#se volete parlare italiano con me
Explore tagged Tumblr posts
sayitaliano · 2 years ago
Text
Ma.... se iniziassimo già? :)
Speak Your Language Day
BRINGING BACK THE DAY OF LANGUAGES!!!
This year's 7th of May 2023 we use our own language again!
A few basic rules (this is very much copied from the original UYLD creators):
If your language is something other than English, on May 7th you can speak that language all day!
Speak whatever language feels good for you! Any and all!!
You’ll blog in your language all day: text posts, replies, tags (except triggers and organizational tags), the whole nine yards. Regardless of what language people choose to speak to you, you answer in your own.
Midnight to midnight according to your own time zone
English native speakers, if you wanna participate you can practice a second language you’re learning
The tag is gonna be #Speak Your Language Day or #spyld
Non-verbal, non-written languages (like ASl, dialects, otherwise non-written languages) are more than welcome!
Tag me in any and all non english posts! Or submit to your liking!
9K notes · View notes
klimt7 · 2 years ago
Text
Tumblr media
Tumblr media
Permesso, Parolisi.
L'intervista a Chi l'ha visto dell'assassino di Melania Rea
Il Caffè di Gramellini
Tumblr media
Ecco, se oggi c'è in Italia una persona in grado di riassumere in tutti i propri comportamenti e discorsi la mentalità tipica del MASCHIO ITALIANO MASCHILISTA frutto di secoli di becero Patriarcato, questo è Salvatore Parolisi.
Un losco individuo, capace di mentire su tutto, perfino su se stesso fino ad autoconvincersi delle menzogne che dice.
È un FEMMINICIDA IRRIDUCIBILE.
Un individuo ignobile, prototipo di tutti gli uomini violenti e bugiardi del nostro Bel Paese, che continua ad avere il tristissimo record di Femminicidi nell'Europa Occidentale.
Se volete studiare il fenomeno "Femminicidi" in Italia, partite dallo studio di personalità come quella di Salvatore Parolisi.
C'è molto da imparare da una persona di questo tipo.
Lo dico soprattutto alle ragazze!
Studiatevi questo tipo di uomo,
(è una iperbole la mia - una parola davvero grossa per un verme del genere e me ne rendo ben conto! )
e poi quando incontrate un ragazzo con caratteristiche simili a questo soggetto, scappate a gambe levate.
Ne va della vostra incolumità fisica e mentale!
Io da uomo, lo confesso; provo un'enorme imbarazzo e vergogna ogni volta che ascolto parlare questi soggetti.
Perchè capisco che finchè nell'universo maschile non avverrà un cambio di paradigma e di modelli culturali, la piaga dei femminicidi continuerà a mietere centinaia e centinaia di altre vittime innocenti.
Tumblr media
.
4 notes · View notes
mangywayway · 2 months ago
Text
Dico questa e po' me fermo, e la dico in italiano perché me sembra chiaro che certi parti dell'internetto (e del mondo occidentale coff coff) non sono capaci di parlare come persone normali e sta cosa mi ha onestamente sfracassato i coglioni.
Se volete creare drama, o ce mettete la faccia e tirate fuori screenshot/prove/etc (e quei parlo anche de situazioni MOLTO VECCHIE, roba che viene detta de sottobanco e rigirata in modo passivo aggressivo ma mai esposta chiaramente perciò de che cazzo ve sorprendete se la gente è ignorante ((perché oh, alcuni so stupidi e testardi, ma altri so semplicemente ignoranti e non sanno nulla), oppure non rompete il cazzo. Potreste avere pure ragione per certi argomenti, ma se l'unica cosa che fate è puntare il dito e fare i bambini perché "wee wee, siete tutti cattivi perché non me date immediatamente ragione" allora che cazzo volete dio povero. Ma poi me fa morire il "non c'avete il coraggio de discutere come adulti"; cioè, non me pare che dall'altro lato sia tanto meglio la situa quindi boh, fa tanto de bue che dice cornuto all'asino.
Detto con tutto il rispetto e l'amore possibile: prendeteve un cazzo di calmante (ma anche uno forte), bloccate quando qualcosa ve fa girare il cazzo, E BASTA. Questo chiamasi comportarsi da adulti, bimbi cari.
0 notes
giancarlonicoli · 9 months ago
Text
7 apr 2024 17:30
TAAC! RENATO POZZETTO RACCONTA A “GENTE” LO SCHERZO TREMENDO CHE FECE CON COCHI E JANNACCI A LINO TOFFOLO: “LO SEGUIMMO, MENTRE ERA APPARTATO IN AUTO CON UNA GIORNALISTA DI “FAMIGLIA CRISTIANA”. APPOGGIAI IL SEDERE NUDO AL SUO FINESTRINO. POI SCAPPAMMO VIA. QUANDO TORNÒ AL DERBY ERA  ROSSO PER LE RISATE E CI RACCONTÒ COSA GLI ERA SUCCESSO MENTRE LIMONAVA. NOI ZITTI, MORIVAMO DAL RIDERE…” – E POI LE DONNE, LA DROGA AL DERBY, LA CARRA’ CHE NON VOLEVA A "CANZONISSIMA" LUI, COCHI E BOLDI (“ERA UNA BALLERINA, CHE NE CAPIVA?”) E COME NASCE IL MITOLOGICO “TAAC”... -
Maria Elena Barnabi per Gente 
Gli occhi sono un po’ velati, il viso è pieno di rughe, ma la voce fa impressione: è quella di sempre. Stentorea, delineata, con la ben riconoscibile cadenza milanese che l’ha reso famoso in tutta Italia. «Quando salgo in taxi mi basta dire: “Mi porta in via Calatafimi?”, che il tassista si gira e dice: “Ma lei è Pozzetto?”». Ed è proprio quella voce lì che dovete sentire nelle orecchie quando leggete le risposte che Pozzetto ci dà in questa lunga chiacchierata. 
Lei è il ragazzo di tutti. 
«Sì, abbastanza». 
Uomini, donne, bambini, le vogliono bene tutti. 
«Me lo dicono spesso». 
È sempre stato così? 
«Sì. Perché anche da ragazzo andavo sempre alla ricerca dell’allegria. Non costava niente. Ci divertivamo tutti. Qualcuno aveva la casa libera, facevamo scherzi, suonavamo. Cantavamo le canzoni popolari. Ci prendevamo in giro anche in modo feroce. Come la commedia all’italiana: che fa ridere anche quando racconta le tragedie». 
L’intervista potrebbe già finire qui, perché in queste frasi c’è già dentro tutto: l’ironia di uno degli artisti che ha inventato il cabaret italiano, l’amore per il surreale che ha conquistato diverse generazioni, la consapevolezza di chi era povero ed è diventato ricchissimo.
Ma siccome Renato Pozzetto a quasi 84 anni è venuto apposta per noi a Milano dal Varesotto – dove abita in una grande villa, la moglie Brunella non c’è più dal 2009 – per parlare della sua bella autobiografia, andiamo avanti. Lo incontriamo in pieno centro a Milano, nella luminosa sede della società di produzione televisiva e cinematografica dei figli Francesca e Giacomo, alle pareti quadri di Mario Schifano: «Se volete fare il cinema, rimanete dietro le quinte gli ho detto», spiega lui.
«E così abbiamo aperto questa società». La sua autobiografia si chiama Ne uccide più la gola che la sciarpa e dentro c’è la storia d’Italia, quella del Dopoguerra e del boom economico e dei giovani che volevano divertirsi, creare, inventare e lasciarsi alle spalle l’infanzia sotto le bombe. Oltre a ciò c’è anche, naturalmente, la storia personale di Pozzetto: l’infanzia da sfollato nelle montagne di Varese dove incontra e diventa amico di Cochi Ponzoni. Le notti all’osteria l’Oca d’oro insieme agli artisti Piero Manzoni e Lucio Fontana. Le serate a cantare al cabaret, dove il duo Cochi e Renato viene notato da Enzo Jannacci che da allora decide di prendere i due ragazzi scatenati e geniali sotto la sua ala protettrice. I successi al Derby, lo storico locale milanese di cabaret, insieme con i ragazzi del “Gruppo motore”, cioè Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Felice Andreasi, Bruno Lauzi. E poi la Rai, la Carrà, “la vita l’è bela”, le mille traversate Roma-Milano in auto, il film, i soldi, le case, le mangiate alla mitica trattoria Cantarelli di Busseto nella Bassa padana, le bevute, i ristoranti, le donne. Da sfondo, una Milano che ti fa venire voglia di averla vissuta in quegli anni lì. 
Perché ha scritto la storia della sua vita a 83 anni suonati? 
«Prima insistevano gli editori. Poi gli amici: bevi un bicchiere in più e magari racconti qualcosa in più. E così alla fine mi sono deciso a farlo. È stato piacevole scrivere cose che non mi ricordavo. Volevo raccontare le cose con la mia filosofia». 
(...)
Il suo “Taac” e i mille modi di dire di Cochi e Renato sono entrati nel costume di tutti gli italiani.
«Le frasi che sono rimaste le ho trovate io. Mi è sempre piaciuto osservare le persone, mi affascinavano, e poi volevo aggrapparmi a qualcosa che mi faceva sorridere. “Bravo sette più” era un modo per far ridere gli studenti, era portare in scena la stronzata dei voti. Invece Taac lo diceva un amico che veniva al Derby: “Ciao Renato, sono andato al casinò, ho vinto. Taac”. Lo feci mio». 
Si dice che al Derby ci fosse una stanza per gli artisti e le loro “amiche” della serata. «Tutto vero. Una sera la stanza era occupata da non so più chi e allora Lino Toffolo – caro Lino, scriveva delle canzoni bellissime – uscì in auto con una sua amica, una giornalista che lavorava pensi un po’ a Famiglia Cristiana. Io, Cochi e Enzo lo seguimmo e, mentre erano appartati, scesi dall’auto e appoggiai il sedere nudo al suo finestrino. Poi scappammo via. Quando tornò al Derby era tutto rosso per le risate e ci raccontò cosa gli era successo mentre limonava. Noi zitti, morivamo dal ridere». 
Nel libro cita spesso le “simpatiche signorine” che vi stavano attorno.
«Ho iniziato con la chitarra in mano nei locali a 15 anni. Dai, di certo non ho mai dormito all’umido...». 
E di droga ne girava al Derby? 
«Ma che domanda mi fa? Era il cabaret, erano gli Anni 60. Come chiedermi se c’era la “mala”...». 
Lo prendo per un sì. Passiamo oltre. Mentre eravate stelle del Derby, nei primi Anni 70 vi chiamò la Rai per fare un programma con Raffaella Carrà. Era Canzonissima, il varietà del sabato sera, il più seguito in Italia. 
«Ci convocarono dall’oggi al domani, andammo a Roma in fretta e furia, con noi c’era anche Massimo Boldi. La sera poi dovevamo tornare per fare uno spettacolo. La Carrà alla riunione non si fece vedere e ci dissero poi che non ci voleva. Ma era normale: era una ballerina, cantava il Tuca tuca. Cosa c’entrava con noi? Cosa ne capiva?». 
Invece voi rimaneste, e aveste l’idea di andare in onda per finta da un seminterrato. 
«Facevano finta di guardare su con un periscopio e dicevamo che le ballerine erano bellissime, usavano minigonne vertiginose e che avevano gambe perfette come la Carrà. Facevamo lo sketch del contadino, io parlavo con la radio. Poi la sigla E la vita, la vita entrò in classifica, divenne un successo incredibile. Si ricredettero tutti». 
Mentre facevate Canzonissima arrivò la prima offerta del cinema per lei solo: Per amare Ofelia, era il 1974. 
«Feci leggere il copione a Jannacci, lui mi disse: “Per me è una cagata”. E io gli risposi con l’ultima frase della sua canzone Prete Liprando: “E io lo faccio lo stesso!”. (Segue visione su YouTube del filmato di Jannacci che canta la canzone, ndr)». 
Da lì la sua vita cambiò. 
«Una bomba. Uscì il film, fu un grande successo, mi diedero il David di Donatello. Tutti parlavano di me, mi volevano. Quell’anno mi offrirono tre contratti con De Laurentiis credo, oppure erano cinque, non ricordo. Giravo a Madrid e poi tornavo nel weekend per fare la tv». 
Quanto guadagnò in quel primo anno? 
«Cento milioni. La mia vita cambiò totalmente. Io ero nato povero, sfollato, senza casa. Per anni avevo fatto la fame di notte nei locali, di giorno vendevo ascensori. Anche a teatro, da famosi, ci davano due lire. Con il cinema arrivarono cachet altissimi. 
Cosa ne fece?
«Comprai subito la casa per i miei genitori insieme a mio fratello che era un agente immobiliare. Facemmo la casa di Gemonio, al lago, una casa grande per tutti, camere da letto per l’intera famiglia. Così anche i ragazzi erano a posto». 
(...)
Fu a causa del cinema che le strade tra lei e Cochi si separarono? 
«All’inizio lui fece qualche film da solo e poi anche con me. Quando era possibile facevo lavorare i miei amici, come in Sturmtruppen. Alla fine Cochi scelse il teatro, lasciò la moglie e i figli e andò a Trieste dove c’era la sua nuova fidanzata. E così le nostre strade si divisero». 
Il ragazzo di campagna è senza dubbio il suo film più amato. 
«Quel ragazzo lì ero io. Anche in Sono fotogenico misi molto del mio, la scena del provino in cui non cambio espressione era una mia idea. Sa quel che mi dà fastidio? Dicono che Il ragazzo di campagna sia stato visto da 100 milioni di persone in tv. Però allora non c’erano i diritti dello sfruttamento televisivo. E io di quelli non prendo niente». 
Ha girato più di 70 film. Si è mai pentito di qualcuno? 
«E lei non si è mai pentita di niente? Ma la vita è fatta così». 
0 notes
luposolitario00 · 2 years ago
Text
VIOLENZA SULLE DONNE
Su tiktok gira questo video di una canzone araba che viene tradotta in italiano. Questa canzone è il massimo del maschilismo, il massimo della tossicità e della violenza sulle donne.
Praticamente dice: “Nessuno ha il diritto di parlare con te, non ti è permesso sorridere a nessuno tranne che a me, se qualcuno ti chiede come ti chiami .. di loro il mio nome”
La cosa che mi ha spinto a scrivere questo post sono i commenti di tantissime donne.
È triste che la maggior parte delle donne (una grande fetta) hanno commentato cose de tipo: “se non è così non lo voglio” “voglio un ragazzo arabo” “uno così LO VOGLIO” o le faccine a cuore: “😍😍” più altre che taggavano le amiche per dire che vorrebbero un uomo così. Tutte meravigliate manco ci fosse scritta la più bella poesia d’amore.
Questo non è amore. Con ciò non dimostra che ci tiene a voi. Con ciò dimostra che vi ritiene una sua proprietà. Gli uomini così vedono voi donne come inferiori e una donna di fronte a loro non è libera. Perché se si oppone rischia anche le botte.
Questo è il primo campanello d’allarme che vi fa capire che si tratta di una relazione tossica e violenta. Se notate queste cose lasciatelo il prima possibile perché se vi ci sposate poi sarà tardi. Quando vi alzerà le mani sarà difficile scappare.
Uomini così vi manipolano facendovi credere che il loro è amore. Ma in realtà non è amore ma possessione. Se vi vieta di vestirvi come volete non è gelosia sana ma possessione. Ma anche solo se vi fa problemi per un vestito dicendo “non te lo sto vietando ma questo vestito è troppo corto” o frasi del tipo “so come sono gli uomini per questo non vorrei che ti vesti così”. Non ha senso perché è la donna che sceglie se rimanere fedele o no. Se dice così non si fida di voi. Perché se si fidasse come dice non si farebbe problemi. Se vi vieta qualsiasi cosa o se vuole decidere per voi non è amore ma un maschilista e violento. Mi ricordo che anche qua su Tumblr c’era un utente che aveva sti pensieri maschilisti ed era pieno di donne corteggiatrici. Ricordo che ti ritrovavi il suo blog pieno di domande di donne e donne che gli mandavano complimenti. Solo perché romantico e per la descrizione in bio ecc… Si può essere romantici anche senza mettere divieti. Il romanticismo non include la possessività. Non faccio nomi, non so se esista ancora questo utente perché non ci andavo d’accordo e mi aveva bloccato. Ma era assurdo come molte si fermavano solo all’apparenza.
Facciamo in modo che uomini così rimangono soli e che nessuna donna ci si metta insieme. Perché meritano di rimanere soli.
Ci sono tante testimonianze di donne ex vittime di violenza, guardatele e capirete che questi sono campanelli d’allarme e che gira tutto attorno alla manipolazione e al maschilismo. Perché vi fa credere che vi ama e vi fa credere che quello che fa sia giusto.
Tumblr media
LupoSolitario00 🐺
12 notes · View notes
sayitaliano · 3 years ago
Note
è un esperienza univerale italiana quella di usare un termine regionale convinto che sia italiano vero e proprio finchè non lo dici davanti a qualcuno da un altra regione e ti guarda come se stessi parlando in un altra lingua? perchè a me succede di continuo. ah stessa cosa con il dibattito bibita/bevanda lol
Oh anche a me succede spesso! Il bello (o il brutto, se vogliamo parlare dal punto di vista dell'"italiano corretto", passami il termine) di crescere circondati dalle nostre parlate regionali, è che molti dei loro termini più o meno italianizzati entrano nel nostro vocabolario quotidiano (e di quello della nostra comunità), senza che ce ne rendiamo conto. Così molto spesso siamo convinti di parlare italiano, che quel termine si dica lungo tutto lo stivale... finché ci capita di esternarlo così, tranquillamente, parlando con qualcuno che arriva da un'altra città o regione e tutte le nostre certezze crollano in un "Cosa, scusa? Che significa?"
A me personalmente diverte molto: è bello vedere tutta la varietà delle lingue parlate nel nostro Paese. Ed è bello che in qualche modo rimangano vive anche tramite questi termini. Come ho sempre detto, sono pro lingue regionali/idiomi locali, vorrei che si potessero mantenere vive perché sono parte della nostra cultura e tradizione (ma non solo). Anzi, se avete termini/modi di dire particolari (o avete realizzato solo per caso che sono regionali) e volete condividerli, l'askbox è apertissima!
14 notes · View notes
corallorosso · 3 years ago
Photo
Tumblr media
Draghi ha deciso che sarà il nuovo Presidente della Repubblica: giochi chiusi di Pietro Francesco Maria De Sarlo Letta, Conte, Meloni, Renzi, Salvini e Berlusconi, per non parlare del corpo elettorale italiano, rassegnatevi! È già deciso chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica: Mario Draghi. E chi lo ha deciso? Mario Draghi. Giochi chiusi. Occorre dire che l’ultima conferenza stampa del Presidente del consiglio è un capolavoro: in poche parole c’è tutto. Ipse dixit: “Ho realizzato il mio mandato, il governo può andare avanti chiunque lo guidi. Deciderà il Parlamento. Fondamentale per l’azione di governo è stato il sostegno dei partiti. Le mie aspirazioni personali non contano. Io sono una persona, se volete un nonno, al servizio delle istituzioni”. Traduzione in italiano. “Ho realizzato il mio mandato” per me significa che “è inutile il pigolare nel cortile della politica sulla necessità che io rimanga a Palazzo Chigi fino alle prossime elezioni per garantire l’uscita del Paese dalla pandemia e il successo del Pnrr. Ho già fatto tutto: la pandemia è finita e il Pnrr è realizzato. Quindi non ci sono scuse per non mandarmi al Colle”. Ma ha veramente finito il compitino? Questo non è rilevante, perché Draghi ha deciso che lui ha finito. Punto.Quindi, secondo messaggio, se non lo si vuole al Colle lui torna a fare il nonno. Anche perché con me al Colle “il governo può andare avanti chiunque lo guidi.” Anzi, più incolore è e meglio è. Ma un ruolo centrale al parlamento è assegnato: “Deciderà il Parlamento” per fare tutto quello che mi pare e quindi basta formalità e votatemi per il Quirinale. Ovviamente sarà riconoscente per questo e un parlamento che lo voti può contare sulla sua benevolenza e prosperare fino alla scadenza naturale (comunque poi si vedrà, perché con Draghi al Colle è anche inutile votare e forse varrà la pena rinviare le elezioni fino alla fine del settennato). Che bel Paese! Di fatto siamo alla fine della democrazia parlamentare, Draghi si autoproclama Presidente della Repubblica senza neanche ricorrere al suffragio universale necessario in una Repubblica presidenziale, “ricattando” il Parlamento e la politica. Quale è il senso del “ricatto”? Lo spiegò Davide Faraone (Italia Viva) quando si insediò Draghi e gli disse: “È lei il nostro Mes”, una ammissione in parlamento del commissariamento del Paese ad opera delle burocrazie europee. Soldi, ottenuti da Conte, e forse benevolenza con il prossimo fiscal compact in cambio della fine delle alzate di ingegno degli elettori che votano chi gli pare. Diciamoci la verità, l’euroburocrate Draghi è null’altro che questo. Cosa c’entri tutto ciò con la democrazia non è dato sapere. Anzi abbiamo toccato il fondo, e questo per me è il momento più basso della democrazia italiana da dopoguerra ad oggi. Un duplice strappo, mai visto fino a ora, alla prassi e al ruolo della politica e dei partiti: è Draghi stesso che si autoproclama, dopo Berlusconi, Presidente della Repubblica ed è sempre lui che si autopromuove per aver finito in così breve tempo il compitino. Oggettivamente le mirabilia annunciate non si sono viste, ma al continuo panegirico della stampa ha finito per credere anche lui: siamo alla egolatria.(...) È ora che cali il sipario. Ite, Missa est! Gli italiani hanno già capito che il loro voto è inutile, tanto a governare saranno sempre gli stessi. Un parlamento sempre più balcanizzato e privo di dignità eleggerà il Presidente della Repubblica tra ricatti e torbide manovre e con l’unico faro di prolungare la propria esistenza. Amen!
6 notes · View notes
kon-igi · 5 years ago
Photo
Tumblr media
Nella cinematografia nipponica esiste un genere che si chiama TOKUSATSU, una parola macedonia che mescola Tokushu (inusuale, speciale) e Satsuei (fotografia, filmato), traducibile in italiano con ‘film di effetti speciali’.
Voi lo conoscete bene quel genere, perché gli americani lo hanno rubato (tanto pe’ccambia’) per farci i Power Rangers, cugini occidentali di una serie di telefilm che negli anni ‘70-’80 qua in Italia hanno fatto la loro comparsa guidati da 
Tumblr media
che se volete continuare a essere miei amici spero non mi chiediate chi sia.
Comunque il genere TOKUSATSU era abbastanza lineare nella sua rappresentazione: mostruosi cattivi alieni (i famigerati KAIJU, i mostroni di Pacific Rim) che minacciano la terra ed eroe che grazie a poteri acquistati in mille modi fantasiosi prima crepa di kung gli sgherri e poi si ingigantisce per spolverare di legnate esplosive il boss finale, un mostrone gommoso che usa gli alberi come clave e butta i palazzi giù a calci.
(Parentesi culturale: i kaiju - sia nella versione kaijin, uomo-mostro, che in quella daikaiju, mostro-gigante - sono un retaggio culturale degli anni ‘50, una sorta di risposta collettiva metaforica agli orrori della conclusione della seconda guerra mondiale. Triste e divertente un dialogo digitale tra un americano e un giapponese in cui il primo chiedeva al secondo cosa fosse mai successo di così tanto traumatizzante da far sublimare le proprie paure in un mostro gigante come Godzilla e l’altro che gli risponde ‘Tipo... la bomba atomica che ci avete sganciato in testa?’)
Ritornando a noi, nei primi Tokusatsu l’eroe era uno solo ma succedeva che quando i regazzetti giocavano a imitarlo c’era il solito unico fortunato che ne vestiva i panni e agli altri toccava fare i mostri, perciò i produttori incominciarono a introdurre il bellissimo e riconoscibilissimo tropo del SUPA SENTAI, cioè la Squadra Speciale, in cui gli eroi erano più d’uno e avevano colori e caratteristiche diverse che a distanza di anni ancora riconosciamo come stereotipi di genere: c’era l’eroe senza macchia, l’ombroso amico-nemico ribelle ma dal cuore d’oro, la fidanzata dell’eroe (riconoscibile dalla TUTA SEMPRE ROSA e fanculo Mr.Gender), il ciccione e/o buffone e il bambino sciocchino combinaguai.
Ma io non vi ho fatto tutto questo pippone perché fosse fine a se stesso... io vi volevo parlare di un altro tropo FENOMENALE, che a mio avviso ha influenzato tutto il cinema occidentale degli anni ‘80, ‘90 e oltre, cioè 
LA SEQUENZA RAMBADA
Anche se il termine può sembrarvi sconosciuto, il nome si riferisce a un certo tipo di musica che veniva fatta partire prima che cominciasse la...
Aspettate... faccio prima a farvi vedere una sequenza rambada tra le più celebri e recenti che non potrete non riconoscere
youtube
Si tratta della TRASFORMAZIONE che il nostro eroe di turno (o le nostre eroine, nell’esempio) compiono per attingere al loro Vero Potere e riuscire a sconfiggere il nemico della puntata.
La Sequenza Rambada è una sorta di riconoscibilissimo jingle visuale che rimane immutato per tutta la serie e che lo spettatore attende con ansia a ogni episodio, al punto che poi questa veniva puntualmente riproposta in camera davanti allo specchio, durante i giochi in cortile, la ricreazione e le lezioni in classe quando la maestra era voltata verso la lavagna.
La Sequenza Rambada dei Mecha (i robottoni) rappresenta, poi, l’apice dell’amore per la tecnologia trans-umanista anni ‘80: Hiroshi che schianta giù nel crepaccio una moto ogni puntata per trasformarsi in Jeeg, la cascata che smette di cascare per permettere l’uscita di Goldrake dopo che Actarus s’è fatto un giro sul Blue Tornado di Gardaland, il parco-giochi che si apre per far saltare fuori Trider G7 e fanculo ai bambini rimasti, la sofferenza mondialmente condivisa di George rivestito di filo spinato mentre esegue il Tek Setter dentro Pegas per diventare Tekkaman e, il mio preferito, CON L’AIUTO DEL SOLE VINCERÒ! ATTACCO SOLARE! ENERGIAAAA!!!!! e tutti a chiedersi perché Daitarn non la usasse subito invece di farsi crepare di mazzate dal Megaborg.
Quando ho detto che la Sequenza Rambada ha influenzato il cinema occidentale mi riferisco a un altro fenomeno riconducibile a essa per me molto emozionante che è quello della
VESTIZIONE DELL’EROE
youtube
uno dei miei tropi preferiti di sempre, davanti ai quali non posso che puntualmente commuovermi... soprattutto perché ho due cani.
youtube
Dimenticavo... nella foto a inizio post sono io che ho appena finito di eseguire la mia personalissima ed eroicissima (ma manco per il cazzo) Sequenza Rambada, senza alcun tipo di musica emozionante tranne le mie bestemmie perché tutte le volte rischio di perdere l’equilibrio per i sovrascarpe scivolosi di disinfettante e con la consapevolezza che dopo mi parrà di respirare dentro la marmitta di un Ciao e che non potrò andare in bagno per le cinque ore successive. 
youtube
Mo daijoubu! Naze tte? Watashi ga kita!
67 notes · View notes
infelixvoluptas · 4 years ago
Text
Il sistema di tassazione spiegato semplice
Episodio 2 - L'IRPEF
Vi avevo gentilmente lasciati in pace tracciandovi la distinzione fra imposte dirette ed indirette.
Fra le prime, immagino che alcuni di voi abbiano già sentito parlare dell’IRPEF (che sta per Imposta sul Reddito delle PErsone Fisiche, repetita iuvant).
Questa imposta viene considerata il centro dell’intero sistema fiscale italiano (anche se io non sono d’accordo e ci ho scritto un’intera tesi a riguardo, ma dettagli). È l’unica imposta che rispetta il principio di progressività di cui abbiamo parlato e serve a tassare i redditi prodotti dai singoli individui ogni anno. Il modo in cui viene calcolata è un po’ complicato perché si compone di numerosi passaggi.
La prima cosa che dobbiamo sapere è che raccoglie e sottopone a tassazione i guadagni derivanti da diverse tipologie di reddito, ciascuna delle quali ha proprie regole di calcolo.
Abbiamo sei tipologie di reddito:
- i redditi fondiari derivano dallo sfruttamento di immobili e terreni, per esempio ho un appartamento in cui non vivo, decido di affittarlo e percepisco un affitto (“canone di locazione”), oppure ho un terreno e ci coltivo delle torte che poi vendo (tutti sanno che le torte crescono sugli alberi);
- i redditi di capitale derivano dall’investimento di somme di denaro, ad esempio acquistando delle azioni che mi danno diritto ad ottenere una parte dei guadagni della società (distribuzione degli utili) o altri strumenti finanziari;
- i redditi di lavoro dipendente derivano, chiaramente, dal lavoro prestato alle dipendenze di altri (ad esso sono equiparate anche altre rendite come le pensioni);
- i redditi d’impresa derivano dai guadagni ottenuti se si è un imprenditore. Per definire se si è o meno imprenditori è necessario ricorrere a nozioni contenute nel codice civile, semplificando al massimo possiamo dire che i fattori rilevanti a questo fine sono da un lato l’attività che viene svolta (alcune sono considerate attività d’impresa a prescindere), dall’altro la presenza o meno di una struttura organizzata (ad esempio se dispongo di dipendenti, di un ufficio o di un magazzino);
- i redditi da lavoro autonomo derivano dai guadagni ottenuti esercitando alcune attività riconducibili alla nozione di “arti o professioni”, come ad esempio il medico, l’avvocato, l’idraulico ecc.;
- i redditi diversi sono una categoria molto variegata in cui finiscono vari guadagni che non si sapeva esattamente come definire e quindi li si è cacciati qui dentro.
L’elenco è tassativo, il che significa che se troviamo un modo di guadagnare che non rientra fra quelli previsti, non dobbiamo pagarci sopra l’IRPEF. Le probabilità che questo accada rasentano lo zero, mi spiace deludervi.
Ognuno di noi potrà avere una o più fonti di guadagno, riconducibili a diverse tipologie. Ognuna di queste, calcolata con le rispettive regole, dovrà essere sommata alle altre al fine di ottenere il totale dei redditi che abbiamo percepito nell’anno che ci interessa. Come accennavamo infatti si tratta di un’imposta che si paga una volta all’anno, in relazione ai guadagni dell’anno precedente. Ad esempio, nel 2020 abbiamo pagato in relazione ai guadagni del 2019. Va da sé che se non abbiamo guadagnato niente non dovremmo pagare niente.
Lo strumento con il quale si procede al pagamento dell’IRPEF è la famosa dichiarazione dei redditi: si tratta di una autodichiarazione all’interno della quale ciascuno è chiamato a indicare le proprie fonti di guadagno. La responsabilità quindi cade su di noi, siamo noi che dobbiamo autodenunciarci allo Stato e pagare. Se non lo facciamo la colpa è la nostra, anche se ci siamo affidati a professionisti del settore. Ecco perché è importante assicurarci che i professionisti che scegliamo siano affidabili e che abbiano effettivamente fatto tutto a dovere: in caso di problemi lo Stato busserà alla nostra porta, mica alla loro (a me sta anche bene perché lavoro sugli errori altrui quindi a posto).
Indicare i vari redditi nella dichiarazione non è sufficiente però a stabilire l’ammontare dell’imposta da pagare. Ci aspettano altri passaggi.
La somma dei redditi, di cui parlavamo prima, si chiama “reddito complessivo lordo”. Ad esso è necessario sottrarre alcuni elementi che si chiamano “oneri deducibili”, o più comunemente deduzioni: si tratta di alcune spese che ciascuno di noi può aver effettuato nell’anno di riferimento; sono contenute in una apposita lista. Sono accomunate dal fatto che i soggetti che le sostengono (non è certo obbligatorio sostenerle, nel caso non si avrà però nulla da sottrarre in questa fase) sono tendenzialmente obbligati a farlo: per esempio sono deducibili le spese sostenute per fornire assegni di mantenimento a ex mogli/mariti (non ai figli, per una ragione interessante che se vi interessa provo a spiegarvi) se imposte da un giudice o quelle sostenute per le cure di familiari disabili permanenti, che non possono farcela da soli.
Quindi per ricapitolare:
Reddito complessivo lordo = somma di tutti i guadagni riconducibili alle sei categorie
Reddito complessivo netto = reddito complessivo lordo - deduzioni
A questo punto le cose iniziano a complicarsi, non odiatemi. Dicevamo che l’IRPEF risponde al criterio della progressività, quindi è ora di tirarlo fuori.
Il prossimo passaggio, che ci porterà dal reddito complessivo lordo all’imposta lorda (che ancora non rappresenta quello che effettivamente pagheremo, ma comunque ci stiamo avvicinando), coinvolge l’utilizzo di una tabella che ci aiuta a convertire il reddito in imposta.
Tumblr media
La tabella individua una serie di intervalli (detti “scaglioni”) di reddito (così come calcolato prima, il reddito complessivo netto) a ciascuno dei quali corrisponde una percentuale. La percentuale è detta “aliquota”, come noterete all’aumentare del reddito aumenta anche l’aliquota.
Il nostro reddito deve essere scomposto e inserito all’interno dei singoli intervalli: questo significa che per i primi 15mila euro guadagnati tutti noi pagheremo il 23% di tasse, sia che ne guadagniamo 13mila sia che ne guadagniamo un milione, non fa differenza. Superata la soglia dei 15mila, si passa al secondo intervallo, che fino ai 28mila euro prevede un’aliquota del 27%.
Per fare un esempio, se in un anno guadagno 23mila euro significa che pagherò il 23% sui primi 15mila più il 27% dei restanti 8 mila euro (che superano la soglia di 15mila e quindi subiscono l’aliquota più elevata. Questo sistema si applica a qualsiasi cifra sia il mio reddito, applicando via via le aliquote maggiori in relazione alle somme che fuoriescono dallo scaglione precedente. Il prelievo aumenta appunto in maniera più che proporzionale all’aumentare del reddito.
Questo lungo calcolo applicativo, attraverso il quale sommiamo i dati ottenuti applicando al reddito scomposto le rispettive aliquote, ci porta ad ottenere l’imposta lorda, alla quale dovremmo poi sottrarre ancora qualcos’altro al fine di giungere finalmente a capire quanto cazzo dobbiamo pagare. Che cosa? Si tratta delle detrazioni fiscali, di cui si sente spesso parlare.
Queste rappresentano dei vantaggi che lo Stato ci accorda per convincerci a fare qualcosa (di solito spendere dei soldi per comprare beni e servizi) per varie ragioni. Un esempio classico sono le detrazioni garantite per le spese mediche sostenute per curarsi: allo Stato interessa che ci prendiamo cura della nostra salute e soprattutto che i medici ci facciano la fattura, quindi per convincerci a chiedergliela ci garantisce la possibilità di “detrarre” il 19% delle spese mediche che abbiamo affrontato dall’imposta lorda (ma soltanto se possiamo dimostrare di averle sostenute). Così noi ci curiamo e nel frattempo otteniamo un piccolo sconto (intanto il medico non fa il furbetto e paga le imposte pure lui).
Ultimo recap:
Imposta netta = imposta lorda - oneri detraibili (o detrazioni)
Finalmente siamo arrivati stabilire quanto dovremo sborsare, facendo una fatica colossale.
Per dovere di cronaca (e per confondervi ulteriormente le idee) dovrei aggiungere che non tutti i redditi prodotti durante l’anno concorrono a formare il reddito imponibile lordo di cui parlavamo all’inizio, perché alcuni di essi sono sottoposti a sistemi di tassazione diversi: due esempi su tutti, la cedolare secca sugli affitti degli immobili e le ritenute alla fonte su alcuni redditi da capitale (come le cedole garantite dai titoli obbligazionari).
Arrivati a questo punto vorrei sapere da voi, sempre che siate sopravvissuti, se volete che vi dia qualche accenno in merito alle sei categorie di redditi o se passiamo a qualcos’altro (che non vi garantisco possa essere più interessante, sia ben chiaro).
5 notes · View notes
filmetto · 4 years ago
Text
Ringrazio @uncampodineve per avermi dato occasione di parlare di una gemma dell’animazione italiana, quindi trasformo subito questa cosa dei “9 film che vi ricordano l’infanzia” in “1 film che vi ricorda l’infanzia” per cagarvi il cazzo per benino
Vi presento dunque questa perla: L’APETTA GIULIA E LA SIGNORA VITA
Tumblr media Tumblr media
capite già da queste immagini che si tratta di un capolavoro senza eguali. Non finisce qui. Oltre ad essere un caposaldo della mia infanzia (tipo che dai sette agli undici anni lo prendevo in affitto da Blockbuster almeno una volta al mese) ha l’onore di essere il primo film d’animazione italiano realizzato in grafica 3D. Chiunque avesse l’ardire di guardare il trailer infatti noterà con ilarità che i personaggi si muovono come in The Sims 1 e che se qualcosa va a scatti non è la connessione ma è tutto parte della sua magia cinematografica. Con profondo impegno politico, questo film affronta grandi dilemmi secolari: la sopraffazione di fronte al sublime della vita e la morte, la dottrina dei contrari eraclitea, il dramma della natura del tempo agostiniana, il forte potere rivoluzionario di un umanesimo della gentilezza, il sempre conflittuale rapporto madre-figlia con una messa in scena che Bergman in Sinfonia d’Autunno se la sogna, il tutto non dimenticando una feroce critica allo sfruttamento minorile che non permette di far fare la pipì mentre si lavora il miele. Certo si potrebbero avanzare un paio di piccole obiezioni sulla natura del sopracitato impegno politico. Volendo proprio fare un torto a questa ottima pellicola si potrebbero definire alcuni suoi passaggi appena appena filocattolici, un pochino ProLife se proprio dobbiamo dare peso alla scena in cui la madre non sa se portare avanti la gravidanza e il feto nella pancia nuota tra le note cantandole la rassicurante canzone “mamma lo so che tu vuoi vedere il mio viso e i miei capelli”. Si potrebbe però far notare allo spettatore disattento che un altro grande tema del film è l’antitetico desiderio di amare un mondo crudele e spietato, il coraggio nella scelta di perdonare qualcosa di corrotto, proprio come succede quando vi lasciate andare alla bellezza di questo film, scegliendo di accoglierlo nel cuore seppur riconoscendo i suoi piccoli difetti. Una grande lezione di tolleranza montaignana che pare difficile liquidare come semplice coincidenza. In ogni caso, anche per chi volesse dissentire, questi bisticci sofistici si rivelano inezie di fronte alla chiara maestosità della colonna sonora cantata da nientepopodimeno che Irene Grandi e Raf. Pensavate che Il cerchio della vita fosse una grande canzone? Andate su spotify a sentire Il cerchio infinito. Pensavate di voler mettere da parte dei soldi durante la vostra vita per godervi la vecchiaia? No, quei soldi volete darli a me per poter chiamare lo Studio Ghibli e realizzare il remake laico dell’Apetta Giulia. Vi aspetto. Non deludetemi.
13 notes · View notes
rastravel · 4 years ago
Text
CANAPA: Le radici della storia dell'umanità
Non tutti saranno d'accordo, sono le ricerche di qualcun'altro che ho voluto rivedere personalmente, un argomento delicato, ma non così tanto come altri vogliono farvi credere, ogni tanto mettete in dubbio quello che vi dicono dall'alto, informatevi, è dura, ma credo in voi; scusate per gli errori.
Buongiorno a tutti
Mi sento personalmente obbligato a fare qualcosa, qualcosa che va al di la di fare qualcosa per soldi, al di la di farlo per me stesso ma di farlo per il pianeta, di farlo per tutti i benefici ecologici e sociali che porterebbe la legalizzazione.
Sono Paolo Terzo, un diciottenne che ama mettere in dubbio qualsiasi cosa, rompere le scatole ai piani alti, non sarò mai una pecora come tutti gli altri, mi dispiace
Lunga vita ai ribelli!
Come già accennato in qualche post precedente sono un antiproibizionista; regole? Pensateci, servono davvero? Proibire qualcosa? Perché farlo? Delle persone abbastanza evolute dovrebbero capire da soli che cose è giusto e che cosa è sbagliato, qui ora affermo che l'anarchia sarebbe un grande passo, ma la società odierna non può ancora permettersi di metterla in pratica, mancano ancora moltissimi anni, ma un giorno sono sicuro che qualche mio parente potrà provare l'ebrezza della libertà...
Questo ovviamente è il mio punto di vista, sinceramente sono contento che non siate tutti dalla mia parte, perché se no non sarebbe divertente...
Oggi voglio parlare in particolare di una pianta, la marijuana, la sua storia, una storia incredibile proibita da parte delle grandi potenze che stanno conquistando e distruggendo il mondo.
I suoi primi utilizzi risalgono al 2700 a.C. precisamente in Cina (tutti sappiamo che i cinesi sono sempre stati avanti a tutti...) per scopi medici, tessili o molto altro, pensate che nel 1737 in Virginia era ILLEGALE non piantare marijuana, ebbene si, si è completamente ribaltata la situazione, volete sapere perché? Perché con la pianta di canapa si può fare qualsiasi cosa, vestiti, case antisismiche naturali, bioplastica, carta.
{apro una piccola parentesi, anestesia tradotto da cinese a italiano significa intossicazione canapa!}
A quei tempi era presente un ecosistema circolare a dir poco sbalorditivo, pensate che le reti dei pescatori in fibra di canapa, dopo anni, quando non erano più utilizzabili si gettavano nel fondale marino, in circa 1 mese si trasformava in cibo per pesci! Ed ora? Nel 2020? Utilizziamo il nylon, il maggior inquinante dei nostri mari! Derivante dal petrolio, che sta devastando il nostro ecosistema, pensate che la Santa Maria, la Pinta e la Nina (tre caravelle con cui Colombo è sbarcato e tornato dall'America) avevano le vele in fibra di canapa, per la precisione Carmagnola, coltivata anche oggi da molti italiani!
Ad esempio canevaccio deriva da canapa, perché una volta era in fibra di canapa!
Pensate che la dichiaraziome d'indipendenza americana è stata scritta su un foglio di canapa, come tutti i testi scritti dell'epoca (per esempio il primo libro stampato in europa, la Bibbia di Gutenberg) o ad esempio le tele di Van Gogh
Tutti i vestiti erano in fibra di canapa e quando non erano più utilizzabili bastava lasciarli nel mare e in un mese anche quest'ultimi diventavano cibo per i pesci, i primi jeans della lewis avevano le tasche in fibra di canapa, sapete perché? Perché questa era l'unica fibra in grado di sostenere il peso delle pepite d'oro!
Pensate che nel 1930 l'Italia era al secondo posto per produzione di canapa, dopo la russia, ma al primo posto di qualità! Si cazzo, avevamo l'erba migliore del mondo!
E qui vi starete ponendo la domanda, allora perché è illegale? C'è un semplice motivo principale, la causa che fa scoppiare guerre, i SOLDI, un vero e proprio complotto che aveva come protagonisti i grandi dell'industria edile, tessile e della plastica, tutti avevano un unico nemico, l'unica pianta che ricopre tutti questi campi, la canapa.
Ovviamente essento un principio attivo non fa bene prima dei 21 anni, ora voi direte "ecco tutti a dire che l'erba non fa male ed ora ha ammesso il contrario" ebbene si, finché il nostro cervello non è completamente sviluppato può danneggiare, ma volete sapere una cosa divertente? L'alcool se assunto prima dei 21 anni causa moltissimi più danni al nostro cervello! L'unico "effetto" è che diminuisce di poco, dopo molti anni di uso la corteccia celebrale, ma dopo vari test si è scoperto che non danneggia in nessun modo l'intelligenza.
Ma come l'industria tessile, medicinale e della plastica hanno cancellato questa pianta? Che faceva tutto, insomma hanno usato come scusa l'utilizzo ludico/ricreativo per proibirla tutta, anche perché era più diffuso in minoranze etniche come messicani, che agli occhi degli americani non sono mai stati buoni; infatti, gli americani hanno iniziato a diffondere diffamazione, ad esempio che la cannabis porta all'omicidio, dicendo questo però hanno illegalizzato tutto, allora qua perché non hanno illegalizzato solo l'utilizzo ricreativo? Be per soldi, vietare la costruzione di reti da pesca, carta, vestiti, cibo, lo trovo ingiusto, dobbiamo combattere per riportare questa pianta in forza, pensate che la pianta stessa può curare il terreno da metalli pesanti, combatteró finché avró forza per questa pianta e per il bene dei vostri figli, dei vostri nipoti, conviene anche a voi, lasciamo il pianeta meglio di come l'abbiamo trovato, ribelliamoci!
Queste son curiosità, dati che potete cercare su internet, ovviamente confrontate più siti che potete tanto per essere sicuri
👇
In Colorado (prendo come esempio questo stato che è stato il primo a legalizzare e quindi abbiamo più dati) sono diminuiti gli abusi domestici, perché il classico americano dopo 8h in fabbrica non si metteva davanti alla televisione a bere whisky, è diminuito l'uso tra gli adolescenti, perché sappiamo che il "probito" porta molto fascino, vorrei dire anche che l'industria della cannabis in America è il settore che crea più posti di lavoro, andando a ricordo circa 200mila ma controllate può essere che sbagli e portando in tasse circa 5 miliardi di euro allo stato.
Vorrei dire che purtroppo SOLO in Italia muoiono 80mila persone di alcool ogni anno cioè 219 ogni giorno, 40mila ogni anno per il tabacco cioè 109 persone ogni giorno
Altre 80mila per polveri sottili
Altre 57mila per obesità
E ripeto solo in Italia, eppure di canapa/ganja/marijuana/maria e con tutti i suoi nomi non riesco a trovare un articolo, neanche una scritta in qualche grotta, che provi che qualcuno, perché è impossibile! (ricordate che se una persona muore e fumava marijuana, non è colpa della marijuana, come ci raccontano i media)
Un altro grande cavallo di battaglia dei probizionisti è che la canapa porta a droghe pesanti, voglio dire che in questo momento in california, la canapa viene utilizzata per smettere di bere alcool e per smettere di utilizzare droghe pesanti, è molto più vicino un bicchiere di vino ad una droga pesante che la canapa.
Circa nel 1940 Henry Ford costruí una macchina in bio plastica di canapa, che andava a bioetanolo di canapa, le nostre macchine elettriche in confronto sono obsolete, è dura in Italia, soprattutto per mafia e vaticano, ma mentre il papa la domenica spezza il pane e beve il vino in Nepal, in India del nord ai piedi dell'Himalaya c'è un sacerdote che prima di cominciare la cerimonia utilizza il cilum, si sono due religioni, culture, abitudini molto diverse, ma qual è quella più rispettosa per l'ambiente?
Resistere è quindi l’unica arma da contrapporre al proibizionismo, perché tutti i proibizionismi prima o poi vengono abbattuti, mentre le buone pratiche persistono e sopravvivono a qualsiasi pregiudizio.
Mi sento obbligato personalmente a fare qualcosa, qualcosa che va al di la di fare qualcosa per soldi, al di la di farlo per me stesso ma di farlo per il pianeta, di farlo per tutti i benefici ecologici e sociali che porta.
Paolo 3°
6 notes · View notes
istanbulperitaliani · 5 years ago
Text
Il grande sconfitto é sempre lui.
Tumblr media
Nell'ambito della vicenda del ritorno di Hagia Sophia a moschea noto che alla fine la discussione é tutta tra cristiani / non musulmani e musulmani. Con i primi per la soluzione "museo" e i secondi per la soluzione "moschea". Mentre i primi sono arrabbiati, i secondi (in tutto il mondo e non solo i musulmani turchi) festeggiano. 
Tra i primi non mancano casi di islamofobia e di vera approssimazione se non ignoranza, su un argomento come quello di Hagia Sophia (e smettiamola di chiamarla Santa Sofia. Non si tratta di una santa! Se volete chiamarla in italiano usate: Divina Sapienza) straordinariamente complicato. Non mi meraviglia che in prima fila ci sono quei politici abili nel parlare solo alla pancia della gente.
Trovo davvero sconcertante la paura che molti hanno circa il destino degli elementi artistici presenti all'interno della moschea. Ma davvero é plausibile che i turchi distruggono tutto? Siete a conoscenza che la Hagia Sophia di Trabzon e di Iznik, convertite in moschee da qualche anno, conservano ancora le decorazioni cristiane che rimangono visibili per tutti quando non c'é la preghiera?     
Tra i musulmani invece é un rinfacciarsi di moschee diventate chiese o degli errori che hanno fatto i cristiani verso i musulmani, ieri e oggi. Alla fine stanno festeggiando, quello che arriva alle loro orecchie é miele.
Direi che tecnicamente dal 1453 non é cambiato nulla.
Naturalmente la discussione é politica ma se la si immagina come una bandiera che di volta in volta si piazza su Hagia Sophia, la discussione potrebbe diventare almeno interessante. E invece fatica a diventarlo. Sempre.
Ad esempio si potrebbe iniziare a dire che gli interessi e le priorità della società turca sono diversi rispetto al 1923. Naturale. Normale. Vale per tutti. Bisogna vedere se queste priorità sono necessarie per il bene del popolo turco o meno.
Se la discussione é esclusivamente manichea, da un lato il bene e dall'altro il male assoluto, facciamo "il gioco" di chi ha piazzato la bandiera su Haghia Sophia.
E' sempre stato cosi. 
Per dire anche quella merda, ma con le idee e le strategie chiarissime, di Pat Buchanan: "Se spacchiamo il paese a metà, poi possiamo prenderci la metà più grossa”.
Lo é stato quando divenne un museo con i musulmani che il giorno successivo hanno pensato su come riprendersela. Con i greci ormai rassegnati dopo l'enorme occasione del post Prima Guerra Mondiale. E se la data per l’apertura al culto é il 24 luglio c’é un motivo: é l’anniversario del trattato di Losanna. Il 24 luglio del 1923 si pose fine al conflitto greco-turco e ridisegnò i confini attuali tra Grecia, Bulgaria e Turchia. Come vedete l’utilizzo di Hagia Sophia come simbologia c’é sempre. E ci sarà sempre. 
Non escludo nemmeno un ripensamento dell’ultima ora.
Il grande sconfitto? L’Unesco con una dichiarazione, a mio parere, davvero imbarazzante, puerile e poco intelligente.  
No. Il grande sconfitto non é Atatürk. Se proprio vogliamo dirla tutta. Il grande sconfitto, quello che si gira e rigira nella tomba, da quando gli iconoclasti distrussero tutte le icone di Hagia Sophia, rimane sempre lo stesso: Giustiniano.
Tumblr media
Nota: Il 13 Luglio viene intervistato su Hürryet il Sindaco di Istanbul: "Ho sempre pensato ad Hagia Sophia come a una moschea. Per me è sempre stato così dal 1453. Non è vero che le prime preghiere si faranno il 24 luglio. Da 30 anni i credenti vengono a pregare cinque volte al giorno", (nota: Si riferisce che all'interno di Hagia Sophia ci sono luoghi dove é possibile pregare). "Sono favorevole alla riconversione in moschea di Hagia Sophia se questo passo arricchisce moralmente e materialmente il Paese". (Ekrem Imamoğlu, Sindaco CHP di Istanbul)
7 notes · View notes
giovane-seduttore · 5 years ago
Text
Tumblr media
~3 giugno 2020~
Riepilogo dell'inizio della relazione con TETTO.
Settembre 2012 lui inizia primo anno di liceo,14 gennaio 2013 durante il compito di italiano(nell'aula in foto) vado in bagno e incontro TETTO!
Dopo esserci guardati e il mio complimento al suo jeans attilato lui mi chiede di "toccarlo"[...] mentre il mio cuore stava per uscirmi dal petto,sentiamo arrivare qualcuno e ci allontaniamo,finisce uno dei momenti più emozionanti( adrenalina felicità ansia stupore soddisfazione eccitazione) della mia vita! Passarono i giorni e io ormai ero in FISSA assoluta con lui più di come lo ero già, ma con un senso di soddisfazione e vittoria infinito[...] mi sono limitato a guardarlo e a sfruttare ogni scusa per andare nella sua classe, ero OSSESSIONATO! Alla fine qualche giorno dopo (17 gennaio) ci riesco a parlare e mi dà il suo numero per organizzarci.Mi chiede di vederci dopo scuola e di seguirlo a casa sua ,io felicissimo ed emozionato lo seguo e nonostante pieno giorno, lo aspetto nascosto nello spiazzale sotto casa sua.Scende da casa dopo 15 minuti e mi fa segno di seguirlo fino a dietro un palazzo difronte casa sua, si ferma dietro un albero e mi chiede cosa volessi "fare"[...] non era tranquillo e continuava a guardarsi intorno(ovviamente) per paura che qualcuno ci vedesse poiché lui ERA FIDANZATO!!!Dopo il nostro breve incontro(in privato se volete sapere cosa è successo) lui dopo mille raccomandazioni di non dire niente a nessuno, va a casa e io alla fermata del pullman, felice e soddisfatto.Gli scrivo e mi risponde e alla sera ci organizziamo bene per il giorno dopo(inutile dire che quella notte non dormii). Quella mattina a scuola ero elettrizzato e aspettavo che mi scrivesse lui,come mi aveva detto[...] qualche ora prima di uscire di scuola mi scrisse che ci saremmo visti a cosa sua, e quando finalmente usci feci una strada più lunga per non farmi vedere da nessuno.Mi scrisse che entrando nel suo palazzo dovevo scendere in cantina dove aveva lasciato la porta aperta per ME,e io lo aspettai con ansia per 10 minuti, finalmente arrivò e iniziammo i "preliminari"(ricordo con era vestito,il suo profumo,il posto, come fosse ieri) finimmo e me ne andai con un sorriso 32k denti! Da quel giorno iniziammo a vederci ogni volta che lui voleva sempre lì nella sua cantina! Iniziai a essere geloso di chiunque e a mandarlo a fanculo ogni volta che non mi rispondeva o mi dava buca.La prima litigata seria dopo una settimana,riprendemmo a marzo a rivederci più volte alla settimana,per più di un mese,litighiamo e cambio strategia per farmi desiderare,faccemmo pace dopo che mi imploró di andare da lui.A scuola già si sapeva che la fidanzata di TETTO era incinta e io avevo deciso di conviverci(anche perché lui mi scriveva).Era il 3 maggio quando ci organizzammo per vederci il giorno dopo(eravamo stati assieme il 29 aprile),era domenica e io ero tornato da una giornata in famiglia da Caserta,e quella sera la mia migliora amica mi disse che "È NATA LA FIGLIA DI TETTO, SI CHIAMA SARA!" In un turbinio di emozioni decisi di scrivere l'ennesimo post su FB per lui, " Si sapeva che avrebbe portato dei cambiamenti...ci stavi pensando ultimamente e si vedeva!te lo leggevo negli occhi...è un duro colpo ma come sempre CAMMINO A TESTA ALTA E VADO AVANTI! Sarai un bellissimo ricordo!"
Non ci vedemmo e sentimmo per tutta l'estate ,io passai l'estate dai nonni al paesello,PRESI LA PATENTE!A settembre tornai in città, l'ansia di rivederlo a scuola era tanta,al solo pensiero il cuore mi accelerava.Cercai per tutto settembre e ottobre di fare l'indifferente per farlo rosicare, i miei sforzi furono inutili,il 7 ottobre mi convinse a incontrarlo in bagno e mi fece un offerta di pace che non accettai(anzi mi incazzai anche)mi iniziò a scrivere sempre più spesso chiedendomi di incontrarlo in bagno del terzo piano.Il 29 novembre 2013 cedetti alle sue tentazioni, e gli dissi che sarei andato a casa sua dopo scuola! FU BELLISSIMO! Iniziammo a vederci i pomeriggi prima e dopo la scuola,e dopo qualche mese gli lasciai guidare la mia macchina[...] successe di tutto in quei mesi, il mio complenano con lui, un incidente con la macchina per colpa sua, i pomeriggi nella campagna del nonno e i suoi amici delle "casarsa"[...]
Finirò di raccontarvi stasera,o forse domani,che BEI RICORDI!
TETTO XS ♡
XOXO
GIOVANE SEDUTTORE
2 notes · View notes
studiaregiapponese · 5 years ago
Text
La forma in -te di un verbo può essere seguita dai verbi ageru, kureru o morau e dai corrispettivi super-cortesi, sashiageru, kudasaru, itadaku (e da quello più scortese di ageru: yaru). Invece di dare/ricevere un qualche cosa, l’effetto è quello di dare/ricevere una azione (quella alla forma in -te).
Come abbiamo detto nel precedente articolo sull’agemorai (che dovete leggere prima di questo) l’oggetto che viene dato/ricevuto è percepito come qualcosa di positivo quando uso i verbi elencati. Allo stesso modo se uso la forma in -te di un verbo (che indicheremo come V-te) seguita da un verbo che indica dare/ricevere, l’azione in questione viene percepita come qualcosa di positivo!
Anche l’articolo di oggi è lungo, ma penso sia inevitabile se volete capire davvero di che si tratta. Non dovete ricordare tutto a memoria, ma sicuramente vi sarà utile avere un posto dove c’è scritto ogni possibile caso e dove potete tornare se vi serve rinfrescarvi la memoria o capire meglio certi aspetti.
Oggi vedremo:
La forma in -te seguita da ageru e kureru
Parlare di “favore” a volte è eccessivo (…sbagliato!)
La forma in -te con il verbo morau (…ma allora che differenza c’è con -te kureru?)
Ringraziare qualcuno per un’azione fatta
A che serve la strana idea di dare/ricevere un’azione?
Le richieste nel linguaggio cortese
La forma in -te seguita da ageru e kureru
In generale (1) se dico V-te ageru, significa che io o qualcuno “vicino a me” (cioè “nell’uchi”) fa un favore a qualcuno “lontano da me” (cioè “nel soto”). Il favore in questione è l’azione messa alla forma in -te.
弟に英語を教えてあげます。 otouto ni eigo wo oshiete agemasu. Insegno inglese a mio fratello.
しょうがないなぁ。そんなに知りたいなら、教えてあげる。 Shou ga nai naa. Sonna ni shiritai nara, oshiete ageru. C’è poco da fare eh… (E va bene) se lo vuoi sapere a tal punto, te lo dico.
Attenzione, a differenza della frase sopra con 英語を eigo wo se c’è un complemento oggetto (l’elemento indicato da を) e si tratta di qualcosa che appartiene alla persona a cui faccio il favore, il complemento oggetto e la persona in questione sono legati da の no.
弟に傘を貸してあげました。(l’ombrello non è suo, uso に) otouto ni kasa wo kashite agemashita. Ho prestato l’ombrello a mio fratello.
弟の宿題を見てあげました。(i compiti sono suoi, uso の) otouto no shukudai wo mite agemashita. (NB miru, vedere, qui significa correggere) Ho guardato i compiti di mio fratello. (NB Ho guardato i compiti a mio fratello …è bruttina anche in italiano).
(2) Se il “favore” va nella direzione opposta (dal soto all’uchi, da una cerchia più esterna a una più interna), allora si usa V-te kureru.
竹田さんは兄に傘を貸してくれました。 Takeda-san wa ani ni kasa wo kashite kuremashita. Il signor Takeda ha prestato l’ombrello a mio fratello (maggiore).
兄は宿題を見てくれました。 ani wa shukudai wo mite kuremashita. Mio fratello maggiore mi ha guardato i compiti.
教えてくれてありがとう。 oshiete kurete arigatou. Grazie di avermelo detto/insegnato (la traduzione dipende dal contesto)
Come si vede, quando il favore è diretto a me non devo aggiungere 私に watashi ni, a me, per dire a chi è diretto il favore, è chiaro dal contesto, grazie a -te kureru.
Il discorso su に e の vale anche in questo caso:
ジョンさんは妹の英語の宿題を見てくれました。(妹の invece di 妹に) Jon-san wa imouto no eigo no shukudai wo mite kuremashita. John ha guardato i compiti di inglese di mia sorella.
Come nel caso di kureru usato senza forma in -te, anche con -te kureru non c’è bisogno di aggiungere 私に watashi ni (o espressioni simili) se il favore è diretto a me; quindi non c’è bisogno nemmeno di specificare 私の watashi no in frasi come quella frase sopra quando a riceve il favore sono io.
ジョンさんは英語の宿題を見てくれました。 Jon-san wa eigo no shukudai wo mite kuremashita. John mi ha guardato i compiti di inglese.
Parlare di “favore” a volte è eccessivo (…sbagliato!)
ATTENZIONE! L’idea che dietro queste espressioni ci sia un “favore” spesso spiega bene la situazione, ma a volte è davvero eccessiva, fuori luogo. Capita che qualcuno faccia un’azione non come un favore a me (o a qualcuno vicino a me), ma la cosa mi fa comunque piacere e questo basta per spingermi a creare una frase usando V-te kureru.
子供がやっと寝てくれたから、ゆっくりコーヒーでも飲みましょうか。 kodomo ga yatto nete kureta kara, yukkuri koohii demo nomimashou ka. (Dato che) finalmente mio figlio si è addormentato, ci prendiamo con calma un caffè (o qualcosa del genere)?
…può essere che sarcasticamente dica “mi ha fatto il favore di dormire”? Mi sembra eccessivo, ma si possono trovare frasi in cui il nostro discorso si fa ancora più evidente.
おばあさんに手紙を書いたら、とても喜んでくれた。 Obaasan ni tegami wo kaitara, totemo yorokonde kureta. Quando ho scritto una lettera a mia nonna, ne è stata molto felice.
Non è che mia nonna “mi ha fatto il favore di gioire” (yorokonde kureta) …altro che favore, che scortesia sarebbe se mia nonna mi dicesse una cosa del genere^^ No, semplicemente mia nonna ha gioito nel ricevere la lettera e questo suo gioire mi ha fatto piacere.
La forma in -te con il verbo morau
Come per il verbo morau anche nel caso della costruzione V-te morau io (o qualcuno vicino a me) ricevo qualcosa. In questo caso si tratta di “un’azione positiva”, in gen. vista come un favore. Insomma, qualcuno agisce e la cosa va a mio vantaggio (o a vantaggio di qualcuno che sento vicino), mi fa quindi piacere e sono riconoscente a chi ha agito.
Se però ci pensi, da un punto di vista logico questo stesso discorso vale per -te kureru!
…ma allora che differenza c’è con -te kureru?
La prima differenza è grammaticale: chi agisce da un punto di vista logico è la stessa persona, difatti chi svolge l’azione alla forma in -te è la stessa persona, ma l’uso delle particelle è diverso!
Il verbo principale in un caso è kureru e nell’altro morau. Dallo scorso articolo ci ricordiamo che il soggetto di kureru è chi dà, mentre morau vuol dire ricevere, quindi ha come soggetto la persona che riceve!
兄は宿題を見てくれた。 Ani wa shukudai wo mite kureta. Mio fratello mi ha controllato i compiti.
兄に宿題を見てもらった。 Ani ni shukudai wo mite moratta. Mio fratello mi ha controllato i compiti. (trad. “quasi letterale”) Ho ottenuto da mio fratello che mi controllasse i compiti.
La seconda differenza sta nel fatto che nella maggior parte dei casi -te morau lascia a intendere che chi riceve il favore in effetti ha chiesto di ottenerlo, mentre con -te kureru questa sfumatura non può esserci. In certe situazioni posso quindi usare una qualsiasi di queste costruzioni, ma usare -te morau dà un’informazione in più (vedi la traduzione “quasi-letterale” della frase sopra, che cerca in qualche modo di rendere il senso di -te morau).
Non sempre è così però!
Si possono creare frasi con -te morau in cui si capisce che comunque non c’è stata richiesta da parte del parlante. In certi casi lo si deduce dal contesto (come nel caso della prima frase qui sotto), in altri è addirittura impossibile che ci sia stata una richiesta (vd. la seconda frase).
今年の冬、ホストファミリーにスキーに連れて行ってもらった。 Kotoshi no fuyu, hosuto famirii ni sukii ni tsurete itte moratta. Quest’inverno, la famiglia che mi ospitava (in Giappone?) mi ha portato a sciare. (difficile che l’ospite abbia suggerito “andiamo a sciare”, no?)
Immaginiamo invece di prendere un regalo per un amica. Sappiamo che a lei piacciono quel tipo di oggetti (p.e. un carillon), potremo dire…
まり子はオルゴールが好きなので、きっと喜んでもらえると思う。(NB もらえる è potenziale) Mariko wa orugooru ga suki na node, kitto yorokonde moraeru to omou. Dato che a Mariko i carillon piacciono, penso che di sicuro ne sarà felice. (lett: …penso che di sicuro “riuscirò a ricevere il suo gioire”)
Piccola nota a margine. Ho incontrato dei madrelingua che non si rendevano conto che viceversa molto spesso -te morau porta con sé questa sfumatura di “chiedo e ottengo un favore”. Questo forse perché comunque il suo ruolo principale è quello di implicare che quell’azione è positiva e chi parla è riconoscente, ma non ci sono dubbi che questa sfumatura sia in effetti presente (molti libri la citano molto chiaramente, per cui se un madrelingua vi dice che non è vero, ditegli pure che si sbaglia!).
Ringraziare qualcuno per un’azione fatta
Quando si ringrazia qualcuno per un’azione (un’azione che ha fatto per noi o che semplicemente ci ha fatto piacere) si usa l’espressione V-te kurete arigatou (dove V-te è l’azione svolta dalla persona, messa alla forma in -te) o una versione più cortese di questa forma.
Dunque, attenzione!
È sempre necessario inserire un’espressione come -te kurete prima di arigatou (gozaimasu)!
Molti studenti scordando il kurete (o le alternative che vedremo fra poco) usando solo V-te + arigatou, forse perché per scusarci di qualcosa che abbiamo fatto possiamo dire qualcosa di molto simile: V-te sumimasen (es. okurete sumimasen, mi scusi per aver tardato). Fate attenzione a non fare lo stesso errore.
Le espressioni più cortesi equivalenti a questa sono: -te kudasatte, arigatou gozaimasu o -te itadaite, arigatou gozaimasu o, più formali, -te kudasari, arigatou gozaimasu o -te itadaki, arigatou gozaimasu. NB L’uso di itadaku è un po’ meno logico, ma siccome suona più cortese è ormai più diffuso rispetto alla stessa espressione con kudasaru.
Attenzione! Anche se si può tirare in ballo itadaku, ricorda che -te moratte arigatou non si dice! Si può però in qualche modo inserire in un’espressione simile che esprime riconoscenza: V-te morau to, arigatai/ureshii = se ricevo il tuo fare questa azione, sono felice/riconoscente (per ora però puoi evitare di preccupartene).
A che serve la strana idea di dare/ricevere un’azione?
Ricorderai il fatto che il giapponese evita il più possibile l’uso dei pronomi personali. Ma come fare allora in tutti i quei casi in cui vorremmo aggiungere “ti” o “mi”? Per esempio nel dire “TI aiuto”, “MI aiuti?”, “ME la può scaldare?”
Gli studenti inseriscono immediatamente あなたを, あなたに, わたしを ecc. (o al limite al posto del tu, anata, usano cognome-san+ni/wo) …e suona male, innaturale!
È in gran parte grazie all’esistenza di questi verbi ausiliari che ci evitiamo di usare i pronomi perché questi ausiliari, kureru, ageru, morau e i loro corrispettivi cortesi, danno immediatamente una direzione all’azione (il verbo alla forma in -te). Cioè è grazie a questi ausiliari che capiamo subito chi agisce e chi riceve i benefici di quell’azione! Tutto senza bisogno di pronomi personali!
Se devo chiedere a mio fratello se mi scalda il latte per la colazione…
ミルクを温めてくれる? miruku wo atatamete kureru? Mi scaldi il latte? (= Scaldi per me il latte?) (Più lett.: Mi dai la [tua] azione di scaldare il latte?) (Super lett.: Mi dai lo scaldare il latte?)
In giapponese il “mi” non c’è! E se mi offrivo di scaldare il latte allo stesso modo non c’è qualcosa di equivalente a “ti”!
ミルクを温めてあげる? miruku wo atatamete ageru? Ti scaldo il latte?
Le richieste nel linguaggio cortese
La versione cortese di kureru sarebbe kudasaru; inoltre le richieste nel linguaggio cortese si fanno in gen. come domande negative. Quindi per passare dalla forma cortese -te kuremasen ka al keigo (il linguaggio “super-cortese”) potremmo dire -te kudasaimasen ka …che va benissimo ma in gen. si preferisce usare la forma potenziale di ricevere, quindi -te itadakemasen ka.
Se devo chiedere al commesso del konbini se mi scalda il bentou…
お弁当を温めていただけませんか。 obentou wo atatamete itadakemasen ka. Potrebbe scaldarmi il bentou? (Più lett.: Non potrei ricevere la [sua] azione di scaldare il bento?) (Super lett.: Non potrei ricevere lo scaldare il bento?)
La forma in -te kudasaimasen ka però è senza dubbio molto più facile, perché per ottenerla si parte dalla famosa forma in -te kudasai, che in pratica è un imperativo…
お弁当を温めてください。 obentou wo atatamete kudasai. Scaldami il bentou!
…in gen. usare l’imperativo, anche se nella forma in -te kudasai (più cortese di altre), rischia di essere inappropriato o fuori luogo. Per fortuna però se a -te kudasai aggiungiamo -masen ka possiamo trasformare il tutto in una richiesta cortese ed abbiamo già risolto!
お弁当を温めてくださいませんか。 obentou wo atatamete kudasaimasen ka. Potrebbe scaldarmi il bentou?
Se vuoi ricorda questa forma all’inizio. Potrai sforzarti di ricordare anche -te itadakemansen ka dopo che avrai studiato anche le forme potenziali e il keigo.
Bene, è tutto! Complimenti per essere arrivato/a alla fine! (⌒▽⌒)
Come sempre… Buono studio!
Agemorai (2) – Dare e ricevere un’azione?! La forma in -te di un verbo può essere seguita dai verbi ageru, kureru o morau e dai corrispettivi super-cortesi, sashiageru, kudasaru, itadaku (e da quello più scortese di ageru: yaru).
4 notes · View notes
continuoasbagliare · 5 years ago
Text
Credo di avere una mente un po' retrò, un po' vecchio stile, paradossalmente credo di appartenere ad un'epoca diversa. Non seguo la moda, né "youtuber" né tanto meno "fashion blogger" non ho instagram perché preferisco stare nel mio mondo, vivere la mia vita e non farla vivere agli altri. So cos'è l'intimità, la bellezza e no, non parlo di quella fisica. La bellezza non è l'occhio blu, ma l'occhio profondo, magari di un marrone monotono, ma che parla. So cos'è la ragione, e do importanza ai sentimenti. So cosa significa star male perché sai che i tuoi genitori stanno facendo mille sacrifici per te e al momento non puoi ripagarli. So cosa sono i sogni e no, l'invidia la metto da parte. Non invidio ragazzine di 16 anni che diventano ricche e famose per via della loro assoluta stupidità. So parlare in italiano, so usare condizionale e congiuntivo, so fare un discorso senza alzare la voce e so chiedere scusa. So cos'è la pazienza e sì, sono una bomba ad orologeria, ho un timer che sta esaurendo. Accumulo tutto perché spero che la gente capisca e si renda conto di ciò che sta facendo. Ho una mentalità un po' lontana, distante, preferirei le lettere a questi stupidi social, quelle lettere con il profumo del tuo amato sopra. Ho un obiettivo diverso da quello dei ragazzi di oggi, ho un obiettivo che già è tanto. E non è la fama, la gloria, la soddisfazione personale. Il mio obiettivo è essere utile, poter aiutare, anche se pochi l'hanno fatto con me. Il mio obiettivo è rendere i miei genitori, il mio ragazzo ed i miei amici fieri di me, non per soddisfazione personale, ma perché lo meritano. Preferisco star sola, piuttosto che accumulare amicizie false solo per ricevere like in più. E sì chiamatemi "antica" o come volete, ma preferisco il cervello a chi nella scatola cranica ha un cassonetto dell'immondizia.
11 notes · View notes
paoloxl · 6 years ago
Text
https://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o52686:e1
UN'OPERATRICE LEGALE RACCONTA COME VIENE SMANTELLATO IL SISTEMA ITALIANO D'ACCOGLIENZA
Mi chiamo Camilla, ho 26 anni e sento l'impellente bisogno di gettar luce sul cataclisma che si sta abbattendo sul sistema italiano di accoglienza dei richiedenti asilo. Cataclisma che in pochi – pochissimi – stanno raccontando, e che invece dovrebbe interessare tutti quanti per le implicazioni sociali, politiche, morali che inevitabilmente porta con sé. 
Dal 2017 lavoro come operatrice legale nei Centri di Accoglienza Straordinaria, che fanno parte del circuito cosiddetto “di prima accoglienza” gestito dalle Prefetture. La mia mansione consiste nell'orientare e supportare i richiedenti asilo nell'arco di tutto l'iter burocratico, dalla formalizzazione della richiesta di protezione internazionale in Questura fino all'eventuale ricorso dopo il diniego da parte della Commissione Territoriale responsabile della valutazione delle domande. Il mio è un lavoro delicato e complesso, che comporta un'inevitabile condivisione di vissuto umano con ciascun richiedente ed un conseguente carico emotivo non da poco. Per gestire al meglio un ruolo di questo tipo servono chiaramente delle competenze specifiche: parlo inglese, ho una laurea e due specializzazioni, nonché svariati corsi di formazione e aggiornamento. Inutile dire che, nonostante le difficoltà e le fatiche, amo moltissimo il mio lavoro e non riesco, non posso immaginarmi a fare altro. 
Eppure fra due mesi tutto questo finirà. Perché sono state fatte delle scelte politiche ben precise, è stata dichiarata guerra “all'invasore nero” e il sistema di accoglienza è di fatto stato smantellato a suon di slogan e decreti sicurezza di dubbia costituzionalità. Ma non sono dispiaciuta per me: sono giovane, mediamente intraprendente e probabilmente in qualche modo me la caverò. Quel che mi fa male, ma male davvero, è la situazione nel suo insieme. 
Pochi giorni fa alla trasmissione Otto e Mezzo il direttore de L'Espresso Marco Damilano, riprendendo la notizia riportata da Avvenire, chiedeva conto al Ministro Di Maio degli ingenti tagli operati sui fondi destinati all'accoglienza. La risposta mi ha lasciata di stucco: Avvenire riporta informazioni basate solo ed esclusivamente su dichiarazioni rilasciate dal Ministro Salvini, noi non abbiamo tagliato nulla. 
Poche ore prima, nel pomeriggio, i coordinatori della cooperativa per cui lavoro ci avevano comunicato la volontà di non partecipare al nuovo bando pubblicato dalla Prefettura. I Centri di Accoglienza Straordinaria in cui lavoro sono gestiti secondo il modello dell'accoglienza diffusa: ciò significa che sono appartamenti che ospitano poche persone, tendenzialmente ubicati nel centro o in prossimità delle cittadine in cui si collocano, ed implicano un margine di gestione della vita domestica molto più ampio ed autonomo rispetto a quello normalmente accordato in altre strutture. Si tratta di un modello che generalmente funziona, perché consente un fisiologico “assorbimento” dei nuovi arrivati nel tessuto sociale locale, facilitando moltissimo l'incontro e la conoscenza con i residenti. Posso dire di aver assistito in prima persona a cambiamenti radicali di approccio da parte degli abitanti locali, che hanno totalmente abbandonato diffidenze e pregiudizi dopo aver imparato a conoscere i nuovi vicini di casa. Ebbene, per questa tipologia di centri il nuovo bando – interamente elaborato dal Ministero dell'Interno ed imposto a tutte le Prefetture d'Italia senza distinzioni – prevede un taglio drastico dei fondi, che passano da 35 a 18 euro pro capite pro die. Questi 18 euro, secondo il Ministero, dovrebbero andare a coprire il canone di affitto degli appartamenti, i costi delle utenze, la spesa settimanale al supermercato e il pagamento del personale impiegato nei servizi (operatori, assistenti sociali, psicologi, operatori legali, ecc.). In altre parole: una vera e propria presa in giro, un palese tentativo di boicottare una gestione intelligente ed efficace dell'accoglienza. 
Invito tutti a verificare personalmente le condizioni imposte dai nuovi bandi, facilmente consultabili sui siti internet delle Prefetture. 
Il risultato immediato di tutto questo è che in molte province d'Italia i bandi stanno andando deserti. Cooperative ed associazioni si sono accordate per non presentarsi, in modo da mandare un messaggio chiaro al Governo: accettare condizioni economiche simili significherebbe compromettere gravemente la qualità dei servizi, con pesantissime ripercussioni sia sugli accolti (pessime condizioni igienico-sanitarie, servizi di supporto scarsi o assenti) che sui lavoratori (sottopagati, nella migliore delle ipotesi; licenziati nella peggiore). 
E il Ministro Salvini come commenta? 
«Se siete generosi accogliete anche con meno soldi, oppure accoglievate per far quattrini? Mi viene il dubbio che qualcuno accoglieva per far quattrini non perché aveva il cuore buono e generoso». 
Al Ministro vorrei rispondere che non sono una volontaria, sono una lavoratrice qualificata e ritengo a dir poco vergognoso che il massimo esponente di quello stesso Ministero che gestisce l'accoglienza faccia affermazioni simili. Credo di parlare a nome di tanti miei colleghi dicendo che mi sento infamata e umiliata pubblicamente. Per anni noi lavoratori impiegati nell'accoglienza siamo stati usati per gestire quella che veniva spacciata come “un'emergenza”, usati per arginare alla bell'e meglio un fenomeno sociale senza che mai si pensasse ad interventi seri e strutturali, usati e sottopagati per mediare e sopperire alle carenze di istituzioni impreparate e incompetenti, usati all'occorrenza per strumentalizzazioni varie ed eventuali. E ora gettati via come se nulla fosse. Le stime parlano di quasi 20mila lavoratori, perlopiù giovani. Persone qualificate, competenti, che credono in quello che fanno e lo fanno bene, nonostante lo scarso ritorno economico in busta paga. Dopo il danno, pure la beffa: siamo sull'orlo del baratro, in tantissimi stiamo per perdere il lavoro e tutti i giorni dobbiamo sorbirci calunnie su calunnie sputate malamente qua e là per beceri fini politici. 
A lei, signor Ministro, vorrei dire che da interna al sistema di accoglienza riconosco le innumerevoli pecche e falle e sono la prima sostenitrice di una riforma organica, che porti trasparenza nella gestione e trattamenti dignitosi da parte degli enti gestori nei confronti di accolti e lavoratori. E proprio per questo, signor Ministro, mi ostino ad affermare che la sua riforma del sistema di accoglienza è un mero strumento propagandistico spacciato al popolo disinformato come risolutivo, ma che in realtà esaspererà gli annosi problemi che abbiamo purtroppo imparato a conoscere. Perché ridurre drasticamente in questa maniera i fondi significa spazzar via le esperienze di accoglienza diffusa, quelle che funzionano e che dimostrano che sì, si può fare, possiamo convivere e anche bene, senza paure e senza pregiudizi, innescando processi virtuosi che siano di beneficio a tutti. Al contrario, con quei 18 euro si incentiva l'apertura delle uniche strutture che potranno sopravvivere con fondi così scarni: i maxi agglomerati, ghetti-dormitorio auspicabilmente isolati dai centri cittadini, privi di servizi di supporto. Un boccone ghiotto che farà sgomitare mafie e delinquenti vari. Delle bombe sociali pronte ad esplodere, in altre parole. L'ennesima fonte di tensione – vera questa volta – che andrà ad aggiungersi agli innumerevoli problemi che già affliggono questa Italia esangue. A quel punto, signor Ministro, dopo aver portato a termine il piano, potrà dirlo: ecco, avevo ragione, sono sempre i neri a portare i problemi, ora più che mai avete bisogno di me e del mio pungo duro. 
Rivolgo quindi un disperato appello a tutte e tutti, prima che sia troppo tardi: leggete, informatevi, pensate! Non fatevi fregare così facilmente, non credete a queste semplicistiche promesse di sicurezza e benessere per “noi” a scapito “loro”. Come diceva Mandela, la libertà è una sola e le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti. 
È davvero questa la società che volete lasciare in eredità ai vostri figli? Spaventata, arrabbiata, divisa? 
In ultimo, rivolgo un sentito appello a tutte le pseudo sinistre che tanto si affannano alla ricerca di una nuova identità. 
Lavoro con i richiedenti asilo e i rifugiati solamente da due anni, ma ho avuto l'opportunità di incontrarne – e conoscerne – tanti. Spesso nel dibattito pubblico chi si erge a paladino dell'accoglienza argomenta sostenendo che “rifiutare di accogliere dei poveracci che scappano da guerre e miserie è inumano”. Ecco, se c'è una cosa che ho imparato con il mio lavoro è che i migranti non chiedono di essere compatiti, non vogliono pietà. Invocano rispetto. Rispetto per la loro dignità in quanto esseri umani e rispetto per i loro diritti. In primis il diritto alla mobilità, oggi quasi esclusivo appannaggio di chi possiede un passaporto occidentale. 
Quindi smettetela e smettiamola di descrivere il migrante, il richiedente asilo, il rifugiato, lo straniero in generale come un essere fragile e indifeso che aspetta solamente di essere salvato e cominciamo a considerarli per quello che realmente sono: resistenti, preziosi e indispensabili compagni nella lotta per la costruzione di una società più equa ed egualitaria. 
Esistiamo e resistiamo, sempre.
Camilla Donzelli
40 notes · View notes