#tito maccio plauto
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Iam ego me convortam in hirudinem atque eorum exsugebo sanguinem.
Mi trasformerò in sanguisuga e succhierò il loro sangue.
Tito Maccio Plauto
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Roma / “Spectatores plaudite!”: all’Ara Pacis tornano in scena le spassose commedie di Plauto
Roma / “Spectatores plaudite!”: domani 13 ottobre all’Ara Pacis tornano in scena le spassose commedie di Plauto
Redazione Domenica 13 ottobre, in occasione della mostra “Teatro. Autori, attori e pubblico nell’antica Roma”, l’area monumentale del Museo dell’Ara Pacis si trasformerà in un inedito palcoscenico ospitando le incursioni teatrali di “Spectatores plaudite!”, una suggestiva conversazione – spettacolo intorno alla drammaturgia di Tito Maccio Plauto. L’iniziativa, promossa da Roma Capitale,…
#antica roma#Ara Pacis#commedia latina#eventi#Museo dell&039;Ara Pacis#notizie#Roma#Roma antica#spettacoli#teatro romano#Tito Maccio Plauto
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MENECMO II Vuoi andartene a quel paese? Oppure fatti esorcizzare, pazzo furioso! (Tito Maccio Plauto, I Menecmi, Milano, Rizzoli, 1994).
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El primer fantasma documentado de la Historia.
El primer fantasma documentado de la Historia.
El primer fantasma documentado de la historia En realidad, antes del testimonio de Plinio el Joven, ya existió otro anterior sobre este fenómeno, ejemplificado en la obra Mostellaria,- o El aparecido-, del comediógrafo latino Tito Maccio Plauto (254-184 a. C.), aunque desde la farsa y la comicidad. Por tanto no se considera un testimonio fidedigno de casa encantada con presencia documentada de…
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#ATENODORO#CARTAS#EPÍSTOLAS#FANTASMA#FILÓSOFO#LUCIO LICINIO SURA#NOVELA GÓTICA#PLINIO EL JOVEN#PRIMER#ROMA#TITO MACCIO PLAUTO
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pemPlautine Trends: Studies in Plautine Comedy and its Reception/em, a collective volume published as a Festschrift in honour of Prof. D. Raios (University of Ioannina), aims to contribute to the current, intense discussion on Plautine drama and engage with most of the topics which lie at the forefront of recent scholarship on ‘literary Plautus’. 13 papers by experts on Roman Comedy address issues concerning a) the structure of Plautine plot in its social, historical and philosophical contexts, b) the interfaces between language and comic plot, and c) plot and language as signs of reception. Participants include (in alphabetical order): A. Augoustakis, R.R. Caston, D.M. Christenson, M. Fontaine, S. Frangoulidis, M. Hanses, E. Karakasis, D. Konstan, K. Kounaki–Philippides, S. Papaioannou, A. Sharrock, N.W. Slater, and J.T. Welsh. The papers of the volume are preceded by an introduction offering a review of the extensive literature on the subject in recent years and setting the volume in its critical context. The preface to the volume is written by R.L. Hunter. The book is intended for students or scholars working on or interested in Plautine Comedy and its reception./p
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Tito Maccio Plauto. La Gomena. Testo latino a fronte. A cura di Silvia Stucchi – Marietti 1820 Tito Maccio Plauto La Gomena. Testo latino a fronte A cura di Silvia Stucchi Descrizione In virtù della loro arguzia o per i tipi comici che consegnano alla storia del teatro, alcune commedie di Plauto hanno beneficiato nel corso dei secoli di ampio successo e di frequenti messe in scena.
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Quattro regole per criticare con gentilezza da Redazione Downtobaker Consigli per discutere in modo sano e proficuo, tratti dall’ultimo libro del filosofo Daniel Dennett: i buoni vincono sempre?
#educazione#filosofia#cattivi#Daniel Dennet#gentilezza#Internet#Sgarbi#social network#Talk#Tito Maccio Plauto
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L'amore è fecondo di molto miele e di molto fiele.
Tito Maccio Plauto
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Che cosa ha ancora da dirci quel godereccio di Plauto, il drammaturgo che amava i pettegolezzi? Guardate l’“Asinaria”: la verve verbale disseziona tutti i nostri vizi
“L’unica differenza tra un santo e un peccatore è che ogni santo ha un passato mentre ogni peccatore ha un futuro”. Oscar Wilde.
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Il passato è passato, ed è un tempo che non torna più. Però poi accade che subentri la curiosità e quei due spiccioli di studi spesi all’Università di Urbino alla fine degli Anni Novanta, specie quando vedi il traguardo finale, specie quando ti rimangono da superare gli esami di latino. La lingua dei padri non è morta, anzi: dipende dai padri che ti sono capitati, e da che storia ti vogliono raccontare.
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Il latinorum è un terreno carsico: ti intimorisce ma poi quando lo calpesti, inevitabilmente ti affascina e ti inghiotte. Di quegli anni mi sono rimaste una manciata di voragini e una perla. Lustrata per bene. “Aulularia” – monografico dell’ultimo esame, “Latino 2” – è un testo verticale, da studiare con attenzione perché scioglie la ruga iniziale cheti si piazza sulla fronte. “Aulularia” è l’ascia del montanaro che si abbatte sul tronco. Scende con forza, precisa come una goccia d’acqua che cerca il suo spazio all’interno di una grotta. E sfascia, affastella, miete.
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Evclio Senex: “Ostende huc manus”. Strobilvs Servvs: “Em tibi, ostendi, eccas”. Evclio: “Video. Age ostende etiam tertiam”. (Euclione: “Mostrami le mani”. Servo: “A te. Ecco, te le ho mostrate”. Euclione: “Vedo. Su, mostrami la terza”).
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Nulla è stato inventato e tutto è già stato scritto: “Aulularia” è più o meno “L’avaro” di Molière (1668) e di Carlo Goldoni (1765) ma con ingredienti più veraci, che ti si piantano tra il palato e gli occhi, e creano sinapsi vibranti.
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Un assaggio è un antipasto che richiede il proseguimento del viaggio, anche a distanza di tempo. E se davvero “saper rivivere con piacere il passato è vivere due volte” (Marziale), la proposta del Plautus Festival 2019 ricolma quelle discese verso l’ignoto: qual è l’attualità di un testo scritto oltre 2 mila anni fa? Che effetto può avere oggi la fantasia immaginifica del poeta di Sarsina sugli spettatori di questo secolo? La risposta è racchiusa in un titolo, “Asinaria”, lì dove gli asini ovviamente non sono gli spettatori (forse) ma semplicemente animali inseriti come cardi o qualche spezia preziosa nell’humus teatrale dell’opera, utili per avere un pre-testo e dare un nome accattivante alla storia.
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“Asinaria” è in prima battuta una nota da imparare per non fare figure barbine: il teatro non è nato con William Shakespeare (non è una battuta: è stata davvero la risposta di un ragazzo in occasione di un esame all’Università) ma affonda le sue radici nell’epoca a.C. (avanti Cristo naturalmente, non Alessandro Carli), più o meno 500 anni prima della nascita di Gesù, in Grecia.
E in questa “Asinaria” che ha debuttato in anteprima a Sarsina il 4 agosto (e che ha visto in scena Giorgio Marchesi, Barbara Abbondanza, Lorenzo Branchetti, Michele Di Giacomo, Camillo Grassi, Alessandro Pieri, Gabriela Praticò, Daniele Romuladi e dagli allievi della Bottega del Teatro “Franco Mescolini” Mattia Bartoletti Stella, Sofia Brigliadori, Laura Caminati, Sara Forlivesi, Maria Giovanna Pasini, Irene Zanchini) ci sono personaggi piuttosto attuali, come ad esempio la bella Fregnadora, una escort d’antan che, come chiarisce bene il nome, non lascia dubbi interpretativi: una “cortigiana” fighetta e tirata che fa perdere la testa a un ragazzo, il giovane Argirippo. Il giovincello, stregato dal fascino e dalle grazie dell’avvenente pulzella, vorrebbe tenerla tutta per sé e giacere con lei non una ma mille e mille volte ma non ha i soldi per farlo e così viene aiutato dal padre Demeneto (che probabilmente nella sua vita ha già pagato per scopare) a condizione però che questi gli conceda una notte d’amore con la ragazza. Ma tra i pretendenti della bella figliuola c’è anche Diavolo, che ha promesso di versare a Cleereta, tenutaria del bordello e madre della ragazza contesa, la somma necessaria per ottenere gli stessi duraturi favori…
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“Un coro di meretrices commenta, contrappunta e accompagna le traversie dei personaggi protagonisti, e che allude nei modi e nelle espressioni alla realtà delle case chiuse dell’Italia del Ventennio, cui anche diversi contributi musicali fanno riferimento” scrive nelle note di regia Gigi Palla.
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La mise en scene funziona egregiamente: allestimento minimalista quindi senza barocchismi e sovrastrutture che appesantiscono (o coprono le falle del testo), alcune battute “piccanti” – ed è questa la forza di Plauto – che sanno ancora far abbassare gli occhi agli spettatori. Non è semplice pudore, questo va detto: la vis verbale e la scrittura di Plauto sono una lama tagliente sulle abitudini, sui vizi e sui difetti del genere umano. Un coltello che affetta, ma per il semplice gusto di scatenare una risata. Un godereccio, il sarsinate, lontano e diverso da Terenzio e dalla sua dimensione psicologica dei personaggi: all’autore piace mostrare al pubblico i lati più festosi e goliardici dell’uomo, i piaceri del corpo. Siamo fatti di carne, e quella carne vuole trovare una forma di soddisfazione appagante. Sia che si tratti di mangiare, di bere o dei piaceri del letto, l’obiettivo è sempre quello di riempirsi la pancia.
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Il coro che introduce alla palliata – che in lontananza accenna al tema delle case chiuse del Ventennio – entra a bordo di un carro, accompagnato dalle note della versione live PFM di “Bocca di rosa” di Fabrizio De André (ma senza parole, solo la musica). Interessante la caratterizzazione data ai personaggi, soprattutto dal punto di vista linguistico: romagnolo, toscano, romanesco su tutti, così piacevole e congeniale alla mise en scene quel tocco di fellinismo nella scelta “fisica” delle prostitute, vagamente “busty”. Qualche chilo in più quindi, ma portato con straordinaria leggerezza.
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“La grande comicità generata dalle commedie di Plauto è prodotta da diversi fattori: un’oculata scelta del lessico, un sapiente utilizzo di espressioni e figure tratte dal quotidiano e una fantasiosa ricerca di situazioni che possano generare l’effetto comico. È grazie all’unione di queste trovate che si ha lo straordinario effetto dell’elemento comico che traspare da ogni gesto e da ogni parola dei personaggi. Questa uniforme presenza di comicità risulta più evidente in corrispondenza di situazioni ad alto contenuto comico. Infatti Plauto si serve di alcuni espedienti per ottenere maggior comicità, solitamente equivoci e scambi di persona. L’autore fa uso anche di espressioni buffe e goliardiche che i vari personaggi molto di frequente pronunciano; oppure usa riferimenti a temi consueti, luoghi comuni, anche tratti dalla vita quotidiana, come il pettegolezzo delle donne. La lingua che usa è composita e formata da elementi eterogenei, quali grecismi, neologismi, arcaismi e sermo familiaris. È presente inoltre l’italum acetum, comicità popolare italica fatta di doppi sensi, allusioni e giochi di parole”.
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Demeneto, il papà di Argirippo, ordina ai suoi due servi Leònida e Lìbano di derubare la moglie Artèmona visto che, da buona matrona, tiene per sé tutto il patrimonio familiare, così da concedere una notte d’amore al figlio con la puttanella. I due servi, spacciandosi per gli amministratori della padrona, riescono a portare a termine il furto ai danni di un mercante che doveva venti mine d’argento ad Artèmona per l’acquisto di alcuni asini (da qui il nome della commedia).
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Forse anche Carlo Collodi ha attinto da Plauto: la scena del gatto e la volpe di “Pinocchio” è già ben descritta in “Asinaria” quando i due servi furbi cercano di avere le 20 mine da un apparente servo romagnolo invornito che alla fine non si va menare per il naso. Collodi ha semplicemente reso meno comico il dialogo.
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Attorno al 211 A.C. – anno in cui gli studiosi collocano la palliata – la Chiesa non era ancora presente in Italia e quindi non poteva lanciare gli anatemi moralistici contro la nazione. È stata questa la fortuna delle opere di Tito Maccio Plauto? Probabilmente no. Sarebbe riduttivo anche se una certa libertà di espressione (e quindi di messa in scena) è stata agevolata dalla religione romana dell’epoca, politeista e caratterizzata dalla razionalità più pratica in cui predominavano i principi utilitaristici.
Nel II Secolo a. C. inoltre Roma mise al bando i Baccanali e il culto dionisiaco. Quindi quasi per contrasto – la privazione aumenta la voglia di proibito – poter vedere a teatro (il luogo dove tutto è consentito) quello che sino a ieri era legittimo si è trasformato, assieme alla immensa capacità dell’autore di “leggere” il suo tempo, in una polveriera straordinaria, capace di richiamare un vasto pubblico.
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I piaceri della vita si trovano anche in alcuni testi di Aristofane, autore filtrato dai professori di greco, preoccupati a non dare in pasto ai giovani adolescenti parole zozze che li possano ormonare. “La pace” per esempio si chiude allora con un komos nuziale condito da lazzi salaci, oscenità e piccanti allusioni. Ne “Le rane” si legge questo dialogo. Ancella: “Ma tu stai scherzando! Non ti lascio andare, sai. E poi… (ammiccando) dentro c’è per te una flautista bellissima e due o tre danzatrici”. Xantia (con interesse): “Come hai detto? Danzatrici?”. Ancella: “Tenerine e appena depilate”.
Non è da meno “Le donne al Parlamento” dove le protagoniste decidono di tentare di convincere gli uomini a dar loro il controllo di Atene, perché in grado di governare meglio di loro. Le donne, camuffate da uomini, si insinuano nell’assemblea e votano il provvedimento. Una volta al potere, deliberano che tutti i possedimenti e il denaro vengano messi in comune per essere amministrati saggiamente dalle donne. Questo vale anche per i rapporti sessuali: le donne potranno andare a letto e fare figli con chiunque loro vogliano. Tuttavia, siccome questo potrebbe favorire le persone fisicamente belle, si decide anche che ogni uomo, prima di andare con una donna bella, sia tenuto ad andare con quelle brutte, e viceversa. Queste delibere però creano una situazione assurda e paradossale: verso la fine della commedia, un giovane confuso e spaventato si ritrova conteso fra tre ripugnanti megere che litigano per assicurarsi i suoi favori.
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“Asinaria” è la conferma della poetica di Plauto: tempi stretti e battute a fulmicotone, immediate e capaci di scatenare la risata grassa e immediata. Quello che viene detto è quello che l’autore vuole dire. Il tema principale attorno cui ruotano le vicende da lui trattate, il vizio, non è fine a se stesso: è un elemento occasionale volto alla costruzione della scena comica. Plauto è un maestro dei doppi sensi, i giochi di parole, i neologismi, le esagerazioni, le metafore. Ricorre volentieri a dialoghi forsennati e a botta e risposta di insulti. Non vuole lanciare messaggi morali: il suo scopo è di divertire il pubblico, e ci riesce.
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Strano, oggi, parlare di “teatro di parola” quando la drammaturgia contemporanea si sposta sempre più verso le performance. Bizzarro e stridente scrivere di “pubblico numeroso” quando l’azione nuova chiede spettatori contati. Eppure il teatro è esattamente questo: qualcosa per qualcuno. E “Asinaria” lo chiarisce alla perfezione: c’è una storia che si capisce. C’è una trama che è chiara e fruibile a tutti e non a solo a quei pochi eletti che appartengono all’intellighenzia teatrale 4.0, penne da tastiera pronte a scrivere che un micromovimento o un gioco di luci particolare colto solo da chi ha uno sguardo educato ha un effetto evocativo che sottende e rappresenta il chiavistello d’ingresso al mistero oscuro della mente dell’autore.
Cazzate. Vado a teatro e voglio vedere qualcosa, e soprattutto voglio comprendere quello che avviene. Se una storia non arriva in platea è una storia che non merita di essere rappresentata.
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Un raglio cristallino, ieri come oggi. Anzi, forse oggi ancora più acuto e ficcante.
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Sipario.
Alessandro Carli
*In copertina: il nostro critico teatrale promuove, lingua al vento, “la meraviglia del teatro classico”
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Bari, presentato “Maschere d’Olivo”
Bari, presentato “Maschere d’Olivo”. Si è tenuta oggi, a Palazzo di Città, la presentazione del progetto “Maschere d’olivo”, il festival multidisciplinare, promosso dal centro polivalente di cultura Gruppo Abeliano, destinatario di contributi ministeriali che prevede una serie di eventi nel triennio 2022 - 2024 che spaziano tra teatro, musica e danza. All’incontro con la stampa sono intervenuti l’assessora alle Culture Ines Pierucci, il direttore artistico dell’Abeliano Vito Signorile, l’artista e protagonista di “Balconi smozzicati” Giuseppe De Trizio e il componente della Commissione spettacolo dal vivo del Ministero della Cultura Carmelo Grassi. “Siamo contenti di presentare un progetto multidisciplinare - ha dichiarato Ines Pierucci - di un teatro che rappresenta la storia e il presidio della cultura teatrale barese e che proprio quest’anno celebra 50 anni di attività. È un festival che abbraccia teatro, danza e musica attraverso due simboli identitari come la maschera, emblema per eccellenza del teatro, e l’ulivo, icona della nostra terra, colpita inesorabilmente dall’abuso dell’uomo sulla natura. Questo progetto sottolinea l’importanza della diffusione della cultura in tutto il territorio cittadino diventando strumento di collegamento dei quartieri periferici, come in questo caso Japigia, al centro città. L’Abeliano ha ospitato, infatti, molti eventi collegati al bando “Le Due Bari” e si conferma come l’unico teatro - oltre al Piccinni - che nella sua rinascita ha inserito uno spazio dedicato alla danza”. “In una fase di resilienza non solo dell’Abeliano, ma più in generale del mondo teatrale - ha affermato Vito Signorile- abbiamo pensato all’ulivo come anticipatore di ciò che sta accadendo nel mondo, un corpo millenario segnato ancor oggi da un male dal quale deve resistere e rinascere. La nostra è una maschera d’olivo che in realtà smaschera i mali del mondo piuttosto che coprirli. Abbiamo organizzato un festival che è multidisciplinare anche perché all’interno degli spettacoli troviamo sconfinamenti di generi e di modi di esprimersi. Le vicende degli ultimi anni hanno messo in luce la difficoltà economica del nostro teatro che tuttora, nonostante i finanziamenti legati alla realizzazione di obiettivi specifici, non è in grado di coprire i costi. Lancio un SoS a questo proposito rivolto a potenziali sponsor che possano aiutare il nostro teatro a continuare a divertire e intrattenere il pubblico”. “Oggi vorrei esprimere la mia grande soddisfazione - ha spiegato Carmelo Grassi - per il ritorno, meritato, dell’Abeliano nel circuito dei teatri riconosciuto dal Ministero della Cultura. Questo significa che è stato presentato un progetto convincente; l’Abeliano inoltre è depositario di una storia e di una grande tradizione, non solo barese o pugliese. Quindi, nonostante le difficoltà incontrate, è un teatro che continua a investire sul pubblico e sulla comunità intera e che riesce a sopravvivere grazie alla passione e al lavoro di qualità svolto negli anni dalle maestranze coinvolte”. “L’attività multi-artistica programmata - ha aggiunto Giuseppe De Trizio - segna un solco nella storia del nuovo teatro Abeliano, soprattutto in vista del nuovo triennio ministeriale. Tutto il focus è intorno alla musica d’autore e popolare che ben s’innerva nel concetto delle maschere d’olivo. C’è una collaborazione ad ampio spettro tra il teatro Abeliano e una serie di compagnie territoriali d’eccellenza. Il teatro non è solo un contenitore e una compagnia, ma diventa anche collettore di saperi e di consapevolezza”. Di seguito il cartellone degli appuntamenti in programma per il 2022: 8-9 ottobre MILES GLORIOSUS di Tito Maccio Plauto Traduzione e regia: Marinella Anaclerio Con: Flavio Albanese, Stella Addario, Antonella Carone, Giuseppe Ciciriello, Patrizia Labianca, Loris Leoci, Tony Marzolla, Luigi Moretti, Dino Parrotta Scena: Pino Pipoli Costumi: Stefania Cempini Disegno luci: Mauro Marasà Assistente alla regia: Antonella Ruggiero Produzione Compagnia del Sole Pirgopolinice, sbruffone, pavone, spudorato, è un ritratto a tinte forti di ben più consapevoli e colpevoli vantoni… In una Efeso simile all’originale si consuma la tragicomica truffa di un gruppo di sfaccendati di vario genere ai danni di un soldato, che ha due debolezze: le donne, meglio se sposate, ed essere adulato. Ha una divisa e molti soldi, con cui soddisfa questi peccatucci. Ma l’eccesso è sempre un vizio… a prescindere dal contesto. 14 ottobre WEST SIDE STORY Direzione e arrangiamenti: Massimo Colombo Jazz Ensemble: Gianna Montecalvo, Roberto Ottaviano, Maurizio Quintavalle, Giuseppe Berlen, Luigi Morleo, Aldo Di Caterino, Nicola Cozzella, Antonio Fallacara, Giovanni Teot, Antonio Di Ceglie Testi: Ugo Sbisà West Side Story è Shakespeare riletto attraverso Tocqueville, è l’America alla spasmodica ricerca del sublime, è incrocio vertiginoso tra dramma e balletto, tra opera e teatro musicale, tra Broadway e le periferie di New York. Caratteristiche di un capolavoro dal linguaggio musicale dall’elettrica fisicità che ottiene i più nobili risultati senza essere aristocratico, carico degli odori, inflessioni, accenti della poli-etnicità vernacolare statunitense. 17-18 ottobre PUZZLE Ideazione e direzione: Elisa Barucchieri Danzatori: Fabiana Mangialardi, Andrea Biagioni, Moreno Guadalupi Cogliendo ispirazione dai lavori di Calvino, Puzzle è come l’incontro al Castello dei Destini Incrociati, come la condivisione nella Taverna: una serie di racconti specifici e personali, che traggono spunto dallo stesso numero finito di elementi, per moltiplicarsi in infinite storie nuove e differenti. A ognuno, la propria voce; a ogni spettatore la propria interpretazione. Puzzle accoglie la sfida e ci riporta al corpo, al movimento, all’incontro, all’incastro con l’altro. 22-23 ottobre UNA FAMIGLIA Produzione: Teatri Di.Versi Drammaturgia e regia: Claudia Lerro Interpreti: Vito Signorile, Giusy Frallonardo, Claudia Lerro, Michela Masciavè Aiuto regia: Giordano Cozzoli, Francesca Elicio Una famiglia è la storia di 4 solitudini che si incontrano, ed entrando in relazione sciolgono i propri nodi esistenziali, diventando infine una vera e propria famiglia. Una famiglia in cui ci si “adotta” a vicenda, scegliendosi e accogliendo l’altro come un inatteso dono di Natale. Personaggi che si contagiano di imperfezioni e punti di forza, completando le reciproche parti mancanti e costruendo una strana, nuova, vibrante relazione: una famiglia, appunto. 28 ottobre STELLA ARIENTE Maria Moramarco: Voce Luigi Bolognese: Chitarre Nico Berardi: Charango, Zampogna, Quena, Fiscaruli e Ciaramella Un viaggio suggestivo che attinge al repertorio meno noto dell’Alta Murgia Barese attraverso il canto dello spirito: liriche devozionali, canti liturgici, preghiere arcaiche e litanie ancestrali della tradizione salentina. Modalità canore ormai scomparse, tecniche vocali di una cultura mai codificata ma presente. Una ricerca artistica che rimane fedele agli aspetti filologici, riuscendo a raggiungere livelli di comunicazione col pubblico di grande fascinazione. 30 ottobre ERA ULISSE di e con Flavio Albanese e Bruno Frabetti Regia: Flavio Albanese e Valeria Frabetti Collaborazione artistica: Marinella Anaclerio Immagini: Enrico Montalbani Luci: Antonio Venitucci Scenografie e costumi: Tanja Eick, Fabio Galanti, Enrico Montalbani Animazione video: Andrea Zanini Collaborazione al movimento: Andra Burcă Collaborazione alla voce: Patrizia Labianca Coproduzione: Compagnia del Sole, La Baracca - Testoni Ragazzi Er, un giovane soldato, è l’unico che possa raccontare l’ultimo viaggio di Ulisse, avvenuto in un luogo sconosciuto dove si sono incontrati per cercare insieme una via d’uscita. Trappole, indovinelli, labirinti e antiche storie accompagnano il loro cammino. Riusciranno a trovare la strada? E saranno gli stessi che erano entrati? Un’avventura ispirata al mito, dove Filosofia e bambini si incontrano a teatro. Inaspettatamente, proprio come Er e Ulisse. 4 novembre TWEE Danzatori: Iacopo Franceschini e Carmelo D'Agostino Coreografie: Ilenja Rossi Danzatori: Maria Olga Palliani, Nicola Migliorati Coreografie: Maria Olga Palliani - Nicola Migliorati Danzatrice: Monica Castorina Coreografie: Monica Castorina Direzione Artistica: Patrizia Salvatori TWEE, l’uomo, l’essere supremo composto da piccole entità, i duetti, che appoggiandosi sulle musiche di Rossini e Bach vuole danzare la realtà che ruota e attraversa il dualismo insito: un 2 di incontri e scontri, di solitudini rumorose e grandi silenzi; dall’ambientazione improbabile di musica d’opera a quella elettronica, alla sonorità della natura e della società, tutto per raccontare una realtà umana che ogni giorno viviamo o speriamo di vivere. 5 novembre CRONACHE DEL BAMBINO ANATRA Testi di Sonia Antinori, da un’idea Di Maria Ariis e Carla Manzon Con: Maria Ariis e Massimiliano Speziani Costumi: Ilaria Bomben Scene: Enzo Sammaritani Disegno: Luci Angelo Cioci Regia: Gigi Dall’Aglio Produzione: Fondazione Teatro Due, MALTE Con Il Patrocinio di AID (Associazione Italiana Dislessia) e ANPE (Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani) Cronache del bambino anatra è uno spettacolo sulla dislessia. La sequenza di quadri intensi e struggenti disegna la relazione tra una madre e un figlio, smontata e rimontata con salti temporali che tratteggiano cinquant’anni di vita. Oltre alla sua naturale finalità divulgativa il progetto mira all’identificazione del problema sviluppando strumenti adeguati ad affrontarlo, trasforma la rabbia in forza di volontà, con portata universale. 6 novembre LA VERA STORIA DEL GATTO CON GLI STIVALI Con: Santo Cicco, Laura Tiberi e Roberto Mascioletti Scene e Pupazzi: Associazione TELAPINTA Costumi: Antonella Di Camillo Musiche e canzoni: Paolo Capodacqua Ideazione e regia: Mario Fracassi Un giovane e sfortunato ragazzo si traveste da Gatto e usando l’astuzia e l’inganno, si procura ricchezza e felicità facendosi beffe del potente Orco Popanz. Il Gatto con gli stivali è una storia dove trionfa la fantasia delle trovate continue, degli equivoci e del surreale, dove la Commedia dell’Arte si mescola con l’avvicendarsi delle storie, dove l’allegria ed il grottesco la fanno da padroni. E come sempre alla fine la Principessa si salva e trova marito. 11 novembre REAL…MENTE NAPOLI Tommaso Chimenti: Voce Luciano Damiani: Mandolino Michele Libraro: Chitarra Un concerto di brani selezionati dal grande repertorio della “Canzone Classica Napoletana”, in un geniale connubio di poesia e musica che resiste ancora oggi, all’onta del tempo. Dall’accorata interpretazione di “Era de Maggio” a “Maria Mari”, da “Voce ‘e notte” a “Uocchje c’arraggiunate”, un susseguirsi crescente di brani vocali e strumentali, come la travolgente “Tarantella di Calace”, “Torna a Surriento” e “Reginella”. 12-13 novembre REGINA MADRE Regia: Stefano Angelucci Marino Con: Rossella Gesini e Stefano Angelucci Marino Maschere: BRAT Teatro Scenografia Tibò Gilbert Produzione: Teatro Stabile d’Abruzzo In collaborazione con: Teatro Del Sangro Commedia ambientata ai nostri giorni, Regina Madre prende le mosse da un classico ‘ritorno a casa’: Alfredo, cinquantenne divorziato, si presenta a casa della madre malata dichiarando di volerla assistere ma in realtà, da cronista senza scrupoli, per lo scoop della sua morte. Tra i 2 personaggi in scena si instaura così un teso duello, condotto mediante uno scambio ininterrotto di ricatti e ritorsioni, di menzogne e affabulazioni. A soccombere, alla fine, sarà il figlio. Ma, come spesso accade, non sarà proprio possibile distinguere il vincitore dal vinto. 18 novembre RITI DI PASSAGGIO Concept, Coreografia e Regia: Paola Sorressa Danzatori: Lucrezia Mele, Vanessa Yareli Perez Mejia, Alessia Stocchi, Sebastian Zamaro, Sara Zanetti. Drammaturgia: Paola Sorressa e Lucien Bruchon Disegno Luci: Lucien Bruchon e Emilio Barone Musiche: Jon Hopkins, Rival Consoles, Loscil, Alva Noto, Komet, Joep Beving, Sven Laux, Logic Moon Coproduzione con Paesaggi del Corpo Festival Internazionale Danza Contemporanea La produzione, dedicata a Lucien Bruchon, si ispira alla sacralità di tutti quei momenti che segnano il passaggio alle diverse fasi esistenziali o scandiscono l’evoluzione stessa dell’individuo in questa Vita terrena fino al passaggio a nuove dimensioni. Una sacra autorizzazione che permette di rovesciare l’esperienza individuale in quella collettiva e che accompagna ad una nuova condizione di equilibrio e quindi di rinascita. 20-21 novembre MOBY DICK liberamente tratto dal romanzo di Herman Melville Regia: Ada Umberto De Palma Testi: Zenone Benedetto Musica: Antonio Cericola Attori: Tiziano Feola, Raffaella Mutani, Tommaso Di Giorgio Pupazzi: Ada e Mario Mirabassi Scene: Albert Van Hengel Audio/Luci: Carlo Menè Costumi: Ettore Margiotta Produzione: TSA Teatro Stabile d’Abruzzo, in collaborazione con I Guardiani Dell’oca Una storia fatta di continui cambiamenti, fatta di vele issate o ammainate, di lanterne dalla fioca luce e di legni vissuti del ponte di una nave in costante movimento nei colori del mare. È una storia avventurosa dai dialoghi intensi, comici e a volte poetici; una storia fatta di attori, pupazzi, sagome e ombre, che interagendo nel gioco narrativo, cercano un delicato equilibro affabulatorio capace di conquistare ogni attento ascoltatore. 25 novembre BALCONI SMOZZICATI Duo Tabulè: Claudio Prima, organetto - Giuseppe De Trizio, chitarra Balconi smozzicati è una proposta poetico-acustica che si muove nel tempo e nello spazio visitando brani d’autore e di tradizioni comunicanti, in cui la forma canzone è il viatico necessario per racconti possibili. La musica del duo Tabulè, come l’insalata di cous cous da cui prende nome, è una mistura di colori e spezie che evocano il sapore di una tradizione fatta di frugalità e ingegno. La tradizione diviene pre-testo per esplorare eterogenei percorsi sonori mescolando suggestioni appartenenti a culture diverse ma insolitamente vicine. 26-27 novembre TRADIMENTI di Harold Pinter, traduzione Alessandra Serra Con: Stefano Braschi, Stefania Medri, Michele Sinisi Consulenza Artistica: Francesco Maria Asselta Scene: Federico Biancalani Assistente alla Regia: Niccolo’ Valandro Luci: Rossano Siracusano Regia: Michele Sinisi Debuttata nel 1978 a Londra, Tradimenti è una delle più celebri opere di Pinter. È la storia di una relazione extraconiugale ripercorsa però a ritroso, dalla sua fine fino ai suoi esordi. Insomma, un triangolo apparentemente semplice e lineare se non fosse che il susseguirsi dei fatti lascia piano piano spazio alla complessità d’animo dei tre personaggi, accomunati da un segreto a volte difficile da portare. 2 dicembre THE SOUND OF SILENCE Con: Marica Lisco, Paola Corvaglia, Antonella Abbatantuono, Ilenia sportelli Coreografie e Regia: Sabrina Speranza Musiche scritte, arrangiate e interpretate da Loredana Savino Quattro adolescenti gridano al mondo intero la loro rabbia, il loro desiderio di rivalsa ma soprattutto la loro gioia di vivere e lo fanno nel modo più assordante che ci sia il silenzio!! 4 dicembre IL MAGO DI OZ con Maurizio Stammati e Chiara Di Macco Pupazzi: Ada Mirabassi Scenografie: Marco Mastantuono Costumi: Marilisa D'Angiò Musiche originali: Giordano Treglia Disegno Luci: Antonio Palmiero Regia: Maurizio Stammati una produzione TFU Perugia/Teatro Bertolt Brecht, Formia Lo spettacolo ripercorre tutte le tappe del fantastico viaggio di Dorothy, la bambina annoiata del Kansas. Il dottor Pirolozzi, stravagante e surreale medico e scienziato, cerca di curare Dora, una ragazza convinta di essere la Dorothy del favoloso mondo di OZ. Stanco delle sue continue fantasticherie, Il Dottore le organizza a sua insaputa una messa in scena per farle vivere il viaggio e l'incontro con i personaggi del racconto. Vedere per credere!!! 9 dicembre LE INDIE DI QUAGGIÙ Maria Giaquinto, voce Francesco De Palma, percussioni Giuseppe De Trizio, chitarra Adolfo La Volpe, chitarra Esplorando la ‘canzone d’autore’ e la musica del mediterraneo, la ricerca, rielaborazione e dedizione alle tradizioni popolari rivive mediante la sensibilità un-conventional dei musicisti. La voce è il ponte immaginario che unisce non solo le diverse tradizioni musicali, ma anche la poesia che le attraversa. Il marchio di fabbrica dei Radicanto riluce nelle venature del motto: “la storia non smetterà mai di insegnarci il futuro”. 10-11 dicembre MANUALE DI SOPRAVVIVENZA di Marco Pomar e Sergio Vespertino Con: Sergio Vespertino Musiche: Pierpaolo Petta (fisarmonica) Regia: Sergio Vespertino Scenografie: Carlo De Meo Produzione: Agricantus Società Cooperativa Culturale Sociale Palermo Come può sopravvivere un cittadino al giorno d'oggi su un'isola deserta, privo soprattutto delle comodità della vita quotidiana? Quanto gli mancherebbero, al di là dei bisogni primari, le nuove tecnologie, i social, i collegamenti internet? Per adattarsi ci vorrebbe un vero e proprio Manuale di sopravvivenza, con cui l'attore palermitano ci racconta a modo suo, con verve e ironia, storture e virtù di una generazione viziata. 16 dicembre JUKE BOX ALL’IDROGENO Vito Signorile, voce Franco Angiulo, trombone Nando Di Modugno, chitarra Vito di Modugno, tastiera e contrabbasso Marcello Magliocchi, percussioni Roberto Ottaviano, sax Vittorino Curci, sax e versi Ispirato ai principi e alla poetica della beat generation, partendo dai versi e dalle opere di Ginsberg e Kerouac, in un suggestivo mix di musica e parole, vengono fuori la solitudine dell’uomo moderno, la frenesia del capitalismo, la morte e l’olocausto, la globalizzazione, il pacifismo, la lotta ad ogni schematismo. Molto affidato all’improvvisazione, in un crescendo di intense emozioni, contamina suggestioni calde e avvolgenti per culminare nell’Urlo. 17-18 dicembre IL PIANTATORE DI LUNE dal racconto di Raffele Nigro * Rielaborazione e regia: Vito Signorile Produzione: Compagnia teatrale C.P.C. Gruppo Abeliano Ninuccio Carnevale si propone di “acchiappare” la luna, sogno che si realizzerà dopo la morte. Una sorta di melodramma contadino, fosco e gentile, recitato all’aria aperta, non su palcoscenico ma in uno scenario naturale, una natura popolata da antichi, secolari fantasmi, che possano guidarci in una nuova narrazione scenica coinvolgente ed emozionante, come quando, nel lontano 1980, il “Grassiere” portò in scena meraviglie e tradizioni del meridione. 19-20-21 dicembre IO SO CHE A ME BAMBINO Testo di Ettore Catalano Drammaturgia, Interpretazione e Regia: Vito Signorile Essere o Apparire. Questo il problema. Quando il sipario si apre, o si è capaci di trasmettere al pubblico le emozioni di un personaggio coinvolgendolo nella magia di un evento unico e irripetibile, oppure si cambi mestiere. Bisogna avere capacità, voglia e coraggio di giocare puntando sulle tavole del palcoscenico, un frammento del proprio cuore, della propria vita. Altrimenti si costringe solo ad agonia tutto il meraviglioso mondo del teatro e se stessi.... Read the full article
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Buongiorno
Buona e serena domenica
Luli ❤️
Doctum doces.
Insegni ad uno che già sa.
• Plauto (Tito Maccio Plauto)
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Mensajes en una botella
Mensajes en una botella
A los romanos les gustaba la cosa de escribir, con poetas como Tito Lucrecio Caro, Publio Ovidio Nasón o Publio Virgilio Marón, historiadores como Tito Livio o dramaturgos como Tito Maccio Plauto, por nombrar solo unos pocos. Incluso el emperador Marco Aurelio escribió “Meditaciones”, sus reflexiones filosóficas basadas en los principios estoicos, cuando estaba de campaña militar por Alemania en…
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Storie dal passato del mondo: Plauto
Storie dal passato del mondo: Plauto
Tito Maccio Plauto fu uno tra i più importanti e prolifici commediografi romani e ha ispirato nel corso dei secoli numerosi altri drammaturghi, tra cui Shakespeare e Molière. Ci sono poche certezze sulla biografia di Plauto e una grande incertezza è sul nome del drammaturgo, infatti le fonti antiche lo citano come Plautus mentre fino all’Ottocento è citato come Marcus Accius Plautus. (more…)
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'LAS LEGIONES MALDITAS' (2008). Cuando uno empieza a leer un libro de tal volumen (855 páginas), siempre se pregunta “a ver cuándo voy a terminar yo de leer este libro”. Sin embargo, cuando lo está terminando, NO quiere que la lectura termine. Sobre todo cuando la historia que en el libro se cuenta es muy buena. Este es el caso de 'Las legiones malditas', por ejemplo, de Santiago Posteguillo. Yo creo que quizás sea de los mejores escritores de novela histórica que hay ahora mismo; de novela sobre la Antigua Roma, me refiero. El libro lo empecé a leer yo el año pasado, si no me equivoco, allá sobre el 20 de noviembre, y hasta ahora NO lo he terminado. Ya había leído la primera parte ('Africanus: el hijo del cónsul') y ahora esta es la segunda. Me falta la tercera parte, que ya me la prestará mi hermano José (Océ El Marín) un poco más adelante. Como os dije cuando terminé de leer 'Africanus: el hijo del cónsul', su autor es altamente recomendable, y NO me equivoco. Pocas veces he visto yo a un escritor de novela histórica que escriba con tanta pasión sobre los grandes acontecimientos de la Antigua Roma. Yo NO voy a entrar en detalles ni voy a hacer un resumen sobre lo que he leído; pero tras terminar la lectura de 'Las legiones malditas', me quedan algunas preguntas a modo de reflexión que se me pasan por la cabeza... ¿Eran necesarias aquellas cruentas batallas dónde tantas personas (miles) perdieron la vida?, ¿tan importantes eran las conquistas?, ¿están justificadas las acciones tanto por parte de Publio Cornelio Escipión “el Africano” como de su enemigo el cartaginés Aníbal Barca?, ¿no había otra manera de entenderse, otra alternativa, salvo la guerra?. NO sé... los historiadores puede que tengan la última palabra. Yo lo único que sé es que eran valerosas las hazañas. NO me gustaría a mí estar en el pellejo de un general cartaginés o de un cónsul o procónsul romano de aquellos, de quienes --sobre sus decisiones-- tantas vidas dependieran. NO, yo en todo caso sería como Tito Maccio Plauto, el comediógrafo, que NO mataba ni a una mosca. Gran novela, excelente escritor Santiago Posteguillo, conmovedora historia. (Miguel Marín “El Chorla”).
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Italian proverb today!
A little bit of history. Where does it come from? 🏛🔥
This popular Italian saying goes back to the work of the Latin playwright Tito Maccio Plauto, ''il Rudens'' (the rope).
The proverb comes from a Latin sentence that translates to: ''who stays in bed willingly, is there without profit and at their own expense''.
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Tito Maccio Plauto, fue un comediógrafo latino. Nació en Sarsina, Umbría; 254 a. C y murió en Roma, 184 a. C. Dentro de sus obras más destacadas están Anfitrión y Aulularia.
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