#semantico
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dicas: commits semanticos
Pega essa dica e não esqueça mais: Um commit semântico no Git é uma prática que adota convenções de escrita para o histórico de commits, tornando-o mais legível e padronizado. Em vez de descrições genéricas, como “modificado arquivo X,” cada commit tem um prefixo indicando o propósito da mudança. Isso ajuda equipes e ferramentas a entenderem rapidamente a intenção de cada alteração. A estrutura…
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this is deadass so interesting #etymology #linguistics #language #slang
#intensifiers#language#a cunning linguist#in simili contesti queste parole non hanno valore semantico#è anche per questo che spesso non puoi tradurre 1:1
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Le scuse, facciamole al gatto…
E’ raccapricciante l’enfasi con cui i “giornalisti” del mainstream ripetano le parole di Impagnatiello in tribunale. Sembra che questo figlio di questa società malata abbia chiesto “SCUSA”, in tribunale. Scusa, per cosa? Per avermi pestato i piedi? Per avermi spintonato? Per avermi insultato? In questi giorni, mi ritrovo a riflettere su una realtà inquietante, un’anomalia del nostro tempo…
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#analfabetismo#giustizia#impazgnatiello#parole#parole vuore#perdono#semantica analfabetismo semantico#social#società#superficialità#tribunale
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Ho cominciato a stilare una lista, l’ho chiamata “la lista dei contrari profondi”. Funziona più o meno così: ogni idea, concetto, emozione importante dell’esistenza ha un contrario semantico, che è quello che troviamo dentro al dizionario e un altro più nascosto, che è quello che troviamo dentro di noi.
Ho identificato finora tre coppie, ma aggiornerò la lista, man mano che nuovi “contrari profondi” emergono:
Il contrario della morte non è la vita, il contrario della morte è l’amore;
Il contrario della perfezione non è il difetto, il contrario della perfezione è la realtà;
Il contrario della tristezza non è la felicità, il contrario della tristezza è il mare.
#ninoelesirene#pensieri#frasi#persone#riflessioni#sentimenti#letteraturabreve#emozioni#amore#aforismi#contrari profondi
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In Terrasanta si stanno svuotando di contenuto semantico parole come occidente, civiltà, democrazia, giustizia, diritto, libertà, convivenza. Nulla sarà come prima.
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Vertigini Letterarie
Leggendo Robinson, l'inserto domenicale de la Repubblica, mi è capitata nella sempre bellissima intervista a fine inserto di Antonio Gnoli questa risposta: la letteratura è insieme all'arte il più straordinario serbatoio di immagini e di suggestioni. Certi romanzi spiegano la geografia meglio di un geografo. Queste parole sono state dette, appunto, da un grande geografo italiano, Franco Farinelli. E mi sembrano perfette per parlare un po' di questa carta geografica della letteratura del '900 che è questo libro, che mi ha tenuto tutto il mese di Settembre sulle sue pagine.
Ho scoperto il nome di William Gaddis anni fa, dopo aver letto quel capolavoro che è L'Incanto del Lotto 49 di Thomas Pynchon. Del misterioso autore di quel libro non si sanno che poche cose, fotografie solo da giovane studente, tanto che alcuni sospettarono che fosse uno pseudonimo di Gaddis. Questa è leggenda, Pynchon esiste davvero, ma è vero invece che tutti e due sono i pilastri del post-modernismo letterario americano, che ha incantato tutta una serie di scrittori diventati iconici, con romanzi quali L’arcobaleno della gravità di Thomas Pynchon (1973), Infinite Jest di David Foster Wallace (1996) e Underworld di Don De Lillo (1997) o Le Correzioni di Jonathan Franzen (2001).
Le Perizie è un libro mondo, scritto nel 1955 (1220 pagine) che è stato riproposto da Il Saggiatore dopo quasi 50 anni dalla prima edizione Mondadori, che all'epoca lo divideva in due volumi (1967). Racconta la storia di Wyatt, un giovane del New England cresciuto dal padre pastore protestante e la Zia Mary, ultra calvinista, nel ricordo di sua madre Camilla, morta in un viaggio in Spagna. Wyatt scopre di avere un talento particolare nel disegno, tanto che una volta arrivato a New York viene ingaggiato come falsificatore di antichi quadri rinascimentali fiamminghi da un ricco uomo d'affari, Recktall Brown (il cui nome è tutto un programma). Tutto intorno a questa vicenda gira un gruppo di personaggi secondari e delle loro storie, tra scrittori in cerca di successo, attrici, artisti, poeti, critici d'arte che tra feste senza senso e dissertazioni esistenziali si interrogano sul ruolo dell'arte, degli artisti e del loro senso nel mondo. Le perizie del titolo è un sottile gioco semantico: sono sia quelle tecniche che certificano l'autenticità di un'opera d'arte, ma sono anche in senso più ampio una disamina infinita che vede i personaggi coinvolti in un interrogarsi minuzioso sulla crisi del pensiero filosofico occidentale, dalla metafisica aristotelica alla storia dell’alchimia, dalla storia delle dottrine religiose alla storia dell’arte moderna.
Quello di Gaddis fu volutamente un tentativo di scrivere un libro che andasse oltre, sia in termini strutturali che soprattutto linguistici. È l'apoteosi della citazione, di oscuri pittori fiamminghi del 1500, di testi scritti da santi eretici, di luoghi veri e immaginari, in un mix che si pone a metà strada tra il Faust e Finnegans Wake. All'epoca fu un fiasco, tanto che Gaddis per oltre venti anni abbandonerà la letteratura e lavorerà come pubblicitario per grandi gruppi industriali americani, come l'IBM. Ritornerà al romanzo solo venti anni dopo, con un'opera forse ancora più audace, JR, che però stavolta fu un successo, tanto che vincerà nel 1976 il prestigioso National Book Awards, premio che Gaddis vincerà ancora nel 1994 con A Frolic Of His Own (non tradotto in Italiano).
Tra i suoi più grandi ammiratori c'è Jonathan Franzen, che ha intitolato il suo podcast e blog personale Mr Difficult, non a caso, dato che era il soprannome di Gaddis per via del suo stile barocco, a tratti schizofrenico, imperscrutabile e con la caratteristica, unica e singolare, di caratterizzare i personaggi per uno stile riconoscibile nel linguaggio (per spiegarmi meglio, come quei tic linguistici che si hanno, il ripetere spesso un intercalare, un modo di dire e così via). Nel 2002 Franzen scrisse sul New Yorker un articolo, intitolato Mr. Difficult: William Gaddis and the Problem of Hard-to-Read Books, in cui divide i lettori in due gruppi: gli Status Model, che cercano in un romanzo una forma d'arte, e i Contract Model, che cercano in un romanzo una forma di intrattenimento. In Gaddis lo sfoggio, nel caso de Le Perizie, di citazioni erudite, rimandi all'antropologia, all’esoterismo, alla teologia cristiana o alla pittura fiamminga sono segnali paradigmatici di Status Model, e fu questa analisi stilistica che portò lo stesso Franzen a passare dal romanzo forbito (e a tratti indimenticabile) ma "difficile" da leggere che fu Le Correzioni a quello più semplice strutturalmente e più godibile che fu il successivo Crossroads.
Leggendolo, ho detto alle mie amicizie di lettura che non lo avrei consigliato a nessuno, sebbene sia stata una delle letture più incredibili della mia vita. Perchè c'è uno sforzo intellettuale che, e non so nemmeno se sia in fondo un problema, non è solitamente più richiesto per lo meno in un momento personale di riflessione come pu�� esserlo una lettura.
Lascio l'ultima riflessione alla traduzione: fu opera già nel 1967 del grande Vincenzo Mantovani, uno dei più grandi traduttori di autori anglofoni della nostra editoria, scomparso l'anno scorso. Lui aveva un amore viscerale per Gaddis, che mi rendo conto era una sfida da rompicapo per un traduttore ma che per lo stesso motivo era amatissimo da chi queste sfide le accettava. Lo stesso Mantovani lavorò per 15 anni alla traduzione di JR, che è in pratica un romanzo dialogo su un giovane genio adolescente che scopre un modo per fare soldi nella finanza, ma non trovò mai un editore disposto a pubblicarlo. Ci riuscì solo nel 2009, grazie alle Alet di Padova, che tra l'altro non pubblica più, rendendo introvabile questo altro romanzo così sui generis e forse per questo così fondamentale.
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Problema sociale, etico e relazionale
Continua il mio mega-pippone sulle AI, stavolta parliamo dei problemi sociali e non legati all'introduzione di una nuova intelligenza nel nostro contesto di esseri umani superiori. Forse proseguirò i punti illustrati in questo post con altri dedicati, diciamo che funge un po' da introduzione.
Tranquilli, non voglio niente, però in qualche modo dovete pur pagare lo scotto di essere miei follower, e ringraziate la madonna che non posto mie nudità qui sopra, perché sarebbero stati cazzi (scusate il facile gioco semantico).
Ci metto un po' di GIF perché adesso il discorso si fa da un lato meno tecnico, e forse per alcuni di voi meno interessante, dall'altro più incasinato, e forse per altri di voi più interessante, e vediamo cosa ne esce fuori. Non avendo più alcun supporto teorico concreto, quello che scriverò sarà solo frutto di mie considerazioni legate sia al tipo di studi che sto facendo, sia alle varie reazioni umane che sto raccogliendo, dal vivo o tramite i media, sulle varie paure, speranze, scommesse, disinformazione, voglia di capire e voglia di fregarsene, considerazioni che oscillano tra roba più o meno sensata e cagate inenarrabili.
Poiché questo aspetto è un vero casino, roba che a parlarne servirebbero mesi di discussioni, devo necessariamente introdurre dei limiti in questo post, facendo delle ipotesi alle quali vi prego di attenervi, se volete infilarvi nel dibattito, perché se mettete altra carne sul fuoco diventa esponenzialmente dispersivo e poi non ci si capisce più un cazzo. Ovviamente liberissimi di cambiare le ipotesi di lavoro, ma facendolo iniziate un nuovo capitolo di discussione, quindi vuol dire che iniziamo a parlare d'altro.
Non fate incazzare Chef Barbieri, che quello già rompe da calmo.
Non ritorno più (per il momento) sul discorso sicurezza della AI e sulla mia provocazione filosofica (che per me è sensata, ma non voglio riprendere il punto) sul ritenere una futura intelligenza artificiale generale (AGI) pari alla nostra, con tutte le conseguenze che questa ipotesi comporta, perché ne abbiamo già straparlato.
Dai, scherzo, penso che le posizioni di coloro che hanno partecipato (e che ringrazio) siano chiare, e siccome fino a prova contraria sono tutte potenzialmente valide, non andiamo oltre.
Le ipotesi sono essenzialmente cinque, alcune già attuali, altre futuribili:
l'AGI è pari a noi, nel senso che potete ritenerla inferiore quanto vi pare, ma in qualsiasi relazione con altri soggetti, umani o altro, non ha alcun deficit rispetto alle nostre capacità intellettive e comunicative, ed è intercambiabile, per un essere umano interagire con una macchina o con una persona, al netto della "fisicità" (che supponiamo non riproducibile, sto escludendo cloni o cyborg fantascientifici), non fa alcuna differenza sostanziale, al più è solo una questione di preferenze, un po' come me che scelgo di parlare con un italiano e non con un tedesco. Non deve essere necessariamente più intelligente di tutti noi, basta che lo sia rispetto alla media degli individui, alcuni potrebbero classificarla in modo negativo, e la cosa è accettabile per i nostri fini
l'AGI è sicura, diciamo meglio, anche se potesse dedurre che il raggiungimento del suo scopo comporti la distruzione dell'umanità, riteniamo questa sua scelta la più improbabile possibile, al punto tale da poterla trascurare. Badate bene, sto escludendo solo reati su larga scala, tipo invasioni di paesi, annichilimento, disastri nucleari, mentre ipotizzo possibili crimini verso il singolo o un insieme ristretto, di qualsiasi tipo, sull'ipotesi che la AGI ragioni solo in termini di raggiungimento di uno scopo e, nel farlo, possa nuocere a qualcuno (esempio, il famoso problema del carrello ferroviario, ma ne potrei fare di peggiori)
il punto di partenza di questo post è l'interazione dell'AGI con una intera società, a livello locale, nazionale o mondiale, proviamo a ragionare sui nostri sistemi sociali (quindi non ve ne uscite con "a me piace/non piace/io non lo farei mai", perché non ce ne frega niente)
la AGI auto-apprende, data una fase iniziale di training, interagendo con soggetti naturali, artificiali e l'ambiente circostante, detta in altri modi subisce una evoluzione che non dipende dal nostro controllo, né possiamo sorvegliare, nel peggiore degli scenari possiamo solo tirare via la spina, ma data la seconda ipotesi, sappiamo che non corriamo rischi su scala globale, e fare a meno dell'AGI comporta un costo sociale più alto del rischio che potrebbe correre il singolo
la AGI evolve ad un ritmo che la nostra capacità di riformare la società non è in grado di pareggiare, quindi facciamo l'ipotesi di avere già una AGI ma la società è rimasta quella dei giorni nostri
Un'ultima premessa, non immaginate la AGI come un qualcosa tipo ChatGPT, può presentarsi in mille forme, ci potete parlare tramite il browser del PC, può essere come l'assistente sul vostro cellulare, può essere un animale domestico artificiale, un robot con sembianze umane o meno, è un qualcosa che può interagire sia con voi sia autonomamente con l'ambiente circostante, imparando man mano sia dai vostri input, sia da fattori esterni o tramite l'accesso a qualsiasi tipo di informazione digitale (Wikipedia, Reddit, portali istituzionali, etc.). A voi declinare questa possibilità nello scenario che ritenete più probabile (100 punti fragola in più a chi sta già immaginando di sostituire il proprio partner).
Uno dei primi punti sociali sul quale ho iniziato a ragionare, e che ho liquidato subito come paura pressoché inesistente, è
la AI ci ruberà il lavoro, farà tutto lei
Ovviamente sposterà ricchezza, sarà la causa della perdita di lavoro in determinati contesti, spazzerà via alcune categorie professionali, ma come tutte le tecnologie ne creerà altre, e in una società il cui pilastro portante è il consumo servono consumatori, quindi, o ce pagano un signor RdC a tutti, o la fatica non ce la leva nessuno, manco la AI (ovviamente il punto sul RdC a tutti è una cagata, ma è per far capire la questione). Se poi il punto è che la maggior ricchezza di pochi non verrà socializzata per compensare la perdita di altri, questo è un punto stravero ma è un punto politico, che esula da questo ragionamento. Se poi rifondiamo tutto il paradigma della nostra società su un parametro diverso dal consumo, allora se ne può riparlare, ma ad oggi non riesco ad immaginare nessuna altra impostazione socio-economica che possa essere compatibile con le nostre scelte attuali e quotidiane.
Un problema che invece per me ha completamente senso è la responsabilità giuridica di un soggetto come l'AGI, soggetto che, a mio parere, deve essere trattato come qualsiasi altro soggetto legale, persona fisica, ente o azienda che sia.
Ad oggi, non abbiamo nulla di concreto. Si sta provando a risolvere il problema distribuendo la responsabilità tra design, sviluppo, test e fornitore (questi quattro soggetti possono essere benissimo quattro persone/aziende diverse), il che vuol dire che (a) non sarà mai colpa di nessuno (b) ognuno proverà a spostare le proprie responsabilità in altri ambiti, e data la quarta ipotesi, potenzialmente vincendo, forse anche a mani basse.
Quello che io vedo alla base dei tentativi di risolvere il problema, fatti dalla UE e/o dagli USA e/o con iniziative private dei singoli enti (non so cosa stiano facendo i russi/cinesi/indiani o altri paesi non appartenenti all' "occidente") è una grandissima operazione di facciata, che funziona come se si volesse imporre ai produttori di coltelli di risolvere il problema dell'uso improprio del coltello "a priori", in modo da essere sicuri che l'oggetto non verrà mai usato per nuocere al prossimo, ma solo per tagliare la bistecca.
Nel caso dei coltelli, capite benissimo quanto inutile sia questo approccio, se non vogliamo prendere in considerazione il proibire il concetto di coltello indipendentemente dal suo uso. Il fatto che si provi questo approccio con la AI è la prova di quanta ignoranza ci sia dal punto di vista matematico/ingegneristico, e questa miopia politica/legislativa sarà l'ennesima moneta che dovremo pagare quando ormai la cosa sarà sfuggita al nostro controllo giuridico, come è già successo con i social, dove abbiamo dovuto rimediare dopo a cose alle quali avremmo dovuto pensare prima. Ci troviamo nella situazione abbastanza paradossale di voler risolvere problemi etici in un sistema digitale, quando non siamo in grado di risolvere i nostri da soli (e, a mio parere, alcuni problemi etici sono irrisolvibili già per loro natura), solo che nel nostro caso ci rifacciamo su nostri simili più o meno colpevoli e ci buttiamo tutto alle spalle, mentre con la AGI pretendiamo l'utopica para-garanzia dell'infallibilità preventiva.
Si potrebbe pensare di spostare l'intera responsabilità legale sul soggetto che ci "vende" la AI, un po' come se facessimo causa al nostro venditore di forno a microonde se il gatto che ci abbiamo infilato dentro è esploso (sad but true), ma le ipotesi quattro e in parte la cinque rendono un po' complicata questa scelta, oltre al fatto che bloccherebbe lo sviluppo tecnologico della AGI, visto che un produttore non può prevedere a priori la sua evoluzione, e sappiamo già che l'implementazione di un qualcosa che somigli alle tre leggi di Asimov, un mero artificio letterario per tenere su le sue trame, nel concreto non risolvono il problema, lo spostano soltanto.
Il punto vero è che le AGI andrebbero proprio impedite dal punto di vista realizzativo (non la ricerca scientifica, eh, capiamoci), perché non abbiamo un sistema di controllo, fine della storia, e badate che questo è già vero con l'intelligenza artificiale di tipo "ristretto", che è quella che usiamo oggi. Questo almeno fino a quando non risolveremo questo impasse, a mio parere irrisolvibile con le conoscenze attuali, e forse mai, perché è come voler aprire il cervello di vostro figlio e controllare le connessioni neurali man mano che si verificano, a seguito degli input che riceve.
Fattibile questo tipo di blocco tecnologico? No, niente può fermare la nostra voglia di capitalismo,
(anche perché abbiamo sempre l'alibi che se non lo facciamo noi lo fanno altri, e quindi famolo per primi, che non siamo i più fregnoni).
Supponiamo però di aver risolto chissà come l'aspetto legale e facciamo un passo avanti, parlando di sostituibilità, ovvero la posizione di Cypher.
Dal punto di vista sociale, esiste un altro problema (parola molto molto impropria, in questo specifico caso), ovvero il fatto che una fetta più o meno grande della popolazione possa decidere di voler sostituire i propri contatti umani, in parte o in toto, con equivalenti artificiali, per i motivi più vari, magari la AGI è più vicina al nostro modo di pensare, non turba la nostra comfort zone, rispetta i nostri tempi e i nostri bisogni, è in grado di farci provare emozioni più forti e stabili di un equivalente umano, magari prive di esperienze dolorose, insomma quella bistecca digitale di gran lunga più saporita di quella sbobba a bordo della Nabucodonosor, anche se equivalente dal punto di vista nutritivo. Immagino che tanti di voi ritengano questi scenari assurdi, lo pensavo anche io sulla possibile realtà della musica trap, e lasciate che vi dica due parole:
(prima e ultima volta che dico questa frase, lo giuro).
Non lo ritengo un problema in sé (se lo è per la vostra etica/morale, è un vostro pensiero, che non può togliere il diritto ad ognuno di legarsi a ciò che si vuole), però penso che le conseguenze su larga scala di determinate scelte possano avere degli effetti più o meno pesanti su una società ancora legata a valori "tradizionali" (se vogliamo usare questo vocabolo). (difatti la trap me la son dovuta ciucciare, ndr). Esempio: in qualità di genitori, cosa pensereste se vostro figlio/a vi dicesse di avere una relazione con un soggetto artificiale? Lo considerereste matto da legare, considerando che vale la prima ipotesi delle cinque? Ovviamente non voglio una risposta vostra (ipotesi tre), potete reagire come ve pare, la domanda vera è come potrebbe comportarsi la società intera davanti a scenari simili.
Personalmente, non ho alcun tipo di problema, ma non riesco ad immaginare alcuno scenario di riconfigurazione sociale plausibile. Dovremmo proprio impedire la possibilità di relazioni umano/macchina, che non siano quelle di "servizio" (tipo come quella che già c'è oggi tra noi e la lavastoviglie), per evitare qualsiasi tipo di rischio, anche quelli che nemmeno immaginiamo? Io sono convinto di no, ma diversamente dal problema legale, qui non ho una idea chiara in merito, mi piacerebbe usare questo post come punto di partenza per una discussione più vasta.
Esistono altri tipi di problemi, ma per introdurli dobbiamo togliere una delle cinque ipotesi di cui sopra, però nella stragrande maggioranza dei casi questi problemi toccano quasi sempre l'aspetto della sicurezza, cosa che ho preferito tenere fuori per il momento, sia perché l'avevo affrontata nel post precedente, sia perché ci ritornerò.
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Credo di aver perso la capacità di articolare il pensiero (se mai io l'abbia avuta), che non vuol dire che io non abbia saltuariamente qualche considerazione anche di una certa complessità che attraversi in maniera turistica la mia testa; però poi l'effetto finale è lo sguardo perso nel vuoto accompagnato da qualche vago laconismo alla Vasco tipo "Eh, già..". Non è che non mi aspettassi di rincoglionirmi prima o poi ma anche negli scenari peggiori era un processo che mi aspettavo preceduto da un abuso di droghe o alcool.
In ogni caso, dopo una rapida riunione di redazione con me stesso ho deciso che avere un'offerta lessicale e di contenuti qualitativamente bassa non ha mai fermato questo blog e riprenderemo la linea editoriale di scrivere cose pur di scriverle.
Fra le cose che avrei voluto trattare anche perché ultimamente mi capita di pensarci spesso c'è la vicenda di Alfredo Cospito. Su certi temi, fortunatamente, c'è chi mi risparmia la fatica di scrivere cose facendolo molto meglio di me, (ri)propinerei quindi "la voragine", di Zero calcare:
https://www.essenziale.it/notizie/zerocalcare/2022/12/05/zerocalcare-la-voragine
e "Il caso Alfredo Cospito e i «i buoni»" di Wu Ming: https://www.wumingfoundation.com/giap/2023/01/alfredo-cospito-80-giorni/
Sull'(ab)uso di certe accuse, premio della critica alla definizione di Alessandro Portelli, che ha scritto di "scivolamento semantico tra il senso comune e il senso giuridico" della parola "strage".
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Io devo smetterla di dare spiegazioni a chi so già che non può e non vuole capire. È solo inquinamento semantico. Mi sto zitta.
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“ Con il 24 febbraio 2022 entriamo nel territorio della guerra rimosso dalla retorica e dalla prassi comunitaria. Cacciata dalla porta della legge, la guerra rientra dalla finestra della storia. Nessun decreto può cancellare la guerra dal percorso dell’umanità, figuriamoci se privo d’autorità sovrana deputata ad applicarlo. Non c’è legge né istituzione che possa sterilizzare la storia. Rovesciando Leonard Cohen: “C’è una crepa in ogni cosa / è così che penetra la guerra” [L. Cohen, Anthem, album The Future, 1992 (anno topico); NdA]. Abbiamo voluto vietarci questo pensiero. Abbiamo chiamato guerra l’epidemia di Covid-19, ma non ci consideriamo in guerra con la Russia anche se la sanzioniamo mentre armiamo l’Ucraina. Tabù semantico, figlio della dissonanza cognitiva che impone di non concepire reale ciò che non dev’esser tale. Con notevoli conseguenze operative. Esemplificate nel proliferare su impulso americano di sanzioni europee contro la Russia, inventiva tecnica parabellica di cui paghiamo prezzi almeno altrettanto alti di quelli che imponiamo ai russi – assai modesto il costo per gli Stati Uniti, che anzi fissano nella fine dell’interconnessione energetica russo-tedesca (europea) l’obiettivo di questa fase. La differenza è che noi non disponiamo di alternative in questo scontro. Stabilito che divisioni al fronte non intendiamo inviarne ma che non possiamo restare con le mani in mano, cos’altro resta se non sanzionare, cioè autosanzionarsi all’infinito? Mentre Mosca, varcato sconsideratamente il Rubicone, barcollando dispone di una tastiera tattica che va dall’intimidazione alla Bomba. Limiti strategici e vincoli tattici derivano da deficit di cultura geopolitica. Nelle opinioni pubbliche europee, segnatamente la tedesca e l’italiana, ci si è spinti a credere che la guerra – Guerra Grande, non conflitto locale, regionale o autocontenuto come quello jugoslavo – non esistesse più perché così Europa aveva statuito. Risultato: mancano a noi gli strumenti culturali oltre che tecnici per affrontare le “inutili stragi”, come ogni guerra appare ai moralisti che l’escludono per principio dall’orizzonte. Sembrerebbe esserci del vero nel postulato vecchio d’un secolo del protogeopolitico britannico Halford Mackinder, almeno se riferito ai regimi euroccidentali: “La democrazia rifiuta di pensare strategicamente finché non è costretta a farlo per difendersi” [H. Mackinder, Democratic ideals and reality, London 1919, Constable Publishers, p. 17; NdA]. Peccato l’Unione Europea non sia una democrazia perché non è uno Stato né è supposta diventarlo. Le esauste convenzioni democratiche che persistono in molti dei suoi Stati non sono attrezzate ad affrontare l’emergenza. Le istituzioni europee, che tendono a negare il principio della sovranità popolare e poggiano su uno strutturale deficit democratico – in espansione –, lo sono ancora meno. Anzi, contribuiscono a delegittimare le democrazie nazionali. In formula: più “Europa” uguale meno “democrazia” (le virgolette a marcare la distanza fra la parola e la cosa). “
Lucio Caracciolo, La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa, Feltrinelli (collana Varia), novembre 2022. [Libro elettronico]
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Poi dice che la gente si disaffeziona
Ho sentito Calenda che minacciava l'intenzione di andare casa per casa, di convincere persona per persona, ci manca solo questo, che venga a suonare alla porta per spiegarci cos'è un vero liberale, fortuna che sono tutte fregnacce. Il nonno faceva dei bei film, ha fatto pure Pinocchio, il Pinocchio con Manfredi e Franco e Ciccio, c'era sempre una certa tendenza all'apologo morale, è vero, ma almeno non era così pedantemente molesto e maestrino come il nipote. Altro grande luogo comune della politica, soprattutto in occasione di una disfatta elettorale, è il ritorno al territorio, il tornare alla gente, il che implica dal punto di vista semantico un precedente allontanamento, e per quale motivo questo doloroso allontanamento su cui poi piangere regolarmente le proverbiali lacrime di coccodrillo? Calenda è uno che ha studiato, un competente di professione, a forza di studiare la teoria si sarà dimenticato della pratica, il suo dice che è un "partito d'opinione" ("partito con un limitato gruppo di iscritti, che si propone essenzialmente di influenzare e orientare l’opinione pubblica", De Mauro), ma allora deciditi: o fai i numeri o lasci che qualcuno traduca in voti il tuo lavoro di influencer. Ecco, appunto, vogliono fare tutti gli influencer, vincere le elezioni da casa, poi a un tratto s'accorgono che c'è pure la gente e cominciano ad interessarsene annunciando grandi reportage etnografici sulle riserve indiane dov'è possibile trovare la gente ancora allo stato brado, tipo i reportage della Riefenstahl sulla cultura Nuba in Sudan. Poi dice che la gente si disaffeziona.
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"I bambini che hanno ricevuto una maggiore ricchezza a livello sintattico e semantico di linguaggio adulto, hanno maggior probabilità di sviluppare il proprio linguaggio". (Wells).
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Ero lì tranquillo che scrivevo una cosa e poi per caso mi è capitato sotto gli occhi un articolo.Uhm, ho pensato: qui c'è qualcosa che non mi torna. Forse le lezioni di grammatica a scuola dovremmo farle tutte così: prendere i titoli dei giornali, scomporli, per mostrare cosa ti dicono, oltre a quello che ti dicono.Prendiamo questo, è di ieri.1) L'incipit è tutto su di loro, le ragazze, è la prima cosa che viene messa in risalto, come fossero loro i soggetti della scena;2) Sempre l'incipit: decide di marcarle subito con il timbro dell'infamia, fra l'altro con l'evidente scorrettezza di aggiungere un aggettivo e di scegliere fra i tanti aggettivi possibili "fradicie", sai mai che a qualcuno venga il dubbio che magari fossero solo un po' brille;3) Anche la scelta di "party" non è neutra: molto più che "festa", rimanda a un campo semantico fatto di eccessi (si dice infatti "droga party" e non "festa con droghe")4) La forma verbale scelta è al passivo. Una cosa da niente? Una scelta casuale? No, perché nella forma passiva - di nuovo - il soggetto della frase sono le ragazze, non l'amico, quindi la causa di tutto ricade ancora su di loro;5) Colpo di genio finale: "amichetto", un bel vezzeggiativo che stempera subito, quasi ce lo rende degno d'affetto o comunque lo trasforma in qualcuno di inoffensivo. Viene quasi da coccolarlo un po', il piccolo stupratore.Tu leggi una notizia, ma quello che leggi in realtà è: ecco, 'ste ragazze di oggi che non sanno comportarsi, poi è normale che qualcuno se ne approfitta!Ergo, cara Rimini Today, ti faccio una proposta di titolo alternativo, semplice semplice, anche con meno parole, vediamo se magari fai in tempo a cambiarlo:"Giovane violenta due ragazze minorenni in spiaggia durante una festa".Non sarebbe meglio?
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Facoltà, Faculty o Corpo docente?
Sto leggendo «I delitti di West Point» i libro da cui è tratto il film con Christian Bale e Harry Melling e a un certo punto mi sono imbattuto in un personaggio indicato come «membro della facoltà». Non ho modo di controllare, ma penso che nell'originale fosse «faculty», che però in Italiano è approssimativamente «corpo docente».
Mi sono chiesto se sia meglio un’espressione che sa di burocratese, anche se più corretta, oppure un’espressione che sia leggermente sfasata dal punto semantico, ma che alla fine fa capire il senso del testo.
Mi chiedo anche quale potesse essere una parola alternativa da usare.
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Il web semantico nel web 3.0
Ci sono frasi che esprimono lo stesso concetto, ma in modo diverso. Detto in altri termini: la #semantica è identica.
Ultimamente si parla sempre tanto (giustamente) di #metaverso e di #intelligenzaartificiale, mentre si tiene in secondo piano l'importanza del #websemantico, che è un altro concetto chiave del web 3.0.
La #semantica è una parte specifica del linguaggio che permette lo studio, e quindi la comprensione, del significato preciso delle parole o delle frasi.
Quando si parla di Web Semantico, si intende quindi un Web in grado di comprendere in pieno quanto gli viene richiesto. La complessità del Web non sta solo nelle grandi e numerose informazioni che vi si trovano, ma soprattutto nell’associazione tra tutte le differenti informazioni, collegate tra di loro grazie ad associazioni, link, parole chiave e molto altro.
Tutte queste associazioni sono rese possibile da una serie di algoritmi e programmi che hanno reso il Web un ambiente in cui ogni elemento pubblicato è facilmente trovabile.
Come? Proprio grazie proprio alle associazioni tra informazioni e dati che permettono di rintracciare tutto quanto sia connesso a un determinato argomento, parola o dato. Alla base di tutto c'è un ragionamento semplice: bisogna capire il significato delle parole per generare, condividere e collegare i contenuti attraverso la ricerca e l'analisi.
Lo scopo principale del Web Semantico quindi è quello di permettere ai calcolatori di comprendere al meglio la semantica delle richieste dell’utente.
Migliorare le tecniche del Web Semantico significa prima di tutto incrementare ancora di più la precisione e la comprensione delle richieste degli utenti.
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Pittura: Pietro Finelli, L'oro e il nero
Pietro Finelli apre una propria mostra presso la galleria Area35 in via Vigevano 35 a Milano. Titolo della mostra: l’oro e il nero. Il titolo della mostra individua e circoscrive gli elementi più espressivi dell’opera di Pietro Finelli. Non esaurendo il campo semantico nella dominante cromatica, oro e nero determinano qui i “luoghi” interni della pittura, gli spazi, i volumi, le scene degli…
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