (e quindi meritevole di carita’-sussidio) CHIUNQUE avesse militato nella loro fazione.
Perche’ “Marta Fana” (come tanti simili a lei)  considera “classe lavoratrice” una classe di persone che spesso ammettono con chiarezza di compiere evasione fiscale?
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Il figlio di questa persona, tecnicamente e legalmente, non solo NON e’ un “lavoratore”, ma di fatto sta rubando soldi ai lavoratori che pagano le tasse. Eppure la sinistra radicale annovera queste persone tra la “classe lavoratrice”. La ragione e’ semplice: per molto tempo nel PCI si andava a tessere, e le tessere nelle zone piu’ devastate del paese andavano procurate ad ogni costo. Anche a costo, cioe’, di tesserare evasori fiscali, lavoratori in nero e parassiti conclamati. Oggi questa “sinistra” e’ confluita in massa in M5S perche’ M5S ha saputo fare la stessa cosa ma meglio, dal momento che la sinistra progressista continuava ad offrire emancipazione dove loro si aspettavano carita’ a fiumi, e senza dover dire grazie.
La sola differenza tra la carita’ e il welfare, per la sinistra radicale, e’ che il welfare e’ un diritto, mentre con la carita’ devi almeno dire grazie a chi te la versa.
Qui c’e’ il punto cruciale: occorre stabilire definitivamente se la “sinistra” intenda emancipare le persone o far loro la carita’ . La scelta e’ tra dare alle persone una canna da pesca o un pesce.
Ad onore del vero non possiamo nemmeno accusare i marxisti o i leninisti di questo: loro hanno sempre parlato di collettivizzare i mezzi di produzione, non la produzione. Questo significa che nell’esempio del pescatore, la proposta non e’ mai stata quella di dare a chiunque il pesce, ma quella di dare a chiunque la canna da pesca.
Nella costruzione dello stato sovietico qualcosa ando’ storto (Stalin) e quindi le cose andarono diversamente, nel senso che una volta statalizzati i mezzi di produzione allora anche il plusvalore fu statalizzato, per cui ti consentivano di usare una canna da pesca, ma poi NON ti consentivano di emanciparti perche’ ti toglievano TUTTO il pesce che pescavi, per darlo ad altri.
A questa deviazione storica si ispira la sinistra populista, che non a caso mostra sempre grandi simpatie verso Stalin. Una visione come quella cinese, ove lo stato possiede i mezzi di produzione (e’ socio al 51% di qualsiasi azienda) ma solo chi lavora molto diventa ricco , e’ ancora abbastanza estranea alle loro menti.
Ma il problema non e’ storico nel senso di “storia del comunismo”, e’ storico nel senso di “storia del PCI”. La verita’ e’ che nel dopoguerra al PCI servivano voti. Poiche’ il PCI si proponeva di arruolare “la classe lavoratrice”, chi sosteneva il PCi doveva essere in qualche modo considerato “classe lavoratrice”. Ma nel momento in cui, per fame di voti, vogliamo arruolare anche lavoratori in nero, evasori fiscali e palesi fancazzisti, occorre dar loro la patente di classe lavoratrice. Ed e’ quel che fu fatto.
Potete chiedervi che senso avesse per il PCI promettere carita’-come-diritto a gente che non la meritava, e a carico degli altri lavoratori: una volta arrivati al governo si sarebbero trovati in enormi difficolta’ nel conciliare le due cose. (cosa che sta succedendo puntualmente ad M5S, peraltro). Ma qui arriva il giochino magico: nell’Italia della guerra fredda, con le elezioni che si svolgevano avendo la sesta flotta americana al largo di Roma, non esisteva la piu’ pallida chance che il PCI andasse al potere. Al PCI serviva solo riempire le piazze, e per questo andava bene chiunque.  Non avevano il problema di mantenere le promesse una volta al governo.
Questo corto circuito tra le due “sinistre”, quella progressista che voleva emancipare queste persone e quella populista (o radicale che dir si voglia) cui bastava imbarcarle  e’ esploso alle scorse elezioni, ed e’ esploso in quasi tutti i paesi occidentali proprio con l’arrivo di partiti dichiaratamente populisti. Una volta caduto il taboo verso il populismo, infatti, non serve piu’ la foglia di fico della “classe lavoratrice” per pretendere un reddito di cittadinanza. Nessuno ha piu’ bisogno di scendere in piazza coi sindacati mescolandosi al lavoratori, quando puo’ semplicemente sfanculare a destra e sinistra usando Facebook.
E nessuno si vergogna piu’ di dichiarare di praticare lavoro nero: se un tempo avevano la decenza di farsi chiamare “lavoratori sfruttati in nero”, pretendendo che la condizione irregolare fosse una decisione del padrone infame che risparmiava, oggi vanno direttamente di fronte all’impiegato dell’ INPS a dichiarare che il figlio lavora in nero. Non serve piu’ la foglia di fico del “lavoratore sfruttato”: M5S, infatti, ha tutti i vantaggi della sinistra radicale, ma senza richiedere alle persone di fingersi lavoratori. Basta loro dire di essere “uno che vale uno”.
E questo ha risvolti politici enormi: il PD e’ letteralmente divorato da due anime. Una, quella progressista, tutto sommato vive con un senso di sollievo che M5S e Lega abbiano strappato loro l’ala populista. Sono di meno, dicono, ma almeno tutti hanno capito cosa sia la sinistra progressista.
L’altra ala, quella che vuole allearsi coi populisti, e’ quella che sino a qualche tempo fa aveva imbarcato i loro elettori, e che si illude di riaverli indietro. Ma perche’ una persona cui basta dire “vaffanculo” dovrebbe riprendere una tuta blu da manifestazione, fingere che gli importi della Palestina, tenere in casa “Il Maestro e Margherita” fingendo di averlo letto? A queste persone oggi basta dire vaffanculo, stare sui social e insultare chiunque: molto piu’ semplice ed economico, anche perche’ per fingere di aver letto Il Maestro e Margherita bisognava almeno parlare in italiano, (se si leggeva il libro tradotto e non l’originale) , mentre per essere seguaci di M5S un idioma pata-dialettale basta e avanza. E la Palestina poi: diciamolo chiaramente, ma a chi cazzo e’ mai fregato davvero  qualcosa di quel posto? Grillo ti offre la stessa cosa, senza dover leggere romanzi russi, conoscere le vicende di popoli improbabili, fingere di lavorare.
Ovviamente, la sinistra italiana ha fatto (con Zingaretti) una scelta suicida: quella di provare a riprendersi la parte “populista” che M5S gli ha strappato. Per fare questo deve riprendere parte del dizionario del vecchio populismo di sinistra, parte del ciarpame ideologico (prevedo il ritorno degli scritti di Giulietto Chiesa) e ovviamente deve scontentare l’ala progressista che, diciamolo, di quel ciarpame umano e ideologico aveva le palle piene sin dal secolo scorso. E spiegare al grillino medio, daccapo, dove cazzo si trovi la “Palestina”.
Il merito della vicenda dell’ “INPS per le famiglie” e’ proprio quello di aver scoperchiato un calderone che altrimenti sarebbe rimasto inosservato dentro gli stanzoni maleodoranti ove si fanno le code agli sportelli INPS.
E l’unica classe lavoratrice in gioco, cioe’ la trincea di impiegati che devono trattare con rispetto chi confessa di rubare loro la pensione lavorando in nero, sarebbe rimasta sepolta in un eroismo stoico altrimenti inosservato.
Bene ha fatto INPS a rendere pubblico cio’ che accade nei suoi sportelli quotidianamente, e cio’ cui devono assistere (e , come lavoratori regolari e contribuenti, subire) i suoi impiegati.Cioe’ lavoratori.
O meglio: EROI.
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d4nny4rt · 2 years ago
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Psicopatia
Mi sono svegliato un giorno, era soleggiato, una giornata primaverile come tante, ero l’uomo più ricco del pianeta terra! Ricordo di non essere riuscito nemmeno a contare tutti quegli zeri di fila sul mio estratto conto. Non ero ricco, ero spaventosamente ricco e non c’era nulla che non potessi permettermi. Più passava il tempo, i giorni e i mesi e più scoprivo che nei miei cassetti non avevo più un solo desiderio, mi stavo seriamente annoiando, ma si può essere il più potente del mondo e vivere momenti di noia del genere? Che nervi! pensavo. Iniziavo a studiare i comuni mortali e quasi provavo invidia per loro. Quegli sfigati riuscivano a fissare degli obiettivi, a pianificare le spese che potevano permettersi per poter arrivare a fine mese, insomma, la loro mi sembrava una vita vissuta, piena di adrenalina, con momenti di disperazione, ma anche alcuni momenti di gioia e quando gioivano sembravano sinceri, felici davvero! Io? No, io pur essendo il numero uno al mondo non avevo di questi momenti, né disperazione, né gioie, la mia, era una lunga vita piatta! Sì, ogni tanto mi compravo un’isola sperduta nel Pacifico, ma finivo per trascorrerci delle vacanze in completa solitudine, io, mia moglie e la servitù (come la chiamavo io). Inevitabilmente l’entusiasmo sembrava disperdersi in quell’immenso oceano che ci circondava e tornavo ad essere l’insoddisfatto di sempre. Avevo provato tutti i migliori bolidi a quattro ruote sulla faccia della terra, mi spostavo con un aereo privato e avevo una camera da letto con vasca idromassaggio ed ogni ben di dio, ma più guardavo quella massa di popolazione ingombrante ai miei piedi, più provavo rabbia per la loro facilità ad accontentarsi di piccole cose. Cose che nemmeno vedevo, cose che non avevano un prezzo e non potevo nemmeno comprare. Così un bel giorno ebbi una grande illuminazione! Da adesso in poi, questi mangia pane a tradimento me la pagheranno tutti! E più mi odieranno e più sarò felice! Fu così che cominciai a pensare di produrre dei laboratori biologici per produrre virus mortali e qualora qualcuno non avesse contratto il pericoloso virus? Non vi era alcun problema, avevo previsto un piano B: acquistai tutte le case farmaceutiche del mondo costringendole a diffondere delle cure preventive che in realtà avvelenavano, altro che cure! Signori, non avete idea di quanto fu facile! I quotidiani erano in mano mia, e persino le tv pubblicavano tutto quello che studiavo a tavolino. La vita cominciava a sorridermi! Ora non conoscevo più nessuna forma di noia. Sembrava di partecipare ad un grosso video gioco, un reality. I medici al mio servizio mi davano una grossa mano con le loro apparizioni in tv, vi giuro, morivo dal ridere! Avevo ingannato quei poveracci che non potevo proprio soffrire! Avevo sterminato già un terzo di quei parassiti. Se mi sentivo malvagio? Neanche un po’, la mia vita era stata sufficientemente frustrante sino ad allora e adesso dovevo prendermi una bella rivincita! Solo una cosa non mi riuscì. Farmi odiare. Quei poveracci non mi diedero questa soddisfazione! Non sapevo come far credere loro che era tutta opera mia! Ero l’unico sulla faccia della terra in grado di essere capace di tutto ciò. Niente da fare! Quelli cominciarono a prendersela tra loro! Arrivarono al punto di dividersi e mettersi l’uno contro l’altro. Poveretti, si fidavano persino dei miei medici che ridicolizzavo mandandoli a raccontare balle in tv! Non potevo credere ai miei occhi e di fatto, anche in quella circostanza, nessuno ebbe modo di accorgersi della mia potenza e così, mi ripromisi che presto avrei scatenato una grande guerra! Come? Beh, facile…
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paoloxl · 6 years ago
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La nostra vita, la nostra quotidianità, il nostro "essere" umani raccoglie una miriade di parole, conversazioni, discorsi, incontri e scontri lessicali, schiamazzi ed urla, bisbiglii, detti e non detti, pensieri. In un unico grande calderone milioni di parole raccontano chi siamo o chi, per lo meno, vorremmo essere.
Prima della parola, siamo tutti neonati, innocenti creature che si esprimono attraverso gesti significanti che, per quanto capibili, restano interpretabili. Con il dono della parola ci posizioniamo in una determinata fascia sociale e iniziamo a dare un peso specifico al nostro lessico, diamo valore, appunto, alla parola.
Il significato culturale della parola trascende dalla parola stessa e, come ci insegnano gli antichi latini, la parola può diventare un mezzo di potere che supera l’arma più tecnologica o l’esercito invincibile; prima di diventare  "fisicamente" violente, le grandi dittature Novecentesche si sono appropriate delle parole, del lessico, per far breccia negli uomini e nelle donne del tempo e per dare una spiegazione "logica" ad azioni che oggi ci sembrano determinate da pura follia; durante il regime fascista Mussolini portò avanti una vera a propria "bonifica" delle parole volta a «recuperare la purezza dell’idioma patrio» (Mussolini, 1931) ingabbiando così le parole in slogan semplici, di facile comprensione, macisti. Il Me ne frego! è un classico esempio.
Gli stessi slogan che oggi, in una società addormentata o connivente, danno la stura ad un pensiero unico (o massimalista) che riprende il gergo delle dittature e sposta il significato in base a contenuti che devono arrivare "alla pancia" delle persone, devono essere efficaci, diretti, chiari, bonificati, appunto, per tutti e tutte. L’inizio di questo spostamento, una quindicina d’anni fa circa, proprio in concomitanza con l’avvento e l’uso massiccio di internet e dei social network, con il recupero del concetto di degrado, via via diventato sinonimo di povertà, emarginazione, immigrazione (chi non ricorda l’avvento dei sindaci - sceriffi, quota PD) e il ritorno in auge del concetto, del tutto inventato e Ottocentesco, di patria declinato poi nelle varie accezioni ragionali (vedi il Paroni a casa nostra tipicamente veneto).
Il passo è stato brevissimo e l’uso delle parole, accostato ad un mondo del tutto virtuale (Facebook e Twitter su tutti), è diventato il mezzo per conquistare folle gaudenti tra selfie gioiosi e sfogatoi di massa che rasentano la grande ignoranza di un Paese assuefatto alla virtualità dell’odio e della violenza. Che poi, in breve, si è trasformata in realtà (vedi i numerosissimi atti di violenza contro migranti e minoranze che continuano a riempire le cronache italiane).
Passo breve, si diceva. Così oggi le ONG che salvano vite in mare diventano scafisti del mare («Non sarò mai complice di scafisti e ONG» Salvini, 20 gennaio 2019. Solo per portare l’ultimo degli esempi, la bibliografia in questo caso risulta troppo corposa), detto particolarmente caro ai pentastellati e sdoganato con forza dai leghisti [1]; la pacchia, simbolo dello star bene, dell’ozio punk anni Ottanta, è oggi accostata al non far nulla, al mantenimento da parte dello Stato dei migranti costretti all’interno dei centri di accoglienza; e poi, come un fiume in piena, Prima gli italiani, Sicurezza e legalità, Armi, droga e ONG e chi più ne ha più ne metta.
La parola del leader, il Capitano, per usare appunto un termine militaresco calcistico particolarmente caro agli italiani, diventa un mantra quotidiano, dal buongiorno alla buonanotte: Se voi ci siete, io ci sono, Amici che fate oggi, La Pacchia è finita, Dolce domenica Amici, Notte serena Amici (qui mi fermo per rispettabilità verso chi legge), il tutto condito da un sano vittimismo (Il povero Ministro attaccato da tutti, stacanovista d’antan), l’insita capacità di sbattere la faccia dei "nemici" al pubblico ludibrio scatenando così il circo dei parassiti da social network sempre pronti a sfogare i peggiori insulti razzisti e xenofobi.
Un fenomeno, quello della potenza della parola, che si è via via declinato nei vari territori e ha visto la salita in cattedra di personaggi beceri che, sulle orme del Capitano, hanno dato vita ad un nuovo dizionario della lingua italiana con, di pari passo, una regressione culturale, sociale, comunitaria senza precedenti.
Nel gennaio 2017 l’improbabile consigliere comunale di Casapound, Andrea Bonazza, durante una seduta in aula dichiara che «al Parco stazione di Bolzano c’è solo feccia», riferendosi direttamente alla presenza dei migranti [2]; sempre a Bolzano, gennaio 2018, un consigliere leghista, Kurt Pancheri, durante un intervento in aula, definisce «finocchi» gli omosessuali [3]. Basta una breve ricerca online per trovare migliaia di articoli con insulti, più o meno pittoreschi, a migranti e minoranze.
La stessa parola profugo è usata oggi dai più giovani con un’accezione estremamente negativa. «Sei un profugo» è la tipica frase pronunciata per offendere, per dare del nullafacente ad una persona e di fatto entrata nel gergo giovanile al posto della più datata offesa «Sei un gay».
La grande rivoluzione sottoculturale che sta attraversando la nostra società è spinta anche dall’accostamento delle parole: la cosiddetta Legge Salvini è intitolata in realtà "Legge sicurezza e immigrazione" e il messaggio subliminale è molto chiaro: dove ci sono migranti aumenta l’insicurezza, proprio per questo abbiamo scritto una nuova legge!
L’accostamento migranti, sicurezza, degrado e via dicendo (la declinazione negativa potrebbe tendere all’infinito) ricorda da vicino lo stereotipo ebrei e taccagni o nomadi (zingari) e ladri o rapitori di bambini; una volta entrato nel sentire comune, l’accostamento diventa parte integrante del pensiero sociale alimentando così una frattura a tratti incolmabile.
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ortoegrafica · 3 years ago
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INSETTIKILLER 
(24 giugno 2022) - Fateci caso: quando percorriamo lunghi tratti di strada con la nostra automobile, alla fine del viaggio, ci troviamo con il parabrezza quasi pulito. Una ventina di anni fa invece, sarebbe stato pieno di insetti. Questo succede perché stiamo assistendo ad una estinzione incontrollata di tantissime specie di insetti.  Qualche giorno fa mi è capitato di vedere, su “Arte Tv” , canale televisivo gratuito on demand un documentario molto sconcertante  intitolato “Insetti Killer”, incentrato sulle conseguenze dell’utilizzo dei neonicotinoidi in agricoltura.
Si tratta di antiparassitari chimici che non vengono diffusi per nebulizzazione ma sono inseriti direttamente nelle sementi al momento della semina. Queste tipologie di sementi sono definite “conciate”. Si tratta di un prodotto che fa in modo che la pianta cresca con l’antiparassitario contenuto nel suo interno.
L’utilizzo di questi prodotti è iniziato a metà degli anni novanta in particolare con i semi di girasole. Dopo un iniziale vantaggio che consisteva nell’evitare di effettuare trattamenti per nebulizzazione, si è cominciato a capire che questi prodotti erano micidiali soprattutto per quanto riguarda le api, scomparse di colpo in tantissime aree del mondo dove questi parassiti sono iniziati ad essere utilizzati.
Nel documentario, si è affrontato anche il problema delle monocolture estensive, che se da un lato permettono produzioni di massa e quindi di soddisfare la necessità di cibo della crescente popolazione mondiale d’altro canto sono ritenute negative proprio perché favoriscono il diffondersi di parassiti che non trovano antagonisti naturali per ettari ed ettari di terreno agricolo. La presenza di più tipologie di ortaggi invece permette di tenere il terreno più fertile e di evitare il diffondersi di parassiti che incontrano così predatori naturali, senza bisogno di ricorrere a prodotti chimici e permettono la sopravvivenza degli insetti, fondamentali per la nostra sopravvivenza. L’uomo deve rendersi conto che non è un essere superiore agli altri esseri presenti sul nostro pianeta ma deve tornare a convivere in modo armonioso con la natura. La siccità e la carenza idrica di questi giorni ce lo stanno ricordando.
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carol-agostini · 4 years ago
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La Perla del Delta.
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Oggi è la giornata a casa Cà Carol di ostriche, da anni come già scritto in precedenti racconti le assaggio da molte provenienze, di diverse tipologie e di svariati calibri.
Ho finalmente mangiato L' Ostrica Rosa de Tarbouriech di Greguoldo Alessio, bella carnosa, fibra elastica e saporita, gustosa al contempo.
Connubio ed equilibrio perfetto tra salinità e morbidezza, con un gusto vellutato, setoso e croccante allo stesso modo.
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Sa quasi di nocciola, un mix tra tartufo bianco e fungo, leggermente iodata.
Le conchiglie di questa tipologia sono leggermente rosate, con merletti che sembrano essere cesellati nella materia, quasi dei pizzi antichi, come un’imperfezione quasi perfetta.
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Chiamate Ostriche Rosa de Tarbouriech, perchè è il nome della famiglia che da due generazioni allevano ostriche e molluschi di qualità.
Coltivate con un metodo innovativo " A SOSPENSIONE" che porta ad un prodotto finale con caratteristiche interessanti, dal guscio pulito e privo di parassiti, sapore "particolare" e carni consistenti.
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L’Ostrica Rosa prende il nome dal colore del suo guscio, coltivate nel Mare Mediterraneo ( nel bacino di Thau, nella regione della Linguadoca-Rossiglione nel sud della Francia ) usando il sistema sopra citato, dove le ostriche vengono attaccate a delle funi che permettono di dosare acqua e aria con precisione, alternando periodi di immersione a periodi di esposizione all’aria e al sole, simulando l’alternanza delle maree.
Questo processo viene eseguito per 36 mesi.
Dal 2017 finalmente allevate anche in Italia nel mare Adriatico, in un specifico micro ambiente costituito dalla Sacca di Scardovari ubicata nella parte veneta del Delta del Po.
Vi pubblico alcune foto nella speranza che possiate vedere la consistenza delle carni, la così detta corposità.
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Sono tassattivamente masticabili, queste ostriche non si possono ingoiare, giacchè hanno una massa ben solida anche se elastica.
Sono state presentate direttamente da Alessio durante l'evento "Extraordinary Food & Wine 2019" di Fausto Brozzi, ideatore della manifestazione, dove si sperimenta nuove forme di relazione tra arte e prodotti di straordinaria bontà, un progetto che lega “Arte, Cibo e Vino” sotenuto da altri professionisti del settore, tra i quali Emanuela Marinello, Maurizio Pelli e tanti altri.
Quest'anno torno all'edizione che si terrà sempre all'Hotel Monaco & Grand Canal di Venezia, in data 24 e 25 gennaio 2021.
Spero di vedervi in tanti per degustare con voi champagne, vini e prodotti gastronomici eccelsi.
Buon soggiorno a Venezia!
Di Carol Agostini
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newsintheshell · 4 years ago
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J-POP Manga, i nuovo titoli annunciati dalla casa editrice
Fra le novità in arrivo anche Tokyo Revengers e Komi Can’t Communicate!
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Milano, 31 Agosto 2020: Anche questa volta i Fugu sono stati la causa di una fuga di notizie da J-POP Manga. Dispersi in giro per il tempo e per lo spazio, le pestifere mascotte di J-POP Manga hanno inviato una serie di cartoline alla casa editrice, spesso sbagliando indirizzo e finendo quindi in mano a bookgrammer, fumetterie e portali di informazioni. Grazie a loro, e ai lettori, alla fine è stato  possibile decifrare i bizzarri messaggi dei velenosi pesciolini che svelano i nuovi annunci, a cui si aggiunge Komi Can’t Communicate come rivelato poi in video da Georgia, Marketing Manager della casa editrice. Tra i titoli più attesi, Komi Can’t Communicate racconta la  storia di una ragazza estremamente popolare a scuola che però,  proprio come i fugu, ha grandi difficoltà a comunicare! 
Ecco tutti e undici gli annunci di J-POP Manga:  
OTTOBRE 2020
Komi Can’t Communicate di Tomohito Oda
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Il manga che ha conquistato i lettori di due continenti, arrivando in cima alle classifiche di vendita in Giappone e USA!
Shouko Komi è così bella che tutti si voltano al suo passaggio.  Peccato che abbia un serio disturbo della comunicazione: ogni volta  che inizia a pensare di attaccare bottone con qualcuno, finisce per  ossessionarsi su come rompere il ghiaccio, come reagirà l'altro, cosa  può andare storto... e si blocca. Fino a quando, con l’aiuto del suo compagno di classe Tadano, proverà a risolvere i suoi catastrofici problemi relazionali e a scoprire  i bizzarri personaggi che popolano la sua scuola!  
Kaos di Osamu Tezuka
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Il Dio del Manga racconta un’epica avventura sci-fi con protagonisti due amici tra cui si insinua la gelosia: quando appare chiaro che sarà solo Koji a entrare nella prestigiosa Accademia della Via Lattea e a viaggiare per lo spazio, Jo accetta la misteriosa offerta di uccidere  l’amico per rubargli il posto... Ma il tentato omicidio è solo parte di un  piano che attraversa le galassie e il tempo, e che porterà Koji su pianeti-prigione, nel futuro e tra le grinfie di alieni parassiti solo per  scoprire il perché del tradimento! 
AUTUNNO 2020   
Steins;Gate 0 di Mages, Taka Himeno
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Tra realtà parallele e paradossi temporali, continua la saga!
Come scegliere tra la salvezza della sua amica e del proprio amore? Okabe, costretto a questo bivio, compie una dolorosa scelta  sacrificando la persona che ama, non uscendone naturalmente  indenne. È chiaro ormai che questo universo non è più sicuro... Inizia  così la ricerca della macchina del tempo nella quale Okabe e i suoi  compagni si troveranno nuovamente coinvolti: Maho, un'amica di Kurisu, deciderà di aiutarli dopo essere entrata in contatto con i membri del laboratorio.
The Promised Neverland - La Storia Di Mamma di Nanao, Kaiu Shirai e Posuka Demizu
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Le vogliono bene come a una mamma, ma non è un loro genitore...  chi è davvero Isabella? La seconda novel The Promised Neverland - La storia di mamma racconta nuovi inediti retroscena sulle vicende di Emma, Norman e Ray nell’Orfanotrofio Grace Field. La vicenda sarà infatti incentrata sul misterioso personaggio che credevano di conoscere più di chiunque altro, Isabella, e sull’altra “amorevole” presenza adulta della serie, Krone.  
Dacci Dentro, Nakamura! di Syundei
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Nakamura è un sedicenne molto timido, gay non dichiarato, e che nasconde una cotta per un suo compagno di classe, Hirose... ah, se solo Nakamura trovasse il coraggio di rivolgergli la parola!
Una vera e propria “missione impossibile” sulla quale il protagonista è però determinato a tentare, anche a costo di incappare in un comico incidente dietro l'altro. Un irresistibile volume unico che unisce i temi del boy's love alla commedia, il tutto unito a un segno grafico che ricorda deliziosamente manga di culto anni '80 come Orange Road.  
Liquor And Cigarettes di Ranmaru Zariya
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Dall’autrice di Void, arriva un nuovo romantico yaoi! Camilo e Teo si conoscono da sempre: vivono infatti in una piccola cittadina dove  lavorano nelle attività delle rispettive famiglie, una tabaccheria e un  negozio di liquori. I due però sono legati da un profondo sentimento  che sembra andare oltre l’amicizia. Teo infatti prova qualcosa per Camilo, anche se non riesce ad accettare l’idea di amare un‘altro uomo... Cosa accadrà quando anche Camilo gli confesserà il suo amore?  
Il Richiamo di Cthulhu di Gou Tanabe
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Gou Tanabe appena candidato agli Eisner e premiato ad Angoulême per i suoi manga ispirati all’universo di H.P. Lovecraft, si dedica a  quello che forse è il racconto più rappresentativo, che ha dato  origine ai “Miti di Cthulhu”. Quando il mondo sembra impazzire e  l’umanità sogna di un dio alieno che riposa sotto il mare pronto a risvegliare morte e distruzione, le indagini di un archeologo e di suo nipote getteranno luce su un culto che adora entità mostruose la cui  missione è la follia...
Il Richiamo di Cthulhu sarà disponibile in una doppia edizione, la versione regular e una versione in grande formato deluxe con effetto pelle.
INVERNO 2020-2021
La Finestra di Orfeo di Riyoko Ikeda
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La storia inizia in Europa, durante i primi anni del XX secolo. Sullo  sfondo di intrighi, macchinazioni e un continente che sta andando  dritto verso la Prima guerra mondiale: La finestra di Orfeo narra infatti vicende ambientate tra Germania, Austria e Russia. La protagonista di  questa storia è Julius, una ragazza che è costretta dalla madre a  fingersi maschio per poter ottenere l’eredità paterna a discapito delle  due sorellastre, figlie di una precedente relazione. Per questa ragione Julius è iscritta in un conservatorio maschile dove da generazioni si  tramanda la leggenda della 'finestra di Orfeo’: chiunque si affaccerà  alla finestra si legherà di un amore infelice alla prima fanciulla che  vedrà passare...
Search And Destroy di Atsushi Kaneko
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Con il suo tratto e il suo ritmo inimitabili, il pluripremiato autore Atsushi Kaneko affronta una rilettura in chiave moderna di Dororo del Dio del Manga Osamu Tezuka!  Dopo la fine della guerra civile le “creature”, esseri robotici ritenuti senz’anima e odiati dagli umani, hanno perso il loro ruolo di soldati. Nonostante alcuni sforzi per l’integrazione ora vivono ai margini della società, spesso dedicandosi al crimine. In questo sottobosco malfamato irrompe una ragazza per metà macchina, spinta da una furia incontenibile per determinate creature... Accompagnata dal cinico ladruncolo Doro, Hyaku avrà la sua vendetta!
Tokyo Revengers di Ken Wakui
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Arriva la serie che sta per diventare un anime!
Lo sfortunato Takemichi Hanagaki vive in un piccolo e fatiscente  appartamento e al lavoro è vessato dal proprio capo. Ad avvilirlo  ancora di più la notizia della morte di Hinata Tachibana, compagna di  classe delle medie e l’unica ragazza che abbia mai avuto, uccisa da  una brutale gang conosciuta come Tokyo Manji Gang.Nel momento  di maggiore sconforto, Takemichi si ritrova improvvisamente catapultato indietro nel tempo ai tempi della scuola dove conosce Hinata e capisce che gli è stata offerta un’opportunità per salvarla:  dovrà diventare una versione migliore di sé stesso, ma fin dove sarà  disposto a spingersi?  
Death Stranding di Hideo Kojima e Hitori Nojima
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Il romanzo tratto dal capolavoro videoludico di Hideo Kojima, che ne approfondisce molti aspetti e personaggi! In un futuro non troppo lontano, il mondo è sconvolto da misteriose esplosioni, che danno  vita a una serie di eventi soprannaturali chiamati Death Stranding, con creature ultraterrene che infestano il paesaggio e un'incombente estinzione di massa: toccherà a Sam Porter Bridges cambiare le sorti  di una terra desolata e devastata per cercare di salvare il genere  umano dall'imminente annientamento.  
NB: Nessun fugu è stato maltrattato nel corso di questa attività.  
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Autore: SilenziO))) (@s1lenzi0)
[COMUNICATO STAMPA]
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