#storia d'america
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palmiz · 2 years ago
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Genocidi: il massacro dell'acqua azzurra
27 gennaio 2014 si celebra l'ormai noto "giorno della memoria" ricordando lo sterminio nazista degli ebrei.
Perché non se ne parla mai degli altri genocidi? Quello dei Pellerossa è stato il più infame di tutti per me.
Ma noi vogliamo ricordare questo altro genocidio volutamente dimenticato, infatti nessun telegiornale di regime ne parla, ne tanto meno si sente parlarne nei nostri libri di storia usati a scuola o sarebbe il caso di chiamarla "sQuola"..
Perché il massacro dei nativi americani non viene ricordato?
Forse perché non fa notizia? Non frutta soldi? Non sono stati scritti diari delle memorie in merito? O forse perchè gli stessi che domani verseranno lacrime per le vittime dei campi di sterminio nazisti, solo gli stessi che qualche generazione fa portarono morte, abusi e violenza, laddove regnava un popolo LIBERO? Un popolo senza prigioni ne delinquenti, un popolo in armonia con la Natura..
Vi riporto una testimonianza scioccante:
"Il massacro dell'Acqua Azzurra"
"Vedevo gli indiani che cercavano di fuggire in tutte le direzioni, trascinandosi bambini, donne sanguinanti, uomini già chiaramente morti, ma che le loro squaw non volevano abbandonare...
La Cavalleria sopravveniva alle loro spalle e li spingeva verso i soldati appiedati che tiravano su di loro con calma, caricando e ricaricando a turno i moschetti... Quelli che riuscivano a fuggire, venivano inseguiti e finiti dai dragoni a cavallo...
I guerrieri cantavano il canto di guerra e si lanciavano contro i soldati, cadendo dopo pochi passi tra pallottole che ronzavano dappertutto come vespe furiose... Cinque figure accovacciate sotto un cespuglio saltarono fuori, aprendosi le vesti sul seno per fare vedere ai soldati che erano donne, ma i soldati le inseguirono facendole a pezzi, tagliando via prima un braccio, poi una gamba e divertendosi a mozzare i loro seni con le sciabole...
Un gruppo di donne, saranno state cinquanta o sessanta, si erano rifugiate in una piccola grotta e mandarono fuori una bambina piccola con uno straccio bianco in mano per chiedere pietà... La bambina fu subito decapitata da un fendente di sciabola...
I soldati sembravano impazziti, correvano e sparavano e mutilavano...
C'era chi mutilava anche i morti, tagliando via i testicoli ai maschi e dicendo che ne avrebbero fatto una borsetta per il tabacco... Qualche ufficiale gridava basta, fermatevi in nome di Dio, siete soldati dell'esercito degli Stati Uniti, ma quegli uomini non erano più soldati, erano diventati come cani idrofobi...
(Capitano John Todd a proposito del massacro dell'Acqua Azzurra, 1855)
Sono passati ormai quasi 200 anni da quel terribile quanto inutile massacro.. L'uomo bianco è sempre lo stesso.. ignorante e criminale come allora, ora gli "indiani" sono diventati le popolazioni della Palestina, dell'Iraq, del Libano, dell'Afghanistan, della Somalia, della Siria, dell'Iran...
L'uomo bianco che conquistò l'America dei nativi con la violenza, ora uccide per il petrolio, esporta democrazia, guerre... Quell'uomo bianco ora sventola la bandiera stelle e strisce... il genocidio continua.. Eppure non ci sono giorni della memoria per tutte queste vittime innocenti.
Ora tocca a noi, figli di quell'uomo bianco tanto ignorante e violento, porre fine a questa catena.
Grazie a Scienza di Confine.
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gregor-samsung · 22 days ago
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" In fondo, il nostro problema intellettuale è che noi amiamo l’America. Gli Stati Uniti sono stati uno di quei paesi che hanno sconfitto il nazismo, ci hanno mostrato la strada da seguire per la prosperità e la distensione. Se vogliamo accettare pienamente l’idea che oggi stiano tracciando la strada che porta alla povertà e all’atomizzazione sociale, è indispensabile ricorrere al concetto di nichilismo. Quanto alle ragioni tecniche, un’altra cosa che mi spinge a utilizzare questo concetto è la constatazione che i valori e il comportamento della società americana sono oggi profondamente negativi. Come per il nichilismo tedesco […], questa negatività è il prodotto di una decomposizione del protestantesimo, solo che non si verifica allo stesso stadio.
Il nazismo apparve nella sua prima fase dopo che, tra il 1880 e il 1930, il protestantesimo ebbe cessato di essere una religione attiva. Il nazismo corrisponde a un’esplosione di disperazione durante la sua fase zombi, a un’epoca in cui i valori protestanti, positivi e negativi, continuavano a persistere nonostante il venir meno della pratica religiosa. La fase zombi del protestantesimo americano è stata complessivamente positiva. In linea di massima va dalla presidenza di Roosevelt a quella di Eisenhower, e ha visto la nascita dello Stato sociale, delle università che assicurano un insegnamento esteso a tutti e di qualità e il diffondersi di una cultura ottimistica che ha conquistato il mondo. Questa America aveva recuperato i valori positivi del protestantesimo (alto livello di istruzione, egalitarismo tra i bianchi) e stava cercando di liberarsi dei suoi valori negativi (razzismo, puritanesimo). La crisi attuale corrisponde, viceversa, all’approdo allo stadio zero del protestantesimo. Ciò ci consente di comprendere al contempo sia il fenomeno Trump che la politica estera di Biden, tanto il deterioramento interno quanto la megalomania esterna, come pure le violenze che il sistema americano esercita sui propri cittadini e su quelli degli altri paesi. La dinamica tedesca degli anni Trenta e la dinamica americana attuale hanno in comune il fatto di essere animate dal vuoto. In entrambi i casi, la vita politica funziona senza valori, non essendo che un movimento tendente alla violenza. Rauschning definiva il nazismo non diversamente da ciò. Prima di abbandonarlo, fu membro del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP): questo conservatore, per così dire “normale”, non poteva tollerare la violenza gratuita. Nell’America di oggi vedo un pericoloso vuoto di pensiero e di idee, condito dall’ossessione per il denaro e il potere, i quali non possono essere in sé dei fini, dei valori. Questo vuoto conduce all’autodistruzione, al militarismo, a una negatività endemica: in sostanza, al nichilismo. "
Emmanuel Todd, La sconfitta dell'Occidente, traduzione di Alessandro Ciappa e Michele Zurlo, Fazi Editore, 2024.
[Edizione originale: La Défaite de l'Occident, Paris, Gallimard, janvier 2024]
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falcemartello · 8 months ago
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Tutto ciò che l’America fa contro la Russia si rivela una combinazione vincente per la Russia.
Penso ancora che le spie russe siano sedute nelle più alte strutture d'America.
Hanno lanciato un progetto in Ucraina e quale è stato il risultato?
La Russia ha preso la più importante elevazione strategica della Crimea, Sebastopoli, la più importante area industriale del Donbass.
Il risultato di questo terrorismo a Mosca?
Quasi il 90% dei russi ha votato per Putin, e ora voterà per Putin il 100%.
Ora hanno sciolto le mani di Putin, può fare quello che vuole sia internamente che esternamente.
Ora tutta la Russia starà dietro Putin e la SVO, e non è poco.
Solo ora inizierà l’incubo in Ucraina.
I dati verificati mostrano che 3 milioni di ucraini sono rimasti disabili (uccisi e feriti) in questa guerra.
I russi hanno preparato la bomba dello zar, la FAB 3000, solo che ora faranno a pezzi l’Ucraina e prenderanno tutto ciò di cui hanno bisogno.
Qual è l'effetto di questo terrorismo?
Il mondo intero vede che l’America ha perso la guerra in Ucraina e ora l’unica cosa che può fare è farlo a Mosca.
Persone stupide.
La Russia li sta schiacciando economicamente e militarmente.
Ciò non è stato registrato nella storia fino ad ora, ora lo sarà.
La macchina del tempo funziona.
@dessere88fenice
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multiverseofseries · 2 months ago
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Fly Me to the Moon: Scarlett Johansson, Channing Tatum o di come vendere l'idea dell'America
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Tra verità e finzione, Fly Me to the Moon - Le due facce della luna ci porta in un periodo sociale molto simile a quello contemporaneo. Con la differenza che oggi non c'è nessun sogno da raggiungere.
Citando fin dal titolo una famigerata canzone resa celebre da Frank Sinatra (il primo a cantarla fu Kaye Ballard nel 1954), e scelta da Buzz Aldrin come brano ufficiale del volo Apollo 11, quello di Greg Berlanti è un piacevole divertissment sugli eventi che hanno preceduto l'allunaggio. Come se stesse attraversando l'altro lato della Luna, Fly Me to the Moon - Le due facce della luna è cinema che mischia la commedia all'epica, la farsa alla realtà, confondendo (volutamente) i fatti, tra verità e smaccata finzione.
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Scarlett Johannson è Kelly Jones, versione al femminile di Don Draper
Con un avviso ai naviganti: se quello di Berlanti, poi, è un enorme giocattolo, bisogna allora affrontarlo con una propedeutica leggerezza, senza cercare la veridicità o la precisione. Dall'altra parte, tra il fascino degli Anni Sessanta e l'attitudine alla romanticizzazione storica (e con i 60s è facile), Fly Me to the Moon, a tratti, sveste la maschera della commedia facendosi disamina sulle attitudini americane: il profitto, l'apparenza, il sogno che diventa competizione, per un archetipo narrativo dall'animo pop, che convince molto di più della traccia divertita, a volte poco centrata, ma comunque coerente con la brillante sceneggiatura firmata da Keenan Flynn e Bill Kirstein.
Fly Me to the Moon, l'altro lato della Luna con Scarlett Johansson e Channing Tatum
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Channing Tatum al memoriale per le vittime dell'Apollo 1
Il gancio di Fly Me to the Moon, essenzialmente, si allunga fino ad un parallelo contemporaneo, mettendo in correlazione (tramite un'attenta visione), sia gli States dell'epoca che quelli odierni. Prima del 21 luglio del 1969 gli Stati Uniti d'America stavano vivendo il peggior momento della loro storia. Se la rabbia e l'indignazione aumentavano, complice il dislivello sociale, la lotta di classe e l'assurda violenza perpetrata in Vietnam, la corsa allo spazio (contro i cattivi per eccellenza dell'URSS) poteva essere il diversivo perfetto, la distrazione di massa che avrebbe risollevato l'immagine del Paese. Per certi versi, oggi gli USA vivono una situazione simile, con un calo della popolarità enfatizzato da improbabili dibattiti televisivi (ed ogni riferimento alla campagna elettorale 2024 è assolutamente voluto) e da candidati oggettivamente impresentabili.
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Nella stazione di controllo di Cape Canaveral, il Kennedy Space Center
Per risollevare le sorti della missione, e in un certo senso "vendere l'idea stessa dell'America", l'amministrazione Nixon chiama Kelly Jones (Scarlett Johansson), pubblicitaria di Madison Avenue che tanto ricorda il Don Draper di un capolavoro intitolato Mad Men. La sfida per Kelly è complicata: far credere agli americani che la corsa allo spazio sia fondamentale per il States. Grazie alla sua esperienze nel marketing, escogiterà una campagna di comunicazione ad hoc, creando quello che adesso definiremmo come hype (scusate, ho dovuto). Insomma, giustificare la spesa come se fosse una questione di identità nazionale. Nel farlo, si scontra (almeno all'inizio) con Cole Davis (Channing Tatum), il responsabile della missione NASA ancora scosso dal drammatico incidente dell'Apollo 1, in cui persero la vita tre astronauti.
Verità, menzogna e un passato in cui rifugiarsi
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Ancora Scarlett Johannson in una scena dal film
Dunque, se la menzogna in Fly Me to the Moon �� palesemente al centro del film, la traccia reale mantiene coesa la sceneggiatura: in effetti, la NASA, nei mesi immediatamente precedenti allo sbarco sulla Luna, mise in piedi un'agguerrita campagna di comunicazione, a cui ammicca l'opera di Greg Berlanti. Il tono, come detto, è di quelli divertiti, quasi dilettevoli, e si affida quasi totalmente all'alchimia tra Channing Tatum e Scarlett Johansson; un'alchimia che ricalca il modus operandi tipico di una commedia romantica, e per questo universale. Un bilanciamento umorale comunque complesso da gestire, tanto che a tratti la struttura del film sembra cedere, seguendo tracce non totalmente congrue.
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Alchimia e talento: Scarlett Johannson e Channig Tatum
Resta però l'ottimo livello produttivo, avallato da una calorosa atmosfera che riesce a coinvolgere, sebbene il contesto di per sé sia già marcatamente galvanizzante e cinematografico. Ed è curiosa la strada (più o meno inventata) che segue l'allunaggio fake, organizzato preventivamente dalla NASA negli hangar di Cape Canaveral, qualora Neil Armstrong incappasse in qualche problema (la menzione va alla scenografia di Shane Valentino, che ha ricreato il set). Ma ciò che convince di più (e meglio) di Fly Me to the Moon - Le due facce della Luna è proprio il panorama legato alla conformità sociale degli Stati Uniti, come se fosse un paese basato sullo slogan e sulla pubblicità, re-immaginando un sogno (e la luna è il sogno per eccellenza) come persuasione e paradigma politico.
Stesso concetto, applicabile al 2024: una crisi di valori sovrapponibile a quella del 1969, se non più drammatica (basti considerare la spaccatura ideologica, cavalcato tanto da Biden quanto da Trump) e, a ragion veduta, teoricamente insanabile. Con una dolorosa differenza: se il sogno, all'epoca, era tangibile, oggi non c'è più nessuna Luna da raggiungere. Ancora una volta, il passato al cinema (vero o finto che sia) è una tana in cui rifugiarsi.
Conclusioni
In conclusione Greg Berlanti rivede l'allunaggio partendo da una verità che poi diventa finzione, miscelando la narrazione al meglio delle possibilità. Il resto, la fa la coppia composta da Channing Tatum e Scarlett Johansson, oltre al grande fascino di un'epoca storica decisamente cinematografica. Se i toni umoristici a volte esagerano, la cosa migliore di Fly me to the Moon è il sommesso parallelo tra passato e presente, incentrato sul profilo in crisi degli Stati Uniti d'America. Oggi come ieri, il Paese è in crisi d'immagine: se nel 1969 la Luna era il sogno, adesso non c'è sogno che regga sotto il peso di una società e di una politica che ha perso le loro rispettive identità.
👍🏻
La chimica tra Tatum e Johansson.
Il fascino dei 60s.
Il tema, sempre molto cinematografico.
Il sapiente mix tra verità e finzione.
👎🏻
L'umorismo spesso punta all'esagerazione.
L'approccio farsesco, a volte, non ha il giusto tono.
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luposolitario00 · 7 months ago
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Ieri ho visto questo film di nome "Una giusta causa", racconta la storia vera di Ruth Bader Ginsburg, giovane studentessa ad Harvard, docente di diritto, avocata, magistrata e infine giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti d'America.
Dopo la sua laurea nel 1959, nonostante la sua bravura, Ruth viene rifiutata da tutti gli studi legali in cui si presenta, diventando così insegnante.
Nel 1970 difende un cliente di suo marito per un caso di evasione fiscale, dietro cui si cela una discriminazione di genere. Inizia così la sua battaglia per la modifica delle moltissime leggi americane che discriminavano le donne, fino alla nomina alla Corte Suprema.
L'aspetto più interessante dell'approccio di Ruth Bader riguarda la visione della discriminazione di genere a tutto tondo; la sua prima vittoria in tribunale riguardava infatti un caso di discriminazione al maschile.
E proprio includendo nella sua battaglia i diritti di tutti che Ruth Bader è riuscita a dimostrare come l'eliminazione delle discriminazioni porti con sè un beneficio per tutti quanti
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pedrop61 · 2 years ago
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Oggi, 16 marzo, si commemora l'anniversario del massacro di Mỹ Lai, uno degli episodi più tristi e sconvolgenti della guerra del Vietnam, che rappresenta una delle pagine più oscure nella storia degli Stati Uniti d'America.
Il massacro avvenne il 16 marzo 1968, quando una compagnia dell'esercito americano, guidata dal tenente William Calley, entrò nella pacifica e remota città di Mỹ Lai, situata nella provincia di Quang Ngai, in Vietnam. Gli abitanti di Mỹ Lai erano principalmente contadini e non avevano nulla a che fare con la guerra in corso, ma furono considerati dai soldati americani come nemici e terroristi.
Senza alcuna provocazione, i soldati iniziarono ad aprire il fuoco sui civili, uccidendo donne, bambini, anziani e uomini innocenti, in totale violazione delle convenzioni internazionali sui diritti umani. I soldati violentarono e torturarono numerose donne e ragazze, distrussero case e pagode e bruciarono i campi di riso, privando la popolazione locale del loro sostentamento. 1/2
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kneedeepincynade · 1 year ago
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The United States can only give lies in all diplomatic context,they lie about the genocide in Gaza, they lie about nato expansion and they even lie about the protests inside the US,such country cannot be trusted
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The collective is on telegram
🐲 事实胜于雄辩 | I FATTI BATTONO L'ELOQUENZA, GLI USA DEVONO TRASFORMARE LE PAROLE IN AZIONI CONCRETE 👍
🇨🇳 Il Compagno Wang Yi - Direttore dell'Ufficio Generale della Commissione Centrale per gli Affari Esteri del Partito Comunista e Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, si è recato a Washington, negli USA, per incontrare Antony Blinken - Segretario di Stato degli USA 🇺🇸
🤢 Blinken è una figurata disprezzata in Cina. Il Popolo Cinese conosce molto bene le opinioni anti-Cinesi di Blinken, ma Cina e USA necessitano di portare avanti un Dialogo, in quanto le tensioni tra i due Paesi sono in ebollizione 💬
🇨🇳 A Washington, Wang Yi ha ricordato che Cina e USA sono Paesi che presentano molteplici differenze di natura politica ed economica, ma che le sfide nelle Relazioni Sino-Statunitensi dovrebbero essere affrontare congiuntamente tramite il Dialogo e la Consultazione, per evitare errori di valutazione 🕊
🐲 La Cina ha sempre proposto, e continuerà a proporre, i Tre Principi per le Relazioni tra Cina e USA:
一 Rispetto Reciproco (相互尊重) 🤝
二 Coesistenza Pacifica (和平共处) 🕊
三 Cooperazione a Mutuo Vantaggio (合作共赢) 🤝
🇨🇳 In Cina si dice «事实胜于雄辩», ovvero: «I fatti contano più delle parole», le azioni concrete battono l'eloquenza. Nell'ultimo anno, diversi funzionari statunitensi hanno affermato di non volere contenere l'Ascesa della Cina o di non voler bloccare il suo Sviluppo, ma le azioni sono sempre andate in quella direzione 😡
🤡 Imporre sanzioni a quasi 700 Aziende Cinesi significa «non voler bloccare lo sviluppo della Cina?» Gli USA hanno una visione peculiare sul sostegno allo sviluppo 😡
🤡 Promuovere politiche anti-Cinesi come il "controllo sugli export" ultra-politicizzato significa «non avere l'intenzione di contenere lo sviluppo della Cina»?
🇨🇳 这些令人作呕的美帝国主义的清算之日终将到来 🔥
🤔 Per poter ricostruire le basi di un Rapporto tra Cina e USA, gli Stati Uniti d'America dovranno tornare a seguire e rispettare i Principi dei Tre Comunicati Congiunti Sino-Statunitensi, in cui è inscritto anche il Principio dell'Unica Cina, rispettare il Diritto Internazionale e conformarsi allo Spirito dei Tempi 🕊
✍️ Dal Comunicato Congiunto Sino-Statunitense del 1979: «後和條合众国政府承认中国的立场,即只有一个中国,台湾是中国的一部分», la cui traduzione è: «Il Governo degli USA riconosce la Posizione della Cina, c'è solo una Cina e Taiwan è parte della Cina» 🇨🇳
🐲 Taiwan è parte integrante del territorio Cinese - Storia di Taiwan, dall'Impero Celeste fino ad oggi 🀄️
🔍 Approfondimenti:
😡 Il discorso anti-Cinese e suprematista di Blinken viene duramente criticato dal Compagno Wang Wenbin ⭐️
🇨🇳 Xi Jinping a Blinken: «Rispetto Reciproco e Sincerità sono le basi per le interazioni tra stati» 😘
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🐲 事实胜于雄辩 | FACTS BEAT ELOQUENCY, THE USA MUST TURN WORDS INTO CONCRETE ACTIONS 👍
🇨🇳 Comrade Wang Yi - Director of the General Office of the Central Foreign Affairs Commission of the Communist Party and Minister of Foreign Affairs of the People's Republic of China, went to Washington, USA, to meet Antony Blinken - Secretary of State of the USA 🇺🇸
🤢 Blinken is figuratively despised in China. The Chinese People are very aware of Blinken's anti-China views, but China and the USA need to carry out a Dialogue, as tensions between the two countries are boiling 💬
🇨🇳 In Washington, Wang Yi reminded that China and the USA are countries with multiple political and economic differences, but that the challenges in Sino-US relations should be addressed jointly through Dialogue and Consultation, to avoid errors of assessment 🕊
🐲 China has always proposed, and will continue to propose, the Three Principles for China-US Relations:
一 Mutual Respect (相互尊重) 🤝
二 Peaceful Coexistence (和平共处) 🕊
三 Cooperation for Mutual Benefit (合作共赢) 🤝
🇨🇳 In China they say «事实胜于雄辩», that is: «Deeds count more than words», concrete actions beat eloquence. In the last year, several US officials have said that they do not want to contain the rise of China or that they do not want to block its development, but actions have always gone in that direction 😡
🤡 Does imposing sanctions on almost 700 Chinese companies mean "not wanting to block China's development?" The USA has a peculiar vision of supporting development 😡
🤡 Does promoting anti-Chinese policies such as ultra-politicized "export controls" mean "having no intention of containing China's development"?
🇨🇳 这些令人作呕的美帝国主义的清算之日终将到来 🔥
🤔 In order to rebuild the foundations of a relationship between China and the USA, the United States of America will have to return to following and respecting the Principles of the Three Sino-US Joint Communiqués, which also include the One China Principle, respecting the International Law and conforming to the Spirit of the Times 🕊
✍️ From the 1979 Sino-US Joint Communiqué: «後和條合众国政府承认中国的立场,即只有一个中国,台湾是中国的一部分», whose translation is: «The US Government recognizes China's Position, c 'it's just one China and Taiwan is part of China» 🇨🇳
🐲 Taiwan is an integral part of Chinese territory - History of Taiwan, from the Celestial Empire to today 🀄️
🔍 Further information:
😡 Blinken's anti-China and supremacist speech is harshly criticized by Comrade Wang Wenbin ⭐️
🇨🇳 Xi Jinping to Blinken: «Mutual respect and sincerity are the basis for interactions between states» 😘
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levysoft · 1 year ago
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L'origine della morte
© 1970 George Wald
Quando nel corso degli anni ci si è interrogati sull'origine della vita, come ho fatto io, si arriva inevitabilmente a chiedersi: che tipo di cosa si sta cercando di portare alla luce? È necessario che i primi organismi primitivi sulla terra, ad esempio, avessero apparati di riproduzione così complessi come quelli che possiedono oggi tutti gli organismi? E poi si arriva alla domanda curiosa: è necessario che quei primi organismi siano morti? Perché se non avevano bisogno di morire, non dovevano almeno avere tanta fretta di riprodursi. E questo ci porta alla questione dell'origine della morte.
Perché non tutte le creature viventi muoiono. Un'ameba, ad esempio, non ha mai bisogno di morire; non è nemmeno necessario che svanisca, come certi generali. Si divide semplicemente e diventa due nuove amebe.
In effetti, la morte sembra essere stata un'invenzione piuttosto tardiva nell'evoluzione. Si può fare molta strada nell'evoluzione prima di incontrare un cadavere autentico. Questo è il viaggio che vorrei fare insieme a voi. Ciò che mi piacerebbe fare, ovviamente, è iniziare con il primo organismo vivente su questo pianeta e poi proseguire l'evoluzione in avanti, ponendo la domanda: quando è apparso il primo organismo che ha coltivato l'abitudine di morire? Ma è proprio quello che non posso fare. Come in tante altre storie sull’evoluzione, devo accontentarmi di una cosa più povera, e cioè discutere questa transizione in termini di organismi contemporanei, di organismi viventi oggi.
Cominciamo con un organismo familiare, unicellulare, l'ameba. Il suo nucleo si divide pizzicando in due metà uguali, poi si divide l'intera ameba. Quindi abbiamo due organismi dove abbiamo iniziato con uno. Questo è il modo usuale in cui gli organismi unicellulari, vegetali e animali, tendono a riprodursi, semplicemente per semplice divisione: la cosiddetta fissione.
Occasionalmente fanno qualcosa di leggermente diverso. La riproduzione nell'organismo unicellulare Il paramecio avviene solitamente per fissione, ma a volte si impegna in quella che chiamiamo coniugazione. Due organismi, ciascuno contenente un nucleo grande (macronucleo) e un nucleo piccolo (micronucleo), si uniscono fianco a fianco. Quindi la cuticola si rompe tra di loro. Il macronucleo è in generale il nucleo di lavoro. Il micronucleo rappresenta una riserva di materiale genetico. Poi succede che i macronuclei si disintegrano e i micronuclei si dividono, e succede qualcosa di molto interessante che fa pensare un po’ alla riproduzione sessuale: c’è uno scambio di micronuclei, di materiale genetico. Poi i Parameci si separano, i micronuclei si dividono ripetutamente, poi i Parameci si dividono ripetutamente. Si finisce con otto nuovissimi Paramecia, proprio come la coppia con cui abbiamo iniziato.
Nella generazione immediatamente precedente alla mia c'era uno zoologo molto illustre di nome Lorande Woodruff. Iniziò a pubblicare una serie di articoli, il primo dei quali era intitolato qualcosa come “Duecento generazioni di Paramecium aurelia senza coniugazione”. Abbiamo aspettato qualche anno e un altro articolo è uscito con un titolo qualcosa come “Cinquecento generazioni di Paramecium aurelia senza coniugazione”. Alla fine questa serie raggiunse il culmine in un articolo intitolato “Undicimila generazioni di Paramecium aurelia senza coniugazione”. Quindi il professor Woodruff visse una vita felice e utile e convinse tutti noi che il paramecio può vivere indefinitamente senza coniugazione.
Ma nel corso di queste ricerche Woodruff fece un'altra scoperta. Vedete, ogni mattina entrava nel suo laboratorio e trovava due Paramecia dove ne aveva lasciato uno la sera prima; quindi li separava attentamente. Un Paramecio, pensò, non può coniugarsi. Ma proprio lì si lasciò ingannare, perché osservando così attentamente questi Parameci scoprì ancora una terza ruga in questo processo che chiamò endomixi. È una sorta di coniugazione fai da te. Nell'endomixis il macronucleo in un Paramecio si disintegra, il micronucleo si divide, uno di quei nuovi micronuclei cresce fino a formare un nuovo macronucleo e si ha un Paramecio nuovo di zecca.
Poi c'è un quarto processo, che è molto interessante. Si chiama sinagoga. Nella sinagoga due cellule si fondono per formarne una; e questo, ovviamente, è essenzialmente ciò che accade nella riproduzione sessuale. Quindi, qui abbiamo, proprio tra questi organismi unicellulari, quattro modi diversi di riprodursi ma nessuna morte necessaria, nessun cadavere.
Facciamo ora un enorme salto nell'evoluzione, verso un invertebrato inferiore, l'anemone di mare. Siamo passati da un organismo unicellulare a un organismo multicellulare. Non è molto specializzato, avendo solo due strati cellulari mentre noi ne abbiamo tre. Ha solo un ectoderma e un endoderma; abbiamo anche un mesoderma. È radialmente simmetrico, cosa che riteniamo piuttosto primitiva rispetto alla nostra simmetria bilaterale, alla nostra bilateralità. Eppure questo è un grande salto rispetto agli organismi unicellulari. L'anemone di mare si divide a metà, riproducendosi per semplice divisione, semplice fissione.
Questo tipo di processo è piuttosto un’abitudine a questo livello di organismi. Una parente stretta, l'Idra, si riproduce per gemmazione. Cresce un germoglio, che alla fine si separa dall'Idra madre, e questo dà origine ad alcune nuove Idre.
Successivamente facciamo un altro enorme salto nella gerarchia degli organismi. Abbiamo un verme piatto chiamato Planaria. Un animale del genere è bilateralmente simmetrico, come noi. Ha tre strati germinali, come noi. Ha il suo sistema nervoso concentrato all'estremità della testa. Ha organi di senso piuttosto buoni. Rappresenta un grande salto dalle Idre e dagli anemoni di mare; tuttavia vediamo questo organismo riprodursi per semplice divisione. Si stringe in vita e si separa in due parti, ciascuna delle quali poi rigenera ciò che le manca: l'estremità della coda coltiva una nuova testa, l'estremità della testa una nuova coda, dando come risultato due nuovi vermi piatti dove abbiamo iniziato con uno. Un certo numero di vermi piatti attraversano questo tipo di processo. Uno chiamato Stenotomus si rompe in cinque o sei frammenti; poi ogni frammento rigenera ciò che gli manca.
Pensavo che con Planaria forse avevo finalmente trovato un organismo che poteva semplicemente scomparire. Molti anni fa un lavoratore olandese di nome Stoppenbrink iniziò a far morire di fame Planaria. Mentre li faceva morire di fame essi cominciavano a consumare le proprie sostanze, seguendo un programma ben preciso. Per prima cosa assorbivano tutti i prodotti sessuali presenti. Poi iniziarono a lavorare sul loro sistema digestivo, che comunque non gli faceva molto bene. Poi hanno iniziato ad assorbire i loro muscoli. In questo modo i platelminti diventavano sempre più piccoli. L'unica cosa che non assorbivano era il sistema nervoso centrale; così che, man mano che diventavano sempre più piccoli, arrivavano ad avere un aspetto altamente intellettuale: tutto cervello e niente verme. A questo punto ansimavo, aspettando di leggere il momento in cui Stoppenbrink entrò nel suo laboratorio, ed ecco! non c'erano più vermi piatti. Ma con mio grande disappunto ricominciò invece a dar loro da mangiare, e loro rapidamente rigenerarono tutto ciò che avevano perso. Poi, però, Stoppenbrink fece una scoperta; perché quello che ottieni in questo modo è un verme piatto nuovo di zecca. Ha scoperto che se si fanno periodicamente morire di fame i vermi piatti e li si nutre di nuovo, continuano a vivere per sempre. Sono sicuro che ci sia una morale in tutto questo da qualche parte.
Il massimo che sono riuscito a perseguire con questo metodo di riproduzione per semplice divisione è stato nei veri lombrichi, parenti stretti del nostro comune lombrico. Ce n'è uno con un bellissimo nome, Enchytraeus Fragosus, che non ha alcun organo sessuale. Si divide interamente frantumandosi in tanti pezzi; poi ciascuno dei pezzi rigenera tutto ciò che gli manca, e uno ha altrettanti nuovi vermi.
Ma molto prima, gli organismi hanno adottato un modo di riprodursi del tutto diverso, il modo di riproduzione sessuale; ed è nelle associazioni più intime con il modo di riproduzione sessuale che entra in scena la morte.
Posso descrivere la situazione al meglio nei termini in cui la descrisse un illustre zoologo del XIX secolo, August Weismann. Qualsiasi organismo che si riproduce sessualmente inizia la sua vita come una singola cellula, un uovo fecondato. La singola cellula si divide ripetutamente, fino a diventare un organismo adulto. Nel corso delle sue numerose divisioni, c'è una linea di cellule che costituisce quella che Weismann chiamava la linea germinale, che alla fine produrrà i prodotti sessuali maturi, ovuli o sperma. Nel corso di queste ripetute divisioni si forma anche un corpo, quello che Weismann chiamava soma. Alla maturità sessuale questo organismo mescola le sue uova o sperma con le uova o lo sperma di un adulto simile del sesso opposto; si ha così un nuovo uovo fecondato, che esattamente nello stesso modo, mediante ripetute divisioni, produce sia i prodotti sessuali sia un nuovo corpo che alla maturità, mescola nuovamente i suoi prodotti sessuali con quelli di un altro organismo adulto. Si ha così il successivo ovulo fecondato che, attraverso ripetute divisioni, produce la successiva generazione adulta. E così via, di generazione in generazione.
Su questa semplice base August Weismann enuncia due principi fondamentali. Del primo parlò come dell'isolamento del plasma germinale. Penso che il modo in cui diremmo oggi è che l'informazione genetica passa sempre in una direzione, sempre dal plasma germinale al soma; mai in senso inverso, dal soma al plasma germinale. Ecco perché non può esserci ereditarietà dei caratteri acquisiti. Un carattere acquisito è un cambiamento nel corpo, nel soma, e non vi è alcuna possibilità che questo possa trasmettersi al plasma germinale e quindi essere ereditato.
L'altro principio enunciato da Weismann lo chiamò della potenziale immortalità del plasma germinale. Vedete, il plasma germinale continua a produrre altro plasma germinale oltre che corpi. La linea del plasma germinale prosegue senza interruzioni. E ora vediamo cos'è la morte. La morte è l'abbandono del corpo, del soma, dopo che ha compiuto il suo lavoro. Questo lavoro consiste nel trasportare il plasma germinale, nutrirlo, proteggerlo, riscaldarlo in un organismo a sangue caldo e infine mescolarlo con il plasma germinale del sesso opposto. Con ciò ha completato la sua funzione e può essere scartato.
L'idea che la vita con il corpo finisca una volta che la riproduzione sessuale è stata compiuta ci ripugna come uomini. Avrò altro da dire su questo argomento più avanti. Eppure ora vorrei dire che, ripugnante o no, questa non sarebbe una sorpresa per un salmone. Perché nel salmone, nelle anguille e in molte creature simili è fin troppo chiaro che la riproduzione è l'ultimo atto della vita e che la preparazione alla riproduzione è allo stesso tempo la preparazione alla morte.
Vorrei parlare di uno di questi animali, la lampreda. Le cosiddette lamprede di mare probabilmente non sono familiari ad alcuni di voi, ma a noi lungo le coste sono abbastanza familiari. Ciò è dovuto al loro ciclo di vita. Le lamprede hanno la forma generale di anguille e sono spesso chiamate lamprede, ma non sono anguille e non sono nemmeno pesci. Appartengono a un piccolo gruppo dei più primitivi tra i vertebrati viventi, i vertebrati senza mascelle o Agnatha. Non hanno mascelle, solo un disco a ventosa con una specie di ruvida raspa su di esso. Quando ne hanno la possibilità, si attaccano al pesce con il disco a ventosa e iniziano a penetrare. Se è abbastanza grande e il pesce resiste, la lampreda può finire completamente al suo interno. Molto di questo è accaduto nei Grandi Laghi, come molti di voi forse sanno, perché lo scavo di un canale persuase le lamprede, invece di scendere al mare come avevano fatto prima, ad andare nei Grandi Laghi. Per un po' avevano quasi ripulito l'intera zona di pesca dei Grandi Laghi.
La lampreda inizia la sua vita come una larva simile a un verme, senza occhi, sepolta nel fango o nella sabbia di un ruscello che scorre veloce. Rimane così forse per due o tre anni. Poi attraversa una prima metamorfosi, nel corso della quale, tra le altre cose, acquisisce gli occhi. Così esce dal fango e dalla sabbia e inizia a migrare a valle, solitamente verso il mare, dove cresce. Alla maturità sessuale subisce una seconda metamorfosi. Ci sono molti cambiamenti, ma uno dei più sorprendenti è la completa disintegrazione del sistema digestivo. Quell'animale non mangerà mai più; perde l'intero apparato per consumare il cibo. Quindi inizia il suo viaggio controcorrente.
Ho preso le mie lamprede nel fiume Exeter nel New Hampshire. Sul fiume erano stati costruiti uno sviluppo idroelettrico e una diga. Da generazioni la brava gente di Exeter gettava bottiglie e lattine nell'acqua sotto la diga. Non c'era molta acqua ed era piuttosto pericoloso, ma c'erano quelle lamprede che ancora si avvicinavano con i primi giorni caldi di primavera. Come siano riusciti a superare la diga, non lo so. Ho il sospetto che siano scesi a riva, perché uno di questi animali in migrazione sessuale ha solo una cosa in mente, ed è raggiungere il luogo di deposizione delle uova. Lì fa un nido con pietre rotonde, le femmine depongono le uova nel nido, i maschi versano il loro sperma sulle uova, e con questo hanno finito. Tutte le lamprede adulte poi muoiono; non c'è più niente nella vita per loro.
Le anguille d'acqua dolce hanno un ciclo vitale esattamente inverso a quello della lampreda. È stato scoperto molti anni fa da un grande oceanografo danese, Johannes Schmidt. Fino ad allora era stato un grande mistero il luogo in cui si riproducono le anguille. Le anguille delle rive dell'Atlantico appartengono a due specie diverse, europea e americana. Tutti si uniscono per deporre le uova in aree sovrapposte del Mar dei Sargassi, la regione dell'Atlantico meridionale che comprende le Bermuda. Rappresenta la parte più profonda e salata dell'Oceano Atlantico. Dopo aver compiuto questo enorme viaggio, le anguille adulte depongono le uova e muoiono. Poi le anguille tornano indietro da sole. Non abbiamo idea di come tornino. Le anguille americane impiegano circa 15 mesi per tornare sulle nostre coste, metamorfosare e risalire la corrente. Le anguille europee impiegano tre anni per tornare a casa. Non c'è ancora alcuna traccia di un cucciolo di anguilla che si sia mai confuso e sia andato nel posto sbagliato. Quando entrano nell'acqua dolce, vivono lì dai cinque ai quindici anni, crescendo. Poi, alla maturità sessuale, subiscono una seconda metamorfosi. Ci sono molti cambiamenti: gli occhi si gonfiano fino a raddoppiare il loro diametro precedente, quattro volte la loro area precedente. Questo animale si sta preparando per un viaggio nelle profondità marine. Tra le altre cose, c'è un collasso completo del sistema digestivo. Prima di iniziare questo enorme viaggio che porterà gli adulti fino al Mar dei Sargassi, questi animali hanno consumato il loro ultimo pasto. Non mangeranno mai più.
Un organismo più familiare, il salmone della costa del Pacifico, ha un ciclo vitale simile a quello della lampreda. Inizia la sua vita invariabilmente in acqua dolce, cresce un po', e poi subisce una prima metamorfosi, perdendo le macchie ed i bei colori. Fino a quel momento sembrava una trota d'acqua dolce. Ora diventa argentato e va al mare, dove cresce. Alla maturità sessuale metamorfosa nuovamente, la carne diventa rosa, cambia colore. Ci sono tutti i tipi di cambiamenti, incluso ancora una volta un completo collasso del sistema digestivo. Questi salmoni, prima di iniziare la migrazione controcorrente, hanno finito di mangiare. Non mangeranno mai più. Infatti, in molti maschi, le mascelle si deformano, tanto che non possono più incontrarsi. Questo animale non è più interessato alle mascelle. Inizia così il suo viaggio controcorrente. Non è divertente. Lo aspettano gli orsi, lo aspettano gli indiani, lo aspettano gli sportivi, lo aspetta l’industria conserviera. Quelle bellissime cartelle da viaggio ti mostrano il salmone che salta sulle cascate. Nemmeno questo è divertente. Si picchiavano a pezzi facendo quel genere di cose. I salmoni che raggiungono le zone di deposizione delle uova sono già organismi morenti. Sono tutti lacerati, con grandi ferite sui fianchi invase dai batteri. Sono capaci solo di quell'ultimo atto di riproduzione, e quella è la loro fine.
È dunque fin troppo chiaro in questi organismi e in molti altri che la riproduzione è l’ultimo atto della vita, e che la preparazione a riprodursi è allo stesso tempo la preparazione a morire.
A volte la morte non attende che si compia l'atto della riproduzione, ma partecipa all'atto. Ci fu un periodo d'oro per l'osservazione degli insetti nella seconda metà del XIX secolo. Abbiamo avuto Henri Fabre in Francia, August Forel in Svizzera, Sir John Lubbock in Inghilterra e Maurice Maeterlinck in Belgio che hanno scritto sulla vita delle api. Mentre questi biologi osservavano attentamente gli insetti, destava grande interesse per le abitudini della mantide religiosa. La mantide religiosa è un animale vorace. Affronterà qualcosa di molto più grande e più forte di sé e di solito vincerà. È stato osservato che quando una coppia di mantidi si accoppia, la femmina, che è un animale molto più grande, occasionalmente gira semplicemente la testa sul suo bellissimo collo a forma di stelo e inizia tranquillamente a divorare il maschio. Lui continua ad accoppiarsi, mentre lei continua a mangiarlo. Finché rimangono gli ultimi due segmenti addominali del maschio, continuano ad accoppiarsi.
Alcuni anni fa andai a trovare il mio buon amico, il professor Kenneth Roeder al Tufts College. Quando sono arrivato e ho chiesto di lui, uno studente mi ha detto: "Troverai il professor Roeder in fondo a quel corridoio, l'ultima porta a destra". Così scesi e lì trovai Ken Roeder seduto su una scatola di sapone che osservava le mantidi religiose. Mi ha offerto un'altra scatola di sapone e ci siamo seduti lì, a guardare insieme. Mi ha detto che lo faceva da anni. Mi ha detto che, se metti una mantide femmina da sola in una gabbia e metti dentro un maschio, quel maschio si congela immediatamente. La mantide religiosa, come molti altri animali, come le rane, sembra non essere in grado di vedere nulla a meno che non si muova. Il maschio lo sa e osserva la femmina con molta attenzione. Se lei distoglie lo sguardo per un momento, lui fa qualche passo frettoloso in avanti. Poi si blocca di nuovo non appena lei si volta a guardare. Roeder ha detto che la cosa può andare avanti per ore. Se il maschio è fortunato, raggiunge la femmina, la monta ed effettua una normale copulazione. Per inciso, Roeder mi ha detto che una volta che un maschio di mantide americano inizia ad accoppiarsi, la femmina non lo disturba mai. È il nostro miglior tenore di vita. Ma spesso la femmina lo vede per prima. Detto questo, lo afferra, sempre per la testa. Poi comincia a mangiarlo, cominciando sempre dalla testa. Non appena ha mangiato la testa, il maschio assume uno schema di comportamento molto interessante. Pianta i piedi anteriori esattamente e inizia a girarci intorno, eseguendo nel frattempo violenti movimenti copulatori. In questo modo, mi disse Roeder, un maschio così senza testa riuscirà spesso a montare la femmina e ad attuare una normale copulazione.
Ken Roeder è un illustre neurofisiologo. Era ansioso di sapere cosa stava succedendo qui, e alla fine ci riuscì. C'è un centro copulatorio nell'ultimo segmento addominale. Ma esiste un centro inibitorio nel ganglio sottoesofageo che tiene sotto controllo il centro copulatorio. È tutto molto semplice. Non hai bisogno di una femmina per rimuovere questa inibizione. Roeder ha usato una lama di rasoio per tagliare la testa. Una volta che un maschio perde la testa, il centro copulatore viene rilasciato. Ecco allora un esempio in cui l'uccisione del maschio aiuta a stimolare l'atto riproduttivo.
Ad Harvard abbiamo un accordo secondo il quale gli studenti universitari che se la sentono e sembrano essere all'altezza, possono iniziare a fare ricerca negli ultimi due anni. Alcuni anni fa una ragazza Radcliffe venne da me per fare una ricerca senior. Avevo appena trovato qualche dozzina di gabbie per attività nella stanza degli animali che non venivano utilizzate, quindi ho fatto due più due e ho immaginato un bellissimo problema per quella ragazza Radcliffe. Una gabbia per attività è semplicemente una gabbia in cui un topo può vivere in un piccolo compartimento quadrato che normalmente ha cibo e acqua. Vive lì perfettamente bene, ma ogni volta che vuole può entrare attraverso una porticina aperta in una ruota da corsa molto attentamente bilanciata e può correre se ne ha voglia. Quando ha finito, torna dentro, mangia e generalmente va a dormire. Quando si sveglia, entra nella ruota e corre un po', poi esce, mangia e dorme. Questo è il modo in cui la maggior parte degli animali, compresi i ratti, trascorre la giornata. Un topo del genere non arriva da nessuna parte correndo. Lo fa comunque. È probabile che un animale normale corra da due a sei miglia al giorno.
La vita mi ha portato piuttosto presto alla vitamina A, ma a volte divento un po’ irrequieto e desidero espandere i miei orizzonti. Quindi ho pensato, perché non fare qualcosa con la vitamina B? Proprio in quel momento è arrivata quella Radcliffe.
Non volevo essere avventato, avrei iniziato con la vitamina B1 e la tiamina. La tiamina è una vitamina importante. Le case farmaceutiche di tutto il mondo devono essere pronte a stimare la quantità di tiamina contenuta nei vari alimenti. Non so esattamente come facciano adesso, ma a quei tempi tenevano le grandi stanze degli animali piene di topi. Avrebbero sottoposto un gruppo di ratti ad una dieta carente di tiamina e avrebbero lasciato che sviluppassero la polineurite del ratto, che è la forma del ratto di quello che viene chiamato beriberi negli esseri umani. Ogni mattina un gruppo di ragazze entrava, indossava camici bianchi e scendeva lungo la fila di gabbie. Prendevano ogni topo e gli facevano il test di rotazione: prendevano il topo per la coda, lo tenevano sopra un tavolo, lo facevano girare e lo lasciavano cadere. Se lo fai con un topo normale, ti lancia solo un'occhiataccia e scappa; ma se lo fai con un ratto che comincia ad avere carenza di tiamina (polineurite) avrà difficoltà a ritrovare l'equilibrio, a raddrizzarsi, e questo è il primo segno di polineurite. Una volta capito questo, potresti iniziare a nutrire questi animali con vari cibi e stimare la quantità di tiamina contenuta in loro.
Mi sembrava che potessimo fare meglio di così. Ho pensato che se avessimo tolto la tiamina a un ratto, poiché era affetto da polineurite, ovviamente avrebbe smesso di funzionare. In questo modo avremmo un segnale precoce e quantitativo di carenza di tiamina.
Bene, è lì che sono stato ingannato. Non l'ho sentita citare ultimamente, ma spesso citavamo a vicenda quella che chiamavamo la "Legge di Harvard sul comportamento animale". Dice: “Nelle condizioni più rigidamente controllate, un animale fa ciò che gli piace”. Questo è esattamente quello che è successo questa volta. Quando abbiamo tolto la tiamina a questi ratti, invece di smettere di correre, hanno iniziato a correre a testa bassa. Correvano giorno e notte, a volte fino a quaranta volte la loro corsa normale. Nel frattempo stavano perdendo peso. Di tanto in tanto, anche se cercavamo di evitare che ciò accadesse, arrivavamo al mattino e trovavamo un topo morto nella ruota che gira. Il contatore avrebbe mostrato che in qualche modo aveva fatto a fatica un ultimo miglio la notte precedente.
Beh, sembrava straordinario e ci ha emozionati parecchio. Quindi mi sono chiesto, che ne dici della vitamina B2 e della riboflavina. Se si toglie la riboflavina dalla dieta sintetica, ancora una volta il ratto comincia a scappare. Se gli togli l'acqua, il topo scappa; se gli togli il cibo, il ratto risponde correndo. Se gli togli sia il cibo che l'acqua, scappa, anche se non puoi continuare così a lungo e avere ancora un topo. Cosa stava succedendo? A tutti noi viene detto, di solito da qualcuno che sta per svuotarci le tasche, che l'autoconservazione è la prima legge della natura. Qui c'erano animali che andavano direttamente contro quella regola. Se l'animale si fosse addormentato in un angolo della gabbia, chissà cosa sarebbe successo. La ragazza Radcliffe avrebbe potuto sposarsi; oppure potremmo semplicemente annoiarci dell'esperimento. Quegli animali si stavano semplicemente uccidendo.
Ciò mi ha fatto immergere nella letteratura; e poi appresi che il segno universale della fame, della vera privazione del cibo, in tutti gli animali, dai protozoi (quegli animali unicellulari) all'uomo, è l'aumento dell'attività. Potresti pensare: quegli animali stanno cercando cibo. Ma non lo sono; sono semplicemente spinti a correre. Nel periodo di massimo splendore di questo tipo di esperimenti, le persone provavano ogni genere di cose. Hanno tolto lo stomaco agli animali. La sensazione di fame non è altro che la risposta a una sorta di contrazione lenta e profonda della parte superiore dello stomaco, chiamata contrazioni della fame. Quegli animali si comportavano proprio come gli altri. Si potrebbe asportare la corteccia cerebrale da un animale. Un simile animale era incapace di riconoscere il cibo; eppure, quando aveva fame, correva. Non poteva nutrirsi da solo, ma se gli mettevi del cibo in bocca, ingoiava e così veniva nutrito. Poi si addormentava, poi si svegliava e correva finché non veniva nuovamente nutrito, dopodiché si addormentava. I nostri ratti non cercavano cibo. A un animale così affamato non viene chiesto di correre; gli viene detto di correre. Questi sono ordini, non richieste. Sono costretti a scappare.
Penso che quello che abbiamo qui sia una sorta di modello su piccola scala di un fenomeno ben noto, la migrazione per fame. La più famosa delle migrazioni della fame, di cui tutti voi avete sentito parlare, è la migrazione dei lemming. I lemming sono roditori che vivono in alta montagna in Norvegia. C'è una mitologia a riguardo che dice che in un anno lemming i lemming scendono dalle montagne in centinaia di migliaia se non milioni, e si scatenano per le città, portando le persone in casa, fermando tutto il traffico. Sono in viaggio verso l'oceano. Quando raggiungono l'oceano si tuffano e, in un atto di suicidio di massa, nuotano via e non vengono mai più visti.
Ebbene, non è proprio così. I lemming sono organismi dall'aspetto piuttosto carino ma poco socievoli. Un lemming normalmente non tollera più di un altro lemming del sesso opposto. Quando una coppia di questi, viaggiando insieme, incontra un'altra coppia simile, si ringhiano l'un l'altro e ciascuna coppia va per la sua strada. La Norvegia è tale che gli animali che vagano lungo i fianchi delle montagne, molti raggiungono il mare; ed è vero che molti di loro poi vanno in acqua e nuotano via per non essere più visti. Ma non stavano cercando il mare. I lemming dall'altra parte delle stesse montagne raggiungono allo stesso modo le pianure della Lapponia e se ne vanno vagando per quelle pianure per morire.
Questo è il punto. Ormai è abbastanza chiaro che questo tipo di migrazione è spinta dalla fame. Succede in una popolazione che ha superato le sue risorse. Gli animali hanno fame e un animale affamato deve scappare. È spinto a correre. Non sta cercando nulla. Deve solo continuare a muoversi. Si potrebbe pensare che lo scopo di una simile migrazione per fame sia la colonizzazione. Potresti pensare che un’orda di animali affamati che lasciano il loro territorio stiano cercando un posto migliore in cui vivere. Ma non esiste un posto simile. Se ci fosse un posto migliore in cui vivere, lo avrebbero trovato molto prima. Non c'è posto per loro. Lo scopo di una migrazione per fame non è colonizzare, ma rimuovere gli animali migratori. La fine di ogni migrazione per fame è la morte degli animali migratori.
Alcuni di voi potrebbero chiedersi perché includo gli uomini in questo schema. Potresti dire: "Beh, non corro in giro quando ho fame". Questo perché si dice che tu sia civile. Ciò ostacola tutti i tipi di schemi sensati. Se vuoi vedere gli uomini comportarsi in questo modo devi coglierli sul vivo.
Un modo per farlo è osservare un bambino. Ogni giovane coppia sa cosa significa avere un neonato. È solo il classico motivo animale. Un neonato si sveglia, inizia a contorcersi, urla a squarciagola, diventa rosso in faccia ed è pieno di attività. Ogni muscolo sta lavorando. Quindi inizi a dargli da mangiare. Di solito si addormenta durante la poppata. Devi continuare ad accarezzargli il fondo solo per fargli finire di nutrirsi. Poi dorme un po', poi si sveglia, si contorce, urla e deve essere nutrito di nuovo. È così che inizia la sua vita; finché quella giovane coppia non lo civilizza in otto ore sì e otto ore libere.
L'altro modo per cogliere gli esseri umani allo scoperto è quando dormono. C'è stato un periodo d'oro che ripenso con grande rammarico, in cui gli animali da esperimento più economici erano gli studenti di medicina. Gli studenti laureati erano ancora migliori. Ai vecchi tempi, se si offriva a uno studente laureato una dieta carente di tiamina, lui la seguiva volentieri, perché quello era l’unico modo in cui poteva mangiare. La scienza sta diventando sempre più difficile.
Alcuni anni fa, nel laboratorio del professor Curt Richter alla Johns Hopkins, offrì a un gruppo di studenti di medicina lo straordinario privilegio di un letto in laboratorio. Ci sono state alcune formalità: prima di mettersi a letto, lo studente di medicina ha ingoiato un palloncino attaccato a un tubo di gomma che gli usciva dalla bocca e si è avvicinato a un manometro a mercurio che ha registrato durante la notte i movimenti del suo stomaco. Allora quel lettino non era un lettino qualunque. Era bilanciato con molta attenzione, così che se lo studente di medicina si muoveva nel sonno, tutto veniva registrato su un tamburo rotante. Ebbene, proprio secondo lo schema classico, in un ciclo di quattro ore per tutta la notte, lo stomaco dello studente di medicina iniziava a subire le contrazioni della fame lente e profonde. Quando raggiunsero il culmine, lo studente di medicina cominciò a rigirarsi nel letto. Poi le contrazioni della fame si placavano e lo studente di medicina tornava a dormire tranquillamente, finché quattro ore dopo non ripeteva lo stesso ciclo.
Per quanto riguarda la migrazione umana per fame, c'è un bellissimo passaggio nelle Storie di Erodoto che la presenta in forma classica. Erodoto descrive l'origine dei giochi greci, quelli che oggi chiamiamo Giochi Olimpici. Dice che durante il regno di Atys, figlio di Manes, ci fu una grande carestia in Lidia. Persisteva anno dopo anno. Dopo sette anni, il re stabilì che tutto il popolo dovesse dedicare un giorno sì e uno no ai giochi atletici e mangiassero a giorni alterni. Dopo sette anni, mentre la carestia continuava a persistere, il re divise la popolazione a metà, metà per emigrare, l'altra metà per restare. Questo ci porta finalmente all'uomo.
È piuttosto strano che consideriamo il suicidio di massa da parte dei lemming un'aberrazione, una sorta di comportamento psicopatico; mentre il nostro modo di affrontare lo stesso problema è considerato normale. Dove i lemming vanno a morire, noi andiamo a uccidere; perché è altrettanto vero per i migranti umani che non c'è altro posto per loro. Ogni posto è occupato. Hai mai sentito parlare di persone che migrano verso un posto adatto a vivere dove prima non c'erano persone? Ci sono sempre persone. Se la migrazione termina con una colonizzazione, ciò avviene attraverso la conquista. È strano che lo consideriamo normale e giusto, mentre i lemming sembrano fare qualcosa di aberrante; dal punto di vista biologico, infatti, c'è molto da dire sul modo in cui i lemming si comportano.
Da un lato, come fanno i lemming, c'è un minimo di morte. Non appena un numero sufficiente di lemming lascia il centro abitato, c’è abbastanza cibo per quelli rimasti, quindi la migrazione si ferma automaticamente. In secondo luogo, non c’è distruzione. Il territorio natale dei lemming è bello come sempre. Terzo, e ogni volta che lo dico tremo, perché non posso saltare oltre la mia ombra, ma è in atto un processo di selezione. Sono i lemming più affamati che vanno a morire; quelli che stanno meglio restano a casa. Mentre nel modo umano di fare le cose, cogliamo il fiore della nostra virilità per andare a uccidere e morire. I lemming stanno esercitando una biologia migliore.
Vorrei ritornare ora al pensiero ripugnante che la vita degli animali finisce una volta che la riproduzione è compiuta. Ciò non è vero per l’uomo. Per alleviare questa situazione dalla solita pratica Pollyanna in cui, ogni volta che si descrive qualcosa di scomodo, si spiega che per noi non è vero, lasciatemi parlare delle api. Sapete tutti che il nocciolo di ciò che accade in una colonia di api è ciò che fanno i lavoratori. Gli operai costruiscono l'alveare; si prendono cura dei piccoli, cercano il cibo, puliscono l'alveare, gestiscono l'aria condizionata, tutto. Fanno tutto; eppure sono femmine asessuate che non partecipano alla riproduzione. L'unica femmina sessuale nell'alveare è la regina. E questo è il punto. Se animali come le api hanno una società, allora gli individui possono servire agli scopi di quella società, e il fatto che si riproducano o meno diventa irrilevante. Noi esseri umani abbiamo una società, e per noi è così. Beethoven, per quanto ne sappiamo, non ebbe figli; Bach ne aveva molti. Che importa? Non è questo il motivo per cui andiamo a Beethoven e Bach. Rembrandt aveva un figlio; Isaac Newton non aveva figli. Che importa? E' completamente irrilevante. Per gli organismi che hanno una società, ciò diventa completamente irrilevante.
Da quando abbiamo una storia, gli uomini hanno perseguito un ideale di immortalità. Non parlo ora dell'immortalità dell'anima – non so bene cosa significhi – ma dell'immortalità della carne, dell'immortalità del corpo. Nel corso dei secoli e dei millenni si è ricercata la Pietra Filosofale, la Fonte della Giovinezza, tutti quegli sforzi volti in qualche modo ad abolire la morte.
Quella secolare ricerca dell’immortalità carnale è una bufala. Peter Medawar ha un libro intitolato The Uniqueness of the Individual , e nei primi due capitoli troverete tutto spiegato. Medawar sottolinea che se possedessimo già tutte le caratteristiche dell'immortalità corporea che si potrebbero desiderare, il nostro stato attuale cambierebbe molto poco. Come dice Medawar, tutti vorremmo crescere, quindi riusciamo a raggiungere qualcosa come i 20 anni, e poi non invecchiare mai più. Poi aggiunge: non vi sia morte naturale. Medawar racconta che a quel punto si preoccupò e andò a chiedere a tutti i suoi amici medici a Londra se avessero mai visto una persona morire di vecchiaia. Tutti noi viviamo con il concetto familiare di morte per vecchiaia, di morte naturale. Si è scoperto che nessuno dei medici che conosceva l'aveva mai osservato. Penso che se un medico scrivesse su un certificato di morte che la vecchiaia è la causa della morte, verrebbe espulso dal sindacato. C'è sempre qualche evento finale, qualche guasto di un organo, qualche ultimo attacco di polmonite, che mette fine a una vita. Nessuno muore di vecchiaia. Tuttavia, ha detto Medawar, nessuna morte naturale; e poi disse: "Diamo loro un premio di fecondità perpetua". Non importa quanto vivesse questa persona, sarebbe fertile come quando aveva vent'anni. Questo è tutto ciò che si potrebbe chiedere, non è vero?
Medawar sottolinea che con tutte queste condizioni soddisfatte, le nostre vite sarebbero cambiate molto poco, cioè se si continuasse a vivere vite umane nel modo in cui siamo abituati a viverle. Ogni volta che attraversi una strada rischi la vita; ci sono automobili, camion, treni e aerei; ci sono virus e batteri. Anche loro hanno bisogno di vivere, e continuerebbero a lavorare. Ci sono circuiti elettrici e tutti gli altri pericoli. Tutto quello che gli attuari assicurativi dovrebbero fare è restare lì per un po', e presto ti invieranno le nuove tariffe. Le cose sarebbero cambiate così poco, dice Medawar, che forse i nostri modelli di vecchiaia e morte stanno essenzialmente seguendo i modelli inevitabili, se fossimo, di fatto, immortali.
La cosa strana di tutto questo è che abbiamo già l’immortalità, ma nel posto sbagliato. Lo abbiamo nel plasma germinale; lo vogliamo nel soma, nel corpo. Ci siamo innamorati del corpo. Questa è quella cosa che ci guarda dallo specchio. Quello è il deposito di quella bella identità che continui a inseguire per tutta la vita. E per quanto riguarda quel plasma germinale potenzialmente immortale, dove si trova tra cento anni, mille anni, diecimila anni, difficilmente ci interessa.
Anch'io la pensavo così, ma non lo faccio più. Vedete, ogni creatura vivente oggi sulla terra rappresenta una linea ininterrotta di vita che risale al primo organismo primitivo apparso su questo pianeta; e questo significa circa tre miliardi di anni. Questa è davvero l'immortalità. Perché se quella linea della vita si fosse mai interrotta, come potremmo essere qui? Per tutto questo tempo, il nostro plasma germinale ha vissuto la vita di quelle creature unicellulari, i protozoi, riproducendosi per semplice divisione e occasionalmente attraversando il processo di singamia - la fusione di due cellule per formarne una - nell'atto della riproduzione sessuale. . Per tutto questo tempo, quel plasma germinale ha creato corpi e li ha abbandonati nell'atto di morire. Se il plasma germinale vuole nuotare nell'oceano, si fa pesce; se il plasma germinale vuole volare nell'aria, si fa uccello. Se vuole andare ad Harvard, si fa uomo. La cosa più strana di tutte è che il plasma germinale che portiamo dentro di noi ha fatto tutte queste cose. C'è stato un tempo, centinaia di milioni di anni fa, in cui si produceva il pesce. Poi, in un secondo momento, furono fabbricati gli anfibi, cose come le salamandre; e poi, ancora più tardi, produsse rettili. Poi ha creato i mammiferi e ora sta creando gli uomini. Se solo avessimo la moderazione e il buon senso di lasciarlo stare, il cielo sa cosa porterà nei secoli a venire.
Anch'io pensavo che la nostra immortalità fosse nel posto sbagliato, ma non lo penso più. Penso che sia nel posto giusto. Penso che questo sia l'unico tipo di immortalità che valga la pena avere - e ce l'abbiamo.
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danilacobain · 2 years ago
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Ossigeno - 2
2. Garden Flower 
Zlatan uscì dalla doccia e guadò Megan intenta ad asciugarsi i capelli in biancheria intima di pizzo nera davanti all'enorme specchio che occupava quasi tutta la parete dal lavabo in su. Era stupenda, mozzafiato. Ricordava ancora la prima volta che l'aveva vista, stava uscendo dall'appartamento di fronte al suo a Miami, con indosso un vestitino semi trasparente bianco e i capelli raccolti in uno chignon. Era rimasto imbambolato. E dopo qualche mese erano diventai la coppia più popolare d'America. Erano inseparabili e a letto facevano scintille. Megan era pazza di lui, si era trasferita a Barcellona e poi a Milano e tornava negli Stati Uniti solo per girare un film o partecipare a qualche programma. Ma, ultimamente Zlatan non provava più gli stessi sentimenti per lei. 
Megan era estremamente viziata e spesso si comportava male, molto male. Lui, dal canto suo, aveva sempre odiato i figli di papà. Non gli aveva mai regalato niente nessuno, tutto quello che aveva ora lo aveva guadagnato con le proprie forze e grazie al proprio talento. Non aveva mai avuto un bel carattere, le persone lo definivano arrogante e presuntuoso, e lui lo era, ma in campo. Fuori era una persona completamente diversa. Non digeriva affatto certi suoi comportamenti, più volte glielo aveva fatto notare e spesso avevano litigato fin quasi ad arrivare alle mani, ma d'altronde quello era il suo carattere e non poteva di certo cambiarlo. Due settimane prima, col cuore a pezzi, Zlatan aveva deciso di chiudere la storia. Megan però aveva avuto un crollo emotivo, gli aveva detto che non poteva vivere senza di lui e... lui l'aveva semplicemente stretta a sé e non aveva avuto più il coraggio di mandarla via. Si avvolse un asciugamano intorno alla vita e si avvicinò allo specchio per pettinarsi i capelli. Lei lasciò vagare lo sguardo su quel corpo da urlo e sospirò. Spense il fono e lo poggiò sul piano di marmo. ‹‹Amore, sei irresistibile.›› Zlatan le sorrise e l'attirò a sé per sbaciucchiarla un po'. Le accarezzò il sedere. ‹‹Vai a prepararti, altrimenti faremo tardi.›› Si scambiarono qualche altro bacio, poi lei scomparve nella camera da letto e lui continuò a prepararsi.
Due ore più tardi erano in centro a Milano, nel nuovo locale del suo amico, nonché compagno di squadra, Ignazio Abate. Aveva aperto un lounge bar, il Garden Flower, e quella sera c'era un party inaugurale al quale erano stati invitati molti vip e presunti tali, calciatori e amici. Zlatan prese posto su un divano di pelle grigio accanto ai suoi compagni e ordinò da bere. Fu proprio nel momento in cui portò il bicchiere alle labbra che la vide: la ragazza che lo aveva insultato in quella boutique in centro era appena entrata nel bar e stava salutando un po' di persone. Era proprio lei, non poteva sbagliarsi. ‹‹Chi è quella?›› chiese a Mark Van Bommel, seduto accanto a lui. Mark guardò nella sua stessa direzione ‹‹Amico, non ne ho la più pallida idea, però è uno schianto.›› E sì, Zlatan dovette ammettere a sé stesso che era favolosa. Indossava un vestito rosso fuoco che le arrivava fin sopra le ginocchia, senza spalline e molto aderente. I capelli biondi erano sciolti e leggermente mossi; stringeva una piccola pochette nera e ad un tratto i loro sguardi si intrecciarono. L'eloquenza del suo sguardo lo fece incazzare, continuò a guardarla fino a quando non fu lei per prima a spostare lo sguardo altrove. Però continuava ad avere quell'aria familiare... ‹‹Ma come, non l'avete riconosciuta?›› intervenne Rino ‹‹Quella è Sveva, la sorella di Ignazio.›› Ah. La sorella di Ignazio. Ecco dove l'aveva vista! Ogni volta che andava a casa di Ignazio si soffermava sempre a guardare le sue foto sparse per tutta la sala. E adesso? Come doveva comportarsi con lei? Qualcosa dentro di lui si agitò. Aveva sempre desiderato conoscere la sorella di Ignazio, lui la nominava di continuo e dalle foto ne era rimasto affascinato. Ora invece il pensiero di conoscerla non lo allettava più. Aveva paura che potesse cambiare l'opinione che si era fatto di lei, cambiarla in peggio. E non era sicuro di volerlo.
Sveva distolse lo sguardo da quegli occhi profondi che la stavano fissando e si recò al tavolo del buffet. Mise qualche rustico e qualche tartina in un piattino e prese un cocktail analcolico alla frutta, poi trovò un posticino vuoto vicino al bancone e si sedette. Poco dopo la raggiunse il fratello. ‹‹Sveva, finalmente sei arrivata.››
‹‹E' da un po' che sono qui, chiacchieravi con delle persone e non sono venuta a disturbarti.›› ‹‹Hai salutato i ragazzi?›› ‹‹Non ancora, stavo mangiando qualcosa.›› Ignazio le accarezzò un braccio ‹‹Non mi hai ancora detto com'è stato per te ritornare qui dopo tanto tempo.›› ‹‹È casa mia qui. Ci sei tu, ci sono mamma e papà, è sempre bello.›› ‹‹Sono felice di sentirtelo dire. Ora vieni a salutare Rino, Massimo e tutti gli altri.›› Sveva si alzò dallo sgabello e seguì il fratello fino all'angolo dove prima aveva visto Ibrahimovic e gli altri compagni. ‹‹Ehi ragazzi, guardate un po' chi è tornato? Conoscete tutti mia sorella, vero?›› ‹‹Ciao Sveva!›› Massimo Ambrosini si alzò e la strinse in un caloroso abbraccio. Lo stesso fecero i veterani del Milan, che la conoscevano piuttosto bene. ‹‹Io non la conosco›› disse Mark, alzandosi e porgendole la mano. ‹‹Io sono Mark, molto piacere›› ‹‹Sveva.›› Mark sfiorò con le labbra il dorso della mano e la lasciò andare controvoglia. In cambio però ricevette un bellissimo sorriso, genuino, fresco, abbagliante, e per un secondo anche Zlatan rimase incantato. ‹‹Zlatan!›› Ignazio guardò l'amico, ‹‹anche tu non conosci Sveva vero? Oddio, mi sembra così strano...›› ‹‹Già›› rispose lui. ‹‹E così tu sei la famosa Sveva. Ti immaginavo diversa›› si alzò controvoglia e le strinse la mano. Forte. Lei ricambiò la stretta senza batter ciglio e disse in tono tagliente ‹‹Posso dire la stessa cosa di te, Zlatan Ibrahimovic.›› Che i due non si piacessero era chiaro a tutti in quel momento. Ignazio capì che doveva essere successo qualcosa, ma non disse nulla. Gli altri ripresero a parlare tra loro. Zlatan le rivolse un sorriso forzato e si accomodò di nuovo al suo posto. Sveva si guardò intorno nel tentativo di trovare una valida scusa per allontanarsi da lì il prima possibile e, guardando verso l'entrata, scorse il suo migliore amico Christian. ‹‹Vogliate scusarmi›› disse rivolgendosi ai ragazzi ‹‹ho appena visto una persona, vado a salutarla. A dopo›› Si congedò e corse verso la porta. A pochi passi da lui si fermò. Christian. Quanto gli era mancato. Lui la vide e sorrise, le si avvicinò rapido. ‹‹Sveva..›› l'attirò a sé e la strinse forte, tenendo premute le labbra sulla sua guancia. ‹‹Chri...›› ‹‹Quando sei tornata?›› ‹‹Un paio di giorni fa.›› ‹‹E non mi hai chiamato, perché?›› ‹‹Volevo farti una sorpresa.›› Lui le accarezzò la guancia ‹‹Come stai?›› Christian era l'unico che sapeva cosa era accaduto a New York con Logan. A lui non poteva mentire, non ci riusciva. ‹‹Molto meglio.›› ‹‹Per quanto tempo rimani? Ho tanta voglia di stare un po' con te... non hai idea di quanto mi sei mancata. Anche Stefania e le piccole vorranno vederti.›› ‹‹Ehi, ma Stefania non è venuta?›› ‹‹No, era un po' stanca e ha preferito riposare.›› ‹‹Uno di questi giorni verrò a pranzo da voi.›› ‹‹Ci puoi scommettere! Allora quanto rimani?›› ‹‹Abbastanza perché ti stuferai di avermi tra le scatole.›› ‹‹Sciocca›› le scostò alcune ciocche di capelli dal volto e l'accarezzò di nuovo. Non riusciva a staccare gli occhi dal suo volto. La guardava e sorrideva, era veramente felice di averla lì. Si sedettero ad un tavolo e rimasero a chiacchierare per molto, molto tempo.
Zlatan li osservò incuriosito. Sembravano molto più che semplici amici. Il modo in cui il suo compagno di squadra la guardava... c'era amore nei suoi occhi, tanto amore. Cos'erano quei due, amanti?
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cerentari · 5 months ago
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L'uomo d'America di Carl Sandburg
Carl Sandburg è stato un poeta statunitense. Fu insignito di due Premi Pulitzer: uno per la poesia nel 1951 ed uno per la storia nel 1959. Nella sera c’è la sonata del tramontoche scende verso la città .C’è una marcia di piccole armatementre sfuma il rullo dei tamburiI grattacieli levano muri giganteschicontro i neri bastioni dell’ovest fiammeggiante.I grattacieli fissano i loro alfabeti…
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raffaellamilandri · 6 months ago
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Interviste con gli Autori : Francesco Spagna
Francesco Spagna presenta "Sulle orme della tradizione. Gli Indiani d'America e noi".
Francesco Spagna di parla di sè e della sua opera “Sulle orme della tradizione. Gli Indiani d’America e noi”. Il Prof. Francesco Spagna, docente di Antropologia Culturale alla Università di Padova, ci introduce al suo importante testo che fa un excursus sulle varie tematiche della storia e attualità dei Nativi Americani. La tradizione è il fil rouge che ci permette di far arrivare a noi oggi la…
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gregor-samsung · 6 months ago
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" Più degli americani, noi italiani e altri europei occidentali abbiamo davvero creduto nella fine della storia. Di esserne lo scopo: abbiamo immaginato l’Europa come lo spazio che per primo avrebbe superato lo Stato nazionale in vista di un utopico impero universale del diritto e della pace. Abbiamo salutato la caduta del Muro di Berlino, l’apertura della Cortina di ferro e il crollo del comunismo sovietico come l’annuncio del nuovo protagonismo europeo. Ruggito del topo, esemplificato dal celebre motto del ministro lussemburghese degli Esteri Jacques Poos, che allo scoppio della crisi jugoslava annunciava al mondo: “L’ora dell’Europa è scoccata”.* Non abbiamo capito che la Guerra fredda non era affatto paradigma negativo. Era l’unico equilibrio possibile per evitare la guerra calda che avrebbe distrutto l’Europa, sterminato noi europei e dilagato nel pianeta. Ancora una guerra mondiale nata nel nostro continente, ma per iniziativa di potenze esterne, essendo le interne debellate dalle due precedenti. Nella superiore disputa Usa-Cina-Russia gli europei non hanno voce, al massimo sussurrano a orecchi poco ricettivi. Esprimono interessi e valori diversi, appesantiti da secoli di dispute non solo filosofiche tra genti e culture fiere delle proprie storie e diffidenti delle altrui. "
*Cfr. F. Boidevaux, L’Europe gère les Balkans, “Relations Internationales”, n. 121, 2005/1.
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Lucio Caracciolo, La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa, Feltrinelli (collana Varia), novembre 2022. [Libro elettronico]
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Gaza, Israele: «Il ritorno degli ostaggi è più importante dell'operazione a Rafah»
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Gaza, Israele: «Il ritorno degli ostaggi è più importante dell'operazione a Rafah». Il ritorno degli ostaggi israeliani a casa è più importante dell'operazione militare a Rafah. Lo ha detto Benny Gantz, ministro del gabinetto di guerra, che ha sottolineato che «il governo non avrebbe diritto di esistere se i suoi membri impedissero un'intesa sugli ostaggi». “Entrare a Rafah - ha scritto Gantz su X - è importante nella nostra lunga campagna contro Hamas, ma il ritorno degli ostaggi catturati il 7 ottobre è di importanza più grande”. Un alto funzionario di Hamas ha detto che il gruppo darà domani in Egitto la sua risposta all'ultima controproposta di Israele per un cessate il fuoco a Gaza. «Una delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Hayya arriverà domani in Egitto e darà la risposta del movimento alla proposta israeliana durante un incontro con funzionari dell'intelligence egiziana», ha detto il funzionario che ha voluto restare anonimo. «Israele sta preparando un'operazione militare su larga scala nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza». Lo ha detto alla Tass Philippe Lazzarini, commissario generale dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) in un'intervista esclusiva. «La mia paura in questo momento è ciò che l'esercito israeliano intende fare, a prescindere dall'assistenza militare a Israele da parte degli Stati Uniti. Sembra che ci sia una preparazione per un possibile intervento militare su larga scala a Rafah», ha detto Lazzarini. Il presidente palestinese Abu Mazen ha dichiarato che solo gli Stati Uniti a questo punto possono fermare l'attacco israeliano a Rafah, che costituirebbe «il più grande disastro nella storia del popolo palestinese». «Ci appelliamo agli Stati Uniti d'America perché chiedano a Israele di fermare l'operazione a Rafah, perché l'America è l'unico Paese in grado di impedire a Israele di commettere questo crimine», ha proseguito Abu Mazen, che si trova a Riad, in Arabia Saudita, per il vertice del World Economic Forum (Wef).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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multiverseofseries · 29 days ago
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The Boys Stagione 2
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La prima stagione di The Boys ha catturato l'attenzione di tutti nel momento più opportuno: col cinema e la TV saturi di film o serie supereroistiche, ci voleva proprio una ventata d'aria fresca che rovesciasse gli stereotipi del genere, e la storia scritta da Garth Ennis per il suo omonimo fumetto, seppur edulcorata - il che è tutto dire! - per il piccolo schermo, ha funzionato benissimo. The Boys è "la serie che dovrebbe guardare chi non sopporta più i supereroi" e la seconda stagione lo conferma ancora di più. Magari lo fa con un po' meno convinzione, e sfiora pericolosamente il cliché, ma il solo fatto che farà discutere tantissimo anche i fan che si sono avvicinati a questo mondo strampalato, ma poi neanche tanto, significa che forse ha fatto centro.
Un inizio discutibile…
Inutile girarci intorno: moltissimi spettatori, occasionali ma anche fan nuovi e vecchi, hanno criticato fortemente le prime puntate della seconda stagione almomento dela sua uscita, e anche noi dobbiamo ammettere di essere rimasti un po' interdetti. The Boys 2 rimescola le carte dopo il finale della prima annata, ma si prende i suoi tempi, anche troppo, e per qualche ora sembra arrancare praticamente a vuoto, imbastendo le nuove storyline con una lentezza esasperante. Per chi era abituato al ritmo serrato e sconvolgente della stagione preceente, il cambio di rotta non è stato certo delicato, specialmente perché il focus si sposta soprattutto sui Super: nella prima stagione erano i villain insormontabili da incastrare a tutti i costi, ma nella seconda season gli equilibri di potere sono cambiati e gli sceneggiatori si sono trovati a barcamenarsi su più fronti, costretti a caratterizzare meglio personaggi che non potevano continuare a essere solo le parodie dei supereroi che abbiamo sempre amato.
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È così, quindi, che quando The Boys 2 affronta i loro drammi personali e temi delicati diventa difficile prenderla sul serio: lo fa con un'esagerazione e un'ironia subdole che ne diluiscono l'importanza, trasformando le scene più intime e riflessive in quelle che sembrano praticamente delle gag. Ma è proprio questo il punto, la critica che la serie sferra a una società talmente persa nell'esibizionismo, nel consumismo e nella monetizzazione che ogni sentimento diventa transitorio e superfluo. L'ambiguità del drama è voluto, ma è attraverso questi momenti che si sviluppa gran parte della storia di The Boys 2, ed è per questo motivo che essa perde credibilità in generale: un peccato per una serie che è iniziata proprio su questo presupposto, e cioè mostrarci come sarebbe veramente la nostra società se esistessero i supereroi. Niente palazzi scintillanti in cui gli eroi pensano solo a fare la cosa giusta, ma merchandising, pubblicità e monetizzazione continua da parte delle superpotenze commerciali.
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…e un finale eccellente
È a causa di questo paradosso nella narrativa che il momento della svolta, l'episodio 5, rimette tutto in carreggiata. A quel punto sembra proprio che lo showrunner Eric Kripke abbia scelto una volta per tutte in che direzione muoversi e per questa stagione si abbandonano le pretese di realismo per abbracciare una storyline più fantasiosa, integrando un sottile commento sociale, e non viceversa. Passino gli uomini più ricercati d'America che girano di qua e di là senza attirare l'attenzione, i laboratori segreti, le stragi in mondovisione: a muovere le fila, quest'anno, è Stormfront, che in un solo personaggio riassume tutto quello che non va negli Stati Uniti - e nel resto del mondo - in un 2020 che ci avrebbe dovuto rendere migliori di così. Stormfront, interpretata dalla brava Aya Cash, incarna le piaghe della società asservita ai meme su Internet, alla comunicazione di pancia, agli istinti primordiali, e non è un caso che sia la villain della stagione, l'insospettabile manipolatrice e l'origine di tutti i mali. È quella per cui il razzismo non esiste finché non pronunciamo la parola apertamente.
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Stormfront ruba un po' lo spazio a Patriota, ma lui resta al centro dei riflettori per tutta la stagione, anche se in modo diverso. Anthony Starr, non finiremo mai di ripeterlo, è semplicemente grandioso. La prima stagione ha cementificato l'idea agghiacciante di questo Superman psicolabile che domina ogni scena perché non sai mai cosa aspettarti. Starr modula le proprie espressioni in quello spazio inquietante tra la calma assoluta e l'impeto della follia che rende Patriota il supercattivo per eccellenza (sebbene sia proprio lui a voler usare questa parola a tutti i costi per definire i suoi avversari: i cattivi sono sempre gli altri). E nonostante ciò, The Boys 2 umanizza Patriota in modi impensabili, specialmente quando spalanca la finestra sulla sua ambigua voglia di paternità: è un sentimento distorto, corrotto, ma Starr - grazie anche a tutti i retroscena esplorati nella prima stagione - è un Patriota che un momento prima fa tenerezza, quello dopo fa paura.
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Diciamo che sono loro i grandi protagonisti di questa stagione, sebbene tutti si diano più o meno da fare e si ritaglino il giusto spazio. Persino Frenchie, che temevamo restasse una macchietta per troppi episodi, si riscatta in una serie di flashback, mentre ci è apparso un po' sacrificato il rapporto tra Hughie e Starlight, un "will-they-won't-they" abbastanza scontato che trova un'apparente risoluzione dopo qualche giro da teen drama di troppo. Stucchevole e inconcludente, invece, la sottotrama di Abisso che fa il verso al culto di Scientology, e ancora in sospeso lo sviluppo di personaggi come Kimiko, A-Train o Black Noir. Billy Butcher, un sempre più mefistofelico e convincente Karl Urban, è l'altra faccia della storia, ma anche lui per alcuni episodi resta abbastanza in disparte, salvo poi tornare all'attacco, più incattivito che mai, per il gran finale: la sua storyline sembrerebbe essere arrivata al capolinea, e siamo curiosi di capire come proseguirà ora che Butcher ha perso la motivazione che lo ha spinto oltre ogni limite fino ad ora.
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Insomma, questa seconda stagione di The Boys ha cominciato un po' zoppicando e sembrava aver perso la sua sorprendente scintilla, ma ha recuperato in fretta e si è conclusa con un season finale soddisfacente che chiude un cerchio e ne apre un altro. Ora starà allo showrunner e agli scrittori aggiustare il tiro e trovare un equilibrio migliore tra la critica sociale, la satira, il drama, la parodia e il fantasy supereroistico.
La serie si contraddistingue ancora per una recitazione sopra le righe, un'ottima fotografia e un budget più che discreto in termini di effetti speciali, anche se dobbiamo ammettere che l'ultimo episodio è arrivato al traguardo col fiato corto. La nostra impressione è che gli autori, avendo preso ormai le distanze dall'opera di Ennis, si siano persi temporaneamente per strada, e abbiano forzato la mano per ripristinare uno status quo molto simile a quello della prima stagione.
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pettirosso1959 · 9 months ago
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Giornata della memoria e FALSITA' ANTISTORICHE sulla STRAGE DEGLI INDIANI D'America (cultura che, tra l'altro, mi piace molto)
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Nativi del Nordamerica ed antiamericanismo moderno
Alcune precisazioni per sfatare, anche in modo che molti troveranno antipatico, parecchi luoghi comuni sul rapporto "pellerossa e visi pallidi".
(Fabio Bozzo)
Una delle leggende storiografiche maggiormente radicate è quella secondo cui i cosiddetti indiani dei territori che oggi compongono Stati Uniti e Canada, fino all'arrivo dei bianchi, vivessero felici in un Eden a contatto con la natura.
In nome dell'antiamericanismo la storiografia di sinistra ci ha sempre presentato i pellerossa come una sorta di hippies fricchettoni, mezzi nudi in nome dell'amore libero e perennemente "in botta" di droghe naturali. A sua volta la storiografia di estrema destra (altrettanto antiamericana di quella sinistroide) nobilita i pellerossa come fieri guerrieri un po' anarcoidi e sempre mezzi nudi, ma stavolta per mostrare muscoli e cicatrici (aggiungiamo che sul "machismo nudista" di parte dell'estrema destra ci sarebbe da approfondire qualche aspetto...).
Ovviamente si tratta di due immagini false e tendenziose, che tra l'altro non rendono giustizia alle popolazioni precolombiane del Nordamerica.
Visto che i lati positivi delle genti in questione sono stati esaltati a più non posso e mostrati ad nauseam da un cinema hollywoodiano agiografico ai limiti del ridicolo, cerchiamo di valutare onestamente anche gli elementi negativi. Per molti sarà un esercizio antipatico e fuori dagli schemi, ma proprio per questo da incastrare a buon diritto nelle caselle dell'obbiettività storica.
Partiamo dal presunto ecologismo dei pellerossa, contrapposto alle devastazioni dei cattivi uomini bianchi, tema su cui sinistra ed estrema destra hanno consumato fiumi di buon inchiostro e cattive parole. Per smontare questo argomento basti ricordare che le le Grandi Pianure americane divennero tali solo dopo l'arrivo dei precolombiani, prima erano enormi foreste boreali. Perché tale trasformazione? Perché gli antenati dei pellerossa attuarono per generazioni la cosiddetta agricoltura ad incendio: bruciare un tratto di foresta per renderlo fertile grazie alle ceneri, ricavarne un raccolto e poi...passare al tratto di foresta successivo. Il risultato di secoli di tale procedimento è che la parte centrale degli attuali USA si trasformò da rigogliosa foresta ad una steppa di tipo mongolo. Tale "agricoltura", del resto, è la stessa con la quale gli aborigeni hanno desertificato due terzi dell'Australia prima dell'arrivo dei bianchi.
Passiamo alla cosiddetta nobiltà guerriera dei nativi. Decenni di bugie ci hanno inculcato che, a fronte dei bianchi crudeli e traditori, gli indiani erano leali e rispettosi del nemico. Il colmo del ridicolo s'è raggiunto con la storia che lo scalpo sia stata una pratica che i nativi copiarono dagli spagnoli. Partiamo dal presupposto che la tortura era una pratica che i pellerossa applicavano a quasi tutti i prigionieri, così come lo stupro delle donne nemiche e la loro riduzione in schiavitù. Per citare solo un paio di esempi irochesi ed uroni spesso bastonavano a morte i prigionieri, mentre gli apache amavano cospargere i loro di pece e poi bruciarli vivi. I comanches invece solevano deturpare i visi delle donne che stupravano.
Spesso si detto che tali crudeltà avvennero dopo il contatto coi bianchi, i quali trasmisero parte della loro malvagità capitalista ai pellerossa. Peccato che nel 1978, presso Crow Creek, nell'attuale South Dakota, sia stato scoperto un sito archeologico assai curioso. In breve si tratta di una fossa comune cerimoniale dove circa 500 pellerossa arikara, per lo più donne e bambini, vennero torturati, scalpati, mutilati e fatti a pezzi. Gli studi (Willey P., 1982, Osteology of the Crow Creek Massacre) datano tale scempio al 1325 circa, 150 anni prima dello sbarco di Colombo e 400 anni prima che i bianchi arrivassero in quella regione. Per chi volesse approfondire consigliamo anche Richard J. Chacon (2007) "The Taking and Displaying of Human Body Parts as Trophies by Amerindians".
Passiamo ai morti. Per decenni ci hanno raccontato che i bianchi abbiano attuato uno sterminio scientifico dei pellerossa del Nordamerica. Falso. La maggior parte degli indiani periti tra il 1492 ed il 1890 morirono a causa di malattie alle quali non erano immuni, ma che spesso uccidevano anche i bianchi. Non fu un atto deliberato, fu semplicemente una tragedia umanitaria che la scienza dell'epoca non poteva prevedere né prevenire. Ancora non è chiaro perché le patologie del Vecchio Mondo fossero più virulente di quelle del Nuovo, fatto sta che colera, vaiolo e morbillo (tra le altre) provocarono un'ecatombe. Gli amerindi dal canto loro passarono agli europei la sifilide. Se per quest'ultima malattia nessuno ha il diritto di incolpare i precolombiani il discorso deve valere anche per gli europei nel senso inverso.
Per quanto riguarda le guerre che gli indiani sostennero contro i bianchi bisogna ricordare che intere tribù vennero sterminate da altri popoli pellerossa, i quali si inserirono nelle lotte tra europei. Del resto se i bianchi francesi ed inglesi, piuttosto che inglesi e coloni americani, si combatterono tra loro risultano logiche le divisioni anche tra i pellerossa. Da ricordare che l'istituzione delle riserve indiane da parte degli Stati Uniti venne concepita per assegnare un territorio alle tribù sconfitte, con l'obbiettivo di civilizzarle nel senso occidentale del termine. Le guerre tra indiani invece, come visto, si concludevano con lo sterminio e la tortura degli sconfitti.
Concludiamo con qualche numero, freddo ed apolitico. Limitandoci solo gli USA i più recenti studi (Snow, D. R.,1995, "Microchronology and Demographic Evidence Relating to the Size of Pre-Columbian North American Indian Populations" e Bruce E. Johansen, 2006, "The Native Peoples of North America. Rutgers University Press") stimano il numero dei pellerossa "statunitensi" prima del contatto coi bianchi a circa due milioni e centomila persone. Tale numero progressivamente crollò. Secondo il censimento federale USA del 1890 i pellerossa erano 248.000. Da allora il loro numero è continuamente aumentato grazie alle cure moderne, alla maggiore istruzione ed all'inserimento dei nativi nel sistema sociale occidentale. Insomma grazie alla civiltà. Il risultato è che il censimento del 2010 ha registrato 2 milioni e 932.248 indiani purosangue, a cui vanno aggiunti altri 2 milioni e 288.331 persone di sangue parzialmente pellerossa. In breve oggi ci sono più indiani di quanti non ce ne siano mai stati. Ciò dimostra che in Nordamerica non vi stato alcun genocidio dei popoli precolombiani da parte dei bianchi, che avrebbero potuto attuarlo, ma semplicemente (e giustamente) non hanno voluto.
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bergamorisvegliata · 10 months ago
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L'ANGOLO DI RITA
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L'Olocausto è stata una delle forme di Paranoia e Panico Sociale-Collettivo. Prima e dopo ce ne sono state altre, alcune ancora attive nel mondo.
Sono forme di:
- COERCIZIONE
- PREVARICAZIONE ATTRAVERSO L'USO DELLA VIOLENZA E DEL RICATTO
- SEGREGAZIONE ED ESCLUSIONE delle Persone DAI GRUPPI SE NON SI DISPONE DEGLI STATUS PER FARNE PARTE
Ne ricordo SOLO qualcuna:
- la persecuzione degli Indiani d'America
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- la persecuzione del popolo Africano (attiva)
- la persecuzione delle Donne ritenute "streghe"
- la persecuzione delle Donne in generale (attiva)
- la lotta contro le classi meno abbienti
- il disprezzo per i "terroni" e gli immigranti (attiva)
- la corsa alla prostituzione minorile (attiva)
- la corsa all'arruolamento dei Bambini-soldato (attiva)
- lo sfruttamento sul lavoro di minori e adulti
- la feroce propaganda contro gli etichettati "no-vax" durante il cov-19 
La lista potrebbe continuare.
La Paranoiagenesi (termine tecnico!),
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usato per descrivere come nascono i fenomeni sociali di massa come quelli elencati sopra nei quali la folla e le masse seguono leader dittatoriali-normativi contro gruppi di persone che fungono da "capro espiatorio" di tensioni interne ed esterne le società stesse, è ben trattata da diversi autori e testi in letteratura.
Ne hanno parlato Foucalt, Kernberg, Freud, ecc.
Ciò che desidero condividere con voi è che è poco utile commemorare, se non scegliamo di CAMBIARE e TRASFORMARE la Storia, davvero.
Se teniamo gli occhi chiusi.
Se in ogni nuova occasione, compiamo gli stessi errori.
Non serve una commemorazione.
Serve Silenzio.
... Mio nonno è stato in campo di concentramento.
Alla mia famiglia è stata consegnata la medaglia al suo valore "per il servizio alla patria".
Ma NON è stata la "patria" ad averlo salvato.
Si è salvato da solo.
La "gloria" che lo stato italiano ha riconosciuto a mio nonno, NON sta nel servizio militare che ha reso.
La Gloria sta nel fatto che, NONOSTANTE le atrocità che ha visto, ha CONSERVATO L'UMANITÀ e L'AMORE.
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E lo ha TRASMESSO.
Ed è questo che io, COMMEMORO.
È questo che io, Ricordo.
Buona Riflessione.
@pedagogistarita
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