#svampito
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Immaginiamo che esista una misura di quella che chiamano intelligenza (concetto per me assai discutibile) e chiamiamola pure QI. Ecco, il mio QI si riduce a un decimo nella giornata in cui devo fare un esame medico.
La tensione mi porta a diventare svampito in una maniera incredibile.
Non capisco istruzioni elementari.
Il personale medico e infermieristico alla fine è convinto all'unanimità che io sia un totale imbecille.
Ma non è tutto: in tali occasioni sono pronto per vincere i campionati mondiali di distrazione.
Questa volta ho fatto una TAC ed è un miracolo che io sia tornato nella mia abitazione senza aver perso chiavi di casa o cellulare.
Però non è andato tutto liscio.
Mentre mi recavo all'ospedale, ho lasciato alla fermata di un autobus la borsa che conteneva l'impegnativa per l'esame e referti di esami precedenti.
So cosa state pensando: non è possibile, a tutto c'è un limite.
Lo penso anch'io. Ma è successo.
Me ne sono accorto nel bel mezzo dell'accettazione. Ho imprecato. Ho detto, senza alcun freno inibitorio: "Occavolo, ho lasciato tutto alla fermata, non ci credo, faccio schifo". Ovviamente l'impiegato è rimasto a bocca aperta.
Corsa a perdifiato. Sono arrivato alla fermata. La mia borsa c'era. Nessuno l'aveva rubata.
Per fortuna acquisto solo borse brutte.
Ho raggiunto in tutta fretta la sala dell'accettazione, convinto che fosse troppo tardi.
Cosa mi ha salvato? L'inefficienza dell'ospedale. Quel giorno era tutto in ritardo. E proprio per questo ero ancora in tempo. Persone che dovevano fare esami un'ora prima di me stavano ancora attendendo. E così ho fatto l'esame e sono tornato a casa sano e salvo.
[L'Ideota]
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Amarsi, lasciarsi 1 variant
La storia ruota attorno a Yuna e Akari, due ragazze che in amore hanno idee completamente differenti: la prima lo vede come un sogno, mentre Akari ne ha una visione molto più realistica. Abbiamo poi Kazuomi, ragazzo svampito che non comprende nemmeno il concetto di amore, e Rio che accetta la corte di qualunque ragazza, purché sia carina.
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Iron Maiden (monografia)
Gli Iron Maiden nascono a Londra nel 1975, fondati da Steve Harris, un prodigioso bassista appassionato di film horror, che dà al proprio gruppo il nome di una tortura medievale vista appunto in un film. Gli Iron Maiden percorrono cinque lunghi anni di gavetta (attraversando pure l’esplosione del fenomeno punk nel 1977), con una difficoltà iniziale nel progettare il proprio debutto dovuta allo scetticismo dei produttori di poter conferire un notevole successo a una band di questo tipo. Il momento propizio arriva nel 1980, quando pubblicano un album eponimo in cui praticamente ogni canzone è diventata un classico. La voce del loro frontman Paul Di’Anno, ha qualcosa di straordinario, e fonde le istanze del punk e dell’hard rock come pochi cantanti prima. La principale invenzione degli Iron Maiden è di avere una percezione molto libera di come comporre una canzone, la loro miscela è un impasto di hard rock, punk e heavy metal. Appena l’anno dopo, nel 1981 esce Killers, un tentativo di emulare Iron Maiden che però non raggiunge l’assoluta perfezione del debutto. Paul Di’Anno ha delle divergenze con gli altri componenti del gruppo, e già nel 1982 Bruce Dickinson prende il suo posto, aiutando i Maiden a realizzare un capolavoro (The Number of the Beast). Questo album modifica significativamente il sound della formazione inglese, conferendogli maggiore dinamicità, Bruce Dickinson sostituisce il fascino svampito di Di’Anno con la sua personalità forte e decisa, probabilmente più incline a un gruppo che ha bisogno di continuità come gli Iron Maiden. Nel 1983 viene pubblicato Piece of Mind, un album di transizione, e nel 1984 Powerslave, ben più complesso, ricco di idee nuove su come dare vita al loro metal epico che spesso ha per tematiche contenuti storici e viaggi in epoche e mondi diversi tra loro. Somewhere in Time del 1986, è un altro disco di passaggio, mentre Seventh Son of a Seventh Son (1988) lascia un ricordo più significativo, con l’impiego dei guitar sinth criticati all’epoca dai puristi del genere. Fear of the Dark, un inaspettato colpo di coda, regala anche grazie alla celeberrima title track, nuovo respiro alla carriera dei Maiden, siamo nel 1990, e Bruce Dickinson lascia il gruppo per inseguire la sua carriera solista. Blaze Bayley, un cantante dalla voce cavernosa e a tinte fosche, guida la vergine di ferro per il tempo di due dischi (The X Factor nel 1995, e Virtual XI nel 1998), salvo poi restituire la staffetta a Dickinson, che torna nel ruolo di frontman nel 2000, quando viene realizzato Brave New World. Dopo il sorprendente exploit di Fear of the Dark, c’è da dire che l’esperienza degli Iron Maiden perde progressivamente di smalto, seppure non si può omettere quanto la loro capacità di aver stigmatizzato il genere con il loro modo semplice e al tempo stesso classico e profondo di porsi, abbia fatto entrare il gruppo e la mascotte Eddie, nel cuore dei fan che sono tra i più accaniti della musica metal. Gli Iron Maiden smettono di brillare come hanno fatto in passato, ma ogni nuovo lavoro rappresenta semplicemente un capitolo da aggiungere alla storia, comunque sempre ben fatto e con la dignità di un progetto portato avanti con passione. È il caso di album come Dance of Death del 2003, A Matter of Life and Death del 2006, The Final Frontier del 2010, e dei più recenti The Book of Souls e Senjutsu. Gli Iron Maiden sono riusciti nel tentativo di diventare la band più emblematica forse di tutto il genere heavy metal, grazie ad una grande professionalità, alla progettazione di show dal vivo che non hanno mai deluso i fan, e a una continuità in studio invidiabile. Il loro difetto è il songwriting relativamente semplice, e la monotonia dello stile che viene riproposto pur se con delle modifiche, pressoché uguale a sé stesso nel suo nucleo negli anni. Gli Iron Maiden sono la definizione e il simbolo vivente di ciò che il metal è diventato negli anni 80 (un genere con una grande potenzialità mainstream, non dimentico però del retroterra occulto dalla quale proviene).
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Il carico di ipocrisia di quelle piazze era enorme. Sia a Roma, dove metà dei partecipanti era dichiaratamente anti-Nato (...). Sia quella di Milano, dove la difesa a oltranza della cosiddetta resistenza ucraina è stata declinata con toni e accenti decisamene fuori luogo.
Ma esiste una differenza fra quelle piazze. (...) Perché per quanto chi ha sfilato nella Capitale abbia operato notevoli salti mortali per riuscire a tenere insieme ragionamenti, punti di vista e interpretazioni della realtà che nemmeno il Vinavil poteva sigillare, a Milano è andato in scena un vero e proprio processo di rimozione. Freudiano.
Carlo Calenda ha dato vita a una seduta di psicanalisi. Su se stesso. (...) La storia riporta a galla documenti (in cui) l’uomo che oggi tuona contro Mosca (...) quando aveva potere di decisione e di firma si faceva beffe dell’impronta imperialista della politica putiniana, spingendo anzi sull’export di armi verso il Cremlino. Già sotto sanzioni. (...)
Non a caso, Matteo Renzi (allora presidente del Consiglio) sull’intera questione ucraina ha scelto un dignitoso ruolo di terza o quarta fila. (...) Essendo molto furbo, l’ex Premier sposa il bassissimo profilo. Carlo Calenda, no.
via https://www.ilsussidiario.net/news/piazze-politica-le-carte-scomode-per-la-crociata-anti-mosca-di-calenda/2435990/
La differenza tra Meloni e queste mezze figurette la percepisce bene chiunque, amico e nemico: Giorgia CREDE DAVVERO in quello che pensa e fa. Con tutti i limiti e le capacità tattiche della politica non idealista verginella, per fortuna. Altri no, pensano solo puntuale, sinistro, svampito, da Draghi all'Ucraina a cosa gli conviene attaccarsi per guadagnar potere.
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l'opera prescelta è "La misura dell’uomo" di Marco Malvaldi.
Ottobre 1493. Firenze è ancora in lutto per la morte di Lorenzo il Magnifico. Le caravelle di Colombo hanno dischiuso gli orizzonti del Nuovo Mondo. Il sistema finanziario contemporaneo si sta consolidando grazie alla diffusione delle lettere di credito. E Milano è nel pieno del suo rinascimento sotto la guida di Ludovico il Moro.
A chi si avventura nei cortili del Castello o lungo i Navigli capita di incontrare un uomo sulla quarantina, dalle lunghe vesti rosa, l’aria mite di chi è immerso nei propri pensieri. Vive nei locali attigui alla sua bottega con la madre e un giovinetto amatissimo ma dispettoso, non mangia carne, scrive al contrario e fatica a essere pagato da coloro cui offre i suoi servigi. È Leonardo da Vinci: la sua fama già supera le Alpi giungendo fino alla Francia di re Carlo VIII, che ha inviato a Milano due ambasciatori per chiedere aiuto nella guerra contro gli Aragonesi ma affidando loro anche una missione segreta che riguarda proprio lui. Tutti, infatti, sanno che Leonardo ha un taccuino su cui scrive i suoi progetti più arditi - forse addirittura quello di un invincibile automa guerriero - e che conserva sotto la tunica, vicino al cuore. Ma anche il Moro, spazientito per il ritardo con cui procede il grandioso progetto di statua equestre che gli ha commissionato, ha bisogno di Leonardo: un uomo è stato trovato senza vita in una corte del Castello, sul corpo non appaiono segni di violenza, eppure la sua morte desta gravi sospetti... Bisogna allontanare le ombre della peste e della superstizione e in fretta! E Leonardo non è nelle condizioni di negare aiuto al suo Signore.
A cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, Marco Malvaldi gioca con la lingua, la scienza, la storia, il crimine e ridà vita al suo genio tra le pagine immaginando la sua multiforme intelligenza alle prese con le fragilità e la grandezza dei destini umani. Un romanzo straordinario, ricco di felicità inventiva, di saperi e perfino di ironia, un’indagine sull'uomo che più di ogni altro ha investigato ogni campo della creatività, un viaggio alla scoperta di qual è - oggi come allora - la misura di ognuno di noi.
Marco Malvaldi si cimenta con il giallo storico e lo fa a suo modo, con la sua ironia e con un dialogo diretto tra narratore e lettore, facendo emergere il contrasto tra il periodo storico raccontato e l’attualità del linguaggio moderno, dove dissemina termini anacronistici ma azzeccati, come internet o influencer, sondaggi o statistiche. Gli stessi personaggi descritti sono a tratti ironici e lontani dall'immaginario collettivo ma, del resto, lo stesso autore afferma che “è sbagliato pensare che i personaggi storici fossero consapevoli di essere personaggi storici”. Anch'essi sono stati esseri reali, quindi caratterizzati da sentimenti e passioni e vizi naturalmente umani. C'è spazio per amori, tradimenti, parolacce e anche un Leonardo da Vinci un poco svampito e distratto che si aggira con aria da sognatore. Tutto questo non rende meno credibile la storia, anzi! Si percepisce chiaramente che dietro “La misura dell’uomo” si cela un approfondito lavoro di ricerca sul periodo storico e, in particolare, sulla Milano di quel tempo. Insomma, siamo molto lontani dalle atmosfere del Bar Lume a cui Malvaldi ci aveva abituato.
Marco Malvaldi (1974) è uno scrittore italiano. Ricercatore presso l’Università di Pisa (Dipartimento di Chimica biorganica), nel 2007 ha pubblicato “La briscola in cinque”; accolto con favore da critica e lettori, il romanzo è il primo di una serie di gialli (nota come ciclo del BarLume) di cui fanno parte “Il gioco delle tre carte” (2008), “Il re dei giochi” (2010), “La carta più alta” (2012) e “Il telefono senza fili” (2014). Nel 2011 sono usciti “Scacco alla Torre” (un’atipica guida alla scoperta di Pisa) e il giallo storico Odore di chiuso, mentre sono del 2012 “Come i fumi confusi” e “Milioni di milioni” e del 2013 “Argento vivo”. Nel 2014 ha pubblicato la guida enogastronomica letteraria “La famiglia Tortilla” e, in collaborazione con D. Leporini, il saggio “Capra e calcoli. L'eterna lotta tra gli algoritmi e il caos” e ha scritto uno dei racconti contenuti nel volume “Vacanze in giallo”, mentre sono del 2015 il testo “Leonardo e la marea”, realizzato in collaborazione con S. Bruzzone, il thriller “La tombola dei troiai”, il saggio “Le regole del gioco. Storie di sport e altre scienze inesatte” e il romanzo “Buchi nella sabbia”. Dal 2015 collabora con il Domenicale de “Il Sole 24 ore”. Tra i suoi lavori più recenti vanno segnalati, tutti pubblicati nel 2016, il romanzo “La battaglia navale”, il saggio “L'infinito tra parentesi. Storia sentimentale della scienza da Omero a Borges”, la raccolta di racconti “Sei casi al BarLume” e uno dei racconti dell'antologia “Il calcio in giallo”; nel 2017, “Le due teste del tiranno. Metodi matematici per la libertà”, “Negli occhi di chi guarda” e “L'architetto dell'invisibile ovvero come pensa un chimico”; nel 2018, i romanzi “A bocce ferme” e “La misura dell'uomo” e il saggio sull'umorismo “Per ridere aggiungere acqua”; nel 2019, “Vento in scatola” (con G. Ghammouri) e “Caos. Raccontare la matematica” (con S. Marmi); nel 2020, “Il borghese Pellegrino” e “La direzione del pensiero. Matematica e filosofia per distinguere cause e conseguenze”; nel 2021, con P. Cintia, “Rigore di testa” e “Chiusi fuori” (con S. Bruzzone, 2022).
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Stutato sinonimo di: svampito (e di spento).
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Lo so che voi siete illuminati ma nel caso qualcuno sia svampito come me che a momenti mi dimentico pure come mi chiamo: GENTE ANDATE A VOTARE
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something deeply svampito scentrato naive e legg socialmente stupido e sempre assuming of the good about my character that makes the friends i have be so endeared of me despite me thinking all my life che proprio per queste caratteristiche rimarrò sempre esclusa nella vita :•" ♡
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Ma l'anziano svampito, sedicente intellettuale, che da Giletti recita la parte dell'incompreso, manifestando per l'ennesima volta il suo odio inveterato verso tutto ciò che è al di sotto della linea del Po?! E della tizia (meridionale rinnegata) che lavora per il suo giornaletto che servilmente e penosamente giustifica il becero non-pensiero razzista del suddetto!? Ne vogliamo parlare!? 😌
Mi stai confermando che ho fatto bene a cancellare G*letti. Quel tipo potesse limonerebbe Salv*ni in diretta televisiva, non mi stupisce che quel coglione di F*ltri sia ospite da lui a vomitare bile.
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Coi biscotti della fortuna le cose mi vanno male nove volte su dieci. Succede perché sono troppo svampito. Inizia così: mangio in un ristorante cinese e alla cassa mi danno un biscotto della fortuna. E io penso: "Ah, è uno di quei biscotti con un biglietto all'interno. Per ora lo metto in tasca". Dieci minuti dopo: "Toh, ho un biscotto in tasca. Ora lo mangio". Ovviamente non mi viene in mente la faccenda del biglietto e mi ritrovo puntualmente a sputacchiare pezzi di carta masticati.
[L'Ideota]
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Come immagini il padre di Niccolò?
Molto simile a come lo ha descritto @busybeingmakebelieve in una delle sue fic: qualcuno molto appassionato del suo lavoro, ma un po' svampito e confusionario. Inoltre ho un headcanon tutto mio in cui è l'unico figlio maschio, nonché il primo ad avere avuto un nipote, in una famiglia che adora Niccolò ma non ama particolarmente Anna.
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Ora spiego una cosa semplice semplice che nessuno mi ha chiesto eh, ma che necessita essere scritta qui perché chi ha orecchie intenda. Nella mia vita ho perdonato tanto, decisamente troppo, tra tradimenti, violenze fisiche e verbali, insulti gratuiti e tutto, credendo di essere sbagliato io. Grazie a un lavoraccio fatto da Chiara, la mia ex, e dalla mia buona volontà di cambiare, ho capito cosa valgo veramente, arrivando al fatto che non ero sbagliato, ero solamente troppo buono, ma talmente buono che sfociavo nell'essere vanesio o svampito. O solo coglione. Ora, io sono ancora capace di scendere a compromessi, faccio anche cose che non mi piacciono pur di andare incontro a chi voglio bene, ma ho 3 capi saldi: famiglia, lavoro, casa. Famiglia perché i miei sono le uniche persone che contano per me veramente e che non mi hanno mai lasciato nonostante tutto. Lavoro perché finalmente ho trovato qualcosa che mi appagasse veramente e che non mi desse mai la noia di farlo, portandolo sempre a termine (so' scostante). Casa perché la mia casetta è costata i suoi soldi, in cui sono confluiti i risparmi di una vita e il mutuo, e non voglio rinunciarci.
Sono un pezzo di puzzle con solo 3 buchi, il resto è liscio.
Sono totalmente malleabile e sono disposto a mettere i miei interessi da parte (scelta mia ovvio) per qualcuno. MA se all'inizio o durante una relazione mi si tocca brutalmente un caposaldo senza mediazione, io tronco. E anche sei si chiede 30000 volte scusa ricucire è difficilissimo, perché dopo 30 anni di rinunce, vedersi toccare qualcosa che finalmente vedi tuo è più dilaniante che una accoltellata in pieno petto.
Tutto sto discorso per spiegare che non sono arrivato alla decisione di rimanere solo a caso, ma ci sono arrivato in quanto le ultime relazioni hanno messo in dubbio i miei 3 caposaldi. Sarà un discorso da vecchi? Sicuramente, ma non è bello avere dei punti di riferimento fissi nella propria vita?
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almeno questo è uno spazio mio, ci sono solo io e nessun altro e questa cosa mi piace molto. prima quando avevo un blog simile ma seguito da nessuno mi faceva sentire tristissimo sapere che nessuno mi leggeva e per il resto del mondo quelle parole non erano mai esistite. adesso invece ne sono ben contento e vorrei esistere allo stesso modo, camminare e respirare in canali nascosti a tutti e non dover mai più preoccuparmi. qui sono io e basta, posso dire quello che voglio. eppure mantengo sempre e comunque tutte le precauzioni di anonimità che dovrei al massimo mantenere quando so che mi possono leggere gli altri. non è che lo faccia per far capire qualcosa a chi legge, non sono quel tipo di persona. sono più che altro svampito.
tutto ok comunque, sto benissimo da solo, ho deciso. come ho detto, ciò che fa male è sentirsi lontani da chi ha la pretesa di definirsi tuo amico. se non hai amici, questa sofferenza non esiste. piano piano mi distaccherò da tutti. non deve neanche concretizzarsi in una serie di azioni precise, semplicemente da quest'estate sento che i miei sentimenti nei confronti di chi ho lasciato qui si raffredderanno sempre di più. è dolorosissimo, come disinnamorarsi. ed è di quello che si tratta. credevo il contrario, ma le amicizie non sono così dissimili dalle relazioni. le credevo duttili e durature, sbagliavo. non importa.
alcuni di loro non hanno mai fatto niente di che per ricevere questo trattamento. gli altri mi hanno esaurito e basta. ma il mio cuore inizia già a remare lontano, e non è una cosa che posso controllare, e non mi interessa controllarla. la cordialità non la negherò a nessuno. mio malgrado farò fatica a negare anche l'intimità. ma è l'unico modo. se non sono fatto per questo, dovrò anche proteggermi con misure contrarie. posso dire con limpidezza che non mi privo o arricchisco di nulla con gli altri, perciò non mi strapperò i capelli. avere amici è diventato solo conveniente, che disgustosa parola. fa comodo avere qualcuno che ha un divano su cui farti dormire se hai un concerto da qualche parte, fa comodo avere qualcuno che ti aiuta a tradurre quella frase in tedesco scritta nelle note a piè di pagina del libro che devi portare per l'esame, fa comodo eccetera eccetera. ma ogni volta che mi apro con qualcuno me ne pento, o mi sento peggio, o non mi cambia assolutamente nulla a parte la fatica emotiva di averlo dovuto fare. quindi basta. del resto le filastrocche non cambiano mai come non cambiano i miei problemi.
vorrei rimanere solo per sempre. gli altri mi terrorizzano.
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Pessime abitudini.
Oggi un amico ha postato su FB un immagine dove il vignettista ha riassunto i peggiori difetti dei nostri giorni, gli stereotipi di persone che vivono attorno a noi e che spesso fanno parte della nostra cerchia di amici e ci usciamo anche tutti i giorni. Sto scrivendo questo perché venerdì mi sono reso conto che la ballerina sta completamente traviando il pianista, oramai lui parla e fa le stesse cose che fa lei, compreso criticare aspramente gli altri, soprattutto quelli che non conoscono, cosa ancora più ignobile. Premetto che forse il fatto che era un amico, scrivo era perché tanto mi sa che lo allontano piano piano, alla fine lei ha deciso che non vivranno per molti anni qua, si si decide lei, anche se hanno comprato casa, si sposteranno a casa di lei, penso che ho detto tutto con questo; dicevo era un amico fino a quando non ha ben pensato di regalare le palle per beneficenza. Onestamente me ne fotte un cazzo se lei gli ha fatto il lavaggio del cervello, cazzi suoi, mi dispiace perché come amico, nonostante sia svampito, era comunque una buona compagnia. Tornando a venerdì, il fatto che lui abbia additato e preso in giro quella ragazza in maniera del tutto gratuita e senza pensare che a noi il suo giudizio affrettato sugli altri non interessa, mi fa pensare che oramai è completamente succube di sta ragazzetta posh, sempre cazzi suoi ah, hai voluto la ragazza conforme agli standard fisici da conformista come la società bene comanda? Va bè, perché lo scrivo qua? Vorrei tanto dirglielo in faccia, tutto quello che penso di sta sua relazione e del fatto che secondo il mio modesto giudizio si è rovinato la vita, da amico quale mi ritengo, ma non lo faccio, non lo farò, ha voluto sta bicicletta con le ruote sgonfie, beh mo pedala e di brutto, cazzi tuoi amico. Avevo sopportato un pò i suoi difetti che col tempo si sono ingranditi, come l'essere opportunista, tantissime volte, per esempio, veniva al bar o alle riunioni solo per fumare, erba, oppure quando si tratta del cibo, mangia così voracemente che sembra Bluto-Belushi, ma sembra più una sorta di fame nevrotica, mi da fastidio, si perché in tutto questo lui si comporta come un marinaio appena sbarcato ma predica da altolocato, si innalza a paladino della manipolazione mediatica sui social e poi si fa manipolare dalla sua ragazza....ahhhhhhhhhhh, me so rotto era cazzo di stare qua, con sta gente di merda pronta ad approfittare di qualsiasi cosa basta che sia di tornaconto, come se la vita sia una gara continua contro gli altri che non sono tuoi avversari e quindi potrebbe essere considerato agonismo sportivo, no no sono proprio tuoi nemici che se li potresti ammazzare per avere quello che hanno loro lo faresti. In poche parole i bimbi viziati delle famiglie bene che sono cresciuti con la pappa pronta e che quando le cose non vanno come vogliono loro si incazzano. Di queste persone ne ho incontrate tante in vita mia, sempre evitate, ma non pensavo che la sua voglia di trovare l'anima gemella, anzi a questo punto direi che siamo oltre quella fase, quindi sarebbe meglio : che non pensava che la sua storia d'amore in realtà si tramutasse in una gabbia in cui lui stesso si è rinchiuso e gettato la chiave. Dietro ci sta anche il fatto che non vuole suonare con me, quel progetto ci avrebbe portati lontano, lo so, era qualcosa che manca in questo posto di merda, ma niente, siccome non sono un accademico e quindi non sono un professionista, come lui e come lei, allora non sono degno di suonare con uno del conservatorio, nonostante abbia suonato spesso anche con orchestrali, maestri di musica ecc ecc, no la verità è che ti vergogni cara la mia ballerina dei miei coglioni, ti vergogni del giudizio dei tuoi amici, dei tuoi genitori, perché pensi che il giudizio degli altri possa cambiare le cose? Stronza sei e stronza resterai a vita, e adesso hai fatto instronzire anche l'amico mio. Va bè è uno sfogo si capisce ma lo tengo online come monito, un giorno rileggerò tutto quello che ho scritto in questo blog e tirerò fuori una autobiografia da paura, la intitolerò "La vita di uno
qualsiasi" sotto titolo "che nessuno leggerà" :D P.S. Cazzi suoi.
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una provocazione da paura
una provocazione da paura
pare un siparietto comico lo sviluppo paradossale della legge di causa ed effetto nel momento in cui sembra un impasto per torta che non ha altro che uova rotte nel paniere come ingrediente. l’assurdo che si fonde con la goffaggine… in realtà non sempre è tenero come un gioco un po’ svampito. alle volte diventa crudele e disonesto. non è un fuorilegge convenzionale. è veramente molto…
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Pippo è goffo, bizzarro, svampito, imprevidibile, sbadato e infantile e io lo amo proprio per questo! 🧡💙🧡........... Goofy is goofy, and that’s why i love him! 🧡💙🧡................... My instagram project is #projecthugme #hugdispenser #talklesshugmore #Menoparolepiùabbracci #Didibystefi©️ #didi #amico #immaginario #amicoimmaginario #buddy #art #fumetti #jewelthumbring #outfit #cartoonoutfit #hugs #freehugs #pippo #goofy #disney https://www.instagram.com/p/CBk-OKeo2hF/?igshid=1inmv1ukzz3j6
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