#storia della banda
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Banda Della Magliana: storia criminale romana
La Banda della Magliana è stata un’organizzazione criminale di stampo mafioso. Ha dominato la criminalità a Roma per oltre un decennio, dal 1970 agli anni ’90. Originaria del quartiere omonimo, è stata la più potente e violenta a Roma. Ha unificato la malavita locale. La banda si distingueva per i suoi legami con la politica e i servizi segreti. Le sue attività illegali includevano traffico di…
#Anni &039;70 e &039;80 a Roma#Banda della Magliana#Clan Malavita Italiana#Corruzione Politica a Roma#Criminalità Romana#Delitti e Omicidi a Roma#Mafie Romane#Organizzazione Criminale#Storia criminale
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I ragazzi della via Pál.
Il racconto si svolge a Budapest nella primavera del 1889 e racconta le avventure vissute da un gruppo di ragazzi, schierati in due bande contrapposte. Boka è il protagonista ed è a capo della banda che comprende Csele, Nemecsek, Csonakos, Weisz, Gereb e Kolnay. Questo gruppo di ragazzi, insieme, prendono il nome di I ragazzi della via Pàl.
Nel quartiere in cui i ragazzi vivono, si trova un terreno su cui sorge una segheria a vapore, piena di cataste di legna e sentieri che vi corrono attraverso, dando vita a un vero e proprio labirinto di stradine che rendono difficile l’orientamento al suo interno.
I ragazzi della via Pál, personaggi
Al centro del terreno si trova una casupola, la segheria, diventata nel tempo il quartier generale dei ragazzi. Qui, I ragazzi della via Pal si fingono componenti di un esercito, in cui l’unico soldato semplice, l’ultimo “in grado”, è anche il più piccolo anagraficamente. Nemecsek, questo il suo nome, è un ragazzo piccolo, biondo, esile e ubbidiente, che nutre moltissima ammirazione nei confronti di Boka, considerato nel gruppo al pari di un generale. Nemecsek svolge ogni compito gli venga assegnato dai ragazzi più grandi, nella speranza di poter salire di livello nella gerarchia del gruppo
Ma i ragazzi non sono soli. Tutta la loro vita insieme si basa infatti sul confronto costante con una banda rivale, definita banda dei giardini botanici, al capo della quale si trova Franco Ats, che ne è a capo. È proprio Nemecsek a notare che Ats si sta intrufolando nel loro campo e sta rubando la loro bandiera. Questo è per i ragazzi uno smacco troppo grande da sopportare: così, insieme decidono di andare presso il quartier generale dei nemici e appendere un cartello in segno di visita.
Una sera Boka parte con una barchetta a remi e insieme a Nemecsek e Csonakos raggiunge l’isola su cui sorgono i giardini botanici. Ma non appena arrivato, ha una sorpresa: Gereb, uno dei ragazzi della banda, è un traditore e fa il doppio gioco tra le due bande. Boka resta molto scosso dalla scoperta, ma decide comunque di portare a termine quella che ormai per lui è una vera e propria missione. Purtroppo, si fa scoprire dai ragazzi rivali.
Nella sua incursione presso i giardini botanici, Boka aveva sentito Gereb e Franco Ats parlare fra loro di un piano per entrare nel rifugio della sua banda e conquistarlo. Tuttavia, decide di non parlarne con gli altri membri della banda.
È Nemecsek che nei giorni seguenti decide di tornare da solo al giardino botanico per rubare la bandiera nemica.
Purtroppo viene scoperto e gettato in acqua mentre tutti lo deridono, Gereb compreso.
Nei giorni seguenti Boka decidere di giocare a carte scoperte, e rende noto il tradimento di Gereb, cacciandolo dalla banda mentre si sta discutendo insieme di un piano di difesa del campo.
Nemecsek si ammala, ma decide comunque di partecipare alla battaglia anche se febbricitante; una volta arrivato al luogo del combattimento, viene picchiato dal capo rivale: questo dona ai suoi compagni la forza di sferrare una controoffensiva e mettere i nemici in fuga.
Per l’impresa eroica portata a termine, il piccolo Nemecsek viene nominato capitano. Purtroppo, la storia non avrà un lieto fine: il ragazzo dopo qualche giorno muore per le complicazioni della malattia. Il giorno seguente tutti i ragazzi vestiti a lutto andranno a rendergli omaggio, Franco Ats compreso.
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27 agosto 1770.
Nasce Georg Wilhelm Friedrich Hegel, la disgrazia del pensiero moderno, il pensatore all'origine del determinismo e dello Stato etico. Si nota una certa ottusità teutonica in quel suo storicismo per cui si pensa di poter determinare la Storia, come se l'animo umano fosse un orologio. Non vi è nulla di più imprevedibile della Storia: i Greci che respingono l'Impero Persiano, l'affermarsi a livello mondiale di fenomeni all'inizio ultramarginali e periferici come Cristianesimo e Islam, la resistenza del piccolo popolo ebraico a ogni persecuzione, la rivoluzione francese...tutti fenomeni imprevedibili. Ma la brutta abitudine di fare i futurologi (poi smentiti) arriva da Hegel.
E poi l'orrendo concetto di Stato etico. Da Hegel derivano tutti gli statalismi e i totalitarismi novecenteschi, da quelli di sinistra (Marx era un hegeliano, per questo fu una sciagura) a quelli di destra (il povero Nietzsche va scagionato: per lui lo Stato era, giustamente, un "freddo mostro").
Chi fa politica ha pulsioni criminali e lo Stato è una megacosca mafiosa o, per dirla con Sant'Agostino, una "banda di ladri" che dà ai "cittadini" la stessa protezione (in cambio del pizzo) che può dare un padrino della malavita
Solo che quantomeno la mafia non ti impone un'ideologia. Da Hegel parte la pericolosa idea che la megacosca mafiosa chiamata Stato ti debba educare, ti debba imporre cosa pensare e come pensare.
Schopenhauer definiva Hegel "il gran ciarlatano", il nuovo sofista che aveva prostituito la filosofia mettendola al servizio dello Stato.
Aveva ragione.
(A. Sartori)
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Pino Corrias
Siamo tutti trascritti nella carta dei vini e dei segreti. Ci scelgono a loro comodo i buoni e i cattivi. Il potere o il malandrino. La legge o il ricattatore. È la definitiva rivelazione della banda milanese di Equalize che ha generato un soprassalto non del tutto inatteso, a dire il vero, vista la tradizione di spiati e di spioni che vantiamo, dai tempi dell’Ufficio affari riservati di Federico Umberto D’Amato, cuoco d’alto rango di trame e dossier. Fino al Tiger Team di Giuliano Tavaroli che spiava per conto di Telecom durante il regno di Tronchetti Provera. E ai pedinamenti informatici di magistrati e giornalisti organizzati da Pio Pompa, ai tempi dell’indimenticato generale Pollari, plenipotenziario dei nostri Servizi segreti in piena epopea berlusconiana.
Ma questa volta, dopo i clamori dell’hacker siciliano che passeggiava nei data-base del Ministero di Giustizia, dopo le gesta del bancario con le sue 6 mila intrusioni nelle vite degli altri, la nuova e onnipotente banda di spioni appena scoperta a Milano, capace di entrare e uscire 52 mila volte dagli archivi ultrasegreti (?) del Viminale, si trascina un sacco di domande al seguito e almeno una definitiva verità.
Prima domanda. Ma se è così facile bucare l’ombra che ogni cittadino di questo Paese si porta dietro – ombra e impronte che conducono a relazioni, amicizie, numeri di telefono, foto, video, conversazioni, amanti, conti bancari – com’è che gli evasori parziali, semi parziali, totali, la fanno sempre franca? Com’è che all’appello del nostro vivere comune mancano sempre da 80 a 100 miliardi, imboscati sotto al materasso dell’evasione fiscale di un tassista, di un finanziere, di quei gioiellieri che guadagnano sempre meno dei loro vetrinisti?
E poi. Se basta un click, una password e un paio di investigatori infedeli per entrare al Quirinale, negli archivi della Polizia e dei Servizi segreti, come fossero il Bingo sotto casa, com’è che non sappiamo ancora nulla (o quasi) dei cento misteri che assediano la nostra storia nazionale, dalle stragi d’altro secolo, alla scomparsa di Emanuela Orlandi, dal depistaggio su via D’Amelio alla sparizione dell’agenda rossa di Borsellino. O quanto fosse coinvolta l’Università di Cambridge nella trappola in cui cadde Giulio Regeni. E ancora: quante stragi di migranti sono stata nascoste dentro le acque del Mediterraneo? E quanto vale in miliardi di euro e intese sovranazionali il nostro traffico internazionale di armamenti e software, visto che, secondo Costituzione, dovremmo ripudiare la guerra anziché alimentarla?
Altra domanda. È giustificato l’allarme, anzi il panico che risuona nelle parole degli investigatori che hanno dettato: “Siamo di fronte a un attacco alla democrazia”? Certo che sì. Hanno appena scoperto che una manciata di ricattatori custodiva 800 mila dossier rastrellati in qualche anno di infiltrazioni, astutamente nascosti non proprio nella grotta di Ali Babà, ma dietro le guglie del Duomo di Milano, da dove i quaranta ladroni si impadronivano delle vite private di tutti, dagli gnomi del mondo dello spettacolo ai capitani di industria e finanza, dalle fidanzate di qualche pupone con il cuore in affanno alle massime cariche dello Stato, figli compresi.
E ancora di più è giustificato l’allarme per la permeabilità – clamorosa e conclamata – del mondo che ci siamo costruiti accanto, anzi sopra, sotto, ovunque, quello della Infosfera che custodisce per intero la storia di ognuno di noi, basta saperla pescare tra i miliardi di byte che sono diventati la nostra aura, invisibile solo per chi non ha lo strumento adatto per vedere.
L’ultima rivelazione di questa storia è che siamo sempre di più nelle mani di chiunque. Dei buoni, veri o presunti, e dei cattivi. Quelli che risolvono gli omicidi interrogando le tracce digitali di cellulari e telecamere che gli assassini si lasciano dietro. E quelli che gli omicidi, virtuali fino a un certo punto, li architettano a pagamento, seminando ricatti e incendi reputazionali. E che dunque viviamo consensualmente sottoposti ai titolari dell’ordine che quotidianamente perlustrano la nostra convivenza, la campionano, se del caso la indagano in difesa di quelle regole comuni che chiamiamo democrazia. E insieme viviamo sottomessi ai bucanieri che quell’ordine e quella convivenza la vogliono forzare, violare, dissolvere per appiccare l’incendio dei ricatti, in cambio di soldi, potere, carriere, interessi politici, vendette personali. Per ordine di una cosca che maneggia appalti o uomini politici. O per la banalissima curiosità di un impiegato che dal desk di una oscura filale bancaria di Bisceglie si toglie lo sfizio di guardare tra le lenzuola contabili di suoceri, vicini di casa, capiufficio, e di altri migliaia di perfetti sconosciuti compresi quelli che abitano nei rotocalchi o nelle stanze dei palazzi del potere.
Ora il governo emette sirene d’allarme. Promette “strette legislative”. Minaccia “pene più severe”. Garantisce che a contrasto dei ricattatori infedeli basterà migliorare i controlli per arginare e le incursioni illegali e proteggere le vite.
Ma è davvero così semplice? La verità è che abbiamo trasformato il nostro villaggio globale in un clamoroso paese di specchi. Specchi dotati di memoria perpetua. La memoria del silicio. Che è la definitiva stregoneria di cui parla Yuval Harari nel suo ultimo libro Nexus, dedicato non solo ai rischi della futura Intelligenza artificiale, ma anche a quelli della attualissima stupidità umana del tempo presente. E degli strumenti digitali talmente pervasivi da rendere la privacy una chimera così lontana, così irraggiungibile, che per maneggiarla l’abbiamo dovuta trasformare in una nuova religione, buona per essere violata ogni volta che serve.
Il solitario filosofo Guy Debord scoprì a metà dell’altro secolo che avremmo vissuto in una permanente “Società dello Spettacolo” governata sempre di più dal segreto, il segreto remoto del potere. Custodito dal perpetuo intrattenimento allestito per distrarci. Non poteva immaginare quanto ci saremmo spinti oltre. E che quel segreto un tempo esclusivo, si sarebbe dislocato nell’ovunque della Rete a portata di algoritmo. Saranno i buoni o i cattivi a scegliere quale segreto rivelare, quello del tassista evasore, del latitante in fuga o del ministro corrotto? Sì, è vero, mai come ora la democrazia è in pericolo. Segreti e ricatti sono la dieta preferita dalle democrature. E i complici, più ingenui che colpevoli, siamo tutti noi che abbiamo appeso le nostre vite dentro alle vetrine illuminate della Rete. Credendoci protetti dal buio che invece abbiamo dissolto.
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LA CRAVATTA
Qualche sera fa è andato in scena il ridicolo teatrino della partita del cuore tra cantanti e politici. Mentre Schlein, Renzi e La Russa ridevano e si abbracciavano felici, su un altro canale andava in onda uno speciale sull’eccidio delle Fosse Ardeatine, raro caso in cui la narrazione riscritta dai fasci ha preso talmente piede da diventare quella ufficiale. Grazie al revisionismo portato avanti da Meloni e lo stesso La Russa, i nazisti uccisi dai gappisti in via Rasella sono diventati una banda musicale di pensionati, e i partigiani dei vigliacchi che causarono la rappresaglia. Un rovesciamento dei fatti vittimistico e tipico dell’estrema destra che, come accade per le foibe, sta spostando le responsabilità verso chi i fascisti li combatteva veramente, e non lo faceva votando politici che raccontano favole per passare la vita senza lavorare, ma cercando di arginare ed eliminare sul campo il marcio di una società sbagliata. Se non interveniamo per mantenere la memoria intatta, tra pochi anni la storia sarà tutta riscritta. I fascisti e i razzisti che Salvini vuole difendere dagli “anti-Trump” sono sempre esistiti, ma sono stati sdoganati al punto che oggi la storia si sta frantumando sotto menzogne spudorate. A volte rimpiango gli anarchici dell’800, quando un pagliaccio ogni tanto riuscivano a seccarlo con una bomba al fulminato di mercurio, e invece abbiamo la partita del cuore, dove bugiardi e lecchini ridono davanti al pubblico ebete che li guarda e li vota, raccogliendo fondi per ospedali ai quali, una volta rindossata la cravatta, scelgono di tagliare i fondi da decenni.
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Storia Di Musica #303 - Billy Cobham, Spectrum, 1973
Non si poteva terminare il piccolo racconto del jazz fusione davisiano senza imbattersi in lui. In parte è già successo, perchè è il suo battere unico e riconoscibile che scandisce alcuni dei più grandi dischi del genere. Ci vollero infatti pochi anni a Billy Cobham per imporsi subito come uno dei grandi solisti della batteria, e per diventare negli anni uno dei riconosciuti grandi interpreti dello strumento, non solo in ambito jazz. Nasce a Panama, ma dopo pochi anni si trasferisce con la famiglia a New York. da giovanissimo si innamora della batteria, si diploma all' High School of Music and Art, nel 1962 (quando ha 18 anni) ed inizia a suonare nei locali. Viene arruolato, ma per vari motivi non parte mai per nessun fronte di guerra americano; passa però molto tempo nella banda musicale dell'esercito, con cui gira per mesi tutta l'America e non solo. Nel 1968, una volta finito il servizio, inizia a suonare con grandi del jazz: il primo a scoprirlo fu Horace Silver, con cui va in tour per oltre un anno, poi accompagna altri grandi solisti tra cui il sassofonista Stanley Turrentine, l'organista Shirley Scott e il chitarrista George Benson, da cui inizia a scoprire le meraviglie della contaminazione del rock sul jazz, e viceversa. Con la raccomandazione di Benson, è ingaggiato dai mitici fratelli Randy e Michael Brecker per il progetto Dreams, uno dei primi gruppi jazz rock, insieme con il grande chitarrista John Abercrombie, siamo nel 1969. I Dreams pubblicano due dischi, il primo omonimo, Dreams, molto interessante. E le qualità di ritmica e di tecnica pura di Cobham non sfuggono all'orecchio attento di Davis, alla ricerca di un batterista jazz ma che sappia affrontare le sfide della nuova contaminazione. Lo chiama per le registrazioni di Bitches Brew (compare in Feio, un brano prima scartato, poi aggiunto nelle successive ristampe del capolavoro) ma è centrale in A Tribute To Jack Johnson. È con John McLaughlin fulcro della Mahavishnu Orchestra, in cui suona nella prima formazione, quella che in pochi anni si pone ai vertici del movimento jazz fusion. Quando la band si scioglie, insieme a Jan Hammer, il geniale tastierista della Mahanishnu, prosegue un percorso solista, e nel 1973, durante una leggendaria sessione di registrazione di soli due giorni, realizza il suo album di esordio.
Spectrum è uno dei grandi dischi jazz fusion ed è quello che fa conoscere anche fuori dall'ambito jazz il batterista. In copertina, l'artista Jan Snyder, prendendo in prestito il font del primo disco della Mahavishnu, realizza un quadro che sembra una delle prime immagine digitali che in quegli anni attiravano la curiosità. Il disco fu registrato in una doppia sessione, il 14 e il 16 Maggio del 1973, dove seguendo le regole del Maestro Davis, dà ai musicisti delle linee generali sui brani e poi li lascia liberi di creare e improvvisare, e le registrazioni coordinate da Ken Scott, leggendario ingegnere del suono inglese già con i Beatles e i Pink Floyd, furono quasi sempre una sola o massimo due per brano. Il parterre dei musicisti che coinvolge è sontuoso: il grande Ron Carter al contrabbasso, Jimmy Owens alla tromba, Joe Farrell al sax, Raymundo "Ray" Barretto Pagán, grande percussionista, John Tropea alla chitarra e soprattutto un giovane chitarrista dell'Iowa che una volta vide suonare con il suo gruppo, gli Zephyr, giusto prima che la James Gang lo chiamasse in formazione: Tommy Bolin. Cobham vede in quello stile veloce e sensuale di Bolin molte similitudini con il suo, e nascerà una collaborazione entusiasmante che, visto il successo del disco, sarà un trampolino per il chitarrista americano. Dato il metodo di registrazione, sul vinile i brani sono quasi senza soluzione di continuità, come se fossero mini suite intervallati da piccole pause tra di loro, mentre hanno numerazione diversa sui cd o sulle piattaforme digitali odierne (per la cronaca, sul vinile i brani sono 6, sui cd sono 10). Restano i suoni, meravigliosi: la batteria maestosa in Quadrant 4, Stratus diventerà famosa perchè presente nella stazione radio Fusion FM del videogioco Grand Theft Auto IV e fu campionata nel brano Safe From Harm dai Massive Attack (nel loro Blue Lines, 1991); in Taurian Matador la corda del mi cantino della chitarra di Bolin si spezza quasi all'inizio del suo assolo, ma continua imperterrito; in To The Women In My Life Cobham non suona nemmeno, e per 50 secondi l'atmosfera è tutta del piano di Hammer. Red Baron, da oltre 6 minuti, è il brano più famoso, che codifica il jazz muscoloso, veloce e caratteristico di Cobham, dei suoi innesti dal funk e della musica soul, che influenzeranno una intera generazione di musicisti in quasi ogni ambito della musica.
Anche perchè il disco fu un successo inatteso: al primo posto nella classifica Billboard dei dischi jazz, addirittura al Numero 26 di quella generale, la leggendaria Billboard 200. Bolin, che dopo questa parentesi continuerà a suonare nella James Gang, verrà notato da Jon Lord dei Deep Purple, in cerca di un sostituto dopo l'uscita di Richie Blackmore: Lord rimase impressionato dalla sua chitarra in questo disco, regalatogli dal cantante dei Purple dell'epoca, Dave Coverdale (che in tutte le interviste definirà uno dei suoi preferiti in assoluto). Bolin, reclutato secondo la leggenda da un roadie in una villa di Los Angeles, non conosceva nemmeno Smoke On the Water, ma bastarono pochi minuti di esibizione, invitato dalla band ad un concerto di prova presso il Pirate Studios di Los Angeles, per essere reclutato. Come Taste The Band, nel 1975, è il primo disco di Bolin nella Mark IV dei Deep Purple, ed ebbe notevole successo. Ma rimase l'unico, perchè solo un anno più tardi, per i suoi problemi di eroina, fu prima allontanato dal gruppo e poi, dopo il suo primo e unico concerto, di spalla a Jeff Beck, morto per overdose, nel giugno del 1976. E Jeff Beck, in ricordo suo e del disco di Cobham, userà spesso Stratus nei suoi concerti, una versione mozzafiato è quella live al Crossroads Guitar Festival del 2007 con Tal Wilkenfeld al basso e con Vinnie Colaiuta alla batteria (da cercare su Youtube).
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Banda Bassotti - Comunicato Nº38 (25 Aprile)
E c'è chi compra i suoi diritti a cambiali Così tutta la vita fino ai funerali Posto sicuro in una fabbrica di veleno Ma che fortuna! chissà quanti progetti che faremo Solo 8 ore e un po' di straordinario serale E vedrai che bei regali ci faremo a Natale Maternità un grosso guaio per la produzione Nessun ricatto se sei per caso moglie del padrone E i caporali a nord e a sud sono tutti uguali Pane e lavoro li troverai sotto i loro stivali E vanno via la luna e il sole e ancora un altro giorno Tutta la vita come uno schiavo come un animale C'è chi ha la casa bella e riscaldata e c'è chi vive per la strada C'è chi si compra un vestito al giorno e chi non ha nessuno intorno E chi va al cesso con il cellulare chi non ha i soldi per il pane E chi ripete si signore ogni giorno e chi si vuole ribellare E c'è chi pensa ai dannati della terra E a questa guerra risponderà con un'altra guerra E il minatore che nella miniera ha perso il sole E Vincenzino uscito dal cantiere senza la vita E chi quel giorno aspettava un treno nella stazione Forse il suo sangue avrebbe dato per un mondo diverso E per te chi ha pagato E perché l'ingiustizia è un diritto É per te che hai detto no, e sei stato incatenato E perché chi si ribella sarà torturato E perché chi si ribella sarà ammazzato E se la morte avesse la memoria ricorderebbe i vivi che in galera ci hanno chiuso la storia E chi sta fuori ha dimenticato che fuori nulla è cambiato e dentro niente è cambiato e che sarebbe stato diverso e quel lontano 25 Aprile Compagno non lasciare quel fucile
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Willow (2024): una serie che fa tornare a credere nella magia
Willow, la serie: digressioni spassose, aperture epiche, effetto nostalgia, inclusività e un personaggio mitico. Tornato soprattutto per noi. Protagonisti Ruby Cruz, Erin Kellyman e il leggendario Warwick Davis. Otto episodi usciti a cadenza settimanale su Disney+, per chi ha avuto fortuna nel vederli perché ora sono più presenti sulla piattaforma.
Tempi oscuri, ansie generali, oppressione, stanchezza. Rabbia. Una dimensione contemporanea decisamente complessa che potrebbe coincidere con l'incipit di una serie dalla forte potenza visiva e, ovviamente, dal fortissimo sapore nostalgico. "In un'epoca di terrore, nacque una bambina destinata a cambiare il mondo". Da qui, il veloce recap di ciò che è accaduto oltre trent'anni fa, non prima che la serie in questione venga introdotta dal logo iconico della LucasFilm. Nel 1988, infatti, George Lucas e Bob Dolman, affidarono il loro script a Ron Howard, che costruì, appunto, Willow, divenuto un cult assoluto, dopo la canonica iniziale incomprensione. All'epoca il fantasy era avvolto da una certa leggerezza, le fan base non erano contemplate e i retaggi tolkeniani erano materia ristretta.
Locandina di Willow
Oggi il mondo è sottosopra, le certezze vengono meno e guai a ridurre il fantasy a mera materia per bambini. Tant'è, subito è apparso strano (e sorprendente) l'annuncio della Disney: sviluppare una serie sequel di Willow. Adesso, che lo show è divenuto realtà, comprendiamo meglio quanto oggi la serialità sia il mezzo perfetto per espandere, tramandare, rinnovare le pellicole della nostra memoria. E Willow, traslato nel coraggio leggendario di Warwick Davis, è a tutti gli effetti la dimostrazione che anche il fantasy può essere un genere leggero, in grado di parlare verticalmente a tutti. "Nessuno sceglie la propria vita", dice la sovrana Sorsha (di nuovo interpretata da Joanne Whalley), riferendosi alle aspettative della giovane Dove (Ellie Bamber), in una delle prime scende del pilot. Appare dunque chiaro quanto il retaggio del cult Anni Ottanta (all'epoca già molto inclusivo) sia mutato in qualcosa di contemporaneo, in cui c'è una netta differenza tra il dentro e il fuori il castello di Tir Asleen.
Un fantasy on-the-road
Willow: Warwick Davis in una scena
Sviluppata da Jonathan Kasdan e Wendy Mericle (Ron Howard figura come produttore esecutivo), e divisa in otto episodi, la serie tv di Willow, tra influenze vintage e duelli di cappa e di spada, è dunque il sogno che torna ad accendersi, capace di scavare il nostro strambo ma confortevole bisogno di magia. Del resto, è l'immaginazione che legava la pellicola del 1988, di cui la serie, come detto, è diretto seguito. Una narrazione in cui gli archetipi del genere sono rimessi al centro dell'attenzione, a cominciare dal click che scatenerà gli eventi. I cattivi di turno? Ovviamente le forze del male, che irrompono a Tir Asleen rapendo uno dei figli di Sorsha, il prince Airk (Dempsey Bryk). Per salvarlo, sua sorella Kit (Ruby Cruz), al fianco dell'amica Jade (Erin Kellyman), intraprendono un viaggio tra i regni per salvarlo. Ma non saranno sole, e il viaggio - Willow potrebbe considerarsi quasi un fantasy on-the-road - viene condiviso da una sgangherata banda di coraggiosi personaggi (Ellie Bamber, Tony Revolori, Amar Chada-Patel). Ciononostante, l'unico che può aiutarli è il leggendario Willow, l'ultimo stregone rimasto.
Una scena della serie Willow
Willow è tornato. Per noi
Willow: Warwick Davis in una scena
Tra aperture musicali e aperture visive (le location naturali, alcune già viste nel film di Howard, sono un plus assoluto), spassose deviazioni e richiami attuali - "Conto su di te come se fossi un cavaliere", dice Sorsha a Jade, mostrando la chiave egualitaria del prodotto -, Willow gioca con il fattore nostalgia e con l'epica di genere (che a sua volta lascia terreno ai dialoghi), allungando lo sguardo sui tanti punti di vista della storia. Anche perché la serie deve necessariamente correre su due binari. Da una parte i fan della pellicola diretta da Ron Howard, dall'altra le nuove generazioni che si ritroveranno, insieme a Willow e alla compagnia, a lottare contro le Forze del Male.
Willow: un'immagine della serie
C'è bisogno di unione, di condivisione e di amore, suggerisce lo script, fortemente inseguito da Jon Kasdan fin dai tempi del sottovalutato Solo: A Star Wars Story, nel quale recitavano Warwick Davis ed Erin Kellyman. "Ho fatto un sogno, e in cuor mio lo sapevo. È quello che accadrà se non cambiamo le cose. È giunto il tempo. Il nemico è ancora lì fuori", confida il mago Willow a Sorsha in uno dei molti slanci nelle due prime puntate; uno slancio che non possiamo non affiancare alla nostra realtà, così sfilacciata e imprevedibile. Per questo, il ritorno dello stregone Willow coincide con la marcata necessità di ritrovare una strada da percorrere. Una strada che ci porti finalmente lontano dall'oscurità. E magari più vicino ai concetti di sogno, di bontà e di fervida immaginazione. "Oltre i confini del mondo, dentro l'ignoto". Allora, in una digressione dalle sfumature commoventi, sembra lampante: Willow è tornato per noi, perché non smettessimo di credere nella magia.
Conclusioni
Una vera gioia rivedere un film cult attraverso il linguaggio seriale. Concludo la recensione di Willow, la Serie, concentrandomi tanto sull'effetto nostalgia quanto sulle innovazione visivi e narrative, che rendono il prodotto moderno e contemporaneo. Rivedere Warwick Davis è una gioia, ma il plus è Erin Kellyman, giovane e promettente attrice britannica.
Perché ci piace👍🏻
Le vibrazioni nostalgiche.
L'idea che il sequel di un film cult possa divenire una serie.
Il cast, a cominciare da Erin Kellyman.
La musica.
Le location, in gran parte naturali.
Cosa non va👎🏻
Il rilascio settimanale, forse un'arma a doppio taglio.
Disney+ che ha rimosso la serie dalla piattaforma, prima dandola per cancellata poi solo in pausa, una pausa che però sembra tanto una vera e propria cancellazione. Sta di fatto che non ha dato la possibilità al prodotto di poter raggiungere nel tempo i più, ciò che a conti fatti è successe al film alla sua uscita non apprezzato appieno e poi trasformatosi in un cult.
#willow#willow series#recensione#review#disney plus#ruby cruz#erin kellyman#series review#warwick davis#willow disney+
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Di promesse mantenute
Bull è tornato per vendicarsi. Della banda di cui era il sicario. Del suo capo. Della figlia (drogata e zoccola) del suo capo. Lo aveva promesso. Se ne fosse uscito vivo, li avrebbe uccisi tutti. La promessa viene mantenuta. Con rara e sanguinolenta crudeltà. Sì, ma come ha fatto a salvarsi? Be', questo è il colpo di scena finale. Che io non vi svelerò. Posso dirvi un'altra cosa. Bull è un revenge movie inglese. Dall'atmosfera cupa e opprimente. C'è pochissima ironia e crudeltà a vagonate. La storia è raccontata tramite una serie di flashback. Fino alla rivelazione che chiude la vicenda. Sempre che io l'abbia capita. Ma credo di sì.
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Mafia the Series: Guns & Freaks
Giuro che non è un porno!
Forse ha ragione @lisia81 quando mi dice che mi guardo drama assurdi e che trovo solo io.
Dopo Lost Tomb ed altri drama senza senso, davvero dovrei cominciare a pensarci sopra. Soprattutto dopo questo Mafia The Series che per certi versi è l'apice del discorso.
Ma d'altronde come potevo perdermi una serie che dal trailer pare una cosa a metà tra Il Padrino - girato tra le fogne - e una puntata di Paperissima e che non c'ha manco una recensione su Mydramalist?! Per non avere nemmeno due righe deve essere una parla nascosta.
Allora... Io non so nemmeno da cosa cominciare.
Partiamo dalla trama:
La storia parla di Beam, un normale studente universitario . Anche se è debole nei confronti del mondo, dopo la morte misteriosa di suo padre Rachen, vuole diventare un eroe. La sua vita non sarà più la stessa quando scoprirà che suo padre era il leader della banda Nemesis, la più grande organizzazione mafiosa della Thailandia, e Beam, invece di diventare l'eroe dei suoi sogni, dovrà diventare il capo di un'organizzazione terroristica. [mydramalist]
Ok. A differenza di Lost Tomb qui la trama è chiara e comprensibile e la serie cerca di seguirla fino in fondo. Certo, con un approssimazione che rasenta la querela ma intanto ringraziamo tutti gli dei che almeno si siano attenuti alla storia.
Non mentirò, mi interessava la parte del conflitto interiore del protagonista tra il suo sogno e la realtà dei fatti e come sarebbe venuto a patti con il mondo mafioso. Ma ahimè, di introspezione psicologica in questa serie non c'è traccia. [introspezione psicologica AHAHAHAHAHAH]
Il nostro Beam assurge al ruolo di futuro capo mafia senza troppi problemi o drammi interiori. Solo nel finale cercherà di tirarsi indietro prima di scoprire che se lo facesse, dovrebbe dare indietro un botto di soldi alla Mafia. Meglio mafioso e ricco che libero ma povero!
Ora, c'è da dire una cosa sulla trama. Essa è stata per gran parte imprevedibile. Difficile ipotizzare chi sarebbe spuntato fuori o cosa sarebbe successo. E vorrei davvero dire che questo punto fantastico è frutto di un bel lavoro da parte degli sceneggiatori, capaci di mantenere la tensione e creare una storia improvvisa ed ad alta tensione.
Ma...la storia non si può prevedere semplicemente perché è fatta male: personaggi che appaiono e scompaiono dalla scena come vuole la sceneggiatura, tizi che scappano dall'Università poiché inseguiti da degli assassini e si ritrovano - non si sa come - nella sala da pranzo di uno del Capo Mafia rivali, cameriere robot, un corridoio dentro una casa dove c'è un muro di cactus alla fine che gli blocca la strada... e potrei continuare per ore. Le cose che ho visto...Dio, non posso ancora crederci!
Essendo dei partecipanti alla fiera dell'assurdo, non mi sono quindi stupita quando nel finale, il padre di Beam resuscita dai morti per rivelarci che ha fatto finta di morire per preparare il figlio ad una futura carriera nella malavita. Un finale e una seconda stagione in arrivo che ha pure il sottotitolo di " più pistole e più pazzi". So già cosa aspettarmi. XD
Io ovviamente mi sono divertita come una pazza. Senza prendere sul serio NULLA di ciò che viene messo a schermo, la trama scorre come un teatrino dell'assurdo che riesce comunque a far capire allo spettatore la progressione degli eventi ed ad arrivare ad un finale sensato. E non è poco. Sì, Lost Tomb sto pensando a te.
Se questa serie per certi versi ricorda quella perla del Tombaroli di Lost Tomb - soprattutto per quanto riguarda la povertà tecnica, registica, ambientale e così via... - si discosta per via della sua comicità: dove Lost Tomb fa involontariamente ridere perché si prende tremendamente sul serio, Mafia The Series fa sorridere perché si prende per il culo da sola. E questo l'ho apprezzato.
Un altra cosa c'è poi da dire: non ho mai trovato una serie con una realizzazione così discontinua. Alcune scene erano ben fatte, belle inquadrature ed anche un minimo di caratterizzazione. Altre invece pareva di essere dentro Paperissima Sprint. Si passa da scene toccanti dove si parla di un amore difficile per via della mafia dove si piange e ci si commuove a momenti dove fanno mangiare il pene di una mucca al protagonista solo per farci fare quattro risate. Questa serie mi ha ubriacata!
Essendo una serie comica sono innumerevoli le gag, le battute a sfondo sessuale (mai trovate così tante dentro una serie), le scene a mo' di caduta sulla buccia di banana, le musichette divertenti, la recitazione esagerata ecc ecc ... pensate ad una cosa assurda e quella ci sarà.
Ricorderò fino alla fine dei miei giorni che ho passato 2 minuti di puntata ad ascoltare Beam ed i suoi amici che parlavano della lunghezza dei loro peni. Così, per ridere.
L'assurdità poi si riscontra anche nei personaggi che attorniano Beam, prima tra tutti Anna. La sicaria migliore del mondo che pare Carmen San Diego e va in giro con la pistola con su scritto "BITCH" ed è decisamente sopra le righe in tutto quello che fa. In realtà Anna e tutti gli altri come Sven o Intenso, mi sono piaciuti e li ho trovati divertenti. I loro bisticci e scenette comiche erano carine e mi hanno strappato spesso una risatina.
Mi è piaciuto che abbiano creato tutti assieme una piccola famiglia con Beam, pronti a proteggerlo ed aiutarlo a costo di rimetterci la vita. Speriamo che se fanno una seconda stagione, si possa rivedere queste dinamiche "familiari" un po' matte ma divertentissime.
A far compagnia ad Anna nel podio della follia c'è anche Sonya, la figlia della famiglia rivale di Beam. Ho capito che sarebbe stato un personaggio meraviglioso quando gli viene chiesto delle origini di Bunny, la sua bodyguard vestita da coniglietta sexy. Sonya racconta che da piccola era sempre sola, con la compagnia di un coniglietto di peluche. Così durante la notte, espresse il desiderio di avere un amica e la mattina dopo...Bunny era lì. La cosa più bella però è che in tutti questi anni, Bunny non è mai invecchiata.
Siamo nel paranormale? nella prossima stagione vedremo gli alieni?!
Sonya è la regina del dramma, esagerata in tutto che però fa sorridere e quindi l'ho amata parecchio. XD
Gli altri personaggi sono "quasi" normali anche se i cattivi delle bande rivali avevano lo spessore della carta velina e il carisma di un carratrezzi. Discorso diverso per il padre Lazzaro di Beam che nel finale imbruttisce tutti i cattivi semplicemente facendosi vedere in faccia. Sarà che era interpretato dal Preside di the Gifted, ma solo lui ha saputo essere vagamente intimidatorio. Per essere un drama sulla mafia è tutto dire.
Il gravissimo problema di questa serie si ha con la parte tecnica: l'audio è stato atroce. Alcune volte si sentiva ovattato. In altre, non so il perché, si è deciso di modificare la voce dei personaggi con un modificatore della voce. In altre la musica di spengeva all'improvviso e certe volte ho avuto paura che addirittura partissero le risate registrate.
Il montaggio ha dei tagli spaventosi, scavalcamenti di campo che dovrebbero essere considerati illegali in almeno due terzi dei Paesi del mondo ed in altre, hanno ben pensato di girare una scena da più di 2 minuti, girando attorno ad un tavolo con la telecamera, mentre i personaggi parlano. Il risultato è stato un atroce mal di mare e quel vago senso di nausea che solo drama così ben fatti possono garantirti.
giro giro tondo...casca il mondo....
Anche i combattimenti sono stati discontinui. Alcuni erano ben girati, con ottime coreografie e scene avvincenti. In questo, il personaggio di Sven svetta su chiunque altro. In altre scazzottate invece, sembrava di vedere due bambini dell'asilo che si menano. In alcune scene scorre sangue come se non ci fosse un domani. In altre i personaggi non hanno un graffio dopo che si sono gonfiati di botte per un buon quarto d'ora. Io boh...
Poi l'ambientazione ed il poco budget mi hanno dato il colpo di grazia. Pensi a combattimenti tra gruppi mafiosi e ti immagini una cosa e la serie ti da quattro stronzi presi al mercato che fanno finta di menarsi a mani nude. Le famiglie mafiose sono composte da 4 persone in croce che paiono più spacciatori che boss di mafia.
Le locations sono o capannoni abbandonati o luoghi pubblici dove non c'è un cazzo di passante manco a pagarlo oro. Sparatorie per strada, inseguimenti con truppe d'assalto in una Facoltà dove ci dovrebbero essere studenti ed invece pare che in Tailandia ci abitino solo i personaggi di sta serie.
Infine, le storie d'amore. Questa serie è PIENA di love story. In pole position c'è quella di Beam e della sua compagna di corso che però è più un triangolo perché anche Sonya è innamorata di Beam. Che diventa un quadrilatero a metà serie perché anche un ragazzo della classe del lead si scopre innamorato del protagonista. In tutto questo intrallazzo d'amore io però voto Sonya che almeno mi fa ridere.
Poi c'è la storiella tra l'amico di Beam e La Pazza. Sono stati carini da guardare e sono contenta che l'amico alla fine si sia rivelato un bel personaggio coraggioso e leale. E che abbia accettato l'amore e la relazione con la sua compagna di corso superando il fatto che fosse piatta come una tavola. Peccato però che nonostante sia un personaggio presente per gran parte della storia, non compare manco in nessuna pagina del cast di questa serie. Pare che lui non esista proprio.
Poi c'è la relazione unilaterale tra l'altro amico di Beam e Sven che però quest'ultimo è etero ed ha già una ragazza che ha dovuto lasciare per via del suo lavoro per la mafia e la cui storia ci ha regalato uno dei pochi episodi con un minimo di struggimento ed emozioni.
Infine, ma non per importanza, c'è la relazione tra l'hacker ed Anna. Con Intenso che all'ultimo episodio ci rivela che anche lui è sempre stato innamorato della nostra Carmen San Diego, senza però avercelo mai fatto vedere questo grande amore. Eh va bene, gli crediamo sulla fiducia.
Qui la ship diventa più difficile perché ho adorato entrambi i ragazzi. L'hacker è un ragazzo normale, un bravo ragazzo che è giustamente terrorizzato da pistole, sangue e sparatorie. Intenso è un assassino mezzo pazzo che prima ti sgozza e poi si domanda se ha fatto bene.
Comunque sia, la critica più grave la devo fare al protagonista. Beam in realtà mi è piaciuto ed è stato bravo nel suo ruolo. Interpreta un bravo ragazzo che ama i suoi amici e preferisce discutere più che usare la violenza.
Il problema è che Beam è stato un personaggio troppo passivo ed in balia degli eventi. All'inizio della serie ci poteva pure stare. Ma andando avanti con la storia, doveva prendere consapevolezza e determinazione e soprattutto, essendo il lead, essere lui a muovere la trama. Invece Beam è spettatore come noi, limitandosi a farsi trascinare dalla storia senza un briciolo di presenza. Ed è un peccato.
Speriamo che nella seconda stagione - ma la faranno??!!! - Beam prenda più spazio e ruolo per diventare quel Capo Mafia che pare destinato ad essere. se lo dite voi...
Concludendo: Drama comico perfetto per farsi due risate sapendo che nulla deve essere preso sul serio - manco i personaggi - mettendo in conto che scene serie verranno interrotte da gag comiche spesso basate sul sesso.
Voto: 7.6
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ANTOLOGIA MACABRA
Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, evoca la teoria complottista e razzista della sostituzione etnica (19 aprile). Ma poi, stupito delle reazioni inorridite, ci rassicura: tranquilli, la mia è solo ignoranza (20 aprile).
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo approfondite ricerche sulla storia del pensiero politico, scopre che il fondatore della destra in Italia è Dante Alighieri (14 gennaio), mescolando con signorile nonchalance il grande intellettuale medievale con concetti del moderno pensiero politologico e, perché no, un po’ di capre e un po’ di cavoli.
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, individua la vera causa che porta milioni di persone a scappare dalla loro terra: il problema non va cercato nel periodo coloniale che ha sconvolto le società che l’hanno subito, e neanche nelle guerre spesso fomentate dal mondo ricco, né, tanto meno, nel cambiamento climatico; il problema è l’opinione pubblica italiana (25 marzo) che, evidentemente, deve essere raddrizzata, in un modo o nell’altro. Lo stesso Ministro ci informa anche che i veri colpevoli della morte di tanti bambini nei viaggi della disperazione sono i loro genitori (27 febbraio) che non li fanno viaggiare su comode e sicure imbarcazioni. Negare i problemi e trovare un colpevole, uno qualunque.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ci rende partecipi della sua personalissima teoria pedagogica: per i bambini che non si conformano allo standard, lo strumento educativo migliore è l’umiliazione (21 novembre). Signor Ministro, alcuni miei amici e io consideriamo questa affermazione aberrante e ritengono che un’educazione fondata sull’umiliazione formi tanti piccoli nazisti, non menti libere e aperte, sia cioè la negazione dell’educazione stessa. Ma, come dice lei Ministro, forse il nostro pensiero è roba vecchia, figlio del periodo dell’”egemonia culturale della sinistra gramsciana che è destinata a cessare” (28 dicembre) (non voglio sapere, per il momento, come pensa di farla cessare). Adesso siamo nell’anno primo dell’era … (già, di quale era?) e tutto è cambiato.
Intanto, il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, riscrive la storia dell’attentato di via Rasella e, con un colpo di bacchetta magica, trasforma i nazisti invasori stragisti in una innocua banda musicale di pensionati (31 marzo) e i partigiani in assassini di quegli allegri musicanti.
Il Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, persona gentile e equilibrata, storpiandone il cognome in Bàkelet, ci fa intendere di non aver mai sentito parlare dell’omicidio di Vittorio Bachelet sulle scale della Sapienza, degli anni di piombo e del più ampio problema della strategia della tensione che ha segnato, forse fino ai giorni nostri, la storia italiana (20 aprile).
Sembra un’antologia di umorismo macabro, ma sono dichiarazioni dei più alti rappresentanti delle istituzioni. La verità è menzogna e la menzogna è verità. Forse ha ragione il Ministro Lollobrigida, è solo questione di ignoranza (20 aprile). L’ignoranza, di per sé, non è una colpa. Ma l’ignoranza, che spesso fa rima con arroganza, unita al potere, è un’arma di distruzione di massa, innanzitutto di massa cerebrale.
Ma il problema ancor più serio è che – mi pare – ci stiamo assuefacendo ad ascoltare queste parole prive di senso, o dotate di un senso macabro, restando indifferenti. Questa assuefazione, questa indifferenza è ciò che fa paura. E’ importante, oggi più che mai, ricordarci l’un l’altro e insegnare ai giovani che le menzogne non sono opinioni, che i crimini sono crimini, che il bene comune è superiore al bene individuale, che i confini sono punti di contatto, che i bambini sono sacri e non possono essere piegati attraverso umiliazioni senza distruggerli. E che il conflitto fra valori di vita e disvalori di morte non ha niente a che fare con la normale dialettica democratica.
@Riccardo Cuppini
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Cosa c'è di più adatto, visto che si avvicina il cenone di capodanno, di una lista di romance con protagonisti chef, cuochi e pasticceri?
- Tentazioni deliziose, di Sherry Thomas
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Trama: Famosa a Parigi per i suoi piatti indimenticabili, Verity Durant è altrettanto impopolare a Londra per la sua scandalosa vita privata. Ma questa è l’ultima delle sorprese che attendono il suo nuovo datore di lavoro... Per Stuart Somerset – astro nascente della politica londinese –, l’affascinante Verity non è altro che una donna come tante, esattamente come il cibo è nient’altro che cibo, almeno finché non assaggia uno dei suoi piatti. C’è stata solo un’occasione in cui ha provato una sensazione così dirompente: la notte in ci ha incontrato una splendida sconosciuta che gli ha lasciato solo il ricordo di un’incredibile passione, per poi sfumare nel nulla. Da allora sono passati dieci anni, e quando Stuart incontra Verity, capisce che c’è solo una cosa che potrà finalmente saziare il suo appetito. Si tratterà solo di desiderio, di sete di vendetta, o anche del più delicato dei sentimenti? Il passato di Verity cela segreti che potrebbero separarli per sempre, proprio mentre loro cercano di assaporare il frutto delizioso dell’amore.
- Il segreto di un gentiluomo, di Laura Lee Guhrke
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Trama: Coronando il sogno di una vita, Maria Martingale vuole aprire a Mayfair una pasticceria con elegante sala da tè annessa. Tutto sembra filare liscio, ma l'altezzoso Phillip Hawthorne, marchese di Kayne, che abita lì accanto, cerca di metterle i bastoni fra le ruote. Così come aveva fatto dodici anni prima, impedendo che il proprio fratello minore avesse una storia d'amore con lei, figlia di un cuoco. Ora Phillip teme che la giovane cerchi di mandare a monte il matrimonio del fratello con una ricca ereditiera americana. Però le cose non stanno affatto come sembrano, e Maria non è più disposta a subire le interferenze di quell'uomo. Al quale, peraltro, sente di non essere affatto indifferente.
- Cannella e polvere da sparo, di Eli Brown
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Trama: Owen Wedgwood è un bravissimo cuoco, che lavora per il ricchissimo e potentissimo Lord Ramsey. Un giorno, siamo nel 1819, fa irruzione nel palazzo una banda di pirati, comandati dalla rossa Hannah Mabbot, che uccide Ramsey e tutti i suoi ospiti e rapisce il cuoco Wedgwood. Hannah, che tutti ritengono pazza e che proprio per questo ha un enorme ascendente sui suoi uomini, poche ore dopo gli propone/impone il patto: ogni domenica preparerà per lei un pranzo delizioso, in cambio resterà vivo. Owen accetta e resta quindi a bordo della Flying Rose. Accanto a lui, lo sguattero Joshua, a cui insegna a leggere e a scrivere, il gigantesco Apples, comandante in seconda e due gemelli cinesi. Mentre lotta per ricavare qualcosa di speciale dai miseri ingredienti della dispensa e dal pesce casualmente pescato dai marinai, Wedgwood impara che Hannah non è solo una spietata piratessa, capace di far divorare vivo un traditore dai gabbiani, ma una vittima dell'ipocrisia: è infatti rimasta orfana da bambina, a dieci anni è finita in un bordello, è fuggita per fare la ladra, è stata catturata e "salvata" da Ramsey, che l'ha utilizzata come concubina e le ha fatto fare un figlio. Hannah è dunque un'anticolonialista ante litteram, impegnata nella lotta contro i mercanti di oppio e di schiavi...
INEDITI IN ITALIANO:
- A Taste of Honey, di Rose Lerner
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Trama: Robert Moon ha rischiato tutto, compresa l'eredità conquistata a fatica da suo padre, per aprire la sua amata pasticceria Honey Moon nella strada più trafficata di Lively St. Lemeston. Ora rischia la bancarotta e la prigione per debitori. Quando arriva un grosso ordine di catering, accetta di chiudere la pasticceria per una settimana per soddisfarlo. C'è solo un problema: il suo apprendista è fuori città, quindi la sua bellissima commessa Betsy Piper deve aiutare Robert in cucina. Betsy ha trascorso l'ultimo anno cercando di convincere il suo determinato capo ad alzare lo sguardo dai suoi pasticcini e a notare che lei sarebbe una moglie perfetta. Ora i due sono soli in una cucina piena di dolci. Con solo una settimana per farlo innamorare di lei, sarebbe meglio che iniziasse questa seduzione...
- At the Sign of the Golden Pineapple, di Marion Chesney (alias M.C. Beaton)
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Trama: Gli amici più intimi della signorina Henrietta Bascombe rimangono sconvolti nel sentire che una signora bene educata come lei intende entrare nel commercio. Ma Henrietta è determinata a trasformare la sua miseria eredità in una fortuna aprendo un negozio di dolciumi a Londra per rivaleggiare con il famoso Gunther! E sembra riuscirci quando l'intero ton sembra accorrere al suo negozio diventato subito di moda. Ma poi a metterle i bastoni tra le ruote arriva l'orgoglioso conte di Carrisdowne che non vuole che suo fratello minore e il suo migliore amico passino i pomeriggi a osservare le commesse carine dietro il bancone di Bascombe.
- Miss Delectable, di Grace Burrowes
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Trama: La signorina Ann Pearson ha passato anni ad apprendere la difficile arte della cuoca professionista e a proteggere gelosamente la sua posizione nella cucina dell'elegante Coventry Club. Quando il colonnello Sir Orion Goddard le chiede di assumere un giovane apprendista, Ann preferisce rifiutare. Ma Orion è rispettoso, burbero e affascinante e si prende cura di una ragazza che gli altri hanno trascurato, e questa è una combinazione a cui Ann non può resistere.
- A Taste for Love, di Donna Bell
Link: https://amzn.to/3NKJAdu
Trama: Dopo essersi diplomata alla Fannie Farmer's School of Cookery nel 1910, Charlotte Gregory è pronta a dare una svolta alla sua vita. È entusiasta di avere l'opportunità di viaggiare, tenere conferenze e dare dimostrazioni di cucina sull'ultima rivoluzione culinaria: i fornelli a gas, e di certo non le importa che la compagnia del gas abbia assunto il bel Lewis Mathis per esibirsi alle sue lezioni. Lewis incoraggia il suo lavoro, in particolare la sua crociata per introdurre cibo fresco, appetitoso e nutriente per coloro che sono in convalescenza negli ospedali. Ma il giovane sovrintendente dell'ospedale, il dottor Joel Brooks, non è convinto che si debbano apportare dei cambiamenti. Quando Charlotte e Joel saranno costretti a organizzare un gala per la raccolta fondi per l'ospedale, questa coppia infiammabile esploderà?
L'irreprensibile Biddy Leigh, sottocuoca nella severa Mawton Hall, non vede l'ora di sistemarsi con il suo innamorato e di aprire la sua taverna. Ma quando il suo anziano padrone sposa la giovane ed enigmatica Lady Carinna, Biddy viene involontariamente trascinata in un mondo di intrighi, segreti e bugie. Costretta ad accompagnare la sua nuova padrona in Italia, Biddy porta con sé un vecchio libro di ricette di casa, The Cook's Jewel, in cui registra le sue osservazioni. Quando si ritrova coinvolta in una cospirazione omicida, Biddy si rende conto che i segreti che custodisce potrebbero essere la chiave per la sua sopravvivenza... o per la sua rovina.
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Una pagina particolarmente brutta della storia bolognese ripercorsa bene anche dalla quarta puntata di "Uno Bianca reload" di Paolo Soglia.
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Minni e le magnifiche cinque
Quindi, ho recuperato un lotto di Minni amica del cuore e ho avuto modo di leggere nella sua interezza "Minni e le magnifiche cinque".
Ho già accennato in precedenza come le testate dedicate all'altra metà del cielo della banda Disney nascondano storie interessanti o, almeno, diverse dallo standard di Topolino. In particolare, il risultato riscontrato da questa storia (a cui seguirà un sequel, "Un anno dopo") darà l'inizio a quel processo creativo che avrebbe portato a W.i.t.c.h. di lì a qualche anno.
Sarò franco: la storia ha degli spunti interessanti e delle caratterizzazioni originali, con anche ingenuità (brividi ad ogni citazione del toponimo Topolandia) e un finale che forse ripaga poco la costruzione che si era avuta nei 4 episodi (anche se forse una risoluzione aderente ai primi sospetti di questo piccolo giallo non sarebbe stata egualmente desiderabile IMHO), ma i disegni sono stati ciò che mi ha reso la lettura meno coinvolgente. Non sono un grande estimatore di Amendola e qui, se sugli standard character mantiene una certa rotondità delle figure, che conferiscono armoniosità ai personaggi, per il resto ho trovato il tratto un po' legnoso e, in particolare, il character design delle 5, attorno alle quali ruota la vicenda, poco incisivo.
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There they go again, those godless commies to destroy art and cu- wait,it's the US imperialists and their lackeys never mind
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
��️ IL DPP DI TAIWAN DISTRUGGE LA CULTURA CINESE, IL PARTITO COMUNISTA CINESE LA PRESERVA | 和谐 TRA TRADIZIONE E MODERNITÀ ⚠️
🤔 Post in relazione alla futura decisione del DPP di non riconoscere più i Cinesi della RPC come «connazionali», rimuovendo loro diritti e protezione, e in relazione al discorso di 黃永熙 sulla mancanza di ideali da parte dei separatisti pro-US 🇹🇼
🇹🇼 Il DPP non ha ideali o visione, è una piattaforma per l'importazione dell'ultra-individualismo statunitense e la distruzione dei Valori Cinesi, fa tutto ciò che le tigri di carta americane dicono loro di fare 🇺🇸
🚩 Il Partito Comunista Cinese difende la Storia e la Cultura Cinese, lo Studio delle Dinastie è fondamentale per l'esperienza nel Governo della Nazione Cinese 🇨🇳
❤️ La 智慧 odierna è il meraviglioso frutto della Storia millenaria Cinese, 中国传统思想与马克思主义的融合是和谐自然的 😍
⭐️ Ai membri del CPC viene ordinato di studiare, oltre ai Principi del Marxismo-Leninismo, anche i grandi classici della Filosofia Tradizionale Cinese, e di creare 和谐 tra di essi ❤️
🥹 Come scrive il Compagno Liu: «首先,中国共产党是中国人的政党。所以,作为中国人,我们每个人在文化,思维,习惯和行为上都受儒家和其它各种中国传统思维的影响,不管我们��否刻意地意识到这种影响的存在» 😍
(Prima di tutto, il Partito Comunista Cinese è il partito politico del popolo cinese. Pertanto, in quanto cinese, ognuno di noi è influenzato dal confucianesimo e da altri pensieri tradizionali cinesi in termini di cultura, pensiero, abitudini e comportamento, sia che ci rendiamo conto consapevolmente dell'esistenza di questa influenza o meno)
🚩 Il Partito Comunista Cinese è il Partito del Popolo Cinese, rappresenta il Popolo Cinese, orienta lo sviluppo delle Forze Produttive così come l'Antica e Avanzata Cultura Cinese. La 三个代表 non può essere negata, è una colonna portante della Cina 🐲
🇨🇳 In quanto Cinese, è influenzato dal Confucianesimo e dal Pensiero Tradizione nella Cultura e nel Comportamento 🐉
🐰 «我们会把中国特有的传统思想带进对社会主义和马克思主义的理解和实践中去», ciò significa che esso armonizza, nella Pratica del Socialismo, il Pensiero Tradizionale dell'Antica Cina con il Marxismo, in una relazione simbiotica, dove ognuno influenza l'altro 💕
🐰 Questo non significa adottare una visione reazionaria del Confucianesimo, coloro che hanno partecipato al Movimento del 4 Maggio del 1919 lo sapevano bene - adottare un nuovo Pensiero, per una Nuova Cina, rifiutando la componente dogmatica del Confucianesimo, senza però cancellare la sua presenza nella cultura 🤧
⭐️ Anche se il Marxismo si è originato in Europa, si può notare come ci siano diverse somiglianze con il Pensiero Tradizionale della Cina 🐉
🐰 Un concetto importante nel Marxismo è la Ricerca della Verità: essa va ricercata nei Fatti, nella concretezza, non nelle astrazioni mentali. «La veridicità di un'idea si riscontra nella pratica, altrimenti rimane una questione puramente filosofica», come spiegato da Karl Marx nelle Tesi su Feuerbach ⭐️
🐰 Questo concetto, presente nel Pensiero di Marx, era già presente in Cina, secoli e secoli prima della sua nascita, nella Dinastia Han. Il Principio "实事求是", Cercare la Verità nei Fatti, è stato citato molte volte dal Presidente Mao Zedong e dal Compagno Deng Xiaoping, ma questa visione era presente già ai tempi della Dinastia Han, e la sua notorietà crebbe durante la Dinastia Qing 🐲
😉 L'esperienza dimostra che la Ricerca dell'和谐 tra Marxismo e Pensiero Tradizionale non contraddice né il Marxismo né il Pensiero Tradizionale, «只有在疯狂的极端的文革时代才忽视二者的联系而片面强调二者的对立之处,从而导致否定和扼杀传统思想的极端做法的发生», solo durante l'estremismo della Banda dei 4 durante la Rivoluzione Culturale il rapporto tra i due è stato ignorato, e l'opposizione tra le due componenti è stata estremizzata in maniera unilaterale, portando a gravi errori, poi corretti tramite l'Approcio 拨乱反正, «Eliminare il Chaos, tornare alla normalità» ❤️
🇹🇼 La cricca di vendipatria del regime-fantoccio dichiara di aderire ai «valori�� degli USA, che dichiarano essere la «democrazia» e i «diritti umani universali», ma come fa notare 黄永熙, queste "parole d'ordine" sono «neo-imperialiste e culturalmente egemoniche» 😡
❔ Chi definisce il termine «universale»? Gli USA? Ogni Paese, compresa la Cina, ha il proprio percorso da tracciare e sviluppare🤧
🐰 «Solo il traditore Cinese più feroce andrebbe in giro a gridare che pensa che un valore astratto come la "democrazia liberale" possa superare la Sovranità della Cina» 😡
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⚠️ TAIWAN DPP DESTROYS CHINESE CULTURE, COMMUNIST PARTY OF CHINA PRESERVES IT | 和谐 BETWEEN TRADITION AND MODERNITY ⚠️
🤔 Posts in relation to the DPP's future decision to no longer recognize PRC Chinese as "countrymen", removing their rights and protection, and in relation to 黃永熙's speech on the lack of ideals of pro-US separatists 🇹🇼
🇹🇼 The DPP has no ideals or vision. It is a platform for the importation of US ultra-individualism and the destruction of Chinese values. It does everything America's paper tigers tell them to do 🇺🇸
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🥹 As Comrade Liu writes: «首先,中国共产党是中国人的政党。所以,作为中国人,我们每个人在文化,思维,习惯和行为上都受儒家和其它各种中国传统思维的影响,不管我们是否刻意地意识到这种影响的存在» 😍
(First of all, the Communist Party of China is the party of the Chinese people. So, as a Chinese person, each of us is influenced by Confucianism and other traditional Chinese thinking in terms of culture, thinking, habits, and behaviour, whether we consciously realize the existence of this influence)
🚩 The Communist Party of China is the Party of the Chinese people. It represents the Chinese People, orients the development of Productive Forces as well as Ancient and Advanced Chinese Culture. 三个代表 cannot be denied, it is a mainstay of China 🐲
🇨🇳 As a Chinese, he is influenced by Confucianism and Traditional Thought in Culture and Behavior 🐉
🐰 «我们会把中国特有的传统思想带进对社会主义和马克思主义的理解和实践中去», this means that it harmonizes, in the Practice of Socialism, the Traditional Thought of Ancient China with Marxism, in one symbiotic relationship, where everyone influences the other 💕
🐰 This does not mean adopting a reactionary vision of Confucianism, those who participated in the May 4th Movement of 1919 knew it well - adopting a new Thought, for a New China, rejecting the dogmatic component of Confucianism, without however canceling its presence in the culture 🤧
⭐️ Even if Marxism originated in Europe, it can be seen that there are several similarities with the Traditional Thought of China 🐉
🐰 An important concept in Marxism is the Search for Truth: it must be sought in Facts, in concreteness, not in mental abstractions. «The veracity of an idea is found in practice, otherwise it remains a purely philosophical question», as explained by Karl Marx in the Theses on Feuerbach ⭐️
🐰 This concept, present in Marx's Thought, was already present in China, centuries and centuries before its birth, in the Han Dynasty. The "实事求是" Principle, Seeking Truth in Deeds, has been mentioned many times by Chairman Mao Zedong and Comrade Deng Xiaoping, but this view was already present in the time of the Han Dynasty, and its notoriety grew during the Qing Dynasty 🐲
😉 Experience shows that the Search for 和谐 between Marxism and Traditional Thought does not contradict either Marxism or Traditional Thought,者的对立之处,从而导致否定和扼杀传统思想的极端做法的发生”, only during the extremism of the Gang of 4 during the Cultural Revolution was the relationship between the two ignored, and the opposition between the two components was exaggerated in a way one-sided, leading to serious errors, then corrected through the Approach 拨乱反正, «Eliminate Chaos, return to normal» ❤️
🇹🇼 The revenge clique of the puppet regime declares that it adheres to the «values» of the USA, which they claim are «democracy» and «universal human rights», but as 黄永熙 points out, these "passwords" are «neo -imperialist and culturally hegemonic» 😡
❔ Who defines the term "universal"? The USA? Every country, including China, has its own path to track and develop🤧
🐰 «Only the fiercest Chinese traitor would go around shouting that he thinks that an abstract value like "liberal democracy" can overcome China's Sovereignty» 😡
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LA BANDA DI SILVIO
Il 10 gennaio di 100 anni fa nasceva Sirio Corbari, nome di battaglia Silvio, comandante della banda partigiana che portava il suo nome. Su di lui e la sua banda si è scritto e detto di tutto, con tantissime inesattezze che ancora oggi circolano anche tra "gli addetti ai lavori." Ho avuto la fortuna di sentire la sua storia dalla voce di uno dei protagonisti, Sergio Giammarchi, il partigiano Rudaré che tanto ha fatto per non farci dimenticare da dove veniamo.
Per approfondire, vi consiglio di leggere "Iris Versari, una biografia partigiana" di Sandra Bellini, che sebbene sia incentrato sulla figura della partigiana, a mio parere è il libro più accurato sulla Banda Corbari assieme a "La guerra nelle mie valli" di Luigi Cesare Bonfante, un testo ormai introvabile che meriterebbe una nuova pubblicazione.
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