#stile van gogh
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petalidiagapanto · 4 months ago
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«... ma resta sempre un'armonia calma e pura, una musica dentro»
(Vincent van Gogh)
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sectumsempraxz · 2 years ago
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Mona Lisa Smile (2003)
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horrorfilms1 · 2 years ago
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«She Killed in Ecstasy»(1971), Directed by Jesus Franco.
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lacythoughts · 2 months ago
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they're all in the living room at the stilinski-hale residence, derek's sitting on the couch with a book in his lap that he's basically forgotten all about because stiles and a 4 year old eli, who are sitting on the floor around the coffee table, are doing arts and crafts together.
and even though they have plastic toddler safe scissors, there's still a rule that only adults are able to use them. so anything eli needs to have cut, with a 'peeeas!' and 'tank you!', he hands it over to stiles.
this is the 6th time he's needed something cut in less than 15 minutes. their kid is going to be the next picasso.
stiles has his tongue hanging out, one elbow leaning on the table and the other elbow bent, sticking out in the air. he's paying some very serious attention trying to cut the complicated star shaped animal with a thin tail and a butt as round as a full moon that eli drew.
seriously, vincent van gogh.
but then a sharp snap, the scent of blood along with 'oh fuu-Dge sticks!' slices through the air.
eli giggles but derek's automatically on his feet and unfortunately that has eli getting serious pretty quick.
'its ok!!', stiles mumbles with his finger in his mouth, then the alpha's there gently taking it to look at the damage.
'it's just a little scratch!', he smiles at eli. the kid has dropped everything he was doing to come rub at stiles' arm and give him kisses wherever he can reach because that's what they do when they get boo-boos. 'der im ok, I swear.'
the cuts a good one but thankfully not too bad like stiles says. (after having eli the human would rather down play his injuries than admit to being in pain and worry their child. so nothing new really besides them having a child now.) all derek does is sigh in relief and pop the finger in his mouth.
which has eli giggling again. he knows the 'on what scale is tata hurt' drill. this one isn't the lowest but its still down there.
after derek has thoroughly made sure the cut is healed and cleaned he looks at eli and says, 'maybe we need to start keeping an eye on tata during arts and crafts, huh?'
'hey!'
and so very seriously, eli sighs, 'yeah, maybe.'
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thegianpieromennitipolis · 4 months ago
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
LO STILE DI UN 'VAN GOGH' SPENTO
Il soggetto della tela non è originale: "La ronda dei carcerati" (1890) è ripreso con pedissequa ri-presentazione da un'incisione di Gustave Doré, "Newgate: The Exercise Yard" che risaliva al 1872.
Dunque, un van Gogh inedito: tiene in esercizio il proprio talento artistico ma solo per la qualità tecnica.
Non è creativo.
Allora, quale giudizio si può attribuire a un'opera che manchi di espressione?
Nessuno.
Ma è davvero così?
Davvero questa tela si può considerare priva di valore perchè la scena è la riproposizione di un atto artistico già esistente e originale?
Se si trattasse di un testo scritto, riproporlo sarebbe un plagio privo di contenuto.
Ma per un dipinto l'affermazione non regge: esiste qualcosa che lo caratterizza e lo differenzia.
Si tratta dello "stile".
Una traccia indelebile, un solco: come nel caso dello "stilo", lo strumento utilizzato per scrivere sulle tavolette di cera nell'antichità.
Stile: termine che deriva, paradossalmente, dalla già richiamata similitudine con i segni grafici, la calligrafia, l'ortografia.
Lo stile non racconta ma desta un sentimento indecifrabile che attrae o respinge.
È dunque, riflettendo bene, un modo d'espressione pieno, che caratterizza, che definisce un'identità, che provoca un illusorio, intenso, frenetico moto alla ricerca di parole descrittive, difficili, talvolta impossibili da trovare: così come lo stile non racconta, allo stesso modo non si può narrare, non si può indicare fino in fondo nelle sue caratteristiche.
Ma c'è.
S'impone alla vista e provoca lo spalancarsi di un abisso: manca la parola, domina il silenzio.
Infine, si afferma un principio inatteso: l'arte è un apparire dell'insostenibile gravame costituito dalle immagini mentali di un essere umano.
Così, mentre la penna tenta una descrizione, il pennello scorre attingendo a flussi caotici incessanti di sguardi interrotti.
Fino a quando la penna, esausta, si arresta mentre la mano del pittore rimane viva nel desiderio di lasciare sulla riva quel mare di figure e di scenari per abbandonarsi alla purezza di un'intonazione muta capace di rifondare l'atto creativo esclusivamente nello stile, inimitabile e per questo originale e a suo modo immutabile.
Ecco la ragione per la quale si ammira un'opera come questa di van Gogh: non si viene attratti dal contenuto ma solo dal riconoscere la mano dell'artista.
Forse, il complimento migliore che si possa attribuire a un'anima creativa.
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fashionbooksmilano · 1 month ago
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Hiroshige
Il maestro della natura
Giancarlo Calza
Skira, Milano 2009, 295 pagine, 203 b/n ill., 244 ill. col, 24x28cm, paperback, ISBN 97888572016-1
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
Hiroshige (1797-1858), celebre maestro giapponese della natura e del paesaggio è universalmente considerato uno dei massimi esponenti dell'arte del Mondo Fluttuante (ukiyoe) che tra gli inizi del Seicento e la fine dell'Ottocento meglio espresse i gusti e lo stile della società giapponese proto-moderna delle grandi città, delle classi mercantile e imprenditoriale e della borghesia in genere. La ricchezza cromatica nelle opere di Hiroshige, l'architettura delle sue immagini, l'intensa partecipazione della natura e la capacità di trasmetterne il sentimento lo resero uno degli artisti più apprezzati dagli impressionisti e dai postimpressionisti, soprattutto da Van Gogh, Monet e Whistler, e nell'ambito dell'Art Nouveau, nonché da Frank Lloyd Wright, che del maestro realizzò la prima esposizione in assoluto.
24/11/24
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schizografia · 9 days ago
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Il volto umano è una forza vuota, un campo di morte.
La vecchia rivendicazione rivoluzionaria di una forma che non ha mai corrisposto al suo corpo, che era nato per essere altra cosa dal corpo.
È perciò assurdo rimproverare di essere accademico a un pittore che si ostina tuttora a riprodurre i tratti del volto umano così come sono; perché così come sono essi non hanno ancora trovato la forma che indicano e designano; e sono ben altro che semplici schizzi, ma dal mattino alla sera, e nel mezzo di diecimila sogni, pestano come nel crogiolo di una palpitazione passionale mai stanca.
Ciò significa che il volto umano non ha ancora trovato la sua faccia e che sta al pittore procurargliela.
Ma questo significa che la faccia umana così com’è la si cerca ancora con due occhi, un naso, una bocca e le due cavità auricolari che corrispondono ai buchi delle orbite come le quattro aperture della tomba della morte prossima.
Il volto umano porta in effetti una specie di morte perpetua sul suo volto che sta proprio al pittore salvarlo restituendogli i suoi propri tratti.
Dopo mille e mille anni infatti che il volto umano parla e respira si ha ancora come l’impressione che non abbia ancora cominciato a dire quello che è e quello che sa.
E io non conosco un pittore nella storia dell’arte, da Holbein a Ingres, che, questo volto d’uomo, sia riuscito a farlo parlare. I ritratti di Holbein o di Ingres sono muri spessi, che non spiegano niente dell’antica architettura mortale che s’inarca sotto gli archi di volta delle palpebre, o s’incastra nel tunnel cilindrico delle due cavità murali delle orecchie.
Soltanto van Gogh ha saputo trarre da una testa umana un ritratto che sia il detonatore esplosivo del battito di un cuore scoppiato.
Il suo.
La testa di van Gogh con il cappello floscio rende nulli e inesistenti tutti i tentativi di pitture astratte che potranno essere fatte dopo di lui, sino alla fine delle eternità.
Perché quel volto di macellaio avido, scagliato come un colpo di cannone sulla superficie più estrema della tela,
e che all’improvviso si vede fermato
da un occhio vuoto,
e rivoltato verso l’interno,
esaurisce completamente tutti i segreti più ingannevoli del mondo astratto di cui la pittura non figurativa può compiacersi,
è per questo che nei ritratti che ho disegnato
ho evitato prima di tutto di dimenticare il naso, la bocca, gli occhi, le orecchie o i capelli, ma ho cercato di far dire al volto che mi parlava
il segreto di una vecchia storia umana che è passata come morta nelle teste di Ingres o di Holbein.
A volte ho fatto venire, accanto alle teste umane, oggetti, alberi o animali perché non sono ancora sicuro dei limiti ai quali il corpo dell’io umano può fermarsi.
Del resto ho rotto definitivamente con l’arte, lo stile o il talento in tutti i disegni che si vedranno qui. Voglio dire, peggio per chi li considererebbe opere d’arte, opere di simulazione estetica della realtà.
Nessuno di essi è propriamente un’opera.
Sono tutti abbozzi, cioè colpi di sonda o di spatola dati in tutte le direzioni dal caso, dalla possibilità, dalla fortuna o dal destino.
Non ho cercato di curarvi i miei tratti o i miei effetti,
ma di manifestarvi delle specie di verità lineari evidenti che valgono tanto per le parole, le frasi scritte, quanto per il grafismo e la prospettiva dei tratti.
È per questo che numerosi disegni sono mescolanze di poesie e di ritratti, di interiezioni scritte e di evocazioni plastiche di elementi, di materiali, di personaggi, di uomini o di animali.
È così che bisogna accogliere questi disegni nella barbarie e nel disordine del loro grafismo «che non si è mai preoccupato dell’arte» ma della sincerità e della spontaneità del tratto.
Antonin Artaud, Quaderno 316, giugno - agosto 1947
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vecchiorovere · 3 months ago
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La Notte stellata sul Rodanoè un dipinto realizzato da Vincent van Gogh nel 1888 durante il suo soggiorno ad Arles nel sud della Francia. La tela raffigura una veduta notturna del fiume Rodano e del cielo stellato. Con i suoi colori intensi l’opera è considerata un esempio dello stile Espressionista di Van Gogh e uno dei suoi lavori più famosi e iconici.
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chez-mimich · 1 year ago
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ASTEROID CITY
Wes Anderson è diventato pazzo e “Asteroid City” ne è la prova. Però anche Vincent Van Gogh era pazzo, eppure… Cominciamo dall’inizio, visto che nel film i piani temporali sono già volutamente mescolati. “Asteroid City” è una pièce teatrale scritta da Bryan Carston e trasposta da Adrien Brody, per la televisione americana, negli anni Cinquanta. E Wes Anderson decide di mantenere i due piani narrativi e di aggiungerne un terzo, quello del cinema. Asteroid City è una località nel deserto del Nevada, nata intorno ad un cratere formatosi per l’impatto avvenuto anni prima di un asteroide. In quel luogo remoto si dànno convegno, per un premio, un gruppo di geni in erba della ricerca scientifica e tecnologica, detti Junior Stargazer, oltre ad una serie di strambi personaggi, come un nonno in ansia per la nipotina, una attrice egocentrica e paranoica, una scienziata pazzoide ed autodistruttiva, un alieno sceso a recuperare un frammento dell’asteroide che aveva fatto della località nel deserto un centro di attrazione. L’arrivo dell’extraterrestre però fa scattare una quarantena precauzionale, nella quale le storie dei malcapitati protagonisti si intrecciano e si complicano. Ma è ovvio che, per quanto la trama e soprattutto l’ordito della storia siano piuttosto originali, non è certo per questo che il film di Wes Anderson resterà negli annali della storia del cinema. Questo è un film dove a raccontare i fatti sono soprattutto la luce e il colore. La luce spietata del deserto del Nevada e il color-Barbie sembrano ormai la cifra stilistica degli schermi cinematografici degli ultimi mesi e, soprattutto, si adattano magnificamente a raccontare un America senza chiaroscuro, dove un sordo manicheismo assegnava ad ogni personaggio la sua casella che poteva trovarsi nel campo dei buoni o dei cattivi. Tutto si svolge come in un enorme cartellone pubblicitario della “Amrican Way of life” e tutto avviene sempre alla luce di un sole implacabile e finto che rende il film simile ad un cartone animato. È un film costruito sul vuoto del deserto, riempito dal vuoto interiore dei personaggi che sono a loro volta vuoti o meglio “svuotati” di sentimenti e psicologie e modellati sui cliché televisivi americani degli anni Cinquanta. La storia sembra debba essere raccontata come ci si aspetta che il pubblico di una trasmissione televisiva degli anni Cinquanta voglia vederla rappresentata. Il film di Wes Anderson, contrariamente a quanto affermato da qualche critico, non è affatto un film “calligrafico”, anche se si sa essere quello lo stile del raccontare per immagini del regista-hypster per eccellenza del cinema statunitense. Questa volta però c’è di più, “Asteroid City” è un film sottilmente morale che mette alla berlina una certa America edulcorata, ingenua e, come già accennato, lo fa su un triplo registro narrativo, quello della rappresentazione dell'opera teatrale, quello della trasmissione radiofonica che si occupa del fatto e quello della vicenda stessa, nel momento del suo svolgimento cinematografico. Il cast, visto l’argomento, non poteva che essere “stellare”, da Tom Hanks a Scarlett Johansson, da Willem Dafoe a Tilde Swinton. Si sa però che Wes Anderson fa parte di quella categoria di registi che si ama o si odia. Per chi lo ama, come chi vi scrive, "Asteroid City" è certamente il miglior film del regista, almeno fino ad oggi. Chi lo odia doveva smettere di leggere prima…
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strigeart · 2 years ago
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No, you can't skip the basis since you have a manga stile, you still need to know anatomy, prospective, gesture, and light theory (at least ), you need to learn to draw everything, not just what is trendy on social media. It's quite difficult someone will hire you for do only a thing. To take a short cut is legit. Even the great master of Rinascimento used them. You have to learn that clients will ask for modifications, so you should send them the work for approbation for every step: you did the sketch (better more than one) You ask the client if they like it. Lineart? Sent it to the client and expect to have to change something. Flat Colour? Same as before and so on. Even Botticelli had to follow his patron indications. Caravaggio was not a mistreated artist that his clients refused to pay, but a moron who demanded to be paid for something different from what the client asked him. Forget all the romantic things you learned: no, there was not poor artist, because make art was a very expensive thing. Art supplies always cost a lot. No, Michelangelo wasn't a genius because he was able to paint and sculpt since a young age: you will be able too if that was the only thing you had been trained since childhood. You don’t have to suffer to make art. This is an idea born in romantic literature. Van Gogh wasn't depressed because his art wasn't appreciated. He had a medical condition for what he received cures several times. He was from a wealthy family, as all the artists of his time. He didn't die in poverty, his brother provided for him, always, money was not a problem. He died because he had a mental hillness. Consider what you do as a work, because this is what it is! A work that needs long years of study and practise. An artist is a very specialised worker, and what they do have to be valued as much.
may you make art long enough to realize all the advice you learned online as a tween is made up bullshit
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guida-ai · 1 year ago
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petalidiagapanto · 4 months ago
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«Ci terreno semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care»
(Dino Buzzati)
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nessuncontrario · 2 years ago
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Campagna assolata con UFO nello stile di Van Gogh secondo l'I. A.
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horrorfilms1 · 2 years ago
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How does the neural network see my hobby?
When I introduced the main thing from my hobby or verbal pieces:
«Horrorfilms 1. Instagram: horr.orrfilms1. What's your first favorite horror movie?
t.me/HorrorFilms1»
Style: artwork, realistic, no stile, Dream, Pinsil Sketch, Melancholic, Gothic, Epic, Van Gogh, Fantasy, Painting, Botticelli, Woman in Art, Hightch Fantasy
The most important thing is that if every time you enter your hobby or related to your occupation, you will find that this neural network reproduces in a new way. And finally, the most juice of the application, the first option is the best!
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skywitchmaja · 2 years ago
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tyyy @nothingbutsunflowers for the tag!
favorite color: everything in the lavender-periwinkle-aqua-mint range
song stuck in my head right now: what’s that cooking on the griddle? 👩🏻‍🍳 whipped up and beaten? 🥣 it’s eggs! 🥚 (it’s eggs! 🥚 woo!🕺🏾) throw some fixings in the middle 🥓 so good for eating 🍽 it’s eggs! 🍳 (it’s eggs! 🍳 woo! 💃🏼)
last song i listened to: anji by simon and garfunkel
three favorite foods: uhhh uhhh salmon, bagels, crushed red pepper flakes
last thing i googled: the website for this bar in town so i could buy tickets to this music thing on friday
dream trip: new york city baby!!! i’ve never been and it breaks my heart i want to get a proper bagel i want to make friends with a rat i want to hop over a subway stile i want to get scalped for last minute broadway tickets i want to see a terrible stand up routine in a vegan coffee shop i want to see the met and the moma and the natural history museum and the guggenheim and the whitney and the tenement museum. i’d also want to do a european tour and see the louvre and the van gogh museum and the monet gardens and all that but i’m getting ahead of myself
tagging: uh @milfygerard @lesbianlizzybennet @stllbejeweled @swanqueensalad and that’s all for now i don’t want to go too crazy but if you see this and you want to do it!! do it!!!
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artesplorando · 2 years ago
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Vincent van Gogh | pesca in Primavera, 1887 Van Gogh coglie con il suo inconfondibile stile dalla pennellata scomposta in tanti segni, un momento di pesca sulla riva di un fiume. Gli alberi hanno il verde fresco della primavera.
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