#un minuto per volta
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l'obiettivo di oggi è di smetterla di ferire i miei stessi sentimenti
#“oh che voglia di andare a fare una visitina ad Ariccia..... il ciclo deve star arrivando presto!” NO QUESTO MESE IL CICLO NON VINCERÀ#una frase per volta#un minuto per volta#personal
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Non l'ho dimenticato. Nonostante sia passato un sacco di tempo. Sono cambiata, sono sicura che anche lui è cambiato. Ma una cosa è rimasta la stessa: l'effetto che mi fanno i suoi occhi. Quello non cambia, mai. Anche se fingiamo di non conoscerci, fingiamo che non sia mai successo niente, ci guardiamo di sfuggita, come fanno due estranei, e nemmeno ci salutiamo. Ma quando ci guardiamo cambia tutto, mi crolla il mondo, anche se magari in quel momento ho in testa un altra persona. I suoi occhi, in ogni caso, mi abbattono sempre, completamente. E mi ci vuole qualche minuto per tornare allo stato iniziale. Solo un ricordo. Il migliore, il più bello, quello che ancora continua a fare male. No, non l'ho dimenticato e qualche sera ripenso a lui. E mi rinnamoro ogni volta e ogni volta mi tortura un po'. E non l'ho dimenticato, sul serio. Non potrei mai.
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Ti amo...anche se non siamo e non saremo. eravamo le persone giuste, con la vita sbagliata.
Lo so e lo sai..
Sei il mio amore per un'altra vita, il mio amore per un'altra volta..
Mi capivi più di chiunque altro e non c'era nessuno che ti amasse più di me.
A volte mi sento come se fossimo stati impuntuali..o che il destino si è innamorato tanto con noi...che ha deciso di farci incontrare tardi...un minuto di ritardo
Noi eravamo tutto... e non eravamo niente..
cit.
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Un mio collega (praticamente quello che sento come il più stretto da quando abbiamo cambiato postazione e ci siamo trovati ad essere vicini) si chiama Ishiguro (letteralmente "pietra nera" - non mi chiedete perché, è un cognome e quindi va preso per quello che è senza domande come con i cognomi italiani).
Dicevo, ho sto collega che si chiama Ishiguro e che è, secondo me, l'emblema della freddezza/distanza sociale dei giapponesi ma che sotto sotto dimostra anche gentilezza e timidezza.
Infatti lui è il tipo che una volta si è arrabbiato tantissimo con me per una cosa stupida, ma qualche minuto dopo, si è scusato ammettendo che se l'era presa troppo con me perché era arrabbiato per altri motivi.
È dall'altroieri che sono a conoscenza del fatto che sarei stata spostata di dipartimento, ma il nostro superiore ancora non aveva fatto sapere niente a nessuno. Ieri però era arrivata una richiesta che in tutto e per tutto avrei dovuto prendere in carico io, ma, sapendo del trasferimento imminente e per evitare inutili transizioni, volevo evitare di gestire e quindi l'ho lasciata lì per un po' non sapendo cosa fare. Alla fine decido di parlare di questa situazione alla mia ex tutor che mi dice:"Poiché il nostro superiore non ha ancora dato la comunicazione ufficiale, devo fare finta di non sapere niente e purtroppo non posso gestire ufficialmente quella mail. Per cui chiedi a Ishiguro o a qualcun altro di farlo e se ti chiedono qualcosa dì loro soltanto che ti è stato detto di non gestire nuovi casi, senza dare troppe spiegazioni". Essendo questa (dire le cose a metà come fossero mezze bugie) una delle poche cose al mondo che proprio NON SO FARE (perché sono il tipo che o dico tutto o non dico niente), alla fine non c'ho avuto proprio cuore o coraggio di dire una cosa del genere e quindi alla fine sta mail è rimasta così fino a fine giornata.
Poco prima di andare via però il nostro superiore dice che la mattina seguente alle 10:00 ci sarà un meeting. Poco dopo, Ishiguro (ignaro di tutto) mi dice:"Rossella domani puoi gestire quella mail? È lo stesso pattern di sempre quindi non penso ci siano problemi..." e io mentre bevo acqua dalla bottiglia un po' così dico:"Sì, domani la faccio".
Stamattina il nostro superiore dà la notizia e dice che, anche se improvvisamente, è stato deciso che io sarò spostata. Al che, poco dopo, Ishiguro manda un messaggio su Teams e fa:"Scusa Rossella, ieri ti ho chiesto di gestire quella mail ma non sapevo di questa cosa, quindi ora la gestirò io" e rispondo con:"Ovviamente non c'è problema, ero consapevole che nessuno sapesse. Grazie comunque".
E niente, il mio cuoricino, a quel messaggio ha fatto leggermente crack. 💔
#perdonami Ishiguro-san#tvb anche se non lo saprai mai#da oggi in poi le nostre strade si divideranno e già lo so che diventerai di nuovo freddissimo come all'inizio sigh#lavoro#HTB-BCD#my life in tokyo#Ishiguro-san
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Il croccante alle mandorle è davvero un dolce semplice e goloso! Ecco la la ricetta, perfetta per creare questa delizia:
Ingredienti:
- 250g di mandorle pelate ����
- 3 cucchiai di miele ����
- 170g di zucchero 🍬
- Succo di limone q.b. 🍋
### Procedimento:
1. **Tostare le mandorle:** Inizia tostando le mandorle pelate in una padella antiaderente per qualche minuto, fino a quando diventano leggermente dorate. Tienile da parte.
2. **Preparare il caramello:** In una pentola a fuoco basso, sciogli lo zucchero con il miele, mescolando continuamente finché lo zucchero non si caramella e raggiunge un colore dorato intenso. Aggiungi qualche goccia di succo di limone per aiutare a mantenere il caramello fluido.
3. **Unire le mandorle:** Aggiungi le mandorle tostate al caramello e mescola bene, rivestendo tutte le mandorle uniformemente.
4. **Stendere il composto:** Versa immediatamente il composto su un foglio di carta da forno e livellalo con una spatola o un cucchiaio di legno, facendo attenzione a non scottarti.
5. **Raffreddare e tagliare:** Lascialo raffreddare per qualche minuto e, mentre è ancora caldo ma non troppo duro, taglialo a pezzi con un coltello leggermente unto.
6. **Servire:** Una volta raffreddato completamente, il croccante alle mandorle è pronto da gustare o conservare in un contenitore ermetico!
Questo dolce è perfetto per uno spuntino o come regalo goloso!
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Ash si appoggiò pesantemente sulla spalla di Misty.
Ti preeeego!
La ragazza fece una smorfia poco contenta, guardando l’amico Ash con quell’espressione disperata, tipica di un bambino capriccioso.
Ash, avevamo fatto un patto…- disse lei per l’ennesima volta, cercando di nascondere l’imbarazzo di avere il suo viso così vicino. Anche dopo anni, quel ragazzo non smetteva di farla sentire come una bambina alla sua prima cotta.
Ok, ok… ma perché proprio uno spettacolo di Rudy?- brontolò lui, comodamente appoggiato sulla spalla di lei, quasi a cercare rifugio in quella stretta intima, come se fosse la cosa più naturale al mondo.
Perché sua sorella ci ha regalato i biglietti.
Ma lo sai che è così noooioso!
Solo perché non ti piace ballare, non vuol dire che il ballo sia noioso.
D’accordo, allora è Rudy a essere noooioso! E borioso!- la guardò con un’espressione tanto tragica da essere buffa- Dai, anche tu alzi gli occhi al cielo quando inizia a parlare di sé.
Misty cercò di rimanere seria, ma pensando alle parole di Ash non poté evitare di farsi sfuggire un sorriso complice.
Hai ragione, a volte Rudy è così… pieno di sé…
Visto?- disse trionfante Ash guardando l’amica che con difficoltà cercava di non ridere.
… Ma ho promesso a sua sorella che ci saremo andati.
Ash fece uno sbuffo indispettito e si staccò dalla spalla di Misty.
Va bene, ma non sorprenderti se dormirò durante tutto lo spettacolo- incrociò le braccia dietro la testa.
Non sarebbe una novità- commentò lei e salì per prima le scale per entrare nel teatro. Ash le fu subito dietro.
I due ragazzi si avvicinarono ai loro posti riservati, quando una ragazzina li notò e andò incontro a loro.
Misty! Sei venuta!- disse la ragazzina raggiante, per poi notare anche il ragazzo dai capelli nero corvino dietro di lei- … E Ash- aggiunse con un tono meno entusiasta.
Te l’avevo promesso- disse gentilmente Misty con un sorriso.
Ti ringrazio, mio fratello sarà felice di sapere che sei… siete qui- si corresse all’ultimo- Godetevi lo spettacolo- li salutò e andò a sedersi da un’altra parte.
Sempre felice di vedermi, eh?- commentò sarcastico Ash, mentre entrambi si sedevano nelle poltroncine vicino al palco.
Ancora con questa storia?- disse Misty stancamente, ignorando che la ragazzina stava guardando da lontano il ragazzo con uno sguardo poco amichevole- Non ha niente contro di te, non hai visto che era contenta di vederti?
Oh sì… era contenta di vedere te… - precisò lui- Immagino di aver rovinato i suoi piani…- borbottò con un susurro che Misty non sentì, perché in quel momento le luci si spensero e il tendone si aprì, facendo entrare gli artisti con un sottofondo di musica.
Misty osservò i ballerini muoversi con grazia sul palco, ma non poté evitare di notare che il ragazzo accanto a lei ridacchiava di nascosto. Lei gli diede una gomitata per farlo smettere. Erano così vicini al palco che avrebbero potuto vederlo.
Ash, ti sentiranno- sussurrò lei indispettita.
Ehi, non è colpa mia se è vestito in quel modo ridicolo- si giustificò lui con voce bassa.
Misty si limitò a sospirare, anche se non poteva dare torto a Ash… Rudy sembrava davvero buffo con quella calzamaglia. Ma non poteva certo ammetterlo davanti a Ash… era stata lei a insistere che ogni tanto dovevano provare dei passatempi più culturali.
Notò però che Ash la stava guardando con un’espressione gongolante.
… cosa?
Stai ridendo.
No, non è vero- si difese lei, cercando nuovamente di sembrare seria. Era dura cercare di essere la persona più matura nel gruppo- Ora fa silenzio.
Come vuoi…- lui si limitò ad alzare le spalle, sussurrando mentre si sistemava nella poltroncina- Quasi invidio Pikachu che è rimasto con Brock.
Misty evitò di commentare per concentrarsi sul balletto. Nel giro di qualche minuto però, avvertì un delicato peso sulla sua spalla. Girò la testa lentamente, e il suo sguardo si scontrò con la dolcezza di Ash che aveva posato la testa sulla sua spalla, cedendo al sonno.
Per un istante sentì un brivido leggero, una sensazione di intimità familiare, che cercò ovviamente di scacciare velocemente.
Ecco, lo sapeva… Ash e il teatro erano due cose incompatibili.
Avrebbe volentieri svegliato Ash con una forte gomitata, ma un mormorio assonnato simile al suo nome uscì dalle sue labbra mentre si sistemava meglio sulla spalla di lei. La mano di lui sfiorò le dita di Misty, quasi intrecciandosi in un legame invisibile.
Un leggero rossore colorò le guance di Misty, ma non era dovuto alle luci del palco.
Ash, beatamente immerso nel sonno, era così vicino a lei che, nonostante la leggera frustrazione, Misty si lasciò andare a un sospiro rassegnato.
Un piccolo sorriso affiorò sulle labbra di Misty e decise di accomodarsi anch’essa vicino ad Ash.
Solo per quella volta avrebbe lasciato correre. In fondo, erano poche le occasioni di stare così vicini senza che sembrasse imbarazzante per entrambi… senza che i sentimenti incasinassero la loro complicata amicizia.
E in quel buio avvolgente del teatro, i loro cuori battevano all'unisono, forgiando un legame che andava oltre le parole.
°*°*°*°*°*°
Ok, dovevo scrivere due righe per accompagnare il disegno, ma io noooo... devo sempre esagerare 🙄
E per chi se lo chiedesse... ho fatto prima il disegno e poi mi sono fatta ispirare per scrivere, non viceversa 😅 Mi viene più difficile disegnare in base alla storia.
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Ultima notte di un campo intenso ma molto molto bello. Adesso stiamo dormendo con le lupette sotto le stelle sul balcone che c’è fuori dalla nostra stanza, il clima secco lo permette senza stare alla guazza dell’umidità. Domani anzi, ormai oggi essendo le due passate, arriveranno i genitori a prenderli e torneremo alla nostra quotidianità.
In queste vdb ho capito, per l’ennesima volta, quanto io tenga ai miei bambini. Quanto vedermeli appiccicati addosso in cerca di un abbraccio, di conforto, in cerca di ascolto, di comprensione sia meraviglioso. Nonostante il caldo intenso, nonostante fiumi di lacrime al giorno, nonostante nasi sanguinanti, nonostante rimproveri, nonostante momenti in cui bisognava contare fino a cento è stato un bel campo e sono, e siamo, molto soddisfatti del risultato del nostro impegno e delle mille corse dell’ultimo minuto. Con Ake e Kaa ci siamo supportati tutto il tempo e siamo arrivati cotti ma soddisfatti e contenti. Tra di noi di staff non tutto è andato perfettamente, o meglio, tra noi tre tutto è andato bene e abbiamo continuato a lavorare esattamente come abbiamo fatto fino ad ora, ma con il quarto membro abbiamo avuto la conferma che c’è qualcosa che non va e che ciò non può fermare una staff e deve essere discusso.
Fare il capo scout non è semplice, stare con i ragazzi, stare con i bambini non è semplice. Ti risucchia a livello emotivo e a livello fisico al 110% tutto il tempo, devi pensare prima di parlare in modo da usare le parole giuste, devi saper usare il tono della voce in modo da non farli sentire sempre sotto attacco, devi saper gestire crisi di rabbia, pianti da nostalgia, pianti da coccole, pianti da influenza, pianti da stanchezza, momenti di tristezza, momenti di invidia, momenti di debolezza e tutto questo non mostrando mai loro la tua stanchezza. Devi gestire il risultato di genitori assenti, di genitori iperprotettivi, di genitori che non li vogliono rendere autonomi e quindi fanno tutto al posto loro ma al tempo stesso li vorrebbero già maturi e grandi da potersela cavare da soli senza intralciare le loro vacanze, i loro aperitivi o le loro serate fuori. Per fortuna non tutti i genitori che abbiamo sono così, ci sono anche quelli che dedicano il tempo ai figli, che sono protagonisti alla loro crescita, che li supportano in tutto. E quest’ultimi sono i miei preferiti e quelli con i quali ho un rapporto più stretto ed onesto.
Essere un educatore è stancante, ti mette alla prova, ti fa tirare fuori tutta la creatività che possiedi, ti fa pensare per buona parte del tuo tempo ai bisogni dei bambini ed alle attività da proporre per aiutarli a crescere. Essere un educatore ti mette anche in crisi, ti fa venire paure, dubbi, incertezze e devi molte volte migliorare te stesso per offrire loro sempre una versione migliore di te e per dar loro il buon esempio.
Queste vdb stanno per giungere al termine ed è stata proprio una cosa ben fatta.
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Ti controllo: sei mio!
Sono la tua droga. Non puoi fare a meno di me e della mia bocca. Ogni volta che provi ad alzare la voce o a essere sgarbato, a mancarmi di rispetto, mi basta tirare fuori la lingua e passarmela sul labbro superiore: è il segnale convenuto che ben conosci. Ti faccio capire così che se non la smetti immediatamente non avrai più il privilegio dei miei lavoretti da sogno. Capolavori d’orgasmo fatti con una bocca bellissima e turgida dalla espertissima puttana che sono diventata. Anche grazie a te.
Allora tu, rassegnato ma comunque felicissimo della mia dominazione totale sulla tua psiche, mi fai segno che hai capito e ti predisponi a leccarmela; cerchi di ritrovare la mia approvazione, sapendo già che arriverà di sicuro. Ci amiamo troppo. Le nostre menti sono intrecciate. Ti sottometti completamente a me, come fossi il mio schiavo preferito. Mi fai spogliare, ti inginocchi e mi lecchi a lungo la fica e il buco del culo, fino a portarmi all’orgasmo più totale. Io per parte mia quando mi lecchi e succhi così vengo in maniera vergognosa: mi apro sempre di più, per far arrivare la tua lingua ovunque.
E ti regalo il preziosissimo miele di donna che bevi avidamente. Ti inondo di nettare, ma tu non smetti: insisti di più con la lingua e la bocca. Mi fai letteralmente raggiungere il paradiso. Il nostro è un legame molto particolare. Più che scopare, ci piace succhiarci reciprocamente e bere il frutto dei nostri amplessi. Infatti, la prima volta che abbiamo fatto l’amore tra noi è stato con un bellissimo sessantanove. Solo dopo ti ho concesso di scoparmi e incularmi. E ti godo comunque mi prendi.
Probabilmente la nostra prima volta ci ha dato un imprinting molto particolare, che ormai informa totalmente la nostra unione e la caratterizza. Per noi fare l’amore significa soprattutto leccarci con golosità e ingoiare i nostri rispettivi nettari. A sera non vedo l’ora di succhiartelo e svuotarti completamente. Ti lascio sfinito ma assolutamente felice. E tu a tua volta mi lecchi e giochi sapientemente di lingua, fino a farmi sentire la donna più desiderata e allo stesso tempo la vera, assoluta padrona della tua urgenza di leccare la mia fregna; solo la mia, non quella di un'altra donna. Non ti devi permettere neppure di pensare a un'altra passera.
Però la cosa più singolare e bella per me è che io faccio l’amore col cazzo, più che con l’uomo che lo porta. Mi piace succhiarlo: da morire. Non vedo l’ora di tornare a casa, la sera. Da quando ho capito che è la cosa che pi�� adoro, negli uomini da tempo non guardo più gli occhi, la mascella squadrata o il culo, bensì il pacco. E sogno di pomparli. Tutti. Io si: io posso farlo e tu devi soffrire in silenzio di gelosia. Amo molto anche vedere la sborra schizzare, mi mette una sana allegria, perché so che l’uomo sta avendo l’orgasmo grazie al mio lavoro sapiente. Però è un peccato sprecarla, perché più di tutto mi piace ingoiarla.
Fosse possibile, da te ne berrei a litri, perché ti amo; perciò mi stacco difficilmente dal tuo inguine. Anche se so che dopo sborrato avresti bisogno di sfilarti almeno per un minuto o due, altrimenti il cazzo ti duole. E quindi, egoista sadica, non ti mollo: sono una troia infoiata e assetata, quando te lo succhio, sebbene ti senta chiaramente soffrire. Purtroppo quando ho il cazzo in bocca è una cosa più forte di me, quindi continuo a succhiare e a tirare fortissimo, come se volessi farti uscire l’anima dal membro. Per te è una vera tortura, ma ti piace comunque.
E siccome mi ami e mi vuoi soddisfatta, stringendo i denti resisti, con il tuo uccello diventato semirigido dopo la prima sborrata ben piantato nella mia bocca avida; le mia labbra e la mia gola si danno da fare per farlo ridiventare durissimo. Ti tengo stretto a me, con le mani che afferrano il tuo culo mentre premo il tuo bacino contro il mio viso. Non puoi scappare, dalla mia dolce prigionia. Per re-indurirti al più presto ti infilo un vibratore nel culo. Funziona. Paziente quindi, tu ti concentri e dopo un po’ riesci a tornare durissimo. Continuo a bere, bere e ancora bere dal tuo cazzo. Solo la stanchezza della mandibola, la lingua che si gonfia e il sonno ce la fanno a farmi smettere.
Prima di crollare sfinito dovresti vedere le occhiaie che ti faccio venire! Comunque sia, puoi finalmente riposare un po’ anche tu: esci dalla mia gola e mi passi il cazzo sul viso, sulle tette. Questo è il segno del tuo amore per me, la tua carezza oscena e intima per la tua troia preferita. Poi vai a prenderti un bicchiere di latte in frigo, con tanti biscotti. Perché ho scoperto che addolciscono il sapore della tua sborra e la notte potrei avere di nuovo sete. Quanta pazienza hai, con me!
Di domenica, dopo il pranzo, se ci gira bene a volte mettiamo in scena il nostro rituale più adorato. Mi tolgo le mutandine, mi accomodo e mi preparo per te: me la bagno con un vino liquoroso dolce e so che mentre mi guardi hai già l’acquolina in bocca. Ti sottometti di buon grado e mi fai sentire profondamente tua padrona; divento l’ape regina, nell’alveare della tua mente. Sono l’ostessa nella locanda del nostro segreto e continuo, intimo peccato. Proibito ma irresistibile per entrambi.
RDA
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non si tratta di fare i salti mortali, di investire più soldi di quelli che hai e nemmeno di dedicarmi ogni momento libero. Per me si è sempre trattato di fare capire all'altro quanto è importante per me ogni volta in cui potevo farlo, perché un sentimento ha bisogno di parlare ogni tanto, non in ogni minuto- secondo, perché non deve essere mica un'ossessione eh, ma ogni volta in cui lo sento, senza una ragione, ho bisogno io in primis di farti sentire speciale. Per me, è solo una questione di comprensione, vicinanza, di supporto, di un amore che mi va di darti anche se oggi non hai fatto niente per "meritartelo". Per me, si tratta di farti capire quanto è diventato parte di me amarti e, come ogni cosa spontanea che si rispetti, non esistono schemi o logiche dietro, non ci sono obblighi o pretese: c'è solo tutto il bene che ci vogliamo a coprire tutto, ogni cosa. Quindi no, non si tratta di fare i salti mortali, i rapporti veri e belli sono fatti di due cuori che si parlano senza copioni, che possono non capirsi delle volte, ma che non smettono mai di esistere un po' anche nel battito dell'altro.
zoe, così.
#frammentidicuore#frasi#frasi di vita#riflessioni#frasi profonde#parole#amore#pensieri#vita#cit#frasi d'amore#frasi dolci#frasi amore#frasi amicizia#amicizia#legami#ti voglio bene#quanto avrei bisogno anche solo della metà di quello che ho scritto#dolore#emozioni#sentimenti#amare#frasi e citazioni#citazioni d'amore#frasi belle#frasi tumblr#persone speciali#sincerità#emotività#abbraccio
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HAI ABBASTANZA TEMPO?
Gli antichi greci avevano due parole per "tempo":
Chronos,
che rappresenta la sequenza esatta e regolare di unità uguali. Un giorno ha 24 ore, ogni ora ha 60 minuti, ogni minuto ha 60 secondi. Chronos è il tempo che misuriamo.
Kairos,
che descrive invece il momento giusto, il favore dell'ora, o la sensazione di essere al posto giusto nel momento giusto. Kairos arriva e se ne va; non risponde agli uomini. Kairos non si lascia programmare, arriva per caso.
Chronos
è rappresentato come un vecchio con una clessidra e le ali di pipistrello sui piedi; è il corso inesorabile del tempo, che segna la grazia e la decadenza.
Kairos
è raffigurato come un giovane con le ali ai piedi, che corre, afferra e poi sparisce. Una lancetta dell'orologio non può afferrare Kairos; solo la mente lo può fare. Pensa al tuo giorno medio. Tutte le ore sono uguali? Offrono tutte le stesse opportunità? No, ovviamente no.
Alcune ore sono insignificanti, riempite da riunioni, pasti e lavori di routine. E poi ci sono quelle ore che contano davvero, e che accadono solo una volta: la nascita di un bambino, un esame, un bacio, una decisione importante, una vittoria, una conversazione profonda, un rigore.
Ogni essere umano è fatto di minuti, ore e giorni, ma solo alcuni hanno momenti che danno significato a una vita intera.
Gli autori dell'articolo sono Mikael Krogerus e Roman Tschäppeler.
Mikael Krogerus è un giornalista e scrittore svizzero-finlandese. È noto per il suo lavoro su argomenti che spaziano dalla psicologia alla sociologia e alla comunicazione. Insieme a Tschäppeler, ha scritto diversi libri su come migliorare il pensiero critico e prendere decisioni efficaci. Il loro libro più famoso, The Decision Book, è una guida pratica per aiutare le persone a comprendere e risolvere problemi complessi con l'uso di vari modelli mentali.
Roman Tschäppeler è un creativo e produttore svizzero. Ha collaborato con Krogerus su più progetti, combinando la sua esperienza in comunicazione visiva e creatività per rendere i loro libri accessibili e pratici. Oltre al suo lavoro di scrittore, Tschäppeler ha un background in arte e design, che contribuisce all'approccio visivo unico dei loro libri.
Insieme, Krogerus e Tschäppeler hanno creato una serie di libri noti per la loro capacità di sintetizzare concetti complessi in modo chiaro e accessibile, spesso usando grafici e diagrammi per facilitare la comprensione.
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Per favore quanto ci ho azzeccato
Leo Adriani si molla con Beatrice ma è il 2013:
#lui se fosse stato u adolescente nel 2013: SAI CHE NON LO CAPISCO DA QUANT'È CHE TI CONOSCO IO NON LO SO PIÙ ME NE ACCORGO DA COME TI FISSO#CHE NON MI BASTANO DROGHE PER TIRARMI SU NON MI BASTANO DONNE DI PIZZO PER NON BUTTARMI GIÙ NEL PRECIPIZIO#VOLANO GLI ANNI E GLI INSULTI OGNI VOLTA PENSIAMO CHE È L'ULTIMO E INVECE È L'INIZIO#no raga l'inizio#POSSO SPEGNERE LA LUCE POSSO CHIUDERE GLI OCCHI MA IN TESTA HO TE OGNI MINUTO DIECI RINTOCCHI MANTIDE MI MANDI GIÙ COME ATLANTIDE PRENDI IL#MIO CUORE IN MANO E CI GIOCHI UNO SGUARDO TUO È COME UN DESTRO DI ROCKY TUTTO QUESTO E NEMMENO MI TOCCHI#CHE È L'AMORE STESSO CHE CI SPARA IN PETTO IL CORPO OLTRE IL PARAPETTO SAREBBE CHE TI REGALO LA MIA VITA PER ME NON È SOLO ANDARE A LETTO#LUI PER CONVINCERTI CHE TI AVRÀ DETTO È LA SETTIMA MI CHIEDO SE FARÀ EFFETTO EMPATIA PURA NON ESISTE UN MODO CON CUI LA SI CURA LA PISTOLA#CARICA SENZA LA SICURA A CENTO ALL'ORA CONTRO IL MURO SENZA LA CINTURA#POTEVI AVERE CHIUNQUE MA TU HAI SCELTO ME ORA SONO URBICO E SONO LE 3 TI CHIAMO PERCHÉ TU SAI CHE SEI LA MIA BLUESKY#STANOTTE STO CON LEI MA TU SAI CHE SEI LA MIA BLUESKY#shake in tag
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IL RAGAZZO E LA MONTAGNA
C'era una volta un giovane esploratore, la cui più grande passione era addentrarsi in tundre, scendere in ghiacciai e percorrere deserti alla ricerca della Gemma Preziosa.
Ogni luogo della terra aveva una propria Gemma Preziosa - scintillante, tenebrosa, rubescente o lattiginosa - e lui aveva viaggiato già mezzo mondo ed esplorato mille lande impervie per trovarle e collezionarle tutte.
Nella sua casa aveva una stanza intera piene di tali meraviglie, tutte racchiuse in teche di cristallo, ma il giovane esploratore non amava tornare nella propria casa, se non per riporvi i suoi tesori.
Intendiamoci, adorava la propria casa e la propria città, voleva bene ai suoi genitori e stava bene con i suoi tanti amici, ma il suo animo inquieto lo portava puntualmente a guardare le nuvole fuori dalla finestra, desiderando di poterle cavalcare e andarsene via col vento.
Un giorno sentì parlare dell'Ultima Montagna e di come al suo interno fosse la celata la pietra più preziosa di tutte: il Cuore di Gea.
L'Ultima Montagna si trovava nel paese di Finisterrae e il suo vecchio mappamondo non aveva ancora finito di girare che lui si era già messo in cammino.
Non fu un viaggio facile, né per le gambe né per il cuore, perché dovette salutare molte persone - Finisterrae era lontana - e parte del suo percorso lo dovette fare a piedi, passo dopo passo, senza mai più incontrare anima viva (tranne i ragni, che gli tennero compagnia nelle lunghe notti insonni ma che però non erano gran conversatori).
Quando arrivò all'Ultima Montagna rimase con la bocca spalancata per qualche minuto (i ragni controllarono preoccupati se ci fossero delle carie ma uscirono soddisfatti): un'enorme montagna scintillante di materiale translucido giallo paglierino svettava fino a quasi bucare la volta del cielo.
Ma il suo stupore si tramutò ben presto in preoccupazione quando, a un esame più attento, il giovane esploratore si rese conto che la montagna era in realtà un enorme conglomerato di Crisoberillo come non se n'erano mai visti in alcun libro di geologia.
Molto bene - pensò con stanca autoironia, guardando il suo piccone - sulla Scala delle Durezza di Mohs il crisoberillo ha un punteggio di 8,5 ma volendo considerare il bicchiere mezzo pieno mi è andata anche bene... la montagna poteva essere fatta di Rubino o di Zaffiro!
E cominciò a scavare una galleria per raggiungere il Cuore di Gea.
Man mano che avanzava a fatica all'interno della montagna, egli si rese conto di una cosa molto strana: per ogni colpo di piccone e di scaglia di crisoberillio che cadeva a terra lui sentiva di perdere qualcosa.
Ma cosa? - si chiese.
Non lo so - si rispose.
E allora pensò di riempire quei vuoti nel cuore immaginando il momento in cui avrebbe finalmente scalzato dalla roccia il Cuore di Gea... la gioia di sentirlo pulsare tra le proprie mani, gli occhi socchiusi per schermarsi dal bagliore di mille soli di puro cristallo, lo stupore delle persone al suo ritorno, la teca gigante già pronta al centro della sua collezione.
Quello di cui in un primo momento il Giovane Esploratore non si rese conto è che ogni picconata stava sottraendo un minuto alla sua vita e le picconate erano tante e il tempo scorreva avanti in una sola direzione, dritto come la galleria che sventrava la montagna.
Le mani che impugnavano il piccone invecchiavano, come invecchiavano le domande che lui si faceva...
Perché? Da dove? Verso cosa?
Quando le domande diventano opprimenti, i colpi del piccone rallentavano, salvo poi riprendere forza al pensiero della gemma che ogni giorno si avvicinava.
E poi, dopo mille eternità l'ultima picconata, la parete che crolla ed ecco il Cuore di Gea, sospeso nel buio luminescente di un antro nel ventre della colossale montagna.
Ma il Giovane Esploratore non poteva più definirsi tale.
Non stava più esplorando nulla e di certo non era più giovane.
Con passo incerto e polverose mani tremanti si avvicinò al Cuore di Gea e fece per prenderlo.
Ma si fermò.
Verso cosa? E perché?
E poi la domanda giusta.
Da dove?
Da dove vengo? Cosa ho lasciato? Chi ho lasciato?
E voltandosi vide che la lunga galleria che portava all'esterno era disseminata di corpi, congelati nell'atto di colpire la roccia.
Erano tutti lui, metro dopo metro sempre più vecchio, bloccati nell'attimo in cui aveva deciso di cancellare un ricordo per fare spazio al pensiero della Gemma Più Preziosa.
Sono morto? - si chiese.
Sì, ogni volta - si rispose.
Il Cuore di Gea lo guardava con occhio pulsante ma la mano, dimagrita e raggrinzita, scese sul fianco.
Non era quello che voleva... quello era ciò che aveva deciso di volere per cancellare i veri desideri, quelli che lo tenevano vivo in attesa del domani.
E il vecchio ragazzo si voltò e tornò indietro, accarezzando con una mano sempre più giovane tutti i sé che aveva lasciato morire per non aver voluto ricordare come vivere.
E li perdonò tutti, uno a uno, finché la luce del sole non gli baciò le palpebre socchiuse e lui non ritrovò la voglia di esplorare, mai perduta ma solo addormentata sotto a una pesante coperta di tristi rimpianti.
E come il mappamondo tornò a girare, il vero Cuore di Gea riprese a battergli nuovamente nel petto, perché Finisterrae è quel luogo che comincia nel punto in cui appoggi il piede per iniziare il viaggio verso il domani.
Questo post è dedicato a @seiseiseitan, per me il più grande esploratore <3
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Ieri sono andata di nuovo dalla mia amica giapponese.
Sono arrivata da lei nel pomeriggio di sabato e siamo andate insieme al 銭湯 (sentō), ossia i bagni pubblici giapponesi. Questa volta mi ha fatto meno effetto ma è sempre in qualche modo liberatorio essere letteralmente nuda assieme a tanta altra gente nella tua condizione. Ci si guarda però non c'è troppo giudizio, perché ci sono così tanti corpi diversi che il giudizio sembra perdere di senso.
Dopo essere stata a rilassarmi nella vasca super calda con le turbe idromassaggio (che relax madonna), la mia amica mi ha proposto di immergermi nella vasca fredda:"Vedrai che bella sensazione!". Io inizialmente le dicevo che avrei voluto evitare perché non mi sembrava troppo sensato far fare uno sbalzo di temperatura così forte al corpo; in più conosco la mia polla (ossia me stessa). Alla fine però mi sono lasciata convincere e l'ho fatto: Mix perfetto per un cazzo di capogiro che così forte penso di non averlo mai avuto nella mia vita. Fortuna che è passato dopo qualche minuto e quindi vabbè tutto a posto.
Poi mi chiede del lavoro e del perché ho cambiato: le spiego che ho il doppio delle ferie di prima e mi fa:"Vabbe ma 20 giorni di ferie sono normali no?". È la seconda volta che me lo ha detto e io ogni volta le dico, no, la normalità in Giappone è 10 e mi stupisce sempre che lei, giapponese, anche se anziana, viva così fuori dal mondo e mi rendo conto che chi lavora nella scuola pubblica è privilegiato non solo in Italia, ma pure qui.
A cena abbiamo mangiato 冷やし中華 (hiyashi chūka - foto 1) ovvero noodles freddi cinesi con verdure e carne e una salsa fatta di salsa di soia, aceto, zenzero e sesamo. Poi aveva preso anche dei salamini francesi: buoni, ma peccato fossero letteralmente dolci - poco sale e pochissimo pepe rispetto ai nostri. Da bere una lattina di birra e del vino bianco (scarso).
La notte un inferno: mi sono svegliata forse alle 4/5 con una nausea e un mal di testa fortissimo. Ho temporeggiato girandomi da un lato all'altro per ore e ore, svegliandomi e riaddormentandomi di continuo, finché non ho sentito la mia amica sveglia. Mi sono alzata e le ho detto:"Yuki che guaio, mi viene da vomitare...", mentre lei mi suggeriva di tornare a dormire, ho preso un sorso di acqua... tempo 2 sec e sono corsa al bagno a vomitare. La causa penso sia stata il fatto che sono stata troppo indulgente col vino, che secondo me era pure di scarsa qualità.
Sono tornata a dormire finché non era ora di pranzo, intorno alle 12.
Questa volta però non siamo andate a pranzo dai suoi genitori, ma la mia amica ha organizzato un pranzo a casa sua in cui ha invitato: la sua insegnante di italiano (che è di Salerno e io, quando l'ho saputo, le ho chiesto di presentarmela), suo marito giapponese, un suo compagno di classe (che frequenta la stessa insegnante), la moglie e una sua collega molto giovane che insegna inglese nella stessa scuola media dove insegna anche lei.
L'insegnante di italiano è simpatica, però è la tipica signora italiana con un carattere forte che sta sempre in mezzo a fare le cose al posto degli altri, un po' ignorante e banale (che cazzo mi vieni a dire a fare: che palle D'Annunzio, che palle Manzoni, che palle tutti - dì che non ti piace la letteratura senza fare sceneggiate, no?), insomma, tipica signora italiana. Però ha preparato la parmigiana di melanzane quindi un po' la perdono ahahah.
Il marito invece super tranquillo e straeuridito: prima della pensione era un professore di storia romana e ha vissuto in Italia per svariati anni. Conosce un sacco di aneddoti italiani che manco io sapevo (tipo sul palio di Siena, su Matera etc) ed è il tipo che una volta che parte non lo fermi più. Non ricordo come se n'è uscito con questo argomento, ma dopo aver detto che c'era stato un momento in cui era senza lavoro e senza soldi e che non poteva nemmeno tornare in Giappone, ha detto anche che mentre stava facendo un lavoro prendeva uno stipendio sia in Italia che dal Giappone, nello stesso momento. Io sempre più convinta che chi ha vissuto in quegli anni ha avuto un culo della Madonna perché i soldi si buttavano come non è mai più successo (esempio plateale: mio nonno baby pensionato che ha vissuto metà della sua vita in pensione... METÀ).
Detto questo, fortunatamente sono riuscita a godermi il pranzo nonostante la vomitata.
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Se hai paura di avermi dato
poche carezze, sappi che
non ne ho scordata nemmeno una.
Se sei pentito di avermi sgridato
anche solo una volta,
sappi che io nemmeno me la ricordo.
Se pensi di avermi lasciato troppo tempo
da solo, sappi che io ti ho sempre aspettato.
Se temi di avermi dedicato poco tempo,
sappi che io, anche di quel poco,
ne ho goduto ogni istante.
Se credi di aver giocato poco con me,
sappi che io non ho mai contato
le volte in cui mi hai lanciato la pallina.
Se pensi che io abbia dimenticato il tuo
profumo, sappi che anche adesso lo sto
annusando nel vento.
Se tu volessi rinascere in un’altra vita,
sappi che io vorrei essere il tuo cane
anche in quella.
Se sei convinto di avere qualche difetto,
sappi che per me tu sei stato
la perfezione.
Se credi che l’amore possa avere una fine,
sappi che nel mio cuore il posto
per l’amore è infinito.
Se pensi di nutrire dei rimpianti
verso me, sappi che io non cambierei
un solo secondo della vita che ho
trascorso con te.
Se credi che io non senta più la tua voce
quando mi chiami, basta che tu affidi
alla brezza della sera il compito
di portarmi le tue parole.
Se pensi che io possa scordare il tuo viso,
sappi che avrei voluto vivere solamente
per godere di un tuo sguardo.
Se credi che avrei potuto amare
qualcuno più di te, sappi che io ti ho
amato più di me stesso.
Se pensi che mi sarebbe piaciuto
sdraiarmi su di un morbido divano,
sappi che con te avrei dormito
anche sui sassi.
Se credi che io volessi più di ciò
che mi hai dato, sappi che io mi sono sempre sentito il cane più felice
e ricco del mondo.
Se a volte ti sei sentita solo, sappi che io
non ho mai lasciato il mio posto accanto
a te.
Se pensi che la mia vita sia stata breve,
sappi che io non avrei voluto vivere
nemmeno un minuto in più se non lo
avessi passato al tuo fianco.
Se temi che io non sia più vicino a te,
sappi che appena chiuderai gli occhi
io mi addormenterò al tuo fianco.
Se pensi di non aver fatto la scelta giusta,
sappi che io mi sono sempre fidato di te.
Sempre.
Se sogni un giorno di potermi rivedere,
sappi che sarò lì ad aspettarti,
come ho sempre fatto.
~ Emanuele Grandi ~
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Ragazza che non ho, ti ho già scritto una volta. Ero più giovane dentro e fuori, sognavo che dal buio fiammante della radio potessi uscire tu, con il mio S.O.S. di carta fra le dita,e uno di quei sorrisi che sembrano dire “Perché ti meravigli tanto? Non hai mai visto uscire una ragazza da una radio?”. Avrei guardato le tue gambe svelte scavalcare la finestra nera della radio, ti saresti lasciata ammirare quel vestitino di carta giapponese, con i fiori d’ acqua e tutti i miei problemi si sarebbero accucciati in un angolo come un cane pentito, perché avevo osato dubitare della materia dei sogni. Vedi, ragazza, credere nell’impossibile è stato la causa dei miei guai e delle mie grandezze. Ho puntato su tutte le roulette, sono andato in spiaggia con le scarpe d’inverno e mi sono steso in cappotto davanti al mare bruciante. Disprezzavo i luoghi comuni. Così non ho mai smesso si credere che esisti, che esistono ragazze che escono dalle radio con i vestiti a fiori. Ecco perché ti ho scritto e imbuco questa lettera nell’universo. Non sono così sciocco da credere che tu non verrai mai ( i miracoli sono più reali dei soldi), la verità è che temo di deluderti. Sono scorbutico, gonfio di dubbi e non ho mai imparato a ballare. Ti annoieresti, temo, e dopo qualche minuto di silenzio mi diresti “Usciamo?”. Ma non mi va di uscire, stasera in televisione c’è il mio documentario preferito, di la cena è apparecchiata per uno. E poi ho l’ansia da prestazione, va bene? Tu hai fatto l’amore fra le stelle, io in letti di serie B, che la sigaretta dopo era l’orgasmo. Non credermi, ragazza che non ho, questo è un vecchio gioco: provocare i miracoli e smettere di stupirsi l’attimo seguente. Se a questo punto te ne andassi via, sarei perduto.Siamo mezzi uomini,mezzi maghi, eterni bambini. Non credermi basta, portami fuori. E’ una serata così dolce. Ci sarà pure da qualche parte una balera deserta dove potrai insegnarmi il ritmo semplice e misericordioso della vita. Ragazza che non ho, stanotte saremo in tanti ad attenderti, lo sai? Fai così, non pensare a me, a forza di credere nei miracoli io ho imparato a reggerne l’assenza. Ma uno, questa notte, uno almeno di noi fallo felice.
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La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato. Ti sembra d’essere rimasto con un occhio solo, un orecchio solo, un polmone solo, un braccio solo, una gamba sola, il cervello dimezzato, e non fai che invocare la metà perduta di te stesso: colui o colei con cui ti sentivi intero. Nel farlo non ricordi nemmeno le sue colpe, i tormenti che ti inflisse, le sofferenze che ti impose. Il rimpianto ti consegna la memoria d’una persona pregevole anzi straordinaria, d’un tesoro unico al mondo, né serve a nulla dirsi che ciò è un’offesa alla logica, un insulto all’intelligenza, un masochismo. (In amore la logica non serve, l’intelligenza non giova e il masochismo raggiunge vette da psichiatria.) Poi, un po' per volta, ti passa. Magari senza che tu sia consapevole lo strazio si smorza, si dissolve, il vuoto diminuisce e il rifiuto di rassegnarti ad esso scompare. Ti rendi finalmente conto che l’oggetto del tuo amore morto non era né una persona pregevole anzi straordinaria, né un tesoro unico al mondo, lo sostituisci con un’altra metà o supposta metà di te stesso e per un certo periodo recuperi la tua interezza. Però sull’anima rimane uno sfregio che la imbruttisce, un livido nero che la deturpa e ti accorgi di non essere più quello o quella che eri prima del lutto. La tua energia si è infiacchita, la tua curiosità si è affievolita e la tua fiducia nel futuro s’è spenta perché hai scoperto d’aver sprecato un pezzo d’esistenza che nessuno ti rimborserà. Ecco perché, anche se un amore langue senza rimedio, lo curi e ti sforzi di guarirlo. Ecco perchè, anche se in stato di coma boccheggia, cerchi di rinviare l’istante in cui esalerà l’ultimo respiro: lo trattieni e in silenzio lo supplichi di vivere ancora un giorno, un’ora, un minuto. Ecco infine perché, anche quando smette di respirare, esiti a seppellirlo o addirittura tenti di resuscitarlo.
Oriana Fallaci
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