#sermoni

[lazyinfluencercat]

Prima regola per crescere sani e vivere felici: - stare alla larga da chiunque, parente o meno, offra consigli edulcorati con "lo dico/lo faccio per il tuo bene": quei sermoni sono un atto manipolatorio, perché l'unico bene conosciuto da queste persone è il proprio; i manipolatori agiscono solo in funzione della propria realizzazione, anche quando hanno dei figli.

[cristianesimocattolico]

Sant’Antonio Maria Zaccaria e i suoi preziosi Sermoni

Ricorre oggi la memoria liturgica di sant’Antonio Maria Zaccaria, fondatore dei Chierici Regolari di San Paolo (Barnabiti). Scopriamo i suoi Sermoni, dove la finezza di linguaggio si unisce alla profondità teologica. Con esempi molto concreti. Continue reading Sant’Antonio Maria Zaccaria e i suoi preziosi Sermoni

[plumipal]

Meet Eden (TWST OC)

Yall were so supportive on my silly oc ill actually do a showcase on them. Hope yall like him!

Meet Eden, the second (third if you count grim) member of the ramshackle dorm! Another anomaly in space and time cased him to end up in the sorting sermony just like the prefect, unlike the prefect though he actually has his own sort of magic. The school does not count his magic as actual magic with how differently it works from theirs, rendering his magic useless during lessons (this does not mean he is weak, he can pack quite the punch with his magic).

He finds comfort in you (the prefect), as you both are from different worlds. He refuses to tell tou about his universe, bur he will gladly litsen to you talk about yours. With his unique appearance, he is hard to miss, making lots of people question what he truly is (he, of course, refuses to tell them). The piercing eyes he has are quite terrifying, making most people keep their distance from him.

They take advantage of being so close to you (by being in the same dorm), making the other students jealous. He also uses the "we are both people from different universes" to his advantage on the students too 🤭

He actually has a lot of tattoos, some looking quite creepy with how many eyes there are on him. With the lack of breathing and heart you are quite sure he is not human, but what is he...?

Also have the glorious masquerade outfit I made for him

... GUYS PLEASE PLEASE PLEASE ASK FOR OR ABOUT HIM THEY ARE SUCH A SILLY LITTLE THING I PROMISE PLEASE- HE HAS THE BIGGEST CRUSH ON THE PREFECT ALRIGHT ANOTHER YAN TO THE TWST CHAOTIC STUDENT HAREM

[anchesetuttinoino]

SCANDALO RAI: UN MILIONE DI EURO A BENIGNI PER FARE PROPAGANDA EUROPEISTA

Due ore di monologo, un palco vuoto, uno sfondo arancione e la solita retorica da salotto radical chic. È questo lo spettacolo per cui la Rai ha deciso di staccare un assegno da un milione di euro a Roberto Benigni, retribuzione passata quasi interamente alla sua casa di produzione personale, la Melampo, gestita insieme alla moglie Nicoletta Braschi.

Il titolo dello show? "Il Sogno" – un’utopica lectio magistralis in cui il premio Oscar ha tessuto le lodi dell’Unione Europea e demonizzato i “nazionalismi”, marchiati come portatori d’odio, quasi come se amare la propria terra fosse diventato un crimine.

Ma qui il vero crimine è un altro: l’utilizzo di soldi pubblici per finanziare un evento che di culturale ha poco e di ideologico ha tutto. Un’iniezione massiccia di propaganda europeista, il tutto a carico del contribuente.

Benigni ha parlato senza gobbo, senza immagini, senza scenografia. Solo parole. Parole costate 500.000 euro all’ora.

Cosa è cambiato? Che oggi Benigni è diventato l’intellettuale di corte del sistema. Non diverte, non spiazza, non commuove. Recita, da copione, la parte dell’“estremista europeista” (così si è definito), perfettamente in linea con il pensiero unico dominante che da Bruxelles a Viale Mazzini si vuole imporre a colpi di sermoni e milioni di euro.

Siamo di fronte all’ennesima vergogna di Stato: la televisione pubblica che finanzia l’ideologia invece che il pluralismo, che paga l’apologia dell’Unione Europea mentre censura chiunque osi criticarla.

E ricordiamoci sempre chi è Benigni: quello che per vincere l’Oscar con La vita è bella mostrò gli americani arrivare per primi a Berlino, cancellando i russi che, come ricordava sempre Giulietto Chiesa, erano arrivati un mese prima. Una bugia cinematografica al servizio della solita narrazione occidentale.

Per sostenere il lavoro di ripubblicazione di tutte le opere di Giulietto Chiesa:

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[susieporta]

DIETRO I CONDIZIONAMENTI

Più hai paura, più sei condizionabile.

Più sei condizionabile, tanto più scendi a compromessi.

Tanto più scendi a compromessi, tanto più vivi una vita falsa, non tua.

Essere se stessi vuol dire accettare la propria solitudine.

La solitudine connessa alla propria individualità.

Attaccarsi, possedere, il bisogno di sentirsi parte di... tutto questo nasce dalla paura della solitudine, che è la tua vera condizione interiore.

Tu sei solo, e lo sei sempre stato al tuo interno.

Il tuo Essere-Anima-Individualità corrisponde ad un profondo stato di solitudine positiva, stato in cui non puoi portare nessuno al tuo interno… lì tu sei solo.

L'uomo che vive alla periferia del suo Essere, e non conosce il suo centro, è terrorizzato dall'idea della solitudine, e troppo spesso la confonde con il sentirsi isolato dagli altri.

Così, quando arriverà il momento di lasciare il corpo, non sarà pronto ad affrontare questo passaggio con serenità e senza troppi attaccamenti.

L'uomo fugge la solitudine e così fugge anche dalla sua natura illuminata interiore.

L'uomo tende a vivere un'idea totalmente falsata della spiritualità - basata su istituzioni religiose, su cerimonie e rituali, su libri e sermoni - e continua a vivere lontano dal suo Essere Spirituale perché ha troppa paura di andare dentro...

Ha paura perché, dentro, cade in un abisso profondo, che all'inizio è solamente buio e solitudine, ma che poi, piano piano, si espande e si riempie di luce, di pura consapevolezza e di beatitudine.

…Ma, prima della libertà dalla sofferenza e della beatitudine, tu dovrai affrontare il mostro della paura della solitudine.

Esercizio:

Ogni giorno, come esercizio, prenditi del tempo per stare un po’ da solo; osserva la tua mente, osserva che quando sei da solo, cominci a pensare agli altri, alla moglie, al marito, ai figli, agli amici, a che cosa staranno facendo le persone della tua vita. Osserva la difficoltà a stare veramente da solo.

Ritorna al tuo corpo e al tuo spazio interiore e senti che sei qui ed ora, in questo spazio, in questo tempo, qui ed ora, da solo con te stesso ad occhi chiusi raccolto al tuo interno.

Piano piano rilassati e lasciati scivolare verso l’interno, senza paura, rilassati e sprofonda in te stesso, lascia che il mondo si occupi di se stesso per un po’ di tempo, il mondo può fare a meno di te per un po’… rimani al tuo interno e impara a godere della tua compagnia.

FAI AMICIZIA CON TE STESSO.

ROBERTO POTOCNIAK

[jadarnr]

TRINITY BLOOD

RAGE AGAINST THE MOONS

(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)

Vol.1 From the Empire

FLIGHT NIGHT - Prologo

Traduzione italiana di jadarnr basata sui volumi inglesi editi da Tokyopop.

Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏

Grazie a @trinitybloodbr per il contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨

La luce della luna brillava attraverso le meravigliose vetrate colorate, facendo sembrare la tempestosa notte invernale ancora più scura.

“Amen! Questo pasto che ho preparato è il mio nutrimento. In questa Santa Notte io dico grazie”. La voce del vecchio, prostrato in segno di reverenza, risuonò dolcemente all’interno della cappella. Sembrava quasi piena di compassione.

Ma gli occhi della suora - le cui braccia e gambe erano legate all’altare e la cui bocca era stata imbavagliata - erano spalancati per la paura.

Forse non sarebbe stata tanto spaventata se si fosse trovata davanti un semplice assassino. Dopotutto, un assassino l’avrebbe solamente uccisa. Un assassino almeno sarebbe stato umano.

“Grazie per la tua pazienza Suor Angelina. Ora è il momento della Sacra Comunione.”

La suora sussultò.

Quando il vecchio si voltò, la luce della luna si riflettè sulla lama argentata stretta nella sua mano rugosa. Aveva usato quella lama innumerevoli volte per tagliare le ostie da dare ai devoti, quando ancora era un mortale. Era una lama sacra. Ma ora essa aveva assunto un sinistro colore marrone ed emanava uno sgradevole odore di ruggine.

“Mangiate questo pane, poiché esso é il mio corpo”

Nel silenzio risuonò il suono della veste della giovane suora che veniva strappata. I seni ancora poco sviluppati e una semplice biancheria intima rimasero esposti.

“Bevete questo vino, poichè esso è il mio sangue… Ah, Angelina! Voi diventerete una parte di me. Dentro di me vivremo insieme in una notte eterna”.

Dalle labbra scolpite in un sorriso malvagio, apparvero zanne troppo lunghe per essere semplici denti. Incapace di tenere a freno la sua sete di sangue, il vecchio puntò la lama sacra contro il petto candido di Angelina, facendo agitare il suo cuore con un unico respiro—

Dall’oscurità si udì un sussurro. “Ita missa est. La messa é finita, Padre Scott”

“Cosa?!”

A lato di un crocefisso congelato che emetteva un bagliore bluastro stava una figura avvolta nell’ombra. Il suo volto, rivolto verso il basso, era nascosto nell’oscurità e non era possibile vederlo, ma era chiaro che si trattava di un uomo piuttosto alto.

“Reverendo Alxander Scott, ex Vescovo di Londinium… nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo la dichiaro in arresto con l’accusa di sette omicidi e furto di sangue.”

“Ma chi saresti tu in nome di Dio?!”

“Mi scusi, non mi sono presentato a dovere. Vengo da Roma—“

Fu un errore accordare al vampiro una qualche cortesia. Istantaneamente, il coltello attraversó la distanza tra i due con una velocità al limite dell’impossibile. La mira era perfetta, e la lama andò a conficcarsi esattamente nel petto dello sconosciuto.

“Ah! Non so chi tu sia ma non ti permetterò di interferire con questo sacro rito!”

Il vecchio vampiro, vestito con l’abito sacerdotale, rise sarcastico con le zanne che scintillavano nell’oscurità, proprio davanti all’altare da dove aveva prestato servizio come Vescovo fino al mese prima.

“A causa della tua ignoranza sarai punito con la morte…”

“Non le sembra terribilmente maleducato interrompere una conversazione in questo modo?”

“Ma cos…” Padre Scott non poteva credere ai suoi occhi. Il coltello si era conficcato a fondo nel cuore dell’uomo nell’ombra, eppure lui rimaneva in piedi come se niente fosse.

“Ho ascoltato uno dei suoi sermoni una volta… Predicava che gli esseri umani fossero le uniche creature capaci di credere in loro stesse. Avrei voluto poterle mostrare compassione, ma…”

“Im…impossibile!” Il vecchio prete, che aveva barattato la sua morale e la luce del sole con la forza e il potere datogli dal male immortale, ora indietreggiò, in preda al panico. “Sei un vampiro anche tu?”

“No. Io sono…”

Questa volta la voce fu interrotta dal suono del metallo in frantumi. La lama sacra che era rimasta conficcata nel petto dell’uomo, emise uno strano suono ed si andò ad affondare tra le vesti dell’ex Vescovo.

Il vampiro gemette. “Ho sentito parlare della tua specie, quando ancora ero umano. Si dice che a Roma, nel quartier generale del Vaticano, ci sia una setta di preti che custodiscono un mostro. E quando il Vaticano ha problemi che vanno oltre le capacità umane, mandano lui a risolvere la situazione. Sei tu quel mostro?”

“AX—per la precisione. Sta per Arcanum Cella ex Dono Dei. Sono del Dipartimento Segreto della Segreteria di Stato Vaticana. Vede, al mio capo non piacciono gli scandali. Non le farebbe per nulla piacere che si spargesse la voce che un prete si sia ‘trasformato’”.

Dal nulla l’uomo avvolto nell’ombra sollevò in aria una enorme falce dalla doppia lama.

Quando Padre Scott vide la falce urlò di terrore. “Maledetto! Sei il cane da guardia di Caterina, il suo boia ufficiale!”

Il suo urlo fu inghiottito da una folata di vento invernale.

[scalpcollector]

Mi è sempre piaciuto molto il concetto che Harrow da anni (pre-GTN) mantiene i cadaveri di Pelleamena e Priamhark come delle marionette, e loro ovviamente non parlano perché sono super morti. Quindi li fa sedere in chiesa durante i sermoni (?) e a volte li fa annuire, ed è assolutamente patetico, ma i novenari della casa sono dei cultisti e non dubiterebbero mai la reverenda figlia.

[libriaco]

Beati i beati

In questa vita non puoi essere felice. Nessuno lo può.

Agostino d'Ippona (354 - 430), Sermoni.

[licncourt]

Headcanons about Loustat's first kiss? When? HOW? 👀

Woof okay sorry I've been MIA. The horrors etc...BUT I love this question so I'm glad I can finally do it.

I kind of wrote what imagine for their first kiss in ch 1 of my collab fic, but it's also kind of a standalone excerpt so I'll post it under a cut as a sort of ficlet if anyone is interested!

Outside of that though, I'm pretty open to the details differing (there are a few different scenarios I really like), just with the same overall vibe. I mean, it's Interview-era Loustat so it has to be kind of toxique but with whatever weird, almost-intimacy they had.

Regardless, I think it happened at PdL, there's no way they made it four years without some funny business given the everything

Almost for certain it was a heat of the moment love/hate type of thing, probably an argument that finally made the tension between them snap. How long could they realistically yell in each other's faces without making out lbr

I think it would have to be in a moment of heightened emotion like that because Louis is Louis and while Lestat is down bad, anything remotely resembling wooing or emotional vulnerability would stand between him and going for it properly

If Lestat was the one to initiate, I think it would be an impulsive decision in the middle of a Louis tirade, he just lays one on him mid vitriolic sermony bitchfest. Less yapping more tongue action, Louis' hot when he's angry but also very annoying so it works out for Lestat

If Louis initiates it, it's probably because he finally snapped under the weight of his own repression and Lestat's hot boy factor. They're arguing and for a second Lestat looks JUST right so Louis pounces on him like a horny coyote, hellfire be damned

No matter what it's all in. This is not a nervous peck or after dinner kiss, teeth would be breaking if they were human and it's a little feral. Kind of a collision

Something inanimate definitely gets broken also, maybe a lamp, a table leg, a door jamb, whatever. IWTV Loustat = collateral

The only options I see as a possibility post-kiss would be things escalating into some sort of blood sharing/sex/both depending on your preference, or both of them realizing what they did more immediately which makes Louis lose his shit and Lestat slam the emotional walls down so they both run off right away. Either way they avoid each other for a couple weeks after before repeating the cycle in various iterations until the Claudia dynamic shift

Lestat

Surveying the grounds of Pointe du Lac after dark in the height of a cold snap was not at all what Lestat wished to be doing on a January night, but he was quite used to not getting what he wanted, especially when Louis was involved. The man in question was nearly always cold anyway, and Lestat had half a mind to think this outing was some sort of punishment for him under the feeble excuse of preparation for re-sowing the following month. The offer to stay behind was predictably (and smugly) extended, but he refused to give Louis the satisfaction, nor any reason to solidify his misguided belief in his sole ownership of the plantation, legal deeds be damned.

Whatever the case, Louis would regret his decision, Lestat would make sure of it. Louis may have been succeeding in making them both miserable, but he had been just as successful at making himself a captive subject. The ground was damp beneath them and the mud, cold in the winter air, made the horses’ steps heavy. All the better, Lestat usually lost his hostage once they reached the house. Louis had a way of doing that, slipping through the cracks like a dormouse where even the cat couldn’t follow. It was out in the open that the cat had the advantage.

“I heard Charles Laurent proposed marriage for you and his daughter.” Lestat nudged his horse closer to Louis’ until their steps fell in time. “Béatrice, was it?”

“He did.”

Lestat hardened his stare, willing Louis to meet his gaze through the dark drape of hair that had fallen from its ribbon. It shrouded his expression rather entirely from view and Lestat wondered if he’d left it there on purpose. It wouldn’t be the pettiest thing Louis had done to shut him out. He pawed at the mouse again.

“I also heard you declined.”

“Yes.” A disappointing squeak indeed.

“How come? It is an excellent family, they do well in sugarcane. And Mademoiselle Béatrice is very beautiful.”

In lieu of an answer, Louis urged his horse to a near-trot that Lestat matched easily a moment later. Louis’ chest lifted in a silent sigh before he apparently resigned himself to conceding the bare minimum.

“They do. And she is.”

Louis was always so prim when he rode, enough to make Lestat twitchy. Heels dropped in the stirrups, elbows tight to his hips, back straight enough to look painful. Chin in the air of course, but that wasn’t relegated to the equestrian realm. At least the protrusions of the saddle pushed his thighs forward to improve the view, even if his other assets were covered by his tail coat. Unfortunate that. Louis was clenched tight enough that the view would surely have been sublime.

“Well?” Lestat asked, letting his mare sidle uncomfortably close again, their riding boots nearly touching.

Louis jerked his horse right quickly enough that the stallion’s hind quarters bumped his own horse’s shoulder. “I do not have to explain myself to you, Lestat,” he snapped, any appearance of leisure fully abandoned as he tried to break for the house. The attempt was half-hearted though and Lestat cut him off easily, the stallion balking and dancing in half-circles until Louis regained control of its head.

“Au contraire, mon cher. It is my livelihood at stake as well.” The endearment made Louis’ jaw tighten even further, but he let his horse fall back in step with Lestat’s.

“Are you so desperate to expand our wealth—my wealth—that you would marry me off like a medieval widow at the first offer?” Louis’ eyes flashed sharp and olivine at him in the lantern light. He looked so much like the portrait of his father in the foyer, the same cruel mouth on a fairer face.

“As if this is the first. Formal or otherwise.”

This seemed to disquiet Louis greatly, his tone shifting from serpentine anger to something a tad hysterical. “You would truly have me do such a thing? Move a woman into our home? Marry her? What do you suppose will become of you in such a situation?” There was an undercurrent to the protests that negged at Lestat’s ear, some suggestion of weakness he couldn’t name. Still, there was blood in the water and a source needed to be determined.

He laughed, as amused as he was intrigued by his companion’s clumsy parry. “Don’t be ridiculous, Louis. I’ll ensure she does not last to the first harvest.” There was a clump of gangling irises as they passed a marshy area. He reached down and ripped the flower heads off. “A few months would be sufficient to solidify your holdings over the Laurent estate, and then I can make it appear like the most tragic accident. I will even allow you to bed her a time or two before I do the deed, generous as I am.”

“You are as shameless and despicable as ever I see.” Louis sounded as much bored as disgusted, but Lestat smirked to himself at the way the horse pranced and tossed its head at its rider’s turmoil.

“So you intend to deny any profitable union with the fairer sex until we are both forced to leave the prospect behind and flee familiar company in a few years time?”

“I apologize, monsieur. Are your current accommodations so insufficient?” Lestat could almost imagine his ears pinned like the horse’s as he was cornered. “And here I was under the impression that you wanted for nothing while contributing just as much.”

“And it would be such a burden for you to endure the intimate company of a beautiful woman for a few months simply as an insurance policy?” The objections were so great that Lestat found he was genuinely asking in spite of his frustration. “Wed Mademoiselle Laurent, fuck her long enough to get the estate in your name, and then you’ll be rid of her! Honestly, any reasonable man would be chomping at the bit for such an opportunity.”

“I don’t fancy her.”

Lestat dropped his face into his hand, rubbing at the frustration gathering in his temples. “She is hardly your only option, Louis, Christ! The Blanchet girl was all but thrusting her bosom in your face all evening last Tuesday. She would’ve lifted her skirts at a single beckon. And don’t tell me that isn’t so or that you didn’t notice.”

Something about that assertion, likely the irrefutable truth of it, upset Louis visibly and impossibly further. At the very least, he didn’t seem prepared to argue that particular point.

“Of course I noticed. I don’t believe a blind man could’ve missed it.”

Perhaps Monsieur de Pointe du Lac could simply stand to be rejected more often.

“Then why in God’s name are you so obstinate? All your prattle about being a good Catholic and you refuse to perform the one duty which might bring you some tangible benefit?”

“I am not the slave to my faith you believe me to be. I doubt the thing that condemns me to hell will be remaining a bachelor.”

Even digging his heels in like a stubborn hog, Louis looked radiant in the moonlight, skin glowing white as fairy linen and feu-follet eyes enticing enough to follow to one’s death in the swamp. It was infuriating really. It made Lestat want to knock him from his horse and straight into the muck.

“Well, in that case, shall we go whoring? There is a new brothel a short ride into the city and you are in truly dire need. What do you prefer? Brunettes? Redheads? What about blondes? You seem like the type for blondes.” One could only hope.

“I will do nothing of the sort. You may do as you please—heaven knows I can’t stop you—but I will not be involved.”

“And why is that?” he asked, curiosity still piqued despite the outwardly ordinary nature of their disagreement.

“It is impious. Fornication.” Fornication. Lestat could show him fornication, starting with planting an absolutely punishing kiss on that haughty mouth. Nothing he’d seen Louis doing as a mortal came even close to being anything titillating enough to earn such a salacious title.

“I thought you weren’t a slave to your God.” There were at least hundred better potential retorts, but he was preoccupied with Louis now in an entirely different way, staring unabashedly and imagining the many methods by which he could turn the lustrous curtain of his hair to sweaty clumps or reduce his fancy words to primal noises.

“It’s not one or the other. I’m not perfect, but I try, where I can, to be godly.”

He snapped his head to the right, meeting Louis’ gaze before he could turn to avoid eye contact. “Bollocks.”

“And what do you mean by that?”

“I mean that you’re lying,” he said, eyes narrowed. “I’ve seen you taking pleasure with women. You did so the very night I first saw you, there on the docks.” The house was in view now, and Lestat was half-compelled to try and suck the truth straight from his companion’s veins before he lost his chance.

Louis’ cool demeanor remained static as Lestat glared daggers at him, seeming perfectly unconcerned with that possibility. As if he knew as well as Lestat did that it would never happen. “Well, I made a great many mistakes in the months after my brother’s passing.” He shifted the reins awkwardly in his hands. “I have no desire to engage in such behavior.”

And there, in the clipped condemnation of a righteous man, was the truth Lestat had failed to see before. It was painfully obvious, simple enough that it seemed ridiculous he’d not suspected before.

Louis could not read the minds of mortals, but Lestat could. He had seen a great many things in his companion’s before the turning. Most of all he had seen how Louis looked at him, enthralled by his supernatural radiance certainly, but not only that. There was desire there as well, for more than immortality, lustful admiration followed by a flood of nauseating shame that gave Lestat sympathy pangs.

Even with the Veil of Silence now in place, he didn’t miss Louis’ gaze on him, the way his eyes were drawn by the deep ‘v’ of Lestat’s undershirts or the way they lingered on the shape of his lower half in breeches. It had been a marvelous turn of events, that they were already alike in…sexual predilections. How splendid! But he had been wrong, at least in part. Louis was not, it seemed, quite so much like himself as Lestat had previously assumed.

“Is it because you’re a homosexual?”

The brashness of his question brought exactly the desired result. Not an answer, of course, no more than indignant, scandalized curses as Louis turned his horse toward the house at a near-run, but it was too late. Lestat followed quickly, chasing the smell of fear on the wind.

Louis made surprisingly little effort to avoid him at the house, and Lestat found him easily in the drawing room, removing his boots and coat in front of the fire. He didn’t acknowledge the arrival with a greeting or even a glance, though he was sure to have heard Lestat enter. Even once he turned away from the hearth, Louis remained silent, fixing his ribbon as he looked down at a pile of accounting documents on the side table.

Lestat tossed his coat on the chair, waistcoat, riding gloves, and his own ribbon going with it, leaving him in breeches and undershirt, curls shaken loose. He stretched, making sure the taper of his waist was clearly visible in silhouette, leaving his arms up to fluff his hair into place. Louis always objected to his traipsing about so undressed. Perhaps he should’ve been taking it as a compliment.

When he turned back from the display (a bit more quickly than normal), Louis was giving him a particularly doe-eyed look. He hadn’t moved from his place by the table, but it was obvious where his attention had shifted when given a semblance of privacy. He startled when Lestat spun to look at him, and what followed was a truly atrocious poker face, smacking with guilt and panic like a child caught stealing sweets.

“Fear is not the first reaction of an innocent man merely questioned on a crime he did not commit.”

“You don’t frighten me,” Louis said, valiantly steady in voice, but only just.

“I do now.”

To his great surprise, Louis didn’t protest, seemingly accepting his fate with the melancholy stoicism of a condemned philosopher. It was almost unnerving to see the patron saint of losing battles so eerily content with this defeat. The display tugged at Lestat’s heartstrings enough to conjure his merciful side, and he let his eyes roam freely over the form in front of him, taking in the view in an obscenely conspicuous manner.

Even more surprising was the way Louis’ expression hardened and the anger returned to his face. Before he could take more than a step forward, Louis had backed up in equal measure.

“There’s nothing you can do to me,” Louis said, voice hushed but dripping venom. “I’m more powerful than you in any way that matters. Your mockery is all you have.”

“You think I’m mocking you?” Lestat took another step closer that Louis mirrored, then another.

“When have you ever done otherwise?” It was impressive really, the way Louis stood his ground, how he puffed his chest and set his jaw with the second-nature arrogance that Lestat had found himself so charmed by months ago, undiminished in the face of supernatural power and potential blackmail alike.

It was that self-destructive defiance that had first enlightened Lestat to this discovery of his kindred spirit, and it was what drove him forward now, what compelled him to cover the final distance between them until Louis’ back bumped into the wall and to press their mouths together. For all his posturing, Lestat kept the force behind it minimal, just enough insistent pressure to make his point (and his intentions) clear.

The performance must have been convincing enough, because it was only seconds before the mouth against his softened to the kiss. The fire was hot to his back, the arms that wrapped around his neck even cooler in contrast. He pressed his palms against the crushed velvet of the damask wallpaper, bracketing Louis’ head on either side for a spare moment before succumbing to the urge to increase their contact, stroking lightly at the skin of his jaw up to his temple.

Louis was tired, terribly so, and such a lonely creature. Lestat knew this of course, it was part of the siren call that had drawn him close and held him so completely in thrall, but it was only now, as awful as it sounded even in his mind, that the pity came, the burning desire to ease that loneliness rather than admire its lovely darkness like a Siam ruby or a Rembrandt.

Even more enchanting than Louis’ loneliness was watching his fleeting absolution from it, the way his eyes stayed gentle and half-lidded when they parted, how they closed again when Lestat cupped his cheek and or sighed as kisses were pressed to his neck. Lestat stayed there a long while, inhaling the scent of blood and cold skin and floral water at the juncture of his neck, content to allow the uncertainty of the future remain there for now.

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[oddgivi]

Nella realtà sono molto peggio di come mi propongo qui (con ironia e sarcasmo): nel mondo reale sono stata in grado di far capitolare sindaci, spaccare famiglie bigotte, a mettere con le spalle al muro una parrocchia che mi molestava; e sono riuscita anche a far crollare un sistema di appalti truccati grazie ad una mia intervista ben argomentata comparsa sulla stampa locale, mentre gestivo da coordinatrice una protesta IN STRADA (nella realtà) contro il merdoso Governo Letta.

Solo nella realtà esporsi in discorsi politici e darsi da fare con l'attivismo porta a conseguenze: qui, in una realtà virtuale, si può soltanto raccontare qualcosa, spettegolare, perculare (a ragione) chi si accampa come fosse una casa; e far finta per un po' che fuori il mondo non bruci sotto i nostri piedi. La politica si fa solo nel mondo reale, nelle sedi di partito, IN PIAZZA: perché se hai un problema con il sindaco del tuo paese o con il Presidente del tuo Paese, restare qui a lamentarti o a fare sermoni NON SERVE A UN CAZZO.

Il tuo dovere di cittadino È LA' FUORI, NON QUI.

[vintagebiker43]

Quando negli anni ‘90 e i primi 2000 le prostitute africane o dell’est, incinte e disperate, bussavano alla porta della Comunità di San Benedetto al porto, all’unica persona che le avrebbe ascoltate, don Andrea Gallo, che era un prete, non si è mai messo a parlare di “omicidio”, meno che mai di “sicari”. Non ha mai fatto prediche o sermoni.

Le mandava in ospedale ad abortire in modo legale e, soprattutto, sicuro.

Perché sapeva che, una volta uscite di lì, lo avrebbero fatto comunque, magari clandestinamente in qualche scantinato, rischiando la vita in condizioni igieniche miserabili o trascinate con la forza dai loro magnaccia per ributtarle in strada la sera stessa.

Era un uomo di chiesa, il Gallo. Ma, prima di tutto, era un cristiano. Uno che sapeva distinguere i principi assoluti dalla realtà. Uno che conosceva il mondo, perché nel mondo, quello vero, c’è sempre stato dentro.

Lorenzo Tosa

[t-annhauser]

Qui nella bolla di internet è più facile pensarci perfetti uomini di sinistra, difensori dei più deboli e delle "minoranze", la creazione di un personaggio migliore di quelli che siamo nella vita reale da spendere su internet per averne un ritorno in termini di immagine, fa bene all'autostima, solo che in un gran numero di casi è tutta autostima per un personaggio fasullo, artificiale, "virtuale". Il pensiero cosiddetto "di sinistra" si specchia troppo in questa vacuità le cui intenzioni sono buone ma i risultati non altrettanto. Un conformismo tutto automatico per i temi preconfezionati della cultura di sinistra anima una pletora di socialisti che si contano sempre in sovrannumero rispetto ai dati reali. Grandi sermoni sulla tolleranza e l'inclusione ci vengono propinati da predicatori itineranti, ma più che a noi pare che si rivolgano sempre a se stessi. Li anima un sottile razzismo per chi vive fuori dalla modernità avanzata dei centri urbani, fuori dai quali si trovano ordinati in vilette a schiera tutti gli ignoranti che votano a destra. Tutti si servono delle stesse donne delle pulizie, ma quelli di sinistra lo fanno con un'umanità tutta speciale. Ripensare i modi della loro attenzione verso i deboli sarebbe troppo faticoso, meglio affidarsi ai pacchetti di idee che si possono trovare già pensate e denocciolate per evitare di spaccarsi i denti su concetti troppo duri. La sinistra in questo modo è diventata una destra camuffata, perfettamente inserita nel mercato e nei meccanismi dello sfruttamento mondiale delle "minoranze", tanto che occorre oggi inondare la gente di spot sui detersivi bio e sul rispetto dell'ambiente per rimbambirla a puntino e sfruttarne il senso di colpa a scopi commerciali.

[charlievigorous]

“Ho sempre pensato che il mondo non aveva più bisogno di parole di saggezza o sermoni. Il mio punto di vista è che le persone hanno bisogno di strumenti effettivi che le aiutino a cambiare, non di frasi già sentite ri-arrangiate in una nuova ʹconfezioneʹ che solletichi il loro ego. Attraverso decenni di ricerca solitaria, ho tentato con determinazione di aderire al detto: Gli atti di potere sono più importanti delle storie di potere.”

Howard Y. Lee

Bologna 2024

[susieporta]

Sei di Coppe

"Il Passaggio dall'Amore Malato alla Purezza e Regalità del Cuore".

Dobbiamo avere cura di noi stessi.

Ci dobbiamo regalare Amore e Rispetto.

La nostra Vita è preziosa.

Tanto quanto quella dell'Altro.

Non vale di meno. Non è in vendita. Non è manipolabile e non è ricattabile.

Il nostro Cuore, seppur spinto a riflettersi negli automatismi del Passato, può scegliere una Strada diversa.

Lo può fare nella piena Coscienza.

Ancora oggi, dopo tanti mesi di viaggio e di rivoluzione interiore, le persone faticano a scorgere dietro alle loro espressioni quotidiane, l'immaturità che manifestano nell'approccio alla Relazione.

L'Umano fatica a riconoscere che lo Spirito non risolve le problematiche connesse alla Personalità.

E' la "Struttura contenitore" a dover ripulire le zone di malattia e di disfunzione. Non lo Spirito.

Esso ci dona Fortezza, Sapienza e Intelletto.

Ma nulla può contro i disturbi cristallizzati e irrisolti della Personalità.

E ciascuno di noi, a fronte della straordinaria opportunità di Crescita che ci è stata offerta, dovrebbe fermarsi, scendere dal suo trono di "sapienza spirituale" e aiutarsi a compiere quel passo umile e sincero verso la parte Malata.

Siamo tutti stati "disabili" per diverso tempo, per anni, per generazioni.

La nostra "Struttura emozionale e cognitiva" si è agganciata, fin dall'infanzia, a traumi e dolori generazionali di portata disumana.

Siamo in qualche modo sopravvissuti all'invalidazione costante dei bisogni emotivi e affettivi. Ci siamo assicurati la sopravvivenza, ma abbiamo necessariamente abdicato alla Vita.

E poi ci siamo riempiti di "illusioni", idealizzando l'Altro e appiccicandogli addosso di volta in volta il ruolo di "Padre salvatore" o di "Madre simbiotica surrogata".

Per Amare l'Altro, dobbiamo aver sperimentato l'Amore.

E chi di noi può davvero sostenere di essere stato amato veramente?

Non nella forma, nell'illusione, nel bisogno, o nell'atto compensativo. Ma nell'Amore.

Che non sovrasta, non giudica, non si rende simbiotico, non idealizza, non pretende, non sostituisce, non compensa, non ignora, non ricatta e non manipola.

Chi di noi ha veramente potuto sperimentarsi nella Verità? Di se stesso e dell'Altro.

La realtà è che siamo ancora in riabilitazione.

E lo saremo fino a quando il nostro meraviglioso Sistema si sarà "risolto", avrà maturato le basi dell'Amore e dell'Accettazione verso noi stessi.

Allora tutto intorno a noi prenderà nuova Forma.

Ma noi vogliamo tutto e subito. Vogliamo sopprimere il senso di Paura e di Impotenza attraverso un atto violento di Potere, vogliamo allontanare il senso di Abbandono attraverso la "relazione compensativa", vogliamo tornare alla Simbiosi dell'innamoramento per lenire il dolore della "distanza" e della "separazione".

E riproponiamo modelli di Relazione che, al di là dei grandi "sermoni evolutivi", stringi stringi, sono solo "antiquariato", magari ristrutturato con qualche pennellata di vernice.

Giugno ci invita a sperimentare l'Amore vero. Quello che a tutt'oggi non sappiamo costruire dentro di noi. Quello che si muove ancora schiavo delle Emozioni e dei traumi del Passato.

No. Non potete sperimentare ciò che avete solo immaginato, se non l'avete vissuto.

Abbiamo idealizzato i genitori per salvarli. Questo sì, lo abbiamo fatto.

Una madre ed un padre sani e amorevoli, competenti a livello emozionale e disponibili a riconoscerci nel profondo, sono stati una rarità in quest'epoca evolutiva. Difficile averli incontrati.

Siamo stati per lo più "orfani dell'Amore". Quasi tutti.

Eppure, ciò che ci è mancato, continuiamo a "pretenderlo" dal compagno di turno, dal figlio, dal nipote, dall'amico.

Senza conoscerci, senza saper interpretare ciò che "seminiamo energeticamente" in giro, senza assumerci alcuna responsabilità su ciò che tiriamo addosso all'Altro, senza Presenza alcuna.

Si può Amare. E' nelle nostre facoltà. Ma dobbiamo "disimparare tutto". Spogliarci dei nostri apprendimenti insani. Giorno dopo giorno. Passo dopo passo. Consapevolezza dopo consapevolezza.

Non si può usare schemi Vecchi per affrontare il Nuovo.

Passa chi è pronto. Ed ha lavorato con Vera Umiltà su se stesso.

Giugno sarà potente. Ci inviterà a sentire ciò che ancora non riusciamo ad ammettere.

Per Amare veramente bisogna prima spogliarsi delle Vesti Antiche, prendere coscienza dei nostri limiti, conoscerci, osservarci, capirci.

E' necessario ripulire l'apprendimento precedente, smontarlo pezzo per pezzo, ritornare integri e competenti a livello emozionale. E solo allora, completato il lavoro interiore, con delicatezza e cautela, avvicinarsi all'Altro.

Gli accadimenti di Giugno ci aiuteranno a sentire dove ancora siamo carenti, dove ancora idealizziamo, dove ancora sovrastiamo l'Altro con le nostre immaturità e bisogni irrisolti.

Sarà un mese molto "istruttivo".

E ci aiuterà a smaltire gli ultimi pesi rimasti incastrati nella fase di espulsione del Rilascio.

Non è un "ricominciare da capo". E' un "completare". Ma richiede comunque la nostra piena attenzione e partecipazione. Quindi sì, un po' di fatica ci sarà.

Ma oltre la fatica, un po' di aria fresca accarezzerà il nostro viso.

E staremo meglio. Anche fisicamente.

Giugno ci vuole riportare all'Amore. Per noi stessi.

E lo farà. Eccome se lo farà.

Mirtilla Esmeralda

[scienza-magia]

Le precondizioni delle cacce alle streghe

Dobbiamo mettere in evidenza che perché potesse verificarsi una caccia alle streghe erano necessarie alcune condizioni. Tali condizioni riguardano le credenze nelle streghe da parte della popolazione locale le leggi e le istituzioni giudiziarie di una determinata area e lo stato d’animo prevalente in quella comunità. Per quanto riguarda la credenza nelle streghe era necessario che sia l’élite dominante che la gente comune avessero qualche conoscenza delle varie attività che si pensava praticate dalle streghe. Ciò significa che la gente credeva in generale nell’esistenza della magia nera e che magistrati e clero avevano per lo meno una vaga familiarità con la teoria demonologica che gli intellettuali avevano elaborato sin dal tardo medioevo per spiegare la magia. Se la gente comune non avesse creduto nella realtà dei malefici e nell’esistenza delle streghe non sarebbe stata disposta a testimoniare che la stregoneria era la causa delle proprie sventure. Una simile riluttanza avrebbe neutralizzato gli sforzi anche del più tenace inquisitore e avrebbe potuto condurre all’opposizione popolare ai processi. Pertanto prima di poter iniziare una caccia alle streghe era essenziale l’esistenza di una popolazione che credeva nelle streghe. Tale credenza veniva facilmente rinforzata dai predicatori quando questi si convincevano che le streghe di una certa comunità si stessero per scatenare. Assai più importanti delle credenze popolari erano quelle dell’élite dominante dal momento che la loro credenza nella stregoneria era essenziale per portare avanti una caccia alle streghe.

Come appare chiaro dagli avvenimenti della fine del 600 quando lo scetticismo aveva cominciato a insinuarsi negli strati più alti della società le credenze popolari non erano in grado di scatenare una caccia alle streghe. Perché una caccia alle streghe potesse verificarsi era necessario che i magistrati credessero all’esistenza della stregoneria e ne avessero paura. Era anche necessario che essi avessero una certa conoscenza della teoria demonologica sulla stregoneria secondo la quale l’essenza del crimine consisteva nel patto col diavolo. Un secondo complesso di precondizioni della caccia alle streghe riguardava l’apparato legale e giudiziario esistente nella zona in cui la caccia avveniva. Perché essa potesse iniziare era necessario che i tribunali esistenti nella zona possedessero una precisa competenza in ordine al clima di stregoneria e al tempo stesso degli strumenti necessari per perseguire efficacemente le streghe. Oltre a una precisa giurisdizione in materia di stregoneria perché i tribunali potessero agire efficacemente nei confronti delle streghe era necessario che fossero introdotte nuove procedure. Quanto meno si dovette abbandonare il principio secondo il quale l’accusatore era passibile di incriminazione per aver promosso un’accusa infondata qualora l’imputato dimostrasse la propria innocenza. Perché si potesse sviluppare una vasta caccia alle streghe era anche necessario che le autorità giudiziarie avessero il potere di promuovere l’accusa di interrogare un individuo di loro iniziativa e di ricorrere alla tortura per ottenerne la confessione. L’ultima precondizione della caccia alle streghe era l’esistenza di un’atmosfera che aumentasse la paura della stregoneria e spingesse la gente a combatterla. Una notevole ansia forniva il contorno emotivo dell’intero fenomeno della caccia alle streghe. Nelle città e nei villaggi in cui si verificarono caccia alle streghe l’ansia divenne immediatamente evidente sia all’interno del piccolo gruppo degli abitanti di un villaggio sia tra i magistrati. L’ansia condivisa da queste persone poteva essere causata da discussioni sulla stregoneria ma anche da vicende economiche politiche o religiose. Probabilmente ciò che determinava più comunemente un’atmosfera favorevole alla caccia alle streghe era la discussione pubblica sulla stregoneria. In molti casi i sermoni di un predicatore cacciatore di streghe preparavano gli animi dei parrocchiani a cercare le streghe tra i loro comuni conoscenti. Il ruolo del clero riformato sia protestante che cattolico nel diffondere dal pulpito l’ossessione per le streghe è stato riconosciuto da tempo. I predicatori non erano i soli individui responsabili di creare l’ossessione nei riguardi delle streghe. Notizie di caccia alle streghe e di esecuzioni in altre parti del paese potevano facilmente scatenare paure nel popolo e nella classe dominante e creare uno stato d’animo che avrebbe contribuito alla caccia alle streghe in un altro villaggio o città. Fu così che molte cacce si diffusero da un villaggio all’altro anche quando le streghe confesse non avevano coinvolto alcun complice al di fuori delle loro comunità o quando i cacciatori di streghe avevano limitato le loro persecuzioni a un sol paese. A volte anche la circolazione di trattati che esaminavano casi di stregoneria aumentava la paura nei riguardi delle streghe. In modo meno diretto ed esplicito le crisi economiche religiose e politiche provocavano spesso uno stato d’animo dal quale poteva facilmente originare una caccia alle streghe. In un certo numero di casi la frequenza dei cattivi raccolti e delle conseguenti carestie sembra aver fornito le basi psicologiche per una caccia alle streghe. Le crisi religiose ebbero una influenza praticamente incalcolabile nel generare quel tipo di ansia sociale che causò accuse di stregoneria. Il ruolo svolto dalle crisi politiche nel preparare il terreno per la caccia alle streghe è più sottile di quello delle carestie delle malattie dei cambiamenti religiosi. Di solito le crisi politiche ebbero un maggior impatto sull’élite dominante che non sul resto della popolazione e perciò probabilmente causavano ansia solo all’interno degli strati superiori della società. Tuttavia l’esperienza del disordine politico poteva creare ansia tra i magistrati e così indurli a promuovere una caccia alle streghe specialmente come conseguenza immediata della crisi. L’ultimo fattore che svolse un ruolo significativo del preparare psicologicamente la popolazione alla caccia alle streghe fu la guerra che ebbe una capacità quasi illimitata di causare ansia nella società. Trattando delle basi psicologiche della caccia alle streghe è importante osservare che nella maggior parte dei casi non fu un solo fattore a produrre lo stato d’animo che rese il popolo ansioso di dare la caccia alle streghe . Di solito ciò era dovuto alla combinazione di fattori come la guerra, la peste e la carestia. Lo stato d’animo della comunità fu semplicemente una delle condizioni della stregoneria e quelle condizioni resero solo possibile ma non inevitabile la caccia alle streghe. Ad ogni modo la caccia alle streghe delle comunità che erano intellettualmente, giuridicamente e psicologicamente preparate ad affrontarle non iniziava spontaneamente ma occorrevano degli agenti scatenanti. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article