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Caro affitti, gli studentati non bastano
Mille euro per un posto letto, vi porto nei Campus universitari pagati dallo Stato e finiti ai privati. Il ministero dell'università ha stanziato 20mila euro a posto letto per realizzare nuovi studentati, ma la partecipazione al bando è per il 99% coperta da privati. "Allo scadere dei pochi vincoli imposti alle società d'investimento i posti letto per i meritevoli e gli studenti con Isee basso potrebbero aumentare solo leggermente, con percentuali ridicole", peggiorando il problema del caro affitti nelle grandi città. Campus universitari di qua, campus universitari di là. Passeggiando nei quartieri universitari di Roma saltano all’occhio nuove costruzioni moderne e colorate che prima non esistevano. Sono alloggi per studenti con aree verdi, palestre, sale per la musica, biblioteche e tanti altri servizi. Sembrano campus americani o hotel di lusso. Strutture molto diverse dalla classica 'Casa dello studente' a cui siamo abituati (vedi foto sotto).
Casa dello studente in via Cesare de Lollis a Roma Una buona notizia per gli studenti universitari fuori sede che da anni denunciano i prezzi folli degli affitti, rivendicando il diritto allo studio con le tende davanti agli atenei. Quello delle nuove residenze per studenti però è un fenomeno che riguarda tutte le città a forte vocazione universitaria, perché dove c’è una forte domanda nasce una nuova opportunità di business, specie se ci sono i soldi del Pnrr di mezzo. Peccato però che poi i tanto sbandierati "prezzi calmierati" spesso si traducano in cifre che raggiungono anche i 1.000 euro al mese. Salta così l’obiettivo iniziale della misura, ovvero quello di aumentare il numero di posti letto per le fasce meno abbienti, come conferma Damiano Di Giovanni, responsabile della questione abitativa per l'Unione degli universitari (Udu). Ma andiamo per ordine e vediamo che cosa abbiamo scoperto. I nuovi studentati privati Più di 7.000 metri quadri, oltre 300 posti letto, aree verdi, parcheggi e strutture sportive. Sta per nascere un nuovo studentato nel quadrante est della Capitale, a poche fermate di autobus dall’università La Sapienza, in un’area industriale dismessa di 25mila metri quadri. Una buona notizia per tutti, studenti e abitanti del quartiere compresi vista la riqualificazione dell'area. Anche in questo caso si parla di "prezzi calmierati". Ma siamo davvero sicuri che questi alloggi saranno affittati a prezzi accessibili? Proviamo a scoprirlo guardando il listino di un campus realizzato a qualche chilometro da lì, riservato a "studenti, turisti e professionisti in viaggio". Nel canone di affitto sono compresi tutta una serie di servizi oltre all’alloggio: l’accesso agli spazi comuni (cucina, palestra, sale studio, sale ricreative, etc.), colazione e cena, pulizia della camera e del bagno una volta a settimana con cambio biancheria, aria condizionata, internet, manutenzione ordinaria e straordinaria. Come un albergo (vedi foto sotto).
Alloggi per studenti universitari a Roma I prezzi partono da 13.500 euro per una doppia per 11 mesi e da 14.900 per una singola. Ci sono poi tutta una serie di sconti e riduzioni di reddito e di merito cumulabili. Al massimo si arriva a una riduzione del 35 per cento. Uno studente meritevole e con un Isee basso paga 11.475 euro, più di 1.000 euro al mese per una stanza condivisa. A meno che non vinca una borsa di studio riservata a figli od orfani di dipendenti Inps.
Tariffario studentati Di campus come questi ne sono comparsi davvero tanti nella Capitale, ma anche in altre città universitarie. Uno di questi sorgerà al posto del villaggio olimpico di Porta Romana a Milano. Una volta terminati i Giochi del 2026 diventerà un campus universitario a "prezzi convenzionati", con canoni da 1.000 euro al mese per una stanza singola e 740 euro per una doppia. Tariffe che difficilmente risolveranno il problema del caro affitti anzi secondo alcuni lo peggioreranno, perché diventeranno un benchmark come dicono gli economisti, un punto di riferimento per i proprietari di case che affittano a studenti. Uno studente su 10 paga più di 800 euro Sul mercato immobiliare per studenti non siamo ancora arrivati a queste cifre, ma ci stiamo avvicinando complice l’esplosione degli affitti brevi ai turisti. Nell’ultimo anno i prezzi di una stanza sono saliti in media del 12 per cento, secondo un’indagine di Scenari Immobiliari. Questo il mercato degli affitti a Roma. Nella zona universitaria si parte da 400 euro per una stanzetta con letto, armadio a ponte e scrivania (vedi foto sotto), per arrivare a 1.000 euro per una doppia con bagno in camera. Alla stessa cifra si può prendere una singola di 9 metri quadri a due passi dall’università, con bagno condiviso ma ristrutturatissima.
Affitto stanza studenti 400 euro Nei meandri dell’irregolarità e dell’illegalità si trovano anche tanti tuguri a prezzi folli, scantinati o soffitte da brividi. A Milano, la città più cara di tutti per gli affitti universitari, i canoni partono da 500 euro per volare fino a 1.250 euro per una camera di 14 metri quadri in buone condizioni. In media in Italia gli studenti fuori sede pagano per l’alloggio 430 euro al mese, ma uno su dieci sborsa più di 800 euro secondo un’indagine di Skuola.Net. A più di un mese dall’inizio delle lezioni una matricola su tre non ha ancora trovato una stanza, mentre uno studente su quattro ha cambiato alloggio per motivi economici. Il 30 per cento si è rivolto a studentati universitari oppure a collegi e convitti privati. Uno universitario su tre, a dimostrazione del fatto che la domanda per gli studentati c'è ed è forte. Il business dell’housing student Di "posti letto pagati a peso d'oro accessibili solo a studenti con un certo reddito" ne avevamo parlato un anno fa con un rappresentante dell’Unione degli universitari (Udu), preoccupato per come si stavano spendendo gli 1,2 miliardi di euro del Pnrr. Risorse stanziate per portare da 40mila a 60mila i posti letto entro il 30 giugno 2026. Obiettivo: colmare il divario con il resto d’Europa dove il tasso di copertura degli alloggi per studenti fuori sede in media si attesta al 18 per cento, con punte del 30 per cento nei Paesi Bassi. In Italia, con 49mila posti letto su 600mila studenti fuori sede non pendolari, siamo solo al 7,3 per cento (vedi foto sotto). Grazie anche alle strutture di student housing gestite da operatori specializzati si spera che entro tre anni si possa superare quota 100mila. Il tasso di copertura potrebbe raggiungere così il 15 per cento. Ma le premesse non sono buone.
Posti letto negli studentati 2024 In Italia i privati fanno a gara per costruire nuovi campus universitari perché sono diventati un buon investimento. Basti sapere che con 315 milioni di euro lo student housing rappresenta il 45 per cento degli investimenti di tutto il comparto residenziale. Interessati soprattutto fondi immobiliari e società straniere, attratte in particolar modo dai soldi del Pnrr. E il pubblico cosa fa? Resta a guardare mentre i privati si accaparrano la fetta più grossa della torta. Vediamo perché. Dallo Stato 20mila euro a posto letto Il decreto n.481 del 26-02-2024 del ministero dell’Università (Mur) ha stabilito che i gestori pubblici e privati riceveranno un contributo da parte dello Stato di quasi 20mila euro a posto letto per i primi tre anni di gestione della struttura (vedi foto sotto). Cifra che ha convinto i privati a investire in vista di futuri guadagni mentre comuni, università e regioni sono rimasti inermi per mancanza di fondi, visto che ci vogliono circa 90mila euro per realizzare un posto letto.
Contributo Pnrr per posti letto alloggi universitari "Il governo ha deciso di puntare tutto sui privati", conferma a Today.it Damiano Di Giovanni, referente nazionale per la questione abitativa dell’Unione degli Universitari (Udu), aggiungendo che l’obiettivo di realizzare 60mila posti letto entro il 2026 è ancora molto lontano. "Il 99 per cento dei soggetti che a oggi partecipa al cofinanziamento statale sono privati, l’1 per cento sono pubblici. Per questa ragione abbiamo presentato un emendamento urgente per salvare il Pnrr. Chiediamo un miliardo di euro per incentivare e sostenere gli atenei e i comuni che vogliono partecipare al bando pubblico per realizzare almeno 20mila posti letto accessibili ed economici. Un contributo di almeno 50.000 euro a posto letto, perché i gestori pubblici a differenza dei privati hanno pochi soldi da investire". Da considerare anche l’assenza di alcuni vincoli importanti per i privati, come il tetto massimo al canone di locazione. "Previsto per i primi 12 anni uno sconto iniziale del 15 o del 25 per cento, in base ai casi, e un vincolo di 12 anni per la riserva dei posti letto del 30 per cento per il diritto allo studio. Quindi al termine del vincolo questi alloggi diventeranno studentati privati". Se vorranno potranno trasformali in hotel per turisti, "anche se economicamente gli conviene farsi pagare 1.000 euro a stanza dagli studenti", dichiara Di Giovanni. Ma quante famiglie riusciranno a far studiare il proprio figlio fuori casa visto che il reddito medio in Italia è di 23.650 euro lordi l’anno? "Non c’è una visione, un progetto, tra qualche anno ci sarà qualche posto in più per i meritevoli e gli studenti con Isee basso ma stiamo parlando di percentuali ridicole". Ricapitolando: senza l'intervento di soggetti pubblici l'occasione del Pnrr per far fronte all'emergenza abitativa degli studenti universitari rischia di evaporare insieme ai posti letto creati dai privati. Read the full article
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Ennesima riforma schifosamente classista… I poveri al lavoro, i ricchi all’Università (almeno loro non si lamentano del caro affitti e non reclamano borse di studio e studentati a prezzi calmierati)
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Milano. A settembre partiranno i cantieri per lo "Studentato Diffuso": 600 nuovi posti letto con canone mensile agevolato. Finanziamento per 12,5 milioni di euro
Milano. A settembre partiranno i cantieri per lo "Studentato Diffuso": 600 nuovi posti letto con canone mensile agevolato. Finanziamento per 12,5 milioni di euro. Inizieranno a settembre i cantieri per i riatti degli appartamenti che saranno destinati al progetto "Studentato diffuso". È un'iniziativa del Comune di Milano, che ha messo a disposizione gli alloggi e finanziato il progetto con 12,5 milioni di euro partecipando a un bando del Miur finanziato con fondi PNRR. Interesserà complessivamente 311 unità abitative, attualmente sfitte e inutilizzabili in attesa di essere riattate. Al termine dei lavori saranno 600 i nuovi posti letto disponibili, destinati alle studentesse e agli studenti degli atenei milanesi che corrisponderanno un canone mensile molto agevolato, tra i 250 e i 350 euro al mese, in base ai criteri Isee. Gli alloggi sono stati individuati da MM Spa all'interno dei complessi di edilizia residenziale pubblica ed è prevista una ristrutturazione degli appartamenti. Il progetto punta ad essere cofinanziato attraverso i fondi messi a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il Comune di Milano nei mesi scorsi aveva deciso di anticipare le tempistiche del finanziamento, con una cifra complessiva di 12,5 milioni di euro, che potrà poi essere integrate dai fondi PNRR messi a disposizione dal bando del Miur. Lo "studentato diffuso" è attualmente in fase di progettazione esecutiva, l'inizio dei lavori all'interno degli appartamenti è previsto per settembre. Il Comune auspica che questo progetto venga effettivamente sostenuto nei fatti e con le risorse per gli studentati del Miur. Il diritto allo studio è competenza, come noto, statale e regionale, ma l'Amministrazione comunale ha deciso di avviare lo stesso questo progetto data l'enorme rilevanza della questione abitativa per gli studenti e con la piena condivisione delle università pubbliche di Milano ben coinvolte nel progetto. Sarebbe bizzarro e sgradito se questo investimento rimanesse solo a carico del Comune di Milano, senza partecipazione statale attraverso i fondi europei.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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mancanza di posti letto e appartamenti, non è una conseguenza diretta di un mercato saturo ma espressione di un controllo dell’offerta immobiliare da parte di privati, palazzinari ed istituzioni pubbliche disposte a tenere chiusi alloggi, incentivare riparazioni e ammodernamenti, affinché il prezzo delle singole unità possa alzarsi. Il comune e le istituzioni private (dalle fondazioni alle ditte edili e immobiliari) non sono sorde rispetto alle richieste abitative, anzi, da qualche anno hanno strumentalizzato la richiesta del corpo studentesco per incentivare la costruzione di nuovi alloggi, studentati e case per l3 student3 nei diversi quartieri di Torino da San Paolo con Taurasia, edifici Edisu e Camplus su lungo Dora e Vanchiglietta, dove The Student Hotel rimane l’esempio più lampante per cui l’impegno sociale si fa maschera di speculazione e cementificazione incontrollata. Il problema però rimane connesso al prezzo dei nuovi alloggi privati, dove le camere si aggirano in media sui 900 euro. Penseresti davvero di poter permettere all3 tu3 figl3 una camera del genere per studiare senza dover aprire un mutuo? Questo per noi è un furto che impedisce alla maggior parte delle persone di studiare non solo a Torino ma in Italia perché ognun ha il diritto di spostarsi per studiare ovunque sia meglio andare senza ostacoli economici, di genere o di razza.
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Università e fuori sede: i posti letto negli studentati aumentano del 10%
Fuori sede travolti dalle spese, tra affitti e bollette A fronte di questa sproporzione, perciò, agli studenti non resta che rivolgersi al mercato delle case private in affitto: in un contesto di impennata del costo generale delle locazioni, soprattutto nelle città con forte vocazione turistica, non sorprende che la situazione sia diventata davvero insostenibile. Secondo una recente analisi…
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#Pnrr, #terzarata: taglio di 519 milioni di euro
#decurtamento #tfnews #tfeconomia #20luglio #pianonazionaleripresaresilienza #news #italia #economia
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Dal rapporto “Lo student housing tra PNRR e mercato” presentato nel corso del convegno “Il PNRR e l’investimento nello student housing” organizzato a Roma da Camplus e Scenari Immobiliari emerge che attualmente la copertura dei posti letto offerti agli studenti universitari fuori sede, pari al 40% degli iscritti, si attesti intorno al 10,5% e derivi da enti specifici che però coprono solo l’8,1% del totale. Considerando che il fabbisogno stimato dell’offerta strutturata di posti letto deve essere pari ad almeno il 20% degli studenti fuori sede, sarebbero necessari almeno 130.000 posti letto in studentati e collegi. Per raggiungere tale obiettivo sono stati stanziati complessivamente 300 milioni di euro e realizzati i primi 7.500 posti letto. Successivamente è prevista l’erogazione di ulteriori 660 milioni di euro per creare altri 52.500 posti letto.
Dall’articolo "In Italia mancano 130mila posti letto per gli studenti fuori sede" su AziendaBanca.it
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Questo periodo me lo ricorderò come quello degli studentati, dei treni della stazione Mazzini e dei merli(o forse corvi)che camminano sul soffitto semi-industriale di un posto che rimarrà per sempre mio.
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L’acciaio in altezza. Studentati, Social Housing, Hotel, Uffici. Webinar con l'architetto André Straja
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“...Creare un contesto stimolante per tutti, in cui si beneficia del contatto con il diverso. A condizione però, che diverso significhi una cosa ben precisa: chi è ricco e creativo in modo diverso da te. Perché è difficile pensare a Tsh come un luogo accessibile agli studenti che, per esempio, non si sono potuti permettere di andare in Erasmus, che devono lavorare come camerieri per mantenersi agli studi, o che non hanno baffi strani o abiti alla moda. È difficile pensarlo anche come il luogo delle tute e delle vestaglie blu, di chi è sporco di farina, petrolio o stanco di un lavoro da ufficio con orari non così flessibili da permettergli di godere dell’happy hours nella vasca idromassaggio. Condividere e mescolarsi certo, ma con la gente giusta, quella che «piace alla gente che piace».
Insomma, gli utenti di Tsh sono tutti diversi ma tutti uguali, tutti «smart». Come dice il suo fondatore, Charlie MacGregor, per soggiornare qui non bisogna per forza essere iscritti all’università, basta essere come studenti: curiosi, avventurosi, con menti intraprendenti, liberi da costrizioni materiali. Singolare: all’essere studente è associata immediatamente una vita bohemienne, incondizionata da costrizioni e obblighi. Pare quasi che oramai, nel nostro immaginario, esista solo lo studente borghese, l’unico di fatto svincolato dalle impellenze materiali. Anche nell’universo di Tsh non c’è spazio per chi è costretto a scendere a patti con le necessità e le costrizioni che sono – chi osa dire il contrario – poco poetiche, poco creative. Ma non c’è spazio nemmeno per la scoperta. Perché l’oggetto della creazione è già noto, così come il contesto. Il multiculturalismo è fra identici: viaggiatori, free lance, artisti del marketing che ricercano il nuovo ma che si aspettano di trovare sempre il vecchio: uno stile di vita già noto, un modo di stare al mondo, una camera vista mare o piscina sul tetto”
“Sono lontani i tempi in cui (ammesso che siano mai esistiti) lo studio poteva essere uno strumento per la lotta di classe, un modo per uscire dallo stato di subalternità, raccontare le proprie lotte e non farsi definire dalle narrazioni dominanti. Non c’è in questo panorama la concezione di una scuola e un’università in cui andare per una liberazione personale e collettiva, per provare a ribaltare – citando Alberto Prunetti – torti secolari. Questa concezione di istruzione è stata fagocitata dalla formazione, dall’idea che lo studio dovesse essere funzionale alla carriera, alla sopravvivenza in un mondo del lavoro sempre più spietato, al fine di resistere una notte in più del mio vicino di scrivania nelle camere degli hotel-studentati”
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Le città intermedie alla ricerca di una nuova vocazione.
Una delle tendenze emergenti nell’epoca post covid è il crescente interesse da parte degli investitori locali, ma soprattutto internazionali, per le città cosiddette intermedie. Come descritto nello studio di Kroll dedicato a queste realtà (Secondary Cities: Gateway per nuove opportunità d’investimento per il real estate), ma possono rappresentare una destinazione interessante per investimenti nel reale estate al di fuori delle prime location di Milano e Roma.
Non di meno il nostro paese viene spesso descritto come il paese dei mille campanili e alcune di queste “campane” possono suonare una musica interessante per una nutrita fetta di operatori.
Se infatti, le grandi operazioni direzionali e residenziali hanno nella capitale economica e in quella politica il loro luogo di elezione, è anche vero che una nuova idea di real estate può trovare terreno fertile in realtà più piccole ma non per questo meno interessanti.
Il punto di partenza deve essere l’assenza di pregiudizi sulle città cosiddette minori perché se è vero che dopo due anni di pandemia siamo ritornati tutti in ufficio e quindi prevalentemente nelle grandi città, è anche vero che la digitalizzazione e l’utilizzo degli strumenti per collegarsi e interagire con il mondo esterno hanno consentito una maggiore libertà di movimento che ha portato a nuova vita case di villeggiatura dimenticate.
Un altro fattore che la pandemia ha permesso di evidenziare è che le città possono interpretare il proprio ruolo in ottica moderna attraverso una nuova lettura del proprio essere e delle proprie attrattività.
Questa sfida, soprattutto, deve essere intrapresa da città che, dopo avere giocato all’inizio del secolo scorso un ruolo determinante nell’economia del paese hanno visto via via esaurirsi la loro fiaccola e si sono ritrovate come vecchie signore un po’ dimesse e molto nostalgiche.
Mi è capitato di parlare più volte di Genova, che negli ultimi scorsi del secolo scorso assomigliava ad una città da cui scappare e tornare solo perché richiamati dalla macaia o dall’ancestrale attaccamento ai luoghi che molti di noi provano. Una politica intelligente in termini di riqualificazione e di valorizzazione dell’esistente sta oggi consentendo al capoluogo ligure di diventare una possibile città di destinazione non solo per la gray economy ma anche per una fetta di popolazione che vuole vivere sentendo il rumore del mare e immergersi in una cultura non sfacciata ma diffusa.
Diverso è il destino di Torino, da sempre così diversa, seppur vicina, da Milano. Silenziosa e quasi ritrosa nella valorizzazione dei propri asset, nel corso degli anni Novanta ha cercato di trovare un’altra vocazione, ma nonostante abbia ospitato le Olimpiadi Invernali del 2006 non è stata in grado di attrarre l’attenzione degli investitori stranieri. Recentemente, il trend sembra si sia invertito e alcuni operatori stanno guardando con interesse al capoluogo piemontese soprattutto per la realizzazione di studentati per i numerosi studenti fuori sede del politecnico cittadino e per il mercato residenziale caratterizzato da un patrimonio di valore le cui quotazioni di mercato, in questo momento, sono decisamente inferiori rispetto a Milano da cui ormai dista solo meno di un’ora di treno.
Altro interessante esempio è quello di Bergamo che dopo essere stata drammaticamente al centro dell’attenzione pubblica per effetto della pandemia che ha duramente colpito il territorio, sta vivendo oggi una nuova stagione che unisce un settore industriale tra le eccellenze nazionali, una vicinanza che non è sudditanza da Milano e il terzo aeroporto nazionale per numero di passeggeri, è protagonista di due importanti esempi di rigenerazione urbana: Chorus Life e Porta Sud che in modo diverso porteranno nel corso di pochi mesi il primo e pochi anni il secondo un’ondata di novità sul mercato immobiliare della città.
Lo studio di Kroll evidenzia come gli investitori siano sempre più attenti ad ampliare il proprio sguardo anche su altre realtà al di fuori dei mercati principali di Milano e Roma verso quelle città secondarie che per qualità della vita, infrastrutturazione esistente o in programmazione, onerosità dei costi più sostenibili come ottime location per l’investimento.
In un’ottica di razionalizzazione degli investimenti e riqualificazione del territorio la diversificazione degli investimenti su più centro nevralgici del paese rappresenta un ottimo veicolo di ricadute positive che queste operazioni possono avere sui territori.
#real estate#realestate#rigenerazione#rigenerazione urbana#àrigenerazioneurbana#riqualificazione#riqualificazioneurbana#riqualificazione urbana#città#territorio#investitori#investimenti#investoris#grey economy#greyeconomi
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Open House Torino 2021
Open House Torino 2021
La quarta edizione di Open House Torino, che si terrà il 18 e 19 settembre, dopo la pausa del 2020, apre oltre 90 siti tra architetture generalmente chiuse al pubblico, parchi, giardini e itinerari, per un segnale forte di riapertura nel segno della condivisione e della conoscenza. Ci sono architettura storica e contemporanea, edifici pubblici, studentati, scuole, spazi di coworking e giardini,…
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Università, ecco il pacchetto housing: procedure semplificate e bando da 1,2 mld per 60mila nuovi posti letto
Università, ecco il pacchetto housing: procedure semplificate e bando da 1,2 mld per 60mila nuovi posti letto. «Segniamo una svolta sugli alloggi universitari, tema prioritario del Governo». Così la Ministra dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, sul DL PNRR 4 approvato dal Consiglio dei Ministri, che prevede misure di semplificazione per la realizzazione di nuovi posti letto. «Abbiamo messo a punto un “pacchetto” ad hoc dedicato all'housing. Il CdM ha accolto la mia proposta di prevedere la figura di un Commissario straordinario per gli alloggi universitari, un soggetto attuatore che integrerà le competenze del MUR accelerando così la realizzazione dei posti letto. Individuerò già nei prossimi giorni questa figura che farà anche da elemento di congiunzione con gli altri Ministeri, la Struttura di Missione PNRR della Presidenza del Consiglio e gli Enti locali. Un soggetto altamente specializzato che coordinerà le politiche di housing attraverso procedure semplificate». La Ministra Bernini ha aggiunto: «A completamento di questo pacchetto, il MUR ha pubblicato l'avviso per realizzare i 60mila nuovi posti letto entro il 2026 previsti dal PNRR. È un target ambizioso, una sfida che vogliamo vincere. Finalmente il nostro Paese si dota di una politica sulle residenze universitarie dopo anni di lentezze e ritardi». Il Ministero dell'Università e della Ricerca si avvarrà del supporto di un Commissario per gli alloggi universitari per centrare l'obiettivo dei 60.000 posti letto per gli studenti universitari previsto dal PNRR. Il Commissario sarà nominato su proposta del Ministro dell'Università e della Ricerca e opererà all'interno dello stesso MUR, in collaborazione con la Direzione Generale PNRR e la Struttura di Missione PNRR di Palazzo Chigi. Tra i suoi compiti, quello di dare attuazione alla realizzazione di nuovi posti letto attraverso procedure semplificate. Ampliata la platea dei soggetti che potranno realizzare nuovi alloggi. Sino ad oggi la norma si riferiva solo al privato convenzionato con il pubblico, ora direttamente anche a soggetti pubblici, in linea con quanto previsto dalla legge 338/2000. È inoltre prevista la possibilità di riconoscere un contributo sotto forma di credito d'imposta anche ai proprietari degli immobili. Per la realizzazione delle residenze universitarie sarà rafforzata la collaborazione con il Demanio. Università statali, Enti di Ricerca e Enti regionali per il Diritto allo Studio potranno richiedere il supporto all'Agenzia come stazione appaltante. Attraverso un regime semplificato sarà possibile cambiare la destinazione d'uso degli immobili, trasformandoli in studentati con un vincolo di almeno 12 anni. Sarà sempre ammesso il mutamento della destinazione d'uso degli immobili da destinare a studentati e gli interventi legati al mutamento alla destinazione d'uso sono realizzabili attraverso una segnalazione certificata di inizio attività (SCIA). Previste anche agevolazioni fiscali: se aumenta il valore della rendita catastale dell'immobile a seguito del mutamento della destinazione d'uso, l'incremento non concorre ai fini della determinazione della tassazione sugli immobili e delle imposte ipotecarie e catastali.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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finanziamenti imprese
Alfonsoselva.it
Continui a perdere soldi in azioni e obbligazioni?
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Analizzo i tuoi investimenti e creo un piano di protezione e rientro in 24ore.
In 72ore hai il patrimonio protetto e riallocato per rispondere alla crisi.
Non aspettare, ho già gestito diverse crisi e posso garantirti che in queste situazioni il tempo è davvero denaro.
La Finanza è semplice Se c'è chi te la spiega
Ecco un elenco di tutti i casi in cui è prevista l’ESENZIONE dal PAGAMENTO dell’IMU nel 2021.
Abitazione principale, ma alcune categorie catastali la pagano.
Pertinenze della prima casa, tipo Box o cantine ma limitate nel numero.
Terreni Agricoli.
Immobili che sono di proprietà di Enti riconosciuti senza scopo di lucro.
Immobili che sono usati per professare Fedi e Culti riconosciuti dallo stato Italiano.
Immobili di proprietà dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni.
Immobili destinati ad alloggi o abitazioni o studentati per studenti universitari.
Immobili destinati a scopi di utilità sociali.
Immobili di proprietà di cooperative edilizie che non hanno diviso la proprietà.
..
Ora provo ad entrare nei dettagli delle varie casistiche che ho elencato qui sopra.
Dal 2014 i proprietari dell’abitazione principale non pagano l’IMU a meno che l’abitazione non sia in categoria A1,A8, A9, e quindi considerata di lusso.
https://www.alfonsoselva.it/tag/finanziamentiimprese/
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Vivere per un periodo in Russia è una delle esperienze più rivelatrici per un essere umano, non solo perché scopri una cultura, una tradizione (o forse molte tradizioni), un popolo ma soprattutto scopri la parte più profonda di te. Ma questo è un altro discorso… Ci sono tante università italiane che offrono un periodo di scambio di un minimo di tre mesi sul territorio russo e ovviamente l’alloggio è uno studentato, una residenza universitaria che ti fa respirare la comunità degli anni sovietici. Obščežitie (ru. Общежитие, dall’unione delle parole общие ovvero “comune” e житьё-бытьё ovvero “vita”) è la residenza universitaria, studentato o casa dello studente che dir si voglia, che permette un soggiorno economico e culturalmente stimolante per ogni studente che studia in Russia. Le università russe offrono diversi studentati, ma qui vi parlerò di alcuni offerti dall’Università Statale di Mosca “Lomonosov”, la prestigiosa università tra le più rinomate del mondo. Quello che accomuna tutte le residenze è lo stile sovietico, caratterizzato da molti spazi in comune, da bagni separati (uno con la vasca e l’altro con il water); è la presenza delle guardie 24h e delle signore dell’amministrazione (administrator) che controllano chi entra e chi esce e lo stato delle camere. Le guardie monitorano giorno e notte l’entrata e l’uscita delle persone dalla residenza e all’entrata chiedono il “permesso” (il quale viene rilasciato dalle signore dell’amministrazione il primo giorno di entrata nella residenza) mentre gli ospiti esterni devono essere registrati con il proprio passaporto dall’amministrazione con la firma dal residente, il quale ha la responsabilità dell’ospite.
Quante sono le residenze dell’MSU?
Le residenze sono sparse per la città. Il sito ufficiale ne riporta 7 ma non riporta quello in cui sono collocati alcuni studenti stranieri che arrivano per stage, professori universitari stranieri o famigliari di studenti stranieri (per un periodo). Potremo dire che sono 8. La disposizione delle camere non è uguale a tutte le residenze. Per esempio, la residenza DSŠ (ДСШ) dedicata agli studenti per stage, professori stranieri e famigliari, è di tipo appartamento. Questo significa che potete scegliere se condividere la stanza con qualcuno oppure prendere una singola, ma tutto questo in un appartamento. È considerata di tipo “famigliare”, in quanto possiede appartamenti dentro appartamenti come nei condomini sovietici, ovvero ogni piano ha due appartamenti all’interno dei quali ci sono quattro appartamenti con stanze, cucina, bagni e un balcone. Questa residenza è collocata in centro della città (a 15 min di metro da Piazza Rossa) in un palazzo che non somiglia affatto ad una residenza. Gli appartamenti sono meno rispetto alla residenza principale ma il clima è sicuramente più famigliare e si ha la possibilità di entrare maggiormente in confidenza con le guardie e l’amministrazione, essendo loro in pochi e sempre gli stessi.
Stanza doppia all’8 piano – ДСШ
Panorama del tramonto – dal balcone dell’8 piano (ДСШ)
Al contrario, la residenza dell’edificio principale dell’università (chiamato da tutti “GheZe”, ГЗ, che sta per “edificio principale”) è strutturato a corpus in cui vivono sia studenti russi che stranieri. Somiglia di più ad una vera residenza con corridoi lunghi e tanti piccoli appartamenti in cui si può condividere la stanza oppure essere collocati in una singola. La residenza dell’edificio principale è sicuramente più caratteristica essendo più antica e somigliante ad una piccola città. Infatti, al suo interno vi sono due mense, una libreria, negozi di souvenir e negozi di alimentari che non ci sono in altre residenze in quanto le altre si trovano in città. La residenza dista 10 min a piedi dalla metro e 25 min di metro da Piazza Rossa, tuttavia a pochi minuti di camminata vi è un centro commerciale grande.
La maestosità del “GheZe” (edificio principale dell’MSU)
Il lato dell’edificio principale
Le stanze singole dentro l’edificio principale sono di questo tipo
Dove scegliere di andare?
In realtà la scelta non dipende dagli studenti o dai professori, ma “dai piani alti” dell’Università i quali decidono dove collocarvi. Probabilmente, dipende dalla facoltà in cui studierete o insegnerete, dai posti disponibili all’interno delle residenze e dalla posizione della facoltà. In centro, vicino alla Piazza Rossa, si trovano le facoltà di Giornalismo, Psicologia e Storia dell’Oriente, mentre al “GheZe” si trovano le facoltà di Chimica, Matematica, Fisica, Giurisprudenza, Economia ed altre. La burocrazia in questi casi nelle università è molto lunga, confusa e dispersiva: spesso bisogna chiedere più volte dove si è stati assegnati, se si può essere collocati vicino alla relativa facoltà, ecc.
E la pulizia?
Molti italiani mi fanno domande sulla pulizia nelle residenze. La risposta è sempre “dipende”. Sicuramente è di vostra competenza, come in qualsiasi casa: vi dovrete comprare ogni strumento necessario per le pulizie. Per quanto riguarda il cambio di lenzuola, esso avviene due volte a settimana e viene segnalato nella bacheca annunci all’entrata. La lavatrice si trova accanto all’administracija (nel caso del DSŠ) oppure ai piani inferiori. L’utilizzo è gratuito in alcuni casi mentre in altri costa pochi centesimi di euro. La questione spinosa riguarda la presenza dei tappeti nell’edificio principale in cui voi non potete far nulla se non passare con l’aspirapolvere (che vi viene prestato su richiesta dall’administracija). Tuttavia, è sempre una questione soggettiva e di fortuna: alcune persone capitano in residenze estremamente pulite e senza tappeti, altri in quelle in cui si deve lavare da cima a fondo, e altri ancora in quelli in cui capita di vedere un amico scarafaggio: nell’ultimo caso siete in compagnia e non c’è via di scampo, in quanto l’unica cosa da fare è comprare prodotti necessari per allontanarli…ma non li sconfiggerete mai.
Gli inquilini chi sono, come sono?
Ecco la domanda spinosa. Di solito gli studenti arrivano in gruppo o in due: questo è il caso migliore per risparmiare dividendo una camera (nel caso del DSŠ si paga 350 rubli a notte, circa 5 euro con il cambio valuta corrente). Se si arriva da soli e si ha fortuna, si può chiede di stare in una doppia altrimenti si paga per una singola. In questo caso è possibile che in appartamento si stia con un gruppo multiculturale oppure con i russi. Le dinamiche a lungo termine che si vengono a creare sono diverse e non categorizzabili in “mi sono trovato male” o “mi sono trovato bene”: ci sono sempre alti e bassi dovuti non solo al proprio stato d’animo, ma anche dovuti alle influenze involontarie di altre persone. Vivere con altre persone, soprattutto estranee al proprio mondo e alla propria cultura, ti cambia e ti insegna anche come gestire varie situazioni e come evitarle. Personalmente, ho condiviso la casa con altre persone da quando avevo 19 anni e posso dire che non si smette mai di imparare e di conoscere se stessi, in primis. Non è stato un grande cambiamento quello di vivere con altre persone, lo è stato per lo più condividere una stanza con un’altra persona (cosa che non avevo mai vissuto prima): in questo caso è stata una novità ma con buona volontà si arriva sempre ad un compromesso. Ci sono situazioni in cui incontri persone insicure e deboli che non solo non hanno mai condiviso una casa con qualcuno, ma non hanno neanche volontariamente scelto di vivere in un posto così lontano e diverso come la Russia. Quello che è certo è che il periodo di vita in uno studentato ti prepara a tutte le grane burocratiche, ti fa capire quanto il mondo sia meravigliosamente ricco e diverso e a comprendere i sorrisi e le facce cupe e discrete di ogni russo.
Vivere e studiare in Russia: full-immersion nello studentato. Vivere per un periodo in Russia è una delle esperienze più rivelatrici per un essere umano, non solo perché scopri una cultura, una tradizione (o forse…
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Cosa ne sarà della gentrificazione nel post Covid?
Intervista a Giovanni Semi, docente di Sociologia delle culture urbane e autore di Gentrification (Il Mulino, 2015)
Tutte le città come Disneyland? Era questo il sottotitolo a Gentrification di Giovanni Semi che nel 2015 faceva tra i primi in Italia il punto di un fenomeno che ancora non avevamo ben compreso eppure aveva già profondamente cambiato le nostre città e i nostri quartieri. “La città – scriveva Sharon Zukin nella prefazione – è cambiata così tanto e così velocemente che ha perso la propria anima”. Oggi la gentrificazione fa parte del linguaggio comune, anche se spesso viene utilizzata impropriamente come contenitore di fenomeni che non la riguardano. Per intenderci, utilizzeremo, quindi, due definizioni: “un insieme di trasformazioni che rendono alcune aree più costose e più esclusive” (Semi) e “la produzione dello spazio urbano per utenti progressivamente più ricchi” (Jason Hackworth). Parliamo, quindi di gentrificazione, per riferirci a quel modello di sviluppo delle città che si impone in determinate aree urbane attraverso progetti di riqualificazione, marketing turistico, pratiche culturali e di consumo che si traducono in investimenti immobiliari e/o commerciali e, infine, nella mutazione della natura sociale di quelle aree. Per comprendere quali saranno gli effetti del Coronavirus sulla gentrificazione, abbiamo raggiunto al telefono Giovanni Semi, che è anche docente di Sociologia delle culture urbane all’Università di Torino e autore di Casa dolce casa? Italia, un paese di proprietari (Il Mulino, 2020) insieme a Manuela Olagnero e Marianna Filandri.
Quali sono gli effetti del Covid sulle città?
Chiaramente quel modello di sviluppo legato a eventi, turismo, ingresso in città di grandi masse di utilizzatori temporanei è collassato, uno stallo che rimarrà fino a quando non arriverà un vaccino, probabilmente. Parliamo di un anno in cui avremo assenza umana nelle strade, chiusura selettiva di alcune attività e questo avrà un impatto violentissimo su un settore economico che era già fragile di suo; un’economia “leggera” che si è dissolta in paio di settimane e lascia una scia di disoccupazione e spazi vuoti, un autentico disastro economico e sociale. E una scelta, quella di destinare intere aree della città a quella determinata coltura economica, che in queste settimane si è rivelata un disastro. Certo non fa piacere fare la parte di Cassandra, ma era una questione che avevamo sollevato in tanti. Pensiamo anche a tutto quello che gira attorno ad Airbnbn che ha perso i 90% dei suoi introiti. Non che mi importi quello che ha perso la piattaforma, ma il problema riguarda chi di quella roba ci viveva, piccoli proprietari che contavano di poter incrementare o generare reddito con quello strumento e ora sono in serie difficoltà.
Non è certo il problema dei fondi di investimento che hanno comprato dei palazzi per farne appartamenti per turisti o ostelli: quelli hanno le spalle grosse per riconvertirli a lungo termine e non perderci eccessivamente.
Il problema è per il singolo proprietario che magari aveva investito sull’alloggetto o la mansarda, magari spendendo migliaia di euro per metterlo a posto e ora si trova con lo spazio vuoto. Potrebbe affittarlo a lungo termine ma a chi? In questo momento non ci sarà un ingresso in città di nuovi abitanti, quindi a chi lo affitti? Potresti affittarlo agli studenti, ma non siamo nemmeno sicuri che a settembre prossimo arriveranno così tanti studenti come l’anno scorso. Residenti che non avevano trovato affitto in città? Sì però erano stati sbalzati fuori dal mercato dell’affitto regolare perché molti di loro avevano problemi di reddito; e se avevano problemi di reddito fino a tre mesi fa cosa ne sarà di loro tra un mese? Quindi il proprietario che non voleva affittare a lungo termine tre mesi fa perché aveva paura di trovarsi un inquilino moroso, lo affitterà adesso che la probabilità di avere un inquilino moroso è ancora più elevata?
Naturalmente se avessimo uno Stato saggio immetterebbe immediatamente liquidità più nelle famiglie che nelle imprese, ma mi sembra che non ne stiamo ancora seriamente parlando a livello europeo.
E che ne sarà di tutti quei progetti di investimento o rigenerazione avviati?
Pesava prima e peserà ancora più dopo la differenza tra città. Città come Firenze, Venezia, Roma o Milano che hanno delle economie molto differenziate e molto potenti continueranno a mantenere attrattività in un’epoca Covid o post-Covid; per città come Bologna o Torino invece questa situazione significa il fallimento di quel tipo di investimenti. Lo si vede già ora. A Torino, ad esempio, molte iniziative commerciali importanti che dovevano aprire in città sono scappate. Lo stesso mercato centrale che aveva aperto un anno fa ha chiuso a inizio marzo e forse non aprirà mai più.
In molte aree vedremo, quindi, una grande produzione di vuoto e di spazi abbandonati.
Pensiamo anche a quei nuovi grandi studentati che stavano per fare ingresso nelle nostre città: chi ce lo dice che l’economia dell’istruzione elevata continuerà a crescere come negli scorsi anni? Guardando alla scorsa crisi, potremmo pensare anzi che le famiglie decideranno di congelare l’iscrizione alle università dei propri figli per un anno o due. Questo vorrà dire meno mobilità interna di studenti e meno bisogno di posti letto, quindi il fallimento anche di quegli studentati lì.
Ammenoché lo Stato non decidesse di fare come ha fatto la Germania nel 2008 che annullò tutte le tasse universitarie per evitare che ci fossero diminuzioni del flusso studentesco.
Su molti progetti di rigenerazione la questione è esattamente la stessa. Dove è possibile fermare la macchina, tutti si fermeranno.
Ci sarà qualcosa che potrebbe cambiare in meglio?
Io non credo che le élite economiche e politiche attuali abbiano alcuna intenzione di rivedere il modello di sviluppo adottato fin qui. La soluzione classista che si fa strada per il settore culturale è emblematica: non potendo garantire assembramenti si procede per sfoltimento di pubblico; non potendo sbigliettare per mille persone, lo si fa per 100 facendo pagare quel biglietto molto di più, mentre altri gli si garantisce la diretta streaming a basso prezzo; l’aristocrazia che torna a prendere possesso dei teatri e della cultura e il popolo che se lo guarda in streaming nella smart city.
Penso anche alla ristorazione. Il ristorantino con tavoli attaccati è praticamente morto se non si converte al delivery. Rimarranno i ristoranti con grandi superfici, di alta gamma, che ridurranno i numeri dei tavoli e aumenteranno i prezzi. Ci sarà, quindi, una selezione molto violenta.
Che fine faranno i nostri quartieri pieni di bar e ristoranti?
Verrano de-densificati velocemente. Sta già avvenendo. E alla fine del lockdown ci sarà un crollo delle riaperture. Quindi per almeno un anno la movida sarà annullata. Al di là del vaccino e di quando arriverà, è evidente che una parte di quel comparto non potrà sopravvivere. Avremo un ritorno alla normalità pre-movida, arrivato però con lo shock di una pandemia e con migliaia di posti di lavoro andati in fumo e non con una politica consapevole. Non era quello a cui pensavamo noi quando suggerivamo ai nostri amministratori di andarci piano.
Alcuni ipotizzano per il futuro una vita molto più di vicinato con la scomparsa dei distretti/zone e una redistribuzione delle attività nei vari quartieri. Che ne pensi?
Le nostre città non sono New York. Non hanno quella grande quantità di capitali per i quali riescono a reagire rapidamente e rimodellarsi in base ai cambiamenti. Il fatto che una città possa assorbire uno shock come quello attuale e ridistribuire le attività sullo spazio urbano implica che ci sia una grande capacità di spesa degli attori economici. Pensiamo a tutti quei localini che avevano aperto da poco: quei bassi lì che fine fanno e come vengono occupati? E anche in un quartiere meno denso, chi ci va a stare lì?
È bella l’idea del vicinato che rifiorisce, ma con quali soldi e per fare cosa?
In molti di questi discorsi che fanno gli architetti, c’è un piccolo elefante nella stanza che si basa sull’idea di qualche forma di crescita costante. Lo scenario che invece abbiamo avanti è lo scenario di una recessione che durerà parecchio tempo e quella distruzione di reddito e di capitale avrà le sue gravi conseguenze. Anche con un reddito universale potremmo permetterci l’essenziale e ci sarà una contrazione di consumi molto importante.
Ovviamente la recessione non avrà per tutti lo stesso effetto: i quartieri centrali la subiranno in maniera diversa dalle periferie. Ma a quelli che abitano nelle mille periferie italiane che vita di comunità gli si prospetta?
Cosa ne pensi, invece, dell'idea secondo la quale a causa del telelavoro molti sceglieranno di andare a vivere fuori dai grandi centri abitati, con una conseguente riduzione della densità di popolazione e un ritorno alla suburbanizzazione?
È uno scenario troppo veloce rispetto alla realtà. Quello che sta succedendo adesso, e che in parte avevamo visto con la crisi del 2008, è un crollo del mercato immobiliare legato a un sostanziale congelamento delle compravendite. L’Italia ha una grande fetta di popolazione proprietaria e davanti a un abbassamento dei prezzi saranno in pochi a potersi permettere di vendere la casa. Chi ha più case potrà ovviamente scegliere di spostarsi (parliamo di un 15% della popolazione italiana), ma tutti gli altri per farlo avrebbero bisogno di vendere e non riusciranno a farlo a breve.
Mi sembra invece più realistico immaginare un’immobilità urbana e spaziale che segue l’immobilità di movimento che stiamo sperimentando. Poi come usciremo da quest’immobilità è una cosa aperta ed è azzardato fare previsioni.
Quali i rischi e le opportunità per le città, quindi?
Una cosa chiara a tutti è il nesso tra ecologia, economia e società. Cosa ce ne faremo di questa consapevolezza non lo so. Ma a tutti gli abitanti dell’area padana dovrebbe, ad esempio, essere arrivato il messaggio che l’esposizione al particolato atmosferico aumenta la possibilità di ammalarsi gravemente di patologie respiratorie. Questa cosa in teoria dovrebbe avere un impatto enorme, come anche gli animali per le strade, l’aria respirabile, la ricomparsa dei suoni nelle città…
Ma dobbiamo fare i conti con una parte molto importante del nostro paese che ragiona ancora con lo schema precedente.
Sembra un po’ il finale del primo Matrix: il virus alza la cornetta e rivela la verità. Sta alle persone per capire il messaggio. Nel film non va tanto bene, e Matrix 2 ci dice che la lezione non è servita.
La gentrificazione è, quindi, bloccata o continuerà?
Bisogna innanzitutto cosa si intende per gentrificazione. Tenendo per buona quella che ora tutti chiamano gentrificazione, ovvero quella parte legata al turismo e agli eventi, per uno o due anni è morta. E se anche dovesse ripartire, il turismo ripartirebbe solo per un segmento alto con un ritorno un po’ all’800: i ricchi al lago o nel grande museo e il resto della popolazione che sta a casa e se è fortunato lavora davanti alla tv.
Però la continua creazione di periferie e di ghetti, con i quartieri più ricchi blindati al centro, quella non viene messa in discussione. La crisi acuisce le disuguaglianze: chi era già povero sarà molto più povero, chi era ricco sarà comunque più ricco degli altri, chi era in mezzo scivolerà verso il basso. Da questo punto di vista non vedo un miglioramento sul piano residenziale abitativo della gentrification, anzi.
articolo zero.eu
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