Tumgik
#spero nessuno mi urli
teredo-navalis · 4 years
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sono davvero molto arrabbiata. in generale. padre ieri alle due di notte mi ha urlato dall'altro capo della casa di andare a dormire, che non avrei dovuto stare ancora in piedi, che non è orario, che non è normale e spegnessi quella luce. Gli ho detto di non urlare, che stavo finendo delle cose e poi sarei andata a letto; sono tornata in cucina, ho spento la luce e mi sono messa a piangere. Urlami contro e piangerò, è davvero così semplice. Talaltro cosa cazzo urli che lo sai pure tu che è notte tarda e quindi gli altri dormono, ma no, a lui non frega un cazzo di niente. E penso: rincoglionito di merda. Poi lo vedo estraneo alla sua stessa famiglia e triste e penso ma no, Stefania, non è bello, bisogna fare qualcosa, sforziamoci di integrarlo e a parte che tanto è inutile, mi fa incazzare provare compassione, vorrei odiare e basta, perché non ce ne ricavo mai niente, è no-sense, mi stresso solo di più. Poi non ci contavo ma mi sarebbe piaciuto che N. almeno a capodanno mi scrivesse, come faccio io che sono sottona ma effettivamente chiederlo da lei è stupido. è stupido anche continuare a pensarci (ehm, no? è stata tua "amica" per degli anni e la conosci dalle elementari quindi è normale??)ma non riesco a considerare una cosa conclusa se non ce lo si dice esplicitamente da entrambe le parti e vorrei ricevere almeno delle scuse, quindi sono chiusa in questo carosello di "vaffanculo ti odio sei una stronza" e "è andata così, vabbè pace, spero comunwue che tu stia bene e ti auguro una buona vita, come faccio con tutte le creature" perchè davvero io voglio essere buona ma PERCHè la gente deve trattarmi ripetutamente di merda, che tralaltro da quando non ci parlo più vivo cinque volte meglio (cento sarebbe un'esagerazione, sto comunque una merda) e allora perché mi importa perché perché, perché google foto continua a mandarmi notifiche con le sue/nostre foto, sia dannato, vorrei davvero che quando mi dico cervelloticamente che di tale persona da quel momento frega un cazzo funzionasse davvero e che non restasse una cosa staccata tra ragione e sentimento, come ad esempio M. per il quale pensavo di aver perso interesse dopo aver processato che "ma per me non c'era fretta, andava bene anche dopo le vacanze" e infatti diciamo che è così ma ancora sclero se non mi risponde ai messaggi e tolgo internet e spengo il telefono per non stare a digrignarci i denti contro nell'attesa ma tanto è solamente uno stupido meccanismo di difesa e questo cosa ci insegna? ci insegna che mi importa comunque, infondo andiamo, penso a quel cretino di G. ancora dopo TRE anni, ho appena realizzato che sono tre e non due, guarda quanto sono cretina anch'io; comunque il punto è che me lo devi dire esplicitamente che non te ne frega niente o non te ne frega più, io DEVO saperlo, ho bisogno di sentirlo e non di doverlo capire dalla mia percezione distorta della realtà, che poi invece quando mi rendo conto che c'è qualcuno che mi ama, nonostante tutto, nonostante ci sentiamo pochissimo e spesso le mie risposte arrivano con il treno merci o non arrivano, mi vene sempre da piangere e non riesco a capacitarmene, a capire come sia possibile, nonostante questo sia anche il mio modo di amare, molto di cuore e poco di testa, molto pensare e incapacità di fare. vorrei solo prorompere in un pianto a dirotto e lavarmi di tutto, rinascere germoglio
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ccrudeliademonn · 5 years
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Abbiamo cominciato a perderci pian piano, nel lento scorrere di giorni inutili e risate sterili. Mi facevi sorridere con poco, me lo ricordo ancora. Mi ricordo l'avere dei sogni troppo grandi per un amore così fragile. Avevamo degli obiettivi differenti, tu volevi una vita perfetta, io volevo te, che era una pretesa troppo enorme, era di più.
Volevo te sul divano di casa, al ritorno da lavoro, con la pizza sul tavolo e i conti ancora da fare: coi problemi, con te, con gli scontrini dell'attività che avremmo aperto in centro. Volevo litigare con te, far l'amore con te, fare tutto e farlo con te. E forse a te io non bastavo.
Ho chiesto tante volte a me e ai libri che mi facevano compagnia di notte quand'è che hai deciso che non ero più quel che ti aspettavi. Io ero sempre io e tu mi amavi ogni giorno di meno.
Lo vedevo nei tuoi occhi, non mi guardavano più con la speranza di un futuro assieme. Ho preso le mie cose e ho corso via, veloce, la strada che mi portasse in qualsiasi posto del mondo che non mi ricordasse te. Ma eri in ogni strada, in ogni volto, in ogni nome.
Più cercavo di dimenticarti e più c'eri.
Chissà se tornerai, e quando tornerai se mi troverai ancora ad aspettarti coi miei sogni nella stessa valigia in cui ci ho messo i panni sporchi raccolti dal pavimento di casa tua. Lì ho dimenticato il cuore, tu ricordatelo sempre, che ci sarò sempre un po’ io tra le cose in cui sei.
Quando devi dire addio alla persona che hai amato e che ti ha voltato le spalle, non riesci mai ad essere duro, freddo ed "egoista". Vuoi far sentire in colpa quella persona, ma nelle tue parole c'è sempre un sottile sentimento di devozione nei suoi confronti, urli che se è così che stanno le cose allora basta, andrai avanti, che ti meriti di meglio. Subito dopo però ti escono frasi come "Se dovessi cambiare idea, spero tu possa provare a tornare, perché ne vale la pena". Semplicemente vale la pena per te, perché è quello che vorresti, vorresti che ti dicesse che tornerà, che non è un addio definitivo, che due come voi non si perderanno mai del tutto. Ma in realtà vi perderete. La cosa brutta è che se è stato così è perché uno dei due ha amato di più, era dentro a quelle emozioni più dell'altro. Lo avremmo portato sul tetto del mondo. A quel punto puoi scopare anche con tutta la popolazione mondiale, non sarà mai più come fare l'amore con quella persona. Possiamo andare avanti, lo faremo, lo farete, tutti lo fanno, ma quando un amore ti sconvolge così la vita, ti entra dentro, sotto la pelle, si insinua nelle ossa, nei muscoli, nel sangue, ti spoglia di tutte le tue paure, mostra i tuoi demoni, difficilmente ti abbandona per sempre e se lo fa, sarai tu a non lasciarlo abbandonarti del tutto. Non si tratta di masochismo, non si tratta di odiarsi, si tratta di non voler dimenticare chi davvero hai amato con tutto te stesso. Dirai: "Ho chiuso la porta a chiave, blindato qualsiasi entrata e buttato le chiavi" ma lascerai sempre la porta socchiusa come a dire "Vai, prendi la tua strada ma sappi che se vorrai tornare a casa, basterà spingere leggermente e sarai di nuovo dentro la mia vita". D'amore non si muore, ma di speranza forse sì.
mi piacerebbe mancarti anche se non ho ancora capito cosa non ho saputo darti.
piango di notte perché nessuno può sentirmi.
chiudo la felpa fino al mento per nascondermi
quando non so più cosa fare per andarti bene.
Perché mi costringi a subire tutto quello di cui non avevo paura.
Ma il mio silenzio fa rumore quanto il tuo,il tuo mi pesa sullo sterno,mi pesa quando in aereo guardo fuori e il vuoto di cui mi riempio non mi permette di distrarmi,mi costringe ad avere paura che tu possa tornare,tu che non sei mai stato qui con tutto te stesso.
Mi manca un pezzo,mi sento rotto,la voce si spezza.
Martedí 6 Agosto 2019
Forse non sono fatta per Tommaso,forse non vado bene per lui,forse non lo rendi felice,forse non é più il nostro tempo o forse non lo é mai stato.
Però sono fiera di me,sono fiera di aver amato così tanto,sono fiera di me perché sono cresciuta con il cuore e con la testa,sono fiera di me perché lui sorrideva e rideva e lo faceva con me.
Io peró ce la ho messa tutta,io però ho fatto tutto quello che potevo per tenermelo accanto io però lo ho amato non solo con il cuore ma con tutto il corpo,lo ho amato con le mani quando camminavamo mano per la mano,lo ho amato con le labbra ad ogni bacio in ogni parte del corpo,lo ho amato con la mente,lo ho amato con la mia intimità per il sesso è sempre stato fantastico e nonostante questo non sono riuscita ad essere abbastanza.
È giusto tutto questo?
Non nego di aver fatto degli errori eh,parecchi in effetti ma alla fine che ci posso fare,tutti sbagliamo,magari senza farlo apposta o magari facendolo anche apposta,non nego di aver esagerato alle volte ma non ho mai smesso neanche un secondo di preferire un suo sorriso al mio.
Le sue parole pesano come piombo nel mio cuore.
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diariodiunemotiva · 5 years
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2 agosto 2018
A Cesare.
Spero che per te non sia noioso leggere questa lettera, anche perché forse non la leggerai mai. Fermati un attimo e chiudi gli occhi. Chi sei? O meglio, chi vorresti essere? Cosa ti manca? O meglio, cosa ti è mancato per troppo tempo? Cosa leggi? O meglio, cosa vorresti leggere? Beh c'è tutto. Qui c'è raccontato tutto, proprio tutto. Sei fermo, perché il tuo cuore batte così forte che non riesci a muoverti.
Se hai un sogno realizzalo. Non importa se dovrai andare contro tutti. Fallo. Fallo perché è giusto. Tu sei quello che decidi di essere, non quello che decidono gli altri. Se sbagli chiedi scusa e ricomincia, ma non rimandare mai a domani, perché domani potrebbe essere troppo tardi.
Stavo pensando che alla domanda “come vi siete conosciuti?”, la nostra fosse una bella storia da raccontare, tipo quelle che succedono solo nei film. Mi ricordo bene quel giorno, quando per la prima volta mi hai detto che mi amavi. Eri a casa di Nico e io avevo il telefono scarico. Qualche volta lo lascio spegnere ma quella volta invece, poco prima che si spegnesse, mi arrivò il tuo messaggio. Me lo ricordo. Era un sabato. Sabato 3 febbraio 2018, quelle date che non si scordano. Mi arrivarono due messaggi a dire il vero: il primo diceva “ti amo”, nel secondo c'era un cuore viola e uno rosso. Presi velocemente il caricabatterie per mettere in carica il telefono e subito dopo guardai chi mi aveva mandato quei messaggi. Quella persona eri tu. Mi ritrovai totalmente spaesata, e provai a immaginarmi io e te insieme. Quell'immagine mi scaldò il cuore. Non sapevo più che cacchio dovevo dire. Ti amavo. Ti amavo e me n'ero accorta solo in quel fottutissimo momento. Non avevo più fiato. Il mio cuore per un istante si era come fermato. È assurdo, ma mi ricordo perfettamente tutto di noi: i tuoi baci, i tuoi abbracci, i tuoi sorrisi che mi facevano volare. Era tutto così speciale, così unico. Ma ora sei cambiato. Sei diventato come chi un tempo disprezzavi. Sii te stesso. Tanto, l'apparenza è solo finzione: e ora dimmi, qual è la funzione: adesso o prima, quando non passava una giornata che non iniziasse con il tuo buongiorno? La verità è che tutti noi abbiamo paura del cambiamento, quante volte ce lo siamo detti? Se non mi ami più, perché sono cambiata o perché sei cambiato tu, va detto. Sono solo quattro parole, forse le parole che fanno più male a chi prima ci credeva: “non ti amo più”. E adesso mi verrebbe voglia di urlare, di far sentire al mondo intero come sto veramente, ma mi sembra di stare con la testa sott'acqua, anche se urli nessuno ti sente. Mentre scrivo mi viene la pelle d'oca e le lacrime, ma non credo che il foglio sarà bagnato, perché, più che gli occhi, è il cuore che mi piange. Siamo stati insieme quasi cinque mesi e mezzo, ma alla fine, vedi, avevo ragione io: all'inizio di quest'anno scolastico tu mi odierai, altro che amarmi. E per quanto mi sforzi di sembrare felice e allegra, non lo sono. Ho freddo al cuore se tu non sei con me. Non voglio cominciare la scuola senza di te. Adesso ho la musica sparata nelle orecchie, riempie un po'il vuoto che ho dentro. Ma puoi dire a C, che credo sia una delle persone che sopporto meno di tutti. È lui che sta causando tutto questo. Io non gli piaccio, e ti vuole single, come lui. È per questo che ti sta influenzando. Lo so cosa ti dice su di me. Lo so. Lo so che non sono belle cose, ma la cosa che mi distrugge di più è che è riuscito a contagiarti. Tu gli dai ragione adesso. L'ho capito subito quando, il 31 luglio, l'altro ieri mi hai insultata in chiamata. Era una chiamata di gruppo, e ovviamente c'era pure Casciola. Mi hai detto che sono io quella brutta, quella antipatica, pesante. Ti sei mai chiesto come si sentono gli altri? Ti sei mai preoccupato di me? Sì, l'hai fatto. Ma so che quelle sono state le ultime volte. Perché adesso tu non mi sopporti e non riesco a capire che cosa ti ho fatto, che cosa ti ho detto. Sai cos'ho fatti per venire al tuo compleanno, sai tutti gli sforzi che ho fatto, tutti i tentativi. Ce l'ho messa tutta, ma poi sai bene cos'è successo. L'intervento me l'hanno spostato dall'11 luglio al 6, proprio il giorno del tuo compleanno. Non potevo più spostarlo. Tu hai compreso, e mi hai detto che il tuo compleanno volevi festeggiarlo solo se ci fossi stata anch'io, e di conseguenza l'avresti festeggiato a settembre, piuttosto che festeggiarlo senza di me.
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Ce l’hai con me. Lo so, l’ho capito. Ce l’hai con me e hai ragione. Perché non sono stata in grado di starti vicino quando ne avevi più bisogno. Hai ragione.
Ma è difficile per me essere presente quando succede qualcosa di così simile a quello che ha quasi spezzato me. È così difficile guardarti negli occhi e dirti che mi dispiace, quando il mio cuore ancora duole per lo stesso esatto motivo, che ho vissuto con 10 anni di anticipo.
È difficile per me parlarti, chiederti come stai, se hai bisogno di qualcosa. Perché lo so come stai e lo so che l’unica cosa di cui hai realmente bisogno nessuno può portartela.
È difficile incontrarti per le scale come se nulla fosse, con la consapevolezza di doverti dire qualche cosa che però non riesco a dire. Perché mi fa ancora male. Perché io lo so, lo so come ti senti. Lo so che sei arrabbiato, che ce l’hai con il mondo intero. Lo so.
Ma non ti conosco così bene da poterti dire che ci sono passata, che se vuoi parlare io sono qui. Tu non sai quanto vorrei avere il coraggio di farlo. Ma non ci riesco.
E non riesco nemmeno a dirti qualche frase di circostanza. Perché io le ho sempre odiate queste cose. E non riuscirei ad essere tanto ipocrita. Non riuscire a incollarmi quello sguardo pietoso che hanno tutti mentre ti salutano.
Ti ho scritto, ti ho scritto qualche lettera con il tono confidenziale che si usa con gli amici, anche se noi amici non siamo. Non siamo nemmeno conoscenti. Non siamo nulla.
Siamo due individui che hanno vissuto lo stesso dolore. Ma tu questo non lo sai.
Però ce l’hai con me, e lo capisco da come non mi saluti e non mi tieni la porta. Da come urli per salutare l’altro vicino e a me invece snobbi.
Mi dispiace, vorrei essere in grado di dirti qualche cosa in più. Ma non ci riesco.
Però, se per caso un giorno dovessi scoprire da tua madre che io ho passato la stessa cosa, spero tu abbia la voglia e il coraggio di parlarmi.
Scusami.
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Buio.
Ma davvero non ti chiedi mai cosa faccio fino alle 4 di notte? O magari ci credi quando ti dico che sto a studiare.. ahaha seriamente?! Oppure hai paura a chiedermi che cosa c’è che mi tiene sveglio, cosa è che mi fa scrivere al computer alle 4 di notte. Dovresti davvero vedermi in questi momenti, in queste ore: non mi riconosceresti. Non ci sono sorrisi, non c’è vita, non c’è forza, non ci sono emozioni, è tutto un vuoto totale. Ho la musica nelle cuffie, perché tutti dormono e poi fanno domande se mi vedono sveglio e solo. Fa un freddo cane, ma nessuno se ne accorge. Muoio ogni giorno se non ricevo un abbraccio, ma nessuno se ne accorge. Nessuno si accorge di me, ma nessuno se ne accorge. Sono considerato una persona felice da molte persone che mi “conoscono”, visto che bella maschera sono riuscito a costruirmi? Non so neanche se dare la colpa a chi mi sta intorno o a me, che ve la sto rendendo troppo difficile. Però quel che non capisco è come facciate davvero a non vedere certi gesti, certe frasi, certi segnali: non dico mai niente a caso, ogni discorso è ben pensato. Cosa credete che faccia tutte queste ore la notte?! Penso a cosa posso e cosa non posso dire, penso a quanto posso espormi per cercare di far capire come mi sento e cosa sento. Qui posso scriverlo chiaramente: sento un grande vuoto, sento che sono senza me stesso, costantemente senza forse, e con nessuna voglia di affrontare le sfide giornaliere. Sto scrivendo queste parole e ho una paura fottuta che qualcuno capisca: esatto, ho voglia di farvi capire ma allo stesso tempo ho davvero paura di come potreste usare tutte queste informazioni. Sono sempre stato reputato una persona forte, intoccabile dal punto di vista emotivo, una persona difficile da ferire, e chissà cosa pensereste se scopriste che ad ogni battuta che mi fate io ci penso e ci ripenso per ore. Chissà cosa pensereste se vedeste tutto il male che mi son fatto, tutti gli urli strozzati in gola, tutti i sorrisi cinici, tutto l’odio che porto dentro. Non sono una bella persona, capirete anche questo. Sono un covo di malvagità, di cinismo, di cattiveria. Capirete che dovete stare attenti a tutto ciò che dite e ciò che fate, perché non sono uno che lascia perdere, uno che non nota i più piccoli particolari. Ultimamente mi sono messo a scrivere lettere a degli sconosciuti: prendo due treni al giorno e ogni viaggio scrivo una lettera alla persona che mi sta di fronte. Spesso neanche ci parlo, ma in mezz’ora cerco di raccogliere più informazioni possibili e scrivo una lettera. Non so cosa pensino di me, una volta che sono sceso da quel treno. Pensare che una persona che non ha mai visto, che non sa niente di te, ma che in neanche trenta minuti ti fa un regalo che nessuno ormai fa più. Ogni tanto spero quasi di incontrare di nuovo queste persone per sentire cosa hanno da dire.. per sapere cosa pensano della storia che gli ho raccontato. Eh si, mica mi metto a giudicare persone che neanche conosco: spesso racconto storie, un po’ come faccio qui su tumblr.. sono i pensieri di un ragazzo di 21 anni, i pensieri stravolti da qualsiasi evento che lo circonda: un giorno può esserci il sole che batte forte, e un altro può esserci una goccia di pioggia sul finestrino del treno che si ostina a non scendere giù, quasi come fosse convinta di poter battere la forza di gravità... una goccia coraggiosa. Alla fine, lei tornerà in alto, a casa, fra le nuvole, ma non lo sa. E’ per questo che lotta con tutte le sue forze per risalire: sa cosa sta perdendo, e anche se tutto le va contro lei continua a stringere i denti e correre in alto. Lei vuole tornare a casa, proprio come me.
Tenetevi stretta casa vostra, la vostra persona, il vostro rifugio sicuro, perché non siamo tutti delle gocce d’acqua: spesso quando si tocca il suolo non ci si rialza più e si ha bisogno che il cielo venga a salvarci. Trovatevi, poi, un cielo, un bel cielo, e splendete.. a presto.
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aikerbicosyudu · 6 years
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Ho chiesto di anticiparmi la caparra per iniziare (nel dubbio che sia lecito)
fai na cosa agnese, dobbiamo andare dallo psicologo non so come gestire questa conversazione, no, agnese per me va bene che vai a Roma non ti pago nulla, parti domani, quando vuoi, ma mi serve il permesso papà, secondo te mi serve il permesso per partire, a cosa serve questa affermazione? allora si ripete, anche io ripeto la frase, continua e gli dico basta dire cazzate, dimmi la verità a cosa serve questa frase inutile? Spazientito cede e ammette
“ per non cadere al tuo ricatto” 
Il ricatto è stato mamma, papà, non cambierò idea, qualunque cosa voi diciate, sarò irremovibile, non ho paura di non avervi alle spalle, siete voi che mi lasciate in questa situazione, non mi fermerò, allora mia madre dice tu mi stai ricattando, le dico no mamma perché mi recrimini, urli, ti alteri, io ti ho detto che partirò ugualmente, lei mi fa ma perché dovrei pagarti se fai la cameriera a Roma, se devi fare la cameriera falla al centro storico, è la stessa cosa, le dico mamma ma la gente non si sposta da Salerno a Napoli, da Lecce a Bari? Lei mi dice ma una casa? come faccio a pagarti la casa , non li voglio spendere questi soldi, le dico mamma, una stanza, una stanza, te l’ho detto molte volte, e si tratta dei primi due mesi se non va bene, torno, lei allora continua a dire lo psicologo, vai dallo psicologo e  vediamo cosa dice, come se fosse scontata la sua risposta, continua dicendo che io voglio punire lei e mio padre nella mia vita come unico obbiettivo (pur di superarel’ansia attua il comportamento di proiettare delle idee che la legano a me suppongo) , che voglio solo questo, le dico mamma non puoi continuare a mettermi strati non miei, dannazione nel momento in cui interagiamo è deleterio per entrambe, non parliamo davvero, non parliamo davvero. La prima volta in cui mi ha intimato di andare dallo psicologo sono andata nel bagno ho pianto, ho pensato di tagliarmi, ma ho iniziato a parlarmi, ho detto vuoi arrivare a dove vogliono o vuoi dimostrare che capisci, mi ha impressionato la disperazione di mia madre nel cercare di innescare il momento di rottura, i suoi occhi non sono più i suoi era già nelle situazioni tragiche che sono avvenute, ho mantenuto la mente lucida però  e mi sono detta sì agnese, sta succedendo, vogliono mettere tutto sul bianco o sul nero, non mettono il mezzo, non c’è spazio non ancora, per le sfumature , non è nei loro piani visionarlo, gli interessa non so perché che quelle situazioni si ripetano. Vado di nuovo in cucina per bere e rieccoci, tutto prima è iniziato perché ho incalzato mia madre, all’inizio ho esordito dicendo mamma, in questi giorni mi muovo a Roma. e chiedo per trovare un benedetto impiego, quando lo trovo saliamo insieme e cerchiamo la casa, lei mi” fa e vai a Roma , vuoi la frittata ?”  le dico mamma è importante, insistendo arriviamo a lei che dice, no o fai un concorso o studi , io le dico mamma ma lo sai che disegno, che faccio lo sai, perché non capisci che è normale, non ho nessuno, mi chiedi perchè sei sempre arrabbiata, te lo dico, mi sfogo e poi eccoci, che punti lì, finisce che ti dico mamma vaffanculo, perché non vuoi, perché qui sì , e lì non vuoi? Non pensi che abbia bisogno di crearmi, lei mi fa non la so affrontare questa conversazione, voglio Sarnelli chiede aiuto a mio padre, mio padre è seduto a scrivere le sue storie di merda (sono belle, di merda perché sì), ascolta e ridacchia le risponde sto facendo altro, continuiamo questo bagno di sangue e mio padre prova a intervenire lo fermo, dicendogli non sei qui, hai detto che non sei più mio padre, ti ha chiamato stavi facendo altro, continua a fare altro,  il discorso finisce che gli dico ok, ho capito che non posso contare su di voi,  io faccio tutto lo stesso, non cambia nulla, mi faccio il culo, puntualizzo perché voglio che vediate anche questo, mi private, non posso avere un aiuto senza alcuna spiegazione davvero plausibile  nemmeno ora a 19 anni e quattro mesi, sempre a calci in culo mamma e papà, a nove anni  menata dentro con le aspettative, coi libri, con le prese per il culo a 15 sei libero ma non puoi uscire il pomeriggio e la sera, puoi uscire solo una volta, torna quando vuoi se torni alle dieci e mezza ti spacco la testa t facc agghiottr e rient, io appoggio tutto quello che fai, vai dalle suore è colpa tua se ti sospendono non sai comportarti agnese visto che i fantasmi servono pensi che mamma e papà debbano separarsi (mi fa ridere e vergognare di me l’aver dato sempre elaborate intense soluzioni, come se potessi davvero capire e dare qualcosa di significativo, pensavo non è normale e meraviglioso che mio padre scelga me per parlare di questo sono così capace?)e sono cazzi tuoi a 19 non è cambiato un cazzo, o come per noi è giusto o l’inferno, ci sta vi voglio bene lo stesso, entro in camera, ritorno in cucina, mio padre parla del ricatto, ripeto che li ho solo messi al corrente così non potranno rinfacciare (anche se nel momento iniziale  l’ho fatto per prima, essendo comunque “scorretta” , è stato però date le circostanze secondo la mia etica degno di  uno strappo alla regola il caso isolato) o ripulirsi la coscienza dicendo di non sapere  e sopratutto perché volevo renderli partecipi, è che qualunque cosa di conseguenza me la piango io  e che anche per l’istruzione, mio nonno ha un fondo per i miei studi universitari, quindi non avranno nemmeno quelle beghe burocratiche noiose assurde e difficile da collocare in un lasso di tempo giornaliero perché cazzo siamo stanchi!, lo farà il nonno spero senza troppe spiegazioni; in breve il discorso è stato questo,  mio padre allora replica, infatti non ti dico niente mi piace come stai ragionando, allora gli faccio sai lo sapevo che ti piaceva, non devi spendere un euro e non ti coinvolge, mia madre dice risolutiva “facciamo che vai due mesi dallo psichiatra, perché non dormi, eccetera (nemmeno dallo psicologo) e poi vai a Roma, se non hai cambiato idea” velenosa conclude . Dico vabbè, è finita, me ne torno in camera, mi serve l’accendino naturalmente torno, lo chiedo a papà che non mi risponde, dico “babbo allora?”
eh un attimo non è a portata di mano , sta in borsa, vedi, mastica, vado , e continuiamo lui mi fa “vedi che sei incoerente ti ho dato un accendino, l’hai perso in camera tua miet’t nderr e cercalo, vir? ma che ee’ fa, eh?” Sto zitta, cerco, si alza “ma che cazzo stai facendo non toccare le mie cose”, io chiedo spiegazioni  “me l’hai detto tu” (a volte non ti ascolta mentre parli, risponde senza pensarci troppo)  , mia madre era lì , le domando “ è vero?”  e fa non lo so con la testa e le mani, mio padre fa la stessa domanda che prima avevo rivolto alla mamma e non mi sorprenderebbe se gli  avesse  detto  singolarmente sì l’hai detto e abbia invece sostenuto di sapere niente con me  per non “ledere la figura paterna” ma tuttavia non lo so, quindi non cambia niente. Mia mamma dice di non mentire mai, me ne vado, sento il rumore del gas che sta venendo acceso 
“AGNESEEE, vieni qua”.  chiama dalla cucina. 
 No.
Torno cinque minuti dopo, uso un bastoncino per il profumo per accendere la candela col bordo di vetro lungo minimo 12 cm, ci riesco, lui mi dice fuoriluogo e convinto 
“Brava”
Fine.
 Martedì 22:44 26 Marzo
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Tumblr media
ESATTAMENTE NEL 2014 SCRIVEVO QUESTO.
Ciao,
io non so tu chi sia e il perché tu stia guardando la mia foto ma spero che tu ti fermi un attimo a leggere tutto questo. Premetto che se sto per scrivere la mia storia non è per vantarmente, non ne vado fiera ma provo ad aiutare chi ne ha bisogno tramite quello che ho passato io. Quindi ricomincio.
Ciao, sono Noemi ma chiamami Amy. Sono qui per mettermi a nudo davanti al popolo di Tumblr e sono qui per dare forza a chi crede di non averne.
Non vado fiera del mio 2014 ma sono qui a parlarvene. Pochi sanno dell’esistenza del mio Tumblr e magari ora lo saprà messo mondo chi sono ma non m’importa. Mi sentivo di fare questo post e l’ho fatto.
Vivo in una situazione familiare poco bella; mio padre c’è sempre ma non mi sono mai aperta con lui al completo, mia madre ha sempre lavorato in bar diversi e non è mai stata partecipe nella mia vita. Mia madre non è mai stata un punto fermo nella mia vita, anzi. Mi ha fatto crescere con il modello di “donna perfetta” ispirandosi a una Barbie e io, beh io… io non ero una Barbie. L’anno scorso, precisamente il 25 luglio 2013, sono diventata autolesionista. Dopo l’apertura del bar di mia madre ho cominciato a sentirmi sola, lontana da tutti e priva di importanza. Sentivo di non essere Abbastanza per merita l’attenzione dei miei genitori; sentivo che quello non era il mio posto, nessuno e niente era il mio posto. Cominciai con un solo taglio poco profondo sull’avambraccio, per poi continuare con quattro, cinque, sei… nessuno ha mai scostato le maniche della mia felpa o della mia maglietta. Nessuno ha mai visto il mio malessere a fondo. Tutti si basavano sul fatto che non ero fidanzata e che per questo stavo male; mamma continuava a basare il tutto al mio peso. Ma non era affatto colpa del mio peso, anzi lo era in parte.
Cominciai, poco dopo, a non mangiare. Ogni giorno mi svegliavo e dicevo “Prima o poi questo finirà”, mi trascinavo giù dal letto, mi vestivo e uscivo per andare a scuola. Ridevo, si. Non sorridevo mai davvero. Ogni giorno era un giorno per morire, un giorno per annegare nelle proprie lacrime, un giorno per far finta che stesse andando tutto bene. Ogni giorno poteva essere l’ultimo. Arrivai al punto di non riuscir più ad alzarmi dal mio letto, a dormire continuamente senza mangiare nulla. Speravo che quella fosse stata la mia fine, non sapevo ciò che mi aspettava dopo.
Mio padre mi costrinse ad alzarmi e a mangiare ma ogni cosa che ingerivo era destinato al WC. Il mio corpo non accettava più il cibo tanto da non permettermi di mangiare nulla senza vomitare tutto dopo. Senza rendermene conto ero diventata bulimica. Intanto perdevo peso ma non riuscivo a guardarmi allo specchio senza pensare “Piccola Balenottera cresce” oppure ” Resterai sola” ; “L’unico ballo che potresti fare è la salsa perché hai il fisico della costa del maiale” .
Mi odiavo profondamente e ogni giorno il mio odio cresceva. Anche se non ero sola, mi sembrava di esserlo. Qualsiasi cosa provassero a fare gli altri per avvicinarmi, io riuscivo sempre ad allontanarmi.
Cosa più importante, non cantavo più. Io, legata a “Glee” come se non ci fosse un domani, non cantavo più. Lì cominciai a chiedere scusa ad ognuno dei protagonisti di “Glee” e soprattutto a Cory Monteith. Ogni sera, dopo la sua morte, ho acceso una candela in sua memoria. Lui è morto di Overdose ma ricordo bene ciò che diceva a tutti e cioè che ognuno di noi era perfetto così com’era.
A settembre cominciai il liceo. Non volevo farlo ma lo scelse mia madre per me. Lì conobbi le mie amiche, quelle che ho ora nella foto del portafogli, quelle che mi hanno salvata.
Da ottobre in poi casa mia fu un inferno. I miei genitori cominciarono a litigare.
A Marzo 2014 mia madre è andata via di casa lasciandomi con mio padre, non sapendo dove fosse per mesi e soprattutto mi lasciò da sola. Ma sola davvero stavolta. Questo era un incubo davvero.
Continuavo a non mangiare, scendevo di peso, mi sentivo meglio, continuavo ad avere dei tagli sul polso sinistro.
Un giorno andai a scuola ed Elvira mi spostò le maniche della felpa lasciando i miei tagli in bella vista. La riabbassai subito e tutte e tre mi guardarono. “Non farlo mai più” mi disse Elvira. “Non pensavo fosse così grave” aggiunse Anna. Rossella preferì il silenzio.
Dovetti spiegar loro ogni cosa, sin dall’inizio, lottando con le lacrime. Mai come prima d’ora mi ero sentita così amata e… importante.
Loro mi aiutarono ad accettarmi, loro mi aiutarono a ricominciare a mangiare e loro non mi hanno mai abbandonata.
“Tu sei speciale, diversa, con un sorriso stupendo, con una forza che anche se non credi di avere io ti invidio anche se a volte una mazzata in testa non te la toglierebbe nessuno”.
“Se stai facendo una cazzata giuro ti prendo a pugni"
"Tu mi hai aiutato a crescere”.
Elvira, Anna e Rossella mi hanno dato la forza di alzarmi.
Dopo qualche mese, a dicembre, conobbi un ragazzo che mi faceva sentire bene con me stessa e con gli altri. Sembrava tutto perfetto solo che il mondo si diverte a distruggere le cose perfette. Il 22 gennaio ci lasciammo e io caddi, ancora.
Appoggiarsi a una persona “Precaria” non è sempre la cosa giusta da fare. Io lo avevo fatto ed ora stavo peggio di prima. Non ricomincia a tagliarmi ma ricominciai a non mangiare. Non solo perché lui non c’era più e volevo che tornasse ma anche perché vedevo mio padre star male, senza rendermi conto che così aggravavo solo la situazione.
Cominciai a fumare di nascosto. Prima come sfogo, poi per esigenza. Per quei cinque minuti eri fuori dal mondo e sembrava che i tuoi problemi sparissero. Ma non sparivano affatto, anzi, si moltiplicavano.
Le mie amiche poi capirono che fumavo e per loro smisi.
Ad Aprile mi rassegnai che quel ragazzo potesse ancora tornare da me e cominciai a star meglio.
OGGI, DOPO UN ANNO E MEZZO NON SONO PIU’ AUTOLESIONISTA, MI ACCETTO COSI’ COME SONO SENZA FARE NESSUNISSIMA DIETA E SOPRATTUTTO IO E MIO PADRE STIAMO BENE.
OGGI, DOPO UN ANNO E MEZZO, HO DECISO DI RICORDARE LA FIGURA DI CORY MONTEITH CON UN TATUAGGIO CHE FARO’ A DICEMBRE DIETRO AL COLLO RAFFIGURANTE LA CHIAVE DI VIOLINO CON LE BACCHETTE DELLA BATTERIA E LE SUE INIZIALI PER A FORZA CHE MI HA DATO ANCHE DOPO LA SUA MORTE;
OGGI, DOPO UN ANNO E MEZZO, NON SONO SOLA.
TU CHE STAI LEGGENDO, NON SEI SOLA E NON HAI BISOGNO DI NESSUNO CHE TI URLI CHE SEI IMPORTANTE PER SENTIRTI TALE. NON DIPENDERE DA PERSONE CHE NON SE LO MERITANO E TANTO MENO STARE MALE PER PERSONE CHE NON HANNO ACCETTATO LA TUA PRESENZA. ACCETTATI COSI’ COME SEI PERCHE’ SEI MALEDETTAMENTE MERAVIGLIOSA/O,CARO MIO ANGELO CADUTO. TU SEI FORTE, TU DEVI ESSERE FORTE.
LASCIO QUI IL MIO NUMERO DI CELLULARE, PER QUALSIASI COSA IO CI SONO.
3248162720
VOI NON SIETE SOLI.
Siamo finalmente nel 2018.
E volevo aggiornarvi.
Finalmente la mia vita procede a vele spiegate.
Ho un fidanzato, con cui convivo a Parigi.
Mio padre ha una fidanzata.
Ho aiutato così tante persone con la mia storia che adesso sembra impossibile anche contarle. Ma, prima di tutti, ho aiutato me stessa.
Ho perso più di 20chili, per scelta e non per sbaglio.
Faccio sport, alzo pesi. Lavoro addirittura sempre col sorriso.
La vita è bella, basta riuscire a condividerla con qualcuno.
La mia missione nel salvare qualcuno in più, continua ancora.
Non mi fermo mai. Il numero è sempre lo stesso. La persona ormai è un po’ diversa.
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viaggiatricepigra · 3 years
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Opinione: L'Invenzione del Suono, di Chuck Palahniuk
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Una sorprendente e inquietante riflessione sulla mercificazione della sofferenza e sul pericoloso potere dell'arte. Gates Foster ha perso sua figlia, Lucy, diciassette anni fa. Da allora non ha mai smesso di cercarla. All'improvviso, un nuovo scioccante sviluppo gli fornisce il primo indizio su quella drammatica vicenda in oltre un decennio. Questo potrebbe significare che finalmente Foster è sul punto di scoprire la terribile verità sulla sua sparizione. Nel frattempo, Mitzi Ives si è guadagnata una grande fama tra i rumoristi, gli artisti che, foggiando suoni sempre più coinvolgenti, conferiscono ai film di Hollywood la loro autenticità. Usando le stesse tecniche segrete di suo padre prima di lei, è diventata un'esperta nel settore dei suoni che si accompagnano alla violenza e all'orrore, e ora è ricercatissima nel mondo degli studios proprio per questa sua straordinaria capacità di creare urla tanto agghiaccianti da sembrare reali. Com'è inevitabile, ben presto Foster e Ives si troveranno in rotta di collisione e le conseguenze di questo fatto rischieranno di mettere a nudo tutta la terribile violenza che si nasconde sotto la facciata scintillante e apparentemente perfetta di Hollywood. L'invenzione del suono non è solo una storia magistralmente sopra le righe, ma è anche una sorprendente e inquietante riflessione sulla mercificazione della sofferenza e sul pericoloso potere dell'arte, e ci regala un Palahniuk all'apice dei suoi sinistri e affascinanti poteri di geniale stregone letterario.
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Ancora non posso credere di aver scoperto questa novità il giorno dell'uscita, nè che nessuno ne parli. Capisco che Palahniuk non è per tutti, ma c'è davvero troppo silenzio.
Smetto di lagnarmi, ok....
Andiamo alla storia, ma faccio una premessa: l'ho letto mettendoci davvero troppo tempo, stanca dopo giornate a lavoro. E credo che tutto questo abbia influito sull'esperienza di lettura. Anche se, probabilmente, resta un romanzo sottotono di Palahniuk; quasi qualcosa di già letto di suo, anche se c'è tanto di originale ed interessante.
A renderci ardua la lettura ci sono i due punti di vista principali che si intersecano senza troppe spiegazioni o preamboli: da Gates improvvisamente ti ritrovi a leggere di Mitzi, e viceversa. Un po' caotico inizialmente, ma ci si fa presto l'abitudine.
I due sono molto diversi fra di loro ma inevitabilmente le loro vite si intrecceranno.
Gates è un uomo distrutto. Da diciassette anni non si da pace per aver perso di vista sua figlia, che da quel momento è scomparsa nel nulla. Non vuole accettarne il possibile decesso e si è dato come missione la sua ricerca, e nel frattempo scovare i possibili colpevoli di azioni simili, per farli arrestare. Cosa che però non gli riesce molto bene, portandolo a rendersi spesso ridicolo e aumentando la sua rabbia verso la società che non comprende il suo dolore o i pericoli che possono attendere i bambini.
Mitzi è una giovane donna di successo. Ha imparato il mestiere di suo padre e lo porta avanti con prestigio, essendo molto richiesta come rumororista, in particolare per quanto riguarda gli urli per i film dell'orrore. Riesce a creare suoni così agghiaccianti da esser molto ricercata e creare competizione per le sue opere.
Una donna schiava ormai dell'alchool e delle pillole, che butta giù per andare avanti, fra fin troppi blackout che spesso si provoca volontariamente per sopportare ciò che deve fare.
Una storia che parte con dei presupposti e finisce per portare il lettore lungo una strada folle, caotica ed imprevedibile. Come solo Palahniuk ci ha abituati.
Non una delle migliori dell'autore, ahimè. 
Quando si inizia ad intuire qualcosa, si perde parecchio ed è un peccato.
Ci sono molti dettagli che però lasciano un colpo al lettore, arrivando improvvisi e quasi caotici, permettendo a chi legge di collegare alcuni puntini, ma facendolo anche "stranire" diciamo, riempiendogli la testa di "se": se quella cosa fosse successa prima? se quel personaggio avesse agito in modo diverso? se avesse capito l'importanza di quella cosa?
Non voglio scendere nei dettagli, ma sono particolari che avrebbero cambiato drasticamente gli eventi se affrontati in modo molto diverso e lasciano il lettore...confuso e preoccupato, perchè in effettivo sono cose che possono succedere quotidianamente e potrebbero capitare anche a noi, quindi ti chiedi "cosa avrei potuto sapere ed invece...?".
Lo so, lo so, senza spiegare "cosa" intendo è davvero difficile farvi capire la sensazione che si può provare. Ma spero di esserci riuscita almeno un poco.
Mi sto scervellando per trovare qualcosa di cui parlarvi, ma la storia va letta e scoperta, pagina dopo pagina, svelando i misteri e segreti che nascondono i protagonisti e/o le persone attorno a loro. Questa è una delle parti più interessanti della lettura, che Palahniuk rende alla perfezione, facendoci credere alcune cose, per poi portarci alla verità che è totalmente diversa da quella che ci aspettavamo. 
Un finale che, però, mi ha lasciato l'amaro in bocca. 
Troppo veloce, rapido verso la chiusura, non sono riuscita a capire davvero "tutto" ed elaborarlo. Ci sono dettagli che appaiono ma marginalmente, anche se importanti, e questo lascia il lettore a colmare certe cose da solo. 
Nel complesso una lettura particolare e molto originale, anche se alcune parti è davvero...troppo. Molto probabilmente lascerò passare del tempo e lo rileggerò, magari cogliendone alcuni frammenti che mi sono sfuggiti. Spero. 
Ringrazio la Mondadori per la copia da poter leggere.
E appena possibile lo recupererò, per averlo cartaceo nella libreria.
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GIOCO D'AMORE - Veronica Scalmazzi, RECENSIONE
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Titolo : Gioco D’Amore Autore: Veronica Scalmazzi Casa Editrice : Self Publishing Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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Recensione
Gioco D’Amore - Veronica Scalmazzi Hello readers! Come state? Questa fase due come procede? Spero bene. Oggi sono qui a parlarvi dell’ultimo romanzo di Veronica Scalmazzi che ho appena ultimato, “Gioco D’Amore”, uscito in self publishing, lo scorso 29 Aprile. La storia è narrata con POV alternato tra i due protagonisti ed è: mozzafiato!Durante questa quarantena ho accumulato parecchi libri, conosciuto personaggi nuovi che resteranno nel mio cuore, mi sono innamorata innumerevoli volte e scelto bookboyfriend con una velocità tale da far invidia ai piloti di Formula 1. Vi starete chiedendo “okay, fantastico, ma il libro?”, tranquille, questo preambolo è per dirvi che Kade Evans, con la sua favolosa zucchina sono stati catalogati bookboyfriend del mese di Maggio. Andiamo con ordine, comunque, altrimenti penserete che sono pazza.Il romanzo racconta le vicende di Piper Morris (personaggio che ho adorato dalla prima all’ultima pagina): è una matricola che sa il fatto suo, lascia da parte le frivolezze in favore di qualcosa di concreto. Ha una passione sfrenata per i completini intimi di Victoria’s Secret ed è cresciuta con 4 fratelli maschi, per cui sa come tenere a bada l’ego maschile. Ha carattere, ironia e spigliatezza, insomma, finalmente una ragazza che non ha bisogno di essere salvata da nessuno.“Voglio uno sguardo che vada oltre l’apparenza. Un “Ciao” che non si fermi solo alla bocca, ma che scavalchi il tempo ed abbia il sapore di un “a domani”. Voglio un sorriso che arrivi agli occhi. Un abbraccio che urli amore. Voglio una verità che mi disarmi dalle mie insicurezze. Semplicemente voglio essere me stessa. Senza trucchi, né inganni. Io, con il mio bello e cattivo tempo. E voglio che gli altri mi vedano per quella che sono, non per chi vorrebbero che fossi”Già, lei vuole qualcuno che sappia guardare oltre gli occhiali da nerd ed i vestiti grandi che indossa. Vuole qualcosa di coinvolgente, vuole qualcuno che la senta. Questo qualcuno, dopo una serie di battibecchi che, vi assicuro, vi faranno morire, sembra essere il capitano della squadra dei Tigers, Kade Evans, un Dio non solo del calcio ma anche del romanticismo.Se lui definisce Piper “un mondiale da vincere”, lei lo teme. Ha paura di essere travolta dai sentimenti che sempre più si fanno strada in lei, anche se prova a scacciarli e, soprattutto, teme di non poter stare più lontana dalla zucchina xxl che ha incontrato nello spogliatoio, per “errore”. Sembra che Kade la segua ovunque, persino alla caffetteria dove lei lavora per sostituire la sua migliore amica, Carrie, impegnata in un progetto.“Cosa desideri?” gli chiedo gentilmente fingendomi tranquilla. “Te” “Scusa?” Il mio cuore salta un battito, le dita strette intorno alla penna. “Desidero una tazza di caffè della casa” dice sogghignando “Qualcos’altro?” “Sì” alza la testa e i nostri sguardi si incatenano l’uno all’altro “Un cannolo ripieno di crema. Bello grande” pronuncia le parole “bello grande” con voce roca e maliziosa. “Strano” ribatto, mentre appunto l’ordine con foga. “Cosa è strano?” “Che tu lo voglia belle grande. Dopo quello che ho visto oggi, credevo fossi abituato q misure medio-piccole”L’ironia. L’ironia è il punto forte di questo libro.Adorerete ogni sua parte. Lo stile di Veronica è talmente coinvolgente che non potrete fare a meno di divorare questo volume. La cosa fantastica è che anche i personaggi secondari sono fantastici, primi fra tutti i fratelli Morris, di cui spero ci saranno narrate le vicende tra non molto tempo. Comunque, tornando ai nostri baldi giovani, hanno entrambi cicatrici profonde sul loro cuore e, per quanto riguarda Kade, anche dei segreti di cui non ha piacere a parlare, i quali hanno condizionato la sua vita passata ma che, con l’aiuto di Piper, smetteranno di condizionare il suo futuro. Futuro fatto da un campo verde, due porte ed un pallone.Il calcio, passione che hanno in comune, sarà il filo conduttore della storia e, se come me, ne siete appassionate, vi piacerà da matti.Fra partite all’ultimo respiro, viaggi fra continenti, appuntamenti da sogno e notti infuocate, Kade e Piper vivranno il loro Gioco D’amore per più di 90minuti, trascinandovi con loro in un tifo sfegatato verso uno sport coinvolgente e magnifico com’è il calcio.“Non sono una partita da vincere” afferma all’improvviso con tono duro. “Tu non saresti mai una partita, Piper. Saresti un mondiale”Buon match.. SCOPRI IL NOSTRO TEAM Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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Trama
Gioco D’Amore - Veronica Scalmazzi Mi chiamo Piper Morris e sono la classica matricola secchiona e sfigata, o almeno è così che mi definiscono la maggior parte degli studenti dell' Università della California.In realtà, dietro ai miei occhiali da nerd e all' aspetto un po' scialbo, si nasconde una ragazza sicura di sé, senza peli sulla lingua e con la battuta sempre pronta. Crescere con quattro fratelli maschi ha avuto i suoi vantaggi, ve lo posso assicurare. Amo il calcio e fare shopping da Victoria' s Secret, mentre detesto stare al centro dell' attenzione e... il capitano della squadra di calcio dei Tigers: Kade Evans. Kade Evans potrebbe, a tutti gli effetti, incarnare uno dei protagonisti maschili degli sport romance che amo tanto leggere. Anche se nessuno potrà mai eguagliare il mio Jimmy, sia chiaro.Evans è un cliché vivente: sexy da morire, atletico, spiritoso e... pervertito. Un pervertito dotato di una zucchina XXL. Sì, avete capito bene! Come faccio a saperlo? L' ho visto con i miei stessi occhi! Completamente nudo! E lui non ha fatto nulla per coprirsi, anzi... mi ha provocato con quel suo dannatissimo sorriso strappa mutandine! Ma volete sapere qual è la cosa peggiore? Lui non è come tutti gli altri. Lui mi vede davvero. Mi chiamo Piper Morris e ho un grosso, anzi, un grossissimo problema: Kade Evans mi vuole. Sono il suo Mondiale, il suo goal al 90' minuto. Ma io non ho nessuna intenzione di rendergli le cose facili, tutt' altro. A noi due, Evans! Che la partita abbia inizio Gioco D’Amore - Veronica Scalmazzi Buona lettura, Silvia. Se ti è piaciuta questa recensione ti consiglio di acquistare questo libro direttamente su Amazon  Cliccando qui Ringraziamo di cuore a tutti quelli che continueranno a sostenerci seguendoci e per chi farà una piccola donazione! Grazie di cuore! SERVIZI ONLINE PER IL TUO LIBRO Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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thatsunicornx · 7 years
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Non ce la faccio più
Mamma, spero che un giorno capirai...
Capirai che non sono del tutto un caso perso, che ovviamente pure io ci rimango male, che io prendo tutto sul serio.
Mamma, sei tu, quella prima che mi smerda, insulta e probabilmente mi odia. Non mi hai mai chiesto come sto in 10 anni. Il nostro rapporto non esiste più da quando sono andata a scuola. Mi obbligavi a suonare pianoforte, a cantare, a studiare quello che non volevo. Mi picchiavi fino a sangue quando semplicemente avevo paura di andare dal dentista, quando prendevo un 8 in prima media, quando ero in ritardo di un minuto...
Poi probabilmente hai capito che io posso risponderti con uno schiaffo in faccia e hai cominciato ad insultarmi pesantemente per qualsiasi errori che io ho fatto nella mia inutile vita. E così cominciai a tagliarmi e solo dopo un anno hai notato i tagli, e cosa mi hai detto? Ti ricordi? "Vuoi che chiamo l'ambulanza e ti portano in un ospedale psichiatrico?". Sì, lo volevo davvero, mamma. Almeno lì sarei stata in pace più totale. Infondo siamo tutti matti.
Ma tu non hai fatto nulla di che, sei andata dalla nonna ad insultarmientre io piangevo nella mia stanza. E peccato che la nonna si era accorta prima di te nonostante la vedevo una volta al mese.
Mamma, sei davvero una mamma, mia mamma? Perchè siamo completante diverse, estranee, non ci conosciamo. In 16 anni non ti sei mai accorta di come sto, ti sei mai chiesta cosa voglio fare nella vita e se ho per caso fame. No, tu non mi permetti di mangiare... secondo te io devo solo studiare latino, che tanto non capirò mai nulla lo stesso e magari al posto di dirmi che sono stupida potresti aiutarmi a studiare, magari chiedere cosa non capisco... no.
Mi urli che se non farò come vuoi tu, non uscirò mai di casa e mi toglierai internet e il cellulare. Ma mamma, mi vedi spesso uscire e frequentare i miei amici? L'internet è la mia vita. Il cellulare mi sostituisce tutti, e soprattutto te.
Mamma, non sai che musica ascolto, non sai come si chiama il mio migliore amico, non sai quante persone mi scrivono su WhatsApp e io non lo rispondo perché non so cosa dire, perché non li credo, grazie a te. Te mi hai resa insicura, asociale e mi hai fatto odiare tutti. E un tempo era tutto il contrario, mamma.
Io amavo le persone, amavo innamorarmi e credevo nella bontà delle persone...
Grazie mamma, mi hai fatto amare la morte e il sangue. Vai pure fiera, e continua a non notarmi. Un giorno però, quando sparirò vedremo se almeno quel giorno mi noterai. Chissà se rimarrò lo stesso una "stupida obesa che non sa fare un cazzo nella vita e non avrà mai amici, che non vuole conoscere nessuno."
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only-about-me · 7 years
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15/04/17
Oggi mi manchi un po' di più. Sinceramente non so perché, non so perché oggi ti sento dentro forte e chiaro. Forse perché oggi sarebbe stato uno di quei giorni dove tu mi avresti consolato, mi avresti fatto compagnia e mi avresti detto "tu sei un motivo per rimanere svegli". E io sapevo quanto ti costava rimanere sveglio, credimi. Sapevo quanto eri stanco e quanto avresti preferito dormire. Ma puntualmente, sceglievi sempre me, le mie lamentele, le mie paranoie e le mie battute stupide. Oggi mi manchi un po' di più. Vorrei tanto dirtelo, avere il coraggio di dirti tutto ciò che mi passa per la testa quando penso a te, vorrei avere la forza di sbatterti in faccia la mia dolorosa realtà, quella che tu ti sei lasciato alle spalle dopo essere andato via. Spero che almeno tu adesso sia felice, perché io non lo sono. Se mi prestassi attenzione, ti renderesti conto di quanto io sia cambiata da quando non sei più con me. Non mi va di fare più nulla, non mi curo più, non esco mai, non mi va di studiare e il mio profitto a scuola sta calando, e tu sai benissimo quanto io amassi uscire il sabato sera e quanto fosse importante per me andare bene a scuola. Ma adesso tutto è passato in secondo piano, perché purtroppo o per fortuna, ci sei sempre prima tu. Non riesco ad andare oltre. E sai perché? Perché sulla mia scrivania c'è ancora la nostra foto, con i miei bigliettini dei baci perugina attaccati, c'è il cd dei Green Day che mi regalasti, e che ascolto sempre, ci sono i tuoi vecchi messaggi classificati come "messaggi importanti", le tue foto imbarazzanti, le nostre di foto imbarazzanti, i tuoi video mentre suoni le mie canzoni preferite alla chitarra, ed io con gli occhi lucidi che ti ascolto. Purtroppo ci sono i ricordi, non quelli materiali, quelli che sono posati in un angolo del cuore, che a volte salgono in mente: il tuo profumo, i tuoi capelli lunghi e morbidi, quel pomeriggio passato sotto le coperte a dormire insieme, i tuoi occhi stanchi, i tuoi sorrisi rari ma bellissimi, il solletico, le lotte per avere gli elastici per capelli, che puntualmente volavano e nessuno dei due aveva più. Non riesco a dimenticarti, non posso, forse non voglio. Ti sento addosso, sui vestiti, nei miei capelli, ti vedo nei miei occhi, tra i banchi di scuola, nelle foto. So che adesso a me non ci pensi più, che non sono più un tuo problema e che non ti fa più nessun effetto pensarmi. Ma prova a guardarmi, provaci soltanto, e senti cosa dice il tuo cuore. Chissà magari mi chiama, ma tu non lo senti. Sai, il mio ti chiama da sempre, ma tu non ci fai caso perché ti sembra solo uno dei tanti urli che senti. Ma credimi, il mio si riconosce. Ha la voce bassa, tremolante, a tratti stanca e fioca, ma poi forte e determinata riprende. Quando sei andato via, non mi hai lasciato spiegare, non mi hai lasciato tempo per capire, non mi hai lasciato fiato. Oggi mi manchi un po' di più, ma tu non lo sai e per te questo è un giorno come tutti gli altri. Invece per me è un giorno sempre diverso, sempre nuovo. Perché un giorno nuovo, vuol dire che ce l'ho fatta, che "un brutto giorno è andato via e si spera in uno migliore". Si spera, ma si sa che non sarà così. Non ti implorerò di tornare, la scelta è stata tua e certamente avrai avuto i tuoi motivi. Ma sappi che io ti aspetto, anche se non dovrei. Se servirá ti darò una seconda possibilità, perché a tutti capita di sbagliare. Io sono qui, se vuoi. Perché sei arrogante, testardo, chiuso e riservato. E questi difetti io li amo tutti.
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Sento il mio corpo che sa ancora di te. Continuo a toccarmi ed annusarmi per sentire l'odore che mi hai lasciato addosso. Sono stata felice di averti rivisto, di averti rivisto veramente dopo così tanti mesi. Che poi ci eravamo anche visti, ma nessuno dei due era nelle condizioni. Ci siamo detti tutto, il Tutto io direi. E ne sono veramente molto contenta.. Ma sai come sono fatta, volevo provare la prima volta a riuscire ad amarti solo per una notte, quando è buio e ci sono le stelle e tutto sembra così incredibilmente perfetto, interminabile, infinito. Ci sembra di essere padroni della nostra vita per una volta, io che della mia vita non lo sono stata mai e più passano gli anni più mi adeguo all'idea che non lo sarò mai. Ma io ad amarti solo per una notte non ci riesco, perché come mi sei entrato te da due anni quasi nessuno lo ha fatto mai. Ho mille immagini brutte in testa.. tu che ti fai quando abbiamo finito di fare l'amore, tu che ti fai tutta la sera con tuo frate e il tuo amico e poi mi urli addosso per nulla, incazzato, mi terrorizzi. Tu che mi butti a terra fuori dal mondo, fuori dalla testa e mi urli addosso di nuovo pieno di rabbia. Di rabbia per una vita che non è mai andata come avresti voluto, tante volte non per colpa tua. Anche noi non siamo andati come avresti voluto, e non sai in questo momento come vorrei riprovare a far tutto. Vorrei darti tutto l'amore del mondo e farti sentire la persona migliore del mondo e amarti, vorrei solo poterti amare infinitamente. Tutto l'amore che a volte ti soffocava. Immagini brutte, e altre tante splendide. I tuoi occhioni che quando diventi dolce diventano caldi come il caramello fuso, li posso sentire sulla mia pelle che mi fissano e mi amano..te che mi ami, che mi abbracci di notte perché hai freddo, in cucina, con i tuoi amici.. un paradosso come la mia vita perché l'affetto che tu mi hai dato non me lo hai mai dato nessuno, il calore umano che tu mi hai dato lo posso sentire ancora ora. È per questo che mi sei dentro a questo modo, mi hai fatto provare delle emozioni fortissime. Sia negative che positive, ma sempre come sberle in faccia, di colpo, improvvise, una fitta profondissima dentro me, nel cuore nel cervello. Mi riempivi la vita cicci, me la riempivi totalmente E non sai quanto mi sto chiedendo come sarebbe riprovarci, quanta voglia mi è venuta di riprovare a costruire quella vita immaginaria e perfetta. Forse è perché ora non sono lucida, dovrei ricordarmi i motivi per cui abbiamo detto basta, più volte, prima te, poi io.. ma al momento non me ne frega una stra beata minchia. Come ho fatto l'amore con te non lo ho fatto mai con nessuno. Come amavi me, il mio corpo che odio. È bastato vedere ieri.. il tuo sguardo spontaneo, il sorriso.. a dirmi come mi stanno bene i capelli nuovi.. ti stanno proprio bene Ve anche così. Mi fai rabbrividire, mi entri dentro come una scheggia di ferro nel cuore e mi distruggi tutto. Vorrei solo starti vicino, farti rimanere pulito, coccolarti, viziarti amarti, farti conoscere amici migliori che non ti spingano a tirarti merda ogni volta. Sembrano solo parole del cazzo diresti, ti conosco come tu conosci me. Ma sono le parole piur sincere che mi vengano Sono stata così felice di vederti, finalmente entrambi sinceri, finalmente non sai che sollievo. Finalmente capirci. Ho paura tu mi odi. So che è una paura totalmente ingiustificata, solo altre paranoie. Ora come ora vorrei solo rivederti. Ma non si può. Lo sai perché. Hai ammesso di avermi trattata come una merda, hai ammesso tutto. Peggio di una pezza per i piedi, bambino, infantile. Hai detto tutto. E non sai quanto sia felice, per una volta. Spero che tu riconosca di quanto ti ho amato. Non per sentirmelo dire. Non me ne sbatte una minchia. Ma perché voglio che tu ti ricordi di quanto ti ho amato, che tu ti ricordi di me, che quando pensi a me non pensi che sia una merda. Ho paura, come sempre, di essere dimenticata. Perché io di me non mi sono mai ricordata, non voglio ricordarmi, potessi annullarmi la mia testa lo farei quotidianamente. Ma l'unico modo che conosco è drogarmi e mi manca adesso, sarebbe l'ennesima volta che lo faccio per tappare enormi mancanze, falle enormi che non sono mai state colmate. Sta volta non so come farò. Ma lo dico sempre, come tutti. Solo che non so veramente come reagire. Mi manchi come l'aria. Vorrei sentissi queste mie parole, vorrei che non mi abbandonassi, sto male, sono persa. Vorrei che non mi abbandonassi come ho fatto io a gennaio. Te l'ho detto, siamo stati sinceri. Ho pensato prima a me,non ce la facevo più, non riuscivo più a vivere. Non mi sto scusando, ti ho solo detto la verità. Ho paura tu stia male. Ormai siamo due vite staccate. Il pensiero mi uccide. Spero che tu ti ricordi di me, che ti ricordi magari delle cose belle, e ti orego ricordati di quanto ti ho amato, e di quanto ti sto amando anche ora, perché non sei mai passato, perché come te con la tua testa di merda alla fine non c'è nessuno. Due vite piene di drammi così, come si può pretendere che non mi entrassi e rimanessi dentro. Ti ricordo da due anni ogni volta che sento quella canzone, mentre ti aspettavo in Croazia, al benzinaio. Una favola, a modo nostro, proprio per questo la più bella favola. Ho paura della vita come sempre, ho paura di tutto, mi aggrappo a te che mi hai fatta sentire amata, come se una come me potesse essere amata a quel modo. Vorrei dirci che spero non ci perderemo in mezzo al casino della vita, la verità è che nella testa e nel cuore sei rimasto e non vorrei mai che tu te ne andassi da li Io sono qua e spero che tu rimanga ogni tanto. Vorrei sentire il tuo odore qui con me per sempre, come quando me lo lasciavi sul cuscino del mio letto e mi facevi sentire protetta da qualsiasi cosa ancora per qualche giorno
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aandistillmissyou · 7 years
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Era da un po’ che non scrivevo più. Forse è proprio vero che i sentimenti escono fuori solo quando si è tristi, perchè i ricordi ci tormentano e se ti chiudi in te stesso hai bisogno di sfogarti in qualche modo. Quando faccio dei monologhi tra me e me, le parole escono senza un senso. 
Sto male, non riesco ad esprimere i miei sentimenti, sono triste, angosciata, ho bisogno di scappare. Mi sta opprimendo anche il mio posto tranquillo, la mia testa è piena di pensieri e vuole scappare. Molto probabilmente devo solo accettare la cosa e andare avanti, ma come si fa? come si fa a dimenticare da un giorno all’altro un sentimento così forte. Mi manchi, ho voglia di sentire la tua voce, mi mancano i tuoi urli, le tue prese in giro, le tue ramanzine. Vorrei ricevere un tuo messaggio, una tua chiamata e sapere che tutto ciò manca anche a me. Sapere che Venerdì dovrò tornare con la consapevolezza che tu non sarai ad aspettarmi e che senza di me stai bene. Perchè tutti si sentono meglio senza di me, sono una ragazza che ha un caratteraccio, che non sa gestire le proprie emozioni e sa combinare solo guai, neanche tu sei rimasto... 
Ma so anche che la colpa mia, perchè non so gestire i problemi, so solo scaricarli negli altri, non trovo mai una soluzione da sola, ho sempre bisogno di aiuto. Tu sei stato sempre il mio punto di riferimento, lo sei sempre stato ed ora mi sento persa in questo mare di “problemi”. Inutile insistere non tornerai mai di me, tu ti meriti una persona migliore, una persona che ti renda felice come meriti. Io non sono quel tipo di persona, io non lo sono affatto, e spero per te che troverai la persona giusta che ti faccia battere il cuore e che ti ami come se nessuno l’avesse mai fatto prima. Te lo meriti, per tutto il bene che mi hai fatto, per tutte le promesse e per tutto l’amore che hai saputo darmi. Io molto probabilmente, non sono all’altezza di nessuno, forse sono troppo piccola per meritare una cosa così “grossa” e bella. Forse non merito di stare bene, forse... non sono fatta per questa vita. Forse... questo non è il posto per me. 
Detto questo, in bocca al lupo a te, a tutte le persone che ho ferito, a tutte le persone che non ho trattato come meritavano, spero che troverete la persona per voi e la strada migliore per tutti voi, di essere MIGLIORI e non come me. 
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26 Dicembre.
Ti dico di non venire, che hai ragione tu, non ci dobbiamo più vedere, che abbiamo già iniziato a tirarci contro piatti pesanti di parole che graffiano. Ti dico addio, e per un po’ ci credo davvero. Poi tu mi dici che ormai sei per strada, che stai venendo da me. È una scusa, ma funziona, si sa. Arrivi con il tuo maglioncino verde, ti prendo in giro, sei Natalizio. Sorridiamo,  ci guardiamo. Ci fermiamo nel solito parcheggio, facciamo due chiacchiere, ti racconto cosa ho fatto in questi 2 giorni di vacanze e abbuffate con i parenti, tu mi racconti di quanto hai bevuto a mezzanotte del 24. Poi mi baci improvviso, come sempre. Mi accarezzi, mi guardi, mi stringi a te. Mi accarezzi sotto il mento, come si fa ai gattini, e io come un gattino faccio un po’ le fusa, poi ti dico di smetterla,che quello che stai facendo è dolce, ma che con me giochi. Mi chiedi se ti voglia vedere ancora, io ti dico che non lo so e mi faccio un po’ indietro. Tu continui a ripetermelo, a chiedermelo ancora e ancora. “Sono venuto qua perché volevo stare un po’ con te oggi”. Mi guardi intensamente, iniziamo a scherzare, ci sediamo entrambi sul sedile del guidatore, stiamo stretti stretti ad abbracciarci e accarezzarci e senza accorgercene sono passate 2 ore. Iniziamo a baciarci più intensamente, iniziamo ad aver voglia di fare l'amore. Tu mi guardi e continui a baciarmi, mentre con il corpo ti allontani. “Non riesco a staccarmi da te, ma perché? Non riesco a smettere.” Scendi giù, inizi a toccarmi, a baciarmi, a passare la tua lingua ovunque, mentre incroci le tue mani alle mie e io le stringo sentendo tutto il piacere che solo tu sai darmi così. Torni su e inizi a baciarmi tanto, a sorridermi. Io faccio una faccia da cucciola, tu mi chiedi cosa ho. “Sto bene con te, quando son con te sto davvero benissimo.” “Ma perché?” Mi chiedi e forse lo chiedi anche a te stesso, perché stai bene con me. “Non lo so, sto bene, adoro il modo in cui mi baci, in cui mi tocchi, il modo in cui facciamo l'amore, come mi coccoli, come mi guardi, come mi stringi, il tuo odore. Mi fai perdere la testa, mi fai impazzire completamente con le tue indecisioni, i tuoi no, i tuoi si. Mi dici che dobbiamo stare lontani ma poi quando ti dico di non venire tu inventi scuse e vieni, perché?” “Non lo so nemmeno io Ale.” Parliamo di mia cugina, tra le righe la mia gelosia non riesce a nascondersi, tu mi dici che ci assomigliamo molto e io penso che ho paura tu vada da lei, che è così simile a me e forse anche meglio. Cerchi di baciarmi ma mi scanso, lo capisci che sono diventata gelosa e ti piace un po’, ti addolcisci. Mi prendi le mani, le guardi, le sfiori. “Tu mi piaci tanto, mi fai eccitare, mi piacciono tutti i tuoi arti”. Facciamo l'amore, lo facciamo prima piano, con i nostri respiri che terminano l'uno nella bocca dell'altra, ci stringiamo, sorridiamo, ci baciamo dolci, ci guardiamo. Poi inizi a muoverti sempre più veloce, rapido e senza pre-avvisi. Mi fai urlare. “Mi piace quando urli” mi dici eccitato. E ogni tanto, tra una botta e l'altra, sotto voce dici il mio nome, lo dici come volessi dirmi qualcosa, ma aggiungi con un filo di voce “ciao”. Lo rifacciamo ancora e ancora, cambiamo posizioni, intensità diverse, sudiamo, abbiamo il fiato corto. Tu mi guardi e mi dici “baciami, fermati e baciami”. Mi guardi fisso negli occhi “li abbiamo uguali” mi dici, e io penso che i tuoi sono più belli, in ogni caso. Mi sento piccolina quando ci sei tu con me, mi sento debole e sento che voglio stare al sicuro tra le tue braccia, che quando mi stringi tutto sembra andar bene. “Sai, ci sono i miei amici e le mie amiche che ancora dicono che dovremmo tornare insieme, mi dicono sempre di smetterla di fare lo stupido e ti tornare con te, che tu ci tieni, che ti manco”. E penso che allora qualcuno lo ha pur capito, che ho trasmesso qualcosa di buono e spero che in realtà qualcuno possa convincerti. Ci facciamo il solletico e ridiamo tanto, sembra che facciamo la lotta, conosciamo i punti deboli l'uno dell'altra e poi ci baciamo tanto. “Adoro baciarti, lo farei sempre, certe volte non riesco A smettere” ti dico e tu mi sorridi “me ne sono accorto” e inizi a baciarmi tanto tu, come faccio sempre io. Salto su di te e ci stringiamo. Ti accarezzo i capelli, sei stanco, hai sonno e hai fumato e anche io ho sonno ma non mi importa, voglio godermi ogni secondo con te. “Come dobbiamo fare secondo te?” “Non lo so, e il solo fatto che ce lo stiamo chiedendo per me è una risposta. Secondo me ci vogliamo ancora, secondo me insieme stiamo ancora bene, quando siamo insieme lo vedo che tu stai bene con me, io sto bene con te, ci piace. Tu mi chiedi di bloccarti, di far di tutto per non vederci ma il solo fatto che tu lo chieda significa che per te è una difficoltà. Se di una persona non ti importa nulla, non hai nemmeno bisogno di bloccarla perché non vuoi scriverle e basta. Tu torni, torni sempre, anche quando ti dico di no, come mi chiedi tu. Nessuno ti obbliga, e non è solo perché ti piace fare l'amore con me, tu torni anche solo a coccolarmi. Ci piaciamo” “ma tu sei più felice senza di me” “e tu senza di me, ma ci vogliamo e non ha senso bloccarsi e poi sbloccarsi per ritornare qua.” “Non lo so nemmeno io perché sto qua” “perché lo vuoi e io non voglio che te ne vai.” Mi stringi forte, mi dai un bacio sulla fronte e mi accarezzi i capelli come si fa alle bimbe. Sono su di te e iniziamo a struscirci e a eccitarci tanto. Facciamo subito l'amore senza aspettare nemmeno un attimo. Ci muoviamo tanto, ci guardiamo con i nostri visi sconvolti dal piacere, tu mi stringi il sedere, mi tocchi la schiena, mi stringi al tuo corpo, dici che ti piace tanto. Piace anche a me, da impazzire. Poi finiamo di fare l'amore e inizia a calarmi il sonno. Tu te ne accorgi subito, mi coccoli, mi baci dolce. “Sei una gattina” mi dici sorridendo. Stiamo a coccolarci così per ore, sotto una copertina a produrre serotonina.
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(ottobre 2017)
Aveva i capelli ricci e un sorriso luminoso ma un po' storto, il labbro superiore creava una specie di onda imperfetta che rendeva quella risata ancora più contagiosa, più vera. Era bella, ma non di quella bellezza comune, oggettiva, non appariva e sembrava solo una testa matta tra milioni di persone normali. Aveva una personalità tutta sua, dei pensieri tutti suoi e cambiava umore con la stessa velocità con cui si tirava su la zip dei pantaloni. Ma spesso in realtà indossava vestiti, colorati o a pois, soprattutto d'estate: la vedevi arrivare tutta scombinata e svolazzante e non sapevi se ridere o trovarla adorabile.
Era difficile, un fiume in piena di emozioni che nessuno sapeva controllare, nemmeno lei. Veniva travolta da quella che era la sua essenza e non batteva ciglio, subiva e basta in balia di ciò che non sapeva domare.
Si era ripromessa tante cose, di essere sempre positiva e di non essere quel tipo di persona che non riusciva a rialzarsi, bensì doveva trovare il bello in ogni cosa, amare la bontà, ammirarla e non disprezzarla. Si era ripromessa di fare del bene, di essere sempre la prima persona a cui gli altri si rivolgono quando stanno male. Si era ripromessa di non cadere mai nel banale, di non ferire gli altri (o almeno provarci) e di fare sempre la cosa giusta, sempre.
Si era ripromessa tante cose ma sembrava non starne mantenendo neanche una.
Se ne rendeva conto perchè ogni sera nel suo letto si arrovellava nel dolore e la mattina seguente non voleva alzarsi per non affrontare le persone; era assurdo e non da lei, sedersi sul suo banco in disparte senza nemmeno pensare che forse doveva solo alzare la testa e far ridere gli altri,
Ma forse aveva un pessimo senso dell'umorismo e non faceva ridere nessuno, se non quando camminando inciampava rovinosamente sull'ultimo gradino tra l'ilarità generale. E forse era solo stufa perchè le sembrava di parlare un'altra lingua, di aver sbagliato paese, vita.
Stava perdendo tutti, piano piano, incosciamente: e ne soffriva ma non sembrava, tutti pensavano che fosse immersa nel suo mondo e che avesse iniziato a indossare una maschera di insofferenza nei confronti degli altri.
E allora scrisse una lettera, che poi lasciò una mattina, sul suo banco nonostante la finestra fosse aperte e il vento avrebbe potuta portarla via.
Cari amici, caro amore, cari tutti, non so ben cosa dire dato che ormai siete pochi ancora qua a sopportare ogni mio malumore e difficoltà volevo solo dirvi che so di aver sbagliato ma giuro di non aver mai amato nessun'altro come ho amato voi. Forse avrei voluto dirlo quando in disparte guardavo e aspettavo che vi accorgeste degli sguardi urlati e gli urli sussurrati nascosti tra le pieghe di un mio sorrisso o di un mio tentato abbraccio. Vorrei scusarmi se non ho saputo dimostrare o amare o dare perchè forse son stata egoista senza pensare che il mio dolore avrebbe coinvolto anche voi. Quindi mi scuso e me ne vado dove non lo so ancora forse resterò qua ma smetterò semplicemente di parlare come se sparire fosse l'unico modo per guarire. Spero che mi possiate perdonare per tutte le delusioni che vi ho dato per i litigi per le urla per il non essere abbastanza per avervi tradito o semplicemente amato perchè forse anche il mio amore è distruttivo come me. E quindi chiedo scusa a voi uno a uno perchè non ho saputo essere ciò che meritate.
A mamma, papà, gianni, annalisa, zio diego, valeria, carlotta, maria, federica, sara, matilda, tommaso, marlene, elisa, irene
siete le mie persone e le uniche che vorrò sempre al mio fianco, anche quando non vorrete più camminarmi accanto.
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janerosecaruso · 7 years
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#happybirthdaytome 🎂😙 Non sempre tutto è facile, non sempre tutto va come deve andare, delle volte tutto va a rotoli, tutto va male ma nessuno lo sa perché io sono così...mi nascondo e piango in un angolo, sola senza che nessuno mi veda, senza far rumore. Ricompaio quando la tempesta è passata e dico sempre che tutto va bene anche se tutto va male ma come si dice #theshowmustgoon perché la vita è così...si vince e si perde. Si gioca per vincere e io voglio giocare ancora, voglio vincere! Ne ho passate talmente tante e di sicuro non finirà qui, spero solo di avere qualche soddisfazione in più ed essere felice...di quel che faccio, del lavoro che ho scelto e della vita che mi ritrovo casomai a guardare il mare con te fra le mie braccia che urli e bere una tazza di tè al limone. Buon Compleanno a me perché quest'anno sono 35 anni! #happybirthday
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