#ti voglio accanto
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Non desidero altro che svegliarmi tutte le mattine accanto a te e addormentarmi tutte le sere tra le tue braccia...
Vorrei solo che tutto ciò fosse reale...
#futuro#amore#non ce la faccio più#speranza#voglio averti accanto#ti voglio#ti voglio qui#ti voglio con me#mi manchi#lavitaeunillusione98
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A tutti gli uomini
A quelli che ti telefonano mentre stanno andando dall'altra.
A quelli che spariscono per ore, giorni interi, mentre il tuo messaggio resta "visualizzato".
A quelli che dormono con te e mentre ti stringono, tu sai già che domani, chiusa quella porta, non saprai più dove sono, con chi sono, cosa fanno.
A quelli che "no, no... io non mi voglio impegnare" e poi hanno almeno cinque relazioni e quando camminano si sente il rumore delle catene a cui sono legati.
A quelli che si credono belli e sexy solo perché rimorchiano ossa sui siti.
A quelli che quando hai bisogno di loro, loro vanno altrove.
… E poi agli altri uomini
A quelli che la vita non ha fatto sconti.
A quelli che un amore vero lo volevano, ma lo volevano davvero e magari chissà... per poco tempo anche, lo hanno avuto fra le mani, ma poi la terra ha tremato e si sono ritrovati soli, a raccogliere i cocci, a spostare macerie.
A quegli uomini che il rispetto sanno usarlo, che la dolcezza è l'unica arma che possiedono, che ti vorrebbero accanto mentre tornano a casa, nella loro casa, da soli.
A quegli uomini che conoscono l'immensità di un abbraccio, di due labbra, di un cuore che batte solo per te.
Agli uomini che non ci credono più, ma che sognano ancora un amore vero.
A tutti questi uomini io voglio dire grazie.
Ai primi perché mi hanno fatto capire cosa una vera donna deve meritare.
E ai secondi perché mi hanno dato la certezza che l'amore vero è possibile, basta saperlo riconoscere.
- Paola Delton
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Dialoghi tra donne che si amano

Si, sto per mandare all’aria la vita regolare e “ragionevolmente” serena fatta sinora. Per amore. Per l’attrazione irresistibile che ormai io, arrivata a ben oltre quarant'anni, provo per te: la mia più cara amica intima da tempo. Adoro i messaggi roventi che rinneghi e minimizzi di giorno ma che invece mi mandi di nascosto alle due di notte. Perché ti urgo, lo so.

Doppi sensi e frasi che devo giustificare con lui, arrampicandomi sugli specchi. Piccoli romanzi di passione condensati in cinque o sei righe. Che si fanno ogni volta più intrisi dei dubbi di mio marito, pover'uomo, umidi delle sue lacrime nascoste di coniuge che ormai è ben cosciente di essere tradito. Parole che sono anche fonte di una passione torrida e inconfessabile per te che mi cresce tra le cosce.

Mandala preziosi e impalpabili, gioiellini di parole che vanno rigorosamente cancellati subito dopo letti, appena abbiano assolto al loro compito di far battere forte il cuore a cui erano destinati. E che hanno pian piano sgretolato le mie difese di moglie e madre.

Ora fai il sacrificio e cerca di stare zitta per un po’. Chiudi quelle labbra di meravigliosa fresca divorziata assetata d'amore che io adoro divorare: in segreto e nel peccato. Prova ad ascoltare la gente attorno a noi. Proprio adesso, in questo bar: in ciascuno dei presenti puoi percepire chiaramente e quasi toccare il bisogno di essere amato e compreso.

Accarezzato e perdonato. Guarda nei loro occhi. Anche in quelli di chi ha i capelli bianchi. Soprattutto in quelli di chi ha i capelli bianchi. Penso sia proprio arrivato il momento della verità, tra noi. Perché il tempo vola letteralmente.

Perché nel mio letto ormai voglio che regni sovrano solo il profumo della tua pelle, accanto a me: costi quel che costi. Fanculo le ragioni economiche, le altre cazzate e l'unione con mio marito di fatto finita. Siamo pronte? Soprattutto: tu sei pronta?
-Non stiamo parlando solo della felicità di due persone, qui.
-E allora dimmi: di che cos'è che stiamo parlando?

RDA
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Con me, chi semina distacco, raccoglie silenzio. Non è una minaccia, non è un ultimatum. È solo il risultato naturale di un cuore che ha imparato, a caro prezzo, quanto costi rincorrere chi non vuole essere raggiunto, quanto faccia male restare accanto a chi non riesce più nemmeno a vederti. Ho capito che non puoi trattenere nessuno, non puoi costringere qualcuno a restare, e soprattutto non puoi chiedere a una persona di darti ciò che non vuole o non sa dare.
All'inizio ci provi. Cerchi di ignorare i segnali, di giustificare i silenzi, di accettare le distanze come momentanee, come qualcosa che passerà. Ti dici che forse sei tu quella sbagliata, che forse stai pretendendo troppo. E così ti aggrappi a ogni singolo gesto, anche il più piccolo, sperando che basti a compensare tutto quello che manca. Ma non è mai abbastanza. Perché quando qualcuno sceglie di seminare distacco, lo fa senza guardare indietro, senza accorgersi delle crepe che lascia, delle ferite che continua ad aprire.
E allora ti ritrovi lì, con il cuore in mano e una testa piena di domande a cui nessuno risponderà. Perché? Cosa ho sbagliato? Cosa avrei potuto fare di diverso? Ma le risposte non arrivano, e anche se arrivassero, non cambierebbero niente. Perché il distacco non nasce per caso. È una scelta, anche quando sembra involontaria. È una strada che l’altra persona ha deciso di percorrere, lasciandoti indietro, spesso senza nemmeno voltarsi.
E così, un giorno, smetti di rincorrere. Non perché non ti importi più, non perché il dolore sia svanito, ma perché capisci che continuare a inseguire è inutile. Capisci che, a un certo punto, il tuo silenzio diventa l’unica risposta possibile. Non è un silenzio rabbioso, non è un muro che alzi per fare male. È un silenzio che parla di resa, di un cuore che si è arreso all’evidenza che certe battaglie non si possono vincere. È il silenzio di chi ha dato tutto e si è accorto che non c’era nessuno disposto a fare lo stesso.
Ma quel silenzio fa male, più di qualsiasi parola. Perché in quel vuoto che resta c’è il rumore assordante delle emozioni che non puoi più condividere, dei sogni che non vedranno mai la luce, delle speranze che hai coltivato solo per vederle appassire tra le mani. E allora ti chiedi: "Perché continuo a sperare? Perché continuo a credere che qualcuno, un giorno, possa vedere il mio silenzio non come un addio, ma come una richiesta di aiuto?"
Eppure, anche se cerchi di convincerti del contrario, quella speranza resta lì, appesa a un filo sottile, pronta a spezzarsi al minimo soffio. Perché il tuo cuore vuole ancora credere, vuole ancora aggrapparsi a qualcosa, anche quando la mente sa già che non c’è più nulla da salvare. E così il ciclo ricomincia: il distacco, il silenzio, il vuoto, e poi ancora quella speranza che non ti abbandona mai del tutto.
Ma più passa il tempo, più ti rendi conto che quel ciclo è una prigione. E allora provi a fare una scelta diversa. Decidi che il tuo silenzio non sarà più solo una risposta al dolore che ti hanno inflitto. Diventa il tuo scudo, il tuo rifugio, il tuo modo di ricominciare. Non perché non soffri più, non perché hai dimenticato, ma perché finalmente hai capito che l’unica persona su cui puoi davvero contare sei tu.
Con me, chi semina distacco, raccoglie silenzio. Ma quel silenzio non è solo la fine. È anche un nuovo inizio, un modo per ritrovarmi, per imparare a camminare da sola, per costruire qualcosa che nessuno potrà mai spezzare. Anche se fa male, anche se il vuoto resta, so che un giorno quel silenzio sarà la mia forza. E forse, quando quel giorno arriverà, non avrò più bisogno di parole per spiegare chi sono, cosa voglio, e soprattutto cosa non accetterò mai più.
Anonimo🖤
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Stella si era appena accomodata sul suo sedile in business class quando un uomo lì vicino iniziò a fare una scenata.
“Non voglio sedermi accanto a… quella donna!”
Franklin Delaney quasi urlava verso l’assistente di volo, indicando Stella, un’anziana signora vestita in modo semplice, appena seduta accanto a lui.
“Signore, questo è il posto assegnato a lei e non possiamo cambiarlo,” rispose con calma la hostess, mentre Franklin continuava a guardare con disprezzo l’abbigliamento modesto di Stella.
“Questi posti costano troppo. Non può certo permetterselo!” aggiunse, ad alta voce.
Imbarazzata, Stella restò in silenzio. Aveva indossato il suo vestito migliore, semplice ma dignitoso, l’unico che potesse permettersi. I passeggeri intorno iniziarono a osservare la scena, e alcuni sembravano persino dar ragione a Franklin. La tensione aumentava, e Stella, sentendosi sempre più a disagio, trovò il coraggio di parlare:
“Va bene così,” disse con dolcezza, appoggiando una mano sul braccio della hostess. “Se c’è un posto in economica, posso spostarmi. Ho risparmiato tutto per questo biglietto, ma non voglio creare problemi.”
Stella aveva 85 anni e non aveva mai viaggiato prima. L’aeroporto di Seattle-Tacoma era stato un’esperienza travolgente per lei, ma il personale della compagnia l’aveva aiutata ad orientarsi. Ora era finalmente in volo verso New York.
Nonostante il clima teso, la hostess fu irremovibile:
“No, signora, lei ha pagato per questo posto e ha tutto il diritto di rimanere qui, qualunque cosa dicano gli altri,” le assicurò. Poi si rivolse severamente a Franklin: “Se insiste, chiamo la sicurezza aeroportuale.”
A malincuore, Franklin abbassò lo sguardo e si arrese. Stella rimase al suo posto.
Dopo il decollo, Stella, emozionata e un po’ nervosa, fece cadere accidentalmente la borsetta. Con sua sorpresa, fu proprio Franklin ad aiutarla a raccogliere gli oggetti. Tra questi, notò un medaglione con rubini e fischiò piano:
“È bellissimo,” disse incuriosito. “Sono un gioielliere d’antiquariato. Questi rubini sono autentici… vale una fortuna.”
Stella sorrise con malinconia:
“Non saprei. Era di mia madre. Mio padre glielo regalò prima di partire per la guerra. Lei me lo lasciò dopo che lui non tornò più.”
Franklin si fece più attento. “Mi dispiace per prima. Mi chiamo Franklin Delaney. Ho avuto dei problemi e me la sono presa con lei. Posso chiederle cosa accadde a suo padre?”
Stella sospirò:
“Era un pilota da caccia durante la Seconda Guerra Mondiale. Prima di partire, diede questo medaglione a mia madre come promessa di ritorno, ma non tornò mai. Avevo solo quattro anni quando scomparve. Mia madre non si è mai ripresa del tutto. Mi diede il medaglione quando compii dieci anni. Non lo avrebbe venduto per nulla al mondo, neanche nei momenti più difficili. È senza prezzo per i ricordi che porta con sé.”
Aprì il medaglione, mostrando due piccole foto: una dei suoi genitori e l’altra di un bambino.
“Questi sono i miei genitori,” disse commossa. “E questo è mio figlio.”
“Sta andando a trovarlo?” chiese Franklin.
“No,” rispose Stella a bassa voce. “L’ho dato in adozione quando era neonato. Ero sola e non potevo offrirgli una vita dignitosa. Di recente ho cercato di rintracciarlo con un test del DNA, ma mi ha fatto sapere che non ha bisogno di me nella sua vita. Oggi è il suo compleanno. Voglio solo essergli vicina, anche se da lontano.”
Franklin rimase perplesso:
“Ma se non vuole vederti, perché sei su questo volo?”
Stella sorrise dolcemente:
“Lui è il pilota. Questo è l’unico modo che ho per essergli accanto, almeno oggi.”
Franklin restò senza parole. Alcuni assistenti di volo e passeggeri che avevano ascoltato la conversazione erano visibilmente commossi.
Una hostess entrò nella cabina di pilotaggio e poco dopo la voce del comandante risuonò dagli altoparlanti:
“Oltre a comunicarvi l’orario di arrivo previsto al JFK, vorrei dedicare un saluto speciale a mia madre biologica, che oggi vola per la prima volta con noi. Mamma, ti prego, aspettami quando atterriamo.”
Le lacrime riempirono gli occhi di Stella. Franklin, vergognandosi del suo comportamento iniziale, le sorrise con ammirazione.
All’atterraggio, il pilota uscì dalla cabina rompendo il protocollo e corse ad abbracciare Stella in un’emozionante stretta. Passeggeri e personale applaudirono mentre madre e figlio si riunivano dopo una vita intera.
Sussurrando, il figlio, John, le disse:
“Grazie per aver fatto ciò che era meglio per me, allora.”
Sopraffatta dall’emozione, Stella rispose:
“Non c’è niente da perdonare, figlio mio. Ho sempre capito il tuo silenzio.”
A distanza, Franklin osservava quella scena, grato di aver assistito a un momento tanto toccante, e pieno di rimorso per il suo giudizio affrettato.
Quel volo non era stato solo un viaggio: era stato l’inizio di qualcosa di meraviglioso per Stella e suo figlio.
Credit: Elizabeth Hatline (Con rispetto ♥️
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Lei: Mi hai tradita.
Lui: Sì.
Lei: Sei come tutti gli altri… un bugiardo, un donnaiolo, un infedele.
Lui: Forse sì, lo sono.
Lei: Sparisci dalla mia vista. Non voglio mai più vederti.
Lui: Va bene… ma prima lasciami dire una cosa. Poi me ne vado.
Sai bene che il mio lavoro non è stare davanti a un computer o rispondere al telefono.
Il mio lavoro è duro. Ogni giorno mi alzo alle cinque del mattino per andare a lavorare,
non ho orari di uscita.
Lei: Anche il mio lavoro è pesante, ma non per questo ti ho tradito.
Lui: Lo so, e non mi giustifico.
Lei: Finisci in fretta, poi vattene.
Lui: Va bene… ma mentre raccolgo le mie cose, lasciami terminare.
Ogni volta che tornavo a casa, ero distrutto.
Sapevo che anche tu eri stanca,
ma mi facevo la doccia, mi radevo,
mi mettevo il profumo per te.
Mi facevo forza per te… ma spesso non te ne accorgevi nemmeno.
La sera, andavamo a letto.
Pensavo che ci saremmo lasciati andare l’uno nelle braccia dell’altro,
ma non era così.
Quando cercavo di avvicinarmi a te, mi rispondevi:
“Ah, già inizi a tormentarmi? Sono stanca, mi fa male la testa, non ce la faccio.”
Anche a me faceva male la testa.
Anche io ero stanco, avevo i piedi bruciati dopo un’intera giornata con le scarpe da lavoro.
Ma avevo bisogno di te.
Della mia compagna, della mia amica, della mia amante.
Di sentire la tua pelle, il battito del tuo cuore, il tuo respiro.
Avevo bisogno di te. E tu non c’eri.
Spesso andavo a dormire senza niente addosso, accanto a te… e tu nemmeno te ne accorgevi.
Lei: Sì, ma altre volte ho accettato.
Lui: È vero… ma sempre con fretta.
“Dai, sbrigati, devo dormire, domani mi alzo presto.”
Anche io dovevo alzarmi presto.
Anche io avevo sonno.
Ma io ti desideravo.
E poi… è arrivata lei.
Non l’ho cercata.
Non volevo ferirti, non volevo tradirti.
Ma lei mi ha dato l’attenzione che tu non mi davi più.
Mentre tu dormivi, lei voleva parlare con me.
E tu non te ne sei mai accorta.
E così, piano piano, una cosa ha portato all’altra.
Sono rimasto avvolto nella sua pelle, catturato nel suo abbraccio,
perso nel suo sguardo…
e mi sento in colpa.
Perché ogni volta che la guardo, vorrei che fossi tu.
Ma hai ragione. Ora puoi chiamarmi come vuoi:
donnaiolo, infedele, bugiardo.
Ma ho smesso di mendicare un abbraccio.
Ho smesso di implorare un bacio, una carezza, un po’ d’amore.
Autore sconosciuto
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Tra poco scoccherà la mezzanotte, e il mio cuore non può fare a meno di pensare a te, mamma.
Sono passati 28 mesi esatti da quando hai spiccato il volo verso il cielo… 28 mesi che pesano come un macigno e insieme scorrono come un soffio di vento.
I giorni, a volte, sembrano interminabili, pieni di vuoti incolmabili e silenzi che urlano la tua assenza. Altre volte, invece, mi sembra di sentirti vicina, come una carezza invisibile che mi rassicura, ricordandomi che, qualsiasi cosa accada, tu sei sempre con me, in ogni passo, in ogni respiro.
Quante cose sono cambiate da allora, mamma… e quante ne ho vissute senza poterti guardare negli occhi per condividerle con te. A volte mi sembra di vivere una vita parallela, quella che avremmo costruito insieme, fatta di sogni, risate e momenti che avrei voluto dedicarti. Ti immagino ancora accanto a me, a consigliarmi con la tua saggezza o a sorridere con quel sorriso che era casa.
Non ho ancora fatto a tempo a riprendermi dal Natale e da tutte le feste passate senza di te, che già mi ritrovo davanti a un altro vuoto, il mio compleanno. Questo sarà il terzo senza di te, e ogni volta risento quel senso di mancanza che mi stringe il cuore. Il pensiero che tu non ci sia per festeggiarmi o per rendere quella giornata speciale mi lascia un nodo in gola. Era sempre un giorno in cui riuscivi a farmi sentire amata in modo unico, e ora, senza di te, sembra incompleto.
Ma mamma, voglio che tu sappia una cosa: nonostante tutto, nonostante il dolore e i vuoti, mi sforzo di vivere come avresti voluto tu, di trovare forza nei tuoi insegnamenti e nella tua memoria. Perché tu non sei solo un ricordo, sei la mia guida, la mia stella polare in un cielo che a volte sembra troppo buio.
Ti prometto che continuerò a tenerti viva nei miei gesti, nei miei pensieri e nel mio cuore. Sei parte di me, oggi e per sempre. Ti amo, mamma, e mi manchi con tutta me stessa.
Per sempre


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A tutti gli uomini....
A quelli che ti telefonano mentre stanno andando dall'altra.
A quelli che spariscono
per ore, giorni interi,mentre il tuo messaggio resta "visualizzato".
A quelli che dormono con te e mentre ti stringono,tu sai già che domani, chiusa
quella porta, non saprai più dove sono,con chi sono, cosa fanno.
A quelli che "no, no..io non mi voglio impegnare" e poi hanno almeno cinque
relazioni e quando camminano si sente
il rumore delle catene a cui sono legati.
A quelli che si credono belli e sexy solo perché rimorchiano ossa sui siti.
A quelli che quando hai bisogno di loro,loro vanno altrove.
E poi agli altri uomini;
A quelli che la vita non ha fatto sconti
A quelli che un amore vero lo volevano, ma lo volevano davvero e magari chissà...per poco tempo anche,
lo hanno avuto fra le mani,ma poi la terra ha tremato e si sono ritrovati soli, a raccogliere i cocci, a spostare macerie.
A quegli uomini che il rispetto sanno usarlo,
che la dolcezza è l'unica arma che possiedono,
che ti vorrebbero accanto
mentre tornano a casa,
nella loro casa,da soli.
A quegli uomini che conoscono l'immensità di un abbraccio, di due labbra,
di un cuore che batte solo per te.
Agli uomini che non ci credono più, ma che sognano ancora un amore vero.
A tutti questi uomini io voglio dire grazie.
Ai primi perché mi hanno fatto capire
cosa una vera donna deve meritare.
E ai secondi perché mi hanno dato la certezza che l'amore vero è possibile,basta saperlo riconoscere.
(Paola Delton)
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Il forno rotto
Anche frammenti di cuore è cresciuta, quindi le riflessioni filosofiche che vi toccano adesso sono legate al mondo degli adulti (siate clementi, ci sto lavorando per accettare questa cosa).
Il forno di casa mia è rotto, da sempre. Immaginate la sorpresa di ritrovarsi con la prima pasta al forno della propria vita completamente carbonizzata ✌🏻 raga, la gioia proprio. Ormai è più di un anno e mezzo che convivo con questo forno e adesso sono in grado di gestirlo. Ci è voluto tempo, errori, pranzi e cene rovinate, per riuscire finalmente a capire come comportarmi con il mio caro amico. Ecco, nella vita capita a tutti di essere il forno di casa mia ogni tanto (wow raga le scelte intelligenti eh). Io in primis mi sento spesso come quel forno. Diverso da tutti gli altri, inutile delle volte, non capito e con nessuno intorno che sia in grado di farlo funzionare correttamente.
Il problema va sistemato, su questo non ci piove, ma nel frattempo è bello sentirsi capiti da qualcuno, vedere che qualcuno ci prova lo stesso a farti sentire meglio. Non verrà fuori una pasta al forno perfetta, sarà un po' cruda o un po' troppo cotta delle volte...ma sarà mangiabile.
Solo perché qualcuno non si comporta come voi pensate debba fare, non significa che non ci stia provando con tutto se stesso a dare il meglio di sé. Spesso sappiamo di essere rotti da qualche parte dentro di noi, ma non abbiamo la forza di aggiustarlo quel pezzo, non in quel momento almeno.
E sai che si prova quando vedi che per gli altri hai senso solo quando funzioni alla perfezione? Ci si sente un errore, sbagliati, sbagliatissimi. Il non sentirsi amati per come si è...ti lacera dentro e io mi sento così con la maggior parte delle persone che mi circondano.
Ti merita che mangerebbe una torta un po' bruciata insieme a te, perché sa che quello è il tuo massimo in quel momento, chi ti dà il tempo per imparare a stare meglio, chi si prende del tempo per aiutarti a farlo.
Non sono perfetta, non lo sarò mai e non voglio esserlo. La mia casa rappresenta perfettamente quello che sono, il mio forno lo rappresenta, il mio disordine pure. Chi ti ama ha bisogno solo di quello che sei, non che tutto funzioni sempre alla perfezione, perché la perfezione perenne è pura finzione.
Un giorno quel forno sarà aggiustato e un giorno anche io lo sarò. Ma sai di chi mi ricorderò quando tutto andrà bene? Di chi si faceva una risata con me anche quando tutto andava male.
Sai chi vorrò accanto quando la mia pasta al forno sarà la migliore del mondo? Chi ha pensato che lo fosse anche quella un po' bruciata.
zoe.
#frammentidicuore#forse sono esaurita ormai#ma va bene così#frasi#frasi di vita#riflessioni#frasi profonde#parole#amore#pensieri#vita#cit#frasi tristi#frasi tumblr#frasi belle#citazioni#aforismi#frasi e citazioni#metafora#forno#cambiamento#ferite#difficoltà#amare#amicizia#legami#rabbia#migliorare#frasi amore#frasi amicizia
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Non avrei mai pensato di trovarmi nella situazione di colui che non comprende e non empatizza con un depresso, e quindi eccomi: confesso a dio onnipotente che ho peccato. C'è un'età per tutto, penso, e arrivati oltre i trenta non tollero più chi smette di vivere e si blinda in casa pur di non affrontare un problema e conservare quel briciolo di apparenza. Adesso mi interessa unicamente circondarmi di persone che hanno il potere di far accadere le cose per il solo fatto di pensarle. C’è del misticismo in questo, il mio bisogno di consolazione.
Quando torno da te penso alla strada che percorrevo per andare a casa di Valentina 13 anni fa, avevo da poco la patente, correvo come un pazzo, i cd masterizzati alla radio. Allora il giro di compagnie era diverso, il marzo più caldo che io ricordi, ogni weekend una grigliata. Mi ero preso una pausa, poi tre anni di scuse, e poi di nuovo una pausa. Gli altri andavano avanti e io non accettavo che le cose potessero cambiare. Ero così pazzo che nemmeno tenevo alla vita. Scopro ora che anche Vale è diventata madre, ne veste i panni con grande naturalezza, del resto fu lei che mi rimase accanto la notte della mia sbronza più forte.
Poi passarono otto anni, nel mezzo scoprii me stesso. Ero felice di avere un impiego ma allo stesso tempo alimentavo la mia tristezza convincendomi di essere triste, temendo altrimenti di non riuscire a scrivere. Per uscirne bastò scoprire che là fuori c'era il sole e se non lo vedevo sapevo comunque che c'era, e sapere che c'era il sole era già tutta una vita. Come chi smette di fumare odia chi fuma, confesso a dio onnipotente di odiare un depresso. Quando cercano di propinarmi quei libri motivazionali per diventare veri leader sorrido e penso che non hanno avuto la fortuna di leggere tutto Hemingway e Dostoevskij.
Dio Onnipotente, voglio essere onesto. Ti farò una proposta. Fai di me un grande scrittore e io tornerò alla Chiesa.
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Sai perché mi sono innamorato di te? Per il tuo sorriso, per quella risata che riesce a colmare anche i silenzi più lunghi, soprattutto quando non ti vedo da tempo o quando non ti sento da un’eternità. Mi piace che hai conosciuto il dolore, ma non hai mai permesso che ti spegnesse, che chiudesse il tuo cuore in un angolo buio.
Mi piace quando ti siedi accanto a me e mi ascolti, anche quando parlo per ore, anche quando dico cazzate.
Non mi giudichi mai, ma cerchi di capire, di vedere il mondo attraverso i miei occhi.
E poi, mi piace che dici: io non voglio innamorarmi, ma eccoti qui, accanto a me. Dal modo in cui mi stringi, mi racconti tutto ciò che le parole non osano dire. Mi piace che sei pronta a fare qualsiasi cosa per gli altri, anche a costo di consumarti un po’. Mi piace che dimostri sempre quanto tieni alle persone, anche quando hai bisogno di fermarti per respirare.
Amo la tua testa dura, il fuoco albanese che ti porti dentro.
Amo quel cuore immenso che sa voler bene senza riserve. E forse è proprio per questo che, nonostante tutto, ci ritroviamo sempre. Quante volte ci siamo detti addio, senza mai crederci davvero? Quante volte abbiamo pensato: è l’ultima possibilità, per poi darcene altre mille? Ho perso il conto delle volte in cui l’orgoglio sembrava dividerci, ma uno di noi ha sempre scelto di metterlo da parte, di fare il primo passo. Nei momenti di rabbia non ci siamo mai presi sul serio; bastava poco per ritrovare la pace, un abbraccio, un bacio. Noi.
La nostra forza? Non lasciamo che il silenzio duri troppo a lungo. Sappiamo entrambi che, in una relazione, ci si salva insieme. Lo sanno tutti: quei due, non importa quante volte si allontanino, tornano sempre l’uno dall’altro.
Siamo giovani, sì, e forse dobbiamo ancora imparare a gestirci, ma una cosa la sappiamo fare: volerci bene.
Ce lo diciamo spesso, anche senza parole. Ci basta uno sguardo per capire ciò che conta davvero.
E forse è proprio questo il nostro segreto: sapere che, alla fine, noi due troveremo sempre un modo per ritrovarci sempre.
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Frattura da isolamento (una breve storia Covid)

“Questa è la pioggia che deve cadere, sulle piccole scene di addio… Arrivederci allora, ragazzo più forte di me. Tu non parlare, che si calma il dolore.” (Ivano Fossati)
Un po’ d'aria al balcone per trovare il coraggio della verità. E le parole giuste e discrete, che non siano pietre o macigni che ti restino sul cuore chissà per quanto. Da quando sono in isolamento, all'inizio ti pensavo e mi mancavi come al solito. Poi un po’ la routine, un po' la differenza tra presenza fisica e virtuale, esce fuori prepotente la volontà di togliere i veli dall'anima, la routine, i pregiudizi e il ciarpame. Tutte queste cose improvvisamente mi hanno fatto smettere di risponderti. Tu, incazzato, dopo un po’ hai diradato le telefonate, i messaggi. Eri sarcastico per le mie risposte di tre sillabe e hai definitivamente smesso i contatti.

Da quando avevamo sedici anni mi hai sempre data per scontata e tua. Per diritto di nascita. Invece ho sentito il bisogno di tenere in piedi solo un altro filo di comunicazione a distanza. Si: è lui. Lo capisci da solo. Scopro soltanto ora che mi manca da morire il suo contatto, il conforto della sua voce. E l'odore del suo corpo accanto al mio. Voglio di nuovo vederlo arrossire quando lo guardo fisso. Lo fa sempre. Con il mondo intero è un vero carrarmato, una macchina potente. Che invece con me invece diventa Bambi.
"Tenera è la notte, ma la vita è anche meglio... Se questo può farti felice, più confusa di così non sarò... L'amore è una strada stretta, dove le cose o vanno bene o vanno così." (Ivano Fossati)

Sai: siamo andati molto avanti, nel reciproco svelarci le nostre intimità. Resta in entrambi solo il pudore dei vestiti sulla pelle. Le nostre anime già sono vicinissime. Come più non si potrebbe. Cadrà presto infine anche quest'ultima esile barriera d'imbarazzo; come pure sparirà questo maledetto virus. Si, è vero: lo desidero e per te non provo più altro che una sana gratitudine. Affetto sincero, ovviamente. Poi però, anche ricordi polverosi e un minimo di rancore per certi tuoi egoismi. Roba vecchia, ormai. Cicatrici ampiamente saldate. Forse avrò un po’ di colpa, se soffrirai. Me la merito. Però te la sei guadagnata, questa fine. E comunque non è che io possa impedirmi di vivere la vita che veramente voglio solo perché tu abbia la tua schiava stupida. Perdonami, se puoi: ti auguro il meglio.
“Ti dico addio. Siamo in tanti che inseguono un bacio… L'amore si vende a milioni di copie.” (Ivano Fossati)

RDA
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Scrivere queste parole mi costa un’enorme fatica, non solo perché sento un vuoto dentro che non riesco a spiegare, ma perché metterle nero su bianco mi obbliga ad affrontare una realtà che sto cercando di ignorare da troppo tempo. Mi sento smarrita, tradita, delusa, e soprattutto stanca. Stanca di credere nelle persone, stanca di dare il meglio di me per poi ritrovarmi sempre con un pugno di niente tra le mani.
È incredibile quanto dolore possa provocare un'amicizia che finisce, soprattutto quando quella persona non era solo un'amica, ma una parte di te, qualcuno che credevi sarebbe rimasto per sempre. La cosa peggiore, è restare, ma con la distanza emotiva di chi non ti capisce più, di chi non è più veramente lì per te. Credevo in te. Ti ho aperto ogni parte del mio mondo, anche quelle che avevo sempre nascosto agli altri. Ti ho mostrato le mie fragilità, le mie insicurezze, i miei sogni e i miei fallimenti. E tu eri lì, accanto a me, come se niente potesse mai separarci. Eppure, eccoci qui, quasi due estranee che si guardano da lontano, senza nemmeno il coraggio di parlarsi, senza nemmeno la forza di spiegarsi.
Non capisco come si possa cambiare così, da un giorno all’altro. Non capisco come tu abbia potuto guardarmi negli occhi, sapere cosa stavo passando, e comunque scegliere di allontanarti. Sai cosa mi stava passando per la testa, sai quanto fosse difficile per me anche solo alzarmi dal letto ogni giorno e non strapparmi la pelle. Eppure, hai scelto il silenzio, hai scelto l’indifferenza, hai scelto di lasciarmi andare senza una vera e propria spiegazione quando avevo più bisogno di te.
E sai qual è la cosa peggiore? Che tutto questo mi sta facendo dubitare di ogni singolo rapporto umano. Mi guardo intorno e vedo solo superficialità, persone che non sanno cosa significhi costruire qualcosa di vero, qualcosa che duri nel tempo. Tutti pronti a prendere ciò che possono, a succhiare via ogni briciolo di energia, ma nessuno disposto a restare, nessuno disposto a lottare per un legame. È come se il concetto di rispetto non esistesse più, come se l’empatia fosse diventata una qualità rara, quasi inesistente.
Non capisco come si possa essere così leggeri nel distruggere qualcosa di così prezioso. Non capisco come tu possa aver scelto di trattarmi come una persona qualunque, dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Mi fa male, un male che non riesco nemmeno a descrivere. È un dolore che mi tiene sveglia la notte, che mi fa mettere in discussione ogni cosa di me stessa. Sono stata troppo? Non sono stata abbastanza? Ho fatto qualcosa di sbagliato? O semplicemente non valgo abbastanza per te, per nessuno?
Non voglio più credere a nessuno. Non voglio più aprirmi, più fidarmi, più sperare. Ogni volta che l’ho fatto, mi sono ritrovata a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non so nemmeno se valga la pena ricostruire. È come se fossi circondata da persone che non sanno cosa significhi amare davvero, rispettare davvero, rimanere davvero. Mi sento usata, vuota, come se tutto ciò che ho dato fosse stato preso e gettato via.
E adesso, qui, in questo periodo buio della mia vita, mi sento più sola che mai. Non c’è nessuno su cui possa davvero contare, nessuno che sappia cosa significhi esserci davvero. È come se stessi gridando sott’acqua, e il mondo continuasse a girare, ignaro del fatto che sto annegando. E tu, tu eri quella persona che pensavo mi avrebbe salvata, quella che non avrebbe mai permesso che mi sentissi così. E invece, sei stata proprio tu a spingermi più a fondo.
Non voglio più vivere con questa costante paura di essere abbandonata. Non voglio più costruire legami che alla fine si rivelano fatti di nulla. Ma allo stesso tempo, non so come fare a smettere. Perché nonostante tutto, nonostante il dolore, una parte di me continua a sperare che qualcuno, un giorno, sia diverso. Ma quella speranza si sta spegnendo, e con essa, anche una parte di me.
Non credo più alle persone. Non credo più ai “per sempre”, ai “ci sarò sempre per te”, alle promesse fatte sottovoce. Perché ogni volta che ci ho creduto, sono rimasta sola, a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non regge più. E tu eri l’ultima persona da cui mi sarei aspettata tutto questo.
Mi sento un guscio vuoto, una persona che non sa più come fidarsi, come amare, come vivere davvero. E tutto questo per cosa? Per credere di nuovo alle persone? Per aver sperato che tu fossi diversa?
Non mi rimane più nulla, se non il dolore di tutto ciò che abbiamo perso. E la tristezza di sapere che, probabilmente, a te non importa nemmeno più.
Ed è questo che fa più male, sai? Sapere che, mentre io passo le notti a chiedermi dove ho sbagliato, tu probabilmente non ci pensi nemmeno. Sapere che per me eri una sorella, un pezzo di vita irrinunciabile, mentre per te sono diventata una presenza superflua, qualcuno che è facile lasciare indietro.
Non riesco a capire come ci si possa spegnere così, come si possa scegliere di voltare pagina senza neanche provare a spiegarsi. Non riesco a capire come il rispetto che credevo avessimo l’una per l’altra possa essere diventato così fragile da frantumarsi senza un vero motivo. E il dolore cresce, giorno dopo giorno, perché continuo a cercare risposte, a dare un senso a questa fine, ma non trovo nulla. Solo vuoto.
Sai quanto è devastante perdere fiducia in qualcuno? È come se qualcosa dentro di te si spezzasse in modo irreparabile. Ogni volta che provo a ricordare i momenti belli, le risate, le confidenze, sento una stretta al petto. Ogni ricordo si trasforma in una ferita aperta, una prova di quanto mi sono sbagliata su di te, su noi.
Ero già in difficoltà. Lo sapevi. E nonostante tutto, hai scelto di andartene, di tirarti indietro proprio quando avevo più bisogno di te. Come si fa? Come si può essere così insensibili? Non riesco a capire se sono io il problema, se pretendo troppo, o se semplicemente sono stata sfortunata a credere ancora una volta nella persona sbagliata.
Sai cosa fa più paura? L’idea che ormai io non riesca più a fidarmi di nessuno. Che ogni volta che qualcuno si avvicina, sento solo la paura di essere ferita di nuovo. È come se stessi costruendo un muro intorno a me, un muro che mi protegge ma che allo stesso tempo mi isola. Perché se nemmeno tu, che consideravo una parte di me, sei rimasta, allora chi mai potrebbe farlo?
Non so più cosa aspettarmi dalle persone. Non so più se esista davvero qualcuno in grado di comprendere cosa significhi rimanere, lottare per un legame, rispettarlo, anche quando è difficile, anche quando richiede sforzo. Mi sembra che nessuno sappia più cosa sia il rispetto, cosa significhi tenere davvero a qualcuno. Tutto è diventato così effimero, così fragile, che a volte mi chiedo se valga ancora la pena provare.
Mi sento stanca. Non solo fisicamente, ma dentro, nel profondo dell’anima. È una stanchezza che non si riesce a spiegare, che ti spezza ogni giorno un po’ di più. Ogni delusione, ogni abbandono, ogni parola non detta aggiunge un peso che diventa insopportabile. E mi chiedo quanto ancora riuscirò a sopportare.
Forse sbaglio io, forse sono io che mi aggrappo troppo alle persone, che vedo cose che non ci sono. Forse sono io che mi illudo, che mi costruisco castelli in aria, che vedo legami dove gli altri vedono solo convenienza. Ma se è così, allora non so più chi sono. Non so più come fare a essere diversa, come fare a non dare tutta me stessa, anche quando non dovrei.
Quello che mi distrugge è che non posso smettere di volerti bene, nonostante tutto. Nonostante il dolore, nonostante la delusione, una parte di me spera ancora che un giorno ti renderai conto di quello che abbiamo perso, di quanto valeva il nostro legame. Ma forse è una speranza inutile, una speranza che mi farà solo più male.
E allora resto qui, con questo vuoto dentro, cercando di capire come andare avanti, come continuare a credere nella vita, nelle persone, quando tutto sembra crollarmi intorno. Forse non ci riuscirò mai del tutto. Forse questa delusione mi accompagnerà per sempre, come un’ombra che non riesco a scrollarmi di dosso.
Ma quello che so è che non dimenticherò mai il dolore che mi hai lasciato, il senso di perdita, di abbandono. Non dimenticherò mai quanto pensavo che fossi diversa, e quanto invece mi sbagliavo. E questo, forse, è ciò che mi farà più male di tutto.
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Va di moda il non volere.
Il non rispondere.
Il “scrivimi pure che ti risponderò tra 5 ore”. Non perché sia occupato, ma perché non voglio mostrare il mio interesse.
Va di moda complicarsi la vita ripetendo continuamente che “non stai cercando nulla di serio”.
Va di moda allontanarsi da una persona che ti fa impazzire, che potrebbe regalarti nuove sensazioni e forse essere proprio quella che stavi cercando, ma sei talmente egoista e codardo da non restare a scoprirlo.
Va di moda avere paura di provare qualcosa.
Va di moda non voler più amare solo perché ti hanno spezzato il cuore e non darti la possibilità di incontrare qualcun altro che potrebbe davvero renderti felice.
Va di moda scappare, va di moda guardare gli occhi di qualcuno attraverso uno schermo ma non guardarli nel vero riflesso della vita.
Vanno di moda le relazioni passeggere, quelle condivise, va di moda non impegnarsi, va di moda stare soli anche se poi, arrivati a casa, fanno male persino le ossa nel coricarsi accanto a un posto vuoto.
Va di moda il piacere, solo quello. Va di moda non perdere tempo a scoprire un po’ di più i misteri dell’altro, non si vuole più baciare la stessa persona, va di moda accarezzare in modo superficiale per una notte, per qualche minuto.
Va di moda l’individualismo, va di moda non creare una famiglia, va di moda giocare col telefono invece di uscire a vedere il sole.
Va di moda chiudere tutto, va di moda non sapere lottare, va di moda non poter abbracciare o, peggio ancora ... non voler abbracciare.
Avere voglia di amare spaventa, l’amore non esiste più, non guardiamo più davvero e non sentiamo più nulla.
cit.
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voglio una sicurezza accanto, tipo che al mattino mi sveglio e ti trovo al mio fianco, ed è un bel giorno
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Non ti voglio vicino, accanto, o sopra o sotto, o stesa al mio fianco, non ti voglio adesa, appesa al collo, a un orecchio o al polso. Ti voglio dentro. Non vicino, dentro.
-Guido Mazzolini-
(Ph: Jan Saudek)
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