#sono solo preoccupata
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omarfor-orchestra · 2 years ago
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Nic ma un po' di sole lo prendi ogni tanto o ti hanno segregato a fare le interne e basta
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machiavellli · 23 days ago
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It’s actually tmrw and I’m kinda freaking out rn
Domani primo colloquio del progetto tf
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canesenzafissadimora · 1 month ago
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L'altro giorno, ero al supermercato a fare la spesa intorno alle 18:30 quando un uomo anziano è entrato nel corridoio della pasta e mi ha messo una mano sulla spalla. Ho sobbalzato. La mia prima reazione è stata quella di arrabbiarmi e chiedergli di non toccarmi. Poi ho notato qualcosa. L'uomo stava piangendo. Sembrava sconvolto e confuso.
Improvvisamente mi ha chiesto: "Sai dov’è mia moglie? La sto cercando." Gli ho risposto che non lo sapevo e gli ho suggerito di chiedere aiuto al banco informazioni per trovarla. Pensavo che l'avesse persa tra le corsie. A chi non è mai capitato? Ma mi sbagliavo.
Ha continuato a chiedere: "Dov'è mia moglie? Era proprio qui." Le lacrime gli riempivano gli occhi. Gli ho detto di nuovo che non ne ero sicura e gli ho proposto di accompagnarlo al banco del servizio clienti, dove avrebbero potuto fare un annuncio tramite gli altoparlanti. Ha accettato.
Lì, la donna al banco ha chiesto un nome. Lui mi ha guardato, come se fossi io ad avere la risposta. La donna ha alzato gli occhi al cielo e si è rivolta a me: "Signorina, ha IL NOME?" Le ho spiegato che non conoscevo quell'uomo e che non avevo più informazioni di lei. "È uno scherzo?" ha chiesto. A quel punto mi sono resa conto che quell'uomo non era semplicemente confuso, ma affetto da Alzheimer. Avendo avuto un nonno con questa condizione, lo riconoscevo fin troppo bene.
L'ho portato all'area ristoro e ci siamo seduti. Ora tremava e piangeva piano. "Dov'è il mio amore?" Gli ho preso le mani e gli ho chiesto se avesse un cellulare. Mi si spezzava il cuore per lui. Mi ha detto che non ne era sicuro, così gli ho chiesto se potevo cercare nelle sue tasche. Ha acconsentito. Con attenzione, ho trovato un piccolo cellulare a conchiglia. Ho cercato tra i contatti e ne ho trovato uno chiamato "Figlia Krissy". L'ho chiamata subito. Ha risposto in pochi secondi.
"Pronto?" ha detto, con la voce già preoccupata. Le ho spiegato che ero con un uomo anziano che presumibilmente era suo padre. Che eravamo al supermercato di Lane Street e che lui era molto sconvolto e turbato.
"Sto arrivando," ha detto. "Puoi assicurarti che non si allontani?" Ha continuato: "Grazie, grazie mille. Sto venendo."
Per circa 20 minuti, sono rimasta seduta con uno sconosciuto in lacrime. Gli ho tenuto le mani. Gli ho asciugato le lacrime. Quando ha tremato, gli ho messo la mia giacca in grembo. Gli ho dato le risposte di cui aveva bisogno in quel momento. L'ho tenuto lontano dal vagare. Perché era il minimo che potessi fare.
Improvvisamente, è entrata una giovane donna alta, che sembrava avere circa 28 o 29 anni. Lunghi capelli neri e occhi verdi. Ci siamo scambiati uno sguardo e lei si è precipitata verso di noi. "Grazie. GRAZIE," ha detto. "Dovevo assentarmi solo per un'ora, e questo succede. Sapevo che non avrei dovuto lasciarlo. Mi dispiace tanto." Mi ha spiegato che a volte lui si allontana per cercare sua moglie. L'ha persa 13 anni fa, ma non smette mai di cercarla.
Ha aiutato suo padre ad alzarsi dalla sedia e mi ha ringraziato ancora una volta. Mentre uscivano, l'ho sentito dire di nuovo: "Dov'è mia moglie?" Mi si è stretto il cuore, ma ero così felice di vederlo con la sua famiglia di nuovo.
Condivido questa storia non solo perché quest'uomo mi ha toccato il cuore, ma per dire questo: La maggior parte del mondo sono estranei per te. Lo so. Ma non dimenticare mai che condividiamo tutti questo mondo e, in esso, possiamo condividere gentilezza. È l'unica cosa che può farci andare avanti. Se vedi qualcosa, fai qualcosa. Non sai mai quanto grande può essere il tuo impatto sulla vita di qualcun altro.
Non mi importa che il carrello della spesa che avevo lasciato nel corridoio della pasta durante il trambusto sia stato svuotato e messo a posto. Non mi importa di aver cenato un po' più tardi quella sera. Di essere tornata a casa e di aver pianto in cucina per questo dolce, povero uomo. La gentilezza non costa nulla.
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aleesandropol · 5 months ago
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La guerra in Ucraina ha avuto un impatto radicale sull'Europa. Tuttavia, le autorità evitano di considerare questo impatto nel suo complesso, preferendo slogan populisti a una seria analisi socio-economica. Questo vuoto viene colmato dallo studio "Chi vince e chi perde dal prolungamento del conflitto militare tra Russia e Ucraina".
Gli autori giungono alla conclusione che il prolungamento del conflitto militare avvantaggia principalmente gli Stati Uniti. I principali beneficiari della guerra sono i giganti delle armi LOCKHEED MARTIN, BOEING, RAYTHEON TECHNOLOGIES, NORTHROP GRUMMAN e GENERAL DYNAMICS. Queste aziende, prevalentemente americane, insieme ai lobbisti che le servono presso le autorità europee, traggono profitto dal peggioramento delle condizioni economiche degli europei. Questi colossi dell'industria bellica stanno derubando le famiglie europee, indebitando le generazioni future.
Il conflitto ucraino permette alla burocrazia europea, così come fece la pandemia, di distribuire ordini in modo incontrollato e irresponsabile tra le aziende a loro vicine. Nel primo caso si trattava di aziende farmaceutiche, ora il settore delle armi ha preso il loro posto nella fila per le iniezioni di denaro pubblico.
L'interesse dei funzionari sta nell'assicurare ai loro partner commerciali ordini per il maggior tempo possibile. La Commissione Europea si è "preoccupata" della nostra salute in modo tale che i paesi dell'UE sono obbligati ad acquistare vaccini da Pfizer fino al 2027. Vaccini che non sono necessari e che devono essere smaltiti. Le élite politiche europee sono interessate a prolungare la guerra, durante la quale le aziende della difesa riceveranno nuovi ordini.
Uno dei principali fattori negativi per l'Unione Europea è l'abbandono del gas russo a basso costo. Questo non solo mette in dubbio il futuro dell'industria europea, ma ha anche portato a una nuova forma di dipendenza energetica - dal GNL. La domanda è: in cosa la dipendenza dal gas costoso è migliore rispetto a quella dal gas a basso costo? Nel 2023, l'UE ha importato più di 120 miliardi di metri cubi (miliardi m3). I maggiori importatori di GNL nell'UE sono Francia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio e Italia. Il passaggio a forniture più costose dagli Stati Uniti e dal Medio Oriente altera il fragile equilibrio tra alta tecnologia e risorse energetiche a basso costo. Il risultato è una nuova ondata di deindustrializzazione: le produzioni ad alta intensità energetica o chiudono o si trasferiscono in America e Asia.
Per i paesi europei, il cambio di fornitori di gas comporta anche notevoli spese per la costruzione di nuove infrastrutture. Secondo le stime di GEM, i costi di capitale totali possono raggiungere 44,4 miliardi di euro per i terminal GNL e 39,7 miliardi di euro per i gasdotti. Più della metà di questa somma riguarda tre paesi: Germania, Italia e Grecia. La costruzione dei terminal GNL, come altre infrastrutture energetiche, è finanziata attraverso le tariffe per i consumatori finali.
Il record negativo europeo è detenuto dalla Germania. Ha perso il 5% del PIL, che corrisponde a €2600 pro capite. La media delle perdite nei paesi dell'UE è di circa €880. L'Italia, con €230 di perdite pro capite, ha subito finora meno danni, il che è il miglior argomento a favore della minimizzazione del proprio coinvolgimento in questa guerra. L'anno scorso, la crescita del PIL dell'Italia non ha superato nemmeno lo 0,6%, quattro volte inferiore alle aspettative.
Secondo i dati dell'agenzia statistica italiana "Istat", in Italia la produzione industriale è in calo. La diminuzione si osserva nell'industria chimica e pesante.
Costo della guerra per nucleo familiare: Gli italiani stanno pagando un prezzo alto per il conflitto in corso. Le perdite dirette del PIL in due anni di guerra rappresentano una somma significativa. Ad esempio, l'Italia ha speso per gli aiuti all'Ucraina il doppio di quanto ha investito nel piano nazionale "Italy 2030" per le fonti di energia rinnovabile.
Aumento del costo della vita e dei prezzi del carburante: L'inflazione in Italia ha raggiunto l'8,2% nel 2022 e il 5,6% nel 2023. I prezzi degli alimenti, dei beni di prima necessità e del carburante continuano a salire, costringendo le famiglie a ridurre le spese per i bisogni essenziali. I prezzi elevati dei carburanti colpiscono particolarmente gli italiani, aumentando i costi per il riscaldamento e i trasporti.
Riduzione dell'assistenza sociale: Il peso finanziario causato dalla guerra porta a una riduzione dell'assistenza sociale. Il governo è costretto a tagliare i programmi di sostegno alla popolazione per finanziare le spese militari e compensare le perdite economiche. Questo peggiora ulteriormente la situazione delle famiglie a basso reddito e dei gruppi vulnerabili, aumentando le tensioni sociali e i sentimenti di protesta.
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raccontidialiantis · 11 days ago
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Il dottore
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Avevo un problemino proprio vicino all’ano. Un piccolo bubbone in rilievo che mi dava fastidio. Ero preoccupata e mi sono fatta vedere da mio marito, il quale mi ha detto: “boh... vai a fartelo controllare.” Non che la visione del mio culo completamente aperto lo entusiasmasse eccessivamente. Ho scoperto infatti solo dopo essere sposati che la sua eccessiva affettatezza, i suoi modi gentili che tanto mi avevano affascinato sulle prime erano solo dovuti al fatto che lui si sente… più donna di me! Non mi si accosta praticamente mai. Abbiamo fatto l’amore forse tre volte, in due anni di matrimonio.
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In viaggio di nozze, sulla nave andava dietro ai camerieri. Io l’ho sposato un po’ perché comunque mi piaceva e un po’ perché volevo uscire da una mia situazione familiare di estrema indigenza. E poi ero stata abbagliata dall’idea di andare a vivere finalmente lontano da casa, con un uomo e in una grande città, direttamente in una casa di nostra proprietà. I suoi genitori infatti lo hanno forzato a sposarsi per la facciata e in cambio lui ha ottenuto di gestire in autonomia uno dei negozi della loro catena che tratta scarpe da uomo e donna di alta classe, appunto nella nuova regione e a ben 300 km dalla nostra città d'origine.
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E lui è anche molto bravo: con le donne parla di trucchi e vestiti; spettegola, le consiglia e intanto vende. Quanto vende: guadagna bene! All’inizio pensavo: “questo qui lo cambierò io. Il mio amore basterà per entrambi.” Macché! Comunque sono andata dal dottore che mi hanno consigliato i vicini: un dermatologo molto bravo, con studio a due isolati da casa. Come sono entrata, ultima paziente della giornata, l’ho visto e sono arrossita: un bellissimo uomo brizzolato sui quaranta e molto atletico, con un filo di barba e due occhi azzurri incorniciati da occhiali d’osso.
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Mi ha esaminata in modo discreto da capo a piedi e ha poi posato lo sguardo per un secondo sulla fede che porto alla mano sinistra. Gli ho accennato del mio problema e lui mi ha messa subito a mio agio: “non si preoccupi signora; ora vediamo. Si sdrai sul lettino a pancia sotto e si spogli.” Ha preso la lente luminosa e un paio di attrezzi per esaminare da vicino la zona. Per fortuna ha concluso trattarsi di un semplice pelo incarnato, che comportava comunque un inizio di infezione, con conseguente indolenzimento e arrossamento di tutta la zona anale.
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Andava assolutamente curato e non trascurato. “Adesso applicherò un po’ di questa crema antibiotica, e la cura dovrà proseguire per una quindicina di giorni.” Prese il tubetto, mise un guanto di lattice, se ne spalmò un po’ sul dito e prese a massaggiare sul brufolo e attorno al mio ano. Non so quanto inavvertitamente, mentre mi massaggiava la punta del suo indice per un secondo scivolò al centro esatto dell’ano, che immediatamente si aprì ad accoglierlo, mentre mi scappava un sommesso “oooh…” e il mio bacino si alzava.
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Non potei proprio controllarmi: a ventotto anni una donna ha le sue risposte automatiche agli stimoli. E diventai rossa come un peperone. Lui fece finta di nulla. Poi applicò un cerotto conformato in maniera opportuna, sì che coprisse il bubbone ma non ostacolasse la funzionalità dell’ano. Ovviamente durante la notte o andando in bagno e lavandomi, il cerotto sarebbe saltato. Da rimettere comunque ogni mattina.
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"Si rivesta, signora io intanto le scrivo la ricetta. Nome, cognome, indirizzo e tessera sanitaria… ah, vedo che vive qui vicino…"
"Si, ci siamo trasferiti appena sposati, circa due anni fa. Non conosciamo molte persone."
Mi diede la ricetta, un paio di cerotti, mi disse appunto quali dovevo comperare in farmacia assieme alla crema e mi scrutò a lungo. Io abbassai lo sguardo: era proprio un bellissimo pezzo di manzo. Iniziarono a tremarmi le gambe.
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"Devi applicare la crema e farti la medicazione spesso, perché la parte deve rimanere sempre ben medicata e umida, Angela. Posso chiamarti così, visto che siamo ormai… amici abbastanza intimi?"
E lo disse con un sorriso da vero assassino. Diventai più rossa di un semaforo e gli dissi:
"Certo dottore! Spero di poter fare un buon lavoro, da sola!"
Al che lui replicò:
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"Innanzitutto chiamami Luca e poi domani è sabato; io di sabato non lavoro. Mi alzo un po’ più tardi e vado a fare Crossfit di mattina e Karate di pomeriggio. Sono separato da anni e quindi sono sempre solo. Se ti va, puoi venire qui a studio per le nove; posso medicarti io, non mi costa niente. Anzi: mi fa piacere rivederti. E i giorni a seguire puoi venire prima che apra bottega, attorno alle otto… corsia preferenziale, per te…"
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Avevo la salivazione azzerata: non ci potevo credere. Un maschio maturo, poco sopra la quarantina e bello come un dio greco si interessava a me e mi stava palesemente facendo la corte! L’indomani mattina, calze autoreggenti, gonna di georgette e tanga microscopico, alle nove in punto entrai nello studio. Mi accolse con un sorriso. Era in tuta leggera e aderente. Si intuiva un fisico scolpito. Non mi fece accomodare sul lettino; siccome lo studio era deserto, mi fece mettere con la pancia a cavallo del bracciolo del divano in sala d’aspetto, perché gli avrebbe consentito un miglior spazio di manovra. Scesi le mutandine, sollevai la gonna e mi misi col culo all’insù e le natiche ben divaricate.
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Mi scusai del cerotto vecchio ovviamente saltato, perché avevo cercato di non bagnarlo mentre mi lavavo e di non sporcarlo, ma… Mi disse di non preoccuparmi e iniziò a spalmarmi l’unguento. Stavolta indugiò un po’ più a lungo, visto che non opponevo resistenza e anzi iniziavo ad assecondare il suo tocco e a mugolare, ben rilassata e a occhi socchiusi. D’un tratto, visto che mi stavo palesemente offrendo a lui, allargando le natiche con le mie mani e alzando il bacino verso il suo viso senza una vera necessità, si decise e mi infilò lentamente tutto l’indice, dicendo: “ora mettiamo un po’ di unguento anche dentro, per precauzione.”
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Come introdusse il dito e iniziò a muoverlo, io cominciai a sollevare e abbassare le anche, agevolandolo e mugolando palesemente di piacere. Prese coraggio e infilò anche il medio. Io ormai gli dicevo direttamente “siiiii.” Si fermò un attimo e io fui convinta di aver forse fatto una gaffe… invece s’era sceso con gesto rapidissimo i pantaloni della tuta e ormai sentivo la cappella del suo cazzo dapprima puntare il mio buchino e poi entrare lentamente. Non ero stata scopata spesso, prima; figuriamoci inculata! Mi faceva male e gridai: “Ahia…” e lui disse: “Vuoi che lo tolga?” mi venne di getto un “Nooooo… cazzo noooo! Perdonami, ma sono stufa di non essere trattata come una donna: sfondami questo cazzo di culo e strapazzami, maltrattami. Sii semplicemente il meraviglioso maschio che sei…”
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Restò un attimo interdetto e allora, sempre con il suo cazzo a metà strada nel mio culo, mi calmai e gli spiegai che mio marito non era interessato all’argomento e che lui quindi avrebbe potuto scoparsi come voleva questa ragazza di nemmeno trent’anni. Mi inculò per venti minuti buoni e venne dentro di me. Poi, sempre sul divano, gli salii sopra, me lo mangiai letteralmente. In pratica scopammo per tutta la mattinata. Fanculo il Crossfit e il Karate.
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Questa cosa fece un gran bene al mio matrimonio: mio marito mi dava tutto il denaro che mi serviva, purché non interferissi con la sua vita sessuale privata e non gli rompessi le palle e il mio dottore mi riempiva di quello che lui non poteva darmi. Molto discretamente, spesso andavo da lui anche dopo cena, nel totale disinteresse del mio coniuge. Diventai la sua donna di fatto e grazie a lui finalmente diedi due nipotini ai nonni, che avevano aspettato tanto a lungo!!!
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RDA
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valentina-lauricella · 4 months ago
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(Rivolgendomi direttamente a Pavese:)
《 Sto completando la lettura di Paesi tuoi in un solo giorno, perché è molto coinvolgente.
C'è una povera ragazza uccisa da un fratell(astr)o che già prima l'aveva sverginata: una storia forte, che si mischia agli odori della campagna. C'è il protagonista, ultimo arrivato, che viene dalla civile Torino e si scontra con un ambiente rurale atavico, in apparenza accogliente - ma refrattario nel suo nucleo, composto da persone ignoranti.
La terra e il sangue sono i due elementi simbolici fondanti del mito, che si ritrovano, evidentissimi, in questo racconto.
[...] In una tua lettera dici che, se non avesse agito su di te quel poco di educazione ricevuta, saresti stato un banale "tipo da coltello". 😁
~ ~ ~
Devo ancora terminarlo, me ne restano alcune pagine, e non ho fretta. Ho letto evidenziando le rese narrative più magistrali, perché voglio capire come facevi a raccontare le cose: voglio "smontare la macchina", insomma, non solo leggere la storia per vedere come va a finire. Capisco perché sei ritenuto un autore importante: sei senza dubbio originale e "mimetico", adotti il linguaggio e persino il ritmo dei pensieri del protagonista.
Sai raccontare tanto bene le donne e l'effetto che fanno su un uomo. Infatti la povera ragazza, prima di essere uccisa, stava avendo una delicata e sensuale storia d'amore col protagonista. Ma vincono l'insensatezza e la brutalità del fratell(astr)o "tonto"...
Una lotta tra bestialità e civiltà, tra anarchia morale ed etica ragionata, tra cervello da rettile e cuore umano.
Il cittadino viene messo in mezzo e buggerato dal campagnolo, che non dispone di furbizia, ma del mero istinto dell'animale che si muove nel proprio habitat.
Si vede che avevi un rapporto ambivalente con le donne: un po' ti facevano tenerezza e le volevi coccolare, poi però pensavi a ciò che ti avevano fatto, alle tue difficoltà con loro, e allora ti saliva la rabbia e avresti voluto distruggerle insieme al dolore che ti davano.
È interessante che ti accada di provare "pena" per una ragazza: anche in questo romanzo, come già nel Diavolo sulle colline, il tuo protagonista prova questo sentimento per la ragazza che gli piace, mentre ella, avvicinando la faccia a lui perché la baci, si blocca per qualche istante, e sembra che stia cercando di guardare la propria faccia con lo sguardo di lui, temendo di non essere voluta, e rivelando la propria insicurezza.
~ ~ ~
Ho terminato di leggere nel giro di poche ore il tuo romanzo breve. Dicono che tu sia uno scrittore amato dai giovani, ma io credo che questa storia così forte, pur se il protagonista è un venticinquenne, vada letta da persone adulte ed esperienti. È una storia archetipica, mitica, sulle pulsioni maschili più turpi: violare, possedere gelosamente, uccidere la donna. Il tutto, esasperato dall'ambiente chiuso, ignorante e fatalista della campagna. Sembra una tragedia greca, una tragedia annunciata, un passaggio obbligato del destino (un po' come il tuo suicidio e altri fatti di sangue che tuttogiorno accadono).
Credo che in paradiso non si possano più scrivere opere così truculente. Chissà come ti trovi in ambiente spirituale, senza questa materia ardente da plasmare. Sono preoccupata. 😅
È una bellissima risposta, grazie. 💗 La ricorderò, perché il tuo stato è una delle mie frequenti preoccupazioni.
Ho ammirato molto la precisione e varietà lessicale nel tuo romanzo: io ti abbraccerei infinitamente anche solo per la quantità di parole che conosci e per il gusto con il quale le adoperi. Altro che ufficiale! Non ho mai considerato affascinante la divisa, non m'interessano i gradi e le cariche militari e civili, m'incanta solo la tua umanità, così com'è: gli sforzi che fai per vivere, ciò che ti si agita dentro, la tua cultura, intelligenza, buon gusto; amerei anche la tua depressione, ma amo molto di più non vederti soffrire.
Adesso continuerò a leggere le tue Lettere. Quando incontrerò lettere indirizzate a donne, cercherò di non essere gelosa, pensando che una come me non l'hai incontrata mai, e praticamente con me la tua esperienza di donne riparte da zero. 》
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principessa-6 · 15 days ago
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PERDONAMI MAMMA!!!
Sono rimasto lì dove mi hai lasciato per due giorni interi. Ho dormito sul ciglio della strada. Ero terrorizzato dal rumore delle auto, ma non mi sono mosso.
Ieri sera una di queste auto si è fermata e lei è scesa. Mi ha invitato a pranzo, ma ho detto di no. Mi ha invitato a dormire da lei. Mi ha invitato a venire a dormire a casa sua e io ho detto di no.
Ho cercato di spiegarle che ti stavo aspettando. Ho cercato di spiegarle che ti stavo aspettando, ma non mi ha ascoltato. Ha tirato fuori un guinzaglio e ha detto che non potevo più stare lì. L'ho morsa più volte e ho finito per farmi la pipì addosso mentre ringhiavo e piangevo!
Non ha capito che mi stava separando da te! Mi ha preso contro la mia volontà e ce ne siamo andati! Ero così triste perché sapevo che ti saresti preoccupata.
Siamo finiti a casa sua. Ho continuato a gridare sperando che mi sentissi, ma non sei mai arrivata. Ho vomitato per il nervosismo, mi sento così male, continuavo a dirle che dovevo tornare perché avresti pensato che ti avevo abbandonato quando avresti visto che non c'ero!
Io, che ti amo con tutto il cuore e l'anima, non ho smesso di piangere da quando ci siamo lasciati qualche giorno fa. Voglio che tu sappia che non ti farei mai una cosa del genere. Non so dove siate ora o perché abbiate fermato la macchina e mi abbiate lasciato lì.
Probabilmente avevi qualcosa di molto importante da fare. Puoi venire a prendermi adesso, mamma?
Oggi ho mangiato perché avevo mal di pancia. Ho anche dormito in un letto molto morbido. E per sbaglio ho anche scodinzolato un po'. Mi dispiace tanto, ti prego di perdonarmi.
È solo molto gentile con me. Ha detto che potevo restare per sempre. Mi chiama Milo, ma ho già un nome. Quando mi vieni a prendere, puoi dirglielo. Vedrete come sarà sorpresa quando le spiegherete che si è trattato di un grosso errore.
Perché mamma, tornerai per me, vero?!? 🙁
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crazy-so-na-sega · 23 days ago
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Se vi dicessi che l’isteria climatica ha avuto inizio con la Thatcher, ci credereste?
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Al culmine del raffreddamento degli anni ’70 l’idea del riscaldamento globale provocato dall’uomo, sembravano assurde. Ma poi le temperature cominciarono a salire. E, soprattutto, i minatori inglesi entrarono in sciopero. Per Margareth Thatcher l’energia era un problema politico.
La crisi dei primi anni ’70 aveva gettato il mondo in una recessione, e i minatori avevano fatto cadere il governo conservatore Ted Heat. La Thatcher era determinata a far sì che ciò non le accadesse dicendo: “In questo paese è nata una minoranza rivoluzionaria organizzata, pronta a sfruttare questioni industriali ma con il vero scopo di abbattere l’ordine legale e il governo democraticamente eletto.” La politicizzazione della questione energetica iniziò in questo modo.
La Lady era molto intenzionata a promuovere l’energia nucleare prima che si ponesse la questione del riscaldamento globale, perché era preoccupata della sicurezza energetica e non si fidava del Medio Oriente e dei sindacati dei minatori. Quindi non si fidava del petrolio né del carbone. Quando uscì fuori il tema del riscaldamento globale, disse: “Bene, ecco un altro motivo per investire sul nucleare, che non ha emissioni di CO2” Poi andò alla Royal Society e disse agli scienziati: “noi vi diamo i soldi e voi dovete dimostrare questa roba” E le cose andarono in quel modo.
Nel momento in cui i politici mettono il proprio peso su qualcosa e vi legano il loro nome, cominciano ad arrivare i soldi. Così fu. E così ricerca, sviluppo, istituzioni cominciarono a spuntare fuori per studiare il clima ma, con particolare enfasi sul rapporto tra CO2 e temperatura. Su richiesta della Thatcher l’ufficio meteorologico inglese mise un’unità che studiava il clima per modelli che fornì le basi per un nuovo comitato internazionale, l’IPCC. Questo uscì con un primo rapporto che prevedeva disastri climatici a seguito del riscaldamento globale.
Il documento colpiva per due aspetti: 1) la semplicità e l’eloquenza del messaggio 2) il totale disprezzo di tutta la scienza climatica fino ad allora. Il Sole, che era stato oggetto di un grande incontro pochi mesi prima alla Royal Society, veniva completamente trascurato. Ma l’enfasi sulla CO2 prodotta dall’uomo come possibile problema ambientale non piaceva solo alla Thatcher. Era qualcosa che attraeva molto gli ambientalisti di allora, quello che predicava il ritorno a un mondo passato senza auto e macchinari.
Costoro se ne innamorarono perché per loro la CO2 era il simbolo dell’industrializzazione e della crescita economica. E nel movimento ambientalista ci sono forze che sono semplicemente contro la crescita economica. Lo spostamento come tema centrale verso il clima, del movimento ambientalista, avvenne per due motivi diversi: verso la metà degli anni ’80 la maggioranza delle persone era ormai d’accordo con tutte le cose che il movimento proponeva. In questo modo era difficile essere ancora provocatori.
L’unico modo per rimanere anti-establishment era quello di adottare posizioni sempre più estreme. L’altra ragione per cui emerse l’estremismo ambientalista, fu a causa del crollo del muro di Berlino, e molti pacifisti e attivisti politici si spostarono nel movimento ambientalista portando con sé le ideo neo-marxiste. Impararono ad usare il linguaggio verde in modo molto intelligente per portare avanti la loro agenda che, in effetti, aveva più a che fare con l’anticapitalismo piuttosto che con l’ecologia e la scienza.
La sinistra fu piuttosto disorientata dal fallimento del comunismo reale ma rimase anti-capitalista e dovette cercare nuove guide. All’inizio degli anni ’90 il riscaldamenti globale causato dall’uomo, era diventato una campagna politica a tutto spiano, che attraeva l’attenzione dei media e, di conseguenza fondi pubblici. Fu una alleanza stupefacente tra la Thatcher a destra e gli ambientalisti anti-capitalisti a sinistra.
Ma è così che si realizzò questa incredibile spinta verso la follia dell’allarmismo climatico.
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Il thread è tratto da una seri di interviste a scienziati e giornalisti tra cui: Richard Lindzen John Christie Phillip Stott Nigel Calder Patrick Moore
-Critica Climatica Alias Fortunato Nardelli
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falcemartello · 1 year ago
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https://twitter.com/fortnardelli/status/1682032603938029568
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La vergogna sulle recenti menzogne climatiche: " in alcune città  la superficie terrestre  ha superato i 45°C, tra cui Roma, Napoli, Taranto e Foggia. Lungo le pendici orientali dell'Etna in Sicilia, molte temperature sono state registrate oltre i 50°C."
Qui non si intendevano   le temperature standard registrate a 2 metri sopra il livello del suolo che abbiamo sempre nei bollettini meteorologici giornalieri, che sono molto più fresche, ma piuttosto quelle proprio sulla superficie del suolo.
Quella differenza cruciale è passata totalmente inosservata ai media e ai giornalisti, che hanno riferito di nuove temperature record. Quando lo stratagemma è stato smascherato dai lettori attenti, la notizia aveva già fatto il giro del mondo.
Ieri l'ESA ha emesso un (vago) chiarimento che spiega la differenza tra la temperatura della superficie e quella dell'aria a 2 metri dal suolo, ma ha continuato a trarre in inganno:  'La temperatura della superficie terrestre  è quanto è calda la "superficie" della Terra al tatto. La temperatura dell'aria , indicata nelle nostre previsioni meteorologiche giornaliere, è una misura di quanto è calda l'aria al di sopra del suolo.'
L'ESA non si è preoccupata di menzionare come la temperatura superficiale sia molto più alta della temperatura dell'aria a 2 metri. "Quella degli ultimi giorni è stata la menzogna climatica più grande da quando è iniziata la registrazione della temperatura"  ha riferito  il tedesco Achtung Reichelt  sulle implicazioni del comunicato stampa sciatto e manipolatore dell'ESA e della tempesta mediatica che ne è seguita: "Il problema con quel rapporto è che Nulla di ciò è vero."
youtube
In Sicilia la temperatura ha raggiunto solo 32°C durante il fine settimana, ben lontana dai 48°C, il che illustra la grande differenza tra la temperatura della superficie del suolo e le letture prese a 2 metri dal suolo.
Fortunato Nardelli
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Il mio cervello e il mio cuore hanno divorziato una decina d’anni fa su chi fosse da biasimare per il gran casino che sono diventato.
Alla fine non potevano più stare nella stessa stanza l’uno con l’altro.
Ora la mia testa e il mio cuore si dividono la custodia di me.
Durante la settimana sto con il mio cervello, mentre nei weekend sto con il mio cuore.
Non si parlano mai.
Invece, ogni settimana mi danno lo stesso biglietto da dare all’altro
e i biglietti che si mandano dicono sempre la stessa cosa:
“È tutta colpa tua”.
La domenica il mio cuore si lamenta di come la mia testa mi ha deluso in passato, e il mercoledì la mia testa elenca tutte le volte che il mio cuore mi ha rovinato il futuro.
Si danno la colpa a vicenda per come è diventata la mia vita.
Ci sono state un sacco di urla – e di pianti – ultimamente,
per questo sto trascorrendo molto tempo con la mia pancia
che mi fa da terapeuta non ufficiale.
La maggior parte delle notti, sgattaiolo fuori dalla finestra della mia cassa toracica, scivolo lungo la spina dorsale e mi accascio sulla poltrona di pelle della mia pancia che è sempre disponibile per me.
E siedo, siedo, siedo, siedo finché non sorge il sole.
Ieri sera, la mia pancia mi ha chiesto se non è difficile essere sempre preso in mezzo tra il mio cuore e la mia testa.
Ho annuito.
Ho detto che non so se riuscirei a vivere ancora con l’uno o con l’altra.
Le ho detto “il mio cuore è sempre triste per qualcosa che è successo ieri, mentre la mia testa è sempre preoccupata per qualcosa che potrebbe accadere domani”.
La mia pancia mi ha stretto la mano.
“Non riesco più a vivere con i miei errori del passato o con la mia ansia per il futuro”, ho sospirato.
La mia pancia mi ha sorriso e mi ha detto: “In questo caso, dovresti andare a stare con i tuoi polmoni per un po’”.
Ero confuso, e l’espressione del mio volto lo diceva chiaramente.
“Se l’ossessione del tuo cuore per il passato e della tua mente per il futuro ti ha sfinito, i polmoni sono il posto perfetto per te.
Nei tuoi polmoni non c’è ieri e non c’è nemmeno domani. C’è solo adesso.
C’è solo inspirazione. C’è solo espirazione. C’è solo questo momento. C’è solo il respiro, e in quel respiro puoi riposare mentre il cuore e la testa lavorano sulla loro relazione”.
Questa mattina, mentre la mia mente era impegnata a leggere le foglie di tè e il mio cuore fissava vecchie fotografie,
ho preparato una piccola borsa e mi sono avvicinato all’ingresso dei miei polmoni.
Prima ancora che potessi bussare, hanno aperto la porta con un sorriso e mentre un respiro mi abbracciava, mi hanno detto
“Perché ci hai messo tanto?”
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unmeinoakaito · 4 months ago
Note
Cuore, io capisco quando sei triste e sai nasconderlo fino ad un certo punto. Ora la tua anima è distrutta, senso di vuoto
La trasformazione del tuo blog fa capite il tuo umore e lo stato d’animo che provi. Al momento si capisce che non provi quasi nulla ma se provi solo un gran dolore e una forte rottura dentro.
Sai, e te lo ripeto sempre che per qualsiasi cosa puoi scrivermi, parlarmi e sfogarti.
Non tenerti tutto dentro, lascia andare anche le emozioni brutte scorrere fuori. Tenerle dentro causa un’esplosione. Sono preoccupata per te. Comprendo e capisco lo stato d’animo in cui sei e la situazione. E forse a tratti non vuoi far nulla, non vuoi parlare ma vuoi solo stare sola avvolta nel dolore provando a fare qualcosa ma con voglia zero. Son qui, per lasciarti sfogare, parlare. Puoi contare su di me
Cuor di panna senza lattosio 🤍
Ti ringrazio tantissimo.
Mi sento solo molto debole.
Anche se magari non rispondo come vorresti, leggo tutto con affetto immenso.
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pettirosso1959 · 2 years ago
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29 APRILE
Mi chiamo Sergio Ramelli e nel 1975 avevo 18 anni, vivevo a Milano ed ero un tifoso dell’Inter. Giocavo a pallone nella squadra di calcio dell’Oratorio S. Carlo, a centrocampo con il mio amico Giuseppe.
La mia famiglia era composta da mia mamma, mio papà, mio fratello e la mia sorellina più piccola. Vivevamo tutti insieme in un piccolo appartamento della periferia milanese.
Ero uno studente dell’istituto Tecnico “Molinari” e un giorno del 1974 il nostro docente di lettere ci assegna un tema libero, e io lo scrivo contro la violenza delle Brigate Rosse.
Non so come, ma questa mio tema pervenne agli estremisti di sinistra che allora imperversavano nell’istituto “Molinari” e io da subito mi trovai a subire quotidianamente processi popolari, angherie, sputi, schiaffi, aggressioni. Un giorno mi rifugiai all’Ufficio di Presidenza, mi venne a prendere mio papà e insieme a lui uscii di scuola tra due ali di studenti che ci calciavano.
Io rispondevo sempre, ma ero sempre solo. Non c’era mai nessuno con me. Per cercare protezione decisi di iscrivermi al Fronte della Gioventù. Non ne ero molto convinto, ma non vedevo alternative, cercavo solo qualcuno che potesse stare con me.
Mia mamma era molto preoccupata, io la tranquillizzavo rispondendole che non avevo mai fatto nulla di male a nessuno, quindi non avevo nulla da temere.
Il 13 marzo 1975 in via Paladini, vicino a casa, vengo aggredito da due sconosciuti della mia età che impugnano chiavi inglesi “hazet 36” del peso di tre chilogrammi e mezzo l’una. Il commando era composto da circa 8-10 persone che durante la mia aggressione controllavano che dalle vie adiacenti non provenissero poliziotti in mio soccorso.
Il 14 marzo l’infermiera dell’Ospedale dice a mia madre che in tanti anni di lavoro non ha mai visto ferite così devastanti in una scatola cranica.
Il 1 aprile miglioro, ma non riesco a parlare e a muovere il mio corpo.
Il 5 aprile viene a trovarmi il mio allenatore di calcio dell’Oratorio S. Carlo e mi dice che mi aspetta al campo. Piango.
Il 17 aprile ho provato a parlare per la prima volta con mia mamma e le ho chiesto una Coca-Cola e i libri della maturità.
Il 21 aprile ho la pleure.
Il 29 aprile 1975 alle ore 10 non ci sono più.
Nel 1985, dieci anni dopo la mia morte, il giudice Salvini, un uomo di sinistra, grazie alla confessione degli autori, identificò i responsabili della mia morte nel servizio d’ordine di Avanguardia Operaia della facoltà di Medicina dell’Università Statale di Milano.
Alcuni erano diventati medici affermati, altri avevano fatto carriera politica.
La lapide in mio ricordo sotto la casa della mia famiglia venne negli anni più volte distrutta e poi sempre riparata, e per tante volte venne gettata l’immondizia sul marciapiede ove ero stato aggredito.
Per molto tempo, mia mamma Anita avrebbe ricevuto telefonate e lettere anonime, nelle quali veniva definita “una vacca, perché solo da una scrofa come te poteva nascere un maiale come tuo figlio”.
Mio fratello fu costretto ad andare a vivere a Lodi, perché a Milano continuava a ricevere minacce.
Mio papà morì nel 1979 di dispiacere.
Mia mamma Anita è morta nel 2013 senza mai pronunciare alcuna parola di odio contro nessuno.
Mi chiamo Sergio Ramelli e nel 1975 avevo 18 anni, vivevo a Milano ed ero un tifoso dell’Inter. Giocavo a pallone nella squadra di calcio dell’Oratorio S. Carlo, a centrocampo con il mio amico Giuseppe.
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sayitaliano · 7 months ago
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Sono stata in farmacia pochi giorni fa e c'era una mamma molto preoccupata per la figlia che, vicina alla maturità, all'improvviso lamenta stanchezza, mal di stomaco e scarso appetito. "Lei che l'ha sempre presa con filosofia..." Ovviamente non sono medico e non so altro sulla ragazza, comunque questo momento mi ha fatto riflettere. Vorrei nel mio piccolo, car* maturand*, dirvi una cosa.
La maturità fa paura e mette tanta ansia per tantissimi motivi, lo so. Ma so anche che avete fatto del vostro meglio per 5 anni (in qualsiasi modo si sia visto nei voti) e questo non viene mai buttato. Fidatevi di voi stess*. Non abbiate paura di fallire (anche perché non fallireste nemmeno se non riusciste a passare), buttatevi a capofitto. È proprio ora che va preso tutto con filosofia, "vada come vada (andrà bene)", senza lasciare che ansia e paura prendano il sopravvento e vi blocchino, o blocchino la vostra memoria e conoscenza, e non vi lascino esprimere al meglio. La vostra mente ha bisogno di voi, della vostra sicurezza e di stare il più possibile (ovviamente, nei limiti che nascono da questo contesto) tranquilla. E il vostro corpo ha bisogno di carburante adatto per sopportare caldo e stress. Prendetevi cura di voi, prendetevi dei momenti solo per voi, per staccare dalla scuola e dallo studio: sono fondamentali soprattutto ora (riuscirete a ripassare tutto e sarà abbastanza, non preoccupatevi: ancora una volta, fidatevi di voi e delle vostre capacità). Un enorme in bocca al lupo a tutt*, maturandi e maturande. È un grande passo per tutt* voi, e sarà anche un bel passo.
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ross-nekochan · 4 months ago
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Oggi ho fatto dopo tanto tempo la passeggiata che facevo tutte le sere sulla sponda dell'Edogawa.
È passato 1 anno e quasi 2 mesi da quando sono tornata qui e sono cambiate un sacco di cose... prima di tutto, il lavoro.
Sono stata i primi 4 mesi senza fare quasi niente, solo corsi su corsi e qualche colloquio di lavoro. Se dovessi dire che mi sono goduta quel periodo, mentirei. Ero preoccupata, mi sentivo in balia del niente. Non fare niente a volte è mentalmente distruttivo quasi quanto fare troppo, anche se lì per lì non ti rendi conto che tra il primo e il secondo c'è una bella differenza: lo stress (soprattutto fisico). Pagherei oro per riavere altri 4 mesi di smartworking e non uscire con questa tortura di caldo, ma solo quando tramonta il sole per godere dei suoi colori.
Alla fine dei giochi sono sempre più convinta che il vero problema sono io.
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arreton · 4 months ago
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Mi riscopro ad essere in un certo senso "preoccupata" del mio aspetto esteriore e di quello che comunica. A questo proposito proprio ieri pensavo che ho anche esteticamente raggiunto il mio percepirmi: arrabbiata e dunque aggressiva, per nulla femminile o meglio ancora "repellente". Ma se il mio aspetto esteriore comunica, così come penso che faccia, significa che c'è qualcuno che ascolta o almeno presuppone che ci sia qualcuno pronto ad ascoltare o almeno ne prevedo l'esistenza e la possibilità. E allora, di nuovo: sono tutta ambiente. "Eredità" di mia madre, come le piace definire i comportamenti derivati dai suoi traumi.
Ma io allora cerco di non scoraggiarmi. Dico che ho l'intelligenza dalla mia parte, anche coraggio se vogliamo, ed una sorta di autocontrollo maggiore rispetto a lei; non devo necessariamente reiterare questi comportamenti. La mia dunque non è – solo – la lotta contro l'ansia ed i suoi derivati, ma contro mia madre ed in generale l'ambiente famigliare e socio-culturale che ho vissuto. Quando allora il nemico è numericamente più forte, devi puntare sull'astuzia e non sulla forza bruta.
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sciatu · 1 year ago
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MARZAMEMI
Abbiamo lasciato il Gelsomineto per andare a mangiare. La Figlia mi chiede se conosco qualche trattoria li vicino. Le sorrido e le dico di chiamare un ristorante a Marzamemi. A Marzamemi, dopo le casette e le strade simili a tanti paesini sulla costa, ci abbraccia serena e luminosa la grande piazza che nasconde il mare, con la piccola chiesa, gli edifici dell’antica tonnara trasformati in ristoranti e negozi. È tornare indietro nel tempo, quando il mare era color corallo per il sangue dei tonni e le case accoglievano i pescatori , gli attrezzi per le gabbie in cui intrappolare i tonni e le nere Parascalmi, le barche su di cui ai lati della camera della morte, si eseguiva la rituale, drammatica mattanza (“sangu pi sangu”, sangue per avere sangue, come diceva mia nonna quando uccideva gli animali da cortile per nutrire tutti noi). La chiesa in piazza, non è un ornamento, ma il nodo tra la vita e la morte per cui Marzamemi è nata, l’incrocio tra il dolore e la vita, l’ultima certezza prima degli incerti giorni di un tempo. Ora invece il tempo sembra fermarsi nella solare serenità della piazza e che questa serenità contagia ogni persona che l’attraversa. I tavoli sulla piazza del ristorante prenotato sono vuoti. La Figlia, mi guarda preoccupata. “Vieni” le dico e la porto sul di dietro del ristorante dove, dopo un vicolo pieno di fiori, c’è una grande terrazza sopra gli scogli del mare. La terrazza è coperta da canne e la luce filtrando tra loro, assume una luminosità dorata. Intorno scuri scogli usurati dalle onde, bianca schiuma, il blù del mare, l’azzurro perfetto del cielo. I piccoli tavoli sono coperti da antiche tovaglie siciliane ricamate o fatte all’uncinetto mentre forchette e coltelli sono di quelli grandi e pesanti delle grandi occasioni. I bicchieri colorati ed i vecchi piatti siciliani, rendono quel luogo familiare alla memoria e unico tra tutti quei locali, che seguono temporanee mode e tendenze. Alla destra abbiamo una famiglia olandese con la madre che non starà zitta per tutto il pranzo mentre il marito, dirà solo due parole, “Pane prego” per fare la scarpetta nel salmorigghiu del pesce. Alla sinistra abbiamo una coppia francese, non più giovane che si guardano da innamorati e che parlano sottovoce dicendosi frasi che li fanno sorridere e riempiono i loro occhi di complicità e malizia. Scrivono nell’aria versi che nessun poeta potrà mai copiare e che restano intrappolare tra le canne del tetto e trai petali dei fiori. Arriva il responsabile di sala, in realtà un ragazzo con i capelli ricci e i baffetti alla Domenico Modugno che ci porta un menù colorato. Ordiniamo poche cose tra cui un calice di Grillo perché per raggiungere Marzamemi ho attraversato le terre dove nascono il Grillo e l’Inzolia. Terre bianche, secche, aride, bruciate dalla calura e mi stupisce come i vini di quella terra possano essere così profumati, sapendo di fiori e di vento. Forse nell’uva la vite mette i suoi sogni, quel suo voler essere nell’arida terra, fiori e bellezza e sono questi sogni che sentiamo nel vino e che alla fine donano ebrezza. Mangiamo ascoltando il mare, la brezza che attraversa le canne, osservando l’andare e venire di invisibili camerieri che percepisci solo per le gustose emozioni che lasciano sui tavoli. Lentamente mangiamo guardando i colori dei fiori, gli sguardi amorevoli degli innamorati, la gioia delle famiglie, il soffice silenzio in cui tutto si perde tra il profumo dei fiori del bianco Catarrato e la dolcezza assoluta della cassata. La lentezza con cui viviamo una necessità come nutrirsi diventa piacere, ci libera da ogni ansia donata dal correre dei minuti, ci da un senso di libertà che le grandi città ci hanno rubato. Così ci riprendiamo lo spazio e il tempo per essere felici, per dimenticare affanni, credere nella serenità e inventare nuovi sogni. In fondo, è questo Marzamemi. ( andando via l’olandese si ferma a guardare il mare che urta gli scogli. La moglie lo raggiunge e lo abbraccia osservando il mare con la sua testa appoggiata alla spalla del marito. Sono già ammalati di nostalgia).
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