#storia uva fragola
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Perché il vino ricavato dall’uva fragola è illegale in Italia?. Un vino proibito: la storia e le ragioni dietro il divieto
In Italia, paese famoso per la produzione di vini di eccellenza, il vino ottenuto dall’uva fragola, conosciuta anche come uva americana o uva Isabella, è considerato illegale.
In Italia, paese famoso per la produzione di vini di eccellenza, il vino ottenuto dall’uva fragola, conosciuta anche come uva americana o uva Isabella, è considerato illegale. Questo divieto, poco noto ai più, suscita curiosità e dibattiti tra appassionati e produttori. Ma quali sono le motivazioni che hanno portato a questa decisione? Origini e caratteristiche dell’uva fragola.L’uva fragola è…
#Alessandria cultura.#Alessandria today#bevande tradizionali#cultura del vino#cultura enologica#curiosità sul vino#dibattiti sul vino#divieto vino fragola#fragolino illegale#Google News#italianewsmedia.com#leggi sul vino#legislazione europea#metanolo#normativa alimentare#normativa UE#Pier Carlo Lava#prodotti tipici italiani#produzione clandestina#produzione vinicola#qualità del vino#salute e alimentazione#sapori autentici#sciroppo di uva#storia uva fragola#tradizione enogastronomica#tradizioni locali#Tradizioni regionali#Unione Europea#uva americana
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Gin tonic con uva fragola
Gin tonic con uva fragola
“Lasciar andare significa rendersi conto che alcune persone fanno parte della tua storia, ma non fanno parte del tuo destino” Steve Maraboli Ed è così che inizia il mio autunno, con una promessa di “lasciar andare” PERSONE, PENSIERI E SITUAZIONI CHE NON fanno più parte di me e con tenacia affrontare nuove sfide e nuove avventure carica e positiva, dedicando il mio tempo solo a persone e…
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Giaron, merlot e cabernet sauvignon nella campagna vicentina. La creatività che fa parte della mia esistenza e vita oggi mi ha fatto creare un piatto da aperitivo o antipasto d'eccezione, unendo sinergie produttive. 🍽Cestini di vacche rosse 36 mesi con mousse di caprino fresco e carne salada trentina, mozzarella di Bufala Azienda Ernesto Nucci e Francesco Nucci, fichi secchi dell'Azienda Alessandro Scarpon Callegaro, pane di segale e cereali aromatizzato con l'olio Evo Azienda Agricola Barbera Massimiliano Barbera, frutta ed insalatina. A questo Antipasto divenuto piatto unico ho abbinato il taglio bordolese biologico della campagna vicentina dell'Azienda Ruaro. 🔴"Si compone al 30% di uve Merlot e al 70% di Cabernet Sauvignon**, in parte allevate su quel terreno drenante che ne ha ispirato il nome. Barricato per dodici mesi in piccole botti di rovere, il vino acquisisce una forte struttura rimanendo limpido e morbido". 🔴Un vino deciso, che vuole raccontare una storia ma soprattutto un percorso, verso la qualità, longevità e pienezza, in un cammino biologico. "La certificazione di vino biologico è per noi un punto centrale. Il simbolo della foglia verde testimonia la qualità e la genuinità del prodotto, garantendo il consumatore circa l’origine di ciò che beve. Dal 2016 lo si trova sull'etichetta di tutti i nostri vini. 🔴Per potersi definire biologico, un vino deve essere ottenuto interamente da uva biologica, coltivata cioè senza il ricorso ad agenti chimici di sintesi. Si richiede inoltre che la vinificazione impieghi una quantità limitata di solfiti. I nostri vini si mantengono nel tempo grazie alla ricchezza e all'equilibrio della loro naturale composizione". 👃Il vino si presenta di un bel colore carico e pieno; al naso sentori di grafite e frutta rossa, un mix tra fragola, susine e mirtilli; sentori di speziatura dal pepe nero a bacche di ginepro, berberè e coriandolo, leggera nota di anice stellato; sento fiori viola tra cui lavanda e giacinto. 👄Inoltre bocca si presenta di corpo, robusto e deciso, un giovane vino che ha davanti ancora tanti anni, bella spalla acida che gli dona longevità. Tannini che devono compiere il loro percorso. #wine (presso Italy) https://www.instagram.com/p/COsx3g_N6AK/?igshid=h551c2rqzwcz
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CALTAGIRONE, RAGUSA, CHIAROMONTE GULFI, VITTORIA, COMISO, PIAZZA ARMERINA , CASTELLO DI ACATE, CASTELLO DI DONNAFUGATA
Lasciandoti alle spalle il mare e andando sulla strada che da Catania porta a Caltagirone, tra gli infiniti giardini di aranci vedrai piano piano la terra cambiare colore e da nera e vulcanica diventare chiara. Ad un certo punto la pianura si circonderà di monti dal colore smeraldo in inverno e gialli come oro o bianchi come marmo d’estate. Tra quei monti vi sono Palagonia e Militello in val di Catania, ma anche salendo ora verso Caltagirone non le vedrai se non in lontananza. Da Caltagirone, adagiata su monti di argilla, ricca di ceramica ed artisti, potrai andare verso Ragusa lasciando sulla sinistra Chiaromonte Gulfi . Oppure sempre da Ragusa potrai prendere la strada verso Gela passando per Comiso, Vittoria e il piccolo e assolato paese di Acate. Vedrai terre ricche di storia, arte e castelli come quello di Donnafugata e noterai come la terra cambierà ancora e da argillosa, diventerà sabbiosa e degradante verso il mare e sempre più ricca di filari infiniti di uva Nero d’Avola e Frappato dai rossi e succosi grappoli. Il triangolo tra Chiaromonte Gulfi, Comiso e Gela racchiude altre cittadine antiche ed eleganti come Piazza Armerina, tutte circondate da queste antiche vigne, da cui unendo le due uve in percentuali diverse e lavorandole solo localmente, nasce il Cerasuolo di Vittoria. Il riferimento a Vittoria non è solo alla città, ma anche a donna Vittoria Colonna Henriquez De Cabrera che fondò nel 1606 l’omonima città e regalò ai contadini la terra per produrre solo vino. Un vino dal colore rosso intenso in cui la forza del Nero D’Avola si unisce alla mitezza del Frappato, donandogli un odore inebriante e fragrante ed un gusto dal sentore di ciliegia, fragola e melograno. Un gusto che per nascita e destino esalta le carni rosse, il formaggio Ragusano o anche semplicemente le castagne. Il terreno, la posizione delle vigne vicino al sole ma prossime al mare, la metodologia di vinificazione e la storia delle aziende che lo fanno, rendono questo vino più un’emozione che una bevanda da tavola.
http://www.cerasuolovittoria.eu/cerasuolo.php
Leaving the sea behind you and going on the road that leads from Catania to Caltagirone, among the endless orange groves you will see the earth slowly change color and from black and volcanic become clear. At a certain point the plain will be surround by emerald-colored mountains in winter and yellow as gold or white as marble in summer. Among those mountains there are Palagonia and Militello in the Val di Catania, but even climbing now towards Caltagirone you will not see them except in the distance. From Caltagirone, set on clay mountains, rich in ceramics and artists, you can go towards Ragusa, leaving Chiaromonte Gulfi on the left. Or always from Ragusa you can take the road towards Gela passing through Comiso, Vittoria and the small and sunny village of Acate. You will see lands rich in history, art and castles like that of Donnafugata and you will notice how the earth will change again and from clay, it will become sandy and degrading towards the sea, always richer with endless rows of Nero d'Avola grapes and Frappato from reds and juices bunches. The triangle between Chiaromonte Gulfi, Comiso and Gela contains other ancient and elegant towns such as Piazza Armerina, all surrounded by these ancient vineyards, from which by joining the two grapes in different percentages and working only locally, the Cerasuolo di Vittoria is born. The reference to Vittoria is not only to the city, but also to Donna Vittoria Colonna Henriquez De Cabrera who founded the homonymous town in 1606 and gave the peasants the land to produce only wine. An intense red wine in which the strength of Nero D'Avola joins the mildness of Frappato, giving it an inebriating and fragrant smell and a taste of cherry, strawberry and pomegranate. A taste that for birth and destiny enhances red meat, Ragusano cheese or simply chestnuts. The land, the position of the vineyards near the sun but close to the sea, the winemaking methodology and the history of the companies that make it, make this wine more an emotion than a table drink.
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Scopriamo Sina Villa Matilde: dimora d’epoca immersa nella campagna piemontese
ph. Veronica Gaido
Parola d’ordine: benessere. Sina Villa Matilde è una villa del ‘700, ricca di storia e sapori, circondata da un’immensa oasi di verde. Meta ideale per una fuga last minute dalla città
Un viaggio tra storia, sapori e bellezza
L’estate è arrivata e con lei la voglia di trascorrere qualche giorno di assoluto relax lontano dal caos cittadino e dagli impegni quotidiani.
Se siete ancora indecisi sulla vostra destinazione vi consigliamo Sina Villa Matilde.
Una dimora d’epoca, datata ‘700, una residenza di famiglia, una villa patrizia immersa nel verde di Romano Canavese (Torino), nella campagna piemontese.
Ci troviamo infatti ai piedi delle Alpi, tra antichi castelli e imponenti abbazie, a 35 chilometri dalla città di Torino e a poca distanza da Ivrea, patrimonio dell’UNESCO.
Romano Canavese è un paese rurale ricco di storia, che conserva ancora oggi preziose testimonianze
L’immensa torre del castello, il ricetto, chiese e palazzotti nobiliari, il centro storico con boschi e vigneti della collina morenica.
E se volete visitare il Castello di Masino, per dieci secoli abitato dai Conti Valperga e ora proprietà del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano), basta allontanarsi di soli 7 chilometri.
Tutto il bello è a portata di mano. Facilmente raggiungibile è infatti anche Arnad, terra di sapori e prodotti tipici della più autentica tradizione valdostana, la Reggia di Venaria Reale, una delle maggiori residenze sabaude in Piemonte, e il Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Cosa volere di più? Sina Villa Matilde conserva il fascino antico delle residenze di un tempo e accoglie i suoi ospiti in un luogo unico, che regala un’atmosfera calda, accogliente e ricca di charme.
Ma facciamo un passo indietro. Sina Villa Matilde era la villa di famiglia dei Bocca, proprietari del Gruppo Sina Hotels, gruppo che vanta una collezione di alberghi di lusso nelle più belle città d’Italia.
A Sina Villa Matilde la famiglia Bocca trascorreva i mesi estivi, assaporando l’aria fresca della campagna e il fascino del territorio piemontese, ricco di vini e tradizioni.
Nel 2004, i fratelli Bernabò e Matilde hanno voluto trasformare la settecentesca villa di famiglia in un hotel circondato da un parco maestoso, dove si respira la tradizione della dimora dell’aristocratica famiglia ma si guarda avanti, verso innovazione e modernità.
Proprio per questo Sina Villa Matilde è stata restaurata, per coniugare gli spazi e gli arredi dell’epoca con le esigenze richieste dagli ospiti di oggi.
Uno sguardo all’interno
Le camere racchiuse all’interno di Sina Villa Matilde sono 43, tutte differenti tra loro ma con in comune lo stile country chic e alcuni elementi tipici di una residenza d’epoca.
Gli arredi originali, i mobili antichi e le preziose stoffe, le pareti dai colori tenui, gli ampi tendaggi alle finestre affacciate sul grande parco, così come le sale da bagno in graniglia colorata tipica del tempo o in marmo, creano un’atmosfera elegante e ricca di stile.
Le camere (superior, deluxe, junior suite, suite e suite bi-level), si suddividono tra la villa, le scuderie, l’orangerie, la colombaia e la tinaia.
Il ristorante
Come per magia Sina Villa Matilde trasforma le antiche scuderie in un ristorante ricco di dettagli e oggetti d’arredo
Piccoli indizi ricordano le sue origini: il pavimento, le mangiatoie e i box per i cavalli, oggi originali separé.
La scelta gastronomica è legata al territorio piemontese e alla voglia di garantire ai clienti piatti sani e leggeri, che non mancano però di gusto e eleganza.
Lo Chef Ivan Bartuccio, infatti, pone particolare attenzione nella scelta delle materie prime locali, sempre di stagione e di alta qualità.
Wellness e eventi
Tutti i servizi di Sina Villa Matilde offrono la possibilità di immergersi in una vera e propria oasi di pace.
Qui tutto è pensato per staccare la spina dagli impegni quotidiani, per vivere un’esperienza totalmente rigenerante
Questo è possibile anche grazie al Sina Wellness Club, un ampio spazio in cui troviamo l’angolo fitness con attrezzature Technogym, la sauna, il bagno turco, il campo da tennis e la piscina outdoor. Insomma, ce n’è per tutti i gusti, da chi cerca assoluto relax a chi vuole mantenersi in forma anche in vacanza.
Non solo benessere però. Sina Villa Matilde è anche location ideale per cerimonie, ricevimenti di nozze, feste private e eventi.
L’aristocratico Salone Reale con soffitto a cupola affrescato, l’affascinate Sala Biblioteca, gli alberi secolari e i pergolati di uva fragola nel parco, o la rigenerante piscina all’aperto, sono le cornici ideali per rendere ogni celebrazione o ricorrenza davvero indimenticabile.
Alessandra Borgonovo
SINA VILLA MATILDE Viale Marconi 29 10090 Romano Canavese (Torino) - Italy Tel. +39 0125 - 639290 Mail [email protected] www.sinahotels.com
Una meta ricca di charme Scopriamo Sina Villa Matilde: dimora d'epoca immersa nella campagna piemontese Parola d’ordine: benessere. Sina Villa Matilde…
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La Pasticceria Alessandrina
una spinta militare
a creare eccellenze
La Pasticceria Alessandrina un’eccellenza piemontese
Immaginate di essere seduti sul vostro divano, con una tazza di tè in mano e con l’altra di portare alla bocca una delizia della Pasticceria Alessandrina, niente è più appagante di un “Bacio di Gallina” o un “Cannoncino” ripieno o una fetta di “Polenta Dolce” o “Polenta di Marengo” o una delle tante varietà di Pasticceria Mignon che vengono prodotti ad Alessandria, proclamata nel 2005, col marchio De. Co. Denominazione Comunale.
La storia dell’eccellenza della pasticceria Alessandrina
Responsabile, se non al 100%, per un buon 70-80%, è la Cittadella ad Alessandria, straordinaria cittadella militare, una delle più grandi d’Europa e la meglio conservata, nelle sue strutture originali.
La sua costruzione, voluta da Vittorio Amedeo II di Savoia, continuata da Carlo Emanuele III di Savoia, re di Sardegna, ebbe inizio a partire dal 1728.
Con la sua pianta stellare, si compone di sei fronti bastionati forniti di cavalieri, collegati da spesse cortine rettilinee e percorsi da gallerie e casematte.
Furono proprio le famiglie degli ufficiali di stanza ad Alessandria, francesi, austriaci e logicamente italiani, a popolare per decenni le pasticcerie alessandrine, che andavano migliorandosi, ognuna con proprie specialità.
La Cittadella presidio militare ad Alessandria
I Baci di gallina della pasticceria Gallina
Presente dal 1935, la pasticceria Gallina, prepara una speciale varietà di “Baci di Dama” i famosi “Baci di Gallina”, la loro forma è più allungata rispetto a quelli tradizionali e l’impasto oltre a essere realizzato, amalgamando insieme zucchero, farina, burro e nocciole, della qualità “tonda e gentile delle Langhe”, quella che si utilizza per fare i gianduiotti, prevede l’aggiunta di un po’ di cacao e sono confezionati con involucro rosso.
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Pasticceria Gallina i Baci di Gallina
Pasticceria Bonadeo la Polenta di Marengo
La Polenta di Marengo della pasticceria Bonadeo
Con origini all’epoca della battaglia di Marengo, nel 1933 il pasticcere Dante Chiabrera, dell’Antica Confetteria Chiabrera, la perfeziona e come altri prodotti della pasticceria alessandrina, si afferma tra l’ottocento e il novecento, periodo in cui era diffusa in città la presenza in città della borghesia militare di stanza ad Alessandria, all’interno della Cittadella.
Oggi la Pasticceria Bonadeo dispone del brevetto esclusivo per la preparazione di questo dolce, avendolo acquistato direttamente dal proprietario.
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Ingredienti
150 grammi di mandorle sgusciate in forno senza farle colorire.
200 grammi di zucchero
80 grammi di farina gialla
40 grammi di farina bianca 00
Pan di spagna sbriciolato
20 grammi di fecola di patate
Una manciata di uva sultanina
60 grammi di burro
100 grammi di zucchero a velo
5 uova
Pasta di mandorle
Scorza di limone grattugiata
Mezzo bicchiere di maraschino
Preparazione
Frullare 100 grammi di mandorle con 50 grammi di zucchero.
Sbattere 5 tuorli d’uova con 150 grammi di zucchero e incorporare con i 5 albumi montati a neve ben sodi.
Aggiungere la farina di mais, la farina bianca, la fecola, il sale e le mandorle, il maraschino e la scorza di limone grattugiata, poco per volta e amalgamando con dolcezza, dal basso verso l’alto per mantenere ben soffice e spumoso il composto.
Aggiungere il burro appena fuso, imburrare una teglia e infarinarla, versarvi il composto e infornare a forno caldo a 160° per circa 60 minuti.
Quando la torta è pronta e fredda ricoprirla con della pasta di mandorle, gli altri 50 gr. di mandorle tritate e del pan di spagna sbriciolato.
Volendo poi potete ricoprire il tutto con dello zucchero a velo.
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Pasticceria Zoccola i Cannoncini
Pasticceria Rolando gli Amaretti
I Cannoncini della pasticceria Zoccola
Sette generazioni di pasticceri, si sono affaccendati in questa storica pasticceria d’Alessandria, famosi e ricercatissimi i suoi Cannoncini con 19 varietà di ripieno, dalla fragola, albicocca, pesca, cocco, liquirizia, barbera,crema chantilly, menta, yogurt bianco al naturale e pistacchio, questi gli ultimi abbinamenti di ripieno creati.
Composto da pasta sfoglia arrotolata e ripieno di crema o zabaione, decorato agli estremi, con granella di biscotto o Nocciole Piemonte, vengono anche farciti con panna montata oppure cioccolata.
Ricetta per preparare i cannoncini, per il ripieno potete sbizzarrirvi come più vi piace, preparando una crema pasticcera, o panna montata, o crema pasticcera unita a panna montata per fare la chantilly, crema nocciola, avete mille possibilità in base al vostro gusto e fantasia.
Ingredienti
Un rotolo di pasta sfoglia rettangolare
1 uovo
Zucchero semolato q.b.
i Cannoncini sui tubicini
Preparazione
Stendete il rotolo di pasta sfoglia e ritagliate delle strisce, con una rotella, di circa 3 centimetri di larghezza.
A questo punto necessitano i tubicini per cannoncini e avvolgete a spirale la striscia di pasta sfoglia, dopo averla spennellata per la lunghezza con l’uovo.
Poggiateli su una teglia da forno, facendo attenzione che non si tocchino, infornateli per 15 minuti a 200°, una volta pronti sfilate senza scottarvi, i tubicini e una volta freddi riempiteli come più vi aggrada.
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Gli Amaretti della Pasticceria Rolando
In centro ad Alessandria, una piccola pasticceria, si distingue per la produzione degli Amaretti, la pasticceria Rolando.
Di piccole dimensione, morbidi e delicati, i classici alla Mandorla, sono quelli che la fanno da padroni ma non sono da meno, quelli al caffè, cioccolato, nocciola e quelli ripieni di crema o ricoperti.
Poi la Pasticceria Mezzaro con le sue “Delizie”, cialde croccanti e friabili alla mandorla unite due a due da una pasta gianduia.
Tutta la pasticceria e il prestigio dei maestri artigiani di Alessandria, vengono rappresentati al Salone Nazionale del Biscotto ad Alessandria, un evento che gli amanti del dolce non si possono perdere.
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Pasticceria Alessandrina l’eccellenza piemontese La Pasticceria Alessandrina una spinta militare a creare eccellenze Immaginate di essere seduti sul vostro divano, con una tazza di tè in mano e con l’altra di portare alla bocca una delizia della…
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Lei, Lui e le paste
Lei camminava nervosamente per strada con tutto il suo corpo, che era “troppo” ( troppo seno, troppo fondoschiena, troppa pancia, troppi capelli, troppi peli superflui e occhiali troppo grandi) che sussultava perché ad ogni passo che faceva, sentiva salire onde di nervosismo lungo tutto il corpo, onde che le facevano ballare le cosce, la pancia e il seno. “ da rannissima buttana – pensava – da sucaminchia chi appena dicu na cosa subbitu eccu c’ avi diri a soi e ci avi rumpiri i cugghiuni chi nun haiu” pensava con evidente rabbia ben amalgamata con una cattiveria a cui non era abbituata. Entrò con furia dentro la pasticceria e vedendo lui e suo padre cercò di darsi un contegno. Fece un sorriso di circostanza e schiarendosi la voce per non farla sentire alterata chiese “Ciao, mi dai un chilo di paste con i babà?”
Lui la vide entrare come una furia chiedendo con voce alterata e quasi isterica le paste. L’osservo con il corpo tutto fremente, il volto serio e gli occhi cattivi, ingranditi dagli occhiali che sbattevano nervosi. Notò che erano di un nocciola denso simile al colore della crema gianduia. Senti anche il suo profumo che gli arrivò di colpo sorprendendolo: un odore di uva fragola matura, inteso, erotico, a metà tra innocenza e sesso proprio come gli appariva. Come, piacevolmente, gli appariva. Non la ricordava così; era stata sempre una delle tante nello sfondo del paese, ma ora a vedere i suoi occhi magnetici, il suo grande petto alzarsi ed abbassarsi con un piccolo neo sul seno destro che si avvicinava a allontanava, si senti tutto rimescolare con l’amico la sotto che d’improvviso si lamentava che era troppo stretto. “Subito Concettina – fece per superate quell’improvvisa vampata che sentiva diffondersi nelle vene – stasera ci sei alla notte bianca di Santa Teresa? “ voleva sentirla parlare, voleva vedere muoversi le sue labbra ed avere su di se i suoi occhi.
Lei noto scocciata che aveva guardato come tutti quell’enorme, inutile ed ingombrante pacco di carne che era il suo seno. Rispose fredda. “ no forse andiamo al Faro alla discoteca” fece con un tono ironico perché lei non voleva finire in un angolo del locale ad evitare ragazzi ubbriachi, stando attenta a non muoversi troppo per non eccitare quei buridda (sbarbati) con l’oscillare del suo seno. Aveva proposto alle sue amiche di andare alla notte bianca, ma quella troooia di Cammela l’aveva trattata come una pezza per le scarpe dicendo che era una cosa da zalli e pezzenti, convincendo tutti ad andare al Faro perché le piaceva il disk jokey della discoteca a quella rannissima sucaminchia voleva stare con lui. E tutti a darle ragione cosi solo lei era rimasta a difendere la notte bianca di Santa Teresa facendo alla fine la figura della zalla di paese. “ io ci andrei – fece come parlando con se stessa per un improvviso senso di ribellione – ma non ho la macchina” constatò delusa e seccata
Lui urlo al padre “papà i baba li devo dare a Concettina, lasciali li; pu dutturi pigghiali arreti” fece seccato verso il vecchio che gli rispose con un’occhiataccia perché u dutturi gli curava la sciatica e se ne andó borbottando nel laboratorio di dietro contro l’ingratitudine dei figli. Lui continuo tranquillo parlando alla ragazza “e che ci fa, vieni con me Gino e Ruggero. Stiamo un po’ li; ci sono i Beddi e Mario Venuti e tante cose da vedere. Torniamo presto, io alle due devo infornare i cornetti così ce li mangiamo caldo caldi” e la guardò sott’occhi per vedere l’effetto delle sue parole.
Lei era rimasta sorpresa perché aveva difeso i suoi babà, come se lei fosse più importante del dottore del paese. Lo guardo attentamente. Non si ricordava il suo sorriso, ma le sue labbra le piacevano ed aveva un buon odore di vaniglia. “Ma non viene Lorenza?” Chiese maliziosa. Voleva fare u bavalaci ma lei lo sapeva che lui e Lorenza stavano insieme da una vita. E dentro di se aggiunse “purtroppo” stupendosi lei stessa di questo commento.
Lui scosse la testa facendo la faccia triste. “ Si Lorenza… lo sai che è a Torino che studia per fare l’avvocato e che si è fidanzata con uno di la” fece chiudendo subito l’argomento fingendo di concentrarsi sulla vaschetta dove c’erano i babà, per non parlarne. Si era biliato abbastanza dietro a quella stronza, era meglio non parlarne più.
Lei lo guardò ancora più sorpresa per la tristezza che gli coprì gli occhi e si meravigliò di non sapere nulla. Carmela, che era cugina di Lorenza, non le aveva detto niente. Forse la voleva coprire perché una che lascia lo zito appena esce dal paese deve essere proprio na ranni bottana. D'altronde degna di sua cugina. “Non lo sapevo….scusami “ fece con un senso di colpa enorme. “Ma allora -pensò velocemente dentro di se- non sta facennu u bavalaci. Gli interesso proprio” ed un ondata di calore la invadeva tanto che le sembrava che stava per fondersi li di fronte a lui “Ma si, dai, a Santa Teresa magari vengo” e nello stesso tempo si chiese “Ma che minchia fai? questo ti invita e tu subito accetti, dovevo fare più scena, simulare ritrosia e disgusto” ma pensando a Carmela si disse che aveva fatto bene : “fanculu a da rannisima troooia e a da bottana di so cugina” concluse.
Lui fini il pacchettino e usci dal dietro al bancone porgendoglielo delicatamente. “Non ti preoccupare, mio padre dice che una pasta può essere grande o piccola ma vale per la crema che ha dentro: se la crema è acida bisogna buttarla anche se sembra bellissima - e la guardò negli occhi sorridendo- allora ci vediamo qui alle otto e andiamo a Santa Teresa”
Lei senti il suo sguardo che scendeva nei suoi occhi fino alla parte più delicata della sua anima; lo percepì come un’onda di calore che l’avvolgeva e riscaldava. Voleva dire che anche se era grossa a lui non gli importava? Che lei andava bene cosi come era anche se non era come quella sadda sicca di Lorenza? Fu una rivelazione improvvisa che si apri nel suo cuore come un fiore al sorgere del sole: era lui, ora ne era sicura, era lui quello che cercava da tanto tempo, aveva fatto bene a dire che andava, lui era la felicità che aspettava, che l’avrebbe voluta per come era e malgrado i suoi difetti, perché lui già l’amava, era questa certezza che le aveva illuminato il cuore. E anche lei lo amava anche se non lo sapeva ma ora, con quel vassoio di paste, lei lo aveva capito. “Va bene - disse fingendo indifferenza - ci vediamo dopo allora “ e salutando tutti usci
Lui la segui mentre se ne andava con una camminata che gli fece avvampare il sangue e lasciando dietro di sé una folata del suo profumo che e sapeva di dolce ed intensa carnalità. Pensò alle sue labbra rosse, sottili e lunghe come le ali di un cigno e gli venne da chiedersi cosa avrebbe provato a baciarle, lentamente e intensamente. Perché non l’aveva notata prima? perché era corso dietro ad un falso, inesistente amore? o forse era morto solo per l’abitudine a stare sempre insieme senza dirsi nulla di quello che si aveva o provava dentro. Mentre lei era li che lasciava dietro di sé la sua scia di tenerezza e sesso? Prima che scomparisse all’angolo della vetrina notò che si era voltata velocemente per vedere se lui l’osservava ancora. Sorrise. “L’amore è una caccia in cui non sai mai se sei la preda o il cacciatore” si disse, ma era contento di provare quanto da tempo non provava più quella sensazione di eccitamento e desiderio, che non era solo voglia di sesso, ma di avere qualcuno a cui pensare, che lo pensava, che restituiva con la stessa intensità e complicità quello che lui provava.
Lei vide che la stava ancora guardando! La stava seguendo con gli occhi! Era vero allora, non era una sua idea, lui era interessato, probabilmente già innamorato. “Madre mia penso e ora che faccio, devo farmi i capelli e mettere lo smalto alle unghie… Oddio le otto sono già qua, devo muovermi… ho tante cose da fare…. Cosa mi metto? Il vestito azzurro? Quello nero… Oddio mi guardava…” senti ancora i suoi occhi sulla sua schiena e la cosa le dava piacere, voleva dire che la desiderava! L’amava veramente? Era troppo presto, lo sapeva. Eppure lei voleva che già l’amasse: “Era stato cosi carino - si diceva - cosi gentile, solo chi ama è gentile in quel modo! …e la storia delle paste: lui non mi vede come sono fuori, con questo corpo troppo-troppo, lui vuole la mia crema, quello che sono dentro.! E io? Io lo amo? - Si fermo di colpo stupita, disorientata, impaurita, con il vassoio di paste che emanava il suo profumo di vaniglia e subito continuò convinta - si io l’amo, o sto iniziando ad amarlo, lo amo madonna mia, lo amo ne sono sicura, l’amo da adesso per sempre, per tutta la mia vita…..- ed incomincio a camminare di fretta - devo farmi la doccia, asciugare i capelli, mettermi lo smalto, devo essere splendida, lui merita il meglio perché lui….lui mi ama! Ne sono sicura minchia! Sicurissima!”
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