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Samaris - R4vin
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LUNA di DICEMBRE
❄️☃️🕯️☀️🌏☄️🎄🎅💫🔥
Luna fredda, luna della quercia, luna della neve, luna delle lunghe notti, luna del grande inverno, luna degli alberi spogli, luna del fuoco della conoscenza
La mitezza dell’autunno ha ceduto lentamente il passo alla stagione del grande freddo, che rapidamente si avvicina.
Come Madre Terra ha lasciato cadere tutti i suoi ornamenti, per concentrarsi sull'essenza delle cose, così anche la nostra attenzione può rivolgersi al nucleo interiore della nostra spiritualità.
Il tempo del buio sta per raggiungere il suo apice, ma al contempo sta per terminare, e anche noi possiamo prepararci ad una RINASCITA SPIRITUALE.
E' infatti nel sonno invernale della natura, che nascono i semi dei progetti futuri.
In natura come dentro di noi, siamo infatti nel tempo del SAGITTARIO, terzo segno della triade del fuoco.
Non si tratta del fuoco iniziatore dell’Ariete, né del fuoco del cuore leonino.
Questo è il segno che apre le porte allo spirituale, insegnandoci che la natura umana per essere completa ha anche bisogno di credere in qualcosa, ha bisogno di una FEDE.
E così il fuoco del Sagittario, domicilio di Giove e Nettuno, è una freccia che punta verso l’alto e vibra nella ricerca di verità, di conoscenza, di significato.
Il 21 Dicembre ha luogo il solstizio d'Inverno, YULE, o ritorno della luce, il cui significato etimologico è ruota, a indicare che un altro giro è stato dato, negli eterni cerchi della RUOTA DELLA VITA.
In questa magica notte un vecchio Sole si sacrifica spegnendosi, mentre dal grembo notturno di Madre Terra nasce un nuovo Sole Bambino, il “figlio della promessa”, che rinasce dall’utero della Grande Madre all’alba, e si prepara a fecondarla con nuovi raccolti, garantendo la continuità della vita.
Molti furono i miti con cui gli uomini celebrarono questo importante momento di passaggio in ogni tempo.
Le popolazioni nordiche mettevano in scena la battaglia tra il Re Agrifoglio (che rappresenta l’anno trascorso) e il Re Quercia (che rappresenta il nuovo anno), che vince sul precedente.
Oppure le nozze fatali tra la notte più lunga ed il giorno più breve, rappresentati da Sole e Luna, il Dio e la Dea.
Le popolazioni agresti in questa occasione si riunivano, accendevano fuochi propiziatori e seguivano tradizioni le cui tracce troviamo ancora nelle feste di Natale e Capodanno.
Nell’antica Roma si celebrava il “Dies Natali Solis Invicti”, il giorno della rinascita del Sole Invincibile, in seguito assorbita dal Natale cristiano.
La stessa festa di Santa Lucia, che si celebra il 13 dicembre, è un evidente richiamo al ritorno della Luce.
YULE è da sempre un momento propizio per tutti, in cui contattare la propria luce interiore, ed esprimere nuovi propositi e nuovi desideri.
Accogliamo anche noi il ritorno della Luce con la sacralità che è dovuta a questo evento, e nella profondità del nostro essere contattiamo la scintilla del nuovo Sole nascente, e il messaggio di speranza e di rinnovata fiducia che sempre accompagnano ogni rinnovamento.
Per celebrare ritualisticamente questo magico momento di passaggio, Il Cerchio della Luna organizza un evento on line, cui è possibile partecipare inviando la propria iscrizione all'indirizzo [email protected]
Per chi fosse impossibilitato a partecipare, mettiamo a disposizione, a fronte di un piccolo contributo simbolico, la Meditazione per Yule ed un prontuario per eseguire un semplice rito nell'intimità della propria casa e famiglia.
In sintonia con la stagione, è possibile inoltre acquistare la meditazione del Sagittario, tappa del percorso che, di luna in luna, ci pone in contatto con il cammino evolutivo dello zodiaco, che traccia un sentiero di crescita spirituale in ognuno di noi, in armonia con la spirale evolutiva della vita.
Sempre in armonia con il tempo della luna di dicembre, è disponibile on line la bellissima meditazione per incontrare la Dea Sophia, fonte di Luce e di spiritualità più sublime.
Le meditazioni guidate sono disponibili on line ed è possibile acquistarle dal sito a fronte di un piccolo contributo, ai seguenti links:
https://www.ilcerchiodellaluna.it/central_avven...
https://www.ilcerchiodellaluna.it/central_avven_medDee.htm
CORRISPONDENZE di DICEMBRE:
Spiriti di Natura: fate della neve, fate delle tempeste, fate dei pini
Piante: agrifoglio, edera, abete, vischio
Colori: rosso, bianco e nero
Fiori: agrifoglio, cactus
Profumi: violetta, patchouli, geranio, incenso, mirra, lillà
Pietre: serpentina, giacinto, crisolito
Alberi: pino, abete, agrifoglio
Animali: topo, cervo, cavallo, orso, cornacchia, pettirosso
Divinità: Hathor, Ecate, Neith, Atena, Minerva, Ixchel, Osiride, Norns, le Parch
Energia: resistenza, morte, rinascita; giro delle maree sulla Terra. Oscurità. Tenebre. Piccoli artifici personali. Sentieri spirituali. Incontro con amici e famiglia, i solitari e i poveri.
LE FASI LUNARI DI DICEMBRE 2022
🌑🌒🌓🌔🌕🌖🌗🌘🌑
Luna Piena: 8 dicembre 2022 alle 04:07 in Gemelli
Ultimo Quarto: 16 dicembre
Solstizio d'Inverno: 21 dicembre
Luna Nuova: 23 dicembre 2022 alle 10:16 in Capricorno
Primo Quarto: 30 dicembre
Articolo completo, con consigli per la luna il giardino e in cucina, al link: https://www.ilcerchiodellaluna.it/central_Luna_Dic.htm
www.ilcerchiodellaluna.it
#ilcerchiodellalunaofficial
#lunadidicembre #lunadellaneve #lunafredda #sagittario #festadellaluce #Yule #solstiziodinverno #spirituallight
#elementofuoco #spiritualità #lucespirituale #interiorità #meditazione #ruotadellanno #wheeloftheyear
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Natale: 10 Fatti curiosi che illumineranno le tue festività
Il periodo natalizio è ricco di tradizioni affascinanti e storie intriganti che spesso sfuggono alla nostra attenzione. In questo articolo, esploreremo 10 fatti curiosi sul Natale che potrebbero sorprenderti e aggiungere un tocco di magia alle tue festività. L'Albero di Natale più Grande del Mondo Ogni anno, la città di Gubbio, in Italia, ospita l'albero di Natale più grande del mondo. La "Albero di Natale di Gubbio" è in realtà una composizione di luci disposta sulle pendici del Monte Ingino, creando un'illusione ottica di un enorme albero visibile anche a chilometri di distanza. Il Primo Albero di Natale Luminoso Nel 1882, il brillante inventore Thomas Edison mise in mostra il suo primo albero di Natale illuminato con l'uso delle sue nuove lampadine a incandescenza. Da allora, le luci sull'albero sono diventate una tradizione imprescindibile. Il Colore Originale di Babbo Natale L'immagine tradizionale di Babbo Natale con vestito rosso e bianco è stata popolarizzata dalla Coca-Cola negli anni '30. In origine, però, Babbo Natale era spesso rappresentato con abiti di diverse tonalità, tra cui il verde e il blu. La Stella di Betlemme: Un Fenomeno Celeste? La leggenda della Stella di Betlemme che guidò i Magi al bambino Gesù potrebbe essere stata un evento astronomico reale. Gli astronomi ritengono che una congiunzione di Giove e Saturno nel 7 a.C. sia stata abbastanza luminosa da essere percepita come una stella brillante. Il Canto Natalizio più Venduto "White Christmas" di Irving Berlin, nella versione interpretata da Bing Crosby, è il singolo più venduto di tutti i tempi. Pubblicata nel 1942, la canzone è diventata un inno natalizio classico che ha venduto oltre 50 milioni di copie. Il Mistero delle Calze Appese L'usanza di appendere calze vicino al camino risale a una leggenda del III secolo. Si narra che San Nicola abbia donato borse d'oro a tre sorelle povere, gettandole attraverso la finestra e atterrando nelle calze che si asciugavano sul camino. Il Primo Albero di Natale in America Il primo albero di Natale documentato negli Stati Uniti fu allestito nel 1747 a Bethleem, in Pennsylvania, da tedeschi immigrati. L'usanza si diffuse gradualmente, ma solo nel XIX secolo divenne una tradizione diffusa in tutto il paese. Le Renne di Babbo Natale Hanno Nomi! Secondo la tradizione scandinava, le renne di Babbo Natale hanno nomi! La famosa squadra di renne di Rudolph, Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donner e Blitzen è ispirata alle antiche leggende nordiche. La Guerra di Babbo Natale Durante la prima guerra mondiale, nel 1914, le trincee si trasformarono in un insolito scenario natalizio. In alcuni punti del fronte occidentale, le truppe nemiche decisero di fare una tregua spontanea durante il periodo natalizio, scambiandosi regali e giocando a calcio insieme. Il Villaggio di Babbo Natale in Lapponia Il villaggio di Rovaniemi, in Lapponia, è considerato il luogo di residenza ufficiale di Babbo Natale. Qui, i visitatori possono attraversare il Circolo Polare Artico, consegnare personalmente le lettere a Babbo Natale e godersi l'atmosfera magica dell'Artico. Con questi fatti curiosi, il tuo Natale sarà sicuramente arricchito da nuove informazioni e sorprese che aggiungeranno un tocco speciale alle tue celebrazioni. Buon Natale! Foto di Stefan Schweihofer Read the full article
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Betulla Simbologia,uso magico Utilizzi e proprieta
È un ottimo depurante, sia per l'uomo che per il terreno.
La corteccia contiene catrame, ciò rende la betulla un legno buono da ardere anche quando è fresco.
Veniva usato in passato per ricoprire i tetti delle case.
I nativi Americani della tribù Ojibwa usavano la betulla per la costruzione dell'inipi (capanna sudatoria).
La corteccia è stata usata per costruire barche e canoe.
Contribuisce all'equilibrio delle acque nel terreno.
In ambito erboristico, l'infuso delle foglie giovani ha un effetto depurante sul corpo in quanto stimola la cistifellea, i reni, la vescica. È una bevanda depurativa, diuretica, antisettica, antiinfiammatoria, e leggermente sudorifera che può aiutare in caso di sindrome premestruale, calcolosi renale,insufficienza venosa, ipertensione arteriosa e edemi da insufficienza cardiaca.
Miti e curiosità
La Betulla ha una lunga storia nei miti e leggende delle diverse popolazioni eurasiatiche: per i Celti era anticamente il simbolo del sole nascente (Beth, "Betulla", è la prima lettera dell'alfabeto ogamico). Con il tempo però sarà il potere materno e la sua candida corteccia a far prevalere l'aspetto specificatamente materno su quello solare, rendendolo per le popolazioni europee, un'albero legato alla Grande Madre e alla Luna. Questo successe a molti popoli in passato che dimenticarono l'aspetto materno e femminile del Sole rendendolo, col passare del tempo, prettamente maschile.
Per le popolazioni siberiane, era l'albero che collegava i mondi dello Spirito: l'axis mundi, asse del mondo.
Gli sciamani siberiani usavano questo albero per accedere ai mondi superiori nello stato ampliato di coscienza.
Era usata anche nei riti di iniziazione, nei quali il novizio compieva il suo primo viaggio.
Il suo legno è usato da millenni per costruire i sacri Tamburi, oltre che per il Potere legato all'albero, anche per la sua capacità di modulare toni alti e bassi conferendo al tamburo una voce armonica e profonda.
Per questi motivi, i Siberiani consideravano la Betulla come l'albero sciamanico per eccellenza.
Nelle tradizioni popolari nordiche simboleggiava l'Albero Cosmico; "custode della porta", apriva allo sciamano la via del Cielo, permettendogli di passare da una regione cosmica all'altra, dalla Terra al Cielo o alla Terra agli Inferi, in un viaggio interiore che conduceva all'estasi.
La Betulla, è una pianta magica chiamata anche Betulla, Betula Alba L., Betula Pendula, Vituddu, Bedollo, Bedola, Gray Birch, White birch, Bouleau blanc, Betula verrucosa Ehrh, Betula pendula Roth, Betula pubescens Ehrh.
La Betulla è della Famiglia delle betullacee, è legata al Sole, agli elementi di Fuoco e Aria, al Pianeta Giove, alle Divinità di Thor e Giove e ai Segni Zodiacali del Leone e Ariete e più in generale tutti i segni di fuoco
Nel periodo di Aprile – Maggio l’aroma è maggiormente intenso e duraturo, i principi attivi della pianta sono molti: Betulina, Quercitina, Miricetina, Olia essenziale, Estere Butilico, Saponine, Acido nicotinico, Clorogenico, Caffeico, Acido Betulinico, Flavonoidi.
Il livello di tossicità è assente e l’unica Controindicazione è per i soggetti allergici all’aspirina e più in generale ai salicati.
Se la pianta viene usata assieme a Verga D’Oro, Spirea Olmaria, Pungitopo, Vite Rossa, Frassino Comune, Tarassaco, Ortica, Ribes Nero, Sambuco, Carciofo, Lespedeza, Levistico, Ononide, Lampone.
Uso Terapeutico: Capelli, colesterolo, colorito, cure di primavera (depurativi), dermatosi, efelidi, gotta, intossicazione, litiasi, obesità, pelle, piaghe, reumatismi, sudorazione, urea.
Nella magia la pianta ha un ruolo importante nelle tradizioni magiche dell’Est Europeo e paesi scandinavi, ad essa vengono associate caratteristiche di protezione ed esorcismo. La betulla viene usata sia per la fertilità che per la protezione, essa veniva piantata nei pressi della propria dimora durante il solstizio d’inverno. Nei paesi nordici si faceva liquore ricavato dalla resina di questa pianta che veniva consacrato, bevuto per favorire esiti positivi. In magia si usano le foglie polverizzate che vanno gettate nel fuoco come purificanti e scaccia-negativita. Le foglie essiccate sono difficili da polverizzare poiché la cellulosa le rende, piuttosto robuste, quindi se ne consiglia il trattamento con strumenti affilati.
Nella betulla viene utilizzata anche la parte bianca della corteccia che tende a staccarsi in modo abbondante dal tronco, specialmente durante l’inverno ad opera degli sbalzi termici. In nord europa spesso si sentono dei scricchiolii particolari provenienti dalle cortecce, le popolazioni rurali attribuiscono a questi rumori un significato soprannaturale. La corteccia, messa in acqua a bollire per circa 30-40 minuti, diventa morbida e perde la forma arrotolata.
Lasciandola asciugare sotto pressa, potrà costituire un supporto per la scrittura di invocazioni votive o da bruciare durante un rito.
Simbolismo celtico della betulla
crescita
rinnovo
stabilità
iniziazione
adattabilità
Associata con il sole, la betulla è un emblema di questa stella, facilità la passione, l'energia, così come la crescita; l'associazione con il simbolo solare và di pari passo con la comprensione che possiamo imparare a possedere come i druidi, che usavano la corteccia di questo albero per accendere il fuoco. La betulla serve come innesco perfetto che inizierà a bruciare anche quando altri saranno umidi, cosa che lo rende pregiato al fuoco perché ne è alimento sostanzioso e sicuro.
Anche in questa analogia la betulla chiede a chi la conosce di servire gli altri con il fuoco della passione nel cuore, ricordandoci che nonstante le vicissitudini della vita ci portino a perdere energia e voglia di agire, in un istante la scintilla dell'anima può ritornare ad ardere grazie alle passioni che ci spingono verso la nostra divinità interiore.
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L'incubo, Johann Heinrich Füssli, 1781, olio su tela.
Il quadro offre simultaneamente una visione sia soggettiva che oggettiva del soggetto dipinto, raffigurando sì una donna che sogna (il soggetto) ma anche il sogno stesso (l'oggetto). La scena è ambientata in una stanza da letto in penombra, brulicante di oggetti, tra i quali vi sono un libro, una fiala ed uno specchio poggiati su un tavolo. In primo piano è collocata una giovane fanciulla dormiente, abbandonata sul suo letto, in una posa scomposta e innaturale che sottolinea il suo travaglio interiore: il volto appare sofferente, le braccia e la testa abbandonate alla forza di gravità, la carnagione è pallida, e magari trae in inganno chi lo guarda a pensare che sia morta e non semplicemente addormentata. L'inverosimile posizione in cui è riversa, supina, si pensava addirittura che stimolasse gli incubi. I colori chiari e brillanti che caratterizzano la figura femminile sono in netto contrasto con i rossi, gialli ed ocra dello sfondo; qui, inoltre, Füssli mostra un sapiente utilizzo del chiaroscuro, con il quale dà vita ad una serie di contrasti molto forti tra ombra e luce. L'interno raffigurato è contemporaneo al pittore, con tanto di drappeggi di velluto cremisi dietro al letto che si aprono come un sipario, lasciando emergere la portatrice dell'incubo: si tratta di un'inquietante cavalla spettrale, con gli occhi orbi, vuoti e vacui. La presenza della cavalla spettrale, infatti, è giustificata dall'etimologia della parola inglese nightmare (che significa incubo), formata dall'unione di night (notte) e mare (giumenta); ma vi è un'altra teoria, altrettanto accreditata, secondo cui mare non si riferisce all'equino bensì deriva da mara, un termine desunto dalla mitologia scandinava che si riferiva ad uno spirito mandato a tormentare i dormienti. Significati come questi della parola "nightmare" sono associati anche a sensazioni sperimentabili dalla persona addormentata, quali senso di pesantezza sul torace, paralisi nel sonno e terrore. Queste emozioni si materializzano nel dipinto nel mostro accovacciato sulla ragazza, personificazione dell'incubo. Questa creatura ibrida e grottesca assume vero peso fisico, facendo pressione e comprimendo il torace della fanciulla; il suo ghigno, le orecchie appuntite, la gobba e la folta peluria lo accomunano ai goblin, alle misteriose creature delle tradizioni nordiche e ai gargoyle delle cattedrali gotiche.
Il quadro si trova al Detroit Institute of Arts (Detroit).
Approfondimento:
https://www.frammentirivista.it/lerotismo-inquieto-di-johann-heinrich-fussli/
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Hei, sono molto affascinata da questa religione ormai da tempo, ma non riesco ad avere le idee ben chiare perché online trovo tante cose e non riesco a capire come fare per iniziare un vero e proprio percorso spirituale potresti darmi qualche consiglio per partire da zero?Non so niente neppure della religione Cristiana. Ora però è tutto diverso e sento il bisogno di conoscenza, potresti aiutarmi a capire come partire? Grazie in anticipo.
Ciao, immagino la tua condizione, era così anche per me. Guarda io ho iniziato con dei libri presi praticamente a caso, poi ho iniziato a farmi delle idee più chiare e a fare ricerche.
Allora, io personalmente ho avuto dei cambiamenti nel mio percorso spirituale, fin quando non ho capito e deciso di seguire l’Antica Religione, ma ci sono varie “tradizioni” e religioni. Ad esempio sono molto conosciute le tradizioni nordiche e molti decidono di iniziare a venerare gli dei nordici, ma ci sono tradizioni e filologie diverse per ogni cultura. In Italia ci sono ad esempio le streghe Toscane e il Culto di Diana.
Ti consiglio di acquistare o trovare in pdf qualche libro se riesci. Come ad esempio:
-Wicca di Scott Cunningham
-Aradia, Il Vangelo delle Streghe
Il primo parla appunto della Wicca, ultimamente se ne sente molto parlare e anche io all’inizio iniziai ad interessarmi a questa religione, e da lì ho iniziato a fare ricerche online e su più testi che riuscivo a consultare da quelli consigliati nei libri che già avevo.
Il secondo invece è il Vangelo delle Streghe di Aradia, questa è la religione che ho sentito di dover seguire, il culto di Diana e di sua figlia Aradia.
Quello che ti consiglio è di informarti il più possibile, online, su blog, libri ecc. Non importa inizialmente se non capisci o non sei sicura se siano notizie vere o meno, io penso che il bello è proprio questo: la ricerca e lo studio di un qualcosa d’ignoto, che senti il bisogno di soddisfare e capire, anche solo per farti un’idea. Io credo che questo sia un “mondo” davvero molto affascinante, io mi sono sentita chiamare e ho iniziato a ricercare la mia strada. Ti auguro di trovare la tua. Qualsiasi domanda o altro sono qui, cercherò di aiutarti e magari essere anche un po’ più specifica se vuoi sapere qualcosa in particolare.
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Solstitium
solstìzio s. m. [dal lat. solstitium, comp. di sol «sole» e tema di stare «fermare, fermarsi»]
Allora stanotte festeggio idealmente lo Yule, la festa del solstizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno che fa da proemio alla lenta risalita del giorno, mi metto in testa la mia coroncina di vischio e ci infilo dentro due candeline a mo’ di corna (sulla testa uno strato di materiale ignifugo), e così conciato salgo a piedi fino a Brunate per partecipare al sabbat druidico (certe vestali, sapeste) così il sindaco Landriscina mi mette dentro per paganesimo e attentato alle tradizioni cattoliche.
Mi inteneriscono le tradizioni nordiche, mi sento dentro la pazienza di tutte le generazioni di uomini che hanno vissuto nel freddo delle loro tane per mesi e mesi davanti al fuoco ad attendere la bella stagione, piccoli lumicini di vita nell’immensa e buia vastità dell’universo, soli contro il freddo nulla. Le storie che dovevano raccontarsi per passare il tempo. La sacralità dei boschi, il silenzio dei fiumi ghiacciati, il sangue caldo degli animali uccisi per farne berretti e pellicce. Divento lirico quando penso al grande nord, mi si risveglia il leprecauno che è in me (i leprecauni furono di ispirazione per gli Hobbit, e io sono un hobbit onorario, schivo ma cordiale se sai prendermi per il verso giusto).
“Le cerimonie druidiche includono incontri in luoghi boscosi, tenuti solitamente una volta alla settimana, anche se molti gruppi si basano sul calendario lunare. Nelle cerimonie viene celebrata l'assunzione rituale degli spiriti (Scotch o Whiskey irlandese allungato con acqua) chiamati acqua della vita (uisce beatha), vengono intonati canti e recitati sermoni e possono essere ordinati nuovi sacerdoti. I maggiori giorni sacri sono quelli in cui cadono i solstizi, gli equinozi e i festival (Sabbat). Possono essere allestite feste e banchetti con danze in cerchio e cantici. Non sono necessariamente collettivi, ognuno può festeggiare anche personalmente.”
“Scotch e Whiskey allungati con acqua”, è la mia religione (io sono quasi astemio, che ormai pure la birra mi dà acidità).
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Si trova in Sardegna. Secondo le stime, la sua età potrebbe superare i 3000 anni e arriverebbe persino a 4000 , è l’ulivo di Luras.L’ulivo di Luras è stato dichiarato Monumento Naturale e rientra nella lista dei “20 alberi secolari italiani” da tutelare e dichiarare Monumento Nazionale con decreto ministeriale.
Il significato degli alberi e delle piante ha sempre rappresentato, soprattutto in passato, un fattore importante nel rapporto tra l’uomo e la natura. Nelle culture antiche tutto ruotava intorno ai cicli naturali e ai suoi elementi quali alberi, rocce, piante, animali, ecc. Si usavano gli alberi e le rocce per costruire abitazioni, piante per curare ferite e malattie, la terra per coltivare ortaggi e alberi da frutta. Data la fondamentale importanza che ricopriva la natura nella vita dell’uomo, non dovrebbe meravigliare che sia gli alberi che le piante in genere venivano associate a divinità o venivano assunte come simboli di carattere religioso, spirituale ed esoterico. Sia nelle tradizioni nordiche che romane e greche, gli alberi hanno sempre rappresentato il mezzo di interconnessione tra la superfice della terra, il sottosuolo e il cielo. La terra rappresentava il mondo dei mortali, al sottosuolo veniva associato il mondo degli inferi mentre il cielo era considerato la dimora degli dèi. In particolare, la figura dell’albero rappresentava l’unione tra il passato (simboleggiato dalle radici) il presente (simboleggiato dal tronco) e il futuro (rappresentato dalla chioma).
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L'Inferno
L’Inferno
Domanda – Secondo l’opinione degli ambienti scientifici, l’inferno di fuoco e fiamme di cui ci parla la religione cattolica non è più accettabile, oggi, se non come una superstizione religiosa… è vero Maestro?
Risposta – Qualunque inferno di carattere religioso è esclusivamente simbolico.
A questo proposito, vale la pena di ricordare l’inferno di ghiaccio delle tradizioni nordiche,…
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Siccome m'ispirano particolarmente le vecchie storie e tradizioni nordiche, e desidero saperne sempre di più a questo antico mondo, ho voluto spaziare un po’ con la fantasia e mettere su uno shooting di ispirazione celtica, cercando di avvicinarmi il più possibile allo stile delle antiche donne celte (evitando le pellicce e così via) e leggermente rivisitato. Per la location mi sono servita di un luogo che purtroppo vive quasi dimenticato, del quale mi farebbe molto piacere vedere una maggiore cura e valorizzazione. Un Borgo Medioevale, con ruderi storici, che avrebbero molto da dare, basta saper guardare!
#celtic#celtic woman#natural#nature#Natural Photography#white dress#etnic#portrait photography#photography#frekles#red hair
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Goda tungl
SAMARIS
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Le leggende di Natale in Toscana
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Le leggende di Natale in Toscana
Non voglio essere irriverente, ne tanto blasfemo, ma l’elettrizzante magia che coinvolge buona parte degli aspetti del Natale è legata al mito, alla tradizione e in molti, moltissimi casi alla leggenda. Già la stessa data in cui si festeggia la venuta al mondo del Salvatore, rientra proprio in quest’ottica; la Bibbia non dice nulla di specifico circa il mese o il giorno in cui nacque Gesù. Nella scelta del 25 dicembre come giorno di Natale, influi il calendario civile romano, che alla fine del III° secolo celebrava in quel giorno il solstizio invernale, il cosiddetto “sole invitto”. Da quella data, le giornate si facevano più lunghe e metaforicamente parlando, in questo contesto, alla nascita del Cristo gli venne attribuito medesimo significato, il significato della Luce che nasce per sconfiggere le tenebre, un nuovo sole di giustizia e verità.
Babbo Natale e San Nicola
Questo è l’esempio più alto, più significativo, ma ne possiamo citare altri, meno sintomatici, ma utili per capire il concetto. E se, come nella circostanza della nascita di Gesù, il paganesimo si è fatto cristianesimo, nel caso di Babbo Natale è il fatto contrario, è il cristianesimo che si è trasformato in paganesimo. Si, perchè Babbo Natale vide origine in San Nicola, santo vissuto nel IV secolo e festeggiato il 6 dicembre. Secondo la tradizione, San Nicola regalò una dote a tre fanciulle povere, perchè potessero andare in sposa, invece di darsi alla prostituzione, in un’altra occasione salvò tre bambini. Fu così, che nel Medioevo prese usanza, nel giorno in cui si festeggia il santo di commemorare tutti questi episodi, facendo piccoli regali ai bimbi. Con il passare dei secoli, in special modo nel Nord Europa, si appropriarono di questo commemorazione, trasformando San Nicola in Samiklaus, Sinterclaus o nel nome a noi più conosciuto di Santa Claus. Di li, il passo fu breve, i festeggiamenti si spostarono alla festa più vicina e più importante: il Natale. Si potrebbe continuare ancora e osservare che anche l’albero di Natale nasce dalle credenze popolari nordiche, così come le palline con cui viene decorato videro la loro genesi nella leggenda. Insomma, tutto quello che è legato al Natale è ammantato di leggenda, favola e allegoria e a tutto questo non si poteva sottrarre la Garfagnana, una delle culle di questi tradizionali racconti e allora seguitemi faremo un viaggio in alcune delle leggende di Natale della Garfagnana.
LO ZINEBRO
Ginepro
In Garfagnana c’è l’usanza di fare l’albero di Natale con il Ginepro, mai con l’abate, nemmeno con il pino, solamente con lo zinepro (come si dice in dialetto). E sapete il perche? Perchè quando San Giuseppe e la Madonna scapparono per andare in Egitto e il perfido Erode dava la caccia a tutti i bambini, fu proprio lo zinepro che salvò Gesù, comportandosi meglio delle altre piante. Era una notte buia e tempestosa, pioveva a più non posso, e dopo la pioggia anche la neve. Il povero San Giuseppe non sapeva come fare a riparare dal maltempo se stesso e Maria, non c’era l’ombra di una capanna, nemmanco di un metato, di fronte a se aveva solamente selve. Videro allora una ginestra e gli chiesero riparo, la ginestra stizzita le mandò via. Gambe in spalla allora, finchè non videro una bella scopa (n.d.r: un’erica), alta e frondosa, all’ennesima pietosa richiesta di riparo la scopa ebbe a dire:– Surtitimi di torno, io nun ne vo’ sapè di voialtri. E poi se per disgrazia passa Erode e vi trova qui sotto mi brugia anco me. Surtitimi di torno v’ho ditto!- Intanto continuava a nevicare copiosamente e ai due poveri sposi non rimaneva altro che cercare un albero benevolo. La stanchezza però oramai le stava vincendo, fino a che non scorsero uno zinepro, anche a lui chiesero riparo:- Vinite, vinite pure– gli rispose e per ripararli meglio e perchè Erode non li trovasse protese i suoi aghi in avanti – Cusì se viene Erode si punge tutto-. Il malvagio tiranno passò, ma non le trovò. Il mattino dopo aveva smesso di nevicare e finalmente San Giuseppe e la Madonna ripresero la strada per l’Egitto. Da quel giorno per i garfagnini lo zinepro divent�� il loro albero di Natale.
I RE MAGI SULLA PANIA
L’impronta dei cammelli sulla Pania
Credeteci pure, c’è una notte, fra Natale e la Befana che i Re Magi passano sopra la Pania, sui loro cammelli alati. Veleggiando sui nostri monti si dirigono verso Betlemme, guidati da una stella maestra. Quello che è certo che la strada è lunga da fare, il percorso è improbo e le Apuane sono uno scoglio duro da superare. Quello è proprio il periodo del maltempo, pioggia e bufere di neve sono all’ordine del giorno e i venti che spirano dal mare creano un muro di nebbia invalicabile, infatti quando i tre Re passano proprio sulla vetta della Pania della Croce i cammelli repentinamente si abbassano dirigendosi verso il monte, prendendo da li lo slancio verso il mare. Nel punto esatto dove gli zoccoli dei quadrupedi toccano la cima, lasciano l’impronta dei loro zoccoli e nel cielo uno sfavillio di scintille, che vengono giù come luccicanti stelle cadenti.
SAN PELLEGRINO E BERTONE: IL MUGNAIO CHE NON VOLEVA FESTEGGIARE IL NATALE
C’è una località vicino a Castiglione che è detta “Il Mulinaccio”,
questo dispregiativo ha un perchè. All’epoca, in questa località sorgeva un mulino che prendeva le acque dal vicino torrente chiamato “Butrion”. Il padrone era il mugnaio Bertone, uomo infido, antipatico e pure cattivo, dal momento che ad ogni piè sospinto bestemmiava Nostro Signore. Dal cielo l’arcangelo Gabriele chiedeva vendetta, ma il Signore visto l’intercedere di San Pellegrino chiudeva sempre un occhio, chiedendo però in cambio un’opera buona del mugnaio irrispettoso. L’occasione di redenzione l’ebbe la notte di Natale. Tutti i paesani si stavano preparando per andare alla messa, le campane stavano suonando, ma Bertone non ne voleva sapere di andare a messa e per dispetto e per avidità dette il via alle rumorose macine del mulino e cominciò a lavorare. All’improvviso un sinistro rumore echeggiò da sopra il suo mulino, dalla montagna si staccò un grosso masso, che sollecitato dalle ali dell’arcangelo precipitò sulla costruzione, schiacciando Bertone. Si racconta che da quei tempi, proprio la notte di Natale chi passa da quelle parti, sente ancora strani rumori, come lo strepitio di catene e il girar di macine.
IL CEPPO DI NATALE
In Garfagnana dove il retaggio contadino è ancora sentito, le tradizioni natalizie vengono tenute vive affinchè non venga dimenticato l’insegnamento degli avi. Questo è il caso del “ceppo di Natale”, che di leggenda non ha niente, ma rientra nelle nostre care, vecchie e dimenticate tradizioni. Il ceppo, non è altro che un grosso ciocco di legno messo ad ardere nei camini alla vigilia di Natale. Il grosso pezzo di legno, alcuni mesi prima veniva già adocchiato dal contadino, una volta scelto accuratamente era messo ad asciugare, pronto per quella sera ad essere arso davanti alla famiglia riunita. La particolarità era che questo grosso ciocco (talvolta talmente grande da essere trasportato da due persone), doveva ardere fino alla sera di Santo Stefano, in alcune famiglie addirittura fino alla sera del capodanno. Per durare così a lungo venivano usati alcuni stratagemmi, come ungerlo con il grasso di maiale o coprirlo di cenere perchè la brace non lo bruciasse completamente. Di solito veniva chiamato pure il prete a benedire il ceppo, dato che il suo significato rientrava nella sfera religiosa, dal momento che il suo calore doveva servire per accogliere e riscaldare la venuta di Gesù Bambino nella casa.
Ma quest’usanza vide la sua origine in tempi lontanissimi e si rifaceva probabilmente al significato puramente pagano che si dava al solstizio d’inverno: un fuoco sacro, in collegamento diretto con il sole. Tant’è che proprio San Bernardino da Siena deplorava questa tradizione. Siamo a Firenze nel 1424 e queste furono le sue parole: “Per la natività di nostro Signore Gesù Cristo in molti luoghi si fa tanto onore al ceppo. Dalli ben bere! Dalli mangiare! El maggiore della casa il pone suso e falli dare denari e frasche. Perché è così in Natale rinnegata la fede e perché so’ convertite le feste di Dio in quelle del diavolo? Si vuole mettere el ceppo nel fuoco et che sia l’uomo della casa quello che vel mette, coloro i quali pongono il ceppo al fuoco la vigilia di Natale, conservano poi del carbone alcuni contro il cattivo tempo pongono fuori della propria casa l’avanzo del ceppo bruciato a Natale”. Si, perchè esiste ancora l’usanza di conservare le sue ceneri, a quanto pare hanno proprietà magiche e di buon augurio: possono essere sparse nei campi per avere un buon raccolto, favoriscono la fertilità degli animali e proteggono dai fulmini.
San Bernardino, il predicatore
Leggende e usanze queste, che fanno parte di un bagaglio culturale antico, che si intreccia in un singolare mix di sacro e profano, ricordandoci che non è importante cosa trovi sotto l’albero di Natale, ma chi trovi intorno. Buon Natale a tutti !!!
Bibliografia:
“La Pania” dicembre 1990 “Il zinebro” professor Gastone Venturelli
“Racconti e tradizioni popolari delle Alpi Apuane” Paolo Fantozzi. Edizioni le lettere
“Predica XXIV” San Bernardino da Siena
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“Le nostre origini sono eurasiatiche, Pitagora era uno sciamano, dobbiamo insegnare pratiche meditative a scuola”: dialogo con Angelo Tonelli, che ha scoperto il punto d’unione tra Oriente e Occidente
Il libro è cerchiato da una bandella scoppiettante. “In anteprima il ritratto del ‘Mongolo di Taranto’ una rivoluzione negli studi sulle origini della nostra cultura”. Addirittura. Guardo. Pagina 15. “L’immagine realizzata nel V-IV secolo a.C. su ceramica vascolare protolucana”, proveniente dalla Magna Grecia e ora all’Università di Heidelberg, raffigura, in effetti, una specie di gran khan – barba aguzza, zigomi mongoli, occhi a mandorla – in lande platoniche. “Quando l’ho scoperto, ho ballato per tre giorni”, mi dice Angelo Tonelli, tra i grandi studiosi della sapienza greca antica. Tre giorni sono perfino pochi, dacché quel piccolo tassello, quel ritratto su vaso è la prova “inconfutabile di quanto dico da 30 anni”, cioè che “tra la Magna Grecia e l’estremo Nord Est dell’Europa e l’Asia, ovvero con lo sciamanesimo iperboreo” sussistevano relazioni “culturali, commerciali, spirituali”. Tali da denunciare le “radici eurasiatiche (altro che cristiane) della nostra civiltà”. Una rivoluzione culturale. Per chi conosce il lavoro di Tonelli, straordinario traduttore di Eschilo, Sofocle ed Euripide per Bompiani, e poi esegeta di Parmenide ed Empedocle, sempre per Bompiani, e di Eraclito e dei presocratici (come Le parole dei Sapienti) e indagatore dei misteri (nel fondamentale Eleusis e Orfismo) per Feltrinelli, la scoperta è la cima di una esplorazione intellettuale magistrale. “Il Sapiente è radicato nella sorgente delle cose… la Sapienza è un modo di essere non di pensare, ed è frutto del Sé mentre la filosofia lo è dell’ego… I Sapienti greci non erano uomini di scrivania, come forse amerebbero dipingerli a propria immagine e somiglianza gli esangui ermeneuti contemporanei, bensì individui che intraprendevano una via di continua ricerca di se stessi… e da questa ricerca spirituale venivano trasformati fin nelle intime midolla”, spiega Tonelli, tra i rari e acuti allievi di Giorgio Colli, in un libro che sistema il suo pensare, Attraverso Oltre (Moretti & Vitali, 2019). Alla prima parte, in cui Tonelli fa una panoramica dei punti salienti della sapienza greca – fondamentali le pagine su Parmenide, letto in sintonia con la Brhad-aranyaka Upanishad – fa seguito ‘l’azione’, l’incessante lotta dello studioso/sapiente con l’oggi. Allora Tonelli – supportato da studi che vengono anche dall’ambito delle scienze cognitive e dalle neuroscienze – mostra i limiti della ragione e le sconfinate potenzialità della mente, proponendo, ad esempio – così il titolo di un capitolo, di inattuale necessità –, “esercizi spirituali per aspiranti politici”. Almeno per uscire dalla finzione – funzionale al nulla – della democrazia recente (“la democrazia si sfalda perché non esiste più il démos – ovvero il popolo dotato di una propria identità – ma solo una sorta di óchlos – folla, insieme di individui mimetici – manipolata dai mass media consciamente o inconsciamente asserviti ai poteri e al dio denaro”). In questo modo – e anche qui tintinna, in oro, l’insegnamento di Colli – la sapienza non è scialba erudizione, astronomia libraria, ma si libra nel cuore del giorno, incide l’uomo, lo muta. (d.b.)
Parto dai fondamentali. Cosa intendi per “sciamanesimo greco”?
Parlare di sciamanesimo greco è già di per sé abbastanza rivoluzionario: a parte il mai sufficientemente lodato lavoro di Dodds su I Greci e l’irrazionale che già apriva in questa direzione, e gli studi di Colli, Eliade, Couliano, Burckert e Kingsley, la vulgata, accademica e non, proprio ignora questo vistoso fenomeno originario della nostra civiltà spirituale. Empedocle era dichiaratamente sciamano, anche se lo dichiarava:
Quanti sono i farmaci contro i mali e contro la vecchiaia tu apprenderai, perché per te solo io voglio completare tutti questi insegnamenti. E placherai la furia di venti infaticabili che levandosi sulla terra devastano i campi con le loro folate, e se lo desideri, a tua volta susciterai soffi benefici, e dalla pioggia scura creerai siccità opportuna per gli umani, e dall’arsura estiva farai scaturire correnti che nutrono gli alberi e †sgorgheranno nell’etere† e trarrai fuori dall’Ade il vigore di un uomo estinto.
(fr. 110 DK)
E vistosamente sciamanico è anche il viaggio con cui si apre il proemio del Perì Phýseos di Parmenide:
Le cavalle che mi portano fin dove giunge il mio desiderio mi scortarono, dopo avermi guidato sulla via della Dea, che dice molte cose e porta in ogni contrada l’uomo che sa. Là fui condotto, perché fu là che mi portarono le cavalle molto accorte, traendo il carro. Fanciulle indicavano la via. L’asse strideva nei mozzi, incandescente, incalzato alle due estremità dai due cerchi rotanti, ogni volta che le Figlie del Sole, dopo avere lasciato la casa della Notte, si affrettavano a scortarmi verso la luce, distogliendo i veli dal capo con le mani.
Oltre alle Baccanti, sciamane al seguito del dio della trance, Dioniso, e alle esperienze estatiche eleusine, per altro gestite istituzionalmente dalle famiglie sacerdotali degli Eumolpidi e dei Codridi, che presentano vistosi tratti in comune con le esperienze degli sciamani, esistono figure che si possono definire “sciamani” in senso stretto: il mitico Abaris iperboreo, che non mangiava mai, prevedeva il futuro e scacciava le malattie; Aristea, capace di sprofondare in lunghi sonni, nel corso dei quali abbandonava il corpo fisico e si materializzava altrove; o ancora a Epimenide che a Creta, nella grotta sul monte Ida nella quale era nato Zeus stesso, incubò nell’estasi una sapienza “entusiastica” (vale a dire “pervasa dal dio”) e iniziatica; ma anche Hermotimo, Zalmoxis, Pitagora, Anacarsi possono venire annoverati, per certi tratti, in questa schiera; e elementi sciamanici si trovano nelle catarsi dei Coribanti, nei Misteri di Samotracia, nell’oracolarità apollinea delle Sibille. Esiste uno sciamanesimo greco, a cui dedicherò un volume che Feltrinelli pubblicherà nel 2021-21, ed è bene prenderne atto, perché tutto ciò ha implicazioni profonde nella nostra formazione culturale e spirituale.
Il cosiddetto ‘Mongolo di Taranto’ sarebbe, per così dire, ‘l’anello evolutivo’ che spiega ciò che sostieni da sempre, cioè che tra Grecia e Oriente ci sono stati continui scambi, influenze, ‘adozioni’ che rompono lo schema dell’isolamento greco classico, della sua solatia unicità. Spiegaci meglio.
In generale gli studiosi di Filosofia Antica e gli intellettuali à la page rimangono arroccati alle Termopili a combattere i fantasmi di una influenza orientale sulla Sapienza e in generale la spiritualità greca, un po’ come quei guerrieri giapponesi che continuarono a restare nelle foreste armati fino ai denti per decine di anni dopo la fine della seconda Guerra Mondiale. I Sapienti e i filosofi sapienziali greci non erano Tarzan e Jane nella capanna dello zio Tom: viaggiavano (Pitagora in Egitto e Babilonia, Platone in Egitto, e così via), e esisteva una via della seta arcaica, per cui si trovava seta cinese nell’Atene del V a. C.; gli Sciti, barbarici e preziosi al contempo, erano trait d’union con le propaggini nordiche della Grecia e le steppe mongole, e soprattutto abbiamo testimonianze su Abaris, vissuto tra la fine del settimo secolo e la metà del sesto, sciamano, purificatore, aithrobátes ovvero viaggiatore dell’etere, ministro di Apollo Iperboreo, portatore di poteri oltreumani come lo sarà il nostro Empedocle di Agrigento: in Abaris saldamente si connettono Grecia arcaica, Siberia Orientale, Mongolia, Cina e Tibet. Come ha notato Peter Kingsley in uno studio provocatorio e fondamentale a lui dedicato, Abaris è nome collettivo: gli Ávari, popolo di arcieri e sciamani della Mongolia, Iperborei, agli estremi confini orientali dell’Europa con la Cina. Dalla remota landa iperborea Abaris viene chiamato in Grecia come sciamano purificatore – ambasciatore per contrastare la peste, e il Mongolo viene impugnando una freccia e senza mangiare nulla. Altre fonti ci informano che la freccia era molto grande e era fatta d’oro. La freccia d’oro di Abaris è lo strumento della sua estasi e concentrazione sciamanica nel segno di Apollo, il dio presso il quale andò a prestare opera quando scoppiò la carestia tra gli Iperborei. Ma la figura di Abaris si rivela ancora più significativa quando entra in contatto con Pitagora. Aristotele ci informa che quest’ultimo era una incarnazione di Apollo, e Giamblico aggiunge che il dio decise di incarnarsi per il beneficio degli umani. Altrove è Pitagora stesso a decidere di reincarnarsi per il beneficio degli esseri viventi, allo stesso modo dei bodhisattva buddhisti o del quṭh sufi. È proprio Abaris a riconoscere Pitagora come incarnazione di Apollo, e a consegnargli la freccia d’oro come segno di questa agnizione. E questo gesto sigilla una connessione tra spiriti e tradizioni sapienziali occidentali e orientali agli albori della nostra civiltà, perché la freccia, anche a prescindere dalla associazione al phurba tibetano, era simbolo sacro per le popolazioni iperboree. Questa analogia con le procedure di riconoscimento dei Lama reincarnati nella tradizione tibetana era troppo vistosa e inconfutabile – come anche l’interconnessione originaria Oriente-Occidente – per non sfuggire alle lenti miopi di accademici e razionalisti di ogni latitudine e longitudine, un po’ come accadde agli Indios d’America che non avvistavano le caravelle degli invasori semplicemente perché non avevano mai avuto esperienza di caravelle e non ne avevano lo schema mentale e percettivo. La fiducia nella reincarnazione è originaria, e ben viva sia nello sciamanesimo eurasiatico, e non solo. La troviamo nelle tribu del Nord della British Columbia, in America, e in generale nello sciamanesimo della Mongolia, della Siberia e dell’Asia Centrale, da dove si diffuse, con le migrazioni in epoca preistorica, sia a Est, attraverso il Pacifico, che a Ovest, in direzione del Mediterraneo, attraverso figure come Abaris. Acclarato che gli Iperborei e il loro Apollo, per il tramite di Abaris e Pitagora erano molto più vicini alla Grecia e alla Magna Grecia di quanto si sia sempre voluto credere, abbiamo reso giustizia all’Oriente che è nel nostro Occidente, specialmente magnogreco. Alla luce di tutto questo si capisce bene l’importanza del ritratto di un guerriero vistosamente Mongolo nel V-IV secolo a. C., nella Taranto del Pitagorico Archita: proprio mentre il volume stava per andare in stampa, ho avuto il piacere (e ho ballato e brindato per tre giorni), di ricevere l’immagine realizzata nel V-IV secolo a. C. su ceramica vascolare protolucana, inclusa nel Corpus Vasorum Antiquorum Deutschland, custodito nella Heidelberg Universität, in cui si ritrae realisticamente un guerriero vistosamente Mongolo. È un documento di eccezionale importanza per comprovare in maniera inconfutabile sia la relazione culturale, commerciale e come da almeno 30 anni vado sostenendo, spirituale, tra la Magna Grecia e l’estremo Nord Est dell’Europa e l’Asia, ovvero con lo sciamanesimo iperboreo, sia le origini eurasiatiche (altro che crisitiane) della nostra civiltà.
Orfeo mi pare il centro del tuo dire: parla agli animali e vaga tra i morti. Però non riesce a far risorgere alla vita Euridice. A un tratto scrivi, “la morte coincide con la rinascita”: cosa significa?
Intendo dire che la Sapienza orfica e eleusina (Orfeo che scende all’Ade, Persefone che viene rapita da Ades) si caratterizza come via catabatica e anabatica, di discesa agli inferi e risalita, che allude alla necessità, per la realizzazione spirituale, di conoscere il volto invisibile della psiche e della phýsis, come nell’opera al nero alchemica, o nel descensus ad inferos di Dante. La morte alla coscienza di veglia, ovvero egoica, coincide con la rinascita alla coscienza di risveglio, per dirla con Eraclito. Ma ho anche in mente la laminetta orfica che recita: “Ora moristi ora rinascesti, o tre volte beato, in questo giorno./ Di’ a Persefone che fu proprio Bacco a liberarti./ Toro ti slanciasti nel latte; capretto cadesti nel latte./Il vino hai in premio, o fortunato”. Morte è rinascita, in una simultaneità di opposti unificati: chi acquisisca la coscienza unitaria, oceanica, sigillata nell’esperienza dionisiaca, nella morte si connette con essa, e rinasce. Sia in vita che in morte (mi si conceda l’enigma) che vengono vanificate entrambe.
Nel tuo discorso, che luogo ha Cristo, come s’insinua l’esperienza dell’uomo di Nazareth?
Cristo è uno dei Sapienti sciamani, Grande iniziato portatore di una sapienza dell’amore. Non dissimile, mutatis mutandis, da Empedocle, o Pitagora, e quindi, a livello essoterico, un rivoluzionario della spiritualità che si riverbera nel rapporto tra gli esseri umani.
Continui a ribadire, con giustizia, la centralità ‘filosofica’ di Giorgio Colli, mi pare del tutto incompresa. Qual è l’insegnamento miliare di Colli?
Il mondo è espressione di una immediatezza, esteriorizzazione di un assoluto con il quale occorre ricongiungersi nell’esperienza mistica e misterica, e attraverso una ragione che sappia dissolversi a esso integrandolo: la conoscenza è salvezza e liberazione, e Apollo e Dioniso sono aspetti complementari della esperienza conoscitiva culminante nella riconnessione all’immediatezza stessa.
Il tuo scavo nella sapienza si traduce anche in una proposta ‘politica’: “Priva di una cultura della saggezza, dell’equilibrio e dell’illuminazione che la sostenga la democrazia si sfalda, perché non esiste più il dèmos (ovvero il popolo dotato di una propria identità) ma una sorta di òchlos (folla, insieme di individui mimetici), manipolata dai mass media”. Che fare, quindi?
Occorre sbrigarsi a recuperare il tesoro spirituale della Sapienza greca connessa con quella orientale, che ci autorizza a diffondere a livello di formazione scolastica e generale le pratiche meditative, come già le praticavano i Pitagorici, e dunque anche Parmenide, Empedocle, e che non sono eccessi di esotismo ma hanno radici nel nostro più autentico DNA culturale e spirituale: in tal modo si porrà rimedio al furto di organo perpetrato dal sistema controsapienziale, ovvero del nous, la coscienza unitaria o oceanica, e dello sguardo sapienziale, empatico e distaccato al tempo stesso, sulla vita, condizione unica per realizzare davvero l’homo sapiens, capace di trascendere i dati grezzi della istintualità cieca, senza decadere nel pessimismo ascetico-nichilistico, e dunque capace di relazionarsi da risvegliato a altri risvegliati. Questa paideía formerà, e già sta formando, cittadini, e dunque anche politici e governanti, consapevoli, solidali e capaci di agire in maniera consapevole e solidale. Hic Rhodus, hic salta!
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Sentiero Gourmet 2023 a Livigno
Venerdì 14 luglio a Livigno, presso l’Alpe del Vago, si terrà la sesta edizione del Sentiero Gourmet, evento gastronomico itinerante alla scoperta delle eccellenze della cucina italiana e valtellinese. Il Sentiero Gourmet vede un percorso gourmet di 5 chilometri, da percorrere immersi nella natura e attraverso 5 stazioni dove assaggiare deliziosi finger food gourmet ideati da 5 chef stellati. Si parte dal Parcheggio P9 a Livigno e ci si incammina in cerca degli antipasti, per poi passare ai primi, i piatti di mezzo, i secondi, i dolci e una scelta di caffè, con una pregiata selezione di vini valtellinesi ed immersi in una location naturale unica e allestita nei minimi dettagli. Ogni partecipante è parte di un gruppo di circa 30 persone accompagnato da una guida in abiti tradizionali, che racconta il territorio e le tradizioni. Il programma della giornata prevede partenze ogni 20 minuti, infatti il primo gruppo parte alle 11.40, l'ultimo alle 14 e il biglietto ha un costo di 120 euro a persona, per info 0342 977800. Cuore dell’Alta Valtellina, Livigno è situata tra lo Stelvio e l’Engadina ed è tra le più rinomate stazioni invernali d'Europa, offre attività sportive, shopping e specialità gastronomiche locali. Gli appassionati dello sci alpino possono scendere su piste che si estendono per oltre cento chilometri, con vari livelli di difficoltà, dai 1800 ai 2900 metri di quota, come lo Snowpark Mottolino e Carosello 3000. In valle trenta chilometri di piste soleggiate attendono gli appassionati dello sci di fondo, con percorsi semplici o più impegnativi. Livigno è una meta ambita anche dagli snowboarder e dai freestyler, che desiderano avvicinarsi a questo sporti, oltre ad essere l palcoscenico della Maratona Internazionale di Gran Fondo, la Sgambeda, e gli appassionati del Telemark ogni anno possono godersi il Free Heel Fest, il festival internazionale di uno sport di origini nordiche. Se si è alla ricerca del contatto con la natura incontaminata si possono fare passeggiate con le ciaspole, in livignasco chiamate drezola, oppure scegliere la disciplina dello Scialpinismo, del Nordic Walking o dell’arrampicata sulle cascate di ghiaccio, oltre ad occasioni per passeggiate a cavallo o emozionanti escursioni su motoslitta o slitta trainata da cani. Con 250 negozi che costellano il territorio, Livigno è anche un centro commerciale a cielo aperto per fare acquisti duty-free, peculiarità che rende questa località conosciuta in tutta Europa. Qui lo shopping è circondato da montagne, tra boutique esclusive e botteghe legate alla tradizione, dove la convenienza degli acquisti si coniuga alla natura. Read the full article
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Sette sataniche. Satanismo e culti religiosi. Classificazioni e tipologie dei culti satanici. Classificazione di Michele del Re. Classificazione di Giuseppe Maggioni. Classificazione di Francesco Barresi. Classificazione di Francesco M. Mastronardi
Michele del Re
Francesco Barresi
Vincenzo Maria Mastronardi
Sette sataniche
Satanismo e culti religiosi
Classificazioni e tipologie dei culti satanici
Il satanismo è una realtà che mostra tante sfaccettature quante sono le forme della perversione umana.
Classificazione di Michele del Re
Lo studioso fornisce una classificazione empirica piuttosto articolata degli individui che entrano in contatto con il mondo dell'occulto e del satanismo.
1.Pagani e neopagani: la nostalgia degli déi: quei soggetti che seguono rituali e tradizioni appartenenti al mondo del paganesimo di matrice druidica. Le cerimonie mescolano il satanismo alla stregoneria e soono organizzate seguendo le informazioni riportate sui libri che si occupano della stregoneria in epoca medievale: la caratteristica principale di questi riti è di essere abbastanza "pittoreschi", ma contenenti scarsi elementi di vero satanismo (infatti, i punti di riferimento sono soprattutto le divinità nordiche, come Odino e non Satana). 2. Giocare con Satana: satanisti sperimentali. Il satanismo "sperimentale" o "occasionale", è un pretesto usato da alcuni individui per comportarsi in un certo modo mentre sono in gruppo, in particolare ragazzi alla ricerca di un "mondo migliore" da trovare attraverso il fantasy e il nero satanico. Questa forma può portare ad azioni criminali, soprattutto vandalismo e sacrifici di animali, ed è tipico di adolescenti che si riuniscono in gruppo e che sono caratterizzati da interesse per canzoni dissacratorie, magia, morte e simboli dell'occulto, e dall'ostentazione della loro "ideologia" (uso di un abbigliamento stravagante, presenza di tatuaggi tematici ecc.). 3. Congreghe tradizionali: malvagità ortodossa: satanismo autentico, in cui persone di tutte le età aderiscono a gruppi organizzati che si fondano sull'adorazione di Satana e agiscono con riservatezza, praticando l'attività rituale soprattutto in giorni festivi stabiliti generalmente in corrispondenza di festività sataniche). Fra i crimini principali compiuti da questi gruppi, c'è l'abuso rituale dei bambini. 4. Covi lilithiani: il nero - del - nero. Nell'immaginario satanista, dopo Satana c'è, in una zona d'ombra assoluta, il buio - del - buio. Lilith, che richiede sangue e dolore ancora più di Satana e che rappresenta una specie di antispirito o femmineo del Maligno, un negativo di Satana decisamente più pericoloso. Del Re fa notare che il numero dei membri di una congrega lilithiana deve essere di tre o multipli di tre per rispettare il numero lunare (3x3), sia la triade divina>>. In queste congreghe, la trasgressione deve essere assoluta perché solo il male più perverso soddisfa la dea (corrispondete a Kalì, la dea distruttrice della mitologia indiana). 5. Gruppi satanisti autonomi. Piccoli gruppi indipendenti composti da soggetti che hanno un trascorso criminale e/o sociopatiico, quindi sono persone molto pericolose che giustifcano le loro azioni più seòvagge affermando <<il Diavolo mi ha fatto fare questo>> e non provano sensi di colpa. Diversi serial killer "pseudosatanisti" possono rientrare in questa categoria e vantano un'ispirazione generica a Satana, ma non sono dei satanisti autentici. 6. Mansonisti, ovvero fedeli di un Satana incarnato. Si tratta di gruppi formati da persone di età diverse: soprattutto adolescenti e giovani adulti, che seguono gli "insegnamenti" di un leader carismatico sul modello di Charles Manson. Tale leader può esercitare un influenza molto estesa, anche con l'ausilio di droghe e manipolazione mentale, che porta i seguaci a commettere azioni criminali "in nome del benessere del gruppo". 7. Sciamani isolati e Chiesa degli spiriti: l'ambigua valenza: gli individui che si definiscono "sciamani" sostengono di fungere da canale, da "messaggeri" di entità soprannaturali, che devono trasmettere un messaggio al mondo dei vivi. Questo sciamanesimo spesso, sconfina nel satanico, nel trasgressivo e nel criminoso anche grazie all'amplificazione spettacolare dei mezzi d'informazione. Questa forma si mescola allo spiritismo, dottrina basata sulla fede nell'esistenza e nelle manifestazioni di spiriti, che, nei resoconti sensazionalistici, diventano inevitabilmente sempre "spiriti malvagi" identificandosi nel diavolo.
Classificazione di Giuseppe Maggioni
Maggioni distingue otto tipi di satanisti.
a) Tradizionali da cui ci si reca per ottenere incantesimi di magia nera contro i propri nemici. E' improbabile che adorino il demonio, anche se assumono atteggiamenti demoniaci per meglio sedurre la clientela, e praticano forme di magia cerimoniale, di spiritismo o di culti ispirati alla ritualità afroamericana. b) Psicotici: veri casi da ospedale psichiatrico. c) Selvaggi: nei quali il coktail di droga e satanismo talora produce comportamenti pericolosi. d) Sessuali: che si dedicano aad attività eterosessuali od omosessuali nel quadro di liturgie sataniche. e) Anticristiani: che profanano i riti cristiani, in particolare della messa cattolica. f) Baphomettisti: dal nome dell'idolo Baphomet, attraverso il quale si rivolgono a Satana signore della Terra in contrapposizione a Dio Signore del Cielo. g) Carismatici: per i quali il Dio della Bibbia è il cattivo demiurgo che ha fatto male il mondo, e Satana è l'unica guida che sappia aiutare a fuggire dal mondo corrotto. h) Razionalisti: che celebrano i riti satanici, messe nere comprese, come psicodramma terapeutico per liberarsi negandole violentemente, dalle superstizioni cristiane. E' il caso della Chiesa di Satana di La Vey.
Classificazione di Francesco Barresi
Barresi propone <<una suddivisione basata sulla moralità comportamentale - motivazionale del satanista, nella quale il soggetto viene studiato in relazione al sistema nel quale si trova e alle relazini infragruppali all'interno dell'ambiente di riferimento circostante:
a) Satanismo religioso: tipo di culto satanico per il quale l'adepto si dimostra realmente devoto alla divinità infernale e che in questa crede realmente. b) Satanismo ludico: tipo di culto satanico per il quale l'adepto si accosta più per gioco che per convinzione religiosa. c) Satanismo sessuale: culto satanico esercitato per estrinsecare le proprie pulsioni sessuali. d) Satanismo acido: forma di satanismo tipicamente adolescenziale caratterizzato da assunzione di droghe e alcool. e) Satanismo schizofrenico: con questa espressione s'intende un'adesione al culto satanico di tipo psicopatologico da parte dell'adepto.
Gli adepti del culto satanico possono essere suddivisi ulteriormente in altre tra grandi tipologie a seconda del fatto che professino il satanismo da soli oppure insieme ad altre persone.
a)Satanisti solitari. Si tratta di individui che professano il loro credo intimamente e autonomamente nel segreto delle loro mura domestiche: possono essere classificati come "disorganizzati" in quanto non aderiscono a nessun gruppo satanico. I "satanisti solitari" possono essere suddivisi nelle seguenti sotto categorie:
- Solitari reali: individui realmente soli, a volte senza neanche un gruppo familiare di appartenenza, che non professano esternamente il loro credo. - Deliranti schizofrenici/ebefrenici: individui psicotici gravi che, a seguito di psicosi importanti, immaginano una divinità infernale cui sottomettersi; - Lucidi (adolescenti): giovani che giocano a fare i satanisti, generalmente iniziano a trafficare nella propria camera da letto con formule magiche apprese con leggerezza da libri sull'occulto. - Egotici: satanisti che, in solitudine, professano un culto satanico dispregiativo nei confronti della collettività e fondato sull'accrescimento del proprio potenziale fisico e sessuale; - Professionali: s'intende per "satanisti professionali" i maghi professionisti, detti anche "operatori dell'occulto"; spesso si tratta di individui che si arricchiscono alle spalle dei loro incauti e creduloni clienti.
b) Satanisti intermedi. Categoria unica di transizione dall'una all'altra, di passaggio, cioè, dal satanismo individuale a quello sociale. I soggetti di questo gruppo a volte operano da soli, altre volte in compagnia di qualcuno. c) Satanisti di gruppo: Professano il loro credo in modo sociativo, condividendoli con altri individui per svariati motivi; possono essere classificati come "organizzati" per il fatto che, spesso, sviluppano forti trame sociali con forti vinccoli di adesione.
- Carismatici: individui dotati di forte carisma, fondano loro stessi il gruppo satanico del quale diventano il leader. In questi casi l'adesine degli adepti al gruppo satanico può essere ricondotta alla personalità del carismatico e non già alla sola ideologia dei satanisti; - Parafilici sessuali: individui che sono soliti legittimare le proprie pulsioni - devianze sessuali attraverso l'adesione ad un gruppo di satanisti; - Egotici: satanisti che professano un credo satanico dispregiativo nei confronti della colettività e fondato sull'accrescimento del proprio potenziale fisico e sessuale; - Tossicodipendenti: individui che aderiscono ad un culto satanico per assumere le presunte droghe che avrebbero fornite durante la celebraazzione di particolari riti satanici; - Lucidi misti (adulti/adolescenti): individui che giocano a fare i satanisti: gli adulti lo fanno per goliardia, gli adolescenti per avvicinarsi al mondo del sesso alternativo ed innovativo.
Classificazione di Vincenzo M. Mastronardi
Un'altra classificazione prettamente psicodinamica e non già fenomenologica, secondo Mastronardi, è la seguente e può spingersi fino all'attività omicidiaria:
- Purificatori (con finlità catartica, per espiare le negatività, accumulate dai fedeli e/o dal genere umano). - Ingrazianti la divinità (accordandosene i favori e quindi per trarne il potere necessario per una possibile egemonia sociale). - Propiziiatori di controllo sulla vita e sulla morte e quindi sugli eventi, per conferire e rafforzare l'autostima di cho lo esegue sia per se stesso che agli occhi dei "fedeli". - Orgiastici (preludio e/o culmine di pratiche erotico-religiose di edonismo e fecondità anche con l'uso di droga). - Ringraziamenti la divinità stessa (allo scopo cioè di gratificare la divinità dopo chhe quest'ultima abbia manifestato il proprio intrevneto). - Caratterizzati da volontà di approviggionamento di materiale umano da utilizzare a scopo rituale (tessuti e liquidi biologici, ossa o interi organi per la preparazione di cerimonie, filtri, pozioni amuleti ecc.). - Alla ricerca di accettazione gruppale (abitualmente trattasi di timidi ed isolati alla ricerca di una qualche forma di accettazione interpersonale). - Sensaions' searcher (alla ricerca di forti sensazioni con o senza uso di droga). - Trasgressori transgenerazionali (alla fisiologia ricerca di trasgressione transgenerazionale classica dell'età aadolescenziale, che però talvolta può essere scelta anonimata in una forma di comportamento estremizzato e/o perverso). - Il muti murder (muti="medicina" in lingua zulu) o omicida seriale per guarigione, il quale sulla base delle proprie esperienze personali, sostiene che, tra le popolazioni del corno d'Africa, è in uso un tipo particolare di omicidio seriale che si può chiamare omicidio seriale per guarigione: gli indigeni sono convinti che, uccidendo una vergine, succhiandone il sangue e ripetendo il procedimento a intervalli di tempo regolari, si possa guarire da alcune malattie.
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Mia nonna aveva un metodo infallibile per farmi addormentare: mi raccontava storie terrifiche. Camera immersa nel buio, un lumicino per provocare un’ombra guizzante sulle ante dell’armadio, porta socchiusa e lettone scricchiolante al minimo sospiro di tarlo. In un angolo, il baule recapitato direttamente – non ne ho mai dubitato – dalla locanda dell’“Ammiraglio Benbow”. Un tempo erano così le camere, più legno che design. Non dormi ancora? E vai con la storiaccia dark.
Il libro con le fiabe dei fratelli Grimm mi fa compagnia da qualche tempo sul comodino. Comodino poi... tavolino Ikea Lack bianco, (s)quadrato, lampada che per digitare il modello mancano i tasti del computer, letto che non emette un cigolio neanche se ci si butta a peso morto il lupo dopo aver fatto un solo boccone di nonna, Cappuccetto Rosso e cestino della mamma. Funzionalità essenziale, da esorcizzare con l’ultima cosa che fa compagnia agli occhi e all’anima prima di sognare, o al momento di voltarsi a spegnere la luce, un libro, appunto, con una bella copertina: una casetta nel folto del bosco, quella dell’orco, ovviamente. Materasso super rigido ottimo per il mal di schiena (quello di mia nonna, riempito di lana, dopo un minuto era un’amaca su cui avrebbe stentato a prendere sonno un filibustiere dei sette mari), lampadina led a basso consumo, mobili minimal: mi provocate, mi volete riportare alla realtà dei miei tempi moderni, mal di schiena compreso? Ebbene, chi di efficienza nordica ferisce, di magiche atmosfere nordiche perisce. Io vi piazzo lì, in cima alla pila, i vecchi Jacob e Wilhelm, che vagavano per le cupe lande teutoniche, Foresta Nera compresa, in cerca di storie e di streghe. E le trovavano, eccome. A me quello che mi piace delle storie dei fratelli Grimm è che ci sono sempre tre prove da superare, e chi ce la fa è il fratello minore, quello che in casa è considerato un buono a nulla, ed effettivamente lo è, il che significa, per chiudere il sillogismo, che anch'io spero di superare un giorno la prova, qualunque sia. E poi, in quanto a tinte fosche, li trovo in sintonia con mia nonna, appena più soft i due, a voler essere pignoli. Le streghe della Tuscia, specializzate nel portar via bambini cattivi, non avevano nulla da invidiare alla vecchia malvagia che rimpinzava Hänsel per papparselo appena fosse diventato abbastanza grasso. Con la coinvolgente aggravante che, quand’ero piccino io, tutti i bambini erano cattivi per prassi ideologica dei grandi, che ti davano sempre torto e, se la maestra ti picchiava, te le davano pure per sopra, come si diceva noi un po’ più a sud di Dante. I bambini buoni, da non terrorizzare con storie truculente, sono venuti dopo, a noi il racconto più idillico che ci poteva capitare era la lamentevole storia della piccola dei fiammiferi. Tutte le nostre lacrime vengono da lì – grazie Hans Christian – come gli scrittori russi dal cappotto di Gogol’. Sarà per quelle prove da superare, per quel sentimento di riscatto in perenne attesa di soddisfazione, che sono rimasto così legato – per mezzo di cigolante catena come il fantasma di Canterville – alle storie lette o ascoltate durante l’infanzia. Più ci rifletto, più mi sembrano roba da grandi, altro che per ragazzi! Quelle venute dopo, quelle che leggiamo quando lo specchio ci dice che i grandi ora siamo noi (nelle fiabe lo specchio procura sempre guai e vendette), non ne sono che una pallida parodia. Adattamenti al gusto di chi non sa più riconoscere i sapori puri, di chi ha ormai la fantasia atrofizzata. Che cosa sarà mai una camera d’albergo di Manhattan dove la donna delle pulizie ha appena sbudellato il serial killer che ha appena fatto a fette il ragazzo dell’ascensore? Vuoi mettere con l’angoscia metafisica di Pollicino abbandonato nel bosco? Io, da bambino, quei problemi di fantasia non ce li avevo, e nemmeno da ragazzo. Non c’era bisogno che mi descrivessero piastrella per piastrella come scorreva il sangue per sentirlo pulsare nelle vene degli eroi. E quando leggevo, ero lì, per davvero, nascosto nel barile di mele sulla Hispaniola, a sorprendere i piani malvagi di Long John Silver, o sotto il ponte di coperta del Pequod, ad ascoltare il ticchettio della mascella di capodoglio del capitano Achab sopra la mia testa. Perfetta, spontanea, connaturata applicazione del metodo Stanislavskij nella lettura, impossibile da riprodurre passata la linea d’ombra dell’età puberale. Se non ricordo male, fu proprio quando mi imbattei per la prima volta nella balena bianca che mi costruii con un pezzo di legno una pipa, per accompagnare la lettura, come quella dell’intrepido secondo ufficiale Stubb, presumo. E credo che più di un incidente di gioco, dovuto a eccessivo realismo nella costruzione di archi e frecce, e relativa mira, fosse imputabile a Robin Hood e agli allegri compari della foresta di Sherwood, in attesa che un ruolo maggiore da assegnare a Lady Marian indirizzasse altrove i miei interessi. Letteratura per l’infanzia? Letteratura per ragazzi? Di avventura? Mah, per quanto mi riguarda, letteratura di spirito e corpo (di mille balene, ovviamente!), di sensi – qualcuno in più dei tradizionali cinque – e anima. Gli ululati di Buck risuonano sempre, perenni come la foresta. E spero che, dopo John Thornton, un giorno o l’altro lui e il suo branco di lupi vendichino anche me. Per che cosa? A piacere, non c’è che l’imbarazzo della scelta, la vita civile offre un’ampia gamma di torti subiti. E dico la verità, la battuta finale più memorabile di un romanzo per me rimane e rimarrà sempre «Pezzi da otto! Pezzi da otto!», pronunciata dal capitano Flint, il pappagallo, naturalmente. Quale sia invece l’incipit più denso, poi, neanche a parlarne: «Chiamatemi Ismaele» comprende tutto l’universo umano, e quel che segue tre righe sotto, «Quando mi accorgo che la ruga attorno alla mia bocca si fa più profonda; quando un umido monotono novembre si insinua nella mia anima […] sento che è venuto il momento di prendere il mare», fa apparire le opere di Freud e di Jung come minimo superflue. Letteratura che tesse i nostri sogni, senza i quali, come si sa, saremmo ben più debole materia. Ecco perché Shahrazàd è detta la tessitrice delle notti. Solo raccontandoci storie si arriva indenni alla luce del mattino, credo sia questo il messaggio. E non è che le storie che ogni notte racconta al sultano, per ritrovarsi con la testa ancora sul collo al sorgere del sole, a guardar bene, fossero tutte più allegre di quelle che mia nonna raccontava a me sul lettone, tra ombre, armadi, bauli e lumicini. Care, vecchie storie raccontate come si racconta ogni storia, nella maniera più semplice. «Comincia dal principio e vai avanti finché non arrivi alla fine, allora fermati», dice il Re al Bianconiglio. In mezzo c’è il resto, ovvero tutto.
Enrico Bistazzoni svolge l'attività di lettore, redattore e traduttore per diverse case editrici e agenzie letterarie. Ha pubblicato libri dedicati alla storia e alle tradizioni di Porto Ercole, dov’è nato. Ha collaborato per molti anni con il quotidiano «Il Tirreno» e con emittenti televisive locali. Nell’ambito del format “Quante storie vuoi” ha curato lo spazio “Errata Corrige”, dedicato al mondo dell’editoria, e “Note a margine”, strisce di tre minuti in cui si illustrano vite e opere dei grandi autori della letteratura. L'illustrazione è di Chelsea Wong, Moby Dick.
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