#spregiudicato
Explore tagged Tumblr posts
primepaginequotidiani · 12 days ago
Photo
Tumblr media
PRIMA PAGINA Identita di Oggi giovedì, 30 gennaio 2025
0 notes
abr · 1 month ago
Text
Le opposizioni non hanno potuto che fare i complimenti al governo (per la gestione di successo del caso Sala, ndr), ma internamente un brivido di freddo terrore ha pervaso chi si augurava e si augura di poter scalzare la Meloni. Sarebbero in grado di fare come lei?
Senza la visita a Mar-a-Lago, senza uno spregiudicato utilizzo delle buone relazioni con l’amministrazione Biden, senza bypassare i poteri formali dei singoli servizi segreti interni (provocando le dimissioni del vertice, vittima collaterale poco rimpianta, in altri tempi sarebbe stato un terremoto, ndr), molto probabilmente Cecilia Sala sarebbe ancora imprigionata in Iran.
Non sarà più sufficiente, alle opposizioni, invocare l’origine del consenso dell’attuale maggioranza (i "Deplorabili", i "fascisti") per dimostrarne l’inadeguatezza. Sarà più che mai necessario mostrarsi più che adeguati e capaci rispetto alla prova che la Meloni ha dato di sé. (L)a politica italiana oggi, finalmente, si riscopre (...) matura e spregiudicata, uscendo da un’immaturità autoreferenziale della quale l’attuale contesto geopolitico (non avrebbe alcuna pietà).
P.Torricella via https://www.ilsussidiario.net/news/cecilia-sala-libera-meloni-e-governo-la-svolta-necessaria-per-rimediare-allerrore-del-dis/2788524/
In sintesi: siamo in un'era caratterizzata non più da una comune volontà di trovare equilibri e rispetto reciproco, ma da meri rapporti di forza a tutti i livelli, dagli stati alle piazze ai quartieri, in cui ci si può difendere solo avendo la fredda determinazione di farsi rispettare "alla israeliana" e/o di avere sufficienti monete da scambiare. Coi nemici e anche con gli amici. Gli americani infatti hanno usato i nostri servizi per bloccare un soggetto pericoloso e gli iraniani ci hanno ripagato bloccando, senza alcun motivo appena giustificabile, una persona esposta da utilizzare come pedina di scambio.
In questa situazione l’unica soluzione era agire non in modo velleitario unilaterale "alla Sigonella", se no le si incassa doppie ma sfruttando le leve a disposizione, senza perdersi in chiacchiere, in modo intelligente e deciso. Così dovremmo fare in futuro, per avere un ruolo che ci consenta di essere proattivi nella gestione degli affari internazionali.
13 notes · View notes
monsieur-vega · 9 months ago
Text
Un Dominante non ha scelta, deve essere Uomo; spietato nel chiedere, asociale nel condividere, sadico nell'imporre, spregiudicato nei modi, irruente nei gesti... Perchè Lui deve saperti fare sentire Sua, la Sua putt@na, la Sua proprietà... la Sua in tutto ! 👑
- M.Vèga
Tumblr media
13 notes · View notes
elizabethwill · 7 months ago
Text
Lasciamo scegliere Elizabeth: risposta alle obiezioni più frequenti di chi tifa per la coppia Jack-Elizabeth (J/E)
Premessa: se pensi che Jack Sparrow sia il miglior partner per Elizabeth Swann e sei particolarmente sensibile alle critiche rivolte alla tua coppia ideale, anche se argomentate, ti sconsiglio di leggere questo post. Non offendo le persone né giudico i loro gusti e non m’interessa prendere parte alle “guerre tra fan”; inoltre, mi ritengo capace di esprimere la mia opinione in maniera civile e rispettosa. Tuttavia, so anche quanto possa diventare suscettibile e “protettiva” la gente nei confronti del proprio personaggio preferito e delle proprie coppie del cuore. 🙂
In sintesi: no agli insulti gratuiti, sì alle critiche costruttive. Se la vedi così anche tu, allora leggi pure il resto del post, indipendentemente da ciò che pensi della coppia J/E. Se, invece, tendi a evitare qualsiasi tipo di critica alle tue coppie del cuore, ti suggerisco di fermarti qui e non proseguire la lettura. Fan avvisato, mezzo salvato! ����
Post molto lungo ⚠️ 🚧
Parte 1: La libertà di Elizabeth e la libertà di Jack
Uno degli aspetti essenziali del personaggio di Elizabeth Swann è il suo desiderio di libertà. Sin dal primo film di “Pirati dei Caraibi”, Elizabeth ci viene presentata come una giovane donna intraprendente, audace e volitiva: protesta con il Commodoro perché lui arresta Jack Sparrow; si appella al Parlay per negoziare con Barbossa, nel tentativo di proteggere l’intera città di Port Royal; brucia il rum per richiamare l’attenzione della Marina Britannica, affinché recuperi lei e Jack intrappolati sull’isola; fugge dalla Dauntless per andare a combattere nella grotta dell’Isla de Muerta. Insomma, Elizabeth pensa con la propria testa e agisce di conseguenza, mettendo anche in discussione le convenzioni sociali e il decoro.
Tumblr media Tumblr media
Nel secondo episodio della saga assistiamo a una sorta di suo “flirt” con Jack Sparrow, il quale, nel corso del film, dimostra di essersi quantomeno invaghito di lei, se non addirittura innamorato. I due hanno una conversazione interessante, che mette a nudo una debolezza di Elizabeth (gli impulsi egoistici). In un certo senso, si riconoscono simili e ammettono di avere delle affinità, mentre un’innegabile tensione sessuale aleggia fra loro. Da qui l’attrazione di Elizabeth nei confronti di lui (forse rafforzata dall’entusiasmo che una giovane attrice deve aver provato recitando al fianco di Johnny Depp, all’epoca considerato un mito e non ancora gravato dal peso degli scandali che l’hanno colpito negli anni recenti).
Il personaggio di Jack incarna la libertà del tipo più assoluto, che non conosce regole, schemi o confini. Come Elizabeth, anche lui agisce sempre di testa propria, ma è ancor più spregiudicato: mente, manipola le persone per i propri scopi personali, cerca di rigirare ogni situazione a proprio vantaggio. È una sorta di prestigiatore che trasforma la vita in un trucco e può contare su una lingua svelta, una mente acuta e un sorriso carismatico. Cosa potrebbe fare Elizabeth, che fin dall’inizio ha una visione “romanticizzata” dei pirati, se non scoprirsi attratta da lui?
Ora, che tale attrazione non sia sfociata in amore è, a mio avviso, palese: Elizabeth non è mai stata innamorata di Jack. Essere affascinati da qualcuno e provare desiderio sessuale nei suoi confronti non equivale ad amarlo. Non c’è dubbio, tuttavia, che fra i due si fosse stabilita una certa complicità che invitava il pubblico a riflettere sul loro rapporto.
Tumblr media Tumblr media
L’argomentazione preferita dei sostenitori di quest’ipotetica coppia (dico “ipotetica�� perché i personaggi non si sono mai messi insieme e ciò va riconosciuto per ragioni di onestà intellettuale) sembra essere la seguente: Jack è un pirata e un uomo libero, Elizabeth desidera la libertà e l’avventura, perciò stando con lui potrebbe avere e fare tutto ciò che vuole, lontano dalle costrizioni della società. Talvolta, nel tentativo di portare avanti questa tesi, si menziona la scena del primo film in cui Jack salva Elizabeth dall’annegamento, strappandole il corsetto per impedirle di soffocare; il corsetto rappresenta le convenzioni sociali che limitano la libertà di lei, e Jack viene considerato l’unico uomo in grado di offrirle una via di fuga da esse.
In tale ottica, Jack viene inquadrato come portatore di libertà, mentre Will Turner – l’amico e amore d’infanzia, il giovane che a lungo ha detestato i pirati – diventa l’emblema del conformismo che manterrebbe Elizabeth legata alle restrizioni della società, spingendola ad accettare il ruolo di moglie e madre tradizionale. Inoltre, è un dato di fatto che alcuni tra i più fieri sostenitori della coppia J/E vedono la relazione fra Will ed Elizabeth come una “favoletta” irrealistica, la cui unica ragione d’esistere risiederebbe nell’abitudine della Disney di proporre coppie e lieti fini inverosimili. Secondo queste persone, far finire insieme Elizabeth e Jack sarebbe stata la soluzione più credibile, auspicabile e coerente con i caratteri dei personaggi.
Tumblr media Tumblr media
A ciascuno le sue convinzioni: personalmente non credo affatto che Elizabeth sarebbe stata meglio con Jack che con Will. Soprattutto, però, non ho mai creduto, nemmeno per un istante, che il tipo di libertà che Jack avrebbe potuto offrirle fosse ciò che lei desiderava veramente, nel profondo.
Quella di Jack è una libertà che non ammette relazioni stabili e durature, né assunzioni di responsabilità. È la libertà a cui potrebbe anelare un ragazzino, una sorta di eterno Peter Pan che rifugge dagli impegni e dai sacrifici. È la libertà di chi è capace di perseverare per sé stesso e non per amore degli altri.
Elizabeth, che persevera nel suo amore per Will quando ancora lui non si è dichiarato e non c’è garanzia che, un giorno, loro due possano stare insieme – anzi, è molto più probabile che non possano perché sono di classi sociali diverse; Elizabeth, che per salvare la vita di Will accetta la proposta di matrimonio di un uomo che non ama – un brav’uomo, certo, ma pur sempre uno di cui non è innamorata; Elizabeth, che per un anno intero, dopo che suo padre ha dato la propria benedizione a lei e a Will, ha modo di riflettere sulle difficoltà che le causerebbe sposarsi con qualcuno privo di ricchezze e di titoli nobiliari, ed è comunque decisa a sposarlo; Elizabeth, che dà Jack in pasto al Kraken perché sa che, sacrificando il Capitano, potrà salvare il resto della ciurma, ma poi si sente in colpa per quel gesto estremo; Elizabeth, che nella cella dell’Olandese comprende il desiderio di Will di aiutare il padre e capisce il peso che lui porta sulle spalle; Elizabeth, che nel ruolo di Re dei Pirati parla di sudore, forza e coraggio, lasciando chiaramente intendere che non c’è libertà più grande di quella che viene difesa combattendo, anche a prezzo della vita, e trova il suo primo alleato proprio in Will; Elizabeth, la cui gioia nel pronunciare il suo “sì” durante il matrimonio rocambolesco (ma romanticissimo!) sulla Perla Nera è quasi palpabile… Davvero il destino di questa donna, mi chiedo, è stare con qualcuno che la cosa che sa fare meglio – a parte servirsi della propria intelligenza e capacità di portare gli altri dove vuole lui – è scappare?  
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Con questo non intendo sminuire Jack, che in più di un’occasione si dimostra capace di atti di coraggio e di altruismo non indifferenti. Sia Will che la stessa Elizabeth lo definiscono “un brav’uomo” – e penso che abbiano ragione. Ciò non toglie che la vita di Jack sia paragonabile a un continuo girovagare senza una meta precisa, con i desideri e gli impulsi momentanei come principale guida (non per niente la sua bussola cambia direzione proprio in base ai desideri!). Sinceramente credo che Elizabeth meriti qualcosa di diverso: la possibilità, oltre che di viaggiare per mare, di avere una casa, un saldo approdo a terra. La possibilità di uscire dai rigidi confini del ruolo di figlia del Governatore senza finire col condurre una vita randagia, che include giusto qualche sosta occasionale a Tortuga e in altri posti simili. La possibilità di trovare una sua via per costruirsi un futuro, senza rischiare di vivere all’ombra di un Capitano tanto affascinante e carismatico quanto in balìa del vento dei propri desideri. Perché mai Elizabeth dovrebbe seguire lui e stare con lui, quando nel corso del terzo film ottiene una sua nave e un suo equipaggio?
Alla fine della storia, Elizabeth non ha bisogno della libertà che potrebbe offrirle Jack. È già una donna libera – e lo è soprattutto grazie alle proprie scelte, in relazione alle quali si comporterà di conseguenza, senza sottrarsi agli impegni e alle responsabilità. Ha scelto di opporsi alla Compagnia delle Indie Orientali e di combattere contro Beckett? Dovrà guardarsi le spalle e tenersi preparata ad affrontare eventuali rappresaglie. Ha scelto di sposare Will? Lo aspetterà e custodirà il suo cuore. Non è una prigioniera, è una donna adulta che ha preso delle decisioni consapevoli. Nei dieci anni che separano la partenza di Will dal suo ritorno potrà andare dove riterrà più sicuro, per mare o per terra, e avrà tutto il tempo di costruirsi una vita, una casa e una nuova routine. Nessuno le sta chiedendo di confinarsi su un’isola… tanto meno l’uomo che ha sposato.
Tumblr media Tumblr media
Fine Parte 1 🚧 [continua…]
Immagini tratte da: buffysummers, Sparrabeth Dead Mans Chest GIF Tenor, mylovewithdamon, G Lee Pinterest, rikrgif, ceeyoutea, lady-arryn, Google Immagini.
6 notes · View notes
bicheco · 8 months ago
Text
La prima volta che vidi un porno tedesco, non riuscì a capacitarmi di come quel popolo così coraggioso e spregiudicato avesse potuto perdere due guerre mondiali.
Paolo Egidio Galosi - "Memorie di uno smemorato"
4 notes · View notes
curiositasmundi · 6 months ago
Text
Apparentemente l’Occidente, nella fase finale del suo incontenibile declino, è vittima delle sue schegge impazzite, i due Frankenstein pazzi furiosi che ha armato e continua ad armare fino ai denti e che ogni giorno che passa, anche per salvaguardare i propri tristissimi destini personali, spingono un po’ più il pianeta verso l’abisso della guerra globale necessariamente combattuta colle testate nucleari.
Mi riferisco ovviamente al criminale genocida Netanyahu che fa ogni giorno centinaia di vittime civili, soprattutto bambini, allontanando ogni prospettiva di pace, perché come ben sanno lui e i suoi compari più o meno fascisti al governo di Israele, la vera pace stabile e giusta può basarsi solo sul ritiro delle truppe di occupazione dai Territori palestinesi di Gaza e della Cisgiordania.Inquietano certe chat sioniste in cui si discetta allegramente sulla possibilità di liquidare ì palestinesi e i loro amici anche sul territorio italiano senza considerare le aggressioni già avvenute, come quella su danni di Chef Rubio. Tutto ciò nell’apparente inerzia di polizia e magistratura che è chiaramente inaccettabile.
L’altra mosca cocchiera che, come un virus malefico, sembrerebbe aver preso il controllo dei gangli nervosi dell’Occidente, risponde invece al nome di Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino che sta giocando a poker col futuro dell’umanità e che ha scatenato la folle e suicida offensiva contro Kursk, nel chiaro intento, come rivelato dal Washington Post, di bloccare la ripresa dei negoziati di pace, dato che anche in questo caso l’unica pace possibile e giusta è quella basata sul riconoscimento degli interessi di sicurezza della Russia, che comportano la neutralità permanente dell’Ucraina e del diritto all’autodeterminazione dei popoli del Donbass e della Crimea.
Occorre tuttavia constatare come la resistibile ascesa di queste schegge impazzite �� chiaramente connessa a quella di forze ben più potenti e significative che stanno affiorando dal ventre putrido dell’Occidente. Si tratta delle lobby finanziarie che non hanno mai avuto di mira obiettivi diversi da quello dell’ accumulazione del proprio capitale che, in perfetta coerenza colle previsioni scientifiche formulate oltre centocinquanta anni fa da Karl Marx, perseguono in tutti i modi e ad ogni costo, fosse pure quello della fine miseranda del pianeta e dell’umanità.
[...]
E qui è il caso di introdurre un terzo apocalittico personaggio, che risponde al nome di Elon Musk, e che, approfittando delle sue immense risorse, ha deciso di scatenare una nuova offensiva neoliberista estrema contro gli Stati in quanto tali. Questo signore è stato la punta di lancia dell’offensiva contro il popolo venezolano e Nicolas Maduro, come denuncia il presidente stesso, dato che in Venezuela si trovano le principali risorse petrolifere del pianeta. Ma Musk non ha disdegnato nemmeno di attaccare un leader moderato e profondamente insoddisfacente per gli interessi popolari come il laburista inglese Keith Starmer, fomentando l’ignobile campagna d’odio della destra razzista che ha approfittato dell’uccisione di tre bambine da parte di uno squilibrato per attaccare i migranti in tutta la Gran Bretagna. Infine il miliardario è strategicamente ostile alla Cina che, grazie alla superiorità del suo sistema economico, politico e sociale, sta minando le sue posizioni nel settore dell’automotive elettrico.Oggi Musk è abbastanza furbo e spregiudicato da fare l’occhietto a Putin ma si candida a leader mondiale della destra feroce dei Trump, dei Milei, dei Bolsonaro e sicuramente si incontrerà colle schegge impazzite dei cui sopra in in comune sforzo distruttivo, unica possibilità di esistenza per un Occidente che non ha più nulla da offrire alla civiltà. La parola d’ordine di costoro è la distruzione di ogni spazio pubblico come pure il ricorso allo strumento bellico come fattore decisivo per opporre il dominio brutale all’egemonia che stanno perdendo. E per contrastare questa destra feroce non serviranno a nulla certe caricature della sinistra che non perdono occasione per confermarsi ciecamente subalterne al capitale.
1 note · View note
thegianpieromennitipolis · 2 years ago
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO SECONDO - di Gianpiero Menniti 
L'AUTONOMIA DELLA FAVOLA
Il primo sguardo riporta a un mondo di favola: avverto il senso vitale dell’affabulazione, l’estraniarsi dal quotidiano per accedere a un improvviso “fantastico” che, attraverso la libera contaminazione del colore, irrompe e assorbe ogni dramma riaprendo porte dimenticate dell’infanzia perduta dove tutto è netto, semplice, comprensibile, giustificato.  Le immagini dell’infanzia, coltivate nel tempo come intuizione primigenia, sono il simbolo del carattere solare ed aperto con il quale si guarda la realtà dalla singolare e non più ripetibile prospettiva dei primi anni di vita, quando la consapevolezza dell’essere si trasforma in curiosità sull’essere.  Quando conoscere significa interrogarsi.  Quando le figure e gli oggetti sono sfumati, appena identificabili in tratti sintetici che colgono un atteggiamento, un ruolo, una funzione, l’essenza.  Il ricordo ha colori forti ma morbidi, mischiati, irreali e tuttavia carichi di senso espressivo in una transizione che appare naturale dal blu al rosso al giallo al verde al nero ed al bianco, uniti e disuniti, affiancati senza ricercatezza di tonalità ma ispirati dalla densità e dalla prolungata applicazione delle pennellate di colore puro, piatto, senza sfumature… Ho detto pennellate parlando di ricordi. Ecco il lapsus che mi fa riemergere: parlavo dei ricordi ma ero entrato nel dipinto.  Avrei desiderato essere lì. I "Fauves" utilizzarono il colore per distorcere il reale applicandolo agli scenari naturali, alle figure, agli oggetti, senza alcun rigore accademico.  Era il loro modo di protestare l’assoluta libertà dell’artista e l’autonomia della creazione artistica. In senso più ampio, quella dei "Fauves" fu una forma di Espressionismo che trascendeva l’atto di ribellione identificando nell’uso spregiudicato del colore un nuovo significato, una nuova regola, un nuovo modo di comunicare. La tavolozza dei colori, paradossalmente, si semplifica, unitamente al segno sintetico che non ha più bisogno di modelli o della tecnica dell’en plein air perché, come in Gauguin, scaturisce dal ricordo delle immagini, da ciò che è frutto di una creazione interiore che la tela deve incaricarsi di rappresentare.  Ed è il colore a colpire subito l'osservatore: possiede un’armonia, una musicalità che supera ogni distrazione verso il reale.  Anzi, la realtà non esiste più perché è quella di una dimensione nuova, una dimensione nella quale l’opera pittorica è identità autonoma, distinta dai canoni tradizionali della visione e della rappresentazione.  Ecco: la tela di Derain è una favola. 
- Andrè Derain (1880 - 1954), “Curva della strada. L’Estaque” - 1906, Houston, Museum of Fine Arts
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
8 notes · View notes
t-annhauser · 1 year ago
Text
I sofisti
Dopo gli atomisti, e i pluralisti loro parenti, vennero i sofisti che non credevano più in niente. Le diverse scuole presocratiche si erano confrontate in accesi dibattiti ciascuna difendendo la propria verità, sicché a qualcuno, dopo tutto questo gran dibattere, venne il dubbio che nessuna di loro avesse ragione. Di più, che nessuno potesse aver ragione a prescindere perché non esiste una verità universale, esistono solo verità soggettive.
Viene riconosciuto come fondatore della sofistica Protagora di Abdera, l'investitura gli venne da Platone in persona nel dialogo che porta il suo nome. Protagora mise in subbuglio il mondo della filosofia con la sua famosa affermazione: L'uomo è la misura di tutte le cose.
[Nota di chi scrive: Pantōn chrēmatōn metron estin anthrōpos, più o meno "di tutte le cose metro è l'uomo", anche se un esperto di greco potrebbe illuminarci meglio su quel "chrēmatōn" che viene da to chrèma, "cosa di cui ci si serve", e particolarmente al plurale, ta chrèmata, "ricchezze", "risorse", da cui la crematistica di cui parla Aristotele, o almeno così dicono i più informati].
L'affermazione di Protagora venne interpretata in senso relativista: la verità non giunge all'uomo unica e universale ma è l'uomo che crea da sé le proprie verità, a seconda del bisogno.
I sofisti fecero un uso spregiudicato del principio, mettendosi a difendere per denaro le tesi più disparate, oppure per gioco, indipendentemente dalla loro veridicità. D'altronde la verità non esisteva, crearla ex novo equivaleva a farla valere nella misura in cui si riusciva a persuadere l'interlocutore.
Famoso l'encomio di Elena di Gorgia da Lentini che difese retroattivamente la memoria di Elena di Troia, vinta e rapita dall'amore per Paride, forza superiore alla sua volontà. Oppure i paradossi di Eubulide di Mileto, come quello famoso del mentitore, oppure quello più divertente del cornuto: Un uomo possiede ciò che non ha perso. Un uomo non ha perso le corna, dunque le ha.
Sempre Gorgia sosteneva che nulla è, se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile, e se anche qualcosa fosse conoscibile non sarebbe comunicabile agli altri. Insomma, un nichilismo assoluto e beffardo.
[nota di chi scrive: i sofisti, come tutti i relativisti, vanno incontro a una contraddizione logica: se non esiste verità oggettiva allora anche la stessa verità che "non esiste verità oggettiva" è soggettiva, e così anche il relativismo si relativizza riducendosi a un'opinione fra tante e possiamo abbracciarlo come lasciarcelo alle spalle, non ha alcun valore se non quello dettato dalla preferenza personale]
6 notes · View notes
abatelunare · 2 years ago
Text
Dall’Uganda con furore
Il Dott. Decker viene creduto morto in seguito a un incidente aereo. Invece riappare dopo essersi ciucciato un annetto in Uganda. Con sé porta uno scimpanzè battezzato Konga, che intende utilizzare come cavia per alcune sue scoperte rivoluzionarie. Lo studioso vuole infatti stabilire stretti legami fra specie vegetali e specie animali. C'è solo un problema: sembra gli abbia dato di volta il culo. Non solo è impazzito, ma è pure diventato un bastardo di razza purissima. Pur di conseguire i suoi folli obiettivi di dominio è capace di tutto. Perfino di eliminare fisicamente chi possa intralciarlo. Inutile precisare che non va a finire benissimo. Questo è il riassunto di quanto accade in Konga Terrore su Londra. Allora: la storia è abbastanza banale, con un alto tasso di inverosimiglianza. E gli effetti speciali fanno un po' ridere. Specie se confrontati con quelli odierni. Ciò nonostante, il film è retto benissimo dal protagonista. Michael Cough dà vita a un perfetto scienziato pazzo. È ambiguo, ambizioso, spregiudicato e malvagio proprio come dovrebbe essere. Questo filmetto merita proprio per la sua interpretazione. Sembra davvero fuori di testa...
3 notes · View notes
unita2org · 1 month ago
Text
L'IDEOLOGIA ECONOMICA DEL "DOGE" ELON MUSK
Capitalismo selvaggio 03 Gennaio 2025 di Ennio Remondino L’ideologia dell’efficienza e il fondamentalismo neoliberista dello stramiliardario fondatore di Tesla con l’uso spregiudicato di ogni mezzo, intelligenza antificiale compresa, sono contrari agli interessi americani e parte del mondo. Affermazione a stupire dell’americano Chris Griswold che Limes elenca tra i suoi autori. Secondo Chris,…
0 notes
gianlucacrugnola · 3 months ago
Text
Rage Against The Machine - RATM
Born with insight and a raised fist, Know Your Enemy La prima volta di solito è quella speciale, qualsiasi nuova iniziativa ha nell’originalità, nell’incertezza, nell’inconscio desiderio di fare e disfare senza pensare troppo alle conseguenze il fascino spregiudicato dell’esordio, l’alba di qualcosa di epico, la nascita di un progetto, di un amore, dell’amicizia, il primo figlio così come il…
0 notes
anchesetuttinoino · 5 months ago
Text
UniCredit: quando le “politiche” commerciali si confondono ancora con le “pressioni”
L’evoluzione del sistema bancario italiano, che ha preso avvio negli anni Novanta, ha portato un significativo cambiamento nel modello di business e di organizzazione aziendale affiancato da un approccio commerciale sempre più aggressivo e spregiudicato. L’evoluzione del cosiddetto “mal di budget” è passato dal colpire solo i lavoratori del credito (con quello che oggi definiremmo sindrome di…
0 notes
alephsblog · 6 months ago
Text
Personaggio allucinante e contraddittorio, basterebbe la sua biografia per definirne chiaramente la credibilità, un turbocapitalista con un patrimonio di fantastiliardi, consumatore di droghe e spregiudicato, che non esita a ricorrere a pratiche di utero in affitto e al contempo attacca il figlio/figlia per il cambio di genere🤡
0 notes
alonewolfr · 9 months ago
Text
Tumblr media
"Nulla è più libero del pensiero, spregiudicato arriva ovunque e non accetta confini."
0 notes
cinquecolonnemagazine · 10 months ago
Text
“Due minuti d’inferno” di Giorgio Attanasio
Marco, brillante debunker romano  “Due minuti d’inferno” di Giorgio Attanasio edito da La bussola è un mix sapiente di elementi che l’autore è riuscito ad amalgamare perfettamente per rendere la lettura un viaggio unico dal ritmo incalzante. Nel testo c’è tutto ciò che può ammaliare il lettore: si parla di magia, esoterismo, spiritualità, ma anche di temi molto attuali che riguardano innanzitutto i nuovi “valori” della nostra società. Il protagonista del romanzo, Marco, è un debunker romano, uno smascheratore di bufale, che, durante un talk show, si trova coinvolto in una serie di eventi travolgenti, che lo catapulteranno in un incubo a occhi aperti. Ringrazio Giorgio Attanasio per questa bella intervista attraverso la quale siamo riusciti a cogliere tanti aspetti della sua vita e del suo carattere e, ovviamente, del suo entusiasmante romanzo “Due minuti d’inferno” “Due minuti d’inferno” di Giorgio Attanasio Salve Giorgio, lei è nuovo ai lettori di Cinquecolonne, ci può raccontare brevemente cosa fa nella vita e quali sono le sue passioni oltre alla scrittura? Salve a lei. Per professione faccio il Tecnologo Alimentare, ovvero quel professionista che progetta, studia o controlla prodotti alimentari. Attualmente vivo a San Giorgio del Sannio, una piccola cittadina in provincia di Benevento con mia moglie Manuela, tre figli, Carlo, Chiara e Francesca ed una gattina di nome Sally. Sono una persona calma ma decisa. Poco incline a compromessi ma sempre aperto a ogni discussione e ad ogni nuova idea. Mi piace viaggiare scoprire nuove storie e soprattutto nuovi misteri. Amo suonare la tastiera e sono appassionato di Lego. “Due minuti d’inferno” è il suo romanzo d’esordio ed è un thriller. La scelta del genere è stata per lei chiara fin dall’inizio? Se sì, perché? C’è stato un evento o un pensiero che l’ha fatta propendere per questa scelta? L’idea di Due minuti d’inferno nasce da un sogno nel quale mi sono ritrovato in prima persona in quella che poi è diventata una delle scene forse più terrificanti del romanzo. Ricordo ancora di essermi svegliato sudato e con il cuore che batteva all’impazzata. Ebbi la necessità di accendere immediatamente la luce. Sentivo ancora sotto pelle il terrore e nella mente una riflessione molto profonda. La volontà di dare forma a quell’esperienza non poteva non passare attraverso la realizzazione di un thriller nel quale raccontare anche lo stesso incubo vissuto. Il protagonista del suo romanzo, Marco, è un fermo oppositore di maghi, magia ed esoterismo. Solitamente, in molti dei personaggi, c’è sempre un po’ dello scrittore che li ha creati. C’è qualcosa in Marco che le assomiglia o che la attrae? No. Direi che io e Marco abbiamo ben poco in comune. Lui è un concentrato di tutte quelle caratteristiche che la nostra Società considera “vincenti”: è benestante, di bella presenza, colto, affascinante e soprattutto spregiudicato e diretto. Ama sé stesso quasi quanto il suo impegno a smascherare tutto ciò che di spiritualistico o esoterico possa essergli presentato come tale. Ed inoltre è apparentemente privo di “pietas umana”. Io sono soprattutto un uomo che ama la propria famiglia e che ritiene fondamentale quella stessa riflessione sociale che prima di me hanno fatto grandi uomini e grandi pensatori. Io credo che, a differenza di Marco, l'uomo dovrebbe tornare a considerare sé stesso al di sopra delle cose che possiede. Infatti, l’uomo è innanzitutto un principio spirituale e non un contenitore da riempire. La scrittura è sempre stata la sua passione. C’è un tema, un argomento, un pensiero se non addirittura un’ossessione che è sempre presente nella sua scrittura anche se in maniera velata? Ossessione direi sicuramente no. Per adesso, però, c’è un “fil rouge” per nulla velato che unisce almeno tre romanzi: “Due Minuti d’inferno” che è quello di esordio ed altri due che sono in lavorazione: il concetto del Bene e del Male e il loro essere spesso molto più intrecciati ed in equilibrio di quanto si possa immaginare. Un altro tema che spesso amo riportare nelle mie storie è quello della voluta commistione tra realtà e finzione. La mia aspirazione è quella di lasciare sempre il lettore con il dubbio: “…ma sarà vero?” Qual è il suo approccio alla scrittura nel quotidiano? Noi di Cinquecolonne siamo curiosi e le abitudini di scrittura degli autori ci hanno sempre appassionati perché ce ne sono di tutti colori. Ci piacerebbe sapere se ha delle vere e proprie manie quando scrive, se lo fa in maniera abituale oppure ci si dedica solo quando ha l’ispirazione, insomma, ci racconti, siamo curiosi! Quella per la scrittura è una passione che ho da sempre. Pensi che, quando a scuola c’era il compito in classe di Italiano, per me era una festa. Tanto detto, scriverei tutti i giorni ma almeno per adesso non si può. Quando scrivo, però, non ho particolari manie. Amo ascoltare musica e prediligo quella in grado di suscitarmi le stesse emozioni della trama. La scrittura, infatti - questa sì è un’ossessione – nel mio modo di concepirla, non può mai prescindere da una ritmica ed una metrica ben definita. La scelta di determinate parole, per me, non è solo una mera questione grammaticale. È il modo, invece, che ho per cercare d’infondere nel testo una musicalità in grado di accordarsi con le emozioni che questa suscita. Read the full article
0 notes
siciliatv · 10 months ago
Text
L'arresto del comandante dei vigili urbani di Agrigento, il Gip: "Spregiudicato e avido"
Tumblr media
L'arresto del comandante dei vigili urbani di Agrigento, il Gip: "Spregiudicato e avido" Ha fatto scalpore l'arresto avvenuto ieri mattina di Gaetano Maria Giuseppe Di Giovanni, 59 anni,... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
0 notes