Tumgik
#se non del tutto giusto quasi niente sbagliato
forgottenbones · 1 month
Text
youtube
Bernie Sanders Interviews Mall Punks (1988) [FULL]
6 notes · View notes
mikaelarebel · 6 months
Text
Molti mi definiscono “diversa”, io semplicemente, penso di essere “rara”; ho dei difetti, ne ho parecchi, ma ho anche dei pregi, forse pochi.
Sono una persona di cuore, lo sono troppo. Non do mai tanto quanto gli altri danno a me, se posso e se voglio do tutta la mia vita. E no, non me ne pento mai, se c’è una cosa che voglio lasciare dentro una persona è il mio bel ricordo. Amo lottare per chi penso possa valerne la pena, e non mi tiro indietro al primo problema, anzi, abberei muri e cancelli.
Lascio agli altri la libertà di farmi del male, non sono stupida e nemmeno una fifona, purtroppo vedo del buono anche nelle brutte persone provando a tirar fuori il loro meglio, vorrei davvero che le persone fossero come realmente le vedo io. Sono un’ingenua, basterebbe solo aprire un po’ di più gli occhi. Le brave persone, quelle che ti amano soprattutto, non ti farebbero mai lo sgambetto.
Sono testarda, quando mi impunto non c’è verso che io cambi idea, ho bisogno di sbattere contro un palo e di cadere 1000 volte, per far sì che ascolti i consigli degli altri. Non ho paura del giudizio altrui, anzi non mi tocca minimamente, ma voglio sbagliare e camminare con le mie gambe, voglio poter capire da sola quali sono le cose che ostacolano il mio cammino e non mi lasciano passare.
Sono impulsiva, maledettamente impulsiva. Se c’è qualcosa che odio sono le bugie e le doppie facce. Ho bisogno di dire tutto ciò che penso, non riesco a trattenermene una. A volte questo mio lato viene “condannato”, non a tutti piace la verità sbattuta in faccia, eppure penso si vivrebbe meglio. Viviamo in un mondo fatto di menzogne.
Odio il grigio, o è bianco o è nero, le mezze misure non mi piacciono. Quando chiudo una porta, butto via la chiave, non torno indietro, tendo a farmene una ragione sin da subito.
Sono la persona più paziente al mondo in assoluto, sopporto fino a quando non scoppio, ma quando mi incazzo non mi trattengo.
Sono una romanticona, mi piace l’amore, io amo l’amore. Odio le sdolcinatezze, non mi si addicono per niente (sono quasi una scaricatrice di porto). Preferisco il cinema alla discoteca, un film con una pizza piuttosto che una cena a lume di candele al ristorante. CHE IMBARAZZO!! Sono passionale, mi piace fare l’amore con la persona per la quale mi batte il cuore. Sono una sognatrice, mi piace immaginare cose che per la maggior parte delle volte non accadono, però mi fanno star bene, meglio di niente, no?
Mi chiudo a riccio quando non conosco qualcuno, sono sfiduciosa verso il genere umano, ma quando prendo confidenza divento logorroica e inizio a parlare di tutto il mio albero genealogico e della mia vita dalla mia prima parola.
Sono insicura, non sempre mi convincono le decisioni che prendo e spesso, tendo a cambiare idea facilmente anche mentre la sto cambiando, mi sento una pazza!!
Sono folle, mi piacciono le pazzie, d’amore...
Sono una persona gelosa, non morbosa ma controllata, so cosa è giusto e cosa è sbagliato, nei limiti.
Sono complicata, è vero, ma non chiedo né pretendo nulla da nessuno, sono questa PRENDERE O LASCIARE
Tumblr media
21 notes · View notes
susieporta · 3 months
Text
Tumblr media
FARSI SOTTILI
Osservate le vostre tensioni, lì è dove la vita non passa e non vi attraversa, e non parlo solo del corpo: il corpo è la rappresentazione incarnata di un invisibile che non riesci a percepire ma che ha lo stesso peso, forse maggiore.
Il punto che ti duole più spesso, quello diciamo dove somatizzi.
Ad esempio: lo stomaco e plesso solare ➡️bisogno di controllare l’ambiente esterno
Pancia- intestino ➡️cose interne che fanno “male” e non vogliamo vedere
Gola-collo-cervicale➡️ cose che non riusciamo a dire ed esprimere, per la gola ➡️ energia sessuale bloccata.
Problemi ginecologici ➡️ conflitto col partner e figure maschili
E così via: quando queste tensioni arrivano sul corpo fisico hanno già attraversato i corpi sottili che in quei punti si presentano opachi, non vividi, nel peggiore dei casi bucati o strappati, in ogni caso deboli.
Capite che curare il corpo fisico ha senso solo se sei in uno stato molto avanzato del malessere.
Detto ció il nostro obiettivo è diventare prima fluidi e poi sottilissimi quasi ariosi e trasparenti, di modo che la vita ci passi attraverso senza farci male, solo scompigliandoci un po’ come fa la brezza con le foglie degli alberi.
Ideologie, ossessioni, attaccamenti, convinzioni, avversioni non fanno che creare punti “duri” e inflessibili attraverso i quali la vita non passa e si blocca (creando i disordini sovra menzionati)
Zero è la parola chiave, per questo la mia visione della crescita contiene questa parola, perché in ogni situazione, ostacolo, interazione, relazione, evento bisognerebbe ripulirsi e tornare ad essere Zero- vuoto, e cioè mantenersi sciolti e liberi di affrontare quella situazione in modo totalmente non condizionato, scevro da qualsiasi energia indurente.
Farsi trasparenti significa lasciar passare la vita: fai di me uno strumento diceva San Francesco.
Lo strumento suona solo se c’è aria, spazio altrimenti NO.
Il problema è che di fronte ad una faccenda fastidiosa noi reagiamo sempre allo stesso modo, evitando di “sentire” i punti dolorosi, e illudendoci che scaricando la tensione momentaneamente staremo meglio. E quanto dura?
Meno di niente.
Prova allora ad aspettare un attimo e dirti: respira non agire, respira lascia passare un attimo, respira concediti spazio, apri, lascia entrare.
La reazione qualunque essa sia non è che la ripetizione di karma pregresso proiettato sul presente che chiaramente produce altro karma da proiettare sul presente ( ruota karmica- coazione a ripetere)
Sei in grado di fermare tutto questo! come?
Reagendo in modo nuovo, creativo, più ricettivo, andando nel femminile anzichè nel marziale attivo.
Il più delle volte, se impariamo a stare buoni, centrati e a zero, la vita, le cose, le risolve da sole…
Provare per credere.
E in questo spazio, l’esistenza ti attraversa senza che tu opponi resistenza: e in ogni caso ti attraverserà lo stesso, quindi lascia che lo faccia nel modo più indolore possibile.
Abbandona ogni convinzione di giusto e sbagliato.
Stai sempre a zero.
Dallo zero tutto è possibile.
ClaudiaCrispolti
4 notes · View notes
clacclo · 2 years
Text
youtube
Francesco Guccini Cirano
Venite pure avanti, voi con il naso corto
Signori imbellettati, io più non vi sopporto
Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
Perché con questa spada vi uccido quando voglio
Venite pure avanti poeti sgangherati
Inutili cantanti di giorni sciagurati
Buffoni che campate di versi senza forza
Avrete soldi e gloria, ma non avete scorza
Godetevi il successo, godete finché dura
Che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
E andate chissà dove per non pagar le tasse
Col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna
Però non la sopporto la gente che non sogna
Gli orpelli? L'arrivismo? All'amo non abbocco
E al fin della licenza io non perdono e tocco
Io non perdono, non perdono e tocco
Facciamola finita, venite tutti avanti
Nuovi protagonisti, politici rampanti
Venite portaborse, ruffiani e mezze calze
Feroci conduttori di trasmissioni false
Che avete spesso fatto del qualunquismo un arte
Coraggio liberisti, buttate giù le carte
Tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese
In questo benedetto, assurdo bel paese
Non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato
Spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato
Coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco
E al fin della licenza io non perdono e tocco
Io non perdono, non perdono e tocco
Ma quando sono solo con questo naso al piede
Che almeno di mezz'ora da sempre mi precede
Si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
Che a me è quasi proibito il sogno di un amore
Non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute
Per colpa o per destino le donne le ho perdute
E quando sento il peso d'essere sempre solo
Mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo
Ma dentro di me sento che il grande amore esiste
Amo senza peccato, amo, ma sono triste
Perché Rossana è bella, siamo così diversi
A parlarle non riesco
Le parlerò coi versi
Le parlerò coi versi
Venite gente vuota, facciamola finita
Voi preti che vendete a tutti un'altra vita
Se c'è, come voi dite, un Dio nell'infinito
Guardatevi nel cuore, l'avete già tradito
E voi materialisti, col vostro chiodo fisso
Che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso
Le verità cercate per terra, da maiali
Tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali
Tornate a casa nani, levatevi davanti
Per la mia rabbia enorme mi servono giganti
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco
E al fin della licenza io non perdono e tocco
Io non perdono, non perdono e tocco
Io tocco i miei nemici col naso e con la spada
Ma in questa vita oggi non trovo più la strada
Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo
Tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo
Dev'esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
Dove non soffriremo e tutto sarà giusto
Non ridere, ti prego, di queste mie parole
Io sono solo un'ombra e tu, Rossana, il sole
Ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
Ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
Perché oramai lo sento, non ho sofferto invano
Se mi ami come sono
Per sempre tuo
Per sempre tuo
Per sempre tuo
Cirano
youtube
33 notes · View notes
clorophillarium · 1 year
Text
Correre ancora
Tumblr media
Mi è venuta voglia di mettere giù qualche parola sulla corsa, solo perché ne ho voglia. Ho pescato una foto di 10/11 anni fa. Ero al Golfo dei Poeti, una gara di circa 40-45 chilometri, in Liguria. Potrei sbagliare, ma non ricordo nessuno che si presentò al via con le sole borracce a mano. Avevo un paio di short cortissimi, senza nemmeno un buco per un gel o che, e allora utilizzai 2 borracce; una per bere e un’ altra per permetterci dentro la spazzatura e i gel. Non so perché ma non avevo una cintura da mettere in vita. La mia tattica era semplice; le gare erano allenamento e vera gara al tempo stesso. Lasciando sempre tutto al caso e improvvisando, ho preso dei pugni in faccia colossali ma ho sempre avuto il piacere di riprovarci. Ma ora che ci ripenso, ora che continuo ad improvvisare, ma che non ho più i margini di efficacia di un tempo, continuo a divertirmi, a correre finché ne ho, senza tanti pensieri. In quegli anni corsi tutte le gare belle che per me avevano un senso. Penso al Gorrei, alla 3 Rifugi, ai tentavi falliti alla Royal, alla Trans d’Havet , alla Quadrifoglio, ma anche alle gare intorno al Bianco, a cui arrivai anno dopo anno, partendo dalla CCC e per poi concludere con l’ Utmb. Non c’erano troppe menate di stone, punti del caxxo e varie. Insomma facevi le corse giuste, e nel giro di un paio di anni arrivavi all’ Utmb. Soprattutto ho l’impressione, ma è giusto la mia impressione, che correvo per il gusto di correre una gara e non in funzione di un’ altra gara. Non sono qui a dire che sia giusto o sbagliato, ma trovo che alcuni perdano il gusto di vivere una gara, anche una gara che non sia qualificante per nulla, perché in cima alla lista c’è l’idea di andare ad un evento come Utmb o Lut. Da poco si è concluso lo Sciacche trail, una gara locale, in Liguria. Partecipai alla seconda edizione nel 2016. Ne ho un bel ricordo, corsi leggero e piuttosto veloce per i miei standard di velocità ah ah ah ! Con il livello che si è alzato tantissimo e la vecchiaia che avanza, credo che in futuro (in teoria) dovrei lavorare tantissimo per stare dentro le 6 ore di corsa. Ma allora andò bene.
Tumblr media
Questa foto è dell’ anno scorso. Sono all’ arrivo di Urma con Francesco, un amico marchigiano di Paco. Quel giorno con Francesco passammo un po’ di tempo insieme, poi ci perdemmo nella parte centrale degli infernali 50 e infine ci incontrammo di nuovo nel pomeriggio, sul crinale. C’era un’ aria bellissima e leggera, i colori erano splendidi, come se fossero tornati a brillare dopo le bastonate del sole. Io e Francesco parlavamo come vecchi amici. Ci siamo fatti delle foto e scambiati i numeri di cellulare. Ci sentiamo anche adesso, dopo quasi 1 anno. Spero di incontrarlo di nuovo ad Urma.
Tumblr media
Questa foto è di domenica scorsa; la mia prima mezza maratona a Rimini, a 45 anni. Devo dire che mi sono divertito e che Rimini fuori stagione è bellissima e nostalgica. È una mezza maratona su asfalto ovviamente, ma siccome sono abituato a ricredermi e a cambiare idea, ammetto che le corse veloci hanno il loro fascino. Non stavo benissimo ma ho imparato delle cose utili. Ad un certo punto ho pensato di riprendermi e di farla in 2 ore, che non è niente di speciale, ma poi è uscito fuori qualche acciacco, mi sono fermato in spiaggia dietro ad un bagno abbandonato, ho pisciato, ho parlato al telefono con mio padre e con Lele, e poi ho ripreso a correre gli ultimi 4 km. Nel frattempo mi avranno superato in 200/300 non saprei, c’era un casino assurdo e una quantità di spazzatura per terra senza senso. La cosa mi ha dato fastidio perché io cercavo i cestini e giravo con una bottiglietta d’acqua in mano, alternandola con la classica posizione in mezzo alle chiappe, comodamente stipata nei pantaloncini. Secondo me, che uno stia per vincere o che sia ultimo, non deve buttare niente per terra e non deve essere maleducato con nessuno. Stiamo facendo una cosa assolutamente ‘inutile’ cioè correre, ma essere educati e rispettosi è sempre importante ovunque. Questa settimana ho passato anche un paio di giorni con gli amici di Skialper a testare un po’ di scarpe da trail. Sono un outsider, nel senso che nella vita mi occupo di alberi e di prati da sfalciare, ma mi piace il modo serio e professionale con cui mi approccio a questi test. In quel momento sto facendo una cosa che va fatta bene, dove ci sono persone che raccolgono anche i miei feedback, per poi compilare una guida. C’erano anche dei pro, gente forte che è abituata a queste cose. Ho chiacchierato un po’ con tutti e sono stato bene. Anche 2 anni fa avevo fatto la stessa cosa con Paco, e oltre ad avere testato le scarpe e aver fatto foto, avevamo parlato di un sacco di altre cose, della vita insomma, che è fatta anche di corsa, ma anche di altro, come la musica, i sogni, le idee, le delusioni e gli amici. Già che ero in zona, nella west coast ligure, sono passato a trovare Ale nel suo negozio a Finale. Era da un po’ che non lo vedevo e il negozio è davvero figo. Ale è un po’ mago, mistico e saggio, chissà , e comunque tempo fa mi aveva fatto venire voglia di sandali da corsa. Così mi sono preso un paio di sandali per correre. È già che ho il vezzo dei cappellini, me ne sono preso uno della Ciele Athletics con dei colori da LSD ah ah ah ! Ale, che è più vecchio di me, e che ha una visione più ampia che giustamente dovrebbe avere chi è più vecchio, continua a correre e a sperimentare per il piacere di farlo. Delle gare ne ha le palle piene, forse anche della gente, ma ci sta. Io non lo so ancora. Ora ho i sandali e un altro ‘inutile’ e bellissimo cappellino. Correrò ancora un po’.
10 notes · View notes
petello993 · 1 year
Text
War
Chissa se la popolazione Russa ma sopratutto Ucraina si rende conto dei debiti che sta facndo il proprio paese ( Russi / stato ) ( Ucraina / resto del mondo )
Al di la delle idee, MORTI, giusto / sbagliato, solo le persone " normali " di questi 2 paesi avranno delle consegueze !
I Russi avranno speso soldi per armi e armanti e lo stato avra meni soldi che chuederà alla gente comune...
Gli Ucraini avranno speso soldi che non hanno per armi e armamenti e avranno debiti con Europa e America, questi debiti verranno ripagati con tutto quello che l'Ucraina può offrire...
Non credo che le 2 popolazioni siano così... ***
Ecco, ho detto quasi tutto, manca la mia nota personale:
Alla gente " normale " interessa lavorare per vivere e stare tranquilla con la propria famiglia; non vuole niente di piu, non vuole i prioblemi di politici che pensano a chissa che cosa, problemi che dopo 2 anni nessuno ricorda nemmeno il motivo !
2 notes · View notes
m2024a · 6 months
Video
Tommaso Zorzi senza flitri: "Stanzani? Ho sbagliato. Adesso ho un nuovo amore" In una lunga intervista a Vanity Fair, Tommaso Zorzi si è raccontato senza filtri dcome non faceva da tempo. L'influencer si è aperto completamente tra confessioni di un'anno difficile alle spalle, una nuova rinascita, il rapporto con i social, la fine della storia d'amore con Tommaso Stanzani e nuove opportunità lavorative. Tommaso Zorzi, il privilegiato: riceve i biglietti gratis per Taylor Swift e ironizza sul prezzo. È bufera Tommaso Zorzi su Tommaso Stanzani: "Non mi sono comportato bene" Durante l'intervista, l'influencer ha fatto riferimento al 2023 come un anno non facile sotto tutti i punti di vista, sia personale che lavorativo. Di fatti una volta uscito trionfante dal Grande Fratello si è trovato catapultato in un vortice che lo risucchiava e nell'anno passato ha incominciato a pensare più a se stesso; lui stesso infatti ha dichiarato che "dopo una tempesta c'è sempre il sereno". Il giovane 28enne, ha raccontato la sua "tempesta" così: Il 2023 è stato un anno di metamorfosi in cui ho imparato a concentrarmi su me stesso e a pensare a me. Ho preso la patente, ho iniziato ad allenarmi bene in palestra e ho lasciato andare delle situazioni lavorative che mi stavano strette. Ho sentito il bisogno di fermarmi per cercare di accogliere il progetto giusto, senza avere paura che la gente potesse pensare che non stessi facendo niente. Ha poi continuato: Da quando sono uscito dal Grande Fratello ho fatto tutta una cosa dopo l'altra, non ho mai avuto il tempo di fermarmi e di riflettere se facevo tutto questo per la fame di esserci o la voglia di provarci. Sono arrivato alla conclusione che ero più preoccupato di dimostrare qualcosa agli altri anziché a me stesso: quando l'ho capito mi sono fermato per capire dove stavo andando e cosa avrei voluto fare, cercando di costruirmi una credibilità che, per chi fa questo mestiere, è indispensabile Questa sua nuova rinascita e conseguente maturazione, sembra essere strettamente legata alla fine della relazione con il ballerino, nonché ex partecipante di Amici, Tommaso Stanzani: La fine del rapporto con lui ha segnato la fine di un'epoca legata a quella centrifuga di roba iniziata al GF. Quando è finita, è iniziato un percorso individuale che mi ha portato a interrogarmi su di me e a come sarei voluto apparire agli occhi della gente. Sono arrivato alla conclusione che mi piacerebbe essere ricordato come un ragazzo perbene e con i piedi per terra: è la cosa a cui terrei di più. Ha poi ammesso di essere stato lui stesso a chiudere la relazione con il ballerino: Non è successo un fatto eclatante, ma senz'altro non mi sono comportato bene con Tommaso perché ero completamente assorbito da me stesso. Dalle cose più stupide alla cose più grandi, tendevo a non interpellarlo e a prendere io le decisioni, che si andasse a Cortina nel weekend o che si cambiasse il divano in salotto. Ma dopo questo brutto temporale, c'è il sole che lo aspetta, infatti ha dichiarato di essere fidanzato con un ragazzo ma questa volta sta procedendo più cautamente e con lui sta comprendendo che si può essere in una relazione felici senza non dover convivere ne tantomeno comprare un cane il giorno dopo. Per ora Zorzi ha deciso di non pubblicizzare la storia su Instagram e non dire nomi riguardo il ragazzo misterioso con cui si sta frequentando. Sembra dunque che il periodo travagliato che ha passato, gli ha permesso oggi di essere una nuova versione di se stesso: "Sto imparando a dire la verità e a essere onesto, mettendo le cose chiaro al più presto. […] Vivere le cose un passo alla volta è più bello, e per me, che ho quasi 30 anni, è la prima volta", ha detto Drag Race Italia un ricordo passato, ora una nuova esperienza per Zorzi La rinascita di Tommaso Zorzi non si limita solo alla sfera personale ma anche a quella lavorativa; di fatti ha lasciato alle spalle il programma Drag Race Italia che lo vedeva come giudice, ma ora per lui c'è una nuova avventura su RealTime che lo aspetta. Bisogna infatti ricordare che Zorzi ha partecipato al reality su Discovery+ per le prime due edizioni ma poi nessuno gli ha chiesto di tornare anche per la successiva stagione, lui stesso ha ammesso di essere rimasto deluso: Sono rimasto un po' deluso dai modi con cui è successo. Nessuno mi ha chiamato, inclusi i colleghi. Capisco che c'erano delle dinamiche interne da rispettare - il fatto che il programma traslocasse su un'altra rete e io fossi su un'altra -, ma non posso negare che dal punto di vista umano ci sono rimasto un po' male Nonostante queste vicissitudini però, ora Zorzi farà parte dei giudici del programma Cortesie per gli ospiti; nel corso dell'intervista ha parlato di questa nuova esperienza che lo aveva già visto qualche anno fa come concorrente in due occasioni diverse, prima con la madre e poi con la sorella in alcune puntate "Vip": Stavo parlando con il direttore Gesualdo Vercio di tutt'altro fino a quando non mi ha detto che stava cercando una figura che ricordasse l'home style e mi sono lanciato subito: "L'hai trovata", gli ho detto. Sarò un giudice giusto che lascia la severità ai colleghi. Io non sono un esperto, ma un semplice appassionato di design che ha pensato di entrare molto educatamente all'interno del programma. Si è poi espresso sui colleghi che saranno al suo fianco durante questa nuova opportunità lavorativa: Csaba dalla Zorza e Roberto Valbuzzi: Da Csaba di tutto. Ormai faccio delle mise en place a casa che quasi mi scoccia mangiarci sopra, mentre purtroppo in cucina rimango un cane. So spiegare le preparazioni, ma mi fermo al discorso
0 notes
Diario di bordo - 25/7/23
ESPIAZIONE
I tempi erano maturi, il contesto un po’ meno ma oramai il dato è tratto.
After all this time? Always!
Ho un vuoto allo stomaco, mi sento svilito, quasi esanime…un po’ come Pavese con quella voglia di crepare. Ma non potevo attendere ulteriormente.
Persa? Presto per dirlo.
Necessario? Forse.
Niente sarà come prima. Aspetto con ansia un cenno che non si sa se e quando ci sarà; non è la prima volta, vero però è diversa.
Battiato cantava
“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie
Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo
Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore
Dalle ossessioni delle tue manie
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
E guarirai da tutte le malattie
Perché sei un essere speciale
Ed io, avrò cura di te”
Era la canzone che ti avrei dedicato, la canzone che più di tutti ci rappresentava. Ora tutto questo non si realizzerà, e quindi è troppo tardi pure per gridare
Love of my life, don't leave me
You've taken my love, you now desert me
Love of my life, can't you see?
Quel che resta è soltanto questo:
Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c'è un campo. Ti aspetterò laggiù!
1 note · View note
gcorvetti · 1 year
Text
La positività nonostante tutto.
Oggi mi sono svegliato facendo il salto con l'asta, come quasi tutte le mattine, ma oggi mi sa che ho fatto il record, ma niente, lei era di fretta. Prendo il caffè mentre mia figlia prepara la colazione per lei e il fidanzato e fa delle facce strane alle mie battute, poco umorismo anche se è mia figlia perché è cresciuta qua. Prendo la tazza e mi sto per sedere e noto che c'è del vomito nella tastiera e un pò sul tavolo, la gatta ha colpito ancora. Guardo fuori e la temperatura sfiora i +5° e quando esco a fumare sento quel gelo pungente specifico delle giornate invernali quando sai che nevica, ma ho pensato "5 maggio, non penso che nevichi", mi sbagliavo, certo non una tormenta di neve giusto per dirci che l'inverno non è ancora finito.
In tutto questo oggi non so perché mi sento felice, forse perché anche se potrebbe andare peggio da ora in poi può solo che migliorare, forse. Ieri mi sono messo a sperimentare con il mixer e la pedaliera, una cosa che ho scoperto da poco nonostante esista dagli anni 90, no input mixer si chiama, per farla breve si collega l'uscita del mixer ad una delle entrare per creare un feedback, caro Larsen, e da li attraverso la manipolazione dell'equalizzatore e degli effetti si ottengono dei suoni, molto figo, ieri ho fatto alcune registrazioni, certo non è roba che tutti possono ascoltare, ma assomiglia molto a musica aliena o la risonanza dei pianeti, moooooooolto interessante. Oggi volevo portare la chitarra dal liutaio, ma con sto inverno la vedo dura, anche perché lei ha portato il mio cappotto a pulire e sfortunatamente non ho niente che mi copra dalla cinta in giù, ci penso.
Le notizie, mi fa piacere per lo scudetto vinto dal Napoli, città dove ho vissuto molto bella, la gente incredibilmente variopinta, ma purtroppo ci sono stati morti e feriti, troppo esaltati. Va bè faccio una cosa veloce, il tentato attacco al cremlino è stato fatto dagli yankee, te pareva, ma nonostante tutto russia e cina cercano la strada diplomatica, questo la dice lunga su chi è che vuole la guerra, si si lo so putin ha invaso e ha sbagliato, questa menata ve l'hanno marchiata a fuoco dentro la caverna. Non ricordo più le altre, le ho lette velocemente, vuol dire che non c'è nulla di rilevante.
Per concludere, ieri mi sono visto l'ultimo ghostbuster, bello, e poi rivedere Dan, Bill, Ernie e Harold anche solo in CGI è stata una bella emozione, beh dietro a tutti i film c'è Dan Aykroyd più di un mito. Caro Napoleone, adesso basta però.
0 notes
a-tarassia · 2 years
Text
Si dice e a ragione, che per comprendere il presente bisogna guardare al passato, è corretto, ma io credo che l'approccio sia completamente sbagliato.
Se il passato si ripete è perchè noi non abbiamo capito come affrontare e imparare ciò che è accaduto, tutto accade di nuovo, ma in modo più complesso perchè nel frattempo si aggiungono cose, se non altro si aggiunge maggiore consapevolezza, quindi è possibile semplificare, ma è molto più probabile complicare perchè tutto il sistema diventa sempre più complesso, non solo un elemento o due, ma il tutto. Quindi il presente non si affronta come il passato, perchè il passato non si ripete, si complica.
Allora se noi come essere viventi intensi come organismi biologici stiamo evolvendoci e con evoluzione non si intende un miglioramento, ma una complicazione, per adattamento alla complicazione del sistema in sè, questo spiega come mai hanno trovato delle tracce di plastica nel nostro sangue e come mai tra poco inizieremo a vedere inserzioni pubblicitarie anche di notte nei sogni e perchè ci saranno sempre meno persone intolleranti al latte e per questo avremo un metaverso e per questo uccidere è sbagliato e per questo rivendicare i diritti delle minoranze senza dar loro voce, bensì supponendo di sapere per loro cosa per loro sia meglio, è quasi alla stregua di un crimine.
Tutto è più complicato di come lo è stato e meno di quanto lo sarà perchè man mano che si va avanti nella linea temporale (scusate il paradosso) più si aggiungono cose, sia in senso biologico, per forza, sia in senso culturale e di pensiero.
Dare ancora il nome di fascismo ad un'espressione evidentemente più complicata del fascismo è pericoloso.
Definire femminismo qualcosa che adesso va ben oltre la semplice questione di sesso, è riduttivo e polarizzante e la polarizzazione è decisamente fuori controllo e anche fuori moda a mio avviso.
Attivare un'azione speciale in Ucraina per denazificare il territorio è che Putin deve morire, anche se va contro ciò che sto affermando.
Dare una definizione ad un meccanismo o ad un'espressione umana credendo di conoscerla sulla base di ciò che è accaduto in passato vuol dire semplificare la complessità verso cui ogni cosa tende, bisogna comprendere che non si va verso qualcosa di migliore o peggiore, si va verso il diverso, in ogni era e in ogni luogo.
È vero, mi direte, sì, ma per esempio adesso si sta meglio perchè prima si moriva da giovani (relativamente), chiaro, ma adesso abbiamo una sovrabbondanza di anziani, molto anziani, malati, non autosufficienti, che vengono tenuti in vita a costo di qualsiasi cosa e prendono pensioni e usano welfare e i giovani non trovano lavoro e nonostante ciò devono provvedere al sostentamento della frangia di popolazione che non può più sostenersi da sola, questo prima accadeva? Beh no, non in questo modo così complesso e sfaccettato, è giusto? Sì, tutto è giusto, se nulla fosse giusto il passato non avrebbe motivo di essere stato. Col senno di poi tutto è giusto, altrimenti non è valsa la pena di niente.
Il mio sembrerebbe un discorso fatalista, ma non lo è, è di comprensione e accettazione di quello che testimoniamo come individui, per non fare resistenza, ma ammorbidire il viaggio di tutti verso il nuovo e più complesso futuro.
Non capirò mai gli NFT, ormai il mio cervello dopo l'avvento dell'euro, internet, la pandemia, gli smartphone, i viaggi lowcost, la pizza con l'ananas e il quarto matrix non ha lo spazio e la forza per imparare altre cose, ma questo non vuol dire che io non abbia capito che è quella la direzione.
Fare resistenza non ha senso, ribadire il passato non ha senso, definire le cose non ha senso, avevano ragione i filosofi greci su molte cose, ma come dice quel meme, pure io sarei stata brava se al mondo fossimo stati io tu e tua zia ecco.
Vogliate perdonare la riflessione scritta, ce l'ho in testa da settimane e non avevo modo di metterla giù perchè non capisco bene nemmeno io il senso di dio, solo che sinceramente prendersela gli uni con gli altri mi sembra così una perdita di tempo. Se avete riflessioni fatele pure, il post è in evoluzione perchè è così, tutto è in evoluzione.
46 notes · View notes
uds · 3 years
Text
inizio luglio 2020.
io e mia moglie stiamo cercando un figlio da un bel po'. non tanto da scoraggiarci e pensare di arrenderci, quello no, però ecco, abbastanza per essere un attimo in tensione sull'argomento.
mia moglie ha un ritardo che un test positivo, seguito da un secondo test positivo il giorno successivo, trasforma in un speranza di quelle belle, con tanto di risatine nervose e stiamo calmi, però in realtà stiamo calmi un cazzo.
andiamo dal ginecologo. la visita e sì, è incinta. dice che c'è il sacco vitellino, sembra tutto a posto, gli sembra anche di vedere qualcosa ma è ancora troppo presto, siamo davvero agli inizi, bisogna aspettare. è difficile stabilire a questo punto l'avanzamento della gravidanza, dovrebbe essere in sei settimane e qualcosa ma conviene tornare dopo qualche giorno, che si dovrebbe vedere (nella prima parte della gravidanza scopro che non si sente, contrariamente a quanto decine di film e genitori commossi davanti a un'ecografia mi hanno portato a credere) il cuore battere.
tornando a casa camminiamo su una nuvola. è difficile avere pazienza quando vuoi solo esultare.
qualche giorno dopo torniamo allo studio del dottore, per vedere il cuore del feto.
il ginecologo di mia moglie è di poche parole, ma durante la visita sembra esserlo ancora di più.
silenzio.
e poi.
dice che gli dispiace.
dice che sembra proprio una gravidanza interrotta.
dice che una percentuale che non ricordo, ma comunque alta, di gravidanze si interrompe spontaneamente a questo stadio di avanzamento.
dice a mia moglie di non preoccuparsi, che è giovane, avrà altre gravidanze. non è colpa sua. succede.
dice altre cose, tra cui di tornare dopo altri due giorni per un'altra visita per sicurezza e poi in caso per vedere per il raschiamento, però mi suona tutto ovattato, lontano. non sento. guardo mia moglie e non sento più nulla.
è un dolore che non saprei iniziare a descrivere nemmeno con tutti i vocabolari del mondo.
in auto scoppio a piangere, lei no.
conosco mia moglie, so come reagirà, e ho paura.
paura perché per quanto io cerchi di nascondere come sto (senza poi riuscirci un granché), non so da dove cominciare a starle accanto nel modo giusto, sempre che ci sia.
lei si chiude e si indurisce, parla poco, si isola. io ci sono, lo sa che ci sono, ma ogni tentativo di avvicinarla emotivamente in quel momento è inutile.
so che le ci vorrà tempo, e che ci vorrò io. so che è successo da poche ore, da un giorno, e non posso vedere in lei un reazione che non c'è nemmeno in me. ma ho paura comunque.
perché
c'è il male all'anima, ci sono i mesi passati, c'è la gioia interrotta
(quanto ci vuole a riprendersi da una cosa del genere? come si fa? quando avrà bisogno che io entri nel pianeta lontano della sua prima reazione? di nuovo, come si fa? che ne so se sarò abbastanza, se sarò all'altezza)
c'è che non è finita. non si può pensare a ricominciare se due giorni dopo dobbiamo tornare, visitare, vedere per il raschiamento. ma cosa vuol dire? glielo farà lui? dovrà stare in ospedale?
potremmo chiedere, ma chi ha voglia di parlare?
passano 48 ore, e sono l'inferno. mia moglie prepara lo zaino da caricare in macchina con un pigiama, un cambio, sai tu se si deve ricoverare.
mi chiede se secondo me c'è una possibilità che il dottore si sia sbagliato. io ripenso al medico che cerca per un tempo infinito qualcosa senza trovarlo, penso alle sue parole, al suo tono, penso a quanto male potrei fare alla donna della mia vita illudendola, e le dico di no.
voglio solo che tutto questo finisca.
è tutto freddo e grigio come l'asfalto, anche se siamo quasi a fine luglio. mi sento pesante e inutile.
il dottore è gentile, professionale.
mia moglie si sdraia.
lui comincia la visita, e parla.
"signora, lei è giovane, succede, non si faccia colpe, molte grav-un attimo, qua c'è qualcosa che batte."
come, "un attimo, qua c'è qualcosa che batte"?
sullo schermo c'è una nebbia grigia e nera, e al centro una specie di lucina natalizia al contrario che si spegne e riaccende. grigio, nero, grigio, nero, con una piccola, velocissima fluttuazione.
il sangue mi va interamente alla faccia, che diventa insensibile, e lì rimarrà per le dodici ore successive.
il cuore che batte c'è. è là. davanti a noi.
sicuramente la gravidanza è a uno stadio temporalmente più arretrato di quanto sembrasse alla prima visita. lo aveva detto, che è difficile capire. poi dice anche altro, ma io non sento. non sento niente, vorrei solo offrire da bere al mondo e ululare. stringo il braccio a mia moglie, le sorrido, la tiro giù da quel pianeta infame.
e ho scritto tutto questo perché ho trentott'anni, e quella nebbia grigia e nera è diventata cecilia, che ha fatto tre mesi da qualche giorno ed è palesemente la bambina più favolosa del mondo.
ho scritto tutto questo perché so già che, per quanto io viva, per quanto mille altre cose belle possanno (e debbano, ohibò) ancora accadere, a trentott'anni so che il momento più felice della mia vita, ora e per sempre, sarà quello in cui ho visto un lucina di natale al contrario che andava velocissima.
andate ad abbracciare qualcuno a cui volete bene. adesso.
194 notes · View notes
decadence-brain · 2 years
Text
Ricordo con piacere gli amici della squadra quando parlando di me dicevano capitan Cirano, ho sempre amato quel personaggio guascone dall’animo innamorato, oggi mi hanno chiamato per ricordarmi che loro sono me ed io loro e mi sono commosso davvero molto a sentirmi buttare addosso tutto questo affetto.
Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto! Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perché con questa spada vi uccido quando voglio.
Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati, buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria ma non avete scorza ; godetevi il successo, godete finché dura ché il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe. Io sono solo un povero cadetto di Guascogna però non la sopporto la gente che non sogna. Gli orpelli? L'arrivismo? All'amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco.
Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti; venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false che avete spesso fatti del qualunquismo un arte; coraggio liberisti, buttate giù le carte tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto assurdo bel paese. Non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato; coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco.
Ma quando sono solo con questo naso al piede che almeno di mezz'ora da sempre mi precede si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me è quasi proibito il sogno di un amore; non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute, per colpa o per destino le donne le ho perdute e quando sento il peso d'essere sempre solo mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo, ma dentro di me sento che il grande amore esiste, amo senza peccato, amo ma sono triste
perché Rossana è bella, siamo così diversi; a parlarle non riesco, le parlerò coi versi.
Venite gente vuota, facciamola finita: voi preti che vendete a tutti un'altra vita; se c'è come voi dite un Dio nell'infinito guardatevi nel cuore, l'avete già tradito e voi materialisti, col vostro chiodo fisso che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso, le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali; tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti. Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco.
Io tocco i miei nemici col naso e con la spada ma in questa vita oggi non trovo più la strada, non voglio rassegnarmi ad essere cattivo tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo; dev'esserci, lo sento, in terra in cielo o un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto. Non ridere, ti prego, di queste mie parole, io sono solo un'ombra e tu, Rossana il sole; ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora ed io non mi nascondo sotto la tua dimora perché ormai lo sento, non ho sofferto invano, se mi ami come sono, per sempre tuo Cirano.
Tumblr media
6 notes · View notes
Sapete stavo pensando a una cosa..
Ho sempre cercato di fare conoscenza con delle ragazze, pensando che loro siano quelle più emotive, quelle più sensibili, quelle che diano di più il cuore o che ti capiscano.. sperando in delle belle amicizie sincere e che ci fosse del aiuto del supporto ricambiato. E dell'affetto reciproco..
Ho sempre evitato di provare a scrivere ai ragazzi come amicizie, perché li vedevo così.. così duri, tristi, solitari, spenti, distaccati e poco emotivi, di poca vicinanza.. e che avrebbero sempre cercato di fregarmi.
E posso dire che mi sono sempre tremendamente sbagliato. E lo affermo con tutto me stesso chiedendo scusa !
Si perché ho scoperto con l'esperienza e con il tempo, che nonostante in tanti anni abbia conosciuto tante ragazze e pochi ragazzi, e nonostante quanto si possa dire "non si fa di tutta l'erba un unico fascio", devo dire che:
Le ragazze hanno sempre approfittato, del mio affetto, del mio tempo, della mia presenza.. delle mie parole della mia vicinanza e tutto il resto.
E poco o quasi niente è stato ricambiato..
Con i ragazzi invece, non ho mai avuto molti contatti.. Ma sono riuscito finalmente a capire una cosa.
Che alcuni quelli che non fanno del male a nessuno.. Quella parte che, sono silenziosi, freddi, distaccati.. Quella parte quasi anaffettiva e magari che non vogliono nemmeno essere guardati o è difficile parlarci, o anche quelli emarginati, quelli sono i veri pezzi speciali tra tutti. Perché sono quelli che davvero hanno capito..
Sono quelli che hanno cuore e hanno paura a darne, sono quelli che sanno nessuno ci tiene davvero, che se mostri cuore te lo strappano, che per quanto tu possa dare la gente prende, sono quelli trattati male perché buoni e presi sotto gamba, sono quelli messi da parte nonostante tutto quello che possano dare o abbiano dato, sono quelli realmente sensibili ed emotivi, e sono costretti a essere chiusi in se in una gabbia personale perché altrimenti se la passano male tra uomini di merda e donne anche peggio.
Sono quelli che donano tempo, sforzi, presenza, emozioni e quanto più possono per farsi capire e amare, per ritrovarsi sempre ad aver amato ed aver perso.
E mi dispiace che non abbia mai dato molte possibilità ad amicizie maschili, poiché per loro difesa non parlano molto.. ma nemmeno io sono molto capace.
Ho scoperto che in realtà esistono uomini che sanno cosa sia provare amicizia o affetto anche fraterno, e sono riusciti a farlo capire senza provarlo io direttamente.. ed è una cosa assurda.
Detto questo
Siccome capita molto spesso anche
Vorrei fare un applauso agli uomini, per essere riusciti a far capire a un ceco e ottuso come me quanto potessi sbagliarmi su ciò in cui credevo inizimente, e per avermi fatto ricredere,
Ma soprattutto vorrei fare un enorme applauso e congratularmi, per quelli che in mezzo a questo mare di merda tra dicerie, luoghi comuni, sessismo e tutto il resto, sono riusciti ad essere delle bellissime persone, e riescono a resistere, e a non buttarsi giù, distinguersi, essere delle persone vere.
Quindi se volete,
Persone di buon cuore che siate maschi o femmine, uomini o donne, o anche persone indefinite o di altri orientamenti..
Vi voglio far sapere a questo punto,
Che accetto chiunque per fare nuove conoscenze in ambito di amicizie.
E mi scuso se ci ho messo tanto ad iniziare a sperare in buone amicizie che vadano oltre quelle di genere femminile, ma purtroppo non ho avuto grandi esempi di amici di altri generi.
Vi chiedo solo un piccolo sforzo:
Un like, un commento o un messaggio.
Giusto per iniziare a conoscerci.
Grazie mille per l'ascolto 👋🏻❣️
3 notes · View notes
elenascrive · 3 years
Text
Caro 2022,
sei appena arrivato e Ti scrivo per darti il Mio benvenuto sperando possa essere il più possibile caloroso, per accoglierti bene. Il Tuo predecessore è stato piuttosto tosto d’affrontare, a tratti persino crudele, poiché è arrivato a farmi tanto, tanto male, privandomi di una cosa molto importante, tra le più preziose che avevo: Il Mio Amato Joker, da cui devo confessare non mi sono ancora ripresa del tutto. Lui però è sempre al Mio fianco ed è questo quello che conta per davvero.
Eppure, non mi sento di condannare del tutto il 2021, nonostante sia arrivata perfino ad odiarlo nel profondo e sai perché? Semplicemente perché da quando sono al Mondo ho imparato che bisogna comunque guardare il bicchiere mezzo pieno. Nella vita non si butta mai niente e anche nell’anno appena trascorso ci sono delle cose che faccio bene a tenere e a conservare. Tra queste c’è sicuramente la forza pazzesca e trascinante che sono riuscita a trarre anche e soprattutto dalle Mie passioni, la Musica e la scrittura in primis, continuando entrambe a pulsarmi nelle vene a ritmo forsennato per farmi sentire più viva e affamata d’energia, come mai prima. La stessa forza che mi ha permesso alla fine di arrivare in fondo al traguardo più o meno indenne, resistendo e lottando più che potevo, per far sì che dolore, stanchezza, ansia e Covid non avessero la meglio. Sono ancora qui e questo non è poco, per niente! Dopo 365 giorni posso senz’altro concludere che ora mi sento decisamente più forte, pronta a nuove sfide o quasi.
Tra le cose da salvare c’è anche sicuramente L’Affetto delle persone care, le stesse che hanno continuato ad amarmi di più proprio nel momento in cui ne avevo maggiore bisogno. Quante rivelazioni, quante sorprese, quante acclamazioni, quanto stupore, quanto Amore provato che non dimenticherò per nessuna ragione. Non tutte le lacrime versate sono state dunque di dolore e se ci penso mi commuovo ancora!
Ora tocca a Te Caro 2022. A Te che non so come sarai, se giusto o sbagliato, buono oppure brutale, in ogni caso sarai comunque un anno particolare, finendo così col segnare una svolta nella Mia crescita. Ma non voglio crearti ansia d’aspettative, tranquillo. Intendo viverti senza questo peso addosso, ecco perché non voglio aspettarmi niente né chiederti niente. Ciò che sarà, sarà. Dopo tutto quello che ho passato e sto ancora passando, ormai credo di essere pronta a qualsiasi evenienza! La paura certo continua a fare da contorno ma spero sempre che il coraggio possa averne comunque la meglio! Una cosa è certa questo nuovo capitolo della Mia Vita voglio dedicarlo solo ed esclusivamente a Me Stessa, provando ad essere per la prima volta egoista, mettendo Me e i Miei bisogni al primo posto. Voglio prendermi più cura della Mia persona infatti a 360º. Me lo devo e non mi fermerò puoi stare certo! Basta pensare prima agli altri, ai loro bisogni e problemi, facendo attenzione a non ferirli, per poi ferire unicamente la Mia Anima, sopportando tutto! Basta! Pretendo più Amore, rispetto e considerazione per Me Stessa a cominciare da Me. Maggiori dimostrazioni e meno parole, questo è il Mio nuovo motto.
Girovagando sul web per trovare qualche bella immagine che potesse rappresentarti e rappresentare queste Mie parole, mi sono imbattuta in questa gif che Ti ritrae mentre con il Tuo Numero invertendoti gioca a formare il simbolo del cuore e mi è così tanto piaciuta da volerla salvare per farla Mia, e usarla ora per utilizzarla come forma di messaggio: che possa essere un anno di cuore per tutti, dove questo grande organo che abbiamo la fortuna di possedere possa essere il vero, grande protagonista, qualsiasi cosa accadrà, Me compresa! Usate il cuore sempre, non vi troverete mai male e non sarete sbagliati né soli mai!
Ultima raccomandazione se mi è concessa: continuare a non abbassare la guardia, non soltanto nei confronti del Covid ma soprattutto nei confronti della Vita stessa.
Benarrivato 2022 e buon lavoro!
@elenascrive
12 notes · View notes
sciatu · 3 years
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Ravioli-rosa-di-pesce-spada-e-cernia-grigia; Ravioli ripieni di Cernia ;ravioli di spigola con sugo di pescespada ; Ravioli neri ripieni di pescespada; Ravioli-di-melanzane-con-sugo-di-pesce-spada ; ravioli-con tartare di pescespada ; ravioli-ripieni-di-pesce spada con burrata finocchietto e vongole; ravioli-di-pesce-spada con ricciolo di limone; ravioli ripieni di pescespada con pomodori Pachino; Ravioli-a ghiotta ripieni di pescespada
Un amore in tre atti unici - Atto secondo
FEBBRAIO 2020 - SAPERSI
Guardò la rampa di scale, l’ultima prima di arrivare al pianerottolo di casa sua. La osservò rendendosi conto che era tornata a casa senza far caso alla strada fatta, presa com’era dai suoi pensieri e dal nulla che la circondava. Ormai, con il lockdown, tutte le strade erano vuote e solo le macchine della polizia o dei carabinieri le popolavano di inquietudine. Lei tornava sempre a casa di corsa senza neanche alzare la testa a guardarsi intorno perché, ormai, non c’era nulla da guardare. Era tutto strano, con tutti quei morti al nord e l’attesa che il male arrivasse pure nell’isola facendo una strage perché gli ospedali siciliani non erano come quelli del nord. Salì l’ultima rampa di scale ed incominciò ad aprire con un gran rumore di ferraglia il suo portoncino. Si aprì la porta alla sinistra della sua, quella della signora Carmela e la vecchia con la sua figura minuta e i capelli bianchissimi apparve con una busta di plastica in mano
“Signora bonasira – esordì – è venuto il signor Giuseppe e le ha portato qualcosa da mangiare. A noi ha portato il pane e una teglia di salsiccia e patate, ai Romeo una teglia di pasta al forno: con i loro tre figli e il marito disoccupato, gli ha fatto un bel pensiero. Il signor Giuseppe è una bella persona, meno male che c’è gente come lui picchì si no ni ittiriumu unu a scippare l’occhi all’ autru (incominceremmo a strapparci gli occhi l’uno all’altro).”
Lei la ringraziò e dopo due parole di circostanza entrò in casa.
Da quando i ristoranti erano chiusi, Giuseppe le portava ogni giorno la cena. Lei appoggiò il sacchetto sul tavolo e lo aprì. In un portavivande vi erano dei ravioli di gamberi e pescespada in un brodo di crostacei. Solo l’odore la ripagò della tristezza della giornata. Si cambiò ed incominciò a mangiare con la televisione accesa ma con il volume al minimo. Non aveva voglia di sentire parlare ancora di morti e di dolore. Nel sacchetto c’era anche una bottiglia piccola di Rapitalà , lei si riempì il bicchiere e andò a sdraiarsi sul letto. Sul comodino vi erano i menù del ristorante di Giuseppe. Aprì quello emozionale e lesse la descrizione dei ravioli:
“Una nuvola di pescespada impreziosito dall’amorevole dolcezza mediterranea del prezioso gambero rosso, in una sottilissima sfoglia di pasta solare, il tutto cucinato in un delicato ed intenso brodo di scampi e cicale, esaltato da pezzettini di aromatica triglia di scoglio e di freschissime verdure di stagione.”
Sorrise. Giuseppe sapeva descrivere le cose in un modo bellissimo. Prese il menù Sensuale e lesse lo stesso piatto
“La passione amorosa del pescespada sposata con la dolcezza sensuale del gambero unite per la vita in una sfoglia di morbida ed appassionata pasta, sottile come il sospiro di una innamorata vogliosa. I ravioli si amano sospesi nel mare della vita addolcito dall’intensità degli scampi e delle cicale, in un unico abbraccio amoroso con i frutti della terra. Piatto dedicato a chi ama i sottili piaceri della vita, l’amore inteso come dolce continuo desiderare e gustare, il sesso come lento cammino verso il piacere”
Sorrise ancora. Guardò l’orologio, doveva chiamare i suoi e sentire come stavano ed ascoltare le disgrazie di famiglia. Nella mezzora di discussione finì il vino e la pazienza. Per cui tornò in cucina a mettere il piatto nell’acquario in mezzo a tanti altri sporchi e a preparare la caffettiera e la tovaglietta per la colazione. Fece in fretta perché Giuseppe l’avrebbe chiamata alle ventidue precise, un appuntamento che dava senso alla sua giornata.
Alle ventidue si sdraiò sul letto e attese. Il cellulare si illuminò mostrando un piatto di tagliolini con astice.
“Quindi io sarei una a cui piace continuamente desiderare e gustare?”
“Certo, hai una sensualità compressa, il giorno in cui la renderai libera sarai una tigre del sesso”
“Oh povera di me! Mi stai dando della Messalina repressa,”
“Sto dicendo che sei un albero che ancora non sa fiorire”
Decise di cambiare discorso
“Sei ancora arrabbiato per l’altra volta?”
“Sto metabolizzando e pensando. Non mi aspettavo che reagivi in quel modo”
“È che non sopporto che mi si stia vicino, che mi si tocchi”
“Questo lo posso capire. Non capisco come mai non mi vuoi dire perché. Poi ti stavo abbracciando, non ti stavo strozzando.”
“Ecco – sentì che tutto le stava sfuggendo di mano, che non vi era una spiegazione se non quella vera, quella che non voleva dire – poi magari ne parliamo di persona … ora, al telefono non mi viene facile”
“Neanche di presenza ti viene facile … sembra che non ti fidi di me …”
“No, non è questo … non ti so spiegare … Per favore parliamo di altro, mi fai sentire sotto processo”
“Come vuoi, ma se qualcuno ti lancia un salvagente mentre anneghi non puoi voltarti dall’altra parte”
“Non sto annegando!!!”
fece lei esasperata in modo secco ed arrabbiato.
Giuseppe restò in silenzio per quasi mezzo minuto
“Ti sono piaciuti i ravioli?” esordì improvvisamente
“Si molto buoni, tua madre è molto brava”
“Si, continua a cucinare per tutti. I fornitori, quei quattro contadini e pescatori che ci forniscono, le hanno detto di pagarli poi con calma, quando riapriremo, ma lei li continua a pagare regolarmente, come se ancora facessimo il tutto esaurito”
“Come mai?”
“Dice che se ci fermiamo tutti, i soldi non girano più e tutto si blocca. Per fortuna, con la storia che sono tutti a casa e che molti non escono neanche per la spesa, ci ordinano pranzi completi da consegnare a casa, e restiamo in pareggio”
“È un brutto momento. Vedere tutti quei vecchi che aspettano al freddo e sotto la pioggia fuori dalla posta il loro turno è angosciante. Speriamo che il lockdown serva a qualcosa…”
Continuarono a parlare di quelle cose banali che si dicevano sempre e lei si rese conto che stavano parlando per sentirsi ancora vicini malgrado il suo scatto nervoso di prima. Giuseppe le dava corda perché voleva tranquillizzarla ma lei sentiva che anche lui era come imbarazzato.
“Ora sono stanca – gli disse improvvisamente – ci sentiamo domani”
Probabilmente lui guardò l’orologio e sicuramente notò che stavano finendo prima del previsto.
“Va bene, riposati, ciao”
concluse brevemente
“Ci sentiamo domani mattina … ti chiamo io … ciao ciao”
Si sentiva in colpa. Giuseppe non voleva essere insistente. Capiva che lei aveva dei problemi e voleva aiutarla, ma lei … lei non era pronta. Forse non lo sarebbe mai stata, ma adesso meno che mai. Con tutta questa provvisorietà, tutto questo casino che stava succedendo, non era il momento di parlare del passato. Di dissotterrare fantasmi, demoni e fobie. Si certo, il loro era un rapporto strano, anche lui se ne era accorto. Prima che lei andasse dai genitori a Capodanno l’aveva invitata in campagna con dei parenti e amici. Era la loro prima uscita, un modo di rendere ufficiale quello che già dentro di loro sapevano. Qualcuno si era messo a suonare uno di quei balli paesani, la Cumparsita o un un'altra musica latina. Lui l’aveva tirata in mezzo alla sala a ballare. Lei era andata sperando che con lui non avrebbe avuto problemi. Invece appena l’aveva stretta in lei era incominciata l’ansia, più lui la stringeva, più lei sentiva crescere in se la paura, un inquietudine angosciante, una sensazione di soffocare e di dover fuggire. Gli disse sottovoce “lasciami, basta”, ma lui felice perché lei era li con lui di fronte a tutti i suoi, sorrise e continuò a girare seguendo la musica. Fino a che lei non si mise ad urlare “Lasciami, lasciami, ti ho detto di lasciarmi” e si divincolò restando nel silenzio assoluto e con tutti i presenti che la guardavano stupiti. Lei li guardò, poi corse al suo posto a prendere il soprabito e scappò fuori. Lui l’aveva rincorsa chiedendole scusa, che non gli sembrava di averla importunata più di tanto, ma lei gli disse solo di portarla a casa, che era stanca.
Da allora non si erano più visti e se lui chiamava lei gli rispondeva che non voleva parlare, che era troppo presa. Non andò più al ristorante e da allora ogni sera si trovava davanti alla porta la cena calda. Dopo una settimana lo chiamò per dirgli di non mandare più niente: Giuseppe rispose che era sua madre a mandargli i piatti pronti, lui sarebbe venuto di persona e piano piano rincominciarono a parlare, principalmente di notte, quando i telegiornali avevano finito di contare i morti e i positivi e facevano vedere camion piene di bare e strade vuote. In quella penombra di morte che copriva ogni città ed ogni quartiere, nel risentirlo lei scopri che ne era felice. Che forse aveva sbagliato a non dire le cose come erano. Ora, quella sera, avevano di nuovo litigato. Non che avessero veramente litigato, ma quel suo scatto era stato un eccesso imprevisto, come quello di quando ballavano. Il senso era sempre quello. Lei che non riusciva a parlare. Ma Giuseppe non aveva colpa, non doveva sempre trattarlo così. Non era giusto.
Richiamò
“E’ successo qualcosa?”
“No, volevo chiederti scusa per prima. Mi sono saltati i nervi per la stanchezza”
“non era la stanchezza lo sai”
“No, è che in ufficio mi fanno disperare”
Lui restò in silenzio, poi iniziò con una voce seria
“Ascolta, con questa pandemia non siamo a niente, ma non saremo mai a niente se continuiamo a parlarci a distanza e distanti l’uno dall’altra. Proprio quando tutto è provvisorio come ora che bisogna fare delle scelte e trovare dei punti fissi di riferimento. Ti sto chiedendo solo di parlarne per incominciare a trovare la nostra strada.”
“Ma è solo stanchezza, quando passerà e il virus scomparirà, tutto diventerà normale”
“Facciamo così: io tra un ora sono li da te sotto casa. Se mi mandi un messaggio salgo e ne parliamo seriamente, se no saremo sempre qui a parlare come gli innamoratini e presto ce ne stancheremo. Una relazione non dura se non capiamo chi è che abbiamo davanti. Possiamo dirci tutte le parole del mondo ma se non diciamo mai quelle vere, quelle che dicono chi siamo, non diciamo nulla”
“Hai ragione ma non è così semplice, poi c’è il coprifuoco…se ti fermano cosa dici? Che hai la zita che ha le paranoie? Cerca di essere pratico”
“Fra un ora sono li. Tu sei più importante di qualsiasi multa. Se non mi fai salire sarò li domani e dopodomani ancora, finché non parleremo o ci lasceremo.”
Chiuse la telefonata.
“Il solito testardo e presuntuoso. Per me te ne puoi restare fuori per tutta la notte ... “
Pensò arrabbiata. Prese il bicchiere andò a cercare un po' di vino. Non ne trovò perché con il Covid non aveva più tempo di fare la spesa. Si arrabbiò, il vino l’aiutava a cacciare i demoni e a non averne paura. Decise di farsi una lunga doccia e di lasciare sul tavolo il cellulare così da non rispondere al suo messaggio. Quando non avrebbe avuto risposta se ne sarebbe tornato a casa con le pive nel sacco. Andò in camera da letto e si spogliò. Quando lo faceva non guardava mai lo specchio dell’armadio, ma quella volta era tanto arrabbiata con lui che non se ne ricordò e quando si levò la canottiera di cotone, si vide allo specchio. Restò sorpresa e si osservò. Le cicatrici brillavano sotto la luce riflessa dello specchio. Erano tante, lunghe e dritte o curve e qualcuna serpeggiava da un fianco all’altro per come quei demoni gliele avevano fatte. Malgrado i dottori avessero fatto miracoli si vedevano ancora e in certe parti il suo corpo sembrava sformato e irregolare o cresciuto a casaccio. Cosa ne poteva sapere lui, non aveva sentito come lei i loro corpi contro il suo impotente ed ormai un giocattolo su cui sfogare tutto il male che una fantasia malata poteva immaginare. Lui non poteva sapere la violenza, l’umiliazione, il dolore, l’orrore che c’era nell’essere usata, nel subire tra le botte e lo schifo, le voglie di un altro. Lui non poteva saperlo e non era colpa sua. Lei aveva sbagliato a crederci, a dargli corda a pensare veramente che la vita potesse anche dare invece di togliere e basta. Non era servito a niente andare in un'altra casa con altra gente, in un'altra vita, i demoni l’avevano seguita e quando durante la festa lui non l’aveva lasciata, lei si era sentita tra le braccia dei suoi diavoli e si era ribellata. Non era colpa sua, non poteva sapere. Lei forse doveva fargli capire che lei … ma non sapeva neanche come definirsi, come spiegare. Non era colpa sua, si ripeteva sotto la doccia. Lui era buono, ma se l’avesse vista nuda, con tutti i segni dei demoni, che cosa avrebbe fatto? e tenerlo lontano, a cosa serviva? Aveva ragione che stare così senza dare o avere vuol dire essere morti. Pensò che lui non si era arreso, insisteva a voler capire e questo non per presunzione ma perché a lei ci teneva. Glielo aveva fatto capire in mille modi! Perché non accettare di mostrare i suoi problemi, le sue fobie, quello che alla fine era? Aveva ragione lui, era meglio trovare il coraggio di chiarire, chiamare le cose con il loro nome
Uscì velocemente dalla doccia e mettendosi l’accappatoio corse in cucina a prendere il telefono. Vi era il suo messaggio di un quarto d’ora prima
“Salgo?”
Rispose subito
“ Si vieni, vieni”
E corse ad aprire la porta cercando di fare il meno rumore possibile. Quando aprì lui era già dietro la porta che sorrideva
“Vieni”
Disse lei e lo tirò dentro chiudendo velocemente.
Lui entrò andando in cucina
“Che casino che c’è..”
Lei si avvicino e senza dire niente lo baciò stupendosi lei stessa di quanto stava facendo e capendo che per quanto lui insisteva a cercarla, lei stessa, a modo suo, lo cercava con la stessa intensità, lo voleva con il suo stesso desiderio e tutti i suoi modi che lo spingevano via, erano solo una maschera con cui nascondere il suo bisogno di averlo accanto. Perché aveva bisogno di essere amata e desiderata da lui e di amarlo e desiderarlo allo stesso modo, con la stessa intensità. Capì che le era mancato, che tutto quel pensare e considerare, ora che c’era lui, non aveva senso se non per ribadire che non poteva tornare indietro facendo finta che tutto era tornato normale. Lui rispose al bacio ma non l’abbracciò. Lei fu contenta di questo e disse che andava un minuto di la a mettersi qualcosa. Dovevano prima parlare, poi poteva accadere tutto quello che doveva accadere, ma prima doveva avere il coraggio di mettere le cose a posto. Andò nella stanza da letto, chiuse la porta e girò la chiave come sempre faceva quando non era sola in casa, poi dal comò prese una mutanda e una maglietta e incominciò a slacciarsi la cinghia dell’accappatoio. Nel fare questo si girò verso la porta e guardandola si rese conto che aveva fatto qualcosa di strano. Aveva chiuso a chiave la porta, quasi barricandosi nella stanza da letto, anche se di là c’era Giuseppe che tra tutti gli uomini di questo mondo, era quello che non avrebbe mai potuto farle del male. Il suo Giuseppe, quello che sapeva cosa lei volesse prima che lo pensasse. Non erano serviti a niente i buoni propositi di prima: la paura guidava ancora le sue azioni consce ed inconsce. Chi le aveva fatto del male era lì con lei, nella falsa sicurezza della stanza da letto, nella prigione in cui i suoi ricordi l’avevano chiusa. Aveva ragione Giuseppe, doveva parlare, doveva dirgli di lei e delle cicatrici, del perché non dormiva la notte e non voleva essere toccata. Buttò sul letto la mutandina e la maglietta e lentamente andò verso la porta e dopo qualche secondo di esitazione girò la chiave e l’aprì. Camminò per la casa con l’accappatoio ancora addosso come se fosse in trance. Arrivata sulla porta della cucina lo vide che stava mettendo in lavastoviglie un piatto.
“Giuseppe …”
lui si raddrizzò e si asciugò le mani con un tovagliolo guardandola, lei si avvicinò e cercò le parole che non aveva mai voluto dire prima.
“… io…volevo dirti, io …”
E si fermò incapace di iniziare a descrivere il mostro che da anni viveva come un diabolico parassita dentro di lei. Allora, disperata perché i suoi incubi le avevano levato la capacità di parlare di loro, di descriverne l’infelice causa ed i terribili effetti, slacciò la cinghia dell’accappatoio e lo lasciò cadere per terra facendo vedere quello che i suoi demoni avevano lasciato sulle sue carni.
Giuseppe continuò a guardarla negli occhi, senza indulgere sul suo corpo o mostrare meraviglia per le offese che vedeva. Lei capì che anche se non l’osservava vedeva quelle cicatrici e con loro tutto il male che le avevano fatto, ma sembrava che non volesse dargli importanza come se non gli interessasse. Voleva dirle che per lui contava solo il dolore che sapeva dentro di lei che le rubava quella serenità che voleva per lei, e che era il loro presente, il loro futuro e non il passato che non meritava di essere considerato. Allora lei prese coraggio e lentamente si avvicinò ancora di più e quando fu a pochi centimetri da lui lo abbracciò goffamente, tremando e vincendo la repulsione che provava perché ora che sentiva il suo calore e il suo profumo capiva che ne era attratta, mentre gli incubi rimasti dentro la sua anima le gridavano di correre via, al riparo del dolore che un altro corpo poteva darle, via a rinchiudersi dentro la stanza da letto, a vivere come una reclusa, una sepolta viva. Ma lei lo stringeva e non voleva fuggire: di tutta la sua vita, sentiva questo momento come l’unico in cui aveva preso per mano il suo destino. Per questo motivo voleva restare stretta a lui come da sempre non aveva mai stretto nessun altro, come un naufrago aggrappato ad un relitto per salvarsi, per non finire annegata negli abissi delle sue paure.
Lui non l’abbracciò, le accarezzava i capelli con le sue labbra, ma non l’abbracciò.
“ Quando te ne sei andata dalla festa mi sono messo a pensare. Ho chiamato un collega giornalista che copre il tuo paese e gli ho chiesto se li da lui fossero successi dei fatti che avessero coinvolto delle ragazze – lentamente incominciò a baciarla in fronte e poi ancor più lentamente sull’orecchio e sul collo, ma non la stringeva ancora – mi ha mandato degli articoli. Una ragazza era stata uccisa ad un passaggio pedonale, una seconda aveva rapinato con un amico una farmacia per rubare del metadone. Una terza era una minorenne – lentamente, usando lo stesso tono di voce continuò a baciarla sul collo e quindi sulla spalla e lei scoprì che il suo toccarla le dava inaspettatamente piacere – questa ragazza fu violentata sul treno che prendeva per andare a scuola nel capoluogo da tre ragazzi che, spaventati da una possibile denuncia, l’avevano picchiata e inferto una ventina di coltellate lasciandola per morta. La ragazza sopravvisse ma dovette subire molte operazioni perché del suo corpo avevano fatto uno scempio – Si fermò a baciare la spalla più volte – nell’ultimo articolo che ho letto, avevano intervistato la madre e lei diceva che sperava che condannassero i tre all’ergastolo perché sua figlia l’avevano violentata nel corpo e nell’anima, tanto che ora non poteva neanche abbracciarla che lei tremava e scappava via perché per lei ogni contatto fisico era il ricordo della violenza”
Tornò a baciarla sfiorandole appena le labbra.
“allora ho capito che avevi i tuoi motivi per non farti mai abbracciare e toccare e che non potevo lasciarti prigioniera di una violenza che per te non era mai finita “
“abbracciami, stringimi... – disse lei con il volto contro il suo petto e gli occhi chiusi – ho bisogno di sapere che tu non sei come quelli”
Lui alzò le mani ad accarezzare le sue spalle poi le fece scendere lungo la schiena e l’abbracciò leggermente, al bacino. La sentiva tremare, ma non si staccava da lui ne rifiutava il suo abbraccio, anzi lo stringeva più forte quasi a chiedergli di proteggerla dalla stessa paura che quell’abbraccio faceva nascere in lei. In quel momento, nel profondo della sua testa, lei era sdraiata su un sedile del treno, una mano le stringeva la bocca per non farla gridare, qualcuno le stava tenendo le gambe aperte, altre mani le stringevano i polsi per tenerla ferma, mentre sentiva un corpo schiacciarla e un dolore tra le gambe che cresceva fino a diventare un fuoco. Si dibatteva disperatamente e qualcuno la prendeva a pugni e schiaffi o la tirava per i capelli. Sentiva dolore ovunque, in bocca aveva sapore di sangue fino che le arrivò un pugno sulla tempia che la stordì e tutto di nuovo fu solo dolore e schifo in un buio assoluto. Avrebbe voluto morire ma si strinse a Giuseppe, dicendosi che era tutto finito. Tutto, finalmente, era finito.
Giuseppe capì che lei stava lottando contro i suoi demoni, era una lotta silenziosa e terribile quella che lui sentiva nel tremore del suo corpo, una lotta per uscire dall’oscurità dei suoi incubi e poterlo amare ed essere amata per come voleva e doveva, per ritrovare la luce di quella impossibile stato d’animo, che chiamano normalità.
22 notes · View notes
mudimbi · 3 years
Text
LA MIA SECONDA PRIMA VOLTA
Tumblr media
Sono agitato? Forse.
Sì, credo di sì.
È passato così tanto tempo che non ricordo nemmeno più come ci si agita. Credo di esserlo un po', ma forse non abbastanza.
Non manca tanto allo spettacolo. Non so. Due ore, Forse tre. Credo quattro.
Le prove sono andate così così, nel senso che sono andate bene credo, ma anche quelle non mi ricordo più com'è che andavano una volta. Ricordo che non gli davo nemmeno peso "tanto lo so come si fa, figurati se mi servono le prove". Oggi non mi ricordo nemmeno più come si fanno le prove. Dovrei stare attento ai volumi? Mi sento troppo? Mi sento troppo poco? Ci sono le spie, ma io non canto più con le spie non so da quanto. Usavo gli in-ear. Gli in-ear mi hanno rammollito. Sono un viziatelo da in-ear. Sta a guardare. No, ora dimostro a me stesso che sono ancora quello tosto di una volta, che cantava nei rave sotto cassa, nelle serate d'n'b gonfio di droga o nelle dancehall in spiaggia ubriaco e fumato. Sono sempre io. Ce la facevo una volta, ce la faccio ancora. Spero.
"Pier mi puoi alzare solo un po' la voce in spia?"
"Purtroppo no, perché dalle spie esce quello che esce anche fuori e se alzo la voce a te la alzo anche al pubblico."
"Ah."
Sono fottuto.
Sono fottuto.
Sono in un mare di merda.
Già non so se mi ricordo i testi. Quanto tempo è passato dall'ultima volta? Credo fosse l'estate del 2018. Cristo è dal 2018 che non tengo un microfono in mano?! Ma com'è possibile?! Ma che sono stato criogenizzato per tutto questo tempo?!
E poi io la maggior parte delle canzoni che canterò stasera non le ho mai cantate proprio se non quando le ho registrare, due anni fa. Sono fottuto, lo sento.
Sono due settimane che le canto tutti i giorni e tutti i giorni sbaglio qualcosa. Le ho cantante anche un paio d'ore fa, in camera. Stavolta mi sono anche mosso un po' per vedere se mi reggeva anche il fiato mentre mi muovevo. Risultato? Sono in un mare di merda. Avrei dovuto farmela qualche corsetta. Non sono più il ghepardo di una volta. Fottuto divano. Fottuto lockdown. Fottuto io più che altro.
E poi sono un po' preoccupato per i testi. Perché questo non è il mio pubblico. A proposito:
"Ste ma che tipo di pubblico c'è stasera?"
"Vario."
"Ah."
Che cazzo vuol dire vario? Sicuro che al primo "troia" che dico mi arriva una shitstorm di proporzioni bibliche. Però con Gio abbiamo rivisto la scaletta. Credo che così qualche speranza di salvarmi ce l'ho. Iniziare con Ballo era decisamente troppo hardcore. La mia idea era entrare a gamba tesa, ma non sapevo che prima di me ci sarebbe stato uno spettacolo di burlesque. Entrare in scena dopo due ore di burlesque con un "Tra te e la tua amica non so chi è più troia. Girate in due tu succhi lei ingoia." a un non so che di terroristico. Io non faccio musica per questo. Meglio entrare con Il mago. Così mi scambiano per un bravo ragazzo.
Quanto manca?
Un'ora.
Diciamo un'ora.
Bello il burlesque, non l'avevo mai visto.
Sono agitato? Non capisco se sono agitato o meno. Sta a guardare che cinque minuti prima di salire sul palco mi viene il cagotto. Sicuro. Matematico.
Però ho voglia di salire sul palco. Sì, mi sa che ho voglia. Vorrei salire ora. Però ora sul palco c'è Gonzalo completamente nudo con palle e pisello in un sacchetto tempestato di paillettes. Forse aspetto a salire.
Ma non manca molto.
Sento che da un momento all'altro inizio ad agitarmi. Che tra l'altro avrei anche ragione a farlo. Mi agitavo prima quando ero in tour da tre anni, provavo in continuazione le mie canzoni, cantavo con gli in-ear, avevo un...microfono radio! Cazzo non hanno il microfono radio! Glielo avevo anche chiesto! È l'unica cosa che avevo chiesto. Non canto con il microfono a filo dal 2013. Sicuro che con quel filo mi lego per le caviglie come un agnellino. Sicuro. Una volta l'ho strappato con i piedi mentre saltavo sul palco. Che giovane. Che energia. Ok devo ricordarmi di muovermi poco per due motivi: il fiato e il cavo. Ok. Ma se non mi muovo che cazzo faccio? Magari canto.
"Mudimbi!"
Che è?! Ah devo salire. Cazzo, mi sono scordato di agitarmi. Merda. Partiamo male.
Ecco il microfono col cavo. Che bello, mi ci posso impiccare. Ora dico qualcosa di simpatico.
Fatto.
Vabbè cantiamo.
Il mago la so abbastanza dai. Sarà che l'ho cantata sul peggiore, nel senso di ansia, dei palchi. Direi che su questa sono a prova di bomba. Dai sto andando bene, anche il fiato regge. Si alla fine ho fatto bene a cambiare la scaletta. Ballo è complicata anche a livello di fiato, oltre al fatto che non l'ho mai cantata prima in pubblico. Il mago è il migliore dei rodaggi. Ah ok, questo è il buco strumentale dopo il secondo ritornello. Faccio il balletto. Mi sento un coglione. Madonna mi sembro un ciocco di legno. Che schifo. Mi dispiace che sta gente abbia pagato per vedere sta roba. Vabbè. Devo cantare lo special adesso. Comunque dai, è quasi finita. Intendo questa canzone. Alla fine la prima ce la siamo quasi tolta.
"...il mago, c'est moi!"
Finita.
Mo che cazzo dico?
Improvviso.
Meglio se improvviso che quando mi preparo le cose sembro ancora più legnoso di quanto già non mi senta.
Comunque gli devo far capire che le cose che dico non vanno prese alla lettera. Per forza, glielo devo far capire, che sennò entro domani finisco a testa in giù su una croce. Simpatia. La butto sulla simpatia e sul non prendermi troppo sul serio che io sto qua a cantare canzoni mica a fare un comizio.
Simpatia...simpatia...
Chissà se gli sto rimanendo simpatico? Secondo me invece gli sto andando più sul cazzo che altro. Fammi cantare va.
"Muoviti muoviti come se nessuno qui guardasse te."
Cazzo questa è tosta. Parte in extra-beat. E io non so manco se mi basta la saliva che c'ho in bocca. Alla fine de Il mago mi si stava attaccando il labbro superiore alla gengiva tanto mi si era seccata la bocca dall'agitazione. Devo ricordarmi di bere.
Oh ce l'ho fatta. Ho fatto l'extra-beat. E non è stato manco na merda dopotutto. Dai che un po' ho capito come regolarmi con queste spie. Però mi sento sempre un ciocco di legno. Ma com'è che facevo prima? Mi ricordo che ero così agile, così sciolto. Bò.
È già finita?
Cazzo.
Quindi adesso Ballo.
Faccio una premessa? Non la faccio? La faccio breve che le premesse mi stanno sempre sul cazzo, sembra che ti stai a giustificà quando nessuno t'ha ancora detto niente. E che c'hai la coda di paglia?
Ok vado. La canto.
"..........................troia..........................."
Nessuna m'ha tirato una scarpa.
Forse non l'hanno sentito.
Effettivamente l'ho detto veloce.
Vabbè mejo così.
"......ma non è colpa mia se sei una vacca quella non è una vulva è una baracca..."
Aridaje.
Ma che c'avevo quando ho scritto sta canzone? Perché io lo so il significato che sta dietro alle parole che uso, ma davanti a un pubblico che non conosco, dopo quasi tre anni, un po' di ansia che all'improvviso parta un plotone della morte per asfaltarmi mi viene.
".......mi avvicino alla vecchia puttana..."
Ho finito!
Basta. Ce la siamo tolta dal cazzo.
Madonna.
Però sono vivo. Senza segni di percosse. E la gente? La gente era presa bene. Non li vedo tutti perché c'ho i fari puntati al centro delle pupille che anche se mi muovo mi seguono, ma ho percepito della presa a bene.
Dai.
Dove sono quei due ragazzi che mi sono venuti a salutare prima? Mi sa che mi avevano detto dove si sarebbero seduti ma forse l'ho dimenticato. Vabbè, meglio quello che i testi delle canzoni. Comunque mi ha fatto troppo piacere vedere che almeno due stronzi si ricordano di me e si sono fatti la sbatta di venirmi a vedere stasera. Chissà se l'hanno capito che ero veramente felice e anche un po' imbarazzato? Magari avranno pensato che recitassi, il finto cordiale. Sono contento che almeno loro due siano venuti per me stasera.
"Supercalifrigida!"
Questa me la canto davvero da Dio. Bé la canto da quando avevo diciott'anni, se non canto bene questa non canto bene niente. Il fiato c'è. Non mi devo nemmeno muovere troppo, perché questa mi piace cantarla stando abbastanza sul posto. Granitico. La canto da paura. Quanto gli voglio bene a questa canzone. È stata la mia croce e la mia fortuna. Al mio funerale suonate questa per favore. Ma poi, posso dirlo? La canto molto meglio adesso che quando l'ho registrata. Senti che voce che ho adesso. Riesco a tenere un timbro molto più basso, senti come vibra. Quando l'ho registrata c'avevo na voce di uno a cui non sono ancora scese le palle. Forse la devo ri-registrare va.
"...ma siccome tutte le cose belle finisco, siamo già arrivati all'ultima canzone."
Ammazza, già è l'ultima.
Qua mi devo impegnare. El Matador è complicata. Devo fa un sacco di voci diverse. Non so se me le ricorde tutte. Vabbè mo qualcosa m'invento. Oh, comunque alla fine sbaglio sbaglio, mica ho sbagliato così tanto. Sì giusto 2 parole mangiate, ma tanto la gente mica sta a sentì a me, figurati.
Ok vado.
"Sono il più amato dai poveri. Apro ricoveri. Regalo vestiti Coveri."
Dinamicità fratello, dinamicità. Qua ti devi muovere. Ma non mi ricordo come si fa cazzo. Quando torno a casa mi guardo due tutorial di danza.
Aspetta, qui mi ero preparato un passo.
Eccolo.
No.
Non lo sto facendo come me l'ero preparato.
Vaffanculo Michel.
Ok, tra un po' c'è un altro momento identico. Ci posso riprovare.
Eccolo.
Vai.
Lo sto a fa uguale a prima porca di una troia puttana.
Vabbè a casa me lo provo.
Tanto loro non lo sanno che volevo fare un'altra cosa, quindi tranquillo.
Finito.
Non ci sto a capì un cazzo.
Ma com'è andata?
Già che non ho sentito un vaffanculo per me è stato un successo.
"Bis!"
Che ha detto?
"Bis!"
Ma sai che ti dico? Ma chi cazzo se ne frega, stasera vale tutto. So arrivato vivo fino a qua. Famo il primo bis della mia vita.
Supercalifrigida.
Che bellezza. Non avevo mai fatto un bis. È una bella sensazione. È bello vedere che la gente non vuole farti scendere dal palco. Forse non ho fatto così schifo come penso. Che poi non penso di aver fatto schifo. Sicuramente sono stato sottotono per i miei standard. Ma è pure passato del tempo. E c'ho pure n'età.
"Grazie!"
E adesso che succede?
Devo scendere dal palco, ok. Ma dopo?
Mi spaventa questa parte.
Scendere dal palco è sempre un momento decisivo. Più che salirci. Parlo per me almeno.
Scendo pieno d'adrenalina. Pieno di entusiasmo. Pieno di speranza.
Speranza in cosa? In qualcuno che mi dica "Cazzo sei stato bravissimo! Hai spaccato!". Perché io sono il primo a dire che dei complimenti non me ne frega niente, ma solo finché me li fanno.
Comunque ora vedremo.
Spero che vado bene.
Spero davvero che vada bene.
Sono agitato? Forse.
Sì, credo di sì.
10 notes · View notes